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Autore: emilla    01/08/2015    6 recensioni
*AU/ College*
Che cosa sarà mai? Una Solangelooo (che sorpresa).
***
-Ma sto scomodo- Nico imprecò sottovoce.
-Allora stenditi e chiudi il becco- sbottò. Will sorrise, stendendosi accanto a lui. Stavano stetti sul divano in due ma non era sicuramente un problema. Affatto. Will gli cinse il fianco con il braccio, facendo aderire il petto con la sua schiena.
-Buonanotte, Nico-
-Notte, Solace-
***
Cosa diavolo ci vedeva Will in lui? Sul serio. Erano gli opposti più opposti esistenti. E cosa gli diceva la testa? Come aveva fatto un ragazzo come Will, così maledettamente allegro e solare, a prendersi una cotta per lui, che aveva così tanti problemi da non ricordarseli nemmeno tutti? Era improponibile.
Era assurdo.
Ma era successo lo stesso. E qualcosa, nell’udire quelle parole, si era acceso dentro di lui. Qualcosa che, francamente, credeva di non poter provare mai più. Una maledetta scintilla di speranza.
Sorrise.
Genere: Introspettivo, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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There’s nothing left to say now.
Nico non aveva mai avuto una vita facile, nemmeno lontanamente. Ma era sopravvissuto, più o meno.  Ed era anche riuscito a rifarsi una vita, in qualche modo.  Si era iscritto all’università. Psicologia. Aveva affittato un appartamento vicino al campus, ed era pronto per il primo giorno di lezioni.
Il campus era spettacolare, sul serio gli edifici imponenti, pieno di parchi e aiuole dove studenti e professori facevano avanti e indietro, chiacchierando, preparandosi per iniziare un nuovo anno. Tutto ciò lo intimoriva leggermente. Non amava le grandi folle, in più si sentiva ridicolmente piccolo. Si strinse nel giubbotto di pelle nera, sistemandosi meglio lo zaino sulle spalle. S’incamminò guardando per aria e prestando poca attenzione a dove metteva i piedi. Si sarebbero spostati gli altri, si disse.
E poi cadde a terra.
Si era scontrato con qualcuno, i libri che l’altro aveva in mano sparsi intorno a loro.
-Scusa- dissero in coro.
-Non importa- mormorò Nico aiutandolo a raccogliere la sua roba. A qual punto lo osservò per bene. Era biondo, abbronzato, con penetranti occhi azzurri. Aveva leggere rughe d’espressione, segno che sorrideva spesso. Il biondino gli porse la mano, che Nico usò per rialzarsi. Gli porse il libro. –Questo è tuo, suppongo.- era più alto di lui di parecchi centimetri. Indossava una sgargiante maglietta giallo fluo e jeans al ginocchio. Il ragazzo rimise la roba nel suo zaino, di un brillante arancione, e gli porse la mano, sorridendo. Aveva un bel sorriso, notò Nico.
-Will Solace.- si presentò. Nico gliela strinse sforzandosi di sorridere.
-Nico di Angelo-
-Bene, Nico di Angelo, piacere di conoscerti. Mi dispiace averti investito. –
-Non fa niente-
-Vorrei comunque scusarmi, ti va un caffè?- Nico sollevò un sopracciglio.
-Offri caffè a tutte le persone?-
-Solo hai ragazzi carini che investo per sbaglio- rispose Will senza smettere di sorridere. Nico sentì le guance scaldarsi.
-Oh…ehm…
-Dai al bar, offro io. Rifiuteresti un caffè gratis?-
-Io…suppongo di no-
-Ottimo. Sei del primo anno, vero?-
-Perché?-
-Oh, nulla. Si capisce dal modo in cui camminavi con il naso per aria. Che facoltà hai scelto?-
-Ehm…psicologia-
-Stupendo. E a che ora finisci le lezioni?-
-Mezzogiorno, ma…
-Davvero fantastico.-
-Ma di cosa diavolo…-Nico non potè terminare la frase perché Will Solace gli strinse di nuovo la mano.
-Ci si vede in giro, Nico di Angelo.-
-Ma…- Will Solace si era già allontanato, zaino fluo in spalla e sorriso smagliante sulle labbra. Nico rimase impalato al suo posto qualche secondo, stupito. Poi scosse la testa, riprendendosi.
-Wow- mormorò a sé stesso. –Che matto.-
Già, quel Will Solace era senza dubbio un soggetto discutibile, con quei sui abiti sgargianti e il sorriso perenne e quel suo modo di parlare a macchinetta come se fossero vecchi amici. Sembrava il suo esatto opposto.
S’incamminò verso la sua aula.
Quell’anno si preannunciava davvero strano.
 
