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Autore: Laylath    29/07/2015    5 recensioni
1920.
Proprio quando sta per scadere il trattato di non aggressione tra Amestris e Drachma, il tradizionale nemico del nord si ritrova ad affrontare un cambio al vertice del potere. Per la prima volta ad Amestris viene concesso di inviare ambasciatori, ma cosa può nascondere un invito simile, in uno Stato così potente?
Dal capitolo 2:
“Da quanto ho capito dovrò fare io l’ambasciatore – commentò Roy con sguardo furbo – beh, la mia esperienza con Xing è certamente un ottimo precedente.”
“O più che altro so che tu sei abbastanza scaltro da saperti muovere – sorrise Grumman con noncuranza – tu e la tua squadra siete disposti a questa trasferta? Del resto quando ero a capo del Quartier Generale dell’Est mi avete sempre dato grandi soddisfazioni e notevole divertimento.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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Capitolo 31.
Salvati e non



L’ultima cosa che ricordava era un rumore sordo e assordante seguito quasi subito da un forte dolore alla spalla destra. Poi il nulla, nemmeno il tempo di pensare a quello che stava succedendo.
Adesso, per la prima volta, un briciolo di coscienza faceva la sua ricomparsa, destandolo da quel limbo grigio dove era caduto per un tempo indefinito.
Finalmente il suo corpo recuperò sensibilità e così si accorse di essere sdraiato su un letto, con delle coperte sopra di lui a premergli fastidiosamente sul petto.
No, troppo pesanti… via…
Sollevò il braccio destro, o almeno ci provò… si accorse subito che era più pesante del previsto e irrigidito.
Però quel tentativo di movimento aveva avuto una conseguenza: dalla parte sinistra qualcuno si mosse con un mormorio, posandosi con il braccio… qualcosa di morbido, setoso, solleticante… dei capelli.
A quel punto Roy Mustang aprì gli occhi, restando sorpreso quando riconobbe il soffitto della sua camera da letto della Cittadella. Rimase qualche secondo a fissare interdetto quegli intarsi nel legno e quegli stucchi, prima di girarsi di lato e scorgere Riza, profondamente addormentata accanto a lui.
“Ehi…” dovette schiarirsi la gola prima di riuscire a pronunciare quel semplice richiamo.
Si accorse di avere una tremenda sete… doveva procurarsi dell’acqua.
Si dimenò come poteva da quelle coperte, capendo finalmente che l’ingombro al braccio destro era dovuto ad una pesante fasciatura. Riuscendo a mettersi seduto si accorse che tutto il suo corpo protestava vivacemente e non solo per l’indolenzimento del cavallo…
Cavallo…? Ma io ero già arrivato alla torre…
Finalmente tutto gli tornò in mente: quell’ultimo duello alchemico, il crollo, il dolore e poi il vuoto totale.
Guardando Riza, così bella nella luce soffusa del sole che entrava dalle tende tirate, si rese conto che doveva esser arrivata qualche squadra di soccorso a recuperarlo da quelle macerie.
Ti è andata di lusso, Roy… un braccio fasciato e dei dolori sono delle bazzecole per aver vissuto così da vicino il crollo di quella struttura.
Provò a rifletterci e arrivò alla conclusione che il pavimento doveva aver ceduto, facendolo cadere al piano di sotto, dove qualche parte del soffitto l’aveva in qualche modo protetto dai detriti.
“Roy…” Riza aprì gli occhi, probabilmente svegliata da tutto quel movimento. Rimase a guardarlo incredula per qualche secondo, come a sincerarsi che fosse effettivamente desto e vigile, poi delle lacrime scesero sulle guance.
“Da quanto…?” chiese il generale.
“Questo è il quarto giorno…” singhiozzò lei, alzandosi a sedere e prendendogli il viso tra le mani per baciarlo sulla fronte. Era nuda, completamente, e Roy ebbe la certezza che avesse dormito ogni notte così, quasi a dargli forza con il semplice contatto tra i loro corpi.
Con il braccio sano le cinse i fianchi robusti, attirandola a sé: sentire quel profumo, quella morbidezza, lo faceva tornare piano piano alla vita. Se il suo corpo avesse avuto le energie necessarie avrebbe fatto l’amore con lei seduta stante.  Ma tutto quello che quei giorni di incoscienza e digiuno gli permettevano era di cercare le sue labbra in un tenero bacio.
