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Autore: eugeal    29/07/2015    0 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Marian si alzò in piedi e si diresse verso la porta della taverna, come in sogno.
Un sogno, si disse, quello doveva essere un sogno. Un brutto incubo dal quale si sarebbe svegliata per ritrovarsi nella sua solita vita di tutti i giorni, in quella stessa vita che fino a poche ore prima le era sembrata noiosa, ma che ora le appariva desiderabile come un oasi nel deserto.
La sua anima era un deserto, il suo cuore nient'altro che un ammasso di sabbia rovente.
Guy aveva preso per mano quella ragazza e l'aveva portata con sé al piano di sopra…
In quel momento Marian aveva sentito spezzarsi qualcosa dentro.
Si era detta che le ragazze delle taverne non avevano alcuna importanza, che quella era una cosa che molti uomini facevano e che non avrebbe compromesso un vero amore. Quando aveva visto arrivare quella donna vestita in un modo tanto vistoso, una parte di sé si era sentita sollevata, se quella era la Meg che aveva mandato il messaggio a Guy, non poteva essere importante per lui.
Ma vedere l'uomo che amava che prendeva per mano un'altra per portarla nella lurida stanza di una taverna era più di quanto Marian potesse riuscire a sopportare.
Teoricamente poteva convincersi che non aveva alcuna importanza, ma vederlo succedere davanti ai propri occhi era completamente diverso.
Guardò le scale che portavano al piano di sopra e per un attimo fu tentata di salirle di corsa, bussare a ogni porta e trovare Guy, strapparlo via dalle braccia di quella donna.
E poi? Cosa avrebbe fatto dopo? Cosa ne sarebbe stato di loro?
Marian sentì di nuovo il sapore disgustoso del vino che aveva bevuto poco prima e corse fuori dalla taverna appena in tempo prima di cedere alla nausea.
Si appoggiò a un muro del vicolo, tremando mentre si liberava lo stomaco e pensò che forse quello era il momento più umiliante della sua vita.

Guy saltò da un tetto e atterrò su quello sottostante, segnato da una delle frecce di Robin. Si fece cautamente strada fino al bordo e si guardò intorno in cerca della successiva freccia da raggiungere.
La brezza notturna fece svolazzare il suo mantello e Guy sorrise.
In quel momento tutta la città era ai suoi piedi, nessuno sapeva della sua presenza e avrebbe potuto raggiungere qualsiasi posto a Nottingham semplicemente saltando di tetto in tetto senza che le guardie di Vaisey si accorgessero di lui.
Era libero, proprio come quel vento leggero che rinfrescava la notte.
Quella sensazione gli era mancata.
Fece un respiro profondo e tornò a concentrarsi sulla missione, non voleva deludere Robin a nessun costo.
Seguì il percorso tracciato da Robin fino a raggiungere la finestra stretta del magazzino. L'apertura era appena sufficiente per far passare un uomo, ma Guy riuscì ad entrarvi con qualche sforzo.
Attraversò in silenzio il locale ingombro di barili e sacchi di provviste e colpì col piatto della spada la sentinella che sonnecchiava accanto alla porta. L'uomo si accasciò a terra e Guy lo trascinò da una parte prima di legarlo e imbavagliarlo, poi tolse la barra e aprì la porta.
Poco dopo i fuorilegge scivolarono nel magazzino e iniziarono a svuotarlo.
- Ottimo lavoro. - Disse Robin, soddisfatto.
- “Quel matto di Gisborne”, eh? Gradirei un po' più di rispetto, Hood.
Il fuorilegge scoppiò a ridere.
- Ho detto forse qualcosa di falso? Ora vai, torna alla taverna e fai attenzione, qui finiamo noi.
- Potrei aiutarvi a svuotare il magazzino.
- No, non voglio che tu corra altri rischi per qualcosa che possiamo fare noi. - Robin abbassò la voce in modo che solo Guy potesse sentirlo. - La tua missione con Archer è molto più importante e quella puoi portarla a termine soltanto tu.
Guy annuì.
- Lo so. Non fatevi catturare, allora, perché non sarò qui a salvarvi il collo.
