°
Tra Genio e Follia °
Atto.2
“
VIENI IB ”…
…
vieni di sotto Ib ti mostrerò un posto segreto. ”
Pensò
inizialmente ad un balck-out dovuto
al temporale che colpiva ormai da un pezzo la città,
lasciando il suo tocco
umido sulle case e le strade per poi colare sui muri fino
all’asfalto, ma
iniziò ad abbandonare l’idea quasi subito, siccome
in tutta la sala non volava
una mosca. Non un brusio, né voci preoccupate e nemmeno i
sorveglianti con le
torce erano passati in quei cinque minuti d’attesa
nell’oscurità.
Si staccò mal volentieri dalla parete e
seguì il fascio di led d’emergenza che fendevano
l’oscurità oltre l’angolo alla
sua sinistra. Aveva appena mosso il primo passo che un rumore acquoso
la
raggiunse e della vernice rossa si materializzò sul
pavimento. Il colore
spiccava tetro sulle mattonelle ingrigite dalla mancanza di luce e
componeva
poche parole sbavate in stampatello: “ VIENI IB”.
Le prese un colpo. Come
facevano a conoscere il suo nome? Ma soprattutto chi aveva scritto
quella frase?!
<< C’è qualcuno? Per favore vieni
fuori… >> chiese ad alta voce e tuttavia
timorosa di ottenere una
risposta, perché in caso affermativo chi poteva dire se si
trattasse di una
persona amica o meno? Non aveva decretato poco fa che lì si
trovava molta gente
strana e perciò imprevedibile? La sua fantasia suscettibile
aveva iniziato a
farle ipotizzare tutta una serie di situazioni e circostanze spiacevoli.
In risposta alla sua chiamata però ebbe
solo uno sgocciolio proveniente dalla sua sinistra. Lo seguì
non avendo altra
scelta. Non ci pensava nemmeno di restare un minuto di più
lì da sola e per di
più quasi al buio. Raggiunse l’angolo speranzosa
di trovarvi qualcuno, ma fu
ripagata da una macchia di vernice blu che gocciolava dalla cornice
dell’enorme
quadro.
“ I quadri non dovrebbero perdere la
pittura! ” pensò sorpresa dall’insolita
scoperta, finché non si accorse che
all’ altezza dei suoi occhi vi era un nuovo indizio scritto
sul muro con lo
stesso colore lucido.
‘
vieni di sotto Ib ti mostrerò un
posto segreto ’
Aveva appena finito di leggere, che un
rumore di pesanti passi riecheggiò in tutta la sala.
Tlak, tlak, tlak …
Avevano una cadenza calma e tranquilla come
se alla persona che li produceva non importasse che i locali fossero
immersi in
una coltre d’inchiostro.
Ib venne rianimata da una scossa di
sollievo, forse finalmente lo staff si era mobilitato e stava
recuperando i
visitatori sparpagliati nei saloni. Si slanciò oltre
l’angolo, impaziente di
riunirsi agli altri, e percorse tutto il corridoio fino ad arrivare
alla parte
centrale delle stanza.
<< Signore, sono qui!>> disse
ad alta voce, dimenticandosi del divieto di rumori molesti della
galleria.
Nessuna risposta le venne in rimando, solo
il lento e costante passeggiare di questo individuo celato dalle ombre.
<< Signore! Dov’è? così
la raggiungo…>> riprovò, facendo
qualche
passo incerto verso la fonte del rumore.
Ancora nessuna risposta e la situazione
cominciava a diventare inquietante.
Perché non rispondeva? Era uno scherzo per
caso?? Perché se così fosse stato non lo trovava
affatto divertente!
Stava appunto per annunciare il suo disappunto
quando si spensero anche le luci di emergenza immergendola in una
coperta scura
e densa come la pece. Non vedeva assolutamente nulla e procedere era
impossibile,
perciò andando a tentoni cercando di raggiungere una
qualsiasi parete da cui
potersi orientare. Finalmente sfiorò con la punta delle dita
la liscia
superficie del muro e i freddi cartellini apposti sotto i quadri. Vi si
gettò
contro come se avesse trovato un ancora di salvezza, mentre i battiti
del suo
cuore acceleravano per l’agitazione.
<< Dove sono tutti?!>> mormorò
a se stessa per non farsi schiacciare dalla paura della solitudine.
Tlak,
tlak, tlak … I passi continuavano senza sosta aumentando
l’ansia di Ib che era
ormai sull’orlo delle lacrime.
