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Autore: Laylath    26/07/2015    5 recensioni
1920.
Proprio quando sta per scadere il trattato di non aggressione tra Amestris e Drachma, il tradizionale nemico del nord si ritrova ad affrontare un cambio al vertice del potere. Per la prima volta ad Amestris viene concesso di inviare ambasciatori, ma cosa può nascondere un invito simile, in uno Stato così potente?
Dal capitolo 2:
“Da quanto ho capito dovrò fare io l’ambasciatore – commentò Roy con sguardo furbo – beh, la mia esperienza con Xing è certamente un ottimo precedente.”
“O più che altro so che tu sei abbastanza scaltro da saperti muovere – sorrise Grumman con noncuranza – tu e la tua squadra siete disposti a questa trasferta? Del resto quando ero a capo del Quartier Generale dell’Est mi avete sempre dato grandi soddisfazioni e notevole divertimento.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Capitolo 30.
Scontro finale



“Accidenti, generale, la credevo una persona più ragionevole…”
Kyril sospirò con malinconia, alzandosi in piedi e posando il calice d’argento sulla mensola sopra il camino.
Anche Roy si alzò, perfettamente consapevole che quella strana tregua era appena terminata: non avevano più niente da dirsi e solo uno dei due sarebbe uscito vivo da quel posto.
Il cerchio alchemico… devo trovare il suo cerchio alchemico.
Fu un pensiero febbrile che lo indusse a scrutare il giovane con estrema attenzione. L’aveva già fatto durante la loro conversazione, ma non aveva trovato niente nell’abbigliamento o nelle parti visibili del suo corpo. Purtroppo nemmeno questa nuova analisi portò a dei risultati. Si chiese se ce l’avesse tatuato da qualche parte, oppure se, come lui, l’avesse in qualche elemento del suo vestiario.
In ogni caso doveva trovarlo e distruggerlo: doveva levargli temporaneamente la chiave tramite cui poteva operare con l’idrogeno. Solo rendendolo inerme avrebbe potuto procedere alla cattura.
“Sono davvero interessanti i guanti che indossa…”
Roy sorrise con sarcasmo: sapeva benissimo che Kyril li aveva notati sin da quando si erano incontrati fuori dalla torre. Non aveva dubbi che il giovane avesse visto il cerchio alchemico e avesse pensato di aver fatto centro… effettivamente era stato un gesto davvero spudorato quello di tenerli in bella vista per tutto quel tempo.
“E il tuo cerchio alchemico, invece? – chiese allontanandosi di qualche passo, quasi stessero creando uno strano campo dove duellare – Non mi sembra simpatico che tu abbia visto il mio e non mi mostri il tuo.”
“Si è precluso questa possibilità rifiutando la mia proposta, signore – sorrise Kyril – io non dovrò far altro che sfilarle i guanti una volta che sarà privo di sensi!”
Il suo braccio scattò in avanti, la mano aperta in un silenzioso cenno di comando.
Roy si guardò attorno alla ricerca della fonte d’idrogeno che sarebbe stata usata contro di lui, ma la sua attenzione venne immediatamente catturata da un qualcosa che si illuminava fiocamente all’altezza del suo polso destro, ben coperto da una specie di fasciatura che si intravedeva appena da sotto la tunica.
Bingo! – pensò il generale.
Ma quel piccolo senso di vittoria venne immediatamente cancellato dal proiettile liquido che gli giunse da sinistra e che riuscì ad evitare per un pelo solo grazie alla sua prontezza di riflessi. Con incredulità guardò quella strana forma rossastra che si contorceva nel muro dove era andata a sbattere per poi risollevarsi e puntare di nuovo verso di lui.
“Vino?” sibilò.
“Vino allungato con acqua… ossia con molecole d’ossigeno e d’idrogeno. E ho scoperto che con l’alcool e con una particolare sostanza sono così consolidate tra di loro che restano attaccate anche se io comando solo l’idrogeno… interessante, vero?”
