Aimai-je un rêve?
Ragazze, cucite un ex-voto. Questo
capitolo è stato betato. BETATO. Da Rohchan. La sua statuina
l’ho io in sala, quindi potete mandarli a me.
Tre cosucce ad ispirazione di
questo capitolo. La Carmen ovviamente, L’après midi d’un faune (S. Mallarmé), e,
perdonatemi, Oggi sono Io (di A. Britti).
L’intermezzo di Goku è fatto per
tirare su il morale e per evitare che qualcuno si perda nelle turbe psichiche
degli altri e ne esca schizofrenico.
Gojyo dormiva profondamente, girato verso il bordo
del letto.
Rimase immobile ad ascoltare il suo respiro.
Si era infilato un
paio di mutande e si era tolto la cintura. Strinse i lembi dello yukata, scostò
le coperte e salì sul letto. Le lenzuola erano gelide. Lentamente si avvicinò a
lui per avere un po’ del calore che emanava.
Gojyo aveva un buon odore. Prima lo attirava, poi lo
riempiva, poi lo tranquillizzava. Poi lo inebriava. Era buono in un senso che
non riusciva a spiegare. Era buono perché annusandolo… si sentiva bene, si
sentiva forte.
Si piegò un po’ e gli toccò le gambe colle dita fredde dei
piedi. Il tepore era troppo bello per spostarsi, anche se probabilmente
l’avrebbe svegliato. Gli si avvicinò ancora un po’.
Pensò alla possibilità
che lui si girasse ad abbracciarlo, nel sonno, e non la trovò sgradevole.
Con
gli occhi chiusi, s’immaginò di avere un suo braccio sulla spalla, l’altro sopra
la testa, il suo collo vicino alla fronte. Di doversi stringere le braccia al
petto, per starci, oppure di doverne mettere uno attorno alla sua
vita.
Sospirò insonnolito nei suoi capelli.
(« … l’illusion s’échappe des yeux bleus / et froids, comme une source en pleurs, de la plus chaste: / Mais, l’autre tout soupirs, dis-tu qu’elle contraste / comme brise du jour chaude dans ta toison ? »)
Sentì le palpebre pizzicargli, e un nodo serrargli la
gola. Il ricordo della sua carezza e del suo sguardo troppo buono. Le sue parole
gli vorticarono in testa.
Si spinse contro il materasso e la sua schiena, e
si allontanò da lui, tornando nel freddo della sua metà letto.
Perché aveva
dovuto dirlo? Non esisteva cosa più stupida, più vuota, più meschina di quella.
Credeva fosse una buona tattica per convincerlo a… a fare sesso?
Si coprì gli
occhi colle mani.
-… sei ancora svestito?- Gojyo si allungò e si voltò
sulla schiena, svegliandosi. –Prendi davvero freddo. Dormi male.-
Sanzo
abbassò le mani, ingoiò il nodo. –Non preoccuparti.-
Gojyo sospirò. –Certo
che mi preoccupo. Se qualcuno non si preoccupasse per te, chissà che ti
capiterebbe.-
-Non sono un idiota.-
-…no. Ma un po’ distratto, riguardo le
tue cose.-
Sanzo gli tirò una manata senza girarsi, e lui gli catturò il
braccio.
-Hai le mani gelide.-, mormorò. Gli accarezzò l’avambraccio.
Si
lasciò fare. Si sentiva un po’ scombussolato. Era quasi certo che lui l’avrebbe
trattato male, che fosse arrabbiato come lo era stato quella volta. Invece era
calmo. Come se non fosse successo nulla. O come se invece che litigare, avessero
fatto qualcos’altro. Di quello che avrebbe voluto fare lui.
-Ti diverto,
Sanzo?-
Sussultò. Tirò via il braccio dalle sue mani, che cedettero subito, e
si girò verso di lui. –Cosa?-
Rise piano. –Devo essere davvero comico. Sono
un povero stupido.-
Trasalì di nuovo, inquieto. Allungò la mano sul suo viso,
gli sfiorò le palpebre e il naso. –Quello si sa.-
Gojyo piegò amaramente le
labbra. –Almeno sei sincero. Sono uno stupido e un illuso.-
-E fai discorsi
senza senso.- Gli poggiò l’indice sulla bocca. Iniziava a bruciargli lo stomaco.
Come prima.
Gojyo gli prese la mano e gli baciò il palmo. –Sì. Scusa. È
meglio se dormiamo.-
-Giusto.- Lasciò la mano tra le sue, si accoccolò li
dov’era.
Gojyo se l’appoggiò sul petto. Chiuse gli occhi.
(“Couple, adieu; je vais voir l’ombre que tu devins.”)
Si svegliò la mattina presto, solo nel letto.
Il
sole desertico già aveva scaldato la casa. Era steso a pancia in giù al centro
del materasso, le braccia e le gambe aperte, le coperte in vita e lo yukata
allargato attorno a lui. Gojyo non c’era, ma sentiva il suo odore sul cuscino,
sul suo braccio.
Inspirò profondamente e sbatté le palpebre. La stanza era
bianca per la luce del giorno.
Sentì i suoi passi avvicinarsi. Si raggomitolò
e chiuse lo yukata stringendoselo al petto.
Gojyo si sedette sul letto. –Sei sveglio?-
Sanzo
s’imbronciò e lo guardò come per dirgli: “non lo vedi?”.
Lui sorrise e gli
scostò un ciuffo di capelli dal naso.
Chiuse gli occhi, mentre gli toccava la
fronte.
-Sono già quasi le sette. Ti ho lasciato dormire troppo?-
-No.-
Sbadigliò e si stirò. Gli si scoprì l’addome, guardò di sfuggita Gojyo per
vedere la sua reazione, ma lui aveva voltato la testa.
Si alzò. –Allora… io
vado a fare colazione.- Si affrettò a dire.
Gentile, affettato. Non lo
guardava negli occhi. Sanzo non fece in tempo a reagire, quando lui uscì, e
rimase solo nella stanza.
Goku
appoggiò il gomito sul tavolo e il mento sul pugno. “Problema Del Giorno:
capire che combinano Gojyo e Sanzo.”
, s’appuntò
nella mente.
Ormai si era rassegnato a non poter comprendere cervelli
tanto più complessi del suo, ma alcune volte aveva seri dubbi sulla sensatezza e
sulla sanità
di certi loro comportamenti. Tipo ora, con quei due che si stavano
evidentemente creando dei giganteschi drammi da soli.
Tempo prima, aveva notato che Gojyo era in preda ad un
enorme parto mentale
nei confronti di
Sanzo, anche se non sapeva a che riguardo e di che natura; e NON lo voleva
sapere.
Sanzo,
avverso ai parti mentali nella stessa misura in cui ne era preda, doveva aver
combinato davvero una grande (Mh.) pasticcio
, una volta
venutone a conoscenza. (Regola n.1 di Goku sui Rapporti con Sanzo: Parlare con
Sanzo è inutile e potenzialmente dannoso. Se possibile, evita. Regola n.4:
Agisci sempre alle sue spalle. Soprattutto nel fare cose che lo
riguardano.)
