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Autore: LittleDreamer90    26/07/2015    6 recensioni
Non abbiamo bisogno di giorni migliori, ma di persone che rendono migliori i nostri giorni..
Dalla storia: ".. [..] Non ti pare che i Kami siano dispettosi,a volte?... Sembra che abbiano fatto di tutto per far incrociare le nostre strade..[..]"
- Il destino ti aspetta sulla strada che hai scelto per evitarlo- (proverbio arabo)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8: Camelie, ricordi e dolci confessioni.
 

Vorrei tanto guardarti negli occhi,
sfiorare le tue labbra e stringerti forte,
per farti ascoltare il battito del mio cuore.





Inuyasha sbadigliò e si stiracchiò, socchiudendo gli occhi e godendosi il sole di quella mattina di inizio Giugno. Non erano neanche le otto.

Che rottura! Cominciava ad averne abbastanza di fare continuamente turni di notte!

Il suo cellulare emise un trillo.

Il mezzo demone addolcì lo sguardo nel leggere il testo del messaggio che Kagome gli aveva mandato:

Buongiorno, Inuyasha! Sei già al lavoro? Perché mi chiedevo… se sei libero, ti andrebbe di fare colazione insieme a me?? Fammi sapere! ^_^
Kagome.
PS spero di non averti disturbato.


Le rispose velocemente, appoggiandosi con la schiena al muro, di fianco all'entrata del pronto soccorso:

Ehi! 'Giorno a te. Ho appena finito il turno. Vada per un caffè. Tu dove sei?

Bene! Sono uscita di casa un quarto d'ora fa. Adesso sono in metro. Ti va bene se ci vediamo al bar di Yura? È quello vicino al negozio di Kaede, non puoi sbagliare! Per le 8.15 dovrei esserci.

Ricevuto. Ti aspetto dentro, cosi prendo posto. A dopo.
I.


Raggiunse il locale in circa cinque minuti. Passando davanti all'emporio di Kaede si imbatté in quest'ultima, intenta a spazzare il selciato davanti all'entrata.

- Buongiorno, giovanotto! Qual buon vento! Se cerchi Kagome, non è ancora arrivata. – lo informò la donna.

Il mezzo demone le fece un cenno di saluto: - Salve. Lo so. In realtà mi ha chiesto poco fa di vederci per fare colazione insieme – ammise lui.

- Oh, bene! Fate pure con calma, non c’è fretta. Sono solo le otto ed io stessa ho detto a Kagome di presentarsi un po' più tardi, non c’è bisogno che lei arrivi sempre un'ora prima al lavoro per aiutarmi; però quella ragazza è proprio testarda! Dice che lo fa perché non vuole farmi affaticare. Però non sono ancora del tutto da buttare, io! – affermò Kaede.

- In effetti, scusi se mi permetto, ma credo che Kagome non abbia tutti i torti, signora. Non dico che lei non debba fare più niente, però… - titubò Inuyasha. Era una donna anziana, dopo tutto.

- Va bene, va bene. Seguirò i vostri consigli e vedrò di non strafare, contenti?!? – replicò piccata la donna per poi tornare a sorridere: - Ah, ragazzo mio! Sei stato proprio un dono del cielo per Kagome! Non l'ho mai vista così spensierata come in quest'ultimo mese – osservò distrattamente.

Forse un po' troppo distrattamente. Lo faceva apposta? Cos'era, un messaggio subliminale???
Inuyasha sviò lo sguardo, a disagio.

Già! Era passato quasi un mese e mezzo da quella sventurata uscita dai risvolti inaspettati.
E, dopo essersi scambiati i numeri, avevano cominciato a sentirsi sempre più spesso. E ad uscire, anche, ovviamente nei limiti dei tempi lavorativi di entrambi.
Non si erano ancora dichiarati ufficialmente, che si piacessero era evidente e stavano davvero bene in reciproca compagnia.

In effetti… pensare di considerare Kagome come… la sua ragazza… quella prospettiva non gli dispiaceva per niente!! Lei lo avrebbe voluto, però? O sarebbe stata una mossa troppo precipitosa?

- Bene, signora Kaede, arrivederci – si congedò Inuyasha.


Entrato nel bar poco distante si sedette, attendendo l’arrivo di Kagome.
- Ehilà bel demone! Che ti porto? – Gli domandò la procace proprietaria, accorrendo al suo tavolo.

Inuyasha la squadrò distrattamente: mercanzia tutta in bella vista, capelli a caschetto, labbra truccate con un osceno rossetto rosso. Assolutamente da evitare, sembrava ancora peggio di Kikyo!

- Grazie, ma sto aspettando una persona – le rispose lui.

Yura arricciò le labbra, lievemente contrariata ma lo lasciò solo, senza obiettare.
Il mezzo demone afferrò di malavoglia il menù, lasciandosi scappare uno sbadiglio.
La campanella posta sopra la porta a vetri dell'entrata tintinnò, segnalando il sopraggiungere di qualcuno.

- Ciao! Scusa il ritardo. Buongiorno! – esordì Kagome, sorridente e allegra, sedendosi di fronte a lui – Uh! Ti ho visto le tonsille, credo! - lo punzecchiò, quando Inuyasha sbadigliò ancora.

- Tzè! Esagerata! Vorrei vedere te, al posto mio! Sicuramente non ti reggeresti in piedi -.

- Hai ragione. Giornata dura? Ehm.. Cioè, nottata dura? – si corresse.

- Non particolarmente. In realtà è perché sono sveglio da… trenta ore, più o meno – le spiegò.

La giovane strabuzzò gli occhi: - Così tanto??? Pensavo avessi avuto solo il turno di notte, scusami! Ti ho costretto a fermati qui con me, quando magari tu volevi andare a casa a dormire! – realizzò mortificata.

- Ma no, figurati! E poi non è stato per colpa del lavoro. Oggi ho fatto la notte, è vero, però tutto il resto è stata l'altra nottata, il problema. I nuovi inquilini del piano di sopra hanno fatto casino fino alle quattro e poi non sono più riuscito ad addormentarmi – raccontò Inuyasha.

- Che sfortuna! – commentò la ragazza - Però, sbadigli a parte, non si direbbe proprio che tu sia stanco e sveglio da così tante ore, sai? Non hai neanche le occhiaie – affermò scrutandolo bene in viso.
Era bello come sempre.

