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Autore: L_Fy    26/01/2009    11 recensioni
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v' ho scorte." Dante Alighieri, La Divina Commedia
Genere: Commedia, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Recensione di Kabubi, fatta il 23/01/2009 - 03:40PM sul capitolo 2: Capitolo 1 : Convocazione - Firmata

Capitolo 2: Cornelia

“ché questa bestia, per la qual tu gride,
non lascia altrui passar per la sua via,
ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide;

e ha natura sì malvagia e ria,
che mai non empie la bramosa voglia,
e dopo 'l pasto ha più fame che pria.”

 

Dante Alighieri, La Divina Commedia, Inferno, Canto I

 

Il primo nome che veniva in mente per definire Cornelia era “zietta”. Tutto di lei ricordava un vago e rassicurante sentore di borotalco e orli fatti all’uncinetto; l’innocua faccia dal sorriso mite e dallo sguardo azzurro di porcellana, la vocetta querula, gli abiti con stampe a fiori, il girocollo di perle, gli occhiali col pince-nez… veniva più che naturale rilassarsi e sorridere davanti a un tale concentrato di materna comprensione. Era così che Cornelia era diventata il Demone numero uno di Modena: cogliendo alla sprovvista, mascherando una ferocia ineguagliabile con biscottini al burro e teiere panciute. Eva, sotto sotto, ammirava Cornelia per il suo sforzo di fantasia: Giacinta, invece, aveva installato il suo centro operativo in un convento e si presentava in forma umana come una suora. Vomitevolmente banale, ma gli Angeli erano tutti così, assolutamente privi di fantasia.

“Eva!” esclamò Cornelia quando la vide ferma sulla soglia di casa (una bomboniera rosa collocata nel centro di un grazioso parco dai civettuoli viali fioriti): si alzò addirittura in piedi congiungendo compita le mani in grembo e sorridendo con aria magnanima.

“Cornelia!” rispose a tono la ragazza stando ben attenta a non abbassare la guardia di un millimetro.

Aveva visto di cosa era capace Cornelia se lasciava cadere la maschera, e non era un gran bello spettacolo. No, decisamente non lo era.

“Vieni, mia cara, siediti” la invitò Cornelia con un ampio gesto della mano indicando il grazioso tavolino rotondo davanti a lei apparecchiato con un delicato servizio di porcellane “Stavo giusto prendendo il tè.”

Eva non si mosse di un millimetro, ma le rivolse un sorriso affabile.

“Cornelia, dolcezza, a parte il fatto che il tuo tè mi fa vomitare, gradirei che mi togliessi dal culo quel piccolo Mezzo nascosto che non vede l’ora di piantarmi qualcosa in mezzo alle scapole.”

Cornelia sbatté appena le ciglia sui suoi miti occhi azzurri, allargando affabile il sorriso: dopo qualche secondo di silenzio in cui capì che Eva non si sarebbe mossa di un millimetro dalla soglia, fece un vago cenno con la mano e, con un fruscio discreto, qualcuno scivolò fuori dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

“Non te la sarai mica presa, vero?” tubò Cornelia accennandole di avvicinarsi.

Eva scrollò le spalle, andando a sedersi con precauzione davanti a Cornelia.

“Per così poco” rispose ironica “Anche io tento sempre di far fuori i miei ospiti prima che entrino dalla porta.”

Cornelia versò il tè con delicata maestria sempre sorridendo.

“Con te è mio dovere provarci” specificò con un sospiro che le sollevò il considerevole petto “Hai Recuperato talmente tanti miei Mezzi che, dopo Madre Teresa di Calcutta, sei la persona più odiata di tutto il nostro universo.”

“Credevo di essere al terzo posto dopo Giacinta.” commentò Eva asciutta e Cornelia ridacchiò, chioccia.

“Chi, la suorina?” cicalò garrula “Ma fammi il piacere.”

“Allora, Cornelia, che vuoi da me?”

Cornelia sospirò intingendo un biscottino nella tazza col mignolo alzato.

“Sempre così deliziosamente brusca” commentò con aria di rimprovero “Perché non ti rilassi e mangi i biscottini? Sono olandesi, direttamente importati solo per me.”

Eva alzò un sopracciglio, tolse con scioltezza la pistola dalla tasca e se la posò in grembo, quasi amorevolmente.

“No, grazie” rispose garbatamente ironica “Vado di fretta. E poi non amo tutto quest’odio che mi aleggia introno. Oscura la mia aura.”

Cornelia strizzò le labbra infastidita e posò la tazza sul tavolino.

“Ho un altro soggetto che ha perso il controllo” sospirò con voce piatta “Ha ucciso due Mezzi Angeli e anche… ehm… un tuo collega.”

Eva rimase muta e immobile e Cornelia le fece un sorrisetto di scuse.

“Un Sanguemisto come te” spiegò con sottile sadismo nella voce “Avrà dovuto sudare sette camicie, voi Sanguemisto siete terribilmente bravi a salvarvi la pelle. Ma non sempre, a quanto pare, non sempre…”

“Chi era?” chiese Eva cercando di mantenere la voce neutra: il suo cuore, intanto, batteva lento e tetro come il rombo di un temporale.

“Alfredo” rispose Cornelia facendo scintillare gli occhi azzurri dietro le lenti degli occhiali “Era morto da un pezzo, ma era stato ridotto a pezzi così piccoli che l’hanno identificato solo in questi giorni. Lo conoscevi?”