“Molto…” Roy fissò con preoccupazione il calice d’argento dal quale stavano uscendo dei nuovi proiettili gemelli e un lieve tintinnio lo avvisò che anche dalla bottiglia di cristallo qualcosa stava lottando per liberarsi.
Ancora una volta cercò di prendere lui stesso il controllo dell’idrogeno, ma si accorse che non era possibile. Più chiedeva a quelle molecole di staccarsi e passare sotto il suo dominio, più esse sembravano consolidarsi con il resto degli elementi del vino.
Dannazione, se non ne conosco alla perfezione la composizione chimica non serve.
“Come, generale? Non ci riesce questa volta?” la voce di Kyril era beffarda.
“A quanto pare no…” Roy fece un sarcastico sorriso e indietreggiò ancora di un passo, in modo da avere sott’occhio tutti gli elementi dove era contenuto il vino
“Che peccato!”
I proiettili rossastri sfrecciarono contemporaneamente contro di lui. Persino quelli ancora dentro la bottiglia di cristallo riuscirono a rompere il loro contenitore, con un sordo rumore, e a scagliarsi contro il bersaglio, trasportando con loro anche alcune schegge appuntite.
Ancora una volta Roy fu lesto ad evitarle, anche se per farlo dovette letteralmente gettarsi a terra e rotolare sul pavimento. Gli arti indolenziti da tutte quelle ore a cavallo protestarono con vivacità, ma lui serrò i denti e non ci fece caso: doveva passare all’azione o sarebbe stato troppo tardi.
Si concentrò sulla linea d’aria tra il caminetto ed il braccio di Kyril e scatenò l’alchimia del fuoco. Immediatamente una fiammata uscì dal camino e, seguendo la strada tracciata dalla concentrazione d’ossigeno, si rivolse contro Kyril.
Il giovane indietreggiò con lieve sorpresa, tirando la mano indietro e sgranando gli occhi azzurri davanti a quella manifestazione che, per la prima volta, era rivolta direttamente contro di lui.
Sentendo che i proiettili di vino cascavano a terra privi di comando, Roy non perse tempo e allungò la strada d’ossigeno fino a dove il suo avversario si era rifugiato, tenendo sempre il polso come suo obbiettivo primario.
“Che cosa nascondi sotto quelle bende? – chiese con rabbia – qualcosa che se bruciato non ti può più aiutare a manipolare l’idrogeno?”
Kyril annaspò e cadde a terra, vicino a dei pesanti tendaggi di velluto.
Per evitare che il fuoco lambisse pure quelli, generando così un incendio, Roy raccolse da terra uno dei frammenti della bottiglia di cristallo e si diresse verso l’avversario, ancora minacciato dalle fiamme.
“Mi dispiace per te – dichiarò, afferrandogli il polso ed incidendolo con forza con quella lama improvvisata – ma il tuo gioco finisce qui.”
Kyril urlò di dolore quando il cristallo affilato gli tagliò la carne ed il sangue cominciò ad uscire. Cercò di dimenarsi da quella presa, ma era come se fosse un bambino che cerca di opporsi ad un adulto.
Roy proseguì impassibile nella sua operazione chirurgica fino a quando fu sicuro che qualunque disegno ci fosse sotto quelle bende fosse ormai cancellato in maniera sufficiente.
“Ci fosse del vino te lo verserei sopra – sbottò con rabbia – forza, se stringi le bende fermi l’emorragia, piccolo idiota che non sei altro.”
Kyril lo guardò con estrema sorpresa.
“Sì, non ti sto uccidendo – dichiarò Roy, alzandosi in piedi con disgusto – ma solo perché devi essere processato dal tuo amato cugino che non vede l’ora di mettere le mani su di te. Sono certo che il barone Anditev troverà le forze per eseguire la tua sentenza. E a conti fatti ti va bene… dopo quello che hai fatto al mio uomo ti avrei riservato la peggiore delle morti, credimi!”
“Quale grazia…” sibilò Kyril ingoiando le lacrime.