- Feh! Sono resistente, io, cosa credi? È anche per questo che appioppano le notti e i 30-36 ore sempre a me, con la scusa che i mezzo demoni sono più resistenti degli umani – sbuffo Inuyasha - E poi… esiste sempre il caffè! -.

- Che assunto in grande quantità fa più male che bene. Ah, giusto, dimenticavo… tu sei un mezzo demone… e sei resistente – lo scimmiottò Kagome, prendendolo in giro.

- Impertinente! – Le rispose lui, guardandola storto ma fu interrotto dal ritorno di Yura al loro tavolo.


Consumarono tranquilli la loro colazione, chiacchierando del più e del meno: succo d'arancia e brioches al cioccolato per Kagome, due fette di pane tostato e caffè per Inuyasha.

- Cavolo come è tardi!! – Disse dopo un po' la giovane - Sono quasi le nove! Povera Kaede, sarà già sommersa di lavoro e Shiori non sarà sicuramente ancora arrivata -.

- A dire il vero l'avevo già avvisata io, la vecchia, che ti saresti fermata in po' con me. Ha detto di fare con comodo. A chi tocca il conto, questa volta? – le domandò sovrappensiero.

A riguardo avevano infatti trovato una specie di accordo, un equilibrio tra l'orgoglio di entrambi: indipendentemente dalla cifra e dal tipo di consumazione (una cena, un caffè, un gelato, un bicchiere d’acqua o altro) avrebbero pagato una volta per uno.

- Non mi ricordo. Faccio io, dai! – gli rispose Kagome.


Ritornati davanti all'entrata dell'emporio di Kaede si salutarono: - Bene, grazie della compagnia. Ora cerca di andare a dormire, eh? Non metto in dubbio la tua resistenza ma non sei mica una macchina! – si assicurò la ragazza.

- Mhh… ti stai preoccupando per me, per caso? D'accordo mammina, farò il bravo e andrò subito a nanna – la canzonò.

- Lo sai che, da stanco, sei ancora peggio del solito? – si finse indignata lei.

- Sì sì.. Piuttosto, domani pomeriggio lavori? – le chiese, sorvolando sulla provocazione della ragazza.

Kagome lo fissò, incerta: - Ecco… io.. – iniziò ma venne interrotta dalla voce di Kaede, affacciatasi proprio in quel momento all'esterno:
- No che non lavora! È tutta tua, giovanotto! –

La ragazza si voltò verso la sua datrice di lavoro, obiettando: - Ma... A dire il vero io domani devo lavorare – “E poi… stava origliando?!?” realizzò, sorpresa.

Kaede le sorrise, accondiscendente: - Oh suvvia! Quanto tempo è che non ti prendi un po' di ferie, Kagome? Per un giorno il negozio non andrà a rotoli anche se tu non ci sei. È ora che Shiori inizi ad impegnarsi di più. Quindi domani sei esonerata dal lavoro e questo è un ordine! Resta a casa -.

- Signor sì signora – bofonchiò Kagome, alzando gli occhi al cielo e tornando a guardare Inuyasha.
Il mezzodemone aveva assistito divertito a quel veloce scambio di battute.

- La somma Kaede ha parlato! Dicevi, Inuyasha? – riprese il discorso la giovane.

- Quando è così, allora! Fatti trovare pronta domani alle 15 sotto casa tua – le disse lui, per poi congedarsi, lasciandola libera di lavorare.

Stanco, decise di usufruire della metropolitana.
Salito sul convoglio, si stravaccò appena su uno dei sedili, reclinando la testa indietro contro il finestrino, sospirando rilassato e chiudendo gli occhi.

Alcune fermate più tardi salì un bambino di circa otto anni, in compagnia della madre. Il piccolo si sedette proprio accanto ad Inuyasha e la madre gli si mise davanti, in piedi.

- Mamma, mamma! Dici che alla nonna piacerà la nostra sorpresa? – chiese il bambino, ammiccando verso la borsa della donna.

- Certamente, tesoro. I Daifuku* sono i suoi dolci preferiti. Sarà contenta, vedrai. Scommetto che, quando andrà a pregare sulla tomba del nonno, gli racconterà di quanto siamo stati carini a pensare a lei e… -


La donna era andata avanti a parlare ma Inuyasha, che aveva involontariamente ascoltato la conversazione, si irrigidì, spalancando di colpo gli occhi.
Il cuore quasi gli si fermò e fu come ricevere un'improvvisa doccia fredda. Indurì lo sguardo, deluso da sé stesso.

Preso com'era dall'idea di invitare Kagome, di passare un pomeriggio in sua compagnia, non aveva più pensato a che giorno fosse l'indomani, ossia il tre Giugno.

Sospirò.

“Oh beh! Se per una volta io non… lei non se la prenderebbe di certo. Sì, non fa niente! Io… io domani uscirò con Kagome. Questo è l'importante” tentò di auto convincersi, tornando a posare la testa contro il vetro. “Non importa. Ci sarà un altro giorno per farlo”.

Ma gli occhi color dell'oro continuarono ad essere oscurati da un lieve velo di tristezza e rimorso.

 

~*~*~



Kagome si precipitò giù dalle scale, dirigendosi verso il soggiorno e tentando nel mentre di legarsi i capelli in una coda.

- Oh accidenti! È tardissimo! Sono già le tre e un quarto. Inuyasha sarà furioso – mugugnò.

Già se lo immaginava borbottante come una pentola di fagioli, che camminava avanti e indietro sotto casa sua, maledicendola per il leggero ritardo.
Arrivata al piano inferiore dell’appartamento però si fermò di scatto, stupita.

Inuyasha, seduto sul divano a braccia conserte e viso infastidito, le lanciò un' occhiata a metà tra il rimprovero ed il sollevato. Alla buon'ora! Finalmente sei arrivata, sembrava voler dire; ma anche: ora salvami però!

Jakotsu, infatti, seduto accanto a lui, non smetteva di sommergerlo di domande. Domande a cui il mezzo demone si era ben guardato dal rispondere, restando ostinatamente muto.

- E dai Inuuuu!!! Davvero non hai nessun amico figo da presentarmi? Neanche un fratello? Peccato che tu sia già impegnato con il mio pasticcino, altrimenti… ah, che cosa ti farei!!!! – Gongolò il ragazzo, con occhi sognanti.

Un brivido di paura solcò la schiena del mezzodemone, che sfoggiò una nuova ed inedita espressione: puro orrore.

- Jakotsu!! Che diavolo ci fai qui? E soprattutto… che cavolo stai dicendo?!?! – disse Kagome, completamente basita, sentendo la frase finale dell'amico. Questa poi!

