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Autore: AmeliaRose    29/07/2015    7 recensioni
È passato un anno esatto dalla sconfitta del branco di Alpha e dalla partenza silenziosa da parte di Derek.
Stiles non si sarebbe mai aspettata un cambiamento così radicale della sua vita, cambiamento fatto di addii amari e amicizie ricucite nel dolore. Ma una visita inaspettata da parte di una vecchia conoscenza travolgerà nuovamente la sua vita e di quella dei suoi amici.
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Tratto dal ventiquattresimo capitolo:
[...] «Possiamo vederla?», domandò John in lacrime. Finalmente, ora che aveva il quadro completo della situazione, poteva fare quella fatidica domanda. Sapeva che se lei lo avesse portato a vederla subito non avrebbe ascoltato una minima parola uscire dalla sua bocca, sarebbe stato troppo occupato a guardare sua figlia, ad abbracciarla e baciarle la fronte. [...] Esme prese la maniglia della porta e guardò John negli occhi. «È pronto?», domandò dolcemente. «Si.», rispose, non stando più nella pelle nel rivedere finalmente, dopo tanto tempo, la sua amata figlia. [...]
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Genere: Commedia, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Isaac Lahey, Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Teen Wolf e tutti i suoi personaggi non sono di mia proprietà, tutti i diritti sono dei legittimi proprietari a cui ho venduto l'anima, il mio è solo un divertimento"

09. Nono Capitolo



 

Un potente ruggito echeggiò nel bosco nei pressi di casa Hale; l'Alpha aveva graffiato i tronchi attorno a sé con gli occhi illuminati di rosso. Peter se ne stava appoggiato su un albero a braccia conserte a guardare il nipote che si sfogava nella natura ringhiando e ululando. Il più anziano aveva perennemente un sorriso sulle labbra, ma preferì non proferire parola fino a quando Derek non si sarebbe calmato, dopotutto era un Omega ed era da stupidi intromettersi in una sfuriata da parte di un Alpha.
Derek si bloccò di colpo, gli artigli ancora visibili con incastrate tra le dita grossi pezzi di quercia ricoperti di muschio.
«Che hai da sorridere?» ringhiò l'Alpha con tono minaccioso.
Peter alzò le braccia come per dire “niente” e l'altro ricominciò a graffiare qualsiasi superficie su cui riuscisse a mettere gli artigli.
Aveva intuito che qualcosa non andava non appena Stiles rincasò, il suo odore era diverso, aveva qualcosa in più che l'accompagnava. E una volta ricordato a chi apparteneva quell'odore, i canini cominciarono a fuoriuscirgli dalla bocca e lui si avvicinò velocissimamente alla ragazza.
Stiles rimase immobile mentre Derek le annusava il collo, le toccava i capelli e ne annusava l'odore. Non disse nulla, l'odore già parlava per lei. Ringhiò molto e rumorosamente, Isaac si sentì in dovere di mettersi davanti a lei per proteggerla, perché temeva che perdesse la testa e le facesse del male. Era un po' improbabile, ma era sempre meglio prevenire che curare. Derek, una volta calmatosi, chiese gentilmente a Stiles quello che era successo, specificando che doveva dirgli tutto quello che si erano detti lei e Chris.
La ragazza obbedì, raccontò per filo e per segno quello che lui le aveva detto e quello che lei aveva risposto, disse che le aveva guardato il collo e si era avvicinato per annusarglielo.
E lì Derek perse la testa completamente, lasciò il soggiorno ringhiando e si precipitò nel bosco il più lontano possibile dal suo branco e da Stiles, se avesse sentito nuovamente l'odore di Chris avrebbe potuto commettere atti di cui poi si sarebbe pentito all'istante. Arrivato nel punto più lontano possibile dalla casa, cominciò a sfogarsi fino a quando suo zio Peter non venne a controllare la situazione.


