How can you just walk away
from me, when all I can do is watch you leave?
Because we’ve shared the
laughter and the pain and even shared the tears… You’re the only one who really
knew me at all.
So take a look at me now,
there’s just an empty space and there’s nothing left here to remind me, just
the memory of your face. Take a look at me now, well, there’s just an empty
space and you coming back to me is against all odds. And what I’ve got to face.
Come puoi andartene da me, quando tutto ciò che posso fare
è guardarti mentre te ne vai?
Perché noi abbiamo condiviso le risa e il dolore e
persino le lacrime... Sei l’unica persona ad avermi conosciuto realmente.
Così, guardami un attimo, c’è solo uno spazio vuoto e non
c’è nulla qui che può farmi ricordare, solo il ricordo del tuo viso. Guardami
un attimo, bè, c’è solo uno spazio vuoto e che torni da me è contro ogni
probabilità. Ed è questo che devo affrontare.
Against all Odds - Phil
Collins
Gli intrusi erano due. La prima
era la bionda che li aveva attaccati per la prima volta. L’assassina di Godo.
Vedendola, Yuffie si sentì pervadere dall’urgenza di uccidere, di usare le
tecniche che il padre le aveva insegnato per compiere la propria vendetta.
Una mano si posò sulla propria
spalla. Trasalì, accorgendosi di essersi inconsciamente avvicinata ai due
nemici.
-Non fare follie.- sussurrò
Tifa, trattenendola. Aveva lo sguardo deciso e determinato che assumeva prima
di una battaglia importante. Uno sguardo che era specchio del proprio.
Si voltò nuovamente verso gli
avversari. La bionda non indossava il solito mantello e, al di sotto di quello,
sembrava non aver mai indossato granché. Un bikini rosa ed una minigonna nera
non penso possano essere considerati “vestiti”. Aveva le avambraccia ricoperte
di bracciali rigidi, d’argento. Per compensare, forse?
Al fianco portava tre katana.
Capiva due, ma tre come faceva ad utilizzarle? Inoltre, il semplice fatto che
lei utilizzasse armi tipiche di Wutai, la mandava su tutte le furie.
L’uomo che aveva parlato aveva
i capelli argentati, mossi, tagliati corti, eccezion fatta per un lunghissimo
ciuffo sul davanti, che gli copriva uno degli occhi color ghiaccio. Era alto,
vestito di pelle nera. La sua arma era una spada massiccia. Il suo sguardo era
carico d’ira. Determinato a raggiungere il proprio scopo. Fisso sulla ninja.
In un attimo, si avventò su
Yuffie, che scansò l’affondo all’ultimo momento. Il secondo colpo fu
intercettato da uno spadino. L’uomo alzò la testa per guardare l’avversario e
la ninja fu sorpresa nel vedere Shelke impugnare quell’insolita arma, due
spadini collegati da una catena. Fu ancor più sorpresa nel constatare che i
capelli dell’uomo non si erano affatto mossi nell’azione. Quell’essere sfidava
ogni legge fisica. E vinceva.
Shelke sorrise: -I tuoi
trucchetti mentali non funzionano con me, Cavaliere Jedi. –sibilò, compiaciuta
dalla sorpresa dell’avversario. Lo spinse ad allontanarsi dalla ninja con una
serie di attacchi rapidi.
–Yuffie, questi squilibrati
mentali sono quelli che ti stanno dando così tanti problemi?- chiese Tifa,
spuntando da oltre la spalla destra di Cloud, ben intenzionato a non far
partecipare la fidanzata alla battaglia.
-Non volevo foste coinvolti...-
sussurrò la ninja, mordendosi nervosamente il labbro inferiore e cercando intorno
a sé una qualsiasi arma.
-E perché dovrebbe divertirsi
solo Vincent, scusa? Ehi, Cloud, non è giusto! Voglio picchiarli anche io!-
protestò la donna. Cloud stava tentando di comprendere la tecnica di Kaminà,
mentre quella sembrava impegnata in un numero mortale di giocoleria. Utilizzava
tre spade alla volta, lanciandone una ed attaccando normalmente con le altre
due, recuperando poi la prima con le altre lame. Il biondo sembrava confuso da
quel “gioco”.
Nello stesso momento, Vincent
attraversò il bar con un balzo all’indietro. Guardando dalla direzione da cui
era partito, si scoprì che anche Semiramis si era ripresa. E sembrava veramente
di ottimo umore. Come se due pazzi furiosi già non bastassero.
-Eccoti finalmente sveglia,
inutile donna... Credo che inizierò da te.- sibilò l’intruso, lanciandosi sulla
compagna di squadra sorpresa. Dopo il primo attimo di smarrimento, però, si
difese egregiamente, mettendo immediatamente l’uomo in difficoltà.