Nessuna emozione trasparì dalla bella faccia di Eva: non un fremito di ciglia, non un muscolo irrigidito. Era stato proprio Alfredo a insegnarle l’imperturbabilità: glielo aveva insegnato lasciandole in ricordo un sorriso da sogno e una cicatrice sulla spalla, dove l’aveva frustata. Eh, i Sanguemisto… razza davvero imprevedibile. Capaci di amare come il più puro degli Angeli, di odiare come il più violento dei Demoni… o di controllare entrambe le emozioni, rimanendo imperturbabili. Ci voleva allenamento e disciplina, ma dava i suoi frutti: la faccia delusa di Cornelia, per esempio, poteva essere un ottimo risultato. Alfredo sarebbe stato fiero di lei.

“Cosa mi offri?” buttò lì Eva sempre fissando Cornelia negli occhi “Contanti o crediti?”

“Duecento crediti.” rispose asciutta Cornelia aggiustandosi gli occhiali sul naso.

“Cinquecento.”

Già irritata per non essere riuscita a smuovere Eva, Cornelia si accigliò ancora di più e i suoi miti occhi celesti divennero rossi come rubini.

“Sei parecchio esosa, considerando il fatto che ti presento su un piatto d’argento il tizio che ha ucciso il tuo maestro.” sibilò dalle labbra pressate, come un bollitore sul punto di esplodere.

“Ooooh, Cornelia si sta arrabbiando!” la canzonò Eva con un sorriso angelico: una piccola, puerile vendetta per la stilettata appena ricevuta.

Il viso di Cornelia diventò rosso come il collo di un tacchino: i bei capelli acconciati in onde morbide si arruffarono mentre le labbra si arricciavano sulle gengive, ferine.

“Stronza.” gracidò artigliando i braccioli della bella poltrona di cinz con le unghie che stavano diventando spesse e brunite come quelle di un cadavere.

Contenendo la sua perfidia, Eva decise di non infierire ulteriormente e attese che Cornelia, che respirava rumorosamente come un mantice a pieno regime, sbollisse un po’ della sua rabbia traboccante. Quando il colorito rosso degli occhi si stemperò un poco in un grigio fangoso, si decise a parlare con voce calma e tranquilla.

“Voglio essere buona con te Cornelia, visto che ultimamente mi procuri tanto lavoro: mi accontento di quattrocento crediti.”

Cornelia si arrabbiò di nuovo, ringhiò e sbavò così simile a un cane idrofobo da risultare quasi comica. Eva, però, non cedette di un millimetro: rimase in attesa, guardinga e accigliata, mentre Cornelia inveiva sottovoce contro di lei.

“E va bene” capitolò alla fine il Demone, infuriato “Quattrocento merdosi crediti per la signorina di ghiaccio. Sperando che ne valga la pena… o che trovi finalmente qualcuno più bastardo di te che ti stacchi la pelle di dosso centimetro dopo centimetro.”

Eva sorrise ma non raccolse la provocazione: per quel giorno aveva fatto arrabbiare abbastanza Cornelia e non aveva voglia di vederla in azione. Aspettò rispettosa come una educanda che Cornelia smettesse di ansimare, prendesse una biro e un foglietto da sopra il tavolino e scrivesse un nome e un indirizzo con la sua larga scrittura svolazzante.

“Toh” grugnì il Demone porgendo a Eva il foglio con un gesto plateale e definitivo “E adesso vai, Sanguemisto: mi stai appestando l’aria con quel tuo rivoltante odore di verdura fresca.”

Eva, con gesti fluidi e armoniosi, si alzò dalla poltrona, prese il foglio e sorrise a Cornelia con il più luminoso dei suoi sorrisi angelici (cosa che fece dolorosamente socchiudere le palpebre al Demone).

“Consideralo già fatto.” disse allontanandosi con grazia senza mai smettere di stringere la pistola dentro la tasca dell’impermeabile.

*          *          *

Mattino: un orario relativamente innocuo per un Recuperante in cerca di riposo. Eva e Gino si guardarono alle spalle un’ultima volta prima di aprire svelti la porta di casa e sgusciare prontamente all’interno. L’appartamento di Eva era un buco polveroso e buio da sempre, eppure Gino non rinunciava mai al suo commento di rito, quando era costretto a passare di lì.

“Questo posto sembra il buco del culo di un vecchio morto stecchito.” borbottò con il suo vocione d’oltretomba guardandosi intorno accigliato ancora fermo sulla porta.

“Casa mia casa mia, per piccina che tu sia…” motteggiò Eva guardandosi intorno soddisfatta.

Il suo appartamento era piccolo, scuro, brutto, polveroso: tutto vero. Ma era suo ed era sicuro. Uno dei pochi posti al mondo dove Eva si sentisse in grado di abbassare la guardia. Gino, invece, si sentiva in trappola e lo dimostrò rimanendo rasente la porta d’ingresso, il naso per aria come una lady oltraggiata. Eva lo ignorò sorpassandolo e togliendosi contemporaneamente l’impermeabile di dosso: sotto, indossava un paio di comodi pantaloni cargo, un dolcevita nero e un paio di pesanti anfibi che slacciò prontamente scalciando contro il divano.

“Devo farmi una doccia” annunciò sfilandosi il maglioncino di dosso senza nessun pudore “Quando esco dal covo di Cornelia puzzo sempre come una latrina a cielo aperto. Tu intanto, comincia a cercare informazioni sul nuovo lavoro.”