Nico uscì dall’aula a dir poco rincoglionito. Tra il prendere appunti e cercare di seguire il filo del discorso si sentiva la testa esplodere. Sbadigliò, assonnato. Aveva fame.
-Nico di Angelo- si voltò di scatto, sussultando.
-Eh?- incrociò gli azzurrissimi occhi di Will Solace. –Cosa diavolo ci fai qui?-
-Sono venuto a prenderti- disse come se fosse ovvio.
-Per fare cosa?-
-Il caffè, no? Anche se mi andrebbe più un panino, sto morendo di fame.- lo prese per un braccio e cominciò a trascinarselo dietro. A quel contatto il moro sussultò. Si liberò dalla sua presa e si ficcò le mani in tasca. Will Solace lo fissò perplesso.
-Tutto bene?- gli chiese. Nico annuì, evitando il suo sguardo.
-Si, ma non piace essere toccato.-
-Ah…ehm, scusa.-
-Non fa niente- Will gli rivolse un sorriso incerto, e riprese a camminare, stando attento a non toccarlo.
 
-Allora- esordì Will davanti a un panino e a un caffè. –Come ti  è venuta la malsana idea di frequentare Psicologia?-
-Cioè?-
-Hai la Dodds, no? So che è una stronza come poche.-
-Questo si che mi tranquillizza molto, grazie- ribattè sarcastico roteando gli occhi scuri. Will Solace ridacchiò.
-Be’, mi dispiace dirtelo ma è la verità-
-Tu cosa studi?-
-Medicina- rispose. –Terzo anno-
-Wow-
-Già,  è un vero miracolo che sia arrivato fin qui.-
-Buon per te, allora- disse sbocconcellando il suo hamburger.
-Domani finisci sempre a mezzogiorno?-chiese il biondo con nonchalance. Nico annuì, nascondendo il viso dietro al suo bicchierone di Coca-Cola. Will Solace finì di  mangiare il suo panino e si pulì la bocca sul tovagliolo. Poi sorrise, appoggiando il gomito sul tavolo e il mento sulla mano. –Allora, Nico di Angelo, dimmi qualcosa di te- Nico quasi si strozzò con il suo pranzo.
-Non c’è molto da dire-
-Come no? Sembri un tipo interessante-
-Le apparenze ingannano- rispose brusco. –Sono nato e cresciuto qui vicino. Mi sono iscritto all’università e ora eccomi qua. Punto. Fine della storia.- sbottò. Will Solace lo fissò stupito, il sorriso che era svanito dal suo volto.
-Tutto qui? Sul serio?- chiese sollevando un sopracciglio.
-Esatto.- Nico sospirò, passandosi una mano tra i capelli scuri e arruffandoli più di quanto già non lo fossero. –Tu invece?- chiese più per cambiare argomento che altro.
-Vita tranquilla in periferia. Mi hanno cresciuto i miei nonni-
-I tuoi?-
-Mio padre non l’ho mai conosciuto. Mia madre…-Will abbassò la testa, evitando il suo sguardo. –Mia madre è morta-
-Ah- mormorò Nico. Non disse mi dispiace e Will se ne soprese. Di solito si scusavano tutti quando lo diceva, come se fosse colpa loro. Era una cosa che Will odiava. Che ne sapevano di come si sentiva lui? Suonava così falso…Will odiava chi diceva mi dispiace. Ma Nico non lo disse. Il moro aveva abbassato lo sguardo, sugli occhi scuri era calato una sorta di velo, un’ombra arrivata ad offuscarli.
-Stai…stai bene?- chiese. Nico non rispose, sembrava essersi perso nei suoi pensieri. Gli mise una mano sul braccio. Lui sussultò, tornando bruscamente alla realtà. Di nuovo si sottrasse al suo tocco, incrociando i suoi occhi. –Nico?-
-Eh?-
-Stai bene?-
-Si- rispose rapidamente. -Mi sono…solo distratto un momento.-
-Ti capita spesso di imbambolarti così?- chiese sollevando un sopracciglio.
-Ho detto che sto bene.- sbottò. Will sorrise leggermente, sollevando le mani come per arrendersi.
-Ok, come ti pare- si appoggiò allo schienale della sedia, studiandolo con occhio critico. Poi ghignò. –Be’, Nico di Angelo, sei decisamente una persona interessante.- a quel commento il moro dovette reprimere un sorriso. Will fece per aggiungere qualcos’altro ma la suoneria del suo cellulare lo interruppe.
-Pronto? Ciao..cos…no,dai….ma che cazz…ammazzati.- riattaccò, sbuffando.
-Brutte notizie?- chiese Nico, addentando il suo hamburger.
-Non preoccuparti. È solo che…- lo fissò, mentre un sorrisetto malizioso prendeva forma sulle sue labbra. –Senti, hai da fare stasera?-
-Cosa?-
-Jake Mason, mio ex-migliore amico, mi ha dato buca. Dovevamo andare a vedere uno stupido film horror di quelli che gli piacciono tanto e ho già comprato due biglietti così…ti va di venire con me?-Nico sollevò un sopracciglio, poi ghignò.
-Horror, dici? Ci sto.-
-Fantastico, ti passo a prendere alle otto. Dove hai detto che abiti?-
 