Sono vivo… vivo… sono tornato da te.
Durò dieci, splendidi secondi, poi la donna si staccò da lui e lo guardò con rimprovero.
“Generale, lei è stato un mostro d’imprudenza! Non ha idea di quanto ci siamo preoccupati io ed il resto della squadra! Si dovrebbe vergognare per un comportamento così sconsiderato!”
E di colpo ecco tornata la solita Riza: subito si districava dalle coperte per alzarsi, andando a recuperare i suoi indumenti ed iniziando a vestirsi. E mentre la predica continuava Roy non poteva che restare imbambolato a fissare quel corpo perfetto che, con suo sommo disappunto, veniva mano a mano coperto.
“… tra lei ed il barone non so proprio chi vincerebbe il premio per la testardaggine, mi creda…”
“Il barone? Allora ce l’ha fatta!”
“Sì – sospirò Riza, chiudendo il fermaglio sui capelli biondi. Si accostò al letto e versò un bicchiere d’acqua, porgendolo al malato – per fortuna Derekj è riuscito ad intervenire in tempo. Adesso sta decisamente meglio ed entro la fine della settimana conta di stare in piedi, nonostante il parere negativo dei medici. Non ha idea di quanto sangue gli hanno salassato… è stato un vero miracolo.”
“E Kyril?”
“Morto nel crollo della torre – ci fu una nota di sollievo nella voce di Riza – abbiamo trovato il suo corpo. E’ stato davvero fortunato, signore: questione di un metro e mezza e si è salvato. Adesso vado immediatamente a chiamare il medico e ad avvisare gli altri.”
“Ehi! – la chiamò Roy, prima che potesse uscire – aspetta un secondo!”
“Che altro c’è?”
“Ti amo, lo sai?” sorrise con malizia.
Un sospiro rassegnato, un sorriso felice… era così bella Riza Hawkeye quella mattina.
 
La tragica morte di Kyril aveva in qualche modo posto la parola fine a tutta la vicenda.
Fosse stato vivo sarebbe stato necessario procedere col processo, con la sentenza, con tutta una serie di conseguenze che avrebbero solo lasciato l’amaro in bocca alle persone coinvolte. Invece i giorni ripresero a scorrere tranquilli nella Cittadella, nell’attesa che finalmente venisse eletto il nuovo Patriarca e si potesse così procedere con l’incoronazione. Dopo quello strano periodo di tempo in cui tutti sembravano aver intuito che qualcosa non andava, nobili e cittadini avevano ripreso la loro ronzante e felice organizzazione dei festeggiamenti.
“E’ veramente un piacere rivedere la gente così felice – ammise Breda – ieri alla locanda di Karla era festa grande, dico davvero! Persino il nostro Falman si è divertito!”
“Fury la prossima volta devi venire pure tu – dichiarò Havoc – non è possibile che non sia sceso nemmeno una volta in città in tutto questo tempo. Ormai ti sei ripreso abbastanza mi pare… sperando che il tenente colonnello non faccia troppe storie.”
Fury sorrise imbarazzato, comodamente seduto in una delle panchine del giardino, intento a godersi quella mattinata di sole assieme ai suoi compagni. Era vero, stava decisamente meglio: la febbre ormai era sparita da una settimana buona e questo gli aveva permesso di recuperare buona parte delle energie, tanto da potersi permettere delle passeggiate in giardino sempre più lunghe. Il pallore sulle sue guance diminuiva sempre di più e anche la ferita iniziava a guarire in maniera sensibile, con il dolore finalmente diventato molto più tollerabile.
“Nah – scosse il capo Breda – mammina non lo farà uscire la sera per almeno un’altra decina di giorni, fidati di me. Non credo di aver mai visto un’infermiera più spietata e severa di lei.”
“Non è vero – protestò il giovane – la signora è semplicemente molto premurosa e si preoccupa per me ed il generale, tutto qui.”
“E fa bene – annuì Falman – le loro ferite non sono certo uno scherzo. Oh, ma quella non è lady Kora?”
Tutti loro si girarono e videro la giovane, scortata da alcune guardie, che tornava al palazzo.
Era così diversa dalla ragazza così spavalda e sicura di sé del passato: adesso indossava il nero del lutto e il viso pallido e tirato era rivolto a terra. Leggermente dietro quel gruppetto, con aria estremamente cupa e contrariata, veniva Michael.
