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Autore: niclue    31/07/2015    0 recensioni
Di come Castiel migliorò la vita a Sam e Dean senza cambiare di una virgola, nonostante una nazione intera lo stesse facendo.
Conosciuta anche come "L'avventura del fato omofobo del Texas."
Il mio personale contributo (in ritardo) per festeggiare la legalizzazione negli USA. #LoveWins
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Capitolo II: Non tanto il caldo, ma l’umidità

 

La mattina arrivò come tutte le altre nel bunker. Buia. Perché vivevano in un dannato bunker.

 

Dean aprì gli occhi, sbattendo velocemente le palpebre per eliminarne la pesantezza mattutina. Si voltò – per quanto fosse possibile con un peso di settantacinque kili spalmati addosso – verso il comodino del suo lato del letto e afferrò il cellulare. Accese il display, stringendo gli occhi alla luce violenta che li colpiva, e controllò l’orario: le sette e dodici. Bene. Poteva ancora stare a letto a oziare.

 

Si risistemò in posizione supina sul materasso, osservando un punto invisibile del soffitto e cercando di schiarirsi le idee offuscate dal sonno mentre massaggiava pigramente lo scalpo di Castiel.

 

Un leggero gemito arrivò in risposta alle sue attenzioni e un piccolo cespuglio di capelli castani si avvicinò per depositargli un bacio su una spalla. “Ciao, Dean,” arrivò anche il saluto gentile.

 

“Hey, Cas,” lo salutò lui con un bacio sulla testa e un sorriso.

 

“Hai dormito bene, Dean?” domandò Castiel, come ogni mattina.

 

“Benissimo,” rispose Dean, con uno sbadiglio. Osservò l’angelo con un cipiglio. “Ma non ti annoi a stare a letto per otto ore di fila dopo che mi sono addormentato?” domandò con curiosità.

 

“Sono un essere molto paziente, Dean,” rispose Castiel con tono annoiato. Appunto.

 

“Beh, oh sommo paziente, ti puoi levare così mi alzo?” Dean cominciò a issarsi sui gomiti, facendo rotolare Castiel dall’altra sponda del letto. “E non roteare gli occhi,” sbottò, girandosi verso quella che doveva essere la direzione in cui si trovava l’angelo.

 

“Non ho roteato gli occhi,” arrivò la risposta borbottata.

 

“Lo so che l’hai fatto. Me ne accorgo, io,” si pavoneggiò Dean, mettendosi seduto per stiracchiarsi le braccia.

 

Si gelò quando delle dita calde toccarono le sue spalle, e un respiro altrettanto caldo gli andò a solleticare l’orecchio. “Oh, sì,” fu il tono ironico, “te ne accorgi, tu.”

 

Dean fece per protestare mentre con un click un po’ di luce si spanse nella stanza, illuminando un Castiel – per delusione di Dean – già vestito e ghignante.

 

“Stavo pensando,” riprese l’angelo, “alla conversazione di ieri sera.” All’occhiata leggermente imbarazzata di Dean, Castiel si affrettò a precisare, “quella su Sam.”

 

Dean abbandonò l’espressione insicuro per aggrottare la fronte in una posa più perplessa. “Sì?”

 

“Vuoi fargli conoscere qualcuno, okay. Come? Chi? Dove? Non è come se conoscessimo tante persone. E specialmente delle graziose pretendenti per Sam,” ragionò l’angelo, risiedendosi sulla sua metà sfatta del letto.

 

“Cas,” arrivò la voce a metà tra il divertito e il paziente, “Sam è abbastanza grande, può pensarci da solo.”

 

Cas inclinò la testa, confuso. “Ma se eri tu che ne parlavi ieri sera,” gli ricordò.

 

“Sì, ma non voglio fargli da mammina ansiosa,” rispose, incrociando le braccia al petto. “Ho solo detto che sarei stato d’accordo. Già gli preparo da mangiare, per il resto può camminare sulle sue gambine.”

 

Cas sembrò scettico per un attimo, per poi scrollare l’impressione di dosso. Si alzò in piedi e riservò a Dean una lunga occhiata di sufficienza. Infine ghignò e disse: “Sbrigati, Dean, Sam avrà fame.” Per poi uscire dalla stanza con passo leggero.

 

Dean sospirò, mormorando tra i denti imprecazioni contro uno “stupido dannato angelo carino” mentre si preparava per la giornata.

 

***

 

Erano passati due giorni dalla legalizzazione dei matrimoni omosessuali in tutti gli Stati Uniti d’America e il mondo continuava ad andare avanti, sempre più afoso in quel Giugno che stava ormai per concludersi.