“ Cosa devo fare? Che vuole questo tipo?”
pensò con rabbia e frustrazione, usando la ragione come
appiglio per
contrastare l’imminente sfogo delle sue paure. Ma non voleva
cedere e per prima
cosa si impose di resistere e trovare i suoi genitori. Non poteva farsi
prendere dal panico, altrimenti si sarebbe immobilizzata e non sarebbe
andata
più da nessuna parte. Costrinse perciò i suoi
piedi a muoversi, mettendo una
scarpa d’avanti all’altra con silenziosa
circospezione ed avanzando alla cieca.
All’improvviso un lampo biancastro irruppe prepotentemente
contro il nero pece,
illuminando le scale che portavano al piano inferiore, accecando la
giovane.
“ È un invito?” si chiese intimorita.
Non
voleva scendere e si attaccò al muro, premendovisi
più che potè; sembrava
volesse diventare un tutt’uno con esso, tanto che picchiò la
testa contro la cornice di un
quadro. Qualcosa le rotolò addosso, facendola sobbalzare
dalla paura e portare
d’istinto le mani a coprire la bocca per trattenere un grido.
Una oggetto
oblungo giaceva spappolato sul pavimento ai suoi piedi. La
curiosità ebbe la
meglio sullo spavento ed accovacciandosi, riuscì a
riconoscere l’oggetto nella
fioca luce. Era una pera!
“ Da dove arriva?” domandò frastornata
dall’improbabile ritrovamento e guardò in su verso
l’alto, scorgendo il dipinto
nella penombra. Riconobbe nella figura una natura morta, dove in un
cesto di
frutta era rimasto uno spazio vuoto.
<< Che sta succedendo?!?>>
scattò, allontanandosi dal frutto troppo maturo e passando
d’avanti ad un altro
quadro. Anche qui gli oggetti presero a muoversi, oscillando
pericolosamente
verso il bordo della cornice.
Ib era terrorizzata, procedeva a ritroso,
dando le spalle alle scale e scrutando con orrore le ombre nere nei
quadri
brulicare come incubi notturni.
D’un tratto urtò con le spalle contro lo
stipite della porta e si voltò di scatto in allarme. Non
c’era nessuno
nonostante i passi la seguissero come una presenza impalpabile. Per cui
non ci
pensò due volte e si avviò verso la rampa
desiderando ardentemente che tutto
finisse. Ma suoi sensi vennero subito attratti da una finestra sul
pianerottolo
che prima, salendo, non
aveva notato. Vi
si scagliò contro, tastando freneticamente il contorno in
cerca della manopola
per aprirla. Non la trovò. Stava per cedere allo sconforto
quando una figura
sfrecciò oltre superficie opaca ed Ib senza indugio
iniziò a battere sul vetro
nella speranza di richiamare la sua attenzione.
<< Ehi! Ehiiiiii! Si fermi, ho
bisogno d’aiuto>> strillò, mentre i
pugni si abbattevano sulla barriera
che la separava dall’esterno.
La figura tornò indietro inaspettatamente
ma invece di aiutarla, incominciò a percuotere la superficie
trasparente,
spaventando a morte la ragazza. Urlò di terrore e senza
sapere come, si vide
scendere a rotta di collo gli immacolati gradini inondati dai neon.
<< Mamma, Papà! Dove
siete?!?!>> sbraitò, senza scomporre
minimamente il visitatore che
passeggiava indisturbato da diverso tempo.
Raggiunse l’ingresso con il fiato corto e
siccome nessun suono le era giunto come risposta, guadagnò
la strada della porta,
sicura di trovarvi una via d’uscita, ma cozzò
contro la fredda anta scorrevole
che non accennò a volersi spostare nemmeno di un millimetro.
In preda alla
disperazione la ragazza cercò di aprirla concentrandovi
tutta la sua forza,
incastrando le unghie nella stretta fessura che si creava
dall’accostamento
delle due vetrate e tirando.
“ Ti prego, ti prego , ti prego … apriti!!
“ ripeté mentalmente sperando che qualcuno la
ascoltasse ed esaudisse la sua
preghiera, tuttavia i battenti non si mossero per nulla.