Nico si diede dello stupido mentre per la terza volta si cambiava.
-Prova questi- gli disse Jason lanciandogli una camicia bianca e un golfino blu elettrico. Nico fissò prima i vestiti poi lui con sguardo scettico.
-Scordatelo, Grace- disse lanciando tutto sul letto. –E’ troppo…colorato-
-Oh dei- Jason ridacchiò. Nico, per parte sua, si diresse verso l’armadio e ne estrasse jeans e camicia. Tutto rigorosamente nero. Si cambiò  e si piazzò davanti allo specchio, studiandosi.
-Come sto?-
-Bene. Posso sapere dove vai?-
-Cinema-
-Con chi?-
-Non mi risulta siano affari tuoi-
-E’ un ragazzo?- Jason lo fissò malizioso. Nico gli tirò un cuscino.
-Non fare quella faccia. È solo…un tale che ho conosciuto all’Università-
-Ah si? E…questo tale…è carino?- Nico, concentrato nella monumentale impresa di abbottonarsi la camicia senza sbagliare rispose senza pensare.
-Si…sai mi ricorda te. Biondo con dei magnifici occhi azzurri e quelle braccia che…-si bloccò arrossendo di botto, Jason dietro di lui che era scoppiato a ridere.
-Oh, a qualcuno piace…un certo biondino. A proposito, come si chiama?- Nico cercò di preservare quel poco di dignità che gli rimaneva cercando di darsi un contegno.
-Will. Will Solace-
-Un appuntamento con Will Solace…
-Non è un appuntamento!- ripetè Nico per qualcosa come la trifantastilionesima volta. poi il suo cellulare squillò, segnalandogli l’arrivo di un messaggio. –E’ arrivato- di colpo gli venne l’ansia. Afferrò il suo giubbotto di  pelle e si fiondò verso la porta.
-Corri dal tuo Principe Azzurro, Nico, corri come il vento. E ricorda: non più tardi di mezzanotte, o la zucca si sfascia!-
-Ti ammazzo, Grace!- gridò Nico dalla porta, sbattendosela poi alle spalle. Jason sorrise, uscendo dalla casa del suo migliore amico e attraversando il pianerottolo per raggiungere la sua.
 
Will lo osservò salire in macchina, analizzandolo come se fosse stato un dottore e Nico il suo giovane e carino paziente. Molto carino. Con la camicia che gli stava a meraviglia, i jeans aderenti a fasciargli il suo stupendo fondoschiena e il giubbotto di pelle che gli dava quell’aria da cattivo ragazzo che lo affascinava tanto.
Sorrise.
-Ti piace il nero, eh?-
-Cosa?- fece lui abbassando lo sguardo sui suoi vestiti. –Oh, si- Nico sollevò un sopracciglio, studiandolo a sua  volta. Will indossava una sgargiante maglietta rossa, jeans e una giacca di un bianco abbagliante. Non vedeva il nesso tra i colori. Francamente, sembrava che una scatoletta di colori gli avesse vomitato addosso. Però addosso a lui sembrava carini. Assurdo.
 