Gino prese il foglio che Cornelia aveva dato ad Eva e lo studiò con espressione greve, assolutamente incurante della ragazza seminuda davanti a lui; a qualsiasi altro Umano un’occhiatina sarebbe scappata, e conoscendo Eva sarebbe anche stata l’ultima cosa che avrebbe fatto, ma non Gino. Per lui, quella ragazza era un prolungamento di sé, come un suo braccio o una gamba; un arto con funzioni a sé stanti, un cervello che pensava anche per lui.

“Silvia Nirani” lesse scandendo bene le parole mentre Eva si liberava anche dei pantaloni e si avviava verso il bagno con solo un paio di slip addosso “Questo nome non mi è nuovo. E per te?”

La voce di Eva giunse inframmezzata dall’acqua scrosciante.

“Forse. Mi prepari un panino? Sto morendo di fame.”

Sbuffando Gino si guardò intorno.

“Non sono il tuo chef personale, cocca” brontolò corrucciato veleggiando verso la cucina “E poi con cosa lo faccio il panino? Con la suola delle tue scarpe?”

“Permesso… c’è nessuno?”

Una testa ricciuta e irrequieta sbucò dalla porta aperta e si trovò faccia a faccia con la canna di una pistola puntata dritta alla fronte: appena la riconobbe, Gino abbassò l’arma, ancora più corrucciato.

“Merda, Lorella, la pianti di sbucare fuori come un fungo? Uno di questi giorni mi scappa il dito e ti ritrovi con una presa d’aria supplementare nelle parti alte!”

La testa ricciuta, per niente impressionata, continuò a tentennare metà dentro e metà fuori.

“Se busso non mi fate mai entrare” spiegò sorridendo “Adesso posso?”

“No.” ringhiò Gino ma la testa entrò lo stesso, seguita da uno snello corpicino efebico rivestito di jeans.

“Eva è in casa?” domandò allegramente saltellando incontro a Gino che mugugnando ferocemente riprese la sua ricerca di qualcosa di commestibile.

“Doccia” rispose telegrafico “E ti conviene sparire prima che torni: sai che non ti vuole tra i piedi.”

Lorella fece spallucce noncurante: era una ragazza giovane e magrissima, con il corpo allampanato di bambina cresciuta troppo in fretta e due radiosi occhioni sporgenti che non riuscivano mai a fermarsi per più di qualche secondo. Il suo appartamentino da single confinava con quello di Eva e da quasi un anno la ragazza tentava in tutti i modi di diventare amica della sua misteriosa e misogina vicina, senza risultati apprezzabili, a dire il vero. Ma non desisteva, scodinzolando festosa intorno a Eva come un cucciolo di Labrador ogni volta che le capitava a tiro. Dando prova di indubbia insanità mentale, non aveva fatto una piega quando si era accorta dell’impressionante mole di armi di tutti i tipi che circolava per l’appartamento di Eva, ma era letteralmente inorridita davanti alla macilenta giacca a vento che Gino indossava in inverno, comprata ai grandi magazzini. Gliene aveva regalata una nuova di zecca, sprizzando sorrisi fieri da tutti i pori e spiegando che nelle tasche interne si poteva tranquillamente nascondere un bazooka coi suoi caricatori. Pazza come un cavallo pazzo, avevano diagnosticato all’unanimità. Ma mentre Gino la trovava adorabile, Eva per poco non le tirava un colpo della Five-seveN nei denti.

“Figurati” cinguettò Lorella sprezzante “Eva mi vuole bene, le fa piacere che io passi di qui.”

“Ti vuole bene” sghignazzò Gino aprendo il frigo con cautela “Come no. La conosci proprio bene la tua amica, eh?”

Lorella annuì convinta aprendo a colpo sicuro uno sportello e tirando fuori un a confezione aperta di pan carré.

“Non so se posso definirla mia amica” annunciò cogitabonda aprendo un altro sportello e trovando una scatoletta di tonno sott’olio “La conosco da solo un anno…”

“E credimi, è davvero un record per una caccola fastidiosa come te.” precisò Gino, ignorato bellamente.

“… e ho sempre pensato che Eva non piacesse a nessuno. A me piace molto, invece, sia chiaro. E’ il mio idolo e vorrei essere come lei: strana… solitaria… cazzuta… bellissima. Ma, beh, mi sembra anche sempre infelice e quindi alla fine preferisco essere me stessa, con le mie pippe mentali e le mie ginocchia ossute… forse lei non è amica mia, ma di sicuro io sono amica sua. E tu?”

Gino chiuse il frigo vuoto, disgustato.

“Io cosa?”

“Perché sei amico di Eva?”

“Perché si fa i cazzi suoi” rispose secca la voce di Eva alle loro spalle “Cosa che a te non riesce bene per niente, caccola.”

Lorella con un gridolino estasiato le saltò incontro ed Eva fece appena in tempo a stringersi l’accappatoio di spugna addosso prima che la giovane le piombasse sopra abbracciandola.

“Dio, Eva, quanto sei bella!” sospirò la ragazzina con occhi adoranti “Hai mai pensato a una carriera nel mondo della moda?”

“Giusto, Eva” soffocò una risatina Gino memorizzando esilarato la faccia cinerea di Eva alle effusioni della ragazzina “Non ti andrebbe di sculettare mezza nuda su una passerella con tutte quelle persone che ti sbavano addosso?”