“Nel tuo caso lo è – gli ritorse Roy, con il medesimo tono di voce – e adesso fermo qui… direi che, in assenza di manette, i cordoni di queste tende andranno più che bene.”
Fece giusto in tempo ad afferrare il cordone più vicino, iniziando a chiedersi come tagliarlo, che un proiettile di una strana consistenza lo colpì all’altezza della nuca. Il dolore fu sordo e, per qualche decimo di secondo di folle lucidità, si disse che l’osso del collo era stato spezzato.
Poi cadde a terra, gli occhi aperti… riusciva stranamente a vedere bene il pavimento accanto a lui, però era come se tutto si riducesse a quell’elemento.
“Mi dispiace, generale – disse la voce di Kyril, ancora leggermente ansimante – non ho nessuna intenzione di diventare suo prigioniero. Diciamo che invece, adesso, è lei ad essere nelle mie mani.”
Il cerchio alchemico… dove… dove…? – pensò Roy prima che tutto si facesse nero.
 
Riza aprì gli occhi, non ricordandosi assolutamente di essersi addormentata.
Si sentiva stranamente riposata, evidentemente il sonno era stato così profondo da farle recuperare tutte le energie che aveva perso in quelle ore di snervante attesa. Tuttavia una parte di lei era profondamente delusa e infuriata: come aveva potuto addormentarsi in un frangente simile? Mentre Roy e gli altri erano in una situazione di pericolo così grave.
A che ora…? – si chiese, girandosi di lato – Quando ho ceduto…?
Si fermò di colpo quando si trovò a una decina di centimetri dal viso di Fury, profondamente addormentato. Solo in quel momento realizzò di trovarsi sopra il letto del tenente.
“Va tutto bene, signora – disse la voce di Falman – stanotte stava praticamente crollando dal sonno e l’abbiamo fatta sdraiare nel letto di Fury.”
“Quanto ho dormito?” chiese, mettendosi a sedere e accarezzando la coperta che qualcuno le aveva drappeggiato sopra.
“Adesso saranno le dieci di mattina circa… lei ha preso sonno verso le quattro di notte: direi quasi sei ore e ne aveva bisogno, signora. Non si preoccupi, io e gli altri abbiamo fatto dei turni per controllare che fosse tutto in ordine.”
“Lui come sta?” domandò ancora, accarezzando con dolcezza la chioma arruffata di Fury che sorrise leggermente a quel gesto.
“Ha dormito pure lui come un sasso e la febbre è calata parecchio. Per le prossime ore starà decisamente meglio. Adesso conviene che mangi qualcosa: Havoc e Breda sono andati a sentire se ci sono novità e a procurare qualcosa per la sua colazione.”
Quasi fossero stati evocati, i due soldati entrarono con aria trafelata.
“Stanno tornando! – esclamò Havoc – Presto, pare ci sia un ferito!”
A Riza bastò quella frase per farle crollare il mondo addosso.
 
Derekj esaminò attentamente la piccola quantità di sangue che stava sul minuscolo piattino d’oro: la annusò, la prese col dito e ne provò la consistenza ed infine la leccò, tastandone il sapore. Dopo qualche secondo fissò Alexand che giaceva nel letto, il viso ormai esangue, ed il respiro ridotto al minimo. Michael stava seduto accanto al cugino e salmodiava debolmente chissà quale preghiera.
“Allora? – chiese Valerya, finendo di fasciare la piccola ferita sul braccio sano del barone – Il veleno…?”
“No, leva la fasciatura – la bloccò Derekj, scuotendo il capo – Michael richiama il medico, deve assolutamente salassarlo: deve depurare il sangue.”
“Ma con il salasso...” provò a dire Falman.
“Con il salasso perderà molto sangue infetto – spiegò l’Autarca – in quantitativo troppo elevato non si potrebbe fare niente. Gli preparo subito l’antidoto: impedirà al nuovo sangue di essere contaminato dalle tossine e così piano piano il suo corpo verrà pulito.”
