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Autore: niclue    29/07/2015    3 recensioni
Di come Castiel migliorò la vita a Sam e Dean senza cambiare di una virgola, nonostante una nazione intera lo stesse facendo.
Conosciuta anche come "L'avventura del fato omofobo del Texas."
Il mio personale contributo (in ritardo) per festeggiare la legalizzazione negli USA. #LoveWins
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Titolo: Even in Texas
Autrice: me, me, ME.
Fandom: Supernatural
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester, Castiel, Nuovo Personaggio.
Pairing: Dean/Castiel (estabilished) + ehhh.
Disclaimers: La serie non è mia, ovviamente. Sennò mica la decima stagione aveva quella cosa di trama.
Note iniziali: Beh, era da tanto che non pubblicavo qualcosa di mio.
Salve, lettori! Come va?
Passiamo al sodo. Questa era, inizialmente, una storiella corta-corta dolce-dolce, piena di banalità, pateticità, adorabilità e altre cose con l’accento sulla a.
Poi qualcosa è andato storto ed è diventata un mostro di long - la mia prima long, omg. Addirittura con una trama! Assurdo.
Perciò, qui abbiamo i primi due capitoli decisamente introduttivi. Ma tanto.
E non ho una beta, mi pesa il culo rileggere tutto ciò che scrivo io, quindi se trovate degli errori saprete il perché.
La storia è quasi finita, ma sto a buon punto, ho tutto chiarissimo in mente, quindi aggiornerò con regolarità, tranquilli. Forse addirittura troppo presto. Poi vedrò.
Ah! Una cosa importante: avete presente la decima stagione? Beh, non c’entra nulla. Cioè, sarebbe ambientata nella decima stagione, ma senza la trama della decima stagione. Chiaro no? L’unica cosa che salvo è Charlie tornata da Oz e Castiel che si è ripreso la sua Grazia. Per il resto, blahblahblah.
Ci vediamo giù per altre cose, cià.


 
Even in Texas
 
Capitolo I: #LoveWins
 
 
Il giorno in cui lo vennero a sapere c’era il sole.
 
Non che loro fossero fuori a goderselo come ogni altra persona normale.
 
Invece, si trovavano tutti e tre nel bunker. Tutta l’attenzione di Sam era monopolizzata dal suo laptop (a cercare un caso, diceva; a leggere le sue cose da nerd, pensava Dean) mentre Castiel, con l’aiuto di Dean, cercava di concludere l’inventario di libri e testi che non riuscivano mai a portare a termine, a causa di pericoli umanitari vari da fermare, ma che da qualche giorno erano decisi a finire.
 
Beh, in teoria Dean lo aiutava.
 
In pratica faceva di tutto per distrarlo.
 
Non era per cattiveria; era solo che, da quando le cose tra loro due si erano chiarite, Dean era sempre più geloso dei momenti passati da soli, senza libri polverosi o fratelli noiosi intorno. Gli piaceva stare con Cas, gli piaceva stare da solo con Cas, gli piaceva da matti Cas. E ora era in pieno diritto di reclamare ciò che gli spettava. E no, non era un comportamento infantile. Ci aveva riflettuto e no.
 
Inizialmente si metteva semplicemente seduto e immobile a fissarlo per un lungo periodo, senza distogliere lo sguardo nemmeno per un attimo, come soleva fare l’angelo fino a pochi anni prima; sapeva di aver raggiunto il suo scopo quando vedeva Castiel agitarsi leggermente sul posto, alzando brevemente lo sguardo corrucciato al quale Dean rivolgeva un ghigno malizioso. A volte si metteva a canticchiare, a picchiettare le dita sul legno, a tossire a sproposito e a strusciare la sedia sul pavimento. In quelle occasioni riusciva a ricevere da suo fratello degli sguardi tipici di ogni insegnante stanco ma severo diretto al più indisciplinato degli alunni.
 
Quando, però, da Cas come solo effetto otteneva solo un’irritazione duratura con risvolti serali molto negativi Dean si decise a cambiare tattica.
 