“Ma che è successo?” chiese Fury.
“Ah già – ricordò Breda – oggi l’Autarca l’ha interrogata a proposito dei piani del gemello per capire quanto lei ne fosse a conoscenza. E, a giudicare la faccia di Michael, le cose si devono esser messe davvero male per lei.”
“Che cosa rischia?”
“Non te lo so dire con certezza, soldato – rispose impassibile il rosso – a seconda di quello che ha detto è innegabile che possa anche andare incontro alla condanna a morte. Sarebbe comunque complotto contro l’autorità costituita e Derekj non potrebbe ignorare una cosa simile, a prescindere dal legame di parentela… anzi, questa sarebbe un’ulteriore aggravante.”
“E’ alto tradimento, tenente – gli ricordò Falman, sedendosi accanto a lui – il reato più grave di cui una persona si possa macchiare.”
“Capisco…” mormorò il giovane.
“Come tornano il generale ed il tenente colonnello chiederemo a loro.”
 
“Il duca Esdev era davvero sconvolto…” commentò Riza con aria triste.
“Beh, non è stato un periodo facilissimo per lui… forse ha ragione Michael quando dice che si ritirerà nelle tenute della sua provincia e lascerà il posto al figlio maggiore – rispose Roy, osservando Derekj e Alexand che parlottavano tra di loro – sono state ritirate fuori delle vecchie e sgradevoli storie. E la condanna di Kora è stata solo l’ultimo tassello che gli ha straziato l’anima.”
Riza annuì, ma non poteva fare a meno di provare grande pena per quell’uomo così buono e gentile. Alla fine era stato costretto ad ammettere di essere a conoscenza che i due gemelli non erano figli suoi e di essere stato praticamente obbligato a quelle nozze per proteggere i nascituri.
“Tuo padre me l’ha chiesto come favore personale, mio signore… non potevo disobbedire agli ordini del mio Autarca, specie se si trattava di proteggere la principessa Doris.”
“Anche Michael era sconvolto – continuò – ma non si poteva fare altro. Kora ha non ha minimamente negato di essere a conoscenza dei piani del fratello. Secondo me in qualche modo ha cercato lei stessa la condanna a morte… da quando ha saputo della sorte di Kyril è letteralmente impazzita dal dolore e non deve aver trovato altra ragione per andare avanti. Anzi, sono sorpreso che non abbia tentato il suicidio.”
“Mi dispiace che abbiate dovuto assistere a questo interrogatorio – si avvicinò Derekj, seguito da Alexand – ma era corretto che ci fossero dei testimoni fidati.”
“Nessun problema, eccellenza – rispose Roy – ci dispiace piuttosto per voi: non è stato un momento piacevole e penso che in fondo tutti avessimo sperato fino all’ultimo che lady Kora desse delle risposte differenti.”
Riza annuì a quelle parole. Per quanto avesse odiato profondamente quella ragazza per tutto quello che aveva fatto, non poteva fare a meno di provare in parte pena per lei: non era mentalmente stabile ed era stata biecamente manipolata dal fratello, arrivando ad essere estremamente dipendente da lui. Semplicemente nessuno l’aveva aiutata quando era stato il momento opportuno.
“Vogliamo andare, miei signori? – chiese il principe Shao, avvicinandosi a loro – Credo che non sia più il caso di stare qui.”
Evidentemente erano tutti desiderosi di lasciare quel posto perché nessuno oppose resistenza. Ben presto l’Autarca ed il suo campione presero un’altra strada, mentre Roy e Riza rimasero con il principe.
“Comunque – si schiarì la gola quest’ultimo, per cambiare argomento – i Tojanev hanno ammesso di essere a conoscenza della vicenda da molto vicino. Pare che fossero venuti a conoscenza della relazione tra l’Autarca e la sorella sin da tempi non sospetti… e che fossero perfettamente consapevoli della vera identità dei gemelli. E’ chiaro che sono rimasti ad aspettare, per vedere se la situazione si poteva evolvere in loro favore.”
“Una storia simile non rischia di poter essere ritirata fuori a scopo ricattatorio?” chiese Roy.
“Non se vogliono che noi ritiriamo fuori lo scomodo incidente in cui è morto Leto Tojanev – rispose il principe – è uno dei pochi segreti che non potranno mai usare a loro favore. Ah, a proposito, sapete che adesso si parla di un fidanzamento tra Lidia ed il primogenito dei Koradof?”