Problema: Gojyo si era (Mmh!) arrabbiato di brutto (Regola
n.9: Sanzo “non si rende conto di…”. Prendila con filosofia.), e la semplice
voglia di prenderlo a calci, che periodicamente veniva a tutti e tre, si era
trasformata in una palpabile, maligna e quasi perversa sete di vendetta. Goku si
ricordava bene la sensazione di sedere vicino ad una densa nube nera.
(Questo
gli aveva, la sera stessa, fornito il pretesto per applicare la Regola n.10:
Appena ne hai l’occasione, fargliele pagare tutte. In modo che non possa
ritorcersi contro di te, ovviamente.)
Intanto Sanzo si era messo a fare il gatto
, cosa abbastanza strana, ma per lui ennesima prova dell’infantilismo del
suo carattere (dal Dizionario di Goku. “Fare il gatto: raggomitolarsi con aria
paurosa e offesa, tenere una faccia cattiva e tremare fino alla punta delle
orecchie”.).
Tremando nella sua
alterigia. Goku ridacchiò. Questa se
la doveva segnare.
Tornò serio e iniziò ad elencare tutte le nuove cose che
doveva annotare nella sua tabellina “Comportamenti insensati di Sanzo”. Ansia
crescente, tic vari, occhiatacce dirette a Gojyo di nascosto, passo svelto e
rigido, accentuato menefreghismo, insolita silenziosità stizzosa, mancato uso
dell’harisen. A suo modestissimo parere, tutti segni di senso di
colpa.
(Apriti cielo!) Quasi gli scivolò il gomito dal tavolo. (Gojyo aveva
forse rovesciato il postulato della Regola n.9? La risposta a questa domanda
probabilmente era nei “riguardi-o-natura” del parto mentale di Gojyo, e quindi
non lo voleva sapere. Per il momento. La scoperta del
secolo!)
“Quindi.”
Sospirò per la fatica della sua analisi.
“Gojyo è
salito da Sanzo. Grazie a me, che, sprezzante del pericolo di una ritorsione
(sono un eroe, lo so), ho permesso il loro incontro, hanno fatto, come dire? Mh.
Pace? Mmh. Problema: era una cosa grave come mostravano i sintomi? Allora come
sono sopravvissuti una notte insieme? Oppure avevano esagerato? Oppure Sanzo si
è fatto perdonare (doppio mmh…), oppure Gojyo è troppo buono?
Gojyo è
troppo buono, sì.
”
Successivamente, tre giorni di
preoccupante calma piatta. Sanzo era stato fin troppo tranquillo, silenzioso e
fermo, Gojyo aveva rotto i (MMH!!) scatole molto meno del
solito, e non lo aveva stuzzicato troppo (niente furti di cibo, pedate in testa,
“Scimmietta-di-qui, scimmietta-di-lì”…). “Però ogni tanto sorrideva in modo
davvero irritante. Temo mi toccherà indagare sui “riguardi-o-natura”.
”
Poi! Il colmo quella stessa mattina: Gojyo coll’espressione
da eroe depresso e il sorrisino tirato in faccia! Cosa (MH!
)
cavolo avevano combinato ancora?!
Cosa aveva combinato
Sanzo . Perché era
colpa sua, ci avrebbe scommesso la merenda che era così.
E lui che aveva
sperato, aveva sperato…
Già. Cosa? Che si neutralizzassero a vicenda? (“Niente
pensieri negativi, Goku, niente pensieri negativi, su! Inspira, espira. Ecco.
Prima che quel coso carino che porti in testa si crepi…
”)
Beh.
Che uscissero dalla crisi, almeno. Sì, insomma. Se il “riguardi-o-natura” che
aveva subodorato era giusto, magari avrebbe addirittura potuto passargli.
Ma no!, ma loro, LUI non può certo
farsela passare! Che voglia di prendergli la testa e sbattergliela contro il
muro, che voglia di… (“Niente pensieri negativi, Goku. Inspira, espira. Sono
un bravo ragazzo – inspira. Sono la creatura più dolce del mondo – espira.
Raggiungi il tuo baricentro e mantienilo. Auhm…
”)
Goku si coprì la fronte colle mani. Iniziava a venirgli mal di
testa. Si prese due minuti per riprendersi e pregò che non passasse Sanzo
proprio in quel momento di debolezza.
Si rilassò.
“Quindi.”
“Quindi
cosa? Devo muovermi io? Beh, quando è Gojyo a fare cazzaMMMMMMMH!!
combinare casini, dicevo. Kami, ho bisogno di qualcosa per lo stomaco. Allora.
Se è Gojyo a PUNTO, interviene Hakkai, quindi, visto che è Sanzo ad aver PUNTO,
immagino tocchi a me.
”
Goku rimase due minuti catatonico a fissare la parete del
locale.
Si riscosse,
si alzò lentamente, sospirò. “D’accordo, se questa è la mia missione… Ma me
la pagherà, oh, se me la pagherà…”
-Gojyo, ciao!- gli saltellò incontro
sorridendo.
Lui trasalì. Era seduto su delle casse, nel retro della locanda.
Lo guardò sbattendo le palpebre. – … Ciao?-
Si sedette accanto a lui, che
quasi si fece da parte.
Goku sospirò e alzò lo sguardo al cielo. –Che bella
giornata, eh? Il cielo azzurro, le nuvolette bianche e vaporose come agnellini…
purtroppo non si cuoceranno al sole, altrimenti non avremmo problemi di
approvvigionamento, giusto?-
Gojyo sbatté ancora le palpebre. –Come?-
Goku
sorrise di più. Si maledì, aveva usato una parola con più di cinque sillabe. La
sua tattica della brava scimmietta poteva rovinarsi già dall’inizio. –Oh,
niente. Dicevo che ho fame.-
-Ah.- Gojyo tornò alla sua espressione desolata
e al suo sorrisetto da martire. Si voltò. Aveva una sigaretta tra le dita e
sfumacchiava svogliatamente.
Goku attese. Gli tirò una manica. –Ehi? È
successo qualcosa?-
-Mh?- Gojyo si voltò. Sembrava un cane bastonato.
Goku
pensò se non fosse meglio procurarsi un costume da ballerina di cancan e
improvvisargli uno spettacolino per tirargli su il morale. Con ruote e spaccate
non se la cavava male. E Hakkai gli avrebbe dato una mano colle luci e gli
effetti speciali.
Gojyo scosse la testa e si sforzò di sorridere. –No, cosa
ti viene in mente?-
Goku sospirò. La tattica dell’ingenuo iniziava a stargli
stretta. Sperò che il suo sorriso non sembrasse troppo condiscendente. –Gojyo…
Sanzo…-
-Hakkai e Goku, sì, siamo noi.- Cercò di scherzare.
Goku respirò
profondamente. –Fino a quattro so contare, che bravo, eh… Dicevo. Sanzo è,
passami il termine, una testa di cavolo. Te lo ricordi?-
Gojyo gli mise una
mano sulla fronte. –Stai bene? Sei quello vero o una copia uscita
male?-
“Hakkai, vieni a salvarlo o gli stacco la testa a
morsi. ” –Segui un
attimo il mio discorso, ti va?-
Gojyo tornò serio. Scosse la cenere dalla
sigaretta e annuì.