“Bisognerà fare estrema attenzione - ammise Shao con aria cupa – bisogna trovare il perfetto equilibrio tra il sangue salassato e quello che si riforma. Rischierebbe di morire dissanguato ed è molto debole.”
“Dobbiamo rischiare – scosse il capo Derekj, osservando il medico che entrava con un inchino – non c’è altra soluzione: procedete col salasso, almeno una bacinella di sangue per iniziare. Io torno tra un paio di minuti con l’antidoto. Principe, le consiglio di andare a sdraiarsi, anche lei è molto provato.”
“Sì, forse è meglio – annuì pacatamente Shao, prendendo Riza a braccetto – venga, signora, mi accompagni: stare in questa stanza non fa bene pure a lei.”
La donna si lasciò trascinare via, troppo sconvolta per poter opporre resistenza.
Da quando ciò che restava della spedizione era tornato alla Cittadella e aveva scoperto che Roy era andato a sfidare da solo Kyril Esdev, con ancora buona parte della montagna da affrontare, gli scenari più catastrofici si erano succeduti nella sua mente.
“Non doveva… non doveva assolutamente correre un rischio simile – mormorò – è stata pura follia lasciarlo andare.”
“Non eravamo in condizioni di opporci – spiegò Shao – la sua scelta è stata sicuramente dettata dal voler evitare che Kyril si potesse riorganizzare o addirittura scappare. Sarei andato con lui, signora, sinceramente… ma non ero nelle condizioni di proseguire. Come vede, nonostante abbia recuperato in parte le energie durante il viaggio di ritorno, sono ancora provato… la lotta contro quel veleno è stata tremenda ed il barone ancora deve vincere la sua personale battaglia.”
“Non la sto accusando, signore…”
“Accusa se stessa? – sospirò lui – Mia signora, capisco che l’amore spesso ci faccia fare azioni sconsiderate, ma si fermi a riflettere… in uno scontro alchemico lei davvero avrebbe potuto aiutarlo?”
Riza scosse il capo con rabbia: ancora quella storia, ancora quella dannata spiegazione razionale che la metteva con le spalle al muro.
“… e se vi avesse presa come ostaggio? Eppure lei ha visto cosa è successo al giovane soldato, no?”
“Non importa! – esclamò lei, lasciando quel braccio così gentile – Sono la guardia del corpo di quell’uomo, a prescindere dai sentimenti che posso provare per lui. Voi non avete fatto a meno delle vostre guardie, principe.”
“Mio e Sin hanno un addestramento ben diverso da voi soldati di Amestris. Voi avreste potuto fare ben poco contro gli Ileti in un simile frangente. Sparare? Certo… ma per uno sparo una lancia sarebbe stata gettata contro i cavalli. Serviva un combattimento corpo a corpo, quello che voi non potevate offrire.”
“Adesso non ci sono più né Ileti né Leto Tojanev!”
“E dunque che avete intenzione di fare?”
“Havoc! – la donna chiamo il maggiore che proprio in quel momento stava venendo verso di loro – Vai a chiamare Breda e prepariamoci: serve una squadra di soccorso per il generale.”
“Che? – sgranò gli occhi il biondo – Ma signora…”
“Falman resterà qui con Fury – disse lei con voce impassibile – arriveremo fino al campo di battaglia e attenderemo il generale. Non voglio sentire discussioni in merito: chiedi all’Autarca di procurarci al più presto cavalli e magari una guida per arrivare in quel posto.”
Questa volta niente l’avrebbe fermata.
Non permetterò a nessuno di farlo.
 
Diverse ore dopo Roy venne svegliato da un improvviso crampo al braccio che lo obbligò ad alzarsi di scatto e tirare con forza l’arto. Gli venne un forte senso di nausea dato il movimento brusco e per i successivi trenta secondi dovette sforzarsi di rimanere immobile, ad occhi chiusi, e respirare con calma.
