Anime & Manga > Rocky Joe
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Autore: innominetuo    27/07/2015    13 recensioni
Joe Yabuki ritorna sui suoi passi, dopo un anno di dolore e di rimpianto. La morte di Tooru Rikishi lo ha segnato profondamente. Ma il ring lo sta aspettando ormai da tempo.
E non solo il ring.
…Se le cose fossero andate in un modo un po’ diverso, rispetto alla versione ufficiale?
Storia di pugilato, di amore, di onore: può essere letta e compresa anche se non si conosce il fandom e quindi considerata alla stregua di un'originale.
°°°°§*§°°°°
Questi personaggi non mi appartengono: dichiaro di aver redatto la seguente long fic nel rispetto dei diritti di autore e della proprietà intellettuale, senza scopo di lucro alcuno, in onore ad Asao Takamori ed a Tetsuya Chiba.
Si dichiara che tutte le immagini quivi presenti sono mero frutto di ricerca su Google e che quindi non debba intendersi il compimento di nessuna violazione del copyright.
Si dichiara, altresì, che qualsivoglia riferimento a nomi/cognomi, fatti e luoghi, laddove corrispondenti a realtà, sono puro frutto del Caso.
LCS innominetuo
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Bianche Ceneri'
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BANNER-MIO-PER-L-UNICO-DOMANI


Sede della Federazione Pugilistica di Tokyo, ore 11 di qualche settimana dopo.
 
“Dobbiamo fermarlo. Oramai è divenuta una priorità, per tutti noi.”

L’anziano presidente del Furogi Boxing Club si accese un sigaro, aspirandone il fumo con voluttà. Calcò meglio gli spessi occhialetti sul naso, fissando intensamente i suoi interlocutori.

Era stata indetta una riunione improvvisa di tutti i principali presidenti di club di pugilato. Ordine del giorno: far fuori Joe Yabuki dalle classifiche nazionali. Dopo l’incontro con Tony Duran, Joe aveva incontrato altri due pugili che aveva stracciato, l’uno al primo e l’altro al secondo round, con potentissimi ganci al corpo. In ragione di ciò, i presidenti si erano tutti messi sull’avviso, furiosi al pensiero di quel “vagabondo dai pugni assassini”, come amavano definirlo, che distruggeva le loro speranze di salire nella classifica nazionale con i rispettivi boxeurs.

“Abbiamo esaminato con attenzione i filmati degli ultimi incontri di quel macellaio. Forse mi è venuta un’idea per sbarrargli la strada, una volta per tutte.” Mr. Nakajima si versò del tè verde per poi sorseggiarlo con aria meditabonda “Ho già dato disposizioni a Tiger di impostare il suo allenamento in un certo modo, secondo le mie precise direttive.” chiosò, senza alzare gli occhi dalla tazza di finissima porcellana.

“Potremmo sapere cosa tu ed il tuo club avreste in mente di fare? Pensi di far fissare un incontro di Yabuki con il tuo Tiger Ozaki?” gli chiese, perplesso, Mr. Kimura, presidente dell’omonimo club, accarezzandosi il mento.

“Esatto. Evidentemente non avete fatto caso ad un particolare, né voi, né i vostri allenatori, né i vostri atleti, sul nuovo modo di boxare di Yabuki. Nulla a che vedere, comunque, con i suoi primi incontri, specialmente con quello contro Rikishi. Dopo aver guardato più volte i filmati dei suoi ultimi match, è saltato all’occhio un dettaglio molto importante…”

“E cioè?” chiese un altro, chiaramente ansioso.