Robin rise di nuovo e Guy tornò sul tetto dell'edificio, deciso a tornare indietro il più in fretta possibile. Fino a quel momento la missione era stata un successo e lui voleva concluderla senza errori.
Saltò su un tetto e la copertura di paglia cedette sotto il suo peso, facendolo scivolare verso il bordo. Guy si gettò in avanti e allargò le braccia per cercare di frenare la caduta. Riuscì a fermarsi pochi centimetri prima di cadere oltre il bordo e rimase immobile per qualche istante, respirando affannosamente.
Era steso a pancia in giù su un tetto piuttosto malconcio e avrebbe dovuto fare attenzione a come muoversi per evitare di cadere. Alzò cautamente la testa per guardarsi intorno e tornò subito ad appiattirsi sul tetto sentendo un rumore sommesso che veniva dal vicolo proprio sotto di lui.
Era una specie di singhiozzo, il pianto soffocato di qualcuno.
Guy si chiese cosa avrebbe dovuto fare: in quel punto era fin troppo esposto e se fosse rimasto ad aspettare che quella persona andasse via, avrebbe rischiato di essere visto da qualche guardia e comunque avrebbe tardato troppo nel tornare alla taverna, ma se si fosse mosso la persona nel vicolo avrebbe potuto sentirlo e dare l'allarme.
Doveva scoprire chi fosse quella persona e capire se sarebbe stato in grado di neutralizzarla prima di riprendere la strada dei tetti. Se non si trattava di una guardia armata, Guy avrebbe potuto saltare giù dal tetto, stordire quell'inopportuno sconosciuto e riprendere la fuga senza problemi.
Si sporse oltre il bordo del tetto per guardare e per poco non si lasciò sfuggire un grido di sorpresa.
Marian!
La ragazza era seduta a terra in quel vicolo fatiscente e singhiozzava tenendosi il viso tra le mani.
Guy non poteva vederla in faccia, ma era certo che fosse lei.
Rimase a fissarla, col cuore in tumulto.
Perché Marian era lì? Era da sola in una zona tanto malfamata? E perché piangeva? Qualcuno le aveva fatto del male?
Per un attimo fu sul punto di saltare giù dal tetto e prenderla tra le braccia, chiedendole cosa fosse successo, poi si ricordò di essere ancora vestito da Guardiano Notturno. Non poteva farsi riconoscere da lei, ma nemmeno lasciarla lì in quelle condizioni.
Alzò la testa a guardare i tetti, in preda al panico, cercando di decidere cosa fare.
La taverna non era lontana: avrebbe potuto correre di tetto in tetto, liberarsi del suo costume e poi tornare da lei il più in fretta possibile. Avrebbe dovuto inventarsi qualche scusa per giustificare la propria presenza a Nottingham in piena notte, ma tra lui e Allan sarebbero riusciti a mettere insieme una storia accettabile.
Quella gli sembrava l'unica soluzione possibile, anche se odiava l'idea di lasciarla sola per il tempo che gli sarebbe occorso per andare fino alla taverna e tornare indietro. Ma si trattava solo di pochi minuti, si disse, e lui avrebbe corso il più velocemente possibile.
Decise di muoversi e fece per rialzarsi e allontanarsi più in fretta che poteva, quando il tetto cedette di schianto sotto il suo peso, facendolo precipitare nel vicolo.

Marian non sapeva quanto tempo fosse passato da quando era uscita dalla taverna. Era stata male a lungo, tormentata dai crampi allo stomaco anche quando ormai non aveva più nulla da rimettere, poi aveva vagato per i vicoli della città senza prestare attenzione a dove stesse andando.
Non le importava, non riusciva a pensare a nulla e nonostante tutto avrebbe solo voluto che Guy la trovasse e la tenesse stretta tra le braccia, che le dicesse che si era sbagliata, che aveva visto male e che lui desiderava solo lei.
Ma Guy non sarebbe venuto perché in quel momento era tra le braccia di un'altra donna.