- Ciao zuccherino! – le sorrise Jakotsu per poi lanciare un'occhiata contrariata all'abbigliamento di lei: - Oh santi Kami! Perché ti devi sempre conciare come per andare ad una scampagnata? Hai un appuntamento con il tuo uomo, santo cielo! Sii un po' più sexy, non hai ancora cinquant’anni! – la rimproverò.

Kagome, diventata livida, stava per strozzarlo, quando Sango sbucò dalla cucina: - Tieni, Jakotsu. Scusa per l’ attesa ma proprio non riuscivo a trovarli – gli disse, porgendogli dei buoni promozionali di un nuovo salone di bellezza che aveva aperto da poco.

Accorgendosi della presenza di Kagome, la ragazza continuò: - Ah eccoti! Dato che non arrivarvi, abbiamo fatto salire Inuyasha, così almeno si metteva comodo -.

- Siiii!!! Così ho potuto chiacchierare anche un po' con Inu-chan! – aggiunse Jakotsu.

A quel punto però Inuyasha si alzò dal divano, sbuffando esasperato: - Bene. Visto che sei pronta, andiamo – disse, rivolgendosi a Kagome ed ignorando platealmente Jakotsu.
Che tipo fastidioso!

Aspettò che lei lo precedesse, tenendole la porta di ingresso aperta per far passare lei per prima.

- Uh, che cavaliere! Le ha tenuto la porta! – trillò Jakotsu.

“Ora basta!” Pensò infastidito il mezzo demone.

Girandosi, appena prima di uscire, si rivolse all'amico di Kagome, dicendogli: - Ah, Jakotsu. Tanto per la cronaca: no, non ho amici né fratelli da presentarti quindi smettila di chiedermelo. E comunque la sto portando ad una semplice fiera. Se si fosse presentata vestita sexy, come dici tu, probabilmente le avrei riso in faccia o sarei scappato urlando. Ti saluto -.

Detto questo chiuse la porta dietro di sé ed uscì.

Dal pianerottolo Kagome lo squadrò contrariata e con le mani sui fianchi.
- Beh? Che c’è? – le chiese lui, inarcando un sopracciglio.

- Sul fatto che mi avresti riso in faccia siamo d'accordo e non avevo alcun dubbio ma… addirittura scappare urlando? Oh, io stessa ammetto che non sarei affatto a mio agio vestita provocante, mi sentirei sciocca e… - si ingarbugliò la ragazza, agitandosi, impacciata con le parole e non solo, resasi conto della strana piega assunta dal discorso. Accidenti!!

Inuyasha sospirò: - Non iniziare come al solito con i complessi, stupida! L' ho solo detto per mettere a tacere e togliermi di torno quella piattola che hai come amico e… beh… era anche per dire che tu mi vai bene così – confessò.

Kagome arrossì per quel complimento un po' contorto.

- Comunque, per colpa del tuo ritardo sono stato trascinato in casa da quel… coso! – brontolò il mezzo demone.

-Ehi! Smettila di risultare il mio migliore amico! – lo sgridò Kagome.
- Feh! Migliore amico? Ti rendi conto che è da quando me lo hai presentato che mi sta facendo la corte? – sbottò il ragazzo.

- Oh, non mi dire! Il signor mezzo demone non avrà paura di un semplice ragazzo umano un po' espansivo?? – lo punzecchiò divertita lei.
Sapeva che in realtà Jakotsu scherzava, quando faceva così! Sì, forse era anche vero che era rimasto affascinato da Inuyasha. Dopo tutto era un bellissimo ragazzo! Ma era certa al mille percento che mai e poi mai l' amico le avrebbe rubato la persona di cui era innamorata.

- Tsk! Figurati! – fu la risposta del mezzo demone – Io non ho paura di niente! – le disse, scendendo le scale – Andiamo, pasticc​ino​? – la prese in giro.

In strada, mentre camminavano l'uno di fianco all’altra, Kagome gli lanciò un' occhiata incerta. Sembrava pensieroso e silenzioso, molto più del solito.

- Inuyasha? – lo chiamò – C’è qualcosa che non va? Se è per prima, scusami, non volevo offenderti. –

Lui sembrò riscuotersi e, voltandosi verso di lei, le rispose: - Eh? No! No,tutto bene, non preoccuparti!. –

“Mah, sarà! Eppure sembra strano, più cupo del normale” pensò poco convinta la giovane “ Magari sarà solo stanco”.


Arrivati alla fiera, Kagome accantonò le preoccupazioni, perdendosi con lo sguardo tra le bancarelle e i mille profumi e colori.
Si rasserenò ancora di più quando, prima di fiondarsi tra la marea di gente presente, sentì Inuyasha prenderla delicatamente per mano.
Arrossì, deliziata da quel lieve contatto.

Lui non si era ancora lasciato andare a plateali gesti d'affetto. Non aveva ancora nemmeno tentato di baciarla!
A pensarci bene, era stata lei a confessare che lui le piaceva ma, da parte del ragazzo, Inuyasha non… si capiva da come la guardava a volte, da come la trattava con gentilezza (gentilezza brontolante, a dire il vero, ma gentilezza pur sempre era!). Si vedeva che lei era importante per lui. Tuttavia il giovane non aveva ancora esternato chiaramente i propri sentimenti.
Se da un lato ne era un po' dispiaciuta, dall'altro, Kagome sapeva bene che lui non era affatto tipo da cose romantiche.
E poi… poi, rispettando i suoi tempi, le aveva dimostrato in pieno di non essere come quegli idioti approfittatori precedenti che aveva, a torto, definito “fidanzati”.

Naraku, a suo tempo, l' aveva praticamente assalita, baciandola dopo neanche una settimana da quando l'aveva conosciuta, adducendo come motivazione il colpo di fulmine.

Byakuya? Stendiamo un velo pietoso! – Non mi piacciono i baci! – le aveva detto; e, effettivamente, quelle poche volte in cui era stata lei a baciarlo, lui le aveva risposto velocemente, quasi disgustato, staccandosi subito dalle sue labbra.

Koga baciava discretamente ma… anche lui, come Inuyasha, c'era andato cauto.
Col senno di poi e confrontandolo con Inuyasha, Kagome si era resa conto che quello del demone lupo era un finto rispetto: sembrava frenarsi ed aver accettato i tempi di lei ma, la sua pazienza arrivava sempre dopo, nel momento in cui era Kagome stessa a ritrarsi, non appena Koga tentava di essere un po' più esigente, approfondendo un bacio o spostando un po' le mani quando la abbracciava.