Sul mentre udirono bussare alla porta. Con l’”avanti” fece capolino Yoko Shiraki. La giovane aveva avuto la soffiata della riunione da un amico giornalista. Sorridente e composta, fece un lieve inchino cui gli astanti risposero in modo alquanto rigido. “Come mai non mi avete fatto sapere nulla della riunione? Vi rammento che pure io sono presidente di un club pugilistico, e che avrei gradito essere avvisata…” al tentativo di Kimura di replicare, Yoko gli fece cenno con la mano di arrestarsi: “No, non vi preoccupate. Tanto non avrei comunque voluto prender parte a quello che sembra essere più un complotto che una riunione. Bene: vi lascio alle vostre macchinazioni. Buona giornata.” replicò, con fare fintamente soave, senza smettere di sorridere, chiudendo la porta. Yoko era molto preoccupata  per lo strano clima che aveva subito “annusato” - dopo aver anche origliato prima di bussare - osservando le facce rigide degli altri presidenti: la puzza di congiura si sentiva lontano un miglio. Tra l’altro, non essendovi presente il presidente del Tange Boxing Club, non poteva che trattarsi di una sola cosa: impedire a Joe di scalare la classifica nazionale dei pesi medi, per concorrere a qualche premio internazionale. Ma come? In quale modo? Di corsa, si diresse agli ascensori. Doveva uscire al più presto da quell’edificio: l’aria le era diventata come irrespirabile…

“Ma che diavolo voleva quella ragazzina viziata? Perché non si dedica allo shopping come fanno tutte le riccone come lei e non lascia la boxe agli uomini?” brontolò Mr. Okamoto.

“Lascia correre… meglio non mettersi contro una Shiraki… la sua è una famiglia troppo potente per inimicarsela… ed ora concentriamoci su Joe Yabuki. Dove eravamo rimasti? Ah sì… stavo appunto per farvi presente che quel pezzente non è in grado di colpire al volto… non più, ormai. Tutti i suoi ultimi incontri li ha vinti per K.O., sì, ma grazie a ganci allo stomaco.” concluse Nakamura, soddisfatto. Gli altri presidenti si guardarono l’un l’altro, prima basiti e poi ilari, dando in esclamazioni.

“Cavoli… è VERO!”

“Com’è che non ci avevo fatto caso? Neppure il mio allenatore me l’ha fatto notare!”

“Ma allora è fatta!”

“Già. Sarà sufficiente far presente ad allenatori ed atleti che contro Yabuki si dovrà tenere la guardia bassa. Tanto se anche dovesse arrivare a colpire al volto, non sarebbe più capace di farlo in modo incisivo. In questo modo potremo neutralizzarlo. Una volta per sempre”

Fecero un brindisi a base di birra e sakè, ridendo e parlottando. In quel mentre sentirono nuovamente bussare alla porta. Accordato il permesso, si affacciò titubante e con il cappello in mano Danpei Tange: “Ehmmmm, scusate, spero di non essere in ritardo… avevate detto che la riunione era fissata per le 11.30… però vedo che ci siete già tutti: avete iniziato senza di me? Forse io ho capito male l’orario?"

“Carissimo Tange-san! Ma no, nessun ritardo… noi siamo qui solo da pochissimi minuti! Prego, accomodati… gradisci qualcosa da bere? Un tè, del sakè?” lo accolse Okamoto, con fare untuoso, facendoglisi incontro.

“Del sakè, grazie… ma solo un goccetto per schiarirmi l’ugola. Ehm, di cosa dobbiamo discutere?” farfugliò Tange, confuso: non era abituato a tanta gentilezza da parte dei suoi … “colleghi”, presidenti al par suo di club pugilistici, certo, ma di ben altro che di una baracca di legno sotto ad un ponte.

“Ma dello straordinario successo del tuo ragazzo! Un vero campione! È ritornato più forte che mai! Potrebbe diventare il prossimo campione mondiale e tutti noi dobbiamo aiutarti a farlo emergere, per il buon nome della boxe nazionale, non credi, caro Tange?” intervenne Nakajima, con un’amichevole pacca sulla spalla.