Non era ancora pronta a mollare e tentò un
ultimo disperato tentativo con le due finestre a nastro incastrate
lì vicino a
portata di mano. La prima non cedette né si
spostò e allora provò con la
seconda, ma ebbe una brutta sorpresa; appena la sfiorò, un
getto di liquido
rosso iniziò a scorrere come un torrente dalle guide delle
ante creando rivoli
scarlatti e schizzando ovunque, disegnando un campo di papaveri sul
pavimento
niveo. Si ritrasse disgustata e preoccupata: poteva essere vernice
oppure poteva
essere sangue? Il colore era scuro, ma talmente indefinito e lucido da
non poterlo
identificare in modo esatto.
‘ Ib…’ una voce proveniente dalla stanza
a
piano terra la chiamava preoccupata.
<< Mamma? Papà? >> chiese la
ragazza sbigottita e la voce la chiamò di nuovo con urgenza.
“ Grazie al cielo! I mie sono rimasti in
quella stanza!” si incitò mentalmente e senza
perdere altri secondi preziosi
seguì il dolce conforto che dava quella voce parentale.
Stranamente i passi sembrarono
intensificarsi a mano a mano che Ib andava avvicinandosi alla sala, e quando vi
entrò si rese conto che
il suono rimbombava contro le pareti ed il soffitto come se fosse
proprio il
calcestruzzo di cui erano fatte o l’intonaco a produrre quel
sinistro scalpiccio.
Non vi prestò molta attenzione e si diresse immediatamente
al quadro dove aveva
lasciato i suoi genitori una manciata di minuti fa, era troppo
concentrata sul
nuovo obbiettivo per notare qualcos’altro.
Il quadro svettava in tutta la sua
imponenza; i colori erano cupi ma il disegno intuibile nonostante la
stanza
albergasse nelle ombre.
<< Mamma sono qui!>> sussurrò
una volta che si rese conto di essere nuovamente da sola. Tuttavia non
risentì
più la voce. << E dai papà, non
è divertente!>> sentenziò rivolta
al nulla nero di fronte a sé, mentre il panico le
serpeggiava lungo la schiena
afferrandole le scapole. Ib girò un paio di volte su
sé stessa osservando con
angoscia crescente lo spazio. Nessuno, non c’era nessuno
nemmeno lì. Voleva
piangere dalla frustrazione e per la paura, siccome non riusciva a
capacitarsi
del perché non avesse incontrato anima viva in tutto questo
tempo. Dove erano scomparsi
tutti?
Un rumore di carta strappata l’agghiacciò,
pietrificandole il sangue nelle vene. Quel suono scricchiolante
proveniva da un
punto dietro di lei. Si girò lentamente portandosi le mani
al petto, come
faceva da bambina per proteggersi dal mostro che viveva sotto al letto.
Aveva
paura ed allo stesso tempo sapeva di doverne conoscere
l’origine. Stava
accadendo esattamente quello che aveva visto in una marea di film
Horror:
qualcuno si ritrovava da solo a dover fronteggiare suoni preoccupanti e
lo
spettatore, a questo punto, sapeva già che la sorte del
protagonista poteva
finire solo in un modo. Infatti la scoperta che fece, sebbene fosse
preparata, fu
peggiore di quanto si aspettasse. La madre in rosso, che inizialmente
stava
sgridando il figlio, con movimenti a scatti e disconnessi come un
burattino
impazzito, si ribellava alla sua prigione di stoffa, rivolgendo il suo
volto
privo di connotazioni fisiche verso la ragazza. La sagoma si scollava
con uno
strappo secco e raccapricciante ed in quei punti comparivano delle
crepe scure,
come il terreno che si spacchi per la siccità, mandando
parte della pittura a
sbriciolarsi sul pavimento, mentre il bambino blu si rannicchiava in
posizione
fetale sulla tastiera reinventata del pianoforte, artigliandosi la
testa con le
dita celesti. Ib osservava con gli occhi sbarrati la scena ed a poco a
poco il
sangue le defluiva dal viso, donandole un pallore degno
dell’intonaco privo di
colore. Il suo cuore poi perse un battito quando il sottile braccio
scarlatto
della donna, solcato da venature nere e rinsecchite, si distese nella
sua
direzione, schiudendo le dita affusolate nel tentativo di ghermirla
come gli
artigli di un uccello rapace.
<< … No…no… non ti
avvicinare!>> sillabò a stento con la voce
incrinata dal nodo che andava
formandosi in gola. La sagoma però non voleva saperne e
continuava la sua
inesorabile avanzata, sporgendo il busto esile ed aggrappandosi con
l’altra
mano, ormai libera, alla cornice d’orata.