-Bene. Ripartiamo dall’inizio. Sanzo ha quel piccolo
difetto. Tutti lo sappiamo e tutti ci conviviamo. Ti sembra il caso di farti
rovinare la giornata o qualcos’altro da questo?-
-Beh, Goku…- Gojyo sembrò in
imbarazzo. –Non è proprio questo il prob…. Cioè.- Si riscosse. –Guarda che io
non mi sto proprio facendo rovinare la giornata da nessuno.-
Goku strinse gli
occhi. Dov’era Hakkai quando serviva? –Ok, mettiamo che c’è un tizio che si sta
rodendo il fegato per qualche motivo che centra con Sanzo. Centra con Sanzo
perché lui è il migliore a far rodere fegati alla gente, ovviamente. D’accordo?
Io direi a questo tizio che non ne vale la pena, di star male per Sanzo, perché
lui quel difetto non lo perderà mai. E se mi è concesso, gli darei anche un
consiglio: vada avanti con quello che vuole fare, che Sanzo lo voglia o no,
perché è l’unico metodo che possa funzionare, e che Sanzo si adeguerà, prima o
poi.- Era sceso dalle casse per la foga.
Gojyo lo guardava
stranito.
Gesticolò. –Sei d’accordo?-
-Non ti ho seguito.-
Goku rimase
bloccato. Poi tremò.
In quel momento si avvicinò qualcuno. –Ragazzi, che
state facendo? Dobbiamo partire.-
Goku si girò e gli corse incontro.
–Hakkai…- mugolò disperato mentre lo abbracciava.
-Goku…? Che
succede?-
Strofinò la faccia contro la sua spalla.
Gojyo rispose:-Non sta
bene, eh… forse ha fatto indigestione.-
Hakkai non sapeva se fare conversazione o
no.
Cioè, guidare in santa pace era il suo sogno, come per Jeep non essere
sforacchiato da proiettili, però… che inquietudine.
Sanzo iniziava a
spaventarlo. Già da prima di partire, quando lui e Gojyo avevano girato in tondo
come leoni che si affrontano, ma con la faccia del tutto inespressiva il primo e
forse un po’ troppo gentile il secondo. Quando Gojyo gli aveva preso i bagagli
per caricarli, visto che Sanzo se li caricava da sé solo se aveva il bisogno di
scaraventare qualcosa, gli era stato un po’ troppo vicino per un momento e poi
si era allontanato, come se lo stesse studiando. Gojyo aveva fatto finta di
niente. Anche lui non gliela raccontava giusta.
Durante il viaggio e la
piccola sosta per il pranzo, era stato tutto un “Hai bisogno…?”, “Sì, scusa” con
tutti, mentre Sanzo lo guardava storto e non gli rivolgeva parola.
E ora
Sanzo… ogni tanto guardava nello specchietto di nascosto, come faceva da un po’,
ma con una cosa strana. La sua espressione altera pian piano mutava, si
imbronciavano le labbra e si corrugavano le sopracciglia, fino a farlo sembrare
un bambino capriccioso. Poi si riscuoteva, riprendeva la sua espressione
normale, ma la storia ricominciava.
Gli sembrava pure che respirasse
male.
Era preoccupante.
Non aveva neanche un bel colorito. Era proprio
color straccio. Non aveva mangiato a colazione, né a pranzo. Forse era un
problema di stomaco.
Goku.
L’associazione era spontanea.
Gli aveva
assicurato che non era indigestione. Anche se gli era venuta un po’ di
acidità.
Quella piccola crisi mattutina di sconforto si era conclusa quando,
dopo aver ascoltato i suoi brontolii sconnessi di cui aveva capito solo
“incompreso”, “inutile”, “loro”, “ma perché io”, “non ascolta neanche”, gli
aveva accarezzato la testa e risposto che sì, succede sempre così, soprattutto
alle persone che arrivano al succo delle cose prima degli altri.
Lui lo aveva
guardato con gli occhi luccicanti di gratitudine, gli aveva stretto le mani tra
le sue e se l’era portate alla fronte. L’aveva ringraziato, di cuore. Poi gli
aveva chiesto dell’aspirina.
Ora dormiva, steso dalla dose per adulti di
acido acetilsalicilico.
Avrebbe dovuto parlare anche con lui.
Prima era il
turno di Gojyo. Che così tranquillo, gentile e disponibile sembrava… sembrava…
Hakkai rabbrividì. Sembrava lui.
Il giorno dopo quel discorso infuocato
sull’amore.
Hakkai aveva pensato: “Non andrà a dichiararsi a
qualcuno…?
”.
No, perché, a parte gli scherzi… Da come ultimamente correva
dietro alle gonnelle di Sanzo… O magari voleva farsi monaco.
Hakkai sbuffò
dal naso nel trattenere una risatina. Sanzo gli lanciò un’occhiataccia e si
rimise la faccia altera dopo un quarto d’ora di broncio. Come se ormai potesse
ingannare qualcuno.
Tornando a Gojyo. Povero ragazzo. D’altronde, capita.
Forse sarebbe stato addirittura più sano, mentalmente parlando, che andarsene a
letto con tante donne. Sì, insomma. Quello era da trauma infantile.
L’altro
era solo da prendere con un po’ di filosofia.
E gli sembrava che l’avesse pure
presa bene. Gli sembrava che l’avesse presa bene anche Sanzo. Poi… chi sa?
Quei due erano gente complicata. Anche se sapeva di non poter
predicare.
Goku aveva ragione a essere così scorato.
Probabilmente, loro
l’avrebbero considerato una fortuna, in mezzo a tutto quell’impazzire del mondo,
quello che stava capitando a Sanzo e Gojyo. Ma il pane spesso l’ha chi non ha i
denti. Leggi: Sanzo.
E un po’ si sentiva anche arrabbiato con lui. Perché va
bene avere pazienza di fronte ai suoi problemi relazionali… ma ad una certa età
bisognerebbe sapersi…
-Oh oh…-
-Che… c’è?- Chiese Goku
sbadigliando.
-Qualche suicida in vista.-
-Oh, bene… mi devo sfogare.-
Goku si mise in posizione e si strofinò le mani, con un brillio un po’ cattivo
negli occhi.
Gojyo aveva alzato la testa dal suo rimuginare silenzioso. Aveva
l’espressione tormentata per tutte le sue ragioni e non fece una piega davanti
al polverone dei demoni, né per la sterzata violenta di Jeep. Sanzo fece una
smorfia, come se gli fosse venuta la nausea.
Poi Hakkai smise di stare
attento agli altri e saltò giù dalla macchina.
Goku si abbatté su di loro come una tempesta
violenta, prima che avessero il tempo per sillabare anche solo
“Sanzo”.
Probabilmente alcuni di loro finirono all’altro mondo prima di
capire che avevano trovato chi stavano cercando.
Hakkai era pronto ad
attaccare, ma rimase un momento sconcertato davanti alla sua furia. Si riprese
subito e gli diede manforte.
Gojyo scese, stirò le braccia e guardò Sanzo,
ancora seduto colla testa china e la fronte aggrottata.
-Hai
bisogno…-
-No.- Alzò il viso verso l’orda di demoni. Scese anche lui, così
Jeep poté trasformarsi.