 

Si trovavano tutti e tre nella cucina a bere delle birre fresche per cercare sollievo dal caldo (beh, non Cas perché lui è un Angelo del Signore, non sente caldo, freddo né calci in culo) mentre Dean continuava a ritorcersi contro il fatto che avanti, non puoi mettere un bunker in Kansas e non metterci la dannata aria condizionata, allora sei un coglione, per poi zittire chiunque provasse a replicare in disaccordo.

 

Era solo che il caldo lo faceva innervosire.

 

Il pomeriggio proseguì così per un po’ fino a quando la calma voce di Sam entrò pienamente nel discorso.

 

“Ragazzi…” cominciò, per poi fermarsi un attimo appena alzato lo sguardo. Dean e Castiel si divisero subito. “Grazie,” sospirò Sam, per poi riprendere il discorso. “Credo di aver trovato un caso per noi,” annunciò infine.

 

“Fantastico,” disse Dean, tergendosi la fronte, “cos’è?” Fa’ che sia al nord, ti prego…

 

“Sette omicidi in contesti misteriosi nel giro di due giorni nella stessa città.”

 

“Okay, questo è strano,” concesse. “E in che città?” Ti prego, nord, fresco, aria—

 

“Ehm, Lubbock.” Un paio di incerti occhi verdi si alzarono sui suoi. “Texas.” Un piccolo sorriso di scuse fece capolino.

 

“Texas,” ripetè Dean. Dannazione.

 

“E c’è di più,” riprese Sam, cercando di cambiare argomento. “Tra le vittime c’è la prima coppia omosessuale della città ad essersi sposata e il sacerdote che ha celebrato la funzione.”

 

Castiel corrucciò la fronte. “Non sembra una coincidenza,” mormorò.

 

“Non sarà una coincidenza, ma è una cosa da stronzi,” replicò Dean, alzandosi in piedi. “Quando vogliamo partire?” domandò.

 

“Uh, direi il prima possibile,” rispose Sam. “Domani mattina?”

 

Dean sospirò, “D’accordo,” acconsentì e si diresse in camera sua.

 

Nel corridoio estrasse dalla tasca il suo smartphone e cercò un sito meteorologico. Si terse di nuovo la fronte sudata mentre scriveva ‘Lubbock, Texas’ e attendeva i risultati. Aprì la porta della sua stanza con un calcio e si avvicinò verso l’armadio. Tirò giù la sua borsa da viaggio dall’unico scaffale e mandò un’occhiataccia al pesante, troppo pesante, completo da federale appeso su una stampella. Stupidi mostri che operavano d’estate al Sud. Osservò lo schermo del telefono:

 

Oggi, 28 Luglio: dai 18° ai 32°

Domani, 29 Giugno: dai 21° ai 34°

30 Giugno: dai 17° ai 31°

1 Luglio: dai 22° ai 34°

2 Luglio: dai 20° ai 34°

3 Luglio: dai 20° ai 32°

4 Luglio: dai 21° ai 33°

 

Dean sospirò. Non era poi così male. Meglio di quanto si aspettasse, anzi.

 

Guardò di nuovo male il completo da FBI.

 

Spense il telefono e si buttò a letto. Doveva assolutamente comprare degli altri deodoranti.

 

***

 

Invece di seguirlo, come Sam si sarebbe aspettato, Castiel rimase seduto davanti a lui con la stessa espressione corrucciata in volto.

 

“Cas?” lo chiamò Sam. “Va tutto bene?”

 

Castiel alzò gli occhi su di lui e sospirò, prima di parlare.

 

“In Texas ci sono molte comunità religiose.” Non era una domanda.

 

“Sì,” Sam si sentì ugualmente in dovere di rispondere.

 

“E da quello che mi avevi detto l’altro giorno,” continuò Castiel, “i religiosi non accettano molto gli omosessuali.”

 

“No. Cioè, buona parte non lo fa,” spiegò Sam, “ma chi, come dici tu, afferra al meglio il messaggio cristiano ha più tolleranza.”

 

Castiel annuì, non pienamente convinto. “Quindi probabilmente questi omicidi non sono avvenuti per caso,” ragionò.

 

Sam sospirò. “No, non credo.”

 

Castiel aveva ancora quell’espressione. Non tanto di tristezza. Sam lo avrebbe definito più come sconcerto. Come quello di un bambino che non capisce il perché di una guerra. Sam si sentiva così affine a lui, in quel momento.

 

“Grazie, Sam,” sorrise Castiel, alzandosi anche lui per raggiungere Dean.

 

“Non c’è di che, Cas,” rispose Sam, con un sorriso altrettanto sincero.

 

Lo osservò lasciare la stanza prima di tornare al suo computer.

