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Autore: moira78    24/01/2009    2 recensioni
Una storia triste e drammatica, fa parte anch'essa del passato. Un'idea che ho tentato di rendere nel modo più delicato possibile.
Edit del 25/02/2009: ff interamente revisionata e corretta da Tiger eyes.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo VI

L’ATTESA




Qualcuno stava bussando e Akane aprì gli occhi. Non stava dormendo, stava riflettendo. Aveva dato un tacito addio a tutti e aveva salutato apertamente Ryoga perché sentiva di doverglielo. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Poteva anche accettare di morire, ma non avrebbe mai accettato di dare l’addio a Ranma. Mai sarebbe stata in grado di rivelargli i propri sentimenti, anche se c’era stato quel bacio, anche se tra loro c’era una grande complicità da quando lei si era ammalata. Dire ti amo era dura, ma sarebbe stato davvero straziante dirlo per poi lasciarsi. Odiava morire prima di aver messo le cose in chiaro con lui, ma sapeva di non poter fare altrimenti.
"Avanti."
Quando vide la speranza dipinta sulla faccia di Ranma, il suo mondo personale si inclinò e osò sperare a sua volta.
"Cosa c’è Ranma?"

"In rari casi, il donatore di midollo osseo può essere un parente meno stretto di un fratello. In qualcosa come in un caso su un miliardo, il donatore è del tutto estraneo alla famiglia."
"Ci sta dicendo che Ranma ha fatto un miracolo?" Domandò Nabiki scetticamente.
Il dottore annuì più volte, come per autoconvincersi. Soun Tendo gli prese le mani fra le proprie, con fare accorato.
"Lei salverà la mia bambina, vero dottore?"
"Io non faccio miracoli. È molto rischioso, è dannatamente rischioso… ma vi giuro che dopo quello che ho visto credo anche all’impossibile, lo confesso. Farò tutto quello che è nelle mie facoltà. Voi pregate."

Il silenzio calò nella stanza. Un raggio di sole entrò dalla finestra e Ranma si volse a guardare il volto emaciato di un’Akane che stentava a riconoscere.
"Vuoi dire che potrei… morire sotto i ferri del chirurgo?" Domandò piano.
"C’è questa possibilità, ma se non facciamo nulla… è difficile che tu… ecco, riesca a guarire del tutto."
"Diciamo pure che sarei pronta per conoscere la vecchia con la falce." Precisò lei in uno slancio debole del vecchio umorismo. Ranma guardò il cielo, sorridente, e ad Akane parve bello come il sole, come la vita.
"Pensa alla faccia che farebbero Kodachi, Shampoo e Ucchan. Le sfideresti tra non molto e sono sicuro che vinceresti anche loro!"
Akane fece un sorriso triste. "Dunque sapevi che stavo dicendo loro addio. E dopo, a Ryoga…"
Ranma annuì. "Non ero molto d’accordo, sai? Io sapevo… volevo che ci fosse qualcos’altro da fare. E ti giuro che…"
Lei gli mise un dito sulle labbra, interrompendolo dolcemente. "Non giurare Ranma. Non puoi fare promesse che non sei in grado di mantenere. Essere compatibile con me, non significa che mi salverai la vita. Okay, è una gran cosa, ma io potrei non farcela, lo sai."
Lui imitò il suo gesto, zittendola. "Tu non ti arrenderai, Akane. Non ora che ho una possibilità di salvarti la vita per l’ennesima volta. Non puoi farmi questo, io non te lo permetterò." Vide le lacrime negli occhi di lei e si affrettò ad asciugarle. "No, non piangere, ti supplico… io… io non lo sopporto!"
“È che… sono felice Ranma. Quest’operazione ti indebolirà, in fondo devono prelevarti una parte del midollo e sarai in anestesia generale, non è uno scherzo, eppure tu… il tuo coraggio… perché Ranma? Perché hai osato sperare e mi hai fatto tornare la voglia di vivere? Se non dovessi farcela nonostante la mia forza, come farei a dirti addio dopo che tu…"
Ranma la baciò. Con trasporto, con passione, con amore. Lei lo ricambiò di cuore e schiuse le labbra alla nuova esperienza, inalando vita direttamente da lui. La porta si aprì e i due si staccarono di colpo.
"Uh?! Scusate… passerei più tardi ma il dottor Tofu dice che non c’è tempo da perdere…" Balbettò Kasumi sulla soglia. Il rossore avvampò sui loro volti, più evidente sul volto pallido di Akane, e la ragazza sorrise. "Sono felice di sapervi sereni. I dottori dicono che domani potranno operarti, Akane, e vorrebbero fare alcune analisi a Ranma in vista di questo. Oh, a proposito, grazie per quello che fai per mia sorella!" Kasumi si inchinò e Ranma fece spallucce.
"Niente di straordinario, Kasumi-chan. Bada tu ad Akane per un po’, io devo andare a casa a prendere il cambio."
"Vai pure, ci penso io a lei." Gli sorrise e, passandogli vicino, mormorò: "Tranquillo, non dirò nulla agli altri." Lui fece un colpo di tosse, imbarazzato, un po’ stordito, vagamente felice, confuso e pieno di speranza e terrore insieme.