Subito qualcuno lo indicò e un gruppo folto si
diresse verso di lui. Non arrivarono oltre la portata della Shakujyo. Sanzo
rimase impassibile. Non lo raggiunse uno schizzo di sangue.
Gojyo lo fissò
ancora, finché non dovette per forza combattere e lo lasciò indietro. Hakkai lo
salutò con un “era ora”.
Lo controllò nel riflesso della lama, poi in quello
del sangue, quando fu sporca. Si muoveva piano, la pistola faceva il suo dovere,
ma lui sembrava distratto, goffo. Imprecò a denti stretti. Come se non gliene
fregasse nulla di essere ferito!
Si distrasse, fu colpito. Hakkai gli gridò
qualcosa che non sentì.
Rotolò per terra, schivando artigliate, poi riuscì a
rialzarsi. Scosse la testa per far smettere un fischio delle orecchie. Guardò
ancora Sanzo, incrociò il suo sguardo. Alzò l’alabarda sopra la testa e le
catene saettarono a circondarlo, prima che i demoni lo raggiungessero. Voleva
urlargli di svegliarsi, lui alzò la pistola e gliela puntò contro. Si girò, le
lame si ritirarono col suo movimento e trovarono qualcun altro da uccidere. Il
proiettile argentato gli passò ad un soffio dal petto e si conficcò nella carne
di un demone, purificandolo.
Goku gridò: -Avete finito di ballare, voi
due?-.
Hakkai ripulì la strada degli ultimi con un colpo
di ki.
Si girò verso di lui e gli fissò il labbro. Gojyo si passò la mano
all’angolo della bocca e la vide sporca di sangue.
-Non è niente.- gli
disse.
Lui annuì. Alzò lo sguardo verso Jeep, che al suo cenno si
ritrasformò.
Tornarono da lui. Sanzo lo raggiunse per primo, ma non salì
subito e rimase appoggiato alla portiera.
Goku gli si avvicinò invece di
salire. –Tutto a posto?-
Fissava il terreno, chino in avanti.
Il respiro gli rimbombava nelle orecchie, col battito accelerato del cuore. Sbatté le palpebre. Lentamente. Dischiuse le labbra secche e la saliva che gli si accumulava in bocca le bagnò agli angoli. Cercò di deglutire, ma non riusciva. Gli mancava il terreno sotto ai piedi. Sentì i muscoli tremare. Si contrasse qualcosa, sotto, mentre la gola si aprì.
Goku gli stava per posare una mano sulla spalla, quando lui ebbe il primo conato. Fece un rumore profondo, ma era solo schiuma bianca, quasi come quello dei bambini. Poi ne ebbe un altro. Sanzo vomitò dell’acqua e si interruppe con un singhiozzo, respirando. Cercò di reggersi, ma riuscì solo a cadere dritto sulle ginocchia. Lo stomaco si contrasse ancora, senza che salisse nulla. Poi, coll’ultimo, quasi doloroso, rigettò ancora e l’odore forte della bile gli arrivò con una zaffata al naso.
Gli altri tre si mossero silenziosi ed efficienti.
Goku lo cinse con delicatezza sotto le ascelle. Gli sollevò la fronte e quando
fu sicuro che aveva smesso, gli tirò indietro la testa contro la propria spalla
e lo spostò dalla portiera che Hakkai, salito in macchina, gli aprì. Poi Gojyo
li aiutò a metterlo seduto. Si tolse dalla tasca il fazzoletto che teneva per
tamponarsi i tagli, ancora pulito, e glielo passò sulle labbra. Sanzo aprì gli
occhi e lo guardò un po’ stordito e un po’ innervosito. Glielo diede in mano,
abbozzando un sorriso, e andò al suo posto.
Hakkai mise in moto.
Sanzo
reclinò la testa e gemette a bassa voce.
-Lo aiuti tu a salire?- Mormorò Hakkai colla testa
china verso Gojyo.
Non abbastanza piano. –Stronzate.- ansimò lui facendo
forza sulla portiera per tirarsi su dal sedile. –Non sono mica
moribondo.-
-Beh, guarda in faccia la realtà, non ti reggi in piedi.- Goku
ovviamente si era messo a distanza di sicurezza, prima di parlare.
Sanzo si
girò di scatto verso di lui e lo indicò col dito con tanto di occhiataccia da
“facciamo i conti dopo”.
Lui alzò le spalle e si diede una mossa a sparire
dentro la locanda del giorno.
Sanzo aprì la portiera e scese da Jeep, che
finalmente poté tornare normale.
Camminava guardando per terra, aveva gli
occhi lucidi e la faccia smorta. Si era passato la mano sulla faccia e in testa,
e non si era più sistemato i capelli della frangia. Era sudato e tremava
impercettibilmente.
-Sanzo…-
Lui voltò appena lo sguardo verso Hakkai.
–Smettila. Ho solo vomitato.-
-Va bene…- sospirò. –Fa quel che
vuoi.-
Entrarono tutti e tre insieme.
Hakkai salì a passo svelto le scale,
le camere erano già state prenotate.
Sanzo camminava lentamente e Gojyo non
voleva lasciarlo indietro. Quando lui si fermò appoggiandosi al muro e si portò
la mano alla fronte, per istinto allungò la mano verso la sua spalla e si fermò
un momento prima di toccarlo.
Come se lo avesse sentito, Sanzo lo guardò.
Cogli occhi lucidi e piccoli e le labbra socchiuse, sembrava quasi un’altra
persona, e Gojyo si sentì rimescolare le interiora dal desiderio di
abbracciarlo. Sanzo chiuse la bocca e attese. Quando lui mosse il braccio, prima
che si potesse capire se lo stava allungando o abbassando, gli mise la mano
sulla spalla e Gojyo, qualunque cosa stesse per fare, lo afferrò in vita subito
dopo.
Sanzo si lasciò sostenere e dopo un po’ iniziò ad appoggiarsi, finché
non gli poggiò la testa contro la mandibola.
-Siamo arrivati, eh…- gli disse.
Poco dopo si fermarono davanti ad una porta e Gojyo cercò una chiave nel
taschino. Sanzo chiuse gli occhi e non vide che ne aveva due in mano e che
sceglieva la giusta. Li riaprì quando entrò e si staccò da lui. Vide il letto
singolo.
-Tu dove dormi…?-
-Oh, un paio di stanze più in là.- Alzò le
spalle.
Sanzo lo guardò colla coda dell’occhio e non fece domande. Rimase
fermo dov’era, perché sentì che il suo stomaco non aveva finito.
-Cazzo…-
mormorò, portandosi la mano alla bocca. Cercò a tentoni la maniglia della porta
del bagno ed entrò barcollando, di fretta.
Gojyo sospirò e cercò di non
ascoltare i rumori strozzati che venivano da lì, prima di farsi venire un conato
per simpatia.
Mise per terra le borse di Sanzo, ne aprì una e cercò il suo
spazzolino e il suo dentifricio.
Glieli portò quando lo sentì tirare l’acqua.
Sanzo lo ringraziò con cenno.
Uscì dal bagno e aspettò che lui finisse. Non
voleva vederlo in quello stato. Così vulnerabile. Gli faceva venire voglia di
prendersi cura di lui, e non per gentilezza o per amicizia.