Con Inuyasha invece era tutto diverso. Prima di qualsiasi cosa, anche solo invitarla da qualche parte, o tenerle la porta aperta per farla passare, lui la guardava negli occhi, sempre, cercando la risposta nel suo sguardo, prima ancora che nelle parole.
Certo, poi magari mascherava le sue gentilezze facendo un qualche commento sarcastico dei suoi.

Come in quel preciso momento: - Non farti strane idee! È solo una precauzione per evitare di perderti. L' ho visto dal tuo sguardo, sai, che stavi per correre tra la folla! Peggio di una bambina! – disse infatti lui, deviando lo sguardo, come imbarazzato.

Già! E anche quel continuo darle della bambina: ormai aveva capito che era il suo modo di dirle che si stava preoccupando per lei.

Kagome gli sorrise dolcemente e, stringendogli forte la mano, lo trascinò verso la fiera: - Sì, ovvio! Andiamo, borbottone! -.

- Tsk! – fece lui sbuffando ed arricciando le labbra.

Kagome lo osservò con la coda dell'occhio, il cuore che le batteva, dandosi della sciocca: ultimamente le capitava fin troppo spesso di pensare a come sarebbe stato sentire le labbra del mezzo demone posarsi sulle proprie.

“Oh Santi Kami, Kagome!! Datti un contegno! Da quando hai certi pensieri?” rifletté rimproverandosi.

Tutto sparì quando si ritrovarono in mezzo alla folla, tra mille colori, profumi, bambini che guardavano estasiati le bancarelle dei dolciumi e quelle con i pesci rossi da prendere con il retino di carta.

Come preventivato da Inuyasha, Kagome si precipitò qua e là tra le bancarelle, prendendo il mezzo demone a braccetto.
La ragazza aveva sempre amato le fiere e i mercatini e nemmeno quella volta riuscì a trattenersi dal comprare dei regalini per Shippo, Rin, Jakotsu e Sango.

Giunti quasi al termine delle bancarelle, l'attenzione di Kagome fu attirata da un piccolo allestimento di fiori.

- Che meraviglia! – mormorò la ragazza, chinandosi ad annusare un piccolo vaso contenente un arbusto pieno di fiori bianchi.

- Sono camelie** - le disse con un sorriso la proprietaria del banchetto di fiori, mentre cullava su una spalla un piccolo bambino paffutello, di non più di quattro mesi.
- Nel linguaggio dei fiori la camelia simboleggia la devozione eterna e reciproca tra gli innamorati. Dicono che porti anche molta fortuna – continuò la donna.

“Amore eterno…” pensò Kagome, fissando affascinata quel candido e bellissimo fiore.

Istintivamente si voltò verso Inuyasha, rimasto dietro di lei ma trasalì appena nel vederlo con lo sguardo basso e triste, i pugni e la mandibola serrati, le orecchie tese, il corpo rigido.

- Amore e fortuna. Sì, certo, come no! Sono solo una marea di stupidaggini – lo sentì sibilare con astio, ringhiando quasi.

Confusa, Kagome si rialzò dalla propria posizione accovacciata e gli si avvicinò: - Inuyasha… cosa..? Perché dici così? – gli domandò.

Il mezzo demone sussultò ed alzò lo sguardo che si fece mortificato, nel notare l'espressione preoccupata di lei.

Dal canto proprio Kagome sentì il cuore stringersi di fronte agli occhi d' oro di lui traboccanti di… dolore? No, non era solo dolore ma anche rabbia, malinconia e tanta tristezza.

- Inuyasha- mormorò la ragazza, sgomentata e confusa da quella reazione.

- Va tutto bene, non preoccuparti. Scusami. Io… non so cosa mi sia preso – le rispose lui, alzando una mano e carezzandole una guancia, istintivamente, come per rassicurarla.

Ancora una volta però Kagome non era convinta. Per niente. Per questo gli prese la mano, la stessa ancora posata sul suo viso e, cingendogli il polso, lo costrinse ad allontanarsi, facendo un breve cenno di scuse e di saluto alla signora dei fiori.

- Ma Kagome! Che stai..? – protestò Inuyasha, sentendosi tirare.

- Sta zitto e seguimi – gli ordinò perentoria lei.

Arrivati di fronte ad una panchina isolata rispetto alla confusione della fiera, Kagome lo obbligò a sedersi, alzandosi in punta di piedi per fargli pressione verso il basso sulle spalle: - Tu ora vuoti il sacco e mi dici cosa c'è che non va. È tutto il pomeriggio che sei strano. E non provare a negarlo ancora. E smettila di guardarmi male! Non sono stupida! - gli disse, di fronte all'espressione contrariata dal ragazzo.

Inuyasha sospirò e si passò una mano tra i capelli: - Maledizione! Io.. È complicato. Non è colpa tua. Solo che… beh, quando si tratta di te, sembra che io sia destinato a scordarmi di tutto il resto. Scusami, non volevo rovinare tutto con il mio malumore – borbottò.

- Non c' è bisogno che ti scusi, capita a tutti una giornata storta. Però, che cosa ti sei dimenticato? Inoltre non sei stato per niente carino nei confronti della signora, dicendo che – replicò Kagome ma fu interrotta dal sussurro di lui:
- Era il fiore preferito da mia madre, quello -.

- Eh? – sussultò la giovane, presa in contro piede. “Sua madre?”.

- Da bambino mi raccontava sempre che papà gliene regalava una varietà diversa ad ogni compleanno. Il fiore dell'amore e della fortuna… tzè! Mio padre è morto prima di vedermi nascere. Lei è rimasta sola a crescere un bambino tra mille difficoltà. Anzi, non un bambino, un mezzo demone, un essere ibrido, che nessuno vuole! Poi si è ammalata ed è morta ancora giovane; ed io sono rimasto solo. Dov’è la fortuna in tutto questo, eh??! – si sfogò frustrato Inuyasha, per poi concludere in un nuovo sussurro ancora più flebile: - Ed oggi… oggi è l' anniversario della sua morte -.

Percepì chiaramente Kagome trattenere il respiro a quell'ulteriore rivelazione.

All'improvviso si sentì prendere violentemente per un orecchio: - Ahi! Che fai, sei impazzita?!? – guaì di dolore, alzando lo sguardo su di lei, pronto a dirgliene quattro.

Ammutolì.