Il suo corpo riprese consapevolezza mano a mano che procedeva con quella respirazione: il dolore alla base del collo, i muscoli ancora intorpiditi per il viaggio a cavallo, la schiena dolorante perché chiaramente aveva passato diverso tempo sdraiato su quella superficie dura.
Prigioniero? Sembra proprio di sì…
Aprì gli occhi e capì di trovarsi in un’altra stanza di quella torre, stavolta più fredda e molto più decaduta. C’era un piccolo caminetto con un fuocherello che ardeva a pochi metri da lui, ma si capiva che era stato acceso per la prima volta dopo tanto tempo per l’occasione. Il resto del povero mobilio, illuminato da quella fioca luce, era completamente marcio.
Gli erano stati levati i guanti, fu questo il primo dettaglio che notò e che non lo lasciò per niente sorpreso: era ovvio che Kyril gli togliesse il suo cerchio alchemico e sicuramente stava cercando di carpirne i segreti.
Povero scemo… l’alchimia del fuoco è la più complessa: senza tutta la formula non arriverai a niente.
E tutta la formula ormai era andata perduta: restava solo nella sua mente e sarebbe morta con lui.
Mi dispiace per te, ma è stato promesso che non nascerà nessun altro alchimista di fuoco.
Fatta quella considerazione provò ad alzarsi in piedi e ad esplorare la sua piccola prigione la cui porta era ovviamente chiusa a chiave. Doveva trovarsi in un piano superiore della torre, questo era chiaro: il cielo era maggiormente visibile dall’unica alta feritoia che stava al lato della stanza e dal quale entrava un fastidioso vento freddo, misto a qualche fiocco di neve.
Pare che l’unica via d’uscita sia la porta – ammise il soldato, considerando che quell’apertura era davvero troppo stretta per far passare un uomo adulto – dannazione a lui, vorrei proprio sapere come ha fatto…
Perché Roy era certo di avergli deturpato il cerchio alchemico tatuato nel polso. L’unica soluzione possibile era che Kyril ne avesse anche un altro a disposizione e che lui non era riuscito ad individuare.
Ma dove? Mi rifiuto di credere che se ne sia tatuati diversi…
Era pura questione di sicurezza: tatuarsi le formule se da una parte era comodo dall’altra voleva dire che il proprio corpo veniva utilizzato come veicolo per l’alchimia. Sovrapporre dei carichi simili significava rischiare delle distorsioni vere e proprie che potevano portare a forti crisi di rigetto man mano che si utilizzava la propria arte. Era una lezione che gli aveva insegnato il vecchio Hawkeye, una delle prime.
Certo, poi lui l’ha tatuata sulla figlia la formula… ma sapeva benissimo che Riza non era assolutamente in grado di usarla. Ha protetto i suoi segreti doppiamente…
Gli tornarono in mente le braccia di Scar, ma scosse il capo: era un caso troppo particolare perché un arto non era veramente suo.. ed inoltre c’era uno strano miscuglio di alchimia e alkaestry che forse aveva portato ad un equilibrio perfetto.
No… l’altro cerchio alchemico non era nel suo corpo, ne sono certo.
“Ben svegliato, generale, vi piace la vostra nuova stanza?”
Kyril entrò e fissò il prigioniero.
Si era cambiato la tunica sporca di sangue e ora dalla camicia scura si intravedeva il gonfiore di una fasciatura dove il polso era stato ferito. Per il resto sembrava non aver risentito minimamente di quanto era successo e questo fece chiedere a Roy per quanto tempo fosse rimasto privo di sensi.
“Quasi un giorno – disse Kyril, rispondendo a quella tacita domanda – si vede che eravate anche stanco per il viaggio. Mi sono anche preoccupato della vostra cavalcatura, come vedete sono un ospite premuroso.”
“Questa sistemazione non è il massimo dell’ospitalità.”
“E voi non siete il massimo della gentilezza, no? Avete fame? Potrei portarvi un pasto caldo e dell’acqua…”
“… in cambio di…?”