«Ho detto a Stiles di andare a farsi una doccia e di mettere immediatamente i suoi vestiti in lavatrice» parlò, finalmente, Peter. «Le ho detto che per un Alpha era naturale comportarsi così quando un cacciatore si avvicina di molto a un membro di un branco» aggiunse.
Derek lo guardò per qualche secondo e annuì. Se fosse tornato a casa e avesse sentito nuovamente quell'odore, probabilmente l'avrebbe presa, spogliata e messa sotto la doccia pur di non sentirlo. Non voleva che quell'odore fosse su di lei, che la sporcasse.
«Chris le ha detto di controllare i libri sui lupi. Sai bene cosa vuole che lei sappia»

«Come ha fatto a scoprirlo? Se Scott non l'ha mai scoperto...»

«Chi ti dice che Scott non l'abbia mai scoperto?» lo interruppe lui.

«Scott non è intelligente» disse con un'alzata di spalle.

«Per uno che usa Allison per ogni password non posso che essere d'accordo, ma è un Alpha anche lui. E prima è stato un Beta del tuo branco. Passavate ogni giorno assieme a lei, lui poteva sentire il tuo odore quando lei era presente nella stanza» disse Peter guardandolo negli occhi. «Se ne sono accorti tutti, come ha fatto a non accorgersene? E se quella fosse solo una facciata? Sembrare uno stupido per celare una persona intelligente?»
Derek ululò letteralmente dal ridere.

«Lo sai che stiamo parlando di Scott McCall, vero?» chiese lui retorico.
Peter annuì.

«Ma la cosa che non capisco è come ha fatto a scoprire che lei è stata la prima a far parte del branco. Come ha fatto a sapere che ero ritornato in città?» chiese Derek, facendo schioccare la schiena dalla rabbia. Quel movimento, non sa bene il perché, lo calmava.

«Potrebbe essere stato Isaac? O i gemelli?» chiese Peter.
Derek ci pensò su parecchio: per Isaac Scott era il suo compagno dopotutto, poteva averlo informato che ora faceva parte del suo branco; i due gemelli erano una possibilità, si erano presentati all'improvviso chiedendogli di far parte del branco. Ma non aveva sentito odore di inganno.

«Non lo so» ammise Derek, sconfitto.

«Quali altri modi avrebbe avuto per scoprire tutto questo?» chiese guardando il nipote.
«Dubito che vi abbia pedinati, te ne saresti accorto. Così come te ne saresti accorto se avesse messo cimici attorno alla casa. L'incantesimo rivelatore non è scattato ed è impossibile che abbia fallito». Derek alzò un sopracciglio visibilmente confuso. «Ho fatto fare a Deaton un incantesimo aggiuntivo sulla casa, chiunque avesse sangue di cacciatore nelle vene non può varcare l'intero perimetro. L'ho testato personalmente, funziona» continuò lui con un sorriso. Derek preferì non scoprire con chi avesse testato quell'incantesimo e continuò la discussione.

«Quella conversazione non è stata fatta in casa mia» lo informò Derek.

«E dove?»

«A casa di Stiles» mormorò l'Alpha.
Peter lo guardò per qualche secondo prima di staccarsi dall'albero in cui si era appoggiato.

«È possibile che abbiano messo delle cimici per controllarla? Magari avevano sperato che tu tornassi e andassi da lei. Anche se non sapevano la verità su Stiles, sapevano che ci saresti andato per proporle di fare parte del branco» disse lui pensieroso.

«Prego? Come puoi dire che sapevano che sarei andato comunque da lei?» chiese infastidito. Non gli piaceva sapere che dei cacciatori potevano prevedere le sue future mosse. Se poi c'era in mezzo Stiles o un membro del suo branco era ancora peggio.

«Andiamo Derek, stiamo parlando di Stiles Stilinksi! È una ragazza molto intelligente, sbaglio o è lei quella che per noia una volta si è letta tutta l'enciclopedia soprannaturale? Per tipo tre volte?» chiese lui alzando gli occhi al cielo. «Qualsiasi Alpha l'avrebbe voluta nel proprio branco. Te l'ho mai detto che l'avevo intuito sin dal primo momento in cui la vidi, là in quel bosco assieme all'imbecille? Ed era lei quella che volevo mordere, non l'altro. Ma tutti facciamo errori evidentemente»
Derek ringhiò avvicinandosi come un fulmine a Peter e, prendendolo per la collotta, lo scaraventò addosso a un albero dall'altra parte della radura.
Peter si alzò malamente da terra e sospirò.
«Sei troppo permaloso, lasciatelo dire» mormorò lui massaggiandosi il collo.