“Kami, perché…?
” Si chiese premendosi le mani sul volto.
Sanzo uscì.
Colla bocca pulita stava già meglio,
ma gli bruciava la gola per quello che aveva rimesso.
Gojyo lo guardava. –Hai
bisogno di qualcosa?-
Esitò, poi annuì. Gli andò vicino. –Aiutami a
spogliarmi.- mormorò quasi senza voce.
L’espressione sul suo viso non cambiò.
Si diede da fare, arrotolò il sutra e lo posò sul letto, gli slacciò gli
ornamenti della veste e glieli tolse, rapido come uno che è abituato a
spogliare. Gli diede una mano a togliersi la tonaca, che era la cosa più
pesante.
Sanzo rimase in maglietta e jeans e rabbrividì.
Gojyo si fermò.
–Da quand’è che ti senti male?- chiese per curiosità.
-Da ieri
notte.-
-Mmh. Nessuno ti ha detto di coprirti e non prendere freddo, vero?-
disse con un filo di rimprovero nella voce.
Sanzo si girò e sfilò la maglia
dai pantaloni. –Non è per il freddo.-
-No? Per cosa? …Aspetta!-
Sanzo se
la stava già togliendo e sotto non aveva nulla. Gojyo scosse la testa, allibito,
riprese in mano la borsa e tirò fuori una maglia colle maniche lunghe.
-Ma
non hai senso della salute, tu?-
Sanzo buttò la maglia sul letto e prese
quella che lui gli porgeva. La mise, si sedette e iniziò a slacciarsi gli
stivali, mentre lui cercava dei pantaloni da dargli per la notte.
-Volevo
fare la doccia, prima di cambiarmi.-
-La doccia la farai dopo, o domani.
Quando ti senti meglio. Ah, mi sembra di parlare con un bambino.-
Gojyo
scosse la testa e gli buttò i pantaloni. Sanzo non rispose. Quando li ebbe
indossati, gli chiese dei calzini. Gojyo gli buttò anche quelli.
Iniziò a spostare le cose dal letto e incastrò il
sutra tra il materasso e il mobile.
Gojyo incrociò e disincrociò le braccia.
–Vuoi mangiare? Qualcosa di caldo e leggero ti potrebbe far bene.-
-Non ne ho
voglia ora.- Alzò le coperte e si sdraiò. Sotto di esse si raggomitolò e tremò.
Aveva ancora i crampi, ma niente conati.
-Non ora, ma… penso che Hakkai
passerà o ti farà portare qualcosa.-
-E allora vedo quando arriva.- Si tirò
le coperte fino al naso, si rigirò un paio di volte.
Gojyo non si mosse per
un minuto. Poi sospirò e si girò. –Vado.-
Sanzo tirò fuori la testa.
–Dove?-
-In camera mia.-
-A fare?-
Gojyo era già sulla porta, lo guardò
esasperato. –A cambiarmi, non posso? Sono sporco di sangue e terra, mi dà
fastidio.-
-Mmh.- Sanzo si imbronciò di nuovo e tornò sotto le
coperte.
Gojyo sospirò ancora. –Ciao.-
Uscì.
Mezzora dopo era con Hakkai nella sala da pranzo
ancora semivuota. Si erano lavati e cambiati entrambi. Non avevano
un’espressione molto allegra.
Dopo che lui gli aveva detto che con Sanzo
c’era Goku, non avevano più parlato.
Gojyo era abbastanza depresso, e Hakkai
non voleva rischiare di rigirare coltelli in piaghe che non conosceva.
Praticamente stavano da venti minuti zitti l’uno davanti all’altro guardando il
muro.
Per fortuna scese Goku. –Ehi.-, salutò. Poi si rivolse a Gojyo. -Il
Maledetto Stupido sei tu, vero? Beh, il capo ti vuole su. Occhio che è… uhm… un
tantino arrabbiato.-
-Arrabbiato come?-
-Oh, non preoccuparti, non ha
scarpe o altre armi improprie a portata di mano.-
Hakkai gli rivolse uno
sguardo confuso. –Perché, posso chiederlo?-
-Mhmh. Gli ho buttato via le
sigarette.-
Strabuzzarono gli occhi e chiesero insieme:- Cosa?-
-Le
sigarette. Almeno mentre è malato se le scorda. Scusate, già è ansioso… meglio
che ci dia un taglio ora che gli prende lo stomaco, prima che passi più in alto,
no?-
Scrollò le spalle, come se fosse la cosa più normale del mondo. Si
sedette, sbuffando. –Mmh, quand’è che si mangia? Prima mi era passata la fame,
con lui che vomitava dappertutto, ma ora…-
Gli altri due fecero una
smorfia.
Lui se ne accorse. –Mamma mia, quanto siete schizzinosi.- incrociò
braccia e gambe. –Comunque è meglio che tu salga.-
Chiuse con delicatezza la porta.
Sanzo gli dava le
spalle.
-Hai impiegato molto tempo a cambiarti.- lo sentì gracchiare a bassa
voce.
-Beh…- si trovò in difficoltà. –C’era qui Goku.-
-Non. Lo.
Nominare.-
Sorrise. Si staccò dalla porta, gli si avvicinò.
Sanzo si girò.
Aveva ancora gli occhi lucidi, ma ora le sue guance erano rosse di caldo. Gojyo
avvertì forte la voglia di sentire se era sudato, se aveva le mani fredde.
Si
spostò verso il bordo, così gli fece spazio per sedersi. Gojyo accolse l’invito
silenzioso, ma provò un senso di disagio. Aveva cercato di evitarlo tutto il
giorno, ora lui gli chiedeva di stargli vicino. A costo di fare la figura dello
stronzo egoista, avrebbe preferito rintanarsi nella sua stanza a darsi dello
sfigato coglione e magari farsi anche una sega.
Sanzo lo guardava. Non
riusciva a cogliere niente nei suoi occhi a parte… come aveva detto Goku?
Ansia.
Però, ora che gli era vicino, sembrò iniziare ad attenuarsi. La sua
espressione si rilassò, chiuse gli occhi.
Come se lo avesse chiamato per
farsi guardare mentre dormiva.
Si mosse, fece per alzarsi.
-Stai qui.- gli
ordinò con un mormorio.
-Senti, Sanzo… Fra un po’ è ora di cena.
Scendo.-
Corrugò la fronte. -È colpa tua. Dovevi venire prima.-
Gojyo
piegò le labbra. –Non avevo intenzione di tornare qui.-
Sanzo aprì gli occhi.
–Perché?- la sua voce era così roca che Gojyo gli lesse le labbra, più che
sentirlo.
Pensò ad un milione di perché. Il primo che gli venne in
mente era “vaffanculo
”. Non disse nulla.
-Ah.- si fece sfuggire. Si voltò di nuovo.
-…Ho capito. Non pensavo che ti saresti stancato così presto.-
concluse.