E così cominciò una tentata operazione di seduzione insperatamente andata a buon fine.
 
Infatti, nonostante la recente svolta avvenuta nella loro relazione, Castiel era ancora estraneo a certi contatti fisici con Dean, e questo contribuiva alla riuscita del suo diabolico piano.
 
A una leggera carezza sul ginocchio un paio di occhi blu scattavano ad incontrare i suoi, mentre un insospettabile - quanto adorabile – rossore andava ad accompagnare un timido sorriso affettuoso – ogni volta inconsciamente ricambiato.
 
Però, appena compresa l’intenzione dietro a quel gesto, lo sguardo testardo di Castiel si abbassava di nuovo sulle parole che rubavano l'attenzione di Dean, che si sentiva in dovere – per il proprio onore – di dover insistere.
 
Perciò le sue dita lunghe continuavano ad accarezzare distrattamente la parte inferiore della coscia dell’angelo, mano a mano con movimenti sempre più decisi, trasformando i leggeri tocchi in piccoli massaggi discreti, mentre la sua mano saliva sempre più su.
 
E appena sfiorato l’obiettivo da cento punti, Castiel saltava sulla sedia, alzava degli occhi sgranati e decisi su di lui e lo afferrava per il braccio per portarlo in un posto molto lontano dalle orecchie di Sam (che seguiva quelle sceneggiate con un misto di divertimento e seccatura per il lavoro lasciato a metà, di nuovo).
 
Così, quel pomeriggio di fine giugno Dean stava cercando di ottenere un secondo round, quando un suono a metà tra una risata strozzata e uno squittio giunse da dietro lo schermo del computer che li divideva dal viso sorridente di suo fratello.
 
Castiel colse l’occasione per scacciare malamente la mano molestatrice, per il profondo scontento di Dean, il quale emise un piccolo gemito oltraggiato che lo fece ghignare. Messolo a tacere, si rivolse all’altro Winchester. “Che succede, Sam?” chiese con gentilezza, senza nascondere una nota di curiosità.
 
Sam continuò a fissare lo schermo per qualche secondo in più, gli occhi che saettavano da sinistra a destra e un sorriso che diventava sempre più luminoso. “Ragazzi,” cominciò, per poi fermarsi subito.
 
Gli altri due attesero ancora, fino a quando Dean non si spazientì. “Dobbiamo comprare una vocale?” chiese aspramente, fermando di colpo le dita che tamburellavano sul tavolo ad un occhiata parecchio seccata di Castiel.
 
A quella domanda Castiel corrugò la fronte e aprì la bocca per chiedere spiegazioni quando Sam voltò lo schermo del computer verso di loro.
 
Dean strinse gli occhi, cominciando a leggere l’articolo presentatogli, le labbra che si separavano ad ogni parola e un’espressione di estrema sorpresa in volto; Castiel, invece, lesse il titolo della pagina e buona parte dell’articolo per poi alzare le spalle mormorando qualcosa e tornare a studiare il tomo posato davanti a lui. Non sembrava molto toccato dalla notizia.
 
Dean, d’altro canto, lesse buona parte dell’articolo, per poi alzare lo sguardo su Sam e sorridere tentativamente. Sam sorrise di rimando, attendendo qualche parola – o un annuncio – per poi rimanere decisamente deluso.
 
Dean, infatti, si limitò a riappoggiarsi allo schienale della sedia, sbadigliando e stiracchiando le braccia verso il soffitto, per poi avvolgere – in modo scontatissimo – un braccio attorno alle spalle di Castiel.
 
E Castiel, altrettanto banalmente, si appoggiò distrattamente contro di lui.
 
Durante tutta l’azione gli occhi di Dean non lasciarono il contatto con quelli di Sam.
 
Va bene così, voleva dirgli. Stiamo bene così.
 
Sam sembrò comprendere, in qualche modo, e annuì con un sorriso mesto. Riafferrò il computer e lo spense, massaggiandosi gli occhi stanchi. Se va avanti così, pensò Dean, tra un paio d’anni gli serviranno degli occhiali.
 