“Così presto? – Riza scosse il capo – non hanno un minimo di rispetto per i sentimenti di quella ragazza! Le è appena morto il padre del resto…”
“E’ sempre cresciuta all’ombra della nonna, il padre non lo vedeva quasi mai. I Tojanev sono così: vanno avanti per la loro strada senza guardare troppo ad uno scomodo passato. Non credo di essere lontana dalla verità dicendo che a Lidia brucia di più il fidanzamento rotto con Kyril… scommetto che si era già fatta dei grandi progetti su come diventare futura regina.
“Fortunatamente la regina sarà Valerya… lei e Derekj saranno una splendida coppia di sovrani, ne sono certa. Pare che abbiano intenzione di annunciare il loro fidanzamento subito dopo l’incoronazione fra qualche settimana, almeno così mi ha detto lei!” sorrise Riza.
“Doppia festa nel regno, allora.” constatò Roy.
“Direi che ce la meritiamo dopo tutto quello che è successo, non credete?” ridacchio Shao.
 
La mattina successiva il sole si vedeva appena, coperto com’era da delle nubi grige che minacciavano pioggia. Faceva freddo, parecchio, non si vedeva nessuno in giro nei grandi cortili nella cittadella.
L’unica eccezione era costituita da un soldato vestito con la divisa blu di Amestris, seduto in una panchina, le mani serrate in grembo, che guardava desolato il sentiero di ghiaia davanti a lui.
Era lì già da diverso tempo, da circa un’ora dopo l’alba.
“Ti ho cercato a lungo, tenente – dichiarò Roy, sedendosi accanto a lui – ma dovevo pensarci che avessi voglia di stare solo.”
Fury annuì impercettibilmente, ma non alzò gli occhi sul suo superiore.
“Non potevi salvarla, soldato – disse il generale con un sospiro – ma il tuo è stato davvero un bel gesto, non posso che essere fiero di te.”
“Davvero non si poteva? – chiese flebilmente Fury – forse… se non avessi agito da solo…”
La scena del giorno prima, quando aveva trovato la forza di andare dall’Autarca in persona, gli tornò alla memoria.
 “Mio signore – la sua voce era rotta e trafelata, mentre cadeva letteralmente in ginocchio davanti a Derekj – so che non ho nessuna autorità in merito, so benissimo che non dovrei nemmeno esser qui in un simile momento… però vi imploro una grazia. Ve ne prego, eccellenza io… lo so che quanto ha commesso è grave. Ma… dovrebbe esserle concessa un’altra possibilità, lei non… non poteva capire che…”
“Mi commuovi, soldato, davvero – l’aveva interrotto Derekj, posandogli una mano sulla spalla – tu che sei la persona che avrebbe più ragioni al mondo per avercela con lei, adesso sei qui a chiedermi di risparmiarla. Michael mi aveva già detto del tuo buon cuore e adesso me ne dai nuova conferma.”
A quelle parole Fury aveva sorriso timidamente, sperando di aver ottenuto qualcosa, ma subito il viso del giovane sovrano si era indurito.
 “Kora è già morta, ragazzo mio – aveva spiegato – la sua condanna è già stata eseguita da quando le è stata annunciata la morte del gemello. Lei non può… non vuole avere una seconda possibilità, ed io non posso dargliela. Era a conoscenza di tutto e non mi ha mai detto nulla: accecata da quel folle amore per il fratello si è macchiata di gravi crimini… è stata lei a scrivere la missiva con la quale il Patriarca è stato attirato fuori dalla Cattedrale il giorno della sua uccisione…”
“Ma lei…”
“Se ci fosse stata possibilità l’avrei salvata – aveva continuato Derekj – ma in un frangente simile non posso concedere una grazia. Ne sono rammaricato perché la colpa è in parte anche nostra, che non abbiamo mai fatto nulla per lei, ma non posso cambiare le cose. Domani prima dell’alba verrà giustiziata tramite decapitazione.”
“Decapitazione…”
“Sarà rapido ed indolore – gli aveva detto Alexand, anche lui presente in quel momento – sarò io stesso ad eseguire la sentenza, senza che nessuno vi assista. Sarà sepolta accanto alla madre, nessun disonore cadrà sulla sua memoria.”