 

Cliccò sulla barra di ricerca e si bloccò per un secondo, in riflessione; poi digitò velocemente sulla tastiera:

 

Le città più conservatrici d’America

 

Ricordava di aver letto un articolo a riguardo qualche tempo fa e voleva controllare una cosa.

 

Tra i vari risultati offerti dal motore di ricerca, cliccò su un link ad un forum.

 

La domanda era: Qual è la città più omofobica negli Stati Uniti?

 

Tra le vare risposte, la più votata dagli utenti presentava una classifica delle città più conservatrici, appunto.

 

Sam lesse i primi tre nomi:

 

1 Provo, Utah

2 Lubbock, Texas

3 Abilene, Texas

 

Lentamente, chiuse la pagina e si appoggiò allo schienale della sedia. Dopo qualche minuto si ritrovò a giocherellare con la freccetta del mouse sul desktop.

 

Fantastico.

 

***

 

Castiel entrò nella loro camera da letto, trovando Dean intento a preparare il borsone per il viaggio.

 

“Hai ragione, comunque,” lo apostrofò all’improvviso, mentre studiava una camicia a quadri verde, decidendo se fosse adatta per il clima estivo. La rimise a posto con uno sbuffo. Perché non aveva nulla di più leggero?

 

“A che proposito?” Sentì Castiel sedersi sul letto alle sue spalle.

 

“Sam ha davvero bisogno di una ragazza,” spiegò, girandosi per lanciare un paio di pantaloni e delle magliette sul letto, accanto al borsone.

 

Castiel ne afferrò una e la dispiegò per osservarla curiosamente. Dean soppresse un sorrisetto e si voltò di nuovo verso l’armadio.

 

“Perché lo pensi?” domandò, dopo qualche minuto.

 

Dean alzò le spalle, tirando fuori una camicia gialla. La osservò con gli occhi stretti. E da quand’è che aveva una camicia gialla?

 

“Se avesse una ragazza con cui passare nel tempo non andremmo in Texas, a fine Giugno, con più di trenta gradi,” commentò, rimettendo il capo a posto.

 

Castiel sbuffò. “Perché, hai altri impegni?”

 

Dean si voltò guardandolo con oltraggio dipinto nello sguardo. “Certo!” esclamò, in tono offeso. All’occhiata scettica di Castiel, fu il suo turno di sbuffare. “A dirla tutta,” cominciò, avvicinandosi al letto e osservando l’occupante con sfida, “volevo andare al mare. Tutti e tre.”

 

Il viso di Castiel si distese in un’espressione di dolce incredulità. Dean non poté trattenersi dal sorridere a sé stesso. “Davvero?” chiese, con qualcosa di simile alla meraviglia negli occhi. A Dean piaceva quello sguardo.

 

“Davvero,” confermò Dean, sedendosi davanti all’altro sul materasso. Gli diede un buffetto sulla guancia, sorridendo. “Florida o California?” gli chiese.

 

Castiel piegò leggermente la testa, sorridendo anche lui. “Non saprei,” rispose, scuotendo le spalle. “Per te qual è meglio?”

 

Dean percepì un fremito di emozione scuotergli il corpo. Per evitare di sorridere come un idiota, si passò una mano sul viso e abbassò per un attimo lo sguardo. Amava quello che faceva Castiel: solo lui era sempre felice di fare come voleva Dean. E lo era davvero. Era felice che Dean fosse felice. A questo Dean non sapeva mai come reagire. Non pensava che ci fossero parole per esprimere com’era importante per lui il fatto che Castiel ci fosse e basta. Castiel non sapeva quanto fosse lui quello che rendeva Dean felice.

 

Dopo un lungo momento di riflessione scrollò anche lui le spalle, rialzando lo sguardo. “Dipende da cosa vogliamo fare,” risponde. “In California ci sono tante città da vedere, ci vorrebbe più tempo… ma anche in Florida. Ma lì di solito d’estate è un po’ umido, e dicono che sia quello che ti stende. Non tanto il caldo quanto l’umidità… anche se l’acqua è decisamente più calda e bella. Le spiagge in California sono fantastiche, ma l’acqua gelida. Sarebbe ottima solo per gli sport d’acqua. Magari a Sam andrebbe bene. Però anche in Florida ci sono tante cose da vedere…” si corrucciò continuando a parlare, finché la risata di Castiel lo fece azzittire. “Cosa?”

 

Castiel scosse la testa, gli occhi divertiti. “Non dobbiamo pensarci ora, Dean, prenditi il tempo che vuoi.” Detto questo si allungò per baciargli le labbra.