“Zitto, stronzo” sentenziò Eva levandosi bruscamente di dosso Lorella “E tu, ragazzina, piantala di saltarmi addosso e sbaciucchiarmi. Non lo sopporto e mi innervosisce, e se mi innervosisco va a finire che ti ritrovi…”

“…con una presa d’aria supplementare nelle parti alte, lo so” terminò sorridendo Lorella “E’ che non ci riesco, sai. Sono fatta così, se qualcuno mi piace io devo esprimergli il mio affetto fisicamente.”

“I tuoi genitori ne saranno entusiasti.” borbottò Eva e Lorella sorrise maternamente.

“Oh, i miei sono molto impegnati con le loro rispettive carriere accademiche per prestarmi attenzione. Mi hanno pagato l’affitto dell’appartamento e mi hanno detto: studia! Capisci allora quanto possa essere frustrato il mio bisogno d’affetto?”

“E non hai proprio nessun altro su cui affogare la tua imbarazzante simpatia?” si disgustò Eva allontanandosi prudentemente “Che so, un ragazzo… un cucciolo di foca… un peluche di puro sintetico?”

“Tu sei molto meglio di un peluche” cinguettò Lorella saltellandole intorno “Faccio la scuola d’arte, io vivo per la bellezza. E tu sei così bella! I tuoi capelli sono così neri e la tua pelle così liscia… sembri una principessa delle fiabe!”

“Sì, e deve stare attenta a non pungersi il dito su un arcolaio.” sghignazzò Gino.

Eva lo fulminò con lo sguardo andando a buttarsi sul divano macilento.

“Vedi dove te li metto, sia il dito che l’arcolaio.” ringhiò offesa: Gino le porse sogghignando un panino grondante olio di oliva.

“Toh il nutrimento, baronessa.” gorgogliò mentre Lorella, bella come il sole e incurante dello sguardo omicida di Eva, si appollaiava sul divano con le gambe rannicchiate sotto il mento.

“Ciccia, devi andare a casa.” le ordinò Eva impaziente, addentando il panino stantio.

“Dopo” rispose la ragazza sorridendo “Voglio prima chiacchierare un po’ con voi e sapere cosa avete fatto di bello in questi giorni!”

Eva e Gino si scambiarono uno sguardo esasperato.

“Io ieri notte ho ucciso un Demone e ho preso l’ordinazione per farne fuori un altro” sospirò infine Eva con voce annoiata “Gino, invece, ha guidato la macchina.”

Lorella fece una risatina poco convinta, girando da uno all’altra lo sguardo inquieto ma fiducioso come quello di un cucciolo.

“Ha ha, che sagoma che sei Eva! I Demoni non esistono e anche se esistessero non potrei credere che te ne andresti in giro a ucciderli su una Due Cavalli! Dai, è assurdo. Antiestetico al massimo. Ci vorrebbe almeno un Mercedes…”

Di nuovo Eva e Gino si scambiarono uno sguardo esasperato.

“Tu gli parli di omicidio e lei pensa all’estetica” gorgogliò Gino con affettuoso divertimento “E poi crede di essere più sana di noi.”

“Il look non è mai da trascurare” si scaldò Lorella animandosi “E’ il tuo biglietto da visita, quello che ti dà credibilità. Per esempio, se fosse davvero una killer di Demoni, Eva dovrebbe andare in giro indossando qualcosa di più appropriato di un accappatoio: qualcosa stile Aeon Flux o Blade o Cat Woman. Una tuta aderente in similpelle, per esempio…”

“Troppo sadomaso” commentò Eva seria, ma aveva il riso nella voce “E poi la similpelle mi fa sudare come un maiale. Ce lo vedi un killer di Demoni con l’ascella pezzata?”

“Ok, niente similpelle” cedette Lorella, cogitabonda “Lurex? No, pizzica da morire e poi prende fuoco solo a guardarlo. A proposito, i Demoni sputano fuoco?”

“Come draghi incazzati” approvò lezioso Gino con gli occhi increspati di rughette divertite “Per un mestiere del genere ci vuole del materiale ignifugo.”

“E c’è da tenere conto anche delle emanazioni gassose di zolfo” aggiunse Eva saccente “Fanno miracoli per la forfora, ma diciamocelo, ammazzano i rapporti sociali.”

“Se non li ammazzi prima tu.” mormorò sottovoce Gino, perfidamente.

“Che ne dici di una lega propano e amianto?” suggerì Eva ignorandolo candidamente “Magari mi viene un cancro al cervello o mi spunta un terzo braccio dietro la schiena dopo una settimana che lo indosso, ma almeno sono al sicuro dalle fiammate.”

Lorella sembrò intuire l’ironia nella voce di Eva solo in quel momento.

“Mi stai pigliando per il culo?” domandò aggrottandosi dispiaciuta ed Eva scrollò le spalle.

“No di certo” rispose con gli occhi ancora scintillanti “La similpelle mi fa davvero sudare come un maiale.”

“Credo che alla fine opterei per il Gore Tex” continuò allora Lorella, rinfrancata “E’ sicuramente ignifugo e anche resistente. Non so come si comporti con lo zolfo, ma non credo che rischieresti di più che con l’amianto.”

“Mai dire mai, coi Demoni.” mormorò sottovoce Eva, e non si capiva bene se stesse ancora scherzando o no. Lorella le lanciò uno sguardo acuto.

“Non ho ancora capito che lavoro fai” continuò poi coraggiosamente agitando nervosa le mani “Credo qualcosa come l’agente segreto, visto che avete sempre in giro delle armi… Ma di sicuro non sei un killer. Tu sei buona. Ti ho vista in parrocchia, ad aiutare i barboni… E Don Guido ha un’autentica venerazione per te!”