Improvvisamente non aveva avuto più la forza di andare avanti e si era lasciata cadere a terra, sedendosi nel punto in cui si trovava e non badando alla sporcizia del vicolo. Aveva appoggiato la schiena al muro di una casupola sgangherata e si era presa il volto tra le mani, scoppiando in un pianto disperato.
Aveva pianto finché ne aveva avuto la forza e ora la sua disperazione era sfumata in quieti singhiozzi.
Dovrei alzarmi, tornare a Locksley…
Ma come avrebbe potuto? Come sarebbe riuscita a guardare di nuovo Guy senza pensare a quello che aveva visto poco prima?
Posso perdonarlo?
Non era sicura di poterci riuscire.
Posso perderlo?
Se non poteva accettare quello che aveva fatto, avrebbe dovuto mandarlo via da Locksley, rifiutarsi di rivolgergli la parola e non vederlo mai più.
La sola idea le sembrava intollerabile.
Eppure che altre alternative aveva?
Lo amava così disperatamente e al tempo stesso credeva di odiarlo per quel tradimento.
Perché, Guy? Perché mi hai ferito così tanto?
Marian pensò che se Guy le avesse piantato una spada nello stomaco, non sarebbe riuscito a farle così male.
Cosa devo fare?
In quel momento uno schianto lacerò il silenzio della notte e un uomo cadde dal tetto, rotolando a terra e fermandosi ai suoi piedi.
Marian si alzò di scatto, troppo sorpresa per riuscire a gridare.
Rimase a guardare mentre l'uomo si rialzava da terra a fatica. Alla luce della luna non poteva vederlo bene, ma il chiarore era sufficiente per capire che lo sconosciuto indossava un mantello con il cappuccio e che aveva una sciarpa e una maschera a nascondergli il viso.
Il falso Guardiano Notturno!
Marian lo fissò e all'improvviso tutte le emozioni strazianti che le facevano dolere il cuore si condensarono in una rabbia furiosa.
Guy l'aveva tradita e lei sapeva che alla fine avrebbe dovuto accettarlo, lo sceriffo e i suoi scagnozzi avrebbero continuato a opprimere la popolazione senza che nessuno potesse impedirlo e lei era bloccata senza poter fare nulla solo perché era una donna ed era debole.
Un tempo lei era stata il Guardiano Notturno, aveva cercato di aiutare chi ne aveva bisogno, ed ora che lei non poteva più farlo quell'impostore aveva rubato la sua identità e si prendeva tutti i meriti.
La gente dei villaggi lo amava, attendeva con ansia i suoi interventi e tutti lo ammiravano.
Io sono il Guardiano Notturno! Io! Anche se sono solo una donna!
Senza dire una parola, Marian estrasse il pugnale ricurvo, lo tenne stretto in mano e scattò in avanti per attaccare l'impostore.

Guy si spostò di lato con uno scatto e la lama del pugnale di Marian gli passò accanto, sfiorandogli la testa. Guardò la ragazza, allibito: se non lo avesse schivato, quel colpo avrebbe potuto ucciderlo.
Marian attaccò di nuovo e Guy vide l'espressione furiosa e disperata del suo volto.
Cosa le era successo? Perché poco prima stava piangendo e ora stava cercando di ucciderlo?
Qualcuno le aveva fatto del male e per questo era tanto sconvolta?
Gisborne evitò un altra coltellata, continuando a osservare la ragazza con uno sguardo ansioso.
Avrebbe voluto fare mille domande, cercare di consolarla, ma come Guardiano Notturno non poteva parlarle oppure Marian avrebbe scoperto la sua identità.
Si abbassò per evitare un colpo e la lama del pugnale si conficcò nella parete di legno alle sue spalle. Marian cercò di liberarla per colpire ancora, ma il pugnale sembrava essersi incastrato e lei non riusciva a staccarla.
Guy approfittò di quella situazione per cingerle la vita con le braccia e trascinarla via di peso, facendole mollare la presa sul coltello. La spinse contro il muro di una casa, poi la strinse a sé, abbracciandola da dietro e bloccandole le braccia contro il corpo.
La ragazza si agitò, cercando di scalciare e liberarsi, ma Guy non la lasciò andare, tenendola ferma, ma facendo attenzione a non farle male.