Istintivamente iniziò a ritrarsi,
camminando all’indietro finché non finì
con una scarpa su qualcosa di scivoloso
che minacciò di farla cadere. Spaventata dalla
possibilità che si trattasse di
una nuova minaccia, diede una rapida occhiata verso il basso, dove una
serie di
impronte blu elettrico andavano nella stessa direzione a cui lei dava
la
schiena. Ancora della vernice che le tormentava con i suoi indovinelli.
Ancora
della pittura che minacciava di farla impazzire.
“ Che siano le impronte del signore che
stava camminando prima?” la domanda le si presentò
alla mente come una scarica
elettrica. Tuttavia non era questo il momento di pensare a certe cose.
Provava
un mix di angoscia, paura, terrore, impotenza e smarrimento che le
opprimevano
il petto minacciando di schiacciare i suoi piccoli polmoni. In preda ad
un’agitazione selvaggia, sollevo lo sguardo, avvertendo uno
strano spostamento
d’aria che le solleticava il viso e le fece accapponare la
pelle. All’
improvviso la donna si era slanciata di colpo, bruciando la distanza
che le
separava, facendo serpeggiare le sue dita scheletriche fra le ciocche
dei suoi
capelli e cercando di afferrarla per la nuca.
Lo sgomento la colse impreparata e,
seguendo un ondata di ribrezzo, si scansò da quel contatto
spingendosi
all’indietro. Sperava di cadere sul pavimento e da
lì poter cercare di sfuggire
all’essere senza volto, ma al contrario si ritrovo con la
sensazione che i
piedi perdessero aderenza ed il terreno venisse a mancare. Infatti
nemmeno una
frazione di millesimo dopo vide chiudersi sopra di sé un
muro freddo e bagnato.
<< HAHAHAHAHAHA, che bello!
Finalmente è arrivato qualcuno!>>
sghignazzò una risata cristallina ed
infantile. Fu l’unica cosa che riuscì a sentire
prima di infrangere una
superficie umida.
Ib si ritrovò immersa in quella che
sembrava una piscina immensa, con l’unica differenza che
quella che
l’abbracciava non era acqua, era qualcosa di più
denso e pesante che le
impediva di risalire in superficie, facendole aderire persino i vestiti
al
corpo. Annaspò, cercando di trattenere il fiato. Si
agitò e si sbracciò a più
non posso per raggiungere il bordo e portarsi in salvo, ma ogni sforzo,
ogni
misero tentativo di arrancare verso il bordo dell’abisso,
risultò inutile e
sfiancante, mentre preziose bolle d’aria le sfuggivano dalle
labbra volteggiando
come leggiadre meduse e sollevandosi in alto.
“ Perché solo io non posso muovermi?!”
urlò
la sua mente febbricitante. Non riusciva a pensare con
lucidità ed il petto era
dolorante per la mancanza di ossigeno. Il corpo le sembrava sempre
più pesante
e stava per fare la fine di un sasso lanciato nel mare, ovvero
affondare. Tentò
disperatamente di resistere, trattenendo l’aria nel suo
albero respiratorio per
non annegare, eppure tutto era così maledettamente difficile
ed i polmoni la
imploravano di aprire la bocca ed aspirare qualsiasi cosa, minacciando
altrimenti un collasso. Lottò più che
poté ma il fato le fu avverso, un ombra
nera si precipitò con destrezza su di lei, avvolgendo la
gamba di Ib con la sua
appendice luminosa e strattonandola verso il basso. Il movimento
azzerò tutte
le sue ultime resistenze e quel poco di speranze che ancora le
rimanevano
l’abbandonarono sotto forma di sinuose e trasparenti ellissi
irregolari, mentre
ingoiava quell’ liquido indefinito che le bruciava la faringe
come se avesse
ingollato dell’alcol puro.
“ Ma cosa?! Questo è il mostro marino del
dipinto di Guertena. Come faccio ad essere in un quadro?” si
domandò
esterrefatta prima che le enormi fauci dentate del pesce la
ingabbiassero sotto
il suo sguardo impotente. Le forze la abbandonarono e nei suoi ultimi
momenti
prima di perdere conoscenza e lasciare questo mondo, sognò.
NDA: ciao a tutti! vi allego qui l'indirizzo facebook della pagina che gestisco insieme all'autrice di EFP Dusky Doll. Se volete rimanere aggiornati sugli sviluppi delle storie, vedere i disegni dei vari capitoli, condividere articoli, musica, immagini e ... improbabili cross over e one shot, perchè non ci date un' occhiata? Grazie mille e buona lettura ;)
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