Don Guido era un Mezzo Angelo, ovviamente: uno dei pochi che possedesse un vago barlume di umorismo. L’animo più buono e puro del circondario, ma tenace come una cozza attaccata allo scoglio. Era convinto che Eva potesse liberarsi della sua parte demoniaca e comportarsi da Angelo a tutti gli effetti. Ingenuo!

“Don Guido non fa testo” tagliò corto Eva finendo di divorare il panino “E per quanto riguarda il…”

Si interruppe di colpo e il suo viso cambiò così velocemente espressione che sembrò azionato da un telecomando: Lorella si cristallizzò sul posto sorpresa, Gino invece scattò in piedi con la pistola alzata.

“Cosa?” domandò con la voce ridotta a un ringhio bassissimo.

Ci fu un attimo, solo un millisecondo, di assoluto silenzio: Eva incrociò gli occhi di Lorella, spalancati e confusi, senza nemmeno vederli e Lorella rabbrividì tanto il suo sguardo era gelido e insondabile.

Eva scattò in piedi, incurante di essere coperta solo da un accappatoio umido: i suoi occhi obliqui presero una strana sfumatura amaranto mentre ogni nervo del corpo si tendeva, come quello di un felino pronto ad azzannare la preda.

“C’è odore.” mormorò sottovoce e immediatamente Gino le lanciò la pistola.

*          *          *

“Lorella, vattene via.” ordinò poi l’omone con una voce così decisa che Lorella si alzò in piedi e si diresse verso la porta senza quasi rendersene conto. Ma arrivata lì si voltò a guardarli con una strana espressione sul viso. Eva, incurante dell’abbigliamento poco ortodosso, aveva impugnato le fedele Five-seveN e se ne stava appoggiata al muro in una posa guardinga perfettamente felina; Gino invece aveva imbracciato in una mano una mitraglietta leggera estratta dal cassetto delle posate e nell’altra mano, paradossalmente, teneva una pistola ad acqua di un improbabile color giallo paglierino. L’attenzione di Lorella si catalizzò su quella pistola, indecisa se credere ai propri occhi o pensare a uno scherzo.

“Lorella, sparisci.” sibilò la voce di Eva, così determinata e sprezzante che Lorella fece un altro passo incerto prima di bloccarsi di nuovo.

“Non è che voi due mi state facendo uno scherzo per farmi andare fuori dai piedi?” mormorò poi incerta ritornando indietro di un passo. Eva la fulminò letteralmente con lo sguardo, ma la giovane non si fermò.

“Lorella, se ci tieni alla tua vita, fila via immediatamente.” scandì con brutale chiarezza ma Lorella indicò la pistola ad acqua di Gino con un dito accusatorio.

“E’ così, il vostro è uno scherzo per sbarazzarvi di me” si imbronciò “Secondo voi sono davvero così scema? Che razza di nemici si affrontano con una pistola ad acqua?”

Le narici di Eva fremettero impazzite e un lampo di preoccupazione attraversò le sue pupille nere.

“Lorella, sparisci!” ruggì inferocita ma prima ancora che la ragazza aprisse la bocca per protestare, la porta alle sue spalle si sbriciolò con un potente boato, riempiendo l’aria di schegge di legno.

“Merda!” fece appena in tempo a sibilare Gino che la pistola di Eva aveva già cominciato a sparare.

Lorella si buttò a terra di riflesso, tappandosi le orecchie e urlando con quanto fiato aveva in gola mentre qualche scheggia vagante e distratta le sfiorava la schiena. Alzò gli occhi strabuzzati e captò una serie inquietante di ombre che le volteggiavano sopra, rapide e sibilanti come enormi rettili. Gridò terrorizzata ed Eva, con un pesante tuffo al cuore, capì che aveva Visto i Demoni che stavano riempiendo la stanza. Brutto segno, bruttissimo: i Demoni si materializzavano solo in casi molto particolari e solo dopo una serie di autorizzazioni da parte del Comitato di Sorveglianza lunga dal Po all’Adige. La situazione era grave, valutò remotamente sparando con determinata precisione a tutto ciò che si muoveva e la piccola stanzetta buia e polverosa si trasformò in un secondo in una fucina piena di lampi infuocati, fumo denso e urla agghiaccianti.

“Gino, la finestra!” urlò Eva senza smettere di sparare, riparandosi con un balzo dietro al divano. Gino si girò appena in tempo verso la finestra mentre qualcosa di grosso e ricurvo frantumava il vetro ed entrava ululando selvaggiamente. La pistola ad acqua sparò il suo getto con un fesso “sprizz!” che investì la monumentale figura appena atterrata sul pavimento la quale immediatamente iniziò a strillare impazzita e a fumare come se avesse preso fuoco.

“Eva, alle spalle!” ringhiò Gino abbassandosi su un ginocchio e cominciando a mitragliare tutto quello che si muoveva. Eva piroettò su se stessa e centrò con due colpi precisi due figure intente ad assalirla.

“Gino, sono troppi!” gridò calcolando che le rimanevano solo pochi colpi. Anche Gino aveva finito il caricatore, ma le figure scure e grufolanti continuavano a moltiplicarsi nella piccola stanzetta.

“Filiamo!” ordinò Eva saltando fuori da dietro il divano e schivando con sorprendente abilità alcuni corpi vaganti. Mentre lei guadagnava la porta, Gino si lanciò al centro della stanza con un ruggito poderoso, afferrò Lorella per un braccio, sollevandola come se fosse fatta di pezza, e con due lunghi passi raggiunse Eva sulla soglia che lo copriva con i colpi rimasti nella sua pistola. Si erano mossi in perfetta sincronia, senza nemmeno scambiarsi uno sguardo, efficienti e affiatati come se fossero stati una persona sola; Lorella, invece, buttata sulla spalla di Gino come un pietoso sacco di patate, continuava a strillare come una sirena.