“S-ssì, certo, certo… solo che non capisco… tempo fa non volevate neppure riammettermi nella Federazione… ed ora… tutta questa gentilezza…” borbottò Danpei, confuso ma anche sospettoso. Non aveva dimenticato il disprezzo a lungo dimostratogli dagli altri presidenti e le difficoltà incontrate per poter iscrivere Joe e Nishi come pugili professionisti, essendo lui il loro allenatore, ma con precedenti penali di rissa e di ubriachezza molesta.

“Ma no, ma no… seppelliamo il passato… abbiamo sbagliato, siamo stati troppo duri con te e con i tuoi pugili, dei bravi ragazzi che vogliono solo emergere…Adesso che ne dici di parlare dei prossimi incontri di Joe? Il mio Tiger non vede l’ora di misurarsi con lui…” propose Nakajima, rabboccando il bicchiere di Danpei con un altro po’ di sakè.

°°°°°°°

Qualche ora dopo...


“Volevi vedermi? Quando ho ricevuto il tuo messaggio mi è sembrato che fosse importante.”

Joe si appoggiò al muricciolo, appena fuori dalla sala da tè, con la sua solita aria indolente. In realtà era curioso di conoscere il motivo per cui Yoko avesse tanta premura di incontrarsi con lui: solo che non voleva darlo a vedere. Se ne stette a dondolarsi leggermente, tenendo le mani ficcate nelle tasche.

“Ma perché non entriamo un attimo e non ci prendiamo un tè? Così possiamo parlare con calma… è una cosa importante, proprio come hai detto tu. E non mi pare il caso di starcene fuori, in piedi.” suggerì Yoko. Sebbene cercasse di sembrare calma e controllata, non poté che sfuggirle una lieve incrinatura nella voce, cosa che non sfuggì a Joe. Questi sollevò il capo per poterla guardare in viso: la scrutò a lungo, cosa che in Yoko provocò uno sfarfallio nello stomaco… una sensazione delicata ma anche intensa. Credeva di aver archiviato, con la morte del suo amato Tooru, la possibilità di provare ancora certe sensazioni… evidentemente si sbagliava. In silenzio, Joe si staccò dal muro e si avviò verso la porta della sala da tè, per poi voltarsi a guardarla, sorridendole appena.

“Ok, entriamo.”

Yoko si sedette, sospirando piano. Congiunse le belle mani sul tavolo, prendendo tempo per poter riordinare le idee.

“…Allora?” le chiese Joe, con tono gentile ma fermo, dopo aver ordinato due caffè al sollecito cameriere. Vedendola esitare capì che Yoko era molto preoccupata. “Yoko, cosa c’è?”

“Stanno organizzando qualcosa. Contro di te, Joe… i presidenti dei club, intendo. Stamattina si sono riuniti, tutti quanti, escludendo me e Tange, ovviamente…”

“Alt. Guarda che Danpei proprio stamattina aveva un incontro con gli altri presidenti, per parlare dei miei prossimi incontri. Ne avrò uno tra due settimane, contro Tiger Ozaki. Quindi non c’è stata nessuna riunione segreta.” precisò Joe, interrompendola, sollevando le mani in segno di resa.

“A che ora Danpei aveva l’appuntamento?”

“Mah… mi pare per le undici e mezza. Perché?” le chiese, perplesso, zuccherando il suo caffè.

“Quando sono arrivata alla sede della Federazione, stamattina, erano solo le undici ed un quarto  ed ho sorpreso i presidenti confabulare… prima di bussare ho ascoltato…” cominciò Yoko.

“Ahahahahahaha, non dirmi che hai origliato? Non è precisamente da signorina bene educata farlo!” scoppiò a ridere Joe, interrompendola di nuovo. Molte teste degli avventori presenti si girarono verso la giovane coppia, allo scoppio di risa di Joe.