Kagome lo stava guardando con espressione arrabbiata e gli occhi traboccanti di lacrime: - Stupido! Perché non me lo hai detto subito? Stupido! Stupido! – gli urlò.

Contrariato, il giovane si alzò, scansando la piccola mano di lei dal proprio orecchio, in un impeto di irritazione: - Ecco perché non ti ho detto niente! Non volevo intristirti e lo sai che non sopporto che la gente provi pietà -.

- Non è per quello, idiota! – lo interruppe lei – È perché ti sei tenuto tutto dentro, soffrendo in silenzio. Non mi pare di essere una di quelle persone che non ascoltano gli altri, anzi! Io ci sono per tutti, sempre, anche per te! Non sei solo, non più! Ci sono io, al tuo fianco. Se tu non ti confidi con me, non mi dici cosa ti turba, che cosa ci sto a fare io, allora?!? E non è vero che nessuno ti vuole! Io ti voglio! Io TI AMO, brutto idiota malmostoso!*** I-io t-ti amo! -.

Nella parte finale del suo discorso Kagome aveva chiuso gli occhi e stretto i pugni, sia per la rabbia che per l'imbarazzo di ammettere così i propri sentimenti. Proprio come quella volta del “mi piaci”, le parole le erano uscite da sole, sgorgando dal cuore.
Si accorse perciò che Inuyasha le si era avvicinato ancora di più solo quando si sentì avvolgere dalle sue robuste braccia.

- Kagome… grazie – esalò il mezzo demone, stringendola forte contro il proprio petto, sospirando quando la sentì ricambiare l'abbraccio, cingendogli l'ampia schiena.
Allentando un po' la stretta, le prese il mento tra due dita, facendole alzare la testa che lei gli aveva affondato nella maglietta.

- Sono proprio un impiastro, accidenti! Questa volta mi sono superato! Di solito ti faccio arrabbiare. Ora sono riuscito a farti infuriare e a farti piangere nello stesso momento – mormorò, sorridendo amaramente e asciugandole con le dita una guancia bagnata di lacrime.

Kagome ricambiò il sorriso: - Ti sbagli! Cioè, hai ragione sul fatto di farmi arrabbiare. Però mi fai anche sorridere, tanto – gli rispose, con gli occhi brillanti di sollievo nel vederlo un po' più sereno, anche se parecchio mortificato.

Il cuore iniziò a batterle più veloce nel momento in cui si rese conto che lui la stava fissando intensamente, con uno sguardo traboccante di… amore!
Sgranò leggermente gli occhi di fronte all'evidente guizzo di determinazione che attraversò quell'oro liquido.
Sentì Inuyasha allentare appena la stretta delle sue braccia e prenderle il viso con entrambe le mani, chinandosi lentamente verso di lei.

Oddio! Lui stava per…

E finalmente le sentì. Le labbra piene del mezzo demone di posarono lievi sulle sue, in un bacio delicato, leggero, quasi timoroso.

Dopo pochi istanti Inuyasha fece per ritrarsi ma si bloccò, sentendo le morbide labbra di lei dischiudersi appena e ricambiare il bacio, in un timido invito a non abbandonarle tanto presto. Invito che il ragazzo accolse più che volentieri, lasciandosi andare, tornando a stringere a sé quel corpo minuto con un braccio, mentre con l'altra mano andava a cingerle la nuca, provocandole un brivido.

Kagome chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel dolce e meraviglioso bacio.

La fiera, il chiasso ed il resto del mondo avrebbero anche potuto scomparire per la caduta di un meteorite e lei non se ne sarebbe accorta! Avrebbe voluto restare per sempre lì, avvolta nell'abbraccio di Inuyasha, attaccata a quelle labbra che sembravano fatte apposta per combaciare con le proprie.

L' inevitabile mancanza di fiato li costrinse, a malincuore, a porre fine a quell'agognato contatto.

Scostandosi di un paio di centimetri ma senza sciogliere l'abbraccio, Inuyasha osservò affascinato gli occhi di Kagome tornare ad aprirsi lentamente e dedicargli uno sguardo languido.

Sentiva il respiro affannoso di lei infrangersi sulle proprie labbra ed il cuore batterle furiosamente (oppure era il suono del suo stesso cuore, quello che gli rimbombava nelle orecchie? Non ne aveva idea ed in quel momento nemmeno gli importava).

La ragazza, con le guance in fiamme, gli sorrise dolcemente, lasciandosi sfuggire un – Wow! -.

- Wow? Solo questo hai da dire? – commentò divertito il giovane, con la voce ancora un po' roca.

Kagome sbuffò appena: - Ma quanto sai essere rompiscatole tu, eh? – mugugnò - Ho appena ricevuto Il bacio più bello della mia vita. Dammi tregua! – confessò, nascondendo di nuovo il viso conto il petto di lui.
Di riflesso Inuyasha le appoggiò il mento sul capo.

- Inuyasha? – lo chiamò, la voce attutita dalla maglietta.

- Mh? -.

- Senti… riguardo a tua madre… per quanto mi riguarda, possiamo anche rientrare. Perché magari avevi intenzione di andare a pregare al gorinto**** -.

- Non importa, va bene così – sospirò il mezzo demone demone, interrompendola – Quello che per me è sempre stato un giorno cupo, d'ora in poi sarà custode anche di nuovi ricordi, solo grazie a te. Inoltre sono sicuro che lei avrebbe voluto vedermi passare una giornata serena, piuttosto di stare rintanato in casa tutto triste -.

Kagome si staccò da lui e lo guardò interrogativa: - Eh? In che senso? – gli domandò.

- Uff, quanto sei lenta! Nel senso che questo giorno è sì l'anniversario della morte di mia madre ma sarà anche quello in cui tu hai confessato di amarmi ed il giorno in cui io ti ho baciata per la prima volta – rispose candidamente lui.

Kagome avvampò: - M-ma… no! Io non ho mica detto che… te lo sarai sognato! – tentò di sviare il discorso lei, imbarazzata da morire.
Perché doveva sempre andare a finire con lei che sviscerava involontariamente ciò che provava?!?

- Oh, davvero? Eppure a me è parso di sentirlo, e per ben due volte, oltretutto! – la canzonò lui - Sai che il mio udito non sbaglia mai! E, tra parentesi… ti amo anche io – le sussurrò a fior di labbra.