“Allora, Cas,” proruppe dopo un po’ Sam, “che dici? Non ti pare una bella notizia?”
 
Castiel alzò lo sguardo, chiudendo anche lui il libro; per quel giorno avevano finito di lavorare.
 
“Mh, certo,” rispose, un po’ titubante.
 
“Dalla tua faccia non sembrava,” fece notare Sam.
 
“Sam,” chiamò Dean in avvertimento. Quando i loro occhi si incontrarono cercò di mandargli l’occhiata più seccata del suo repertorio, per essere poi spazzato via con un’alzata di spalle. Idiota.
 
“E’ solo una domanda,” si difese Sam, rivolgendo di nuovo lo sguardo verso l’amico.
 
Dean strinse nervosamente il braccio di Castiel. Non aveva voglia di fare quel discorso.
 
Amava Cas, di questo ne era certo, anzi, certissimo. Ed era piuttosto fiducioso che Cas ricambiasse. Era solo che si erano messi insieme ufficialmente (come a Sam piaceva precisare) da qualche settimana e stavano bene. Dean stava bene. Ed erano anni che non si era detto di star bene. Non voleva dei cambiamenti. Ma cosa cambiava in fondo un pezzo di carta? Beh, nulla. Quindi era anche uno spreco di soldi.
 
Cas era felice, lui era felice; stavano bene così.
 
Castiel si sfilò dalla stretta di Dean, che sentì subito la mancanza del suo peso addosso.
 
Scrollò le spalle, in un gesto straordinariamente umano. “Più che altro mi sconcerta il fatto che prima di oggi non ci fosse l’uguaglianza di unioni matrimoniali,” spiega.
 
Dean si sentì inspiegabilmente più rilassato.
 
Sam aggrottò la fronte, sorpreso. “Non pensavo che in Paradiso aveste una mente così aperta.”
 
Castiel strinse gli occhi, inclinando leggermente la testa verso destra. “Che vuoi dire?” domandò, spaesato.
 
“Sai,” cercò di spiegare Sam, a corto di parole, “da noi, tra gli umani, c’è una bassa tolleranza soprattutto per regole religiose. Quindi fa un po’ strano sentire gli angeli fregarsene.”
 
Se possibile, Castiel si stranì ancora di più. “Come potremmo discriminare sulla sessualità, noi che non abbiamo sesso?” chiese, in un tono un po’ più che retorico.
 
Sam fece per riprendere la parola, ma Cas aggiunse. “Inoltre,” cominciò, con voce più salda, “il vero caposaldo della Parola di Mio Padre è la condivisione dell’Amore nella sua forma più pura. Il problema nasce quando è il sentimento a mancare,” concluse, con un sorriso piccolo mentre le sue iridi saettarono per un istante verso Dean.
 
Dean percepì le guance scaldarsi ancora di più e il suo petto lo imitò appena Castiel si alzò in piedi tendendogli una mano. “Andiamo, Dean,” lo chiamò, con la voce chiara e gli occhi splendidi.
 
Dean sorrise e si alzò in piedi per poi farsi trascinare dall’angelo verso la loro camera da letto.
 
Appena chiusa la porta alle loro spalle, Castiel si allungò per rubargli un soffice bacio dalle labbra, per poi allontanarsi quasi subito.
 
Dean, però, lo afferrò per gli avambracci e se lo tirò addosso, desideroso di prolungare il contatto. Castiel lo assecondò e si ritrovò di nuovo tra le braccia di Dean, a ricevere le sue attenzioni e a ricambiarle con altrettanta passione e cura.
 
Dopo un ultimo, profondo bacio, Dean si allontanò di qualche centimetro dal viso di Castiel, che lo aveva seguito in avanti con la testa per evitare di interromperlo. Dean ridacchiò alla mossa, causando l’affluenza di un leggero rossore sulle guance dell’altro, accompagnato da un timido sorriso. Gli diede un buffetto su una guancia e gli occhi di Cas si aprirono, brillando allegramente e togliendo un attimo di ragione a Dean.
 