Gojyo gli spostò un ciuffo di capelli dietro le orecchie con
l’intenzione di negare, di difendersi. Lui si scostò bruscamente. –Cominciavo a
pensare fossi diventato meno volubile.-
-Volubile!- Gojyo si sentì irritato dal suo
tono di voce nervoso e acido. –Sì, mi sono stancato, Sanzo.- ribatté e si alzò
in piedi. –Mi sono stancato
. Rinuncio.-
Sanzo si mise seduto. Aveva
uno sguardo quasi allucinato. –Rinunci? A tutte quelle belle parole? Bene.-
-Rinuncio a starti dietro, parole o meno. Sarai
contento.-
-Contentissimo. Sempre contento di sapere che avevo
ragione!-
-Tu NON hai ragione, cazzo! Sono stufo di sentirti sparare cazzate
del genere, tu non capisci niente!- sbottò. –E sono stufo di farmi prendere in
giro da te e di fare la figura del coglione!-
Sanzo aveva la mascella stretta
da sbiancare in viso e tremava di rabbia e di qualcos’altro. –Quindi volevi che
la facessi io? …Accontentato, l’ho fatta oggi, che sono stato qui come un
cretino ad aspettarti! Allora vattene!- Si alzò, Gojyo lo vide barcollare verso
di sé, invece raggiunse il cestino ch’era vicino alla porta, s’inginocchiò per
terra e si accorse, prendendo il pacchetto di sigarette accartocciato, che Goku
non era stato così stupido da lasciarglielo lì pieno.
-Merda!- Gridò. Gettò
il pacchetto dentro il cestino, gli diede un pugno e si lasciò cadere seduto. –Merda,
bastardo, maledetto bastardo!-
Si portò i pugni chiusi alla fronte,
tremendo, e ricominciò a inveire sibilando tra i denti.
Gojyo vide la sua
schiena sussultare, interrompendo le sue parole, e si spaventò quando il suo
tono divenne più acuto e stridente, il suo respiro un ansito interrotto da
singhiozzi e si rese conto che stava piangendo.
Lo raggiunse in fretta,
s’inginocchiò dietro di lui, terrorizzato ed incapace e gli posò le mani sulle
spalle.
-Vattene!- ringhiò scuotendo le spalle. –Lasciami, stronzo!- Gojyo lo
tirò indietro, contro il proprio petto. –Sei uno stronzo! Sei uno stronzo!-
urlava istericamente. -Perché me l’hai detto? PERCHE’ ME L’HAI DETTO?-
Lo
abbracciò e Sanzo non fece resistenza, gli si abbandonò contro. Solo le braccia
rimasero rigide, strette al petto. Piangeva cogli occhi serrati e i denti
scoperti, il capo scosso. Gojyo gli prese la fronte e si appoggiò la sua testa
sulla spalla.
–Perché me l’hai detto…- ripeté piano, balbettando. –Stronzo,
perché…? Non potevi… stancarti prima?- concluse colla voce che sembrava un
guaito.
Gojyo gli prese le braccia
ormai inermi e se le mise sulle spalle spostandosi per abbracciarlo meglio. Il
suo cuore batteva a mille. Gli accarezzò i capelli, senza sapere cosa fare per
calmarlo, a parte cullarlo. Si sentì inutile e in colpa. Non aveva capito che
dirgli Ti amo
lo avrebbe fatto
star male.
-A cosa ti serviva?-, continuava a mormorare tra i singhiozzi.
–Che cosa volevi?-
-Volevo solo che lo sapessi.- gli rispose. –Volevo…
speravo che lo accettassi.-
Sanzo non capiva e scuoteva la testa. Gojyo non
se la sentiva di impegnarsi in una spiegazione.
Spostò un braccio e Sanzo si
strinse istintivamente a lui per non essere lasciato. Lo infilò sotto le sue
ginocchia per sollevarlo e riportarlo a letto.
Sanzo non lo liberò subito.
Abbassò le braccia lentamente e le incrociò davanti al viso. Gojyo poté
ricoprirlo colle coperte.
Continuò ad accarezzargli i capelli, aspettando e
chiedendosi se fosse il caso di chiamare qualcuno, ma subito si rese conto che
Sanzo non avrebbe accettato che qualcun altro lo vedesse in quello
stato.
Mormorava qualcosa, impedendosi di parlare colle proprie stesse
braccia.
Gojyo gli prese i polsi e dopo poco Sanzo se li lasciò
spostare.
Il suo petto sussultava come se stesse ridendo troppo forte. Gojyo
gli accarezzò il viso, gli baciò la fronte sudata. –Sanzo…- lo chiamò.
Lui
prese fiato, ma non riuscì a parlare. Impiegò altri minuti per calmarsi
abbastanza, mentre Gojyo gli baciava la faccia, gli carezzava le guance, il
collo e la testa, lo chiamava piano.
-Ho avuto paura.- bisbigliò.
Gojyo
sentì le sue labbra muoversi contro lo zigomo mentre gli stava dando un bacio.
Si tirò su, lo fissò colla bocca socchiusa. –Hai avuto..-
-Paura.- deglutì. I
suoi occhi sotto le palpebre si muovevano veloci. –Oggi. Mentre. Mentre…
combattevamo.-
-…come? Perché…?- Gojyo gli prese il viso tra le mani e questa
volta gli baciò la bocca.
-Ho avuto paura di aver avuto paura… paura che…-
Scosse la testa. Un altro singhiozzo lo fece sobbalzare. Gli strinse le spalle
colle dita rigide. Gojyo lo baciò ancora.
-Io non ho mai avuto paura, da…
Gojyo, io non…- scosse la testa: il respiro spezzato e l’abitudine di non dire
mai quello che provava gli impedivano di finire una frase.
-Sì. Sì, Sanzo.-
Gojyo cercò di tranquillizzarlo, perché non si agitasse più come prima. Aveva
capito. Anche lui non si era lanciato nella mischia a cuor leggero. Ora c’era
qualcosa da perdere. E qualcuno.
Sanzo annuì. Cercò di fare un respiro
profondo, deglutì. Forse stava passando. Gojyo salì sul letto, in equilibrio su
una gamba. Gli alzò le braccia e si fece abbracciare.
-E…- Sanzo sembrò
volesse continuare, ma si zittì di nuovo. Poi smise di piangere. Deglutì, tirò
su col naso. Gojyo lo guardò e lui chiuse gli occhi.
-Dai… E cosa?- gli
sussurrò. Sanzo lo guardò di sfuggita e chiuse di nuovo gli occhi.
-… Ho avuto
paura prima. Quando… quando ho aperto la portiera. Quando ci siamo sdraiati
sulla sabbia. Quando mi hai preso per il braccio. Quando… hai iniziato a
spogliarti, quando mi hai buttato sul letto, quando mi hai… mi hai chiesto…
quando…- sospirò. La sua voce era un bisbiglio. –Ho avuto paura quando sei
rimasto da Hakkai. Ho avuto paura quando hai detto “noi”. Quando hai detto…
quella cosa. Ho avuto paura…- gli si spezzò ancora la voce, ma riuscì a
controllarsi. Gli sfuggirono due lacrime. – ieri notte, quando ti sei messo a
fare quel discorso strano. Ho avuto paura…- disse con una voce acuta –
stamattina, quando te ne sei andato. E poi oggi pomeriggio, e poi prima… Mi
sentivo morire
per la paura.- Lo abbracciò stretto, portandoselo vicino. Gojyo
lo sentì tremare, ma non poteva muoversi per ricambiare.
Poi finì davvero.