"O.Mio.Dio!" fu l'unico pensiero di lei "Mi ama". - Ahhhh! Ti detesto, quando fai così! – borbottò Kagome, paonazza, scostandosi da lui con uno spintone, nonostante, dentro di sé, si fosse sciolta come cioccolato al sole.
Che vergogna quando lui se ne usciva con quelle frasi così dirette, improvvise! Un attimo prima la prendeva in giro e poi… argh!
La spiazzava talmente tanto da provocare in lei la solita reazione di difesa dall'imbarazzo, invece di darle il tempo di assimilare il significato delle parole che lui aveva appena pronunciato.
- A-accompagnami al chiosco di bibite. Mi è venuta sete. Ho la gola secca! -.

In effetti era vero, ma non certo per colpa della sete! Solo a ripensare a quel bacio sentiva lo stomaco fare le capriole e la salivazione azzerarsi. Lui.. lui aveva detto di amarla!!!

- E dopo mi dà del brontolone, feh! – commentò Inuyasha incamminandosi e lasciandola lievemente indietro.

- Ehi! Aspettami! – gli disse lei, correndogli dietro.

Finì però per scontrarsi contro la sua schiena, dato che lui si era fermato di colpo: - Auch! Ma che fai!?! – si lamentò Kagome, massaggiandosi il naso.

- Io!?! Sei tu che, in un modo o nell'altro, finisci sempre per venirmi addosso! – rispose lui, riferendosi al loro secondo “incontro” – Ferma qui. Non ti muovere! Torno subito – le ordinò.

“Ma che fa?” si chiese lei, vedendolo dirigersi a passo spedito verso la bancarella dei fiori di prima “Vorrà scusarsi? O prendere qualche fiore da portare alla madre, magari” rifletté “Che sciocco che è! Se mi avesse detto subito il motivo del suo essere cupo, avremmo potuto rimandare l'uscita. Oppure, se avesse voluto avermi accanto in quella circostanza, ovviamente, avrei potuto accompagnarlo al cimitero…”.

- Ci avrei giurato! Smettila! Ti si fonderà il cervello se continui ad arrovellarti così! Ti ho detto che sto bene, adesso! – la sgridò Inuyasha, tornato da lei, strappandola alle sue riflessioni.

- Anche prima continuavi a ripeterlo e non era vero! – provò a ribattere lei ma il giovane la fermò, baciandole la fronte e carezzandole il capo.
Le parole le morirono in gola e sentì lo stomaco sfarfallare.

- Tze! Lo avessi saputo prima che, per farti stare zitta, bastava baciarti! – rise lui, guadagnandosi un'occhiataccia dalla ragazza.

Kagome stava per rispondergli a tono ma si bloccò, sentendo Inuyasha infilarle qualcosa tra i capelli.
Timorosa alzò una mano e le dita si scontrarono con dei soffici petali.

“Oddio! Non sarà…” pensò incredula ed emozionata, lanciando una breve occhiata alla signora dei fiori, che, da lontano, le sorrise.

Con il cuore in subbuglio Kagome incatenò i propri occhi a quelli del mezzo demone, a quell'oro liquido e splendente, in cui leggeva tranquillità, affetto, riconoscenza e amore.
Sfilò il candido fiore di camelia da dove lui lo aveva messo, portandoselo davanti al naso per annusare quel delicato profumo.

D'impeto si gettò addosso al mezzo demone, alzandosi sulle punte dei piedi per arrivare a cingergli il collo e regalargli un veloce bacio a fior di labbra, grata per quella silenziosa dichiarazione d'amore. Di amore eterno.
Sorridendo sotto i baffi nel notare le guance lievemente arrossate di lui, lo prese per mano, intrecciando le loro dita e dirigendosi verso l' uscita della fiera.

- Dove stiamo andando? Guarda che il chiosco delle bibite è di là – le fece notare il giovane.

- Brontolone precisino! – lo canzonò Kagome.

Si fece però subito seria, come mai l'aveva vista e gli disse, perentoria: - Senti! Non è assolutamente una bella cosa non onorare i propri cari. Quindi ora tu mi riaccompagni a casa e poi fili da tua madre al cimitero, capito? -.

- Sei proprio cocciuta, tu! – le ripose lui sbuffando.

Ne fu però in qualche modo sollevato: era come se lei gli stesse dando il permesso e, sinceramente, lui si era sentito davvero in colpa ad essersi dimenticato di Izayoi.

Il mezzo demone si meravigliò della facilità con cui Kagome aveva saputo interpretare il non detto dietro ai suoi sbuffi e i suoi silenzi.
Anche se l'aveva rassicurata sul fatto che recarsi sulla tomba di sua madre non fosse essenziale, al momento, che per una volta non sarebbe di certo cascato il mondo, la ragazza aveva intuito che, sotto sotto, era comunque rammaricato per quella mancanza.


Così la riaccompagnò a casa, benché fossero appena le 17 e 30.

- Bene! Grazie per lo splendido pomeriggio – mormorò Kagome, arrossendo appena.
Se ancora pensava a quel fantastico bacio!

- Vai,ora! – gli disse, cercando le chiavi del portone.

- Ehi ehi! Quanta fretta, signorina! Non è educato andarsene senza salutare come si deve! – mormorò Inuyasha con uno strano tono di voce. Sembrava… malizioso?

La ragazza era in piedi sul gradino dell'ingresso e, girandosi, si ritrovò alla stessa altezza del mezzo demone, faccia a faccia con lui.
Il ragazzo la avvicinò di più a sé e, dopo averle distrattamente sistemato una ciocca ribelle della frangia, le baciò la fronte, scendendo poi verso le labbra di lei.
Diversamente da ciò che Kagome si aspettava lui si fermò a pochi millimetri di distanza dalla sua bocca.
La giovane trattenne il respiro, avvampando: “E adesso? Mi bacia o non mi bacia?” si chiese distrattamente tra sé, il cuore a mille.

- Allora – sussurrò Inuyasha – Posso salutare la mia ragazza come si deve? – chiese suadente.
Il povero cuoricino di Kagome perse un battito. La mia ragazza.
Non sapendo neppure come, riuscì a domandargli con un filo di voce: - Io sarei la tua ragazza, quindi? -.

- Umphf! – sbuffò il giovane – Perché? Avevi qualche dubbio? Ti sembra forse che io vada in giro a baciare chiunque mi capiti a tiro? Scema! – la rimproverò, un attimo prima di riunire finalmente le loro labbra.