“Via!” gridò Gino e insieme lui ed Eva scattarono nel corridoio, pompando sulle gambe come centometristi olimpici. Infilarono la tromba delle scale, travolgendo quasi una vecchietta che saliva con la borsa della spesa.

“Delinquenti!” gridò la vecchia sull’orlo dell’infarto agitando quello che le rimaneva di una sporta di plastica.

“Merda, è la vedova Pozzetti!” grugnì Eva scaricando frustrata il caricatore ormai vuoto dalla pistola “Sai che testa mi fa alla prossima riunione di condominio?”

A Gino scappò una risatina nasale mentre, finita la terza rampa di scale, si catapultavano in strada in pieno giorno. Alcuni passanti si girarono a guardare l’improbabile terzetto appena apparso: un gigante inferocito con in spalla una ragazza urlante e uno schianto di ragazza vestita solo con un accappatoio e una pistola in mano.

“Ci stanno seguendo!” ringhiò Eva incredula arrischiando un’occhiata alle spalle “Di qua!”

Corse a piedi nudi sul marciapiede tenendo stretto l’accappatoio sul petto, schivando con eleganza passanti, cassonetti, sterco di cane e lattine sparse: sentiva alle spalle l’ansimare regolare di Gino e, dietro ancora, i rantoli furibondi degli inseguitori. La sua mente, impegnata a pensare a come sopravvivere, si chiese remotamente come fosse possibile che una manica di Demoni inferociti si esponesse così alla visione dei mortali, contravvenendo a chissà quante regole dei trattati Ultraterreni, ma fu solo una meteora: si infilò in un vicolo stretto, seguita a ruota da Gino e si trovò di fronte un muro di mattoni scrostati.

“Merda secca!” abbaiò infuriata andando quasi a sbatterci contro.

“Il fatidico muro” commentò imperturbabile Gino buttando senza tante cerimonie Lorella per terra “Chissà perché ce n’è sempre di mezzo uno, negli inseguimenti. Come te la cavi nel corpo a corpo, signorina Sanguemisto?”

Eva non si prese nemmeno la briga di rispondere: attese che il primo inseguitore sbucasse dal vicolo per assestargli un sinistro che lo mandò a strisciare per terra due metri più in là.

“Million dollar baby!” strepitò Gino piazzando nello stomaco del secondo inseguitore un calcio così poderoso che avrebbe spezzato in due un tronco di pino. I successivi tre inseguitori arrivarono tutti insieme e per quanto ansimassero, menassero e sgusciassero in tondo, Eva e Gino si trovarono schiena contro schiena, coperti di sangue e zoppicanti.

“Sono troppi!” berciò Eva, vagamente preoccupata “Credi che…”

Un assalitore le balzò alla gola mordendole il collo ed Eva strillò di dolore prima che Gino lo facesse volare via con una manata.

“Cazzo!” ululò poi l’uomo, soccombendo al peso di tre figure che gli si aggrapparono alla schiena, sommergendolo.

“Gino!” strillò Eva, preoccupata per la prima volta dall’inizio delle ostilità.

Qualcuno le agguantò un braccio, conficcandole qualcosa di appuntito e umido nell’avambraccio. Eva se ne liberò con uno strattone, ma qualcosa la avvinse per la vita, strizzandole fuori il respiro e sollevandola da terra. Tentò di dare una testata all’indietro ma riuscì solo a farsi bloccare le gambe da una presa ferrea e dolorosa.

“Gino!” strillò di nuovo, semisoffocata.

Per un attimo, rapido e lucente come una stella cadente, le attraversò l’idea di poter morire in quel momento. L’idea non le sembrò poi così male: le dispiaceva per Gino e Lorella che si erano trovati in mezzo a qualcosa più grande di loro a causa sua, ma per sé stessa non le sembrava poi tutta quella gran tragedia.

Dormire… sognare…” gorgogliò qualcosa nella sua testa.

Un colpo feroce le scorticò lo zigomo e per un attimo vide le stelle.

Gridò di dolore, cercò di divincolarsi: un altro pugno e un nuovo lampo di luce la abbagliò a lungo costringendola a serrare le palpebre.

Stavolta ci ha mollato il nervo ottico” pensò con una punta di fastidio subito prima che la forte pressione al plesso solare si interrompesse di colpo, permettendole di respirare rumorosamente. Anche la stretta ferrea alle gambe si sbloccò improvvisamente ed Eva cadde col seder per terra, emettendo appena un gridolino sfiatato. La luce era ancora abbagliante, la sentiva persino scaldarle la pelle: ora però era libera di muoversi, anche se era tutta indolenzita. Vagamente sentì i rumori allontanarsi attutiti; con cautela, alzò un braccio davanti al viso, trovandolo gocciolante di sangue senza troppa sorpresa. Socchiuse le palpebre e sbirciò tra le dita indolenzite cercando di mettere a fuoco ciò che si muoveva in mezzo a quella luce abbagliante (…il sole?) mentre un profumo intenso e bellissimo le arrivava alle narici, dolce e inebriante come quello del più delicato dei fiori.

“Eva?” sospirò una voce celestiale, vicina e preoccupata.