«Non ci sono cimici a casa di Stiles, avrei sentito quel fastidioso ronzio» mormorò passandosi una mano fra i capelli.
Peter alzò le spalle in segno di resa.

«In ogni caso sanno. Se fossi in te cercherei di scoprire come diamine hanno fatto a scoprirlo» disse a gran voce. Peter superò il nipote e rincasò lasciandolo solo.



Era ormai giunto il crepuscolo e Stiles se ne stava comodamente sdraiata sul divano con il Mac sul ventre, i compiti erano già stati fatti e ora poteva navigare online in completa tranquillità.
«Posso copiare i tuoi compiti?» chiese Isaac, avvicinandosi a lei con i compiti ancora in bianco in mano.
Stiles lo guardò per qualche secondo prima di concentrarsi sullo schermo del computer.

«Assolutamente no! Non impareresti nulla così» lo rimproverò dolcemente.

«Io odio chimica» sbuffò lui.
Si sedette ai suoi piedi e sospirò sconfitto.
«Potresti almeno prestarmi i tuoi appunti?» chiese con un sorriso.

«E va bene, Isaac. Ma solo per questa volta» disse con un sospiro.
Isaac sorrise soddisfatto, le schioccò un bacio sulla guancia e prese il suo quaderno lasciato sul tavolino del soggiorno. Stiles scosse la testa e si concentrò nuovamente su un testo dove venivano descritti gli usi e costumi dei licantropi. Ma non riusciva a trovare nulla di nuovo.
Derek non era ancora tornato a casa, da quanto Peter si era lasciato sfuggire, l'Alpha era arrabbiatissimo con gli Argent. Tre ore prima mandò un messaggio a Jackson dicendogli che andava a farsi un giro per calmarsi e non aveva bisogno che nessuno di loro lo seguisse.
“Vuoi un consiglio? Leggiti qualche libro sui lupi, alla fine non sono così tanto diversi. Capirai perché temo per la tua vita”.
Stiles non faceva altro che pensare a quelle parole. Perché dirglielo? Poteva vantarsi di sapere ogni cosa sulla vita dei licantropi e lupi, usi e costumi annessi. O forse c'era qualcosa che effettivamente non sapeva? Era improbabile, aveva avuto il loro bestiario e se ci fosse stato qualcosa in più l'avrebbe ricordato.
Appoggiò il Mac sul tavolino e si alzò dal divano, entrò in cucina e guardò i suoi amici fare i compiti. Si andò a sedere vicino a Ethan e guardò Jackson seduto davanti a lei.
«Notizie di Derek?» chiese lei speranzosa.
Jackson scosse la testa senza degnarla di uno sguardo, troppo concentrato sulle risposte da dare nel compito.
La ragazza si appoggiò allo schienale della sedia e sospirò. Non le piaceva non avere notizie di Derek, non dopo l'ultima volta che era partito senza dirle niente. Senza farle sapere che stava bene. Rabbrividì ricordando quel periodo in cui si era resa conto che effettivamente Derek faceva parte della sua vita e che non voleva che se ne andasse via da lei e dal branco. Non amava quando le persone a cui più voleva bene se ne andavano così, all'improvviso, da un giorno all'altro. Odiava l'abbandono e le emozioni e il dolore che portava.
All'improvviso tutti i cellulari cominciarono a trillare, annunciando un nuovo messaggio nella casella della posta. Tutti presero il cellulare alla svelta e aprirono il messaggio; Connor gli aveva invitati alla sua festa che si sarebbe tenuta tra due settimane esatte, ad Halloween.

«Puntuale come un orologio svizzero» mormorò Jackson.

«Che intendi?» chiese Isaac mettendo via il cellulare.

«Connor fa la festa di Halloween ogni anno e spedisce gli inviti due settimane prima» spiegò con un alzata di spalle.
Stiles si alzò dalla sedia e prese la giacca di pelle dell'Alpha e la indossò. Doveva stare sola, lontana da tutti e pensare a quello che aveva detto Chris. Doveva ragionare in pace e stare in casa non le era d'aiuto.
«Dove pensi di andare?» chiese Jackson, guardandola.
Stiles ghignò.