Avrebbe voluto confortarla in qualche modo, ma non poteva e si limitò a tenerla stretta.
Cosa faccio ora?
Avrebbe dovuto spingerla via e tornare a fuggire sui tetti prima che lei potesse scoprire la sua identità, ma sentendola tanto sconvolta, non riusciva a indursi a lasciarla libera.
Marian smise di lottare e si lasciò sfuggire un singhiozzo.
- Non è giusto. Hai vinto solo perché sei più forte di me. Tu non sei il vero Guardiano Notturno, sei un impostore! Il Guardiano Notturno non tratterebbe così una persona solo perché è più debole, tu invece ti stai prendendo gioco di me solo perché sono una donna. Cosa vuoi fare ora? Mettermi le mani addosso e approfittarti di me? Perché è questo quello che fate voi uomini se solo una ragazza non è abbastanza cauta, vero?
Il tono di Marian era talmente amaro e velenoso da far spaventare Guy.
Cosa le era successo? Qualcuno aveva cercato di farle del male? Se solo si erano azzardati a toccarla, Guy avrebbe trovato i responsabili e li avrebbe fatti pentire di essere nati, pensò, furioso solo all'idea di quella possibilità.
La sorpresa di averla sentita parlare in quel modo gli aveva fatto allentare la stretta su Marian e la ragazza se ne accorse, ma, invece di liberarsi e fuggire, ne approfittò per girarsi verso di lui e spingerlo contro il muro.
- Ma chi ha detto che debbano essere solo gli uomini a seguire i loro desideri? Perché noi donne dobbiamo solo subire in silenzio? Non è giusto! Non è affatto giusto!
La ragazza afferrò la sciarpa che gli copriva la metà inferiore del viso e la abbassò con uno strattone, poi gli mise una mano sulla nuca e lo attirò a sé, premendo le sue labbra su quelle di Guy e baciandolo con ferocia.
Gisborne la strinse, rispondendo al bacio.
Mi ha riconosciuto.
Guy pensò a cosa avrebbe dovuto dirle, a come poterle spiegare tutte le bugie che le aveva raccontato, ma prima che potesse aprire bocca, fu Marian a parlare di nuovo.
- Ecco, ora ho fatto quello che fate voi uomini. - Disse in tono di sfida. - Ho baciato uno sconosciuto, il primo che ho incontrato sulla mia strada! Dovrei vergognarmi per questo? Voi ve ne vantate, dite di averne bisogno, mentre se lo fa una donna la considerate una sgualdrina! Ma non è giusto! Sono stufa di aspettare e sopportare in silenzio solo perché non sono un uomo. Se è normale per voi, che lo sia anche per noi!
La ragazza scoppiò in lacrime e tirò un calcio alle caviglie di Guy. Gisborne non reagì, troppo sconvolto dalle sue parole, e allargò le braccia per lasciarla andare.
Marian corse via, ma lui non rimase a guardarla, le voltò le spalle e risalì sui tetti.
Uno sconosciuto.
Allora Marian non aveva capito che era lui… E lo aveva baciato!
Guy corse lungo il tetto e saltò sul successivo senza nemmeno controllare la distanza tra le due case.
Atterrò a pochi centimetri dal bordo e riprese a correre, cercando con lo sguardo le frecce di Robin che lo avrebbero guidato verso la taverna.
Sono stufa di aspettare...
Ognuna delle parole pronunciate dalla ragazza era come una pugnalata al cuore. E quel bacio, il bacio che lei aveva dato a un altro, era puro veleno.
Trovò il passaggio che conduceva alla camera della taverna e lo percorse in silenzio fino a trovare la botola. Si lasciò cadere nella stanza e si strappò di dosso la maschera e il mantello, scagliandoli in un angolo come se fossero stati contaminati da qualcosa di disgustoso.
Allan e Meg lo fissarono, perplessi.
- Ehi Giz, va tutto bene?
Guy crollò in ginocchio e si coprì il viso con le mani, senza rispondere.
No, Allan, non c'è niente che vada bene.
   
 
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