“Sssh, lasciami finire, per favore.” brontolò Yoko, per poi abbassare la voce, in tono sommesso “Sì, ho origliato, Joe. E non me ne pento affatto. Parlavano di te e del tuo modo di boxare. Parlavano della necessità di metterti in difficoltà nei prossimi incontri, in modo da metterti fuori gioco… Poi però ho dovuto bussare, perché alcune cameriere mi hanno sorpresa ad origliare e così non ho più potuto continuare ad ascoltare e scoprire come intendono danneggiarti. Naturalmente hanno fatto tutto anche a mia insaputa: infatti io non sono stata invitata, ed ho saputo della riunione solo perché mi ha avvisato un mio amico giornalista, che mi ha fatto una soffiata.”

“Mmh. Che facciano pure tutte le macchinazioni che vogliono, non mi fanno paura, se proprio lo vuoi sapere.” replicò lui, secco, facendo spallucce.

“Joe…” un po’ esitante, Yoko allungò il braccio e posò una mano su quella del ragazzo, stringendola in una presa delicata ma forte. Joe alzò gli occhi e rimase un attimo incantato a guardarla. Dannazione a lui: quant’era bella, con quello sguardo malinconico e quella dolce luce negli occhi…

“Non devi stare in pena per me. Io ti ringrazio, davvero. Pur di aiutarmi hai persino origliato” sorrise, per poi tornare subito serio, vedendo l’espressione sempre più angosciata, seppur composta, della giovane donna “Sei molto cara, Yoko. Lo apprezzo moltissimo, credimi.”

“Io… io… non voglio che ti capiti nulla di brutto…” mormorò lei, stringendo le labbra.

“Infatti non mi succederà niente, stai tranquilla. E poi, con un angelo custode come te che vigila su di me, cosa potrà mai succedermi?” le disse, accentuando il sorriso. Posò l’altra mano su quella di Yoko, stringendola, pur facendo attenzione a non farle male. Le dita di Joe, affusolate ma forti, impressero alla mano candida di lei una presa calda e solida. Poi, in silenzio, allentò la stretta, girando la mano di Yoko e rimanendo a contemplarne il palmo: teneva tra le sue la manina delicata e curata della ragazza, dalla manucure trasparente e priva di anelli. Con il pollice le sfiorò il palmo in una leggera carezza. Yoko sentì dei languidi brividi percorrerle la schiena. Non avrebbe mai immaginato che quel ragazzo sbruffone ed attaccabrighe, dai pugni micidiali, fosse capace di una carezza così dolce e rispettosa.

“… Adesso io devo andare…” sussurrò lei, turbata, senza però voler ritrarre la mano. Con un’ultima carezza, Joe posò delicatamente la mano di lei sul tavolo, liberandola dalla presa. Yoko si alzò, fece un lieve inchino e se ne andò, non dopo avergli scoccato uno sguardo bruciante. Fuggì letteralmente dal locale, senza voltarsi indietro. Joe rimase interdetto per qualche secondo indeciso sul da farsi, dopo aver guardato la figura sottile allontanarsi da lui. Con un gesto secco, posò poi gli yen nel piattino del conto ed a grandi passi uscì dal locale. Non ci impiegò molto a raggiungerla nel piccolo parco lì vicino ove si era rifugiata, anche perché una volta uscita dalla sala da tè Yoko aveva rallentato il passo, essendo profondamente scossa. L'afferrò per un braccio, traendola a sé. Rimasero a guardarsi a lungo, senza dire nulla e senza osare far nulla. Yoko si vide studiata dai profondi occhi scuri del ragazzo. Capì di averlo turbato, incuriosito. Forse pure un po’ emozionato… Allora decise di osare, almeno per una volta. Di dimenticare buone maniere e comportamenti da signorina altolocata. Shiraki-sama prese quindi il volto di Joe fra le morbide mani e, stringendosi a lui, gli sfiorò le labbra con le proprie. Percorse la bocca di Joe lentamente, dandogli dei leggerissimi baci senza premere troppo, temendo di essere aggressiva nel forzare il ragazzo ad aprirle le labbra.