«Devo chiederti il permesso per uscire?» chiese mettendosi le mani sui fianchi.

«Quando Derek non c'è sono io il capo qui e mi piacerebbe sapere dove vai»

«A fare un giro qua attorno. Non ti preoccupare, non uscirò dal perimetro di sicurezza»
Uscì di casa senza dargli la possibilità di replicare. Odiava non sapere. La faceva sentire vulnerabile, il branco lo sapeva. Camminò a passi spediti ed entrò nel bosco illuminato solo dai raggi lunari che riuscivano a penetrare tra le frasche degli alberi. La temperatura era calata di molti gradi e il vento freddo le faceva venire i brividi lungo la schiena, ma a lei non importava. Camminò senza meta fino a quando non si stancò, stando attenta alle radici che sbucavano dalla terra o dai sassi che man mano si facevano più grossi. Entrò in una piccola radura ricoperta dalle prime foglie autunnali cadute, scorreva persino un piccolo ruscello sulla cui superficie si potevano veder sbucare delle pietre lisce e bagnate. Stiles si andò a sedere su un masso a mezzo metro dalla sponda e guardò la luna argentea riflessa nell'acqua. Il gorgoglio dell'acqua cominciò a tranquillizzarla e lei iniziò a pensare a quello che Chris le aveva detto.  La sua frase era troppo generica, poteva intendere qualsiasi cosa e la possibilità di indovinare quello che voleva dire era difficile. Quando i primi versi dei gufi si fecero sentire nel buio della notte, prese il cellulare dalla tasca dei jeans. Non si era accorta che era in modalità “silenzioso” e che aveva perso svariate chiamate e messaggi. Non li guardò neanche e appoggiò il cellulare per terra, ai suoi piedi. Finché non usciva dal perimetro stabilito era a portata d'orecchio e sapevano che stava bene.
Sentì dei passi alle sue spalle e le foglie secche venire schiacciate sotto ai piedi. Non si voltò, sapeva bene chi era.

«Mi hanno detto che eri uscita a fare una passeggiata» disse Derek, da dietro le sue spalle.

«Si. Dovevo pensare»
Derek si sedette di fianco a lei, le loro spalle si potevano toccare e i loro odori mescolarsi in un unica fragranza. L'Alpha poteva sentire chiaramente il suo stato d'animo: era delusa. Ogni sentimento ed emozione hanno un odore diverso, ma uguale per tutti e un licantropo lo può sentire, lo può persino assaporare se è molto forte. La delusione per Derek, forse, è uno degli odori più brutti. È freddo, forte e rancido. La sua compagna provava così tanta delusione che ne poteva sentire il sapore in bocca.

«A cosa?» chiese.
Sapeva benissimo a cosa, ma forse parlarne le sarebbe stato d'aiuto.

«A quello che ha detto Chris»
“Ovviamente” pensò il ragazzo lupo.

«Uno dei compiti dei cacciatori è quello di fare prendere paura agli umani che fanno parte di un branco di licantropi. Sono dei bastardi, pur di farli allontanare da loro sarebbero capaci di ferirli sia fisicamente che psicologicamente».

«Non voleva solo farmi prendere paura, Derek. C'era qualcosa nel suo tono di voce che mi ha fatto capire che c'è qualcosa di ancora più terribile sotto» mormorò lei guardandolo negli occhi.

«Voleva solo farti prendere paura. Sa che sei importante per il branco e che se tu te ne andassi sarebbe una grave perdita. Sei la mente brillante del branco» la consolò.
Il che era vero alla fine.
«È per questo che sei delusa?»
Stiles lo guardò confusa per qualche secondo prima di alzare gli occhi al cielo.
Si alzò e strinse le braccia al petto.

«Per un attimo mi ero dimenticata del vostro radar capta-emozioni».
Derek sorrise.
«No, non è per questo» mormorò voltandosi verso il ruscello. Nascondendo il suo volto all'Alpha.