Ma si riprese dopo poco.
 
Un ghigno malizioso prese posto sulle labbra in quel momento libere. “Pensavo che stasera non ne avessi voglia,” mormorò, riavvicinandosi per depositargli un bacio umido sulla guancia. “Oppure il mio charme ti ha fatto cambiare idea?”
 
Una bassa risata raggiunse le sue orecchie e Dean alzò lo sguardo mentre Castiel lasciava la presa sulle sue spalle e si allontanava da lui per andarsi a sedere sul letto. Si posizionò contro la testata, le gambe leggermente aperte e rivolte verso Dean. “Allora? Signor Charme?” lo chiamò ghignante.
 
Dean non si era ancora pienamente abituato alla strafottenza da poco acquisita di Castiel. Un regalo della vicinanza ai Winchester, probabilmente. Ma non per questo non la trovava eccitante. Specialmente a letto. Perché Cas diventava così solo a letto ormai.
 
Si leccò le labbra, intrigato, mentre scalciava via le scarpe dai piedi e si prendeva il suo tempo per arrivare al letto, con calma, misurando ogni passo e intanto Castiel si abbassava fino a far poggiare la propria testa sul cuscino. Salì sul materasso gattonando e si posizionò esattamente sopra a Castiel, gli avambracci ai lati della testa, ogni ginocchio accanto al suo opposto. Si concesse di premere un’altra volta le labbra sulla pelle dell’altro, appena sotto alla sua bocca, per poi rialzarsi al livello dei suoi occhi.
 
“E ora? Signor Finto Frigido?” lo canzonò Dean con un sorriso. Castiel ricambiò con un mezzo sorriso e fece passare le mani sul suo petto, con aria pensosa.
 
“Non pensi che faccia caldo con tutti questi vestiti?” ponderò, strattonandogli la camicia grigia che stava indossando.
 
“Sto cuocendo,” affermò Dean, con finta preoccupazione, “dovresti sbrigarti a farmi rinfrescare.”
 
Un sorriso furbo prese possesso delle labbra di Castiel. “Oh, ma io non pensavo proprio di lasciarti al freddo.”
 
Il sorriso di Dean si allargò. “Ah no? Che pensavi allora?” mormorò, facendo passare lentamente un indice sulla mascella dell’altro.
 
D’improvviso, Castiel ribaltò le posizioni e gli prese un bacio che non aveva nulla della dolcezza e della tenerezza dei precedenti. “Pensavo che devi stare zitto,” sibilò, gettandosi alle spalle la camicia ormai tolta, e a seguire il proprio trench coat, la sua cravatta, la maglietta di Dean…
 
***
 
“Beh, questo… questo è stato… wow,” ansimò Dean, stravaccato sul letto sfatto, voltandosi verso un angelo altrettanto sfatto e ansimante. E stupidamente bello.
 
“Beh,” sospirò Castiel, “almeno il tuo vocabolario non ne è rimasto colpito.”
 
Dean non potè trattenersi e cominciò a ridacchiare.
 
“Hey!” esclamò, oltraggiato. “Chi te le insegna queste battute? Sam?”
 
“Certo che no, Dean,” mormorò Castiel, cercando di riprendere fiato dopo il lungo periodo di prima.
 
Dean voltò il busto sul fianco per poterlo guardare meglio. “Sei sicuro?” chiese. “Sarebbe da lui.”
 
“Tu dici?” chiese Castiel distrattamente, afferrando la scatola di fazzoletti per ripulire se stesso e Dean.
 
“Lo conosco. Si annoia. Dovrebbe trovarsi qualcosa da fare,” si fermò un attimo. “O qualcuno da farsi.”
 
“Vuoi far conoscere una ragazza a Sam?” chiese Castiel, con una punta di interesse ritrovata.
 