Per qualche secondo Joe rimase preda dello stupore più assoluto, fissando sul volto di Yoko uno sguardo a dir poco sbalordito. Ma fu solo un’impasse momentanea. Joe lasciò il braccio di Yoko, che ancora teneva afferrato, per cingerle la vita, mentre le mani di lei, scendendo giù dal suo viso, arrivarono a sfiorargli le spalle. Si ritrasse dalla bocca di lei, per poterla guardare intensamente, cosa facilitata dallo scarso divario di statura tra loro, essendo alti più o meno uguali. Lesse negli occhi di Yoko desiderio, dolcezza e… paura. No: Yoko non doveva avere paura. Non tra le sue braccia. Fu questo pensiero, fugace ma potente come un lampo, a farlo decidere. Dapprima un po’ esitante, poi con passione, Joe catturò le labbra della giovane. Gliele schiuse con una leggera ma insistente pressione, mordicchiandole leggermente la bocca, al che Yoko mugolò debolmente. Si sentiva come ubriaca: capiva quello che stava succedendo, certo, ma al tempo stesso era come distaccata da tutto ciò che le stava intorno.... Si sentì tremare dalla radice dei capelli sino alle gambe quando la lingua del ragazzo le percorse la bocca, prima con delicatezza, poi in profondità. Gli si abbandonò completamente, chiudendo gli occhi e cingendogli il collo. Il bacio le sembrò però finir presto, troppo presto. Joe non si staccò da lei, non subito: accarezzandole la lunga chioma vi affondò il viso, facendole sentire sul collo il suo caldo respiro. Joe aspirò il lieve profumo di quella pelle candida. Rimasero così, abbracciati, senza dire nulla, per alcuni minuti. Poi Joe si ritrasse da Yoko, bruscamente.

“Cosa sta succedendo?” borbottò lui, aggrottando la fronte “No, che dico… scusami Yoko, non avrei dovuto… non capisco cosa mi sia preso…”

Yoko si sentì morire. Con poche parole, Joe stava prendendo le distanze dal meraviglioso momento che avevano condiviso fino a qualche istante prima. “Perché…” riuscì solo a mormorare lei, mentre le lacrime facevano capolino tra le ciglia, ravviandosi nervosamente i capelli che le ricadevano sul viso.

“Perché non può funzionare, Yoko. Non tra un Yabuki qualsiasi ed una Shiraki. E non credo di pensarlo solo io… chiunque lo direbbe.” puntualizzò Joe, con malcelata stizza.

Yoko sorrise amaramente. “Il lupo ha perso le zanne, eh?**” disse, irosa “Joe il ribelle, quello che se ne frega di convenzioni sociali e di regole, adesso ragiona come un qualsiasi piccolo borghese… mi deludi, Joe. Non sai quanto.”

“Yoko…” sussurrò lui, avvilito.

“Non dire nulla, ti prego. Hai detto anche troppo!” disse Yoko, mentre lacrime amare le percorrevano le gote.

°°°°°°

Ad una discreta distanza dalla giovane coppia, intenta ancora a discutere, un uomo di mezz’età, sobriamente vestito all’occidentale, non si lasciò sfuggire nessun dettaglio dell’idillio bruscamente interrotto. L’uomo, dai lineamenti cesellati, osservò attentamente quel magro ragazzo che cercava invano di trattenere per un braccio l’elegante signorina, quasi come ad imprimersene con forza l’immagine nella mente.

___________________________________________________

L’angolo del boxeur: alle posizioni di guardia nel pugilato, parlando della “guardia bassa” per il pugile Tiger Osaki. Ecco per voi una rapida digressione sulle stesse.

Peek a Boo: si tratta di uno stile di guardia che ha come base di partenza la più classica delle posizioni, ovvero un braccio proteso in avanti a l'altro arretrato a protezione del mento/volto. È uno stile di guardia prettamente frontale ma la diversa distanza delle mani dal volto dell'avversario in fase iniziale (verso il quale dovrebbero distendersi i colpi) permette di posizionare il corpo un po' di sbieco e quindi di offrire un minore "specchio" nel quale poter colpire. Restare del tutto frontali è come offrire bersagli gratuiti al proprio avversario.