A sorpresa, Kagome si avvinghiò alle sue spalle, rispondendo appassionatamente al bacio, affondando le mani tra i lunghi capelli di Inuyasha, stupendosi di quanto fossero morbidi e setosi.
La foga aveva portato il ragazzo a stringerla forte tra le braccia, staccandola dal gradino e mantenendola senza sforzo sospesa a mezz'aria.
Il bacio pian piano si calmò e, lentamente, Inuyasha la fece ritornare con i piedi per terra.
Kagome, ancora ad occhi chiusi, si lasciò scappare un sospiro di pura felicità ed un sorriso meraviglioso le incurvò automaticamente le labbra.


L’atmosfera fu però guastata dall'inopportuno arrivo di Miroku che si diresse, fischiettando, verso il portone: - Ciao ragazzi! Passata una bella giornata? – chiese gioviale, notando come i due fossero ancora abbracciati.
Quelli sgranarono gli occhi e arrossirono, imbarazzati, tentando di ricomporsi.
Prima che potessero farlo però, un vaso cadde dall'alto, centrando con impressionante precisione la testa di Miroku.
Al tonfo seguì un inquietante – Mirokuuuuu!!!! Accidenti a te, deficiente!!! -.

Sbalordita, Kagome si sporse oltre le spalle di Inuyasha, guardando, come lui, verso l’alto.

Sango, colta sul fatto, tentò di nascondersi, ritraendosi dalla finestra.
- Brava, ragazza mia! Brava! Ci hai fatto scoprire, complimenti! – si sentì dire da un'altra voce, proveniente dall'interno, con tono sarcastico.
Jakotsu.

Kagome si imbronciò: - Non ci posso credere! Stavano origliando?!?! Non bastava Kaede, ora anche loro? Sango! Jakotsu! Io vi…! – disse, furente e imbarazzata, staccandosi infine da Inuyasha.

- Allora io ti lascio alla tua vendetta, ok? – commentò il mezzo demone divertito.
Che branco di matti!
- Tutto bene, tu? Vuoi che ti dia una controllata? – chiese poi a Miroku.

- No, ti ringrazio! Ci sono abituato. Ehehehe – ridacchiò quello, massaggiandosi il bernoccolo.

- Va beh, io vado. Se ti serve qualcuno per far medicare quei due lassù quando Kagome avrà finito di massacrarli, cerca il mio numero sul suo cellulare – disse ancora, congedandosi, osservando la ragazza correre su per le scale come una furia, dopo avergli rivolto un lieve sorriso ed un cenno di saluto.

 

~*~*~



- Ciao! Scusa se ho tardato, oggi. Però… sono successe un po' di cose, ultimamente, e non ho avuto molto tempo – mormorò, rivolto al gorinto.
- Sì, lo so, hai ragione. Lavoro troppo, forse. Però non è stato solo quello a tenermi occupato. Ho conosciuto una ragazza, sai? Si chiama Kagome e non immaginerai mai la serie di coincidenze che ci hanno portato ad incontrarci! – aggiunse con un sorriso – Ed è strano, però… con lei ho scoperto di possedere anche un lato romantico. Sarà che, rispetto a Kikyo, lei non… pensa solo a ciò che vuole lei. È più spontanea, si accontenta di poco e si preoccupa per me. Anche adesso, sai, mamma? Siamo usciti, oggi pomeriggio. Quando ha scoperto che giorno fosse questo per me, per noi due, si è arrabbiata tantissimo e mi ha praticamente costretto a lasciar perdere lei per far sì che io venissi da te! -.

Già! Altro che Kikyo che, all'inizio, aveva brontolato per il modo in cui lui passava quella particolare giornata, da solo e per i fatti suoi. Forse capendo poi di essere stata inopportuna o insensibile, aveva evitato ulteriori rimostranze negli anni a venire.
Pensandoci, anche nella situazione di prima, al posto di Kagome, Kikyo si sarebbe risentita per il fatto che lui avesse rovinato la loro uscita con il suo malumore. No! Anzi! Mai Kikyo avrebbe accettato di andare in una fiera o qualcosa di simile.

Kagome invece non solo sembrava essersi divertita un mondo, ma si era preoccupata per lui, del fatto che il ragazzo non fosse dell'umore per uscire. Fosse stato per lei, avrebbe rimandato perfino l'appuntamento!

- Kagome ti sarebbe piaciuta, mamma. E, probabilmente mi avresti sgridato per come mi rivolgo a lei, a volte! Battibecchiamo come due bambini, ed è troppo divertente! Sembra impossibile ma, quando sono con lei, io mi diverto e sono felice. Credo che lei sia la cosa migliore che mi sia capitata in questi ultimi anni. Sai come posso diventare intrattabile, a volte, no? Beh, anche quando mi perdo nei miei silenzi, lei rimane al mio fianco, non smette mai di tentare di comprendermi, anzi, mi sprona ad aprirmi, pur lasciandomi i miei spazi. Io… credo proprio che… sì! È quella giusta. Questa volta andrà bene – concluse, alzando gli occhi verso il cielo in una tacita preghiera, seguendo con lo sguardo la lieve scia di fumo del bastoncino di incenso.



* Daifukumochi (大福餅?) [daifukumochi], o Daifuku (大福?) [daifuku] in breve, significa letteralmente “grande fortuna” ed è undolce giapponese composto da un piccolo mochi (dolce di riso glutinoso), farcito di ripieno dolce, di solito "anko", pasta di fagioli rossi dolcificata a base di fagioli rossi azuki.
il Daifuku esiste in varie forme. La più comune è il mochi (pasta di riso dolce) bianco, verde pallido o rosa pallido, farcito dianko (pasta dolce di fagioli rossi). Si trovano comunemente in due formati, uno del diametro di circa 3 cm, l’altro grande quanto il palmo di una mano. Alcune versioni contengono pezzi di frutta interi, misture di frutta e anko o pasta di melone. Quasi tutti i Daifuku sono coperti da un sottile strato di amido di mais o taro per impedire che si attacchino fra loro o alle dita. Alcuni sono ricoperti di zucchero a velo.
I Daifuku erano chiamati originariamente Harabuto mochi (腹太餅?), ossia dolce di riso dalla pancia gonfia, per il caratteristico ripieno. Più tardi il nome fu cambiato in Daifuku mochi (大腹餅?), ossia dolce di riso dalla grande pancia. Essendo poi la pronuncia di “pancia” e “fortuna” la stessa in giapponese Fuku (腹?), il nome fu cambiato successivamente in Daifuku mochi (大福餅?) con il significato di “dolce di riso della grande fortuna”, assimilandolo quindi a un portafortuna.
Verso la fine del diciottesimo secolo il Daifuku diventò popolare e si iniziò a mangiarlo tostato. Veniva usato anche come regalo in occasione di una cerimonia.