«E per cosa?» chiese lui, alzandosi e facendo qualche passo verso di lei.
C'erano momenti in cui, di notte per via della luna, era difficile controllare il suo lupo e la sua voglia di avere un contatto “pelle a pelle” con la sua compagna. Certo, anche il Derek umano lo voleva, ma non poteva e non voleva rischiare. È, però, sempre difficile stare lontani da chi si vuole veramente.

«Scott ti manda i suoi saluti», la sua voce era bassa e poteva sentire le lacrime salate che Stiles cercava di non far scendere sulle guance. «Non ha avuto neanche la premura di venirmelo dire di persona. Giuro che ho cercato di non pensare a lui, di eliminarlo dalla mia vita, ma non ci riesco. Lui è stato il mio unico migliore amico da quando ne ho memoria. Ho passato anni della mia esistenza con lui, a confidarci segreti, a fare progetti per il futuro e di immaginarci tra venti o trent'anni. E ora? Più nulla. Non riesco ad accettarlo».
La ragazza singhiozzò rumorosamente e, alla svelta, si mise le mani sulla bocca e premette forte per non far uscire più nessun suono.
Derek l'abbracciò da dietro e la strinse forte a sé. Solamente ora, guardando la sua compagna ferita e in lacrime, capì di odiare veramente Scott. Non meritava le lacrime di Stiles, non meritava nulla. Il suo status da “vero” Alpha, un branco, le amicizie vere, Isaac. Niente.
Delicatamente, Derek tolse le mani di lei da davanti la bocca e avvicinò le sue labbra al suo orecchio.

«Non trattenerti, Stiles. Sarà peggio così. Sfogati, lascia che tutto venga fuori. Starai meglio dopo».
E Stiles accettò il consiglio. Cominciò a piangere e singhiozzare rumorosamente, pian piano scivolarono a terra fino a sedersi, ma Derek non mollava la presa su di lei.
Voleva che sapesse che lui c'era, che poteva sempre contare su di lui. Per qualsiasi cosa.
Sentì dei lamenti provenire da dentro casa, Jackson in particolar modo era il più agitato. Solo da poco Stiles e lui avevano cominciato ad avere un rapporto d'amicizia e con l'entrata del branco dei due, quell'amicizia si era solidificata di più e Jackson, da quanto ricordava, era abbastanza vendicativo su chi faceva del male alle persone a cui teneva. E Stiles era una di quelle persone.
Derek perse la cognizione del tempo, ma a lui non importava. Ora la sua unica preoccupazione era rimanere lì con lei.
Stiles, pian piano, cominciò a calmarsi e smise di singhiozzare, mentre le lacrime cadevano copiose sulle sue guance. Derek, di tanto in tanto, gliele asciugava accarezzandole il volto dolcemente. Stiles trovò quel gesto rilassante e rassicurante allo stesso tempo.
Lentamente si addormentò tra le braccia del suo Alpha e, una volta assicuratosi che dormiva profondamente, la prese in braccio e attraversò il bosco il più silenziosamente possibile. Arrivato davanti casa, trovò Isaac e Jackson davanti alla porta tenuta aperta per loro mentre i gemelli se ne stavano seduti sul divano da giardino. Tutti emanavano rabbia, Jackson era il più furioso, ma anche i gemelli, con cui ella aveva legato molto bene, non erano da meno. Entrò in casa in silenzio e salì le scale senza scuoterla troppo, entrò nella sua stanza e l'adagiò delicatamente sul letto. Le tolse le scarpe e la ricoprì con la trapunta rossa. Uscì e chiuse piano la porta per poi scendere le scale e riunirsi al suo branco. Una volta seduto vicino a i gemelli, Jackson si avvicinò.
I suoi occhi erano dorati, la sua rabbia cresceva come un fuoco che veniva rinvigorito.

«Dobbiamo fare qualcosa», la sua voce trasudava rabbia.
Derek annuì.