“Di alcune spiegazioni sui vostri guanti, ovviamente – sorrise l’altro – ho capito che la stoffa serve a generare la scintilla, ma il cerchio alchemico è davvero difficile da interpretare.”
“Mi dispiace per te, ma non ho nessuna intenzione di dirti qualcosa – sorrise sarcasticamente Roy – quindi mettiti l’anima in pace.”
Kyril fece una smorfia contrariata davanti ad una simile risposta, ma poi scrollò le spalle.
“Molto bene, del resto il tempo per riflettere non ci manca… forse la fame e la sete vi faranno cambiare idea. E anche se manderanno delle squadre di ricerca sarò pronto ad accoglierle come si deve: come vedete sono in una botte di ferro.”
Affogati in quella botte di merda… - gli augurò Roy mentre la porta si chiudeva e la chiave girava con un fastidioso rumore metallico nella serratura arrugginita.
 
Tic tac tic tac tic tac…
L’orologio d’alchimista di stato continuava implacabile ad andare avanti, eppure ogni volta che si girava a guardarlo a Roy sembrava che le lancette si fossero mosse di pochissimo. Era come se il tempo in quella cella venisse in qualche modo annullato e forse era quello che succedeva quando ci si trovava in una situazione come la sua.
Ora che ci pensava non era mai stato veramente prigioniero. Persino quando era tenuto sotto torchio da Bradley aveva comunque avuto una certa libertà di movimento che aveva saputo ben sfruttare.
Ma qui? – si chiese mettendosi a sedere – come posso fare?
Il tempo passava ma lui ancora non aveva trovato una soluzione. Sapeva bene che prima o poi Kyril sarebbe tornato a fargli una nuova proposta, magari facendo leva sui morsi della fame che si facevano sempre più forti. Non aveva dubbi che il suo carceriere aveva tutto l’interesse a tenerlo in vita, però sapeva anche che lo poteva tenere in condizioni non proprio eccellenti.
Senza contare che prima o poi verrà una squadra di ricerca e saranno problemi seri!
Lo dava per scontato: non appena Riza e gli altri avessero saputo della sua idea di proseguire da solo sarebbero immediatamente accorsi… ed era quello che Kyril voleva e che Roy  desiderava evitare con tutto se stesso.
E allora cerca di riflettere, stupido! Devi trovare quell’altro cerchio alchemico.
Perché era quello il suo problema: doveva neutralizzare Kyril, altrimenti non avrebbe avuto molto senso uscire da quella prigione. Si trovava in territorio nemico e doveva esser certo di chiudere la missione in poche precise mosse, altrimenti il suo avversario avrebbe certamente reagito e preso il soppravvento.
Alzò lo sguardo alla feritoia che stava a quasi due metri d’altezza e sospirò: il sole stava per tramontare, lo si capiva dalla luce rossastra che stava colorando il cielo.
Saranno le sei… - pensò automaticamente. E poi, con gesto altrettanto automatico, dettato da tutte le volte che in ufficio non vedeva l’ora che arrivasse il tanto sospirato momento dell’uscita, prese l’orologio d’argento e controllò.
Le due? No, non può essere…
Con aria seccata girò la carica, però poi si accorse di un interessante dettaglio. Le lancette dei secondi si muovevano… solo che per cinque movimenti in avanti ne facevano due indietro.
Si sarà rotto? Mi pare davvero strano, forse è il freddo, però…
“Però…” sussurrò sgranando gli occhi e iniziando ad avere un’intuizione.
Con aria trafelata si guardò attorno e trovato un vecchio baule che ancora sembrava reggere il peso di una persona, lo portò sotto la feritoia e ci si arrampicò sopra per poter sbirciare fuori. Spinse lo sguardo fino a dove poteva, specie sulle rocce che stavano al di sotto, nella piana dove sorgeva la torre.
Ma certo… è un punto di magnetismo!
Ecco un fattore interessante che andava a giustificare maggiormente la scelta di Kyril nel porre il suo rifugio in un luogo così difficile da raggiungere. In un posto simile poteva ulteriormente ampliare il potere della sua alchimia.