Esistono diversa varietà di questo dolce:
Sakura mochi (桜餅?) è una varietà di mochi colorato di rosa e avvolto con una foglie salata di ciliegio giapponese (sakura).
Tsubaki mochi (椿餅?) è simile al sakura mochi, ma viene utilizzata una foglia di camelia (tsubaki) anziché di ciliegio.
Yomogi daifuku (蓬大福?) è una varietà conosciuta anche col nome di Kusa mochi (草餅?); è un mochi all’aroma diartemisia (yomogi) il quale gli conferisce il caratteristico colore verde (infatti kusa significa erba).
Ichigo daifuku (イチゴ大福?) è una varietà inventata negli anni '80, che contiene fragola (Ichigo) e ripieno dolce, di solitoanko, in un piccolo mochi.


** Genere di oltre 80 specie di piccoli alberi ed arbusti sempreverdi, rustici, originari dell'India, della Cina e del Giappone. Il fogliame è di colore verde scuro, lucido, leggermente cuoioso; durante i mesi freddi dell'anno producono numerosi fiori abbastanza grandi che vengono suddivisi in vari gruppi a seconda della forma (singoli, semidoppi, ad anemone, a peonia, doppi formali e doppi irregolari). La più diffusamente coltivata è C. japonica, che fiorisce da gennaio fino all'inizio della primavera, insieme a C. sasanqua, con fiori meno vistosi, che sbocciano in dicembre-gennaio. Coltivate da centinaia di anni anche in Europa, esistono numerosissimi ibridi. I fiori delle camelie hanno colore rosa o banco, ma esistono alcune varietà a fiore rosso e pochissime varietà a fiore giallo; in genere le piante di camelia alternano anni con fioriture eccezionali ad anni con pochi fiori. Le camelie sono molto longeve, e con il passare degli anni possono raggiungere dimensioni ragguardevoli, fino a 6-7 metri di altezza.
Splendidi esemplari di camelia, anche di varietà molto rare, si trovano sul Lago Maggiore e sono visitabili presso Villa Taranto (Verbania). Sul Lago Maggiore le prime Camellia dovrebbero essere infatti giunte verso il 1820-1830.
Forse non tutti sanno che la pianta del té è la Camellia sinensis. Inoltre dai semi di Camellia si ricava un ottimo olio usato in cucina e cosmesi. Anticamente in Giappone dal suo legno si ricavava carbone di ottima qualità.
Il genere camellia riunisce circa un centinaio di specie di arbusti sempreverdi, originari dell'Asia centrale e meridionale; devono il loro nome al botanico gesuita Kamel, che nel 1600 le importò sotto forma di semi dalle Filippine.
Le Camelie appartengono alle theacee, esistono circa una decina di specie, tra le quali soltanto alcune vengono coltivate come piante ornamentali; da secoli coltivate in Europa, in realtà le Camelie sono originarie dell'Asia, ed in particolare di Cina, Giappone e Korea. Si tratta di arbusti di dimensioni medie o grandi, che vanno dal metro fino a 4-5 metri se si trovano nelle condizioni pedoclimatiche ottimali; le camelie sono sempreverdi, il fogliame è di colore verde scuro, brillante, di forma ovale. Le camelie vengono coltivate per la loro fioritura, i grandi boccioli di colore rosato, simili a grandi rose, sono molto apprezzati, e molti sono gli ibridi ormai diffusi in giardino. Con il nome latino Camellia si indicano centinaia di specie di arbusti sempreverdi, diffusi principalmente in Asia; in Europa in giardino si coltivano prevalentemente ibridi di camellia japonica.
Il genere camellia conta più di cento specie, diffuse in Asia, in particolare nella zona tra India, Cina, Giappone, Vietnam e Corea; la specie più diffusa e coltivata è la camellia sinensis, ovvero la pianta da cui si ricava il thè. Ebbene sì, non esiste la “ pianta del thè”, ciò che ci beviamo è derivato dalla camelia sinensis ^^ 
Riguardo al significato nel linguaggio dei fiori, spero sia giusto.. Non me ne intendo e, se è sbagliato, è tutta colpa di Wikipedia U.U
Per maggiori informazioni sulle camelie, riporto il sito di giardinaggio che ho consultato per informarsi e per scrivere questa nota:  qui


*** aggettivo dialettale lombardo ( attestato comunque nei vocabolari XD) : Scorbutico, scontroso; ingrugnato, con la luna per traverso.


**** Il Gorintō ( 五轮塔) (“torre a cinque anelli “) è il nome di un tipo di pagoda buddista giapponese la quale si crede di essere stata adottata per la prima dalle sette Shingon e Tendai durante la metà del periodo Heian .
Viene utilizzato per la memoria o per uso funerario ed è quindi molto comune nei templi buddisti ed i cimiteri. Viene chiamata anche gorinsotōba o gorinsotoba ( 五轮卒塔婆?) (“stupa a cinque anelli “) o goringedatsu ( 五轮解脱 ) , in cui il termine Sotoba è una traslitterazione della parola sanscrita stupa . Lo stupa era in origine una struttura o edificio sacro che conteneva una reliquia del Buddha o di un santo,nel tempo è stato a poco a poco stilizzato in vari modi e la sua forma può cambiare sia in base al periodo che al paese in cui viene trovato. Spesso viene visto con a fianco strisce di legno con cinque suddivisioni e ricoperte di iscrizioni elaborate anche esse chiamate Sotoba di solito possono essere trovate nelle tombe  nei cimiteri giapponesi. Le iscrizioni contengono sūtra e il nome postumo del defunto.
In tutte le sue varianti, il gorintō comprende cinque anelli (anche se questo numero può essere spesso difficile da rilevare con chiarezza), ognuna rappresentatante le forme simboliche dei Cinque Elementi, ( Mahabhuta in sanscrito , o Godai in giapponese):
1) l’anello della terra (cubo),
2) l’anello d’acqua (sfera),
3)l’anello del fuoco (piramide),
4) l’anello d’aria (mezzaluna),
5) l’anello etereo o energia/vuoto (la gemma del loto).
Un esempio di Gorinto:   http://images.travelpod.com/tw_slides/ta00/9c6/398/koyasan-okunoin-gorinto-koya-cho.jpg

   
 
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