“No, non potevi – disse con gentilezza Roy – e, ad essere sincero, avrei preferito che tu stamane non andassi ad assistere all’esecuzione.”
Ma Fury scosse il capo: non avrebbe mai potuto mancare ad un momento simile. Forse aveva voluto vederla per un’ultima volta, dirle addio, dirle che… che gli dispiaceva.
E così, quella mattina gelida era andato… si era unito a Michael ed Alexand nell’accompagnare Kora Esdev nella cella dove era stata eseguita la sua sentenza.
“Mi dispiace…”
“Ti dispiace di cosa, soldatino? – aveva detto lei, alzando per quell’unica volta gli occhi azzurri su qualcuno – Come può dispiacerti per qualcosa che non capisci?”
Non aveva avuto paura, non aveva pianto né si era lamentata… Alexand la teneva per un braccio, ma era solo un gentile accompagnamento: non erano state necessarie altre guardie. Si era inginocchiata da sola davanti a quel ceppo, dove spiccavano ancora macchie di sangue di precedenti condanne, aveva scostato con eleganza i suoi bei capelli biondi dal collo, posando poi la testa sul legno.
A quel punto Michael aveva pronunciato una brevissima preghiera… alla fine della quale Alexand aveva alzato la sua bella spada.
Cinque secondi? Nemmeno.
Il tutto così preciso, proprio come era stato promesso.
E lui non aveva girato lo sguardo: aveva visto il sangue sprizzare da quel collo, sporcare quei capelli così belli, la pelle chiara. Tanto sangue, proprio come quando si era ferita il braccio.
Non si era sentito nauseato, eppure avrebbe avuto tutto il diritto di esserlo dato che non aveva mai assistito ad una morte per decapitazione… solo pervaso da una profonda tristezza.
“L’Autarca ha detto che in realtà era già morta – disse infine, girandosi a guardare Roy – davvero una persona può non volere una seconda possibilità?”
“La mente di Kora era complessa e difficile, lo sai – Roy gli arruffò i capelli – e Kyril l’ha ulteriormente traviata. Ma ti posso dire che ho conosciuto persone che non hanno voluto una seconda possibilità… soldati forti e coraggiosi che dopo Ishval si sono levati la vita per l’orrore che avevano vissuto.”
“Ma lei poteva essere aiutata… se solo…”
“Fury, sul serio pensavi di poterla aiutare?”
“Non lo so – scosse il capo – però se non facevo qualcosa…”
“Non te lo saresti mai perdonato, lo so.”
Il giovane soldato rimase in silenzio per qualche altro minuto, alzando lo sguardo a fissare il cielo, cercando un piccolo squarcio d’azzurro in quelle nubi così cupe.
“La signora… dopo Ishval… insomma, è stata aiutata in quel modo, vero?”
“E’ stato il suo modo di darsi una seconda possibilità, sebbene in pochi lo possano capire.”
“Mi dispiace – sospirò Fury, girandosi finalmente a guardare il suo superiore – signore, le ho detto delle cose che non… non avrei mai dovuto…”
“Finiscila, tenente – Roy sorrise sollevato, arruffandogli di nuovo i capelli – se tu non ti fossi rivoltato in quel modo contro di me non saresti stato tu. So bene che quando ti toccano il tenente colonnello diventi un gatto furente… è la stessa cosa che succede a lei quando qualcuno tocca te.”
“Gatto furente?” Fury arrossì.
“Hai ragione: gattino… calza meglio su di te. Hai presente i cuccioli di gatto che quando vengono presi per la collottola iniziano a soffiare e ad agitare le zampette?”
“Sono stato davvero così patetico?”
“Fisicamente sì, ma ammetto che il disprezzo che ho visto nei tuoi occhi mi ha fatto seriamente stare male, ragazzo mio. Tengo molto alla stima di tutti voi, ma ammetto che per la tua ho una predilezione particolare… spesso ti ritengo il mio metro di giudizio più valido, sai?”
“Non penso di meritare…”
“No? Lascia giudicare a me, tenente – sorrise Roy, fissando il cielo a sua volta – sai una cosa? Non vedo l’ora che Derekj venga incoronato… poi torneremo a casa, ci pensi? Da quanto manchiamo?”
“Quasi tre mesi mi sa.”
“Tanto, vero?”
“Troppo, signore.”
“Forza, andiamo a cercare gli altri, ti va?”
Fury annuì, alzandosi dalla panchina.