Sanzo si rilassò, smise di stringerlo, di tremare. Sospirò come se gli si fosse
tolto un peso dal petto. Gojyo si sollevò sulle braccia e guardò con sollievo il
suo volto rasserenato, in cui rimanevano solo il rossore degli occhi, il pallore
delle guance e la riga dritta in mezzo alle sopracciglia.
Sanzo rimaneva in
silenzio, respirando in profondità e il fiato vibrava solo poco. Gojyo gli diede
un bacio all’angolo dell’occhio e succhiò una lacrima rimasta lì, più calda
ancora del suo viso.
Aprì gli occhi, stanchi e confusi.
-Va meglio? È
passata?-
Sanzo lo fissò, poi annuì.
Sorrise. –Bene. Mi hai spaventato.
Ehi.- gli diede un buffetto sul mento. -È la prima volta che ti
capita?-
Sanzo annuì ancora, poi chiuse gli occhi come se avesse mal di
testa. –Io… scusa. Ho… ho un po’ di vuoto.-
Gojyo gli accarezzò la guancia,
preoccupato. –Non ti ricordi…?-
Scosse la testa. –Sì… No. Non so. Volevo una
sigaretta…-
-L’ultime cose che mi hai detto te le ricordi?-
Sanzo arrossì
e questo gli portò una nota di vita nel viso smorto. –Sì.- bisbigliò. –Me le
ricordo.-
Gojyo si mise seduto, lui gli fece un po’ di spazio. Lo guardò un
po’ colpevole, imbarazzato. –Senti… questo… rimane fra noi.-
-Sì, non
preoccuparti.-
Sanzo annuì e sospirò ancora. Sembrava che facesse fatica a
tenere gli occhi aperti, sembrava fosse stanchissimo.
Gojyo gli accarezzò la
fronte. –Anch’io ho avuto paura.- mormorò. Sanzo lo guardò. –Quando ti ho
baciato, la prima volta. E quando ho deciso di dirti che ti amo.- Stirò un
sorriso. –A me è andata peggio che a te, però.-
Sanzo non sapeva cosa
rispondere. Sentì qualcosa che gli pungeva dentro. Come… come un senso di colpa.
E lui aveva di nuovo detto…
-Ehi…- Gojyo si chinò su di lui, appoggiò gli
avambracci sul cuscino. –Ehi, Sanzo, ascoltami.- Gli infilò le mani nei capelli,
gli tenne ferma la testa. –La conosco la tua storia del “non avere legami”,
penso che la conosca mezzo mondo. Ma non ci ho mai creduto. Anche se non ho mai
creduto nell’amore. Ma non merito che tu mi dica che sono volubile perché… ho
capito di aver sbagliato. Sono volubile perché quattro giorni fa ero uno stupido
e pensavo essere immune, di… non volerlo
? Credi che io abbia mai detto ad una
donna d’amarla? Magari per… portarmela a letto?-
Sanzo rimase immobile ed
imbronciato. Gojyo scoprì di aver toccato un punto debole e accennò un sorriso.
–Cosa…? Hai pensato che fosse… una tattica? Per convincerti a fare l’amore? Ah!-
rise guardandogli gli occhi offesi. –“Se lo dici dopo è un cliché, se lo dici
prima ci stai provando.” Sempre la stessa storia.- si godette l’espressione di
Sanzo ancora un momento, poi tornò serio. –Tu la consideri una stronzata, e
qualche giorno fa l’avrei pensata come te, mentre mi torturavo senza capire cosa
mi faceva stare male.-
Sanzo non aprì bocca.
-Unh? Mi aspetto che tu dica
qualcosa tipo: “è normale che tu non capisca nulla, idiota”. O: “certo che ho pensato
significasse quello, sei stupido abbastanza per pensare che potesse
funzionare.-
Sanzo lo fulminò collo sguardo. Gojyo gli diede un bacio in
mezzo alla fronte. Rimase quasi a contatto colla sua pelle. –E ti risponderei
che sono talmente stupido da non avere neanche immaginato che tu potessi pensare
una cosa del genere, o che tu collegassi ogni cosa che dico al sesso. Che a
quanto pare è un argomento che ossessiona più te che me.-
Sanzo fece una
faccia da bambino arrabbiato. –Io non sono ossessionato da nulla del genere!
Tu..-
Gojyo scoppiò a ridere, reclinando un poco la testa
all’indietro. –Ok, ok, ammetto che stavo così tanto
pensando a scoparti, quando ho deciso di
dirti che ti amo, che non mi è neanche passato per la testa che per colpa del
sesso, invece di dirmi qualcosa molto semplice del tipo “io no” o simile, tu mi
mandassi a fanculo.-
-Non farò sesso con te.- borbottò.
Gojyo sorrise
quasi esasperato. Abbassò la testa e gli baciò la mascella. –Perché… prima di
tutto, perché no, poi dimmi cosa centra.- gli diede un altro bacio, poi alzò il
volto per guardarlo.
Sanzo fece una smorfia. –Perché non parliamo del fatto
che tu vuoi farlo a tutti i costi? Magari il problema è solo questo.-
Gojyo
ridacchiò. –Beh… se stai parlando di avere una relazione puramente platonica…
Sì, ho un problema. Ti dico sinceramente che non la sopporterei. Ma ti ricordo
che se avessi voluto farlo a tutti i costi l’avremmo fatto tre giorni fa, che tu
volessi o meno. Se si tratta di aspettare, aspetto.-
-Aspetta quanto
vuoi.-
Gojyo si sollevò abbastanza da poter prendere un’aria di
rimprovero.
-Ieri pomeriggio non mi sembravi così maldisposto.-
-Non tirare
fuori ieri e l’altra volta. È una cosa su cui non discuto.-
-Mi sembra che
dovremmo parlarne.-
-No. Non voglio parlane e non voglio farlo. È un discorso
inutile.-
-Ma cos’è che ti spaventa?!-
Sanzo diventò rosso. –Io non…- si
bloccò, chiuse la bocca e non ebbe il coraggio di concludere la frase. Si voltò
e si rabbuiò.
Gojyo dovette baciarlo.
-Non è paura… Non… mi piace…
e… Come può piacere a te?!-
Gojyo gli scompigliò i capelli. –Si vede che sono
cose che cambiano…- Ridacchiò. –Non chiedermi chimicamente che mi è successo…
però… Non ti è piaciuto, quello che ti ho fatto la volta scorsa, o quello
che abbiamo fatto ieri pomeriggio? Mmh? Se continuiamo a farlo, lo “schifo” ti
passa.- Gojyo lo baciò sulla bocca in modo da fargli schiudere le labbra, da
farlo sospirare.
Qualcuno bussò timidamente alla porta.
Sanzo trasalì.
-Mmh, questo dev’essere Hakkai…-
Gojyo gli diede un ultimo bacio, poi si alzò. Si sistemò i vestiti stropicciati
ed andò ad aprire, ma solo quel poco che gli serviva a mettere fuori la
faccia.