Will emise un gridolino molto poco virile, aggrappandosi ai braccioli della poltrona
-Sta’ zitto, Solace- lo rimproverò Nico, senza distogliere lo sguardo dallo schermo. Non che ci fosse qualcuno da disturbare. C’erano solo loro e una coppietta troppo impegnata a sbaciucchiarsi per fare caso al film.
-Ma come fai? È disgustoso!-
-E’ un horror- ribattè Nico scoccandogli un’occhiataccia. –E ora taci. Sto cercando di guardare questo stupido film. Will chiuse la bocca ma continuò a lanciare urletti molto poco virili per tutta la durata del film.
Al termine di esso Nico era esaltato, con un ghigno divertito e gli occhi scintillanti. Will invece sembrava un cadavere.
-Calmati, Solace. Era solo un film.-
-Era disgustoso-
-Fatto male per giunta. Gli effetti speciali erano decisamente scadenti-
-Ma insomma, perché quel tizio se ne andava in giro a massacrare la gente a casaccio?-
-Perché era pazzo.-
-Ti è piaciuto?-
-Abbastanza. Ma ho visto molto di peggio-
-Peggio? Di questo?- fece Will sgranando i suoi azzurrissimi occhi. Erano proprio belli, osservò Nico. Poi si riscosse. Scrollò le spalle.
-Si, esatto. Ma tu fai medicina, no? Come mai un po’ di sangue di spaventa tanto?-
-Un po’ di sangue non mi spaventa. Litri di sangue mi terrorizzano.-
-Tuochè- mormorò Nico risalendo nell’auto di Will. Una vecchia auto arancione leggermente malandata. Ma finché poteva riportarlo a casa, a Nico andava benissimo. –Non oso pensare a cosa faresti guardando il mio film preferito-
-Come si chiama?-
-Annabelle-
-Probabilmente vomiterei- rispose Will pigiando sull’acceleratore. Nico ridacchiò.
-Sarebbe una scena memorabile.-
-Io non ne sarei così sicuro.-
Will si fermò davanti all’ingresso della palazzina di Nico e gli sorrise.
-Sai che siamo vicini di cosa?-
-Eh?- Will gli indicò la finestra al terzo piano del palazzo acanto.
-Quella è casa mia- Nico sorrise appena.
-Io abito esattamene di fronte- era vero. A separarli c’erano solo le scale antincendio dei rispettivi palazzi e mezzo metro di vuoto.
-Davvero?-
-Già-
-Be’, allora ci vediamo tra poco Will Solace-
-A dopo Nico di Angelo-
Nico raggiunse il portone sentendosi addosso gli occhi di Will. Entrò in casa e cominciò a sbottonarsi la camicia. La gettò a terra e iniziò a frugare tra l’enorme pila di vestiti in precario equilibrio che occupava la sedia della scrivania. Ne estrasse una banale maglietta grigia e se la mise.
Poi si voltò verso la finestra. Anche la sua dava sulle scale antincendio, sulla ringhiera delle questi era appoggiato un posacenere. Aspettò qualche secondo fissando la finestra dall’altro palazzo. Poi si diede dello stupido e abbassò le tapparelle. Finì di cambiarsi e s’infilò nel letto, chiudendo gli occhi.
 
Nico era completamente circondato dal sangue. Un lago. Rosso scuro. Denso. Era inginocchiato a terra, su una specie di isoletta. In bocca aveva il sapore metallico di quel liquido rosso, nel naso il suo odore acre. Stava per vomitare. Aveva i conati. Era bagnato fradicio, stava piovendo. Poi un lampo squarciò l’oscurità che lo avvolgeva. E vide delle sagome. Erano a un paio di metri da lui, su una specie di isolotto. Le riconobbe.
-Mamma? Bianca?- chiamò, la bocca impastata. Poi fu costretto a piegarsi in due, scosso dai conati. Un altro lampo. Un’altra figura. Un uomo. Impugnava un pugnale. Alla luce dei lampi Nico lo vide chinarsi sul corpo delle due donne e accoltellarle a ripetizione. Ancora. E ancora. E ancora. All’infinito, mentre loro si contorcevano sotto i colpi, urlando. Nico sentì il suo nome, gli urlavano di scappare, ma Nico non poteva muoversi. Era troppo spaventato, troppo sconvolto. Era troppo. Era tutto troppo. Urlò con quanto fiato aveva in gola. Maria smise di agitarsi. Era morta. Nico gridò, la chiamò, voleva correre da lei. Ma era immobilizzato. L’uomo si spostò verso sua sorella. Nico avanzò, urlando, il volto solcato dalle lacrime. Nell’istante in cui il pugnale sfiorò il petto di Bianca, Nico affogò nel lago di sangue.
 