Passò una settimana da quella notte, la mattina seguente Stiles scese per la colazione senza dire nulla, gli occhi ancora secchi dalle lacrime versate ore prima. Quando si andò a sedere vicino a Derek, nessuno osò dire nulla. L'Alpha la guardò con la coda dell'occhio, preoccupato, il suo volto era neutro. L'odore della ragazza era il suo e quello di lei ancora mescolati insieme e questo piacque molto a lui e al suo lupo. Ma non provava nessuna emozione, era apatica. La cosa durò tutto il giorno, dopo colazione mandò un messaggio a Danny avvisandolo che per tutta la settimana non avrebbe fatto allenamento con lui, ci pensò Ethan, poche ore dopo, a spiegargli il perché. A scuola non parlava e Isaac dovette avvertire Connor di lasciarla in pace, visto che la sera prima aveva provato forti emozioni che l'avevano, al momento, destabilizzata. Connor chiese informazioni in più, ma Isaac non gliele diede, disse solo di lasciarla stare fino a quando non sarebbe stata lei a cercarlo. Durante le lezioni i professori non le chiesero nulla, come se il suo volto giustificasse l'indisposizione. A pranzo si andò a sedere vicino a Lydia nel loro stesso tavolo, non mangiò quasi niente se non un budino al cioccolato. Jackson stesso arrivò quasi a minacciarla che se non l'avesse mangiato l'avrebbe imboccata lui stesso.
Derek chiamò Peter e, dopo averlo aggiornato di quanto successo, disse che per una settimana era il caso di evitare simulazioni o allenamenti. L'avrebbe fatto comunque visto che, al suo ritorno a villa Hale, a Stiles venne il ciclo. Ricordava ancora il dolore che sua sorella provava in quella situazione oltre ad alcune complicazioni al fatto che se si facevano dei movimenti un po' troppo bruschi poteva “uscire” qualcosa.
Derek l'avvisò e la ragazza annuì sollevata.
Passò tre ore fuori sotto al portico seduta sul divano da giardino a guardare qualche episodio su Netflix e bere thè caldo degnando, di tanto in tanto, uno sguardo al resto del branco che si stava allenando. L'Alpha preferì allenarsi davanti casa, giusto per non perderla d'occhio.
Dopo l'allenamento, il branco si riunì in cucina a fare i compiti e Stiles sembrò stare un pochino meglio. Ethan e Jackson cercarono di farla parlare, chiedendole informazioni su qualche film sui supereroi in uscita o di qualche libro interessante che aveva intenzione di leggere. Stiles rispondeva di tanto in tanto e a volte accennava a un minuscolo sorriso.
Dopo cena ognuno ritornò a casa propria e, verso le dieci di sera, lo Sceriffo lo chiamò piuttosto arrabbiato. Parlò a lungo con lui, spiegò che Stiles era così per colpa di Chris e di Scott e si sentì piuttosto male quando John confessò che pensava che lui l'avesse nuovamente abbandonata perché la sua espressione gli ricordava tanto quel periodo. Derek andò a letto con i sensi di colpa, si immaginò Stiles più di un anno e mezzo fa piangere al loft perché lui se n'era andato, così di punto in bianco. Ogni volta che ne aveva la possibilità, cercava di farsi perdonare. E ogni volta, puntualmente, pensava che quello che faceva non era abbastanza. Si addormentò tardissimo, pensando a un modo definitivo per farsi perdonare da lei, dalla sua unica e vera compagna.