“Sì… mi sembra giusto. Le cose sembrano essersi sistemate, ora. Io mi sono sistemato,” mormorò, accarezzando il braccio di Castiel, “e ho capito di essere stato ingiusto. Dovrei dargli la mia benedizione e lasciargli abbandonare la caccia, se vuole. Tu che ne pensi?”
 
Un paio di grandi e adoranti occhi blu lo fissarono profondamente. “Penso che sia l’idea migliore,” sorrise Castiel. “Anche lui si merita la felicità. Per quanto lo vorrei, non può essere tutta nostra.”
 
Dean alzò un sopracciglio. “E’ a questo che pensavi oggi? Che la felicità deve essere tutta tua? Bel modo di usarmi per la tua felicità!” esclamò, fingendosi offeso.
 
“Dean,” chiamò Castiel, in quel modo che gli faceva stringere qualcosa nello stomaco, con quella vocale allungata.
 
“Lo sai che scherzavo,” sorrise Dean, leggermente preoccupato che se la fosse presa a male.
 
“Non me la sono presa. Stavo pensando.”
 
“A cosa?”
 
“Prima, ero felice per il fatto che, almeno questo Paese si stia cominciando ad aprire al vero messaggio d’Amore. Lo sono ancora. Sono felice, davvero. Anche per noi,” cominciò a spiegare, mentre giocherellava con la mano di Dean tra le sue dita.
 
Nonostante le parole rassicuranti, Dean percepì una nota stonata. Non ritrasse la mano e domandò: “Ma?”
 
“Ma,” sospirò Castiel, “mi ha fatto…” Sembrava a corto di parole per spiegarsi. Fece vagare lo sguardo per la stanza disordinata, per poi farlo passare sul letto, risalendo per il corpo ancora nudo di Dean fino a sistemarsi tra i suoi occhi. “Mettere i piedi per terra,” concluse, infine, riabbassando lo sguardo sulle loro dita unite.
 
Dean sbatté le palpebre. “Quindi?” lo incitò.
 
“Quindi,” ripeté Castiel, “mi ha fatto pensare. Ne abbiamo passate tante insieme, Dean. Non abbiamo mai avuto un momento di pace, da quando ci siamo conosciuti. Ed è anche per questo che abbiamo aspettato tanto. Ma sai il problema? Io non ho mai sperimentato della pace vera. C’erano dei momenti, in Paradiso, dove non c’erano guerre da combattere o altri doveri, quindi in teoria, la pace c’è stata. Ma come si può godere della pace se non hai nessuno con cui condividerla? Se non ne scaturisce la felicità? Questo, Dean, questo è il primo periodo felice della mia esistenza. E sei tu a renderla possibile. E certe volte ho il terrore che, non so, sia solo un’allucinazione di Naomi, o di Metatron e poi mi sveglierò e sarà tutto come prima, o peggio. Oppure, temo che dietro l’angolo ci sia una nuova Apocalisse a spezzare questo momento. Ma più passa il tempo, più mi rendo conto che è tutto vero, che può durare. Che sta durando. Che non me la potranno portare via perché, dovranno uccidermi prima. E senza che ritorni,” aggiunse, con un piccolo sorriso diretto al nulla. Poi riprese, serio. ”E’ stato difficile, Dean. Ci siamo allontanati e riuniti, respinti e riavvicinati, traditi e riabbracciati. Non potevo mai essere sicuro di poterti rivedere il giorno dopo. Ma ora,” e lì l’espressione seria si spezzò in un mezzo sorriso, “ora posso essere sicuro di dove sei, come stai, e soprattutto,” si portò la mano del cacciatore alle labbra, fissandolo negli occhi, “ora sono sicuro di non rimpiangere niente. Io ho raggiunto la mia felicità. Non desidero nient’altro. Certo, sono contento per le persone che desideravano quella cosa e ora la potranno avere ma,” sospirò, riabbassando lo sguardo, “nulla potrà farti amare da me più di quanto già non faccia in questo momento.”
 