 

Dean chiuse gli occhi, sporgendosi anche lui in avanti, tirando la nuca di Castiel verso di sé. Passò la lingua sul suo labbro superiore, i denti di Castiel che gli stuzzicavano quello inferiore. Portò il braccio libero dietro alla sua schiena, spingendoselo addosso e Castiel lo seguì, andandosi a posizionare sopra alle sue cosce. Dean aprì le labbra e incontrò subito la lingua dell’altro che non attendeva altro che quest’occasione. Continuarono a baciarsi, la mano di Castiel che gli accarezzava i capelli, e quando si divisero per bisogno di ossigeno, gli depositò un ultimo bacio sulla guancia, per poi riallontanarsi.

 

Dean rimase per qualche secondo nella stessa posizione a osservare, a corto di fiato, l’angelo seduto davanti a lui. Infine disse, “Magari potremmo andarci l’anno prossimo in California.” Si alzò in piedi con un sorriso ammiccante. “Sai, potremmo andare al Comic Con. Anche con Charlie,” si illuminò, sorridendo al nome dell’amica.

 

Castiel annuì, felice. “Certo. Sarà divertente, credo.”

 

Dean batté le mani, soddisfatto. “Così anche l’animo nerd di Sam sarà soddisfatto.” Zittì la vocina esultante che voleva andare al Comic Con da quando aveva undici anni.

 

Si voltò di nuovo verso l’armadio, le spalle molto più leggere, e continuò la sua selezione di vestiti.

 

“Perché non porti questa?” Dean saltò sul posto, voltandosi verso l’angelo improvvisamente apparso accanto a lui. In mano reggeva una camicia bordeaux di flanella e la osservava con malcelato interesse.

 

Con un sospiro, Dean gliela prese di mano per rimetterla a posto. “Prima di tutto, te l’ho detto, Cas, devi fare più rumore quando ti muovi, non puoi continuare a spaventare la gente così.” A quelle parole Castiel abbassò lo sguardo dispiaciuto, ma non mollò la presa sulla camicia. “E poi,” continuò Dean, strattonando più volte il capo d’abbigliamento, senza successo, “fa troppo caldo per metterla.”

 

Castiel alzò lo sguardo, accennando alla camicia di jeans che indossava in quel momento. La pesante, camicia di jeans. Dean si impose di non arrossire sotto allo sguardo di sfida dell’angelo e, con un ultimo strattone, si riappropriò della camicia bordeaux. “Qui fa freddo, in Texas no,” borbottò, infilando la stampella in mezzo alle altre nell’armadio.

 

“Fuori fa freddo,” concesse Castiel, “ma nel bunker no. E’ di questo che ti lamenti da un mese.”

 

“Sta’ zitto,” sbottò Dean. Di colpo chiuse l’armadio e controllò l’orario. Le tre del pomeriggio. Si voltò di nuovo verso l’angelo con un ghigno. “Ti va di venire con me a fare compere?”

 

“Ti servono vestiti leggeri?” domandò Castiel.

 

Dean annuì. “Allora vieni?”

 

“Certo,” rispose prontamente Castiel e lo precedette dirigendosi verso la porta.

 

“Aspetta,” lo fermò Dean.

 

Castiel si voltò, confuso. “Sì, Dean?”

 

“Perché volevi che portassi quella camicia?” Era incuriosito. Di solito a Castiel poco importava dei vestiti.

 

L’angelo scosse le spalle, incurante. “Mi piace molto come ti sta,” rispose, senza mezzi termini.

 

“Beh, allora è meglio che non la porti,” ribatté Dean con un sorriso furbo. “Dobbiamo lavorare, niente distrazioni.”

 

Castiel roteò gli occhi. “Ti sta bene, perché non metterla?” domandò, retoricamente.

 

Una risata scappò dalla gola di Dean mentre afferrava le chiavi dell’Impala e raggiungeva l’angelo. “Va bene, signor Stile, fammi strada.”

 

Castiel lo osservo confusamente e Dean prevenne ogni domanda con un pizzicotto sulla coscia. “Sbrigati,” bisbigliò, “voglio tornare in fretta.”

 

“Per preparare il borsone?”

 

Alzò le spalle. “Chiamalo anche così.”

 

Una risata soffocata risuonò per il corridoio.










Eccola

Sì, beh, sono stata veloce. Non vi ci abituate, però. E' un errore da principianti.
Un altro capitolo da prologo, già. Anche se è più esordio che esposizione, come invece lo era lo scorso. Perché io so la differenza u.u
Comunque, sì, mi piace tanto scrivere scenette fluff tra i miei bimbi, okay? So che piacciono anche a voi, lo so. A chi non piacciono? Ai bugiardi. E beh, agli stupidi. Ma per la stupidità non c'è medicina, quindi perché preoccuparcene?
Insomma, volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto, recensito, aggiunto alle seguite e alle preferite lo scorso capitolo. Siete pucciosi
E beh, qui ho finito.
Alla prossima, cià.
   
 
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