Batté il pugno sul muro con soddisfazione: sentiva che si stava avvicinando alla soluzione.
A pensarci bene pure io avevo sentito strane vibrazioni quando abbiamo avuto il nostro primo scontro fuori dalla torre… un cerchio… la torre… ma certo!
Cercò di fare mente locale, mentre l’eccitazione gli faceva girare la testa, complice anche l’assenza di cibo da diverso tempo. La torre era di forma circolare, poteva benissimo essere la base del cerchio alchemico… un enorme cerchio alchemico.
Del resto i gemelli di Shao non hanno fatto la stessa cosa? Hanno nascosto gli stiletti nella neve così che nessuno potesse vederli.
E in quella piana la neve ricopriva il terreno per tutto l’anno, quindi nessuno poteva sospettare che nel terreno fossero tracciate le formule che completavano il cerchio. E bastava spezzare quest’ultimo per far crollare il potere di Kyril… e presumibilmente anche la torre. Forse c’era una base alchemica che la teneva in piedi nonostante le intemperie ed il tempo: a pensarci bene era abbastanza surreale che fosse stata creata una stanza come quella dove si era trovato ore prima.
Bene l’abbozzo del piano ce l’hai, Roy Mustang… la domanda è: lo saprai portare a termine?
 
Kyril Esdev era seduto al tavolo e scrutava con estrema attenzione il guanto davanti a lui, cercando di confrontarne il disegno con alcuni che erano su un grande volume aperto alla sua destra. Il bel viso era concentrato e si capiva che non stava giungendo a nessuna conclusione.
Ogni tanto prendeva un calice d’argento e beveva un sorso di vino, ma poi tornava alacremente a lavoro, cercando di carpire i segreti dell’alchimia del fuoco.
Era così preso da quello studio che non sentì la prima lieve scossa; fu solo quando arrivò la seconda, molto più forte e prolungata che levò lo sguardo dai libri e si alzò con preoccupazione.
E poi ci fu l’esplosione della porta.
“Ciao, infame! – salutò Roy con un sorriso amabile, chiara imitazione di quello che l’avversario gli aveva rivolto precedentemente – Allora, hai decifrato qualcosa?”
“Cos…?” iniziò Kyril sorpreso.
Tuttavia la sua indecisione durò solo per un secondo: subito allungò la mano per prendere di nuovo controllo delle molecole d’idrogeno dei liquidi presenti nella stanza.
Ma non accadde nulla.
“No, caro mio – il generale proseguì verso di lui – purtroppo per te una delle basi dell’alchimia è che ci deve essere un cerchio alchemico. Ora, come la mettiamo?”
“Come avete fatto ad uscire? Quella porta era bloccata…”
“Sì, con l’alchimia – lo anticipò Roy – ho dovuto lottare un po’ per aprirla, ma è una mia carenza personale: non mi sono mai applicato in quel campo.”
“Dove? – sibilò irato il giovane Esdev – Dove avete nascosto il cerchio alchemico?”
“Da nessuna parte – scosse il capo Roy, inducendo le fiamme del camino a spostarsi fino a circondare l’altro in una piccola e strana prigione – piuttosto notevole l’idea di creare il cerchio usando come base la torre stessa… peccato che basta distruggerne una parte e tutto va alla deriva!”
Quanto ci godeva a guardarlo raccapezzarsi, cercare di trovare una spiegazione logica a quanto stava succedendo. Ma che ne poteva sapere quell’idiota del Portale della Verità? Del fatto che a lui non serviva minimamente il cerchio alchemico per operare le trasmutazioni… e che usava i guanti solo per abitudine e mera comodità?
“Allora – continuò – sappiamo benissimo che questa torre, una volta privata dell’alchimia, rischia di crollare da un momento all’altro: mi segui senza fare storie o vuoi che ti faccia qualche ustione? Giusto per provare l’ebbrezza di quanto hai fatto passare a Fury...”