La riconobbe subito con un balzo al cuore così forte che pensò le fosse uscito dalla bocca: una voce dolcissima, paradisiaca, magica come quella del canto delle sirene. Una voce che conosceva bene e che anche in quel momento, dopo dodici anni che non la risentiva, riuscì a bruciarle il sangue e a rivoltarle lo stomaco come un calzino. Spalancò gli occhi incurante della luce fortissima e mise a fuoco un viso che si sporgeva verso di lei.

“Raf…?” mormorò incerta.

La luce si attenuò appena permettendole di vedere un caro viso sorridente vicino al suo.

“Ciao, piccola” mormorò la voce celestiale “Si può sapere cosa succede qui?”

*          *          *

Eva sbatté le palpebre un paio di volte mentre una mano gentile e tiepida prendeva la sua e la stringeva delicatamente.

“Raf?” gracidò sfiatata “Sei davvero tu?”

La figura davanti a sé andò del tutto a fuoco: si trattava di un ragazzo biondo bello come una statua di Apollo, con occhi azzurri come il cielo lucenti e mansueti e la pelle così chiara da sembrare rilucente. Per un attimo, qualcosa si agitò alle spalle del giovane, qualcosa di bianco ed etereo... qualcosa che potevano sembrare ali. Poi, la luce sparì del tutto ed Eva si trovò stesa sul selciato duro e umido con il giovane biondo chinato su di lei, i bei capelli lunari scintillanti anche alla penombra del vicolo scuro.

“Accidenti, piccola” sorrise radioso il giovane, e sembrò di nuovo che emettesse luce “Ti lascio sola per un po’ di tempo e tu che mi combini?”

Eva non rispose subito: un groppo le serrava la gola e non aveva niente a che fare con il tentativo di strangolamento appena subito.

“E tu dodici anni li chiami un po’ di tempo?” gorgogliò alla fine sfiatata dopo aver deglutito a vuoto un paio di volte.

Il giovane rise, con una risata così bella che sembrò una cascata di acqua sorgiva; poi, l’aiutò ad alzarsi con gentile cautela mentre Eva si teneva stretti sul petto i lembi sfilacciati dell’accappatoio. Mentre lei ondeggiava incerta, scricchiolando di dolore, il giovane andò ad aiutare anche Gino che si stava alzando in piedi da solo poco più in là, bestemmiando come uno scaricatore di porto calabrese.

“Lascia, lascia, faccio da me” grugnì burbero scrollandosi di dosso il giovane biondo e lanciandogli un sospettoso sguardo di traverso. Il ragazzo ubbidì e andò ad aiutare Lorella che tremava come una foglia, emettendo appena qualche verso rauco e sfiatato dalla gola scorticata. Gino si avvicinò a Eva zoppicando, la faccia coperta da una maschera di sangue dovuta a un brutto taglio sul sopracciglio e lo sguardo feroce di preoccupazione.

“Sei ferita?” ringhiò radiografandola rapidamente: Eva scosse il capo in un gesto di diniego.

“Io sto bene. E tu, gorilla? Ti hanno cavato un occhio o è solo un graffio?”

“Solo un graffio” mugugnò Gino tornando a concentrare lo sguardo sospettoso sul giovane biondo che stava parlando a Lorella con voce tranquilla e incoraggiante “Dì un po’, ma quello chi è? Da dove è sbucato?”

Eva si girò verso il giovane biondo che intercettò il suo sguardo e le sorrise radioso: un milione di farfalle prese a svolazzare impazzito nello stomaco di Eva che ci mise qualche secondo prima di poter rispondere a tono.

“E’ l’Arcangelo Raffaele” disse con una strana dolcezza riottosa nella voce “E viene direttamente dal Settimo Cielo del Paradiso.”

Il giovane si alzò con un gesto fluidamente divino e salutò Gino, abbagliandolo col suo luminoso sguardo.

“Ma gli amici di Eva possono chiamarmi Raf.” concluse sorridendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

E qui comincia l’avventura del signor Bonaventura… speriamo che questa trama “pure action” non vi faccia troppo vomitare! Io aspetto commenti, bastonate, suggerimenti e tutto il resto, nonché ricchi regali e cotillons, se volete. Grazie di essere arrivati così numerosi e pieni di calore, forse non sembra ma sono davvero onorata e commossa!! Baci e grazie ancora di cuore a tutti voi!

 

Kabubi: Ecco, vedi che ho azzeccato i tempi alla perfezione? Effettivamente avevo anche io pensato al nome di Lilith, ma poi siccome la storia è ambientata in Italia mi sembrava più consono Eva… e da scrivere vuoi mettere la comodità? J Baci bacioni, a presto!!

Missribellina92: Dolcezza!! Sono felice che Eva non venga vista come il mostro a tre teste che in realtà è… no, scherzo, in fondo in fondo la sua parte angelica è forte e salda. In fondo. Ora che la storia inizia a srotolarsi per davvero, aspetto con ansia i vostri commenti! Bacionissimi

MurderSix: Ma grazie per i complimenti, carissima!!! Spero davvero di risentirti, se capiti di qui fammi un fischio, sarai sempre la benvenuta!!