-Ciao. Sempre un tempismo perfetto.-
Hakkai
sorrise per scusarsi. –Ehm… tutto bene?-
-Sì, adesso sì.-
Hakkai lo
squadrò e dedusse di non averli disturbati in un momento troppo intimo. –Niente
cena? Goku si è stufato ed è sparito in cucina a prendersi gli avanzi del pranzo
come antipasto.-
-Beh. Io ho fame, ma… aspetta.-
Hakkai annuì, ma Gojyo
gli aveva già chiuso la porta in faccia.
Sanzo si era girato sul fianco e si era sollevato su
un gomito. Pur così stravolto, per lui aveva un’aria sensuale. Gojyo sorrise.
–Vuoi mangiare?-
Scosse la testa. –Ho lo stomaco chiuso.-
Gojyo annuì, si
girò e riaprì la porta.
-No, niente cena. Io sto qui, di’ pure a Goku che può
mangiare la mia parte.-
-E per te? Faccio metter via qualcosa?-
-…nh…No,
non preoccuparti.-
Hakkai annuì, poi gli venne in mente qualcos’altro. –E…-
si schiarì la voce. -se Goku volesse… dargli la buonanotte?-
Gojyo sbuffò e
sorrise. -Goku digiunerebbe piuttosto che andare da Sanzo sapendo che ci sono o
ci sono stato anch’io in stanza. E poi… è ancora arrabbiato per le
sigarette.-
-Già, le sigarette.-
Ci fu un momento di silenzio.
-Non
preoccuparti, se dovesse succedere qualcosa stasera potete venire a disturbare
senza problemi.-
Hakkai annuì ancora. Fece per salutarlo, ma poi chiese:-Come
mai hai voluto prendere una stanza a parte?-
Gojyo aprì la bocca, ma non
seppe cosa rispondere. –Beh… è…-
-Una domanda indiscreta, sì, scusa. Allora,
buonanotte.-
-Sì. A domani.-
Gojyo tornò da lui. Visto che c’era spazio, si sdraiò
davanti a lui e ricominciò a baciarlo. Dopo poco Gojyo già lo sovrastava col
busto e i baci si erano fatti più lunghi, più bagnati.
-Certo…- prese fiato.
–Che anche tu sai giocare le tue carte, quando vuoi evitare di
parlare.-
Sanzo gli strinse la maglia. –Se non vuoi, possiamo smettere e
salutarci.-
Gojyo fece roteare gli occhi e lo baciò di nuovo. Gli accarezzò
il collo, lo baciò sotto il manto. Sanzo era così stanco che si rilassò e lo
lasciò fare.
La sua pelle era un po’ salata di un sudore da malattia. Gojyo
lo abbracciò con un braccio e gli accarezzò la schiena sotto la coperta.
Sanzo strofinò il naso contro il suo collo e si azzardò a prendergli un po’ di
pelle tra le labbra, a dargli qualche bacio. Aveva una strana sensazione di
capogiro, che divenne spiacevole, e iniziò a mancargli l’aria.
Si tirò
indietro.
-Tutto bene?-Gojyo si sollevò per lasciarlo respirare. Sanzo scosse
piano la testa.
Gojyo aspettò, poi chiese:- Vuoi che resti qui,
stanotte?-
Sanzo aprì un occhio e annuì.
Gojyo pensò al minuscolo letto
che avrebbero dovuto condividere. –Ok. Sto io verso il muro, così se devi andare
in bagno…-
-Mhmh.- Sanzo rotolò dall’altra parte, costringendolo a scendere
dal letto, e chiuse gli occhi.
Gojyo rimase in silenzio per alcuni minuti,
mentre lui si faceva passare il capogiro.
-Ehm… posso scendere a fare uno
spuntino?-
-No.-
-Mh. E se aspetto quando dormi?-
Sanzo lo guardò con
un occhio solo, poi lo richiuse. –E sia. Ma fai veloce.-
Gojyo s’inginocchiò
davanti a lui e gli diede un bacio sulla fronte.
HOLAAAA!! Weeh! Tempo d'aggiornamento due mesi, ma capitolo lungo più del doppio!! E non è l'ultimo! (Noooo... Gh’la fò piö...)
Doumo:
Lain: Oh, che
onore! Mai ricevuto una recensione del genere! Frrr! L'aura negativa di Gojyo e
la stronzaggine di Sanzuccio-amore! Noto con piacere di aver trasmesso
esattamente quel che volevo trasmettere! E speriamo che sia compressibile anche
questo capitolo. Anche se Sanzo è comprensibile quanto Pascoli (Teh, ha proprio
gli stessi problemi!)…
(Cose cadute dal passato? È mia? Sì? Siete sicuri?
Mah… non è possibile! Regia, confermate? …Eh, sì è proprio mia…)
Drabble: Eheh… grazie… Ehi, spero che dopo due mesi e 7000 parole, la tua attesa si sia soddisfatta!
Pandora90: Beh, l’ho scritta, eh! (E bene, eh…! Gh, chi si canta le lodi da sé… stona sempre!)
HikaRygaoKA: Mamma mia, sempre di fretta! XD! Non correre troppo, eh! Altrimenti non arrivi alla fine di questo capitolo!
LittleBlueOwl: (La parte felina di Mele inizia ad impastare colle zampette artigliate) No, non credo che esista qualcosa di migliore di GojyoxSanzo. Stavo giusto pensando di noleggiare un aereoplanino e gettare sulle città volantini promotori di questa coppia. Chi ci sta?
Freehja: Ma no, ma povero Sanzo… lui ci rimane male davvero…! (…Sì, pensandoci bene, è davvero divertente! Non me n’ero resa conto!)
Naraku_74: Sì, sarebbe capace… però è stato uno stupido stronzo. Di' di no?!
Rosa_elefante:
(Mele si sfrega le mani) Bene, benissimo! Ci impiego un sacco per dare il
carattere giusto ad ogni personaggio, sono felicissima di riuscire a farlo
arrivare!
(E niente battute sul “sacco di tempo”)
E!
Voglio anticipare possibili critiche sul capitolo di oggi.
Ok, diciamo subito
che se ne arriva qualcuna prendo sassi da due chili e vi lapido (tsk! Colla
fatica che ho fatto). No, scherzo. Ma neanche tanto.
Prima di tutto perché è
stato difficile. Doveva essere superficiale la descrizione dal punto di vista di
Sanzo e più approfondita rispetto a Gojyo, ma era Sanzo che si sentiva male,
quindi dovevo prima sapere con esattezza come stava, prima di descrivere come
appariva.
Insomma, un casino.
Perché ho immaginato sarebbe successa la
crisi di Sanzo? Bah, sarà il genio che trabocca (Ok, vi presto i sassi e
prometto che non scappo). A parte gli scherzi. Abbiamo a che fare con un tizio
che ogni volta che piove si rinchiude in una stanza al buio a rimuginare. Peggio
c’è l’autismo. Se uno del genere si trova improvvisamente sconvolto (dal
sentimento per / da Gojyo in questo caso), non diventa un’ipotesi
probabile?
Mmh… questo è un tema che approfondirò.
Come approfondirò il
tema di Goku come “lettore” dei suoi compagni. Mi sono divertita un sacco a
scriverlo!
Ok, ora chiudo. A Marzo col
(ultimo?) prossimo capitolo. Ehi, l’ho già iniziato! Ma a Febbraio… la Grecia mi
aspetta! Oh, yeah!