Quasi a confermare la minaccia indusse una fiamma a lambirlo lievemente. Vedere quel viso distorto dalla paura era un vero piacere.
“E i guanti? – chiese il ragazzo, trovando il coraggio di andare un passo indietro e di prenderli dalla scrivania – ci rinunciate?”
“Non hai idea di quanti ne ho a casa…” sogghignò Roy
Kyril fu rapidissimo: prese il pesante segnalibro e aprì il grosso volume sul tavolo ad una determinata pagina che subito prese a brillare. Nel medesimo istante in cui si accorgeva di quel gesto, Roy scagliava le fiamme contro di lui, incurante di lasciarlo vivo o meno.
L’idrogeno, tuttavia, aveva già iniziato a scomporsi e impattò con il fuoco.
L’esplosione iniziò a provocare il definitivo crollo della torre.
 
I cavalli si impennarono con frenesia, tanto che Riza dovette tirare con forza le redini del suo per non farsi disarcionare.
Gli uomini che stavano recuperando il cadavere di Leto Tojanev si guardarono attorno timorosi, probabilmente temendo un’improvvisa valanga. Effettivamente tutta la montagna prese a tremare con violenza e diversa neve cadde dai versanti.
“Tutti lungo la parete! – gridò la guida – Presto! Presto!”
Tutti i membri della spedizione si affrettarono ad eseguire quell’ordine.
Riza sentì le briglie che le venivano prese di mano e vide Havoc che la incitava a scendere da cavallo. Seguendo l’ordine si fece condurre lungo la parete e si trovò stretta tra lui e Breda che l’abbracciarono con forza per proteggerla da quanto poteva cadere dal versante.
Quanto durò quella specie di terremoto? Le parve un’eternità mentre quel rombo assordante continuava a perforarle i timpani e tutte quelle particelle di neve le sbattevano con violenza sul viso. Per qualche orrendo secondo fu anche certa che sarebbero morti sepolti lì, che nessuno li avrebbe mai trovati imprigionati com’erano nella neve. In quel momento così disperato, intuendo che non avrebbe mai più visto Roy, tremando all’idea che la sua vita fosse ormai alla fine, come quella dei suoi due amici, si strinse convulsamente a quello che stava di fronte a lei, nascondendo il viso nel suo petto come una bambina.
Quelle braccia robuste la cinsero ancora di più e sentì una voce che le diceva qualcosa all’orecchio, sicuramente per calmarla… ma il rumore della neve le impediva di capire le parole.
Breda.. Breda… ti prego… ti prego, non voglio morire! Non dobbiamo…!
Poi, improvviso come era iniziato, quel finimondo terminò.
Il silenzio fu tale che riuscì persino a distinguere il respiro sommesso suo e dei suoi compagni.
“E’ finita?” osò chiedere Havoc, senza alzare troppo la voce.
“Coraggio, signora – mormorò Breda – è andata… pare che non ci siano danni.”
Solo a quel punto Riza si arrischiò a guardare verso la pista, notando con sollievo che la guida e gli altri uomini si stavano muovendo con cautela per recuperare i cavalli, pure essi premuti contro la parete rocciosa.
“Che cosa è successo, capitano?” chiese, facendosi avanti e andando incontro alla guida.
“Non era una valanga normale – scosse il capo l’uomo, un esperto ranger che Derekj aveva messo a loro disposizione assieme alla sua squadra – sicuramente dev’essere successo qualcosa più a monte, dove c’è la vecchia torre. A questo punto ci conviene proseguire per vedere quanto è successo, sperando che la strada sia sempre praticabile. Voi due! Prendete il corpo del nobile Tojanev ed iniziate a portarlo in Cittadella come ha ordinato sua eccellenza… noi altri proseguiamo.”
Havoc si accostò a Riza tenendo le redini della sua giumenta.
“Coraggio – le disse, aiutandola a salire in sella – non è da lui morire in modo così idiota…”
Riza non trovò nemmeno la forza di rispondere.
Voleva solo ritrovare Roy… ritrovarlo vivo.
  
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