Il resto della settimana passò tranquilla, Stiles cominciò a stare nuovamente bene. Ringraziò il branco per averle dato un po' di spazio e, in privato, ringraziò Derek per essere stato con lei durante quella sera e che gli era veramente grata. L'Alpha le disse che se voleva parlare in futuro di quello che era successo o se volesse solamente sfogarsi su Scott, lui ci sarebbe stato. Sempre.
Ricominciò a parlare con Connor senza però dirgli il perché di quei comportamenti, lui accettò la cosa senza chiedere altre spiegazioni. Era felice che lei stesse nuovamente bene.
Derek per l'intera settimana tenne d'occhio la ragazza, per tutto l'orario delle lezioni se ne stava seduto nella sua Camaro parcheggiata nel parcheggio della scuola e tendeva l'orecchio ascoltando persino le noiosissime lezioni di scuola.
Durante la settimana, Stiles ebbe altri tre episodi di sonnambulismo, tutti e tre in modo inquietanti anche per lui, che di cose inquietanti in vita sua ne aveva viste anche fin troppe. Verso mezzanotte si alzava e camminava fuori dalla sua stanza, scendeva le scale tenendosi per il corrimano e camminava fino alla porta. Non riuscendo ad aprirla, perché chiusa a doppia mandata da Derek, sbatteva continuamente la testa contro la porta e l'Alpha era costretto, ogni volta, a mettergli una mano sulla fronte e portarla in camera sua. Il mattino seguente Stiles diceva di non ricordare niente, non aveva nemmeno la scusa di sognare di camminare visto che non sognava.
Venerdì apprese che l'intero branco era stato invitato alla festa di Halloween di Connor, Jackson e gli altri non gli avevano accennato la cosa. Probabilmente a causa di Chris si erano scordati della festa.
Un giorno sentì Stiles parlare con il ragazzo, chiedendo quali costumi si potevano indossare e quando gli venne detto che poteva scegliere liberamente ridacchiò entusiasta.
Non era particolarmente felice della cosa, ma se per Stiles andava bene allora andava bene anche per lui. Se quella festa avesse strappato qualche risata alla ragazza o anche un sorriso, poteva anche non lamentarsi. La sua felicità, in quel particolare momento, era essenziale per tutti.
Il suo lupo però non era d'accordo, era abbastanza possessivo e lo sarebbe stato sempre. Forse si sarebbe attenuato una volta confessato il tutto e se Stiles avesse accettato la cosa, magari, avrebbero provato a stare insieme, il suo lupo non avrebbe creato più problemi del genere. Durante la settimana il suo lupo si era comportato in maniera strana, aveva il costante desiderio di marchiarla sul collo, desiderio che l'Alpha faticò a reprimere. Secondo Deaton era per via del ciclo della ragazza. Per il lupo equivaleva a una compagna in calore. Derek era imbarazzato della cosa, certo, non sentiva quel desiderio prepotente di andare a letto con lei, ma ogni tanto ci pensava, si immaginava come sarebbe stato stare con lei, sempre insieme, baciarsi, risvegliarsi ogni mattino al suo fianco. Deaton gli disse di non preoccuparsi, ma che sarebbe stato comunque il caso di dichiararsi per limitare i danni. Era un Alpha e il suo lupo era già di per sé impaziente.
Ma quello che lo frenava era, per l'appunto, Stiles. Non sapeva se lei fosse interessata a lui. Se lo fosse stata sarebbe stato fantastico, ma se non lo fosse stata... sarebbe stato in grado di sopportare il dolore che provava ogni giorno Isaac? Sarebbe stato in grado di vederla felice tra le braccia di un'altra persona con cui si sarebbe sposata e avuto dei figli?
Per Derek non ci sarebbe stato nessun problema a passare il resto della sua vita con lei, aspettò per così tanto tempo il suo arrivo che a un certo punto non vedendola arrivare temeva non fosse degno di avere una compagna. Sapeva di essere fortunato ad avere Stiles, lei era perfetta per lui. La ragazza aveva provato il dolore della perdita di un genitore, conosceva benissimo il dolore così come lo conosceva lui. Erano simili e questo era già un punto a favore. 
In quel momento capì che Deaton aveva ragione, doveva sbrigarsi. Non per paura che il suo lupo le potesse fare del male o che per causa sua potesse perdere la ragione, non perché aveva paura che qualche cacciatore potesse ucciderla perché lei era legata a lui. Voleva essere finalmente felice stando accanto alla persona che più amava. Cora e Stiles erano le uniche persone che amava e avrebbe fatto di tutto per loro, per tenerle al sicuro.
Doveva sbrigarsi.