Fu la notte più lunga delle loro vite.
La mattina alle sei sarebbero stati portati in sala operatoria entrambi, operati e seguiti da un equipe medica di due chirurghi (uno per Ranma e uno per Akane), un anestesista, medici e infermiere. Il tutto supervisionato dal dottor Tofu.
Ranma fu sistemato nella camera attigua a quella della propria fidanzata e ad un certo punto della notte, nonostante i calmanti somministratigli, si alzò dal proprio letto e andò da lei. La trovò sveglia e la guardò negli occhi con dolcezza.
"Non avrà mai fine questa notte, vero?"
Lei annuì e gli fece segno di sedersi sul letto accanto a lei. Ranma ubbidì.
"Ranma?" Lo chiamò in un bisbiglio, quasi irreale nella notte alta.
"Mh?"
"Ti ricordi quel giorno, quando ti ho dato del baka senza motivo? Prima che svenissi in classe?"
Lui rifletté un istante. "Sì, ricordo! Mi avevi insultato senza che io ti avessi detto nulla."
Lei arrossì. "Mi dispiace…" Ranma la liquidò con un cenno e Akane continuò. "Voglio dirti il perché, Ranma." Il suo sguardo si fece curioso e lei prese un respiro. "Ecco, io… volevo imparare a camminare sul recinto come facevi tu ogni mattina, però…"
"Però…?"
"Però avevo paura che tu mi dicessi che, goffa com’ero, non ci sarei mai riuscita." Spiegò accoratamente.
"Oh…" Fece lui in imbarazzo. "Beh… di solito è così che ti dico, vero? Ehm, ma anche tu ci puoi riuscire… voglio dire… con l’allenamento…"
Gli occhi di Akane si incatenarono ai suoi, zittendolo.
"Promettimi… promettimi che se tutto finirà bene tu me lo insegnerai."
A Ranma si formò un nodo in gola e si ripeté le raccomandazioni del dottor Tofu nella mente come una nenia.
Non illuderti troppo, è rischioso, potrebbe morire sotto i ferri.
"Te lo prometto." Disse deciso, inghiottendo duramente, senza più riflettere.
Akane sorrise, gli occhi brillanti di lacrime e di gratitudine.
"Ti giuro che… che mi impegnerò! Sarò più brava di te…"
"Akane… Akane non piangere…"
Lei fece un sorriso triste e passò un dito sul viso di lui, mostrandogli una lacrima.
"Neanche tu…"
Si abbracciarono, non seppero altro. Tutto il resto divenne un ricordo opaco. Ranma dormì accanto a lei, nel letto della sua fidanzata, e Akane poggiò la testa sul torace di lui, senza mai dormire del tutto, godendosi quel contatto. Ranma ricordava solo che a un certo punto avevano ironizzato sul fatto di essere trovati a letto insieme e lei aveva riso quasi di cuore, chiamandolo pervertito, e lui aveva sbuffato dicendole che era un maschiaccio e non l’avrebbe sfiorata con un dito, proprio come facevano in ben altri tempi e in tutt’altre situazioni. Poi si erano baciati, teneramente, con passione, e l’ombra scura della morte era passata su di loro avvertendoli che non avrebbero più avuto tempo per tali manifestazioni di vita, brividi e sensazioni fisiche e interiori. Akane aveva avvertito quella presenza sulla sua pelle, assieme alle mani di Ranma che la stringevano e la accarezzavano, e aveva ripreso a piangere. Lui le aveva sussurrato parole che non le aveva mai detto e forse si erano anche rivelati il loro amore reciproco. Difficile dirlo, in un incubo sospeso tra sonno e veglia, tra amore e morte.
Poi l’irrealtà passò e la cruda luce del mattino illuminò la barella pronta a portarli via, come un presagio del destino che sarebbe stato.
   
 
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