Si sentiva stranamente bene, le nubi di tristezza che lasciavano il posto ad una dolce rassegnazione. Forse per Kora non si poteva fare davvero nulla, nemmeno con tutta la buona volontà di questo mondo. Forse era perduta sin da quando l’aveva conosciuta, da quando aveva iniziato a prenderlo in giro.
Però…
“Aspetta! Perché correre? Non penso che si possa…”
“Proprio perché non si può! Proprio perché non vogliono!”

Però quella risata cristallina, quella corsa nel corridoio, parlavano di una ragazza che se voleva poteva essere felice.
“E’ stata fortunata ad incontrare te – disse Roy, quasi avesse intuito i suoi pensieri – forse in questi mesi l’hai salvata più tu di quanto abbiano fatto gli altri in tutti questi anni.”
 
Sedici giorni dopo la Cattedrale maggiore era riempita fino all’ultimo banco, mentre un silenzio solenne accompagnava il momento in cui veniva incoronato il nuovo Autarca di Drachma.
Il nuovo Patriarca, un serio uomo di mezza età della famiglia Kyravic, si avvicinò a Michael e prese dal cuscino di velluto che il giovane teneva, la splendida corona d’oro e gemme. Si avvicinò quindi a Derekj, solennemente inginocchiato davanti all’altare, e la tenne sollevata sopra la sua testa bionda.
La voce forte e chiara recitò la formula di rito nell’antica lingua di Drachma e finalmente la corona si posò sul capo del giovane Drachvoic.
A quel punto Derekj, splendido nei suoi vestiti bianco e oro, si alzò e si girò verso la folla.
“Drachma – esclamò Alexand, in piedi un gradino sotto il suo signore – Saluta il tuo sovrano!”
A quel punto la folla proruppe in un festoso applauso, mentre le campane iniziavano a suonare a festa, seguite immediatamente da quelle di tutte le altre chiese nella capitale. Decine e decine di colombe vennero liberate come segno di buon augurio per il regno appena iniziato, riempiendo il cielo azzurro di quel giorno di maggio come tanti piccoli coriandoli bianchi.
Mentre il coro cantava un inno sacro, Derekj scese i gradini e arrivò all’inizio della navata, proprio davanti al tappeto rosso che doveva percorrere per uscire fuori dalla cattedrale e presentarsi alla folla nella grande piazza. Tuttavia, invece di iniziare a camminare, con un sorriso tese una mano verso il banco alla sua destra in un chiaro segno d’invito.
Allora, tra i mormorii della folla, Valerya si alzò, incantevole nel suo abito color grigio perla, ed accettò la mano che le veniva offerta, chinandosi profondamente davanti al suo nuovo signore. Poi con un lieve sorriso, si rialzò ed iniziò a camminare accanto a lui, come una vera regina, mentre Alexand chiudeva la piccola processione.
Tutta l’ambasciata di Amestris ed il principe Ming si scambiarono un’occhiata eloquente davanti a quel gesto, ma non rimasero per niente sorpresi quando sentirono il boato gioioso della folla nella piazza.
Un matrimonio imminente era sempre motivo di gioia.
 
E così iniziarono i festeggiamenti: banchetti, balli, spettacoli… non c’era angolo della capitale e del regno dove non si brindasse alla salute del nuovo sovrano.
Durante il ballo ufficiale, tenutosi nella medesima sala dove si era svolto quello per la fine del lutto, l’ambasciata di Amestris ebbe finalmente occasione di porgere i suoi saluti ufficiali al nuovo Autarca, così come le altre delegazioni. E poi nobili, funzionari, uomini di chiesa… tutte le alte cariche di Drachma prestarono giuramento di fedeltà a Derekj Dars Drachvoic, primo del suo nome e alla sua promessa sposa.
Accanto al sovrano, vestito di nero e argento, Alexand, campione dell’Autarca, stava in piedi con estremo orgoglio, l’espressione seria che non riusciva a nascondere del tutto la grande soddisfazione che stava provando in quel momento.
Terminato quel momento ufficiale, l’orchestra iniziò a suonare un lento motivo che preludeva l’inizio delle danze.
“Mi dispiace che tu sia in divisa, tenente colonnello – sospirò Roy – avrei tanto voluto invitarti a ballare.”
“Generale, le voglio ricordare che non è l’occasione adatta – rispose lei con aria seria – siamo in servizio, non se lo dimentichi.”