Cross Armed: funziona esattamente come sui banchi di scuola, solo che le braccia in questo caso vanno a proteggere il volto o il corpo a seconda della distanza dall'avversario e del fatto se si sta attaccando o se si viene attaccati. Questa è una posizione di guardia facilmente riconoscibile e utile per "sfondare" ed avanzare verso la guardia avversaria. Gli avambracci sono posizionati uno sopra l'altro orizzontalmente, davanti alla faccia, con il guanto di un braccio in cima al gomito dell'altro braccio. Questo stile è il più efficace per ridurre i danni alla testa, quando si avanza con le braccia davanti al volto. Praticamente, nessun colpo regolare può colpire il proprio volto con questa guardia tenuta alta. Viceversa, in quei frangenti il corpo rimane invece scoperto… Non è uno stile molto tecnico o elegante da vedersi... piuttosto grezzo ma efficace, specie in alcuni frangenti di un match. Molti utilizzatori di questo stile di guardia tendono a variarlo a seconda di quanto tengano alte le braccia: è una tecnica utile quando si fronteggiano avversari più alti di statura. Infatti, la massima copertura del volto la si ottiene portando la linea dell'avambraccio avanzato sugli occhi e quello più in basso a protezione del mento, utilissima contro avversari più alti, per superare lo svantaggio causato dal divario tra altezze.

Philly Shell: questo stile di guardia viene utilizzato da chi ha doti da INCONTRISTA, come il nostro Joe*. Per eseguire questa guardia un combattente deve essere molto atletico ed esperto. Questo stile è efficace per i famigerati colpi d'incontro* perché permette ai pugili di sfondare la guardia avversaria con i pugni migliori da poter sfoderare. La protezione del mento è affidata alla spalla avanzata e, con rapidi movimenti verso l'interno, deve portare fuori bersaglio il diretto destro dell'avversario (nel caso di pugili destrorsi). La protezione del fianco è quindi affidato all'avambraccio della spalla protesa in avanti, che, coprendo moltissimo, limita al massimo il pericolo di subire dei ganci al corpo come dei montanti. Il braccio arretrato è posto in difesa del gancio sinistro e del jab.. La debolezza di questo stile è che quando il pugile è fermo e non muove le mani, i punti "sensibili" sono piuttosto scoperti. Meglio quindi non fermarsi mai, meglio stare in continuo movimento. Per indebolire nell'avversario questa strategia di guardia è consigliabile sferrare molti jab, così da far muovere moltissimo il braccio arretrato dell'avversario, facendolo stancare ed approfittando del suo indolenzimento muscolare.

Ta-dah!* il colpo d’incontro è una tecnica molto utilizzata dal nostro Joe: egli ha appreso le capacità da incontrista al Riformatorio ed ha utilizzato questa tecnica in moltissimi suoi match. Joe è un incontrista innato, dato che quando il suo avversario tenta di colpirlo, il nostro ragazzo usa la propria difesa per schivare il colpo e per restituirlo contestualmente. Il pugno d’incontro ha una potenza spesso devastante, perché la potenza del pugno va a sommarsi alla forza contraria del movimento di sbilanciamento in avanti dell’avversario: un po’ come una leva, insomma. I pugili d’incontro, come Joe, combattono soprattutto a distanza ravvicinata, ma alcuni di essi rimangono invece alla stessa distanza di uno stilista. Per essere efficaci, gli incontristi usano i movimenti del capo, i riflessi, la velocità, l’allungo e devono essere buoni incassatori.

** esclamazione di Yoko Shiraki tratta dal manga (ma non ricordo il numero del volumetto, sorry!), anche se per un contesto differente.

  
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