Nico scattò a sedere urlando. Chiuse gli occhi, stringendosi le gambe al petto. Era tutto buio, non vedeva nulla. C’era del sangue. Tanto sangue. Ovunque. Con mani tremanti trovò l’interruttore della lampadina e accese la luce. Non osava aprire gli occhi. Non voleva vedere quei cadaveri. Non voleva vedere il loro assassino. Non voleva vedere il loro sangue.
Ma si costrinse a farlo, ad aprire gli occhi.
E non c’era nulla. Era la sua stanza. Niente cadaveri, niente sangue. Solo lui. Era solo. Esalò un respiro tremante affondando le mani nei capelli scuri.
-Solo un sogno- mormorò a sé stesso. Buttò i piedi oltre il bordo del letto e si alzò. Gli tremavano gambe e mani, ma riuscì comunque a raggiungere la scrivania e ad aprire il cassetto per estrarne un pacchetto di sigarette e l’accendino. Poi uscì sulle scale antincendio. Faceva freddo. Ma non gli importava, quasi non sentiva il vento gelido insinuarsi sotto i suoi vestiti leggeri, l’aria fredda pungergli la pelle. Si sedette su uno scalino e si accese una sigaretta. Chiuse gli occhi, aspirando.
Li riaprì e li sollevò sulla luna. Splendeva alta e chiara nel cielo, fregandosene di tutte le pene degli uomini sulla terra. Bella e irraggiungibile, oscurava le stelle accanto, altrettanto indifferenti al dolore degli uomini. Al suo dolore.
Di nuovo chiuse gli occhi. Tanto lo sapeva che quello era un mondo crudele, che non aveva pietà per nessuno. Nemmeno per un bambino.
 
Nico aveva solo dodici anni, Bianca ne aveva appena compiuti quattordici.
Avevano una vita normale, un madre che voleva loro bene, un padre severo ma amorevole. Una casa semplice, pulita e ordinata.
Erano una famiglia normale che conduceva una vita normale. E che a Nico piaceva. Ade era al lavoro mentre il loro piccolo mondo si sgretolava davanti ai suoi occhi, mentre il suo castello di vetro si spaccava in milioni di pezzi.
Nico stava facendo i compiti in salotto, in attesa della cena.
Bianca e Maria erano in cucina a cucinare.
Una serata come un’altra. Ma che sarebbe stata l’ultima.
Poi la porta si era spalancata all’improvviso. Bianca era corsa a salutare il padre, sorridendo.
Ma non era lui.
Non era lui.
 
Nico spalancò di nuovo gli occhi all’improvviso. Si accorse di star tremando, le lacrime premevano per uscire. Le scacciò, non doveva piangere. Non poteva. Doveva essere forte, anche se era solo. Raccolse la sigaretta che gli era caduta di mano e la spense nel posacenere. Si sforzò di scacciare i ricordi dalla mente, ma continuava a vedere quelle scene davanti agli occhi. Rientrò in casa e si chiuse in bagno, nascondendosi sotto il getto dell’acqua.
 
La mattina dopo,  neanche a dirlo, era uno straccio. Salutò stancamente Jason e raggiunse l’università camminando come  un zombie. Durante le lezioni quasi dormì e al termine di esse si trascinò fuori unendosi alla massa informe di studenti impazienti di rivedere la luce del sole. Stava già immaginando il suo letto caldo e accogliente quando vide Will. Stava camminando verso di lui con il suo solito sorriso smagliante. Nico sorrise appena. Non poteva farci nulla, era maledettamente contagioso.
-Will Solace-
-Nico di Angelo-
-Che ci fai qui?-
-Sono venuto a romperti le scatole, ovviamente. Non ti libererai di me così facilmente.-
-Peccato-
-Grazie eh-
-Prego-
 
 

Holaaa popolo di Efp,
la vosta meravigliosa, pazza, del tutto fuori di testa Camilla è tornataaa (Buuuu).
Ovviamente ho scritto una Solangelo perchè sono troppo meravigliosi sti due. Cioè. Li amo troppo. Qui vediamo un fantastico Will-marpione e il mio piccolo dolce Nico alle prese con gli incubi. Perchè se Nico non ha gli incubi io non sono contenta, sappiatelo. Anyway, la storia è solo all'inzio.E visto che siete qui lasciatemi un recensioncina piccola piccola * fa gli occhioni dolci*.
Alla prossima settimana, popolo.
Camilla
   
 
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