“Allora festeggiamo dopo in camera?” le chiese all’orecchio con malizia.
“Generale!”
“Generale Mustang! – Valerya si accostò a loro – I primi tre balli li devo al mio signore, ovviamente, ma poi sarei lieta di fare un giro di valzer anche con lei!”
“Riscuote sempre successo, generale!” ridacchiò Havoc.
“Oh, poi vi presento le mie sorelle – sorrise maliziosamente la ragazza – hanno tutte sentito parlare delle prodezze dell’ambasciata di Amestris e non vedono l’ora di poter fare un ballo con voi.”
Riza ridacchiò nel vedere gli uomini della sua squadra messi in difficoltà da quella dichiarazione. Fortunatamente lei, grazie alla sua divisa, era esclusa da simili proposte.
Con la coda dell’occhio notò un movimento alla sua destra e questo la fece andare verso quella direzione, riuscendo a raggiungere quella persona poco prima che raggiungesse la porta.
“Andate già via? – chiese con gentilezza, sorridendo a Michael – Eppure dovreste esserci pure voi in quel palco: siete parte fondamentale del gruppo.”
Il monaco sorrise lievemente, ma scosse il capo.
“E’ un bene che ci sia sempre un consigliere discreto, mia signora – dichiarò – ho ancora molta strada da fare nella mia vita, me ne sono reso conto in questi mesi.”
“Credo che un giorno accanto al campione ci sarà anche un Patriarca particolarmente vicino a Derekj.”
“Chissà… ultimamente ho riflettuto sul fatto che forse non è quello a cui aspiro veramente. Patriarca o meno i miei consigli per Derekj non mancheranno mai.”
Riza lo osservò con attenzione: era così cambiato da quel monaco così rigido e cupo che aveva conosciuto. Adesso il suo viso aveva una nuova espressione che parlava di maggior saggezza ed esperienza, fattori che riuscivano a mitigare i duri lineamenti degli Anditev. Per quanto la vicenda dei gemelli l’avesse addolorato lui era riuscito ad andare avanti, sapendo bene di poter contare sull’appoggio della seconda famiglia, forse quella più vera che possedeva.
“Dove andate?”
“A casa, da mio padre: è rimasto giusto per la cerimonia, ma poi ha preferito ritirarsi… gli è costato anche venire qui dalla tenuta in provincia. Tanto ci penserà Andrey a fare gli onori per gli Esdev.”
Riza si girò verso la direzione che le veniva indicata e scorse un uomo molto simile a Michael, anche se era evidente anche la somiglianza con il duca Esdev.
“Siete un figlio devoto.”
“Diciamo che la famiglia si sta riprendendo piano piano… vi auguro una buona serata, mia signora.”
Con un rapido cenno di congedo, il monaco raggiunse l’uscita, lasciando Riza da sola.
 “Un amico fidato è un qualcosa di davvero prezioso – commentò il principe Shao, accostandosi a lei – e Derekj è davvero fortunato in materia di amicizie. Può dire lo stesso anche lei, signora?”
“Decisamente – sorrise Riza – e tra le mie spero di poter contare anche la vostra, principe.”
“L’amicizia tra Amestris e Xing è ben salda – dichiarò lui, prima di aprire il ventaglio con malizia – ma ancora più salda è quella di questo principe dell’est con la squadra del generale Mustang, in particolare con la sua fidata guardia del corpo.”
“Le dobbiamo tanto, non ne ha idea…”
“Oh, sciocchezze! – sorrise Shao – E’ stata un’ambasciata movimentata, tutto qui.”
“Un giorno dovreste venire a trovarci ad Amestris.”
“Dicono che New Ishval sia un piccolo gioiello… per non parlare delle grandi città. Chissà, tra qualche anno potrei seriamente pensarci. Allora, che ne pensa della festa? Certamente più rilassata da quella di qualche mese fa, vero?”
“Decisamente – sorrise Riza, mentre osservava la sua squadra circondata da almeno quattro graziose ragazze assai somiglianti a Valerya – Povero Fury, spero che non coinvolgano anche lui… oh no! E’ stato letteralmente trascinato!”
“Oh, ma dubito che quella ragazzina di quindici anni possa provocargli qualche guaio.”
“No – ridacchiò lei – proprio no!”
Adesso sapeva di potersi godere la festa senza alcun pensiero.
  
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