Era martedì pomeriggio e Peter stava allenando il branco di Derek. L'Alpha aveva deciso di allenare Stiles nel combattimento corpo a corpo, e, visto che lui era più afferrato in materia rispetto a suo zio, non si lamentava della cosa. Anzi, gli piaceva allenarla. Erano soli, nel seminterrato fresco. Aveva optato per quel posto perché c'era un mini frigo contenente delle bottiglie di integratori di vari gusti. Così evitavano di fare avanti e indietro per dissetarsi.
Derek si stupì di quanto Stiles fosse bellissima anche in quella situazione: indossava dei pantaloncini aderenti sportivi neri, un reggiseno sportivo dello stesso colore e scarpe da ginnastica grigie. Aveva la coda alta e il corpo imperlato di sudore. C'era qualcosa di animalesco nei suoi movimenti, l'aveva notato per la prima volta il giorno prima: Derek l'aveva addestrata nei movimenti base, come difendersi dai diversi attacchi e ovviamente ad attaccare. Era facile, era tutto un gioco di gambe e braccia, l'importante era sincronizzarsi bene.
«Che c'è, sourwolf? Già stanco di batterti con me?» lo sfidò la ragazza.
Era da due ore che andavano avanti così e si stava divertendo. Appoggiò la bottiglietta d'acqua sopra la lavatrice e si avvicinò a lei di qualche passo.

«No, solo che il tempo per l'allenamento è terminato» mormorò lui. «E poi tu non avevi qualcosa da fare?» chiese lui passandosi una mano fra i capelli sudati.
La ragazza annuì.
«Che hai da fare?» chiese parecchio curioso.

«Devo uscire con Connor» disse con un'alzata di spalle mentre si asciugava il collo sudato con un asciugamano.
Derek si irrigidì e sospirò.

«Capisco» mormorò lui.
Stiles guardò l'ora e guardò l'Alpha.

«Ed è già tardi. Vado a farmi la doccia e poi vado»
Derek annuì distrattamente mentre la sua compagna saliva di fretta le scale.
Ringhiò, aveva passato una settimana a pianificare la sua confessione e ora se ne usciva con questa specie di appuntamento con il ragazzo.
Sentì l'acqua picchiettare sul piatto della doccia e Stiles canticchiare qualche motivetto a lui sconosciuto.
Peter scese le scale e guardò il nipote fissare per terra.

«Tic Tac, nipote, tic tac».
Peter sorrise mentre Derek ringhiò nuovamente.

«Sta zitto» mormorò.
Lo superò e salì in camera sua.


L'aria era piacevolmente fresca e Stiles si stava godendo la passeggiata assieme a Connor. Il parco era vuoto vista l'ora di cena ed era tutto per loro.
«Il giorno dopo Halloween ci sarà la gara di nuoto, verrai non è vero?» chiese lui titubante.

«Certamente! Non me la perderei per nulla al mondo!».
Connor sorrise mentre continuavano a camminare fianco a fianco.
«Alla fine hai scelto il tuo abito per la festa?»

«Si! È stato amore a prima vista!» annunciò entusiasta. «Non potevo non sceglierlo! E poi persino per Lydia è perfetto» aggiunse raggiante.

«Qualsiasi cosa tu indossi sei sempre bellissima» disse, fermandosi di colpo e voltandosi dalla sua parte.
Stiles si fermò e incrociò le braccia scuotendo la testa.

«Dio no, non sono bellissima» mormorò lei, rossa in viso.
Connor scosse la testa.

«Dio si, tu sei sempre bellissima».
Connor, velocemente, la prese per un fianco e la trascinò verso di sè azzerando la distanza dei loro corpi e unì le sue labbra con quelle di Stiles.

Poco più in là, nascosto tra i tronchi degli alberi, Derek guardò la scena sconfitto, mentre dentro di sé il lupo guaiva dal dolore.

 


Connor, velocemente, la prese per un fianco e la trascinò verso di sè
azzerando la distanza dei loro corpi e unì le sue labbra con quelle di Stiles. 


 
Angolo Autrice:
Ed eccomi qua con il nuovo capitolo!
Come vi sembra? 
Secondo voi come hanno fatto, Chris e la sua combricola, a scoprire che Stiles fa parte del branco di Derek? Come potrebbero solamente pensare che Stiles sia la sua compagna?
Nel prossimo capitolo aspettatevi una bella litigata tra Stiles e Scott, perché sì, il "vero Alpha" tornerà a Beacon Hills!
Ringrazio come sempre la mia bravissima beta: YoungRevolverOcelot.
Ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite, tutte le persone che hanno recensito la storia e tutti i lettori silenziosi.
Al prossimo capitolo, spero.


Video trailer ff: https://www.youtube.com/watch?v=QESs4mZzQPc
   
 
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