Il silenzio cadde sulla stanza come un rigido inverno, gelando ogni pensiero presente nella mente esterrefatta di Dean. Aveva quella sensazione – quella di cui parlano sempre nei film, quando non sai se non hai nessun’idea in testa o ne hai troppe e non sai quale ascoltare per prima. Sì, proprio quella. E perché?
 
Perché Cas lo amava. Glielo aveva detto. E come glielo aveva detto.
 
Okay, magari prima non era stato del tutto onesto con sé stesso – prima non era così fiducioso che Castiel lo ricambiasse pienamente. Potevano essere tante cose diverse, magari per Castiel era solo un esperimento, per capire meglio le emozioni umane, oppure voleva essere suo amico ma pensava che per farlo doveva acconsentire ai suoi desideri, oppure preferiva Sam, oppure magari gli avevano di nuovo fatto il lavaggio del cervello e lo avevano mandato da lui per ucciderlo quando meno se lo aspettava, dalla persona che amava, oppure, oppure, oppure.
 
Oppure.
 
Oppure, semplicemente, perché Dean non merita il suo amore. Non quello di un angelo. Non quello di Cas. Non quello della persona più straordinaria al mondo. Dell’entità più leale, forte, generosa, buona, gentile, altruista e meravigliosa a cui si fosse mai avvicinato. Non meritava il suo amore, uomo debole e insulso.
 
Castiel si meritava così tanto di più. Aveva il diritto ad avere di più. Di più, di meglio.
 
Ma no, invece.
 
Era tutto l’ultimo oppure: oppure era lui l’idiota che non vedeva nulla ad un palmo dal suo naso.
 
Oppure, era l’idiota auto-distruttivo che rischiava di perdere la redenzione più luminosa del mondo.
 
Oppure, oppure, oppure—
 
“Dean?”
 
La limpidezza di una voce roca intaccò le rotelline metalliche che ruotavano e lavoravano nella sua testa. Crack. Tutto rotto. Tutto fermo. Silenzio.
 
“Dean, io— scusa, non ti volevo spaventare, era solo— io—“  Castiel cominciò a balbettare, guardandolo con gli occhi grandi, le guance rosse di vergogna, una lingua nervosa che passava sulle labbra secche, il sudore che gli inumidiva la fronte, i capelli scuriti dall’umidità sparati in tutte le direzioni per colpa di troppe mani che ci erano passate, troppe, le sue mani, le sue mani, le sue mani, di quando ha fatto l’amore con Castiel qualche minuto fa, perché non era una scopata, non era sesso, era Cas, e Cas per lui era oltre a ogni cosa, era più puro.
 
Era la forma più pura. Era Amore.
 
Si avvicinò di scattò all’altro e gli afferrò la testa tra le mani, avvicinandosi e avvicinandolo a sé. Quando le loro labbra si incontrarono non fu passione, non fu tenerezza. Fu amore.
 
Si toccarono una volta, due volte, tre, quattro, cinque, e ancora, e ancora, fino a quando non si toccarono più, preferendo riassaggiare la pelle, quella che conoscevano così bene, ma mai abbastanza, mai troppo stanchi per una nuova riscoperta.
 
E un’altra volta ci furono carezze, baci, strette, spinte, sussurri e urli mozzati, e tanto, tanto, tanto Amore.
 
“Ti amo, ti amo così tanto. Non te lo scordare mai.”





Eccola (di nuovo)

Noo, ma Din non farbb mai ks, luy e un vero duroh!!!11
Il primo che lo dice gli spacco la testa a sediate.
Violenze illegali a parte, ora comincio a dire la mia.
Per me, Dean, avendo sopportato tanto, avendo perso tanto, una volta che Castiel, una delle persone più importanti della sua vita nonché una delle più sfuggevoli, gli promette di rimanere con lui e amarlo per sempre, potrebbe tranquillamente mandare la sua facciata da macho insensibile a farsi benedire e dire per una volta quello che prova davvero in de hartt.
Beh, ora vado. A domani sera. Cià.
   
 
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