Tartis: Mia carissima, capisco quando i mezzi tecnologici si mangiano mail o sms o testi senza nessuna spiegazione logica, se non quella che quelle carcasse metalliche hanno un’anima e che quell’anima è crudele e perversa. Quindi, niente lista della spesa, ma una storia che mi ha preso moltissimo e che spero prenda anche voi. Se ti sono piaciuti mammina e papino aspetta e vedrai di molto meglio…

Ellemyr: Bene, bene, aspetto con ansia il tour in terra di savusilakke… sarebbe fantastico farle insieme, che ne dici? Per quanto riguarda la storia, che brava che sei, hai centrato subito il nocciuolo… vediamo se prosegui con questa perspicacia anche dopo l’arrivo di… ehm, ok taccio, nessun spoiler!!!

Killer: Amore, come pensi che si possano “subire” recensioni come le tue? Si aspettano con ansia, altro che!! Effettivamente sono felice anche io della mia scelta di rimanere in Italia, in posti che conosco e che fanno parte di me: mi permettono di concentrarmi sulla storia e non sui dettagli di contorno. Poveri vecchietti sotto le pensiline… non guardarli male, potrebbero sempre essere Mezzi Angeli!! A presto, dolcezza!!

Rik Bisini: Ed ecco qui, il Sommo!!! (rullo di tamburi in sottofondo…) Mio caro, come va? Tutto bene? Che aria tira in capitale? Qui siamo tutti pronti alle “bordate metafisiche” dei tuoi graditissimi commenti… Effettivamente, mi ha sempre intrigato e solleticato la fantasia, questo mondo ultraterreno. Il sacro da sporcare e il profano da riabilitare… una sfida immane per uno scrittore! Speriamo che di abuoni frutti! Capisco la perplessità sulla spiegazione fin troppo dettagliata, ma la storia necessita di chiarezza in questo senso in quanto è con questo capitolo che tutto ha inizio…fin’ora è stata mera preparazione. Sperando sempre di ammirare gli spunti del tuo “occhio di falco”, ti aspetto alla prossima, o Sommo! Besos

Roby: Mio carissimo, che hai contro gli uomini con gli occhiali? Anche il Sommo Rik porta le lenti e personalmente trovo gli uomini occhialuti più interessanti di quelli con gli occhi sani. Hanno un’aria più intelligente, opinione che ovviamente condividerai con me! Per il peso invece direi che ci devi lavorare un po’ su… prossima lasagnata sei invitato, promesso!! A presto, baci baci

Marika: Tesoroooo! Coem faccioa  spiegarti come si usa l’html se nemmeno io so farlo? Io salvo tutto da word in formato pagina web(filtrata) e poi apro il file con notepad e faccio copia/incolla nello spazio apposito intitolato “testo”. Chissà se ti sono stata utile…

Levsky: Non ti preoccupare per la mail, già ci metto ore e ore a rispondere a tutte le recensioni, figurati!! Dovrò affittare una segretaria, he he he… anche tu hai notato la somiglianza Eva/Jude. Chissà che le due non siano imparentate, alla lontana… in fondo Cardinale è un cognome italiano, no? Potrei farci un pensierino per una roundrobin… grazie x l’idea!!!

Lauraroberta87: Che bello abitare sopra una panetterie… il profumo di pane appena sfornato la mattina alle 4, i moccoli del panettiere alle 4 e un quarto quando il garzone non arriva… le secchiate d’acqua del vicino che fa il metronotte sulla testa del panettiere che urla davanti alla panetteria e che chiede un’ora merdosa di sacrosanto silenzio… eh, che bello, ti invidio proprio!!!!! Manda un po’ di estrogeni anche qui, il piatto piange un pochino…

MarzyPappy: Effettivamente, mia adorata moracciona, Eva e Cardinale paion sorelle di sangue. Ma davvero arrivi a Verona?!?! Che bello, così possiamo vederci spesso!!! E poi quella città e bellissima, magica… abitata da biondi che ehm, uhm, ohm… ok, mi censuro facendoti un milione di auguri per tutto quello che ti concerne, salute carriera capelli amori verruche e cose così! A presto, ma belle

Kyaelys: Tesoro mio, sono davvero lusingata e gratificata dalle tue parole, ma la paura di deludere c’è sempre e sempre di più man mano che crescono le recensioni… prima o poi quello che mi dirà  che la mia produzione è escrementizia lo trovo, ma spero solo che non sia uno di voi “amici recensori abituali”. Un besotto!!

Krisma: Mio carissimo fiorellino… questa volta manterrò il massimo riserbo sulla storia, anche se l’idea dell’esemplare umano superfigo è piuttosto interessante! Giusto per non spoiler are, verrà fuore pane per i nostri denti, almeno queste erano le mie intenzioni. Chissà se ci becco!! Intanto, mille e mille baci, tessora!!

Chamelion: Oddio, sei tu!! Che onore, che joia, che contentanza!! Le tue recensioni sono sempre state motivo di grande orgoglio per me: il tuo modo di esporre la tua opinione è assolutamente convincente, chiaro, gratificante… grazie di essere qui!! Alla prossima, mi raccomando!

Londonlilyt: Mia caVissima londinese!! Come butta da qVelle paVti? La mia caVa amica Elizabeth è sempVe sulla cVesta dell’onda? BVava, bVava, ci vuole il backgVound… magaVi condito con olio d’oliva e aceto balsamico. Ok, sono fulminata. Mi manchi taaaanto!!! Baci baci

Lely1441: Wow, il pensiero di essere scovata da te tra le pagine del Sommo Poeta, magari al cospetto della tua prof. di italiano, mi riempie di sacra meraviglia!! A che ti serve il Gino personale? A farmi fuori?!? Basta un piatto di spaghetti avvelenato, non so resistere a nessun cibo… J Grazie per i complimenti, sei sempre un tesoro tesorissimo!!

  
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