La mente di Yuffie fu
attraversata dal pensiero che quella non fosse l’arma prediletta dell’uomo. Lui
era l’illusionista. Quel pensiero la spaventava più della battaglia che si
stava svolgendo sotto i propri occhi.
Fece un passo in avanti per
avvertire Shelke, che le era più vicina e combatteva contro Kaminà, quando la
terza spada della bionda passò vicinissima ai suoi occhi, per cui ci rinunciò e
fece l’unica cosa possibile: usò il Sakanagi, che fu bloccato da qualcosa di
invisibile.
L’emo che combatteva contro
Semiramis era Dirae, il fratello delle due gemelle e, in qualche modo, era più
potente di lei. Il che, riflettendoci, era impossibile. Non faceva altro che
mandare al mittente gli stessi poteri con cui egli attaccava. Ed essi dovevano
per forza essere della stessa intensità con cui partivano.
Una spada colpì Semiramis alla
spalla, di striscio, per poi bloccarsi a mezz’aria, come se il tempo si fosse
fermato. Nessuno di loro controllava il tempo. Almeno, a quanto ne sapeva. Ma
era lei la ragazza dai poteri impossibili.
-Yuffie, prendi!- esclamò Tifa.
La ragazza si voltò giusto in tempo per afferrare due materia. Gli occhi le si
illuminarono. All e Toad. Il sorriso le si spense immediatamente. Che schifo!
-Che razza di materie sono?!-
protestò, equipaggiandole comunque.
-Sono quelle di Denzel!-
La spada “vagante” volò dritta
verso Shelke, ma tra di esse si frappose Rose, che eseguì un movimento che a
Yuffie sembrò di aver già visto, che congelò la spada e le gambe di Kaminà. Per
tutta risposta, la bionda la imitò. Il ghiaccio non toccò la minore, che aveva
usato una tecnica diversa, di elemento fuoco, annullando l’attacco del nemico.
-Rose Alexandrova, l’unica ed
originale, diffidate delle imitazioni!- esclamò la ragazza dai capelli rosa,
con un ghigno di soddisfazione sul volto.
-Imitano i movimenti delle
summon!- esclamarono contemporaneamente Tifa e Yuffie, illuminate dalla sacra
luce di Ramuh. Si guardarono, basite. –Che razza di potere!-
Shelke disarmò completamente
l’avversaria e le puntò lo spadino alla gola. Lo stesso fece Cloud con Dirae.
-Tutto qui?- li canzonò Rose,
melliflua.
I due sorrisero all’unisono.
No, apparentemente non sembrava loro abbastanza.
-Voi, miserabili umani, non
sarete mai al nostro livello.- sibilò la bionda.
Dirae fece qualche passo
indietro ed osservò con soddisfazione la sua compagna di squadra cambiare
forma, fino ad assumerne una nuova, che a pochi, in quella stanza, non era
familiare. Galian Beast.
-Vi presento il potere della
mia cara compagna Kaminà. Ella imita qualsiasi tecnica veda eseguita.-
La bestia urlò e con un colpo
di zampa distrusse il bancone. Tifa urlò e tentò invano di andarla a prendere a
calci, trattenuta fermamente da Cloud. Questo non l’impedì di proferire alcuni
epiteti particolari, davanti ai quali anche Cid sarebbe impallidito. Vincent osservò
la bestia con sguardo indecifrabile. Probabilmente rifletteva su quanto fosse
ridicolo il gonnellino rosa e nero del demone.
Poi iniziò il fischio. Era più
forte delle altre volte. E più fastidioso. Questo, assieme alla non gradita
presenza di una copia, bastò a risvegliare il vero Galian Beast, che si avventò
su di essa.
Yuffie fece qualcosa che le si
addiceva molto. Corse e si frappose tra le due bestie. Poi pronunciò la
formula. Toad era un incantesimo che non funzionava MAI. Nessuno era così idiota
da farsi trasformare in rana. Strinse gli occhi, accorgendosi di essere tornata
in character solo per commettere l’idiozia che l’avrebbe uccisa. Sentì
chiaramente quello che poté facilmente identificare con un grugnito di
disapprovazione provenire la Galian.
-CRA?-
Aprì un occhio. Poi l’altro.
Vide davanti a sé, mettendosi in punta di piedi per superare Galian, due
ranocchi arrabbiati, che saltavano e tentavano di ucciderla. Scoppiò a ridere e
ringraziò Denzel e le sue materie inutili.
Il fischio terminò nell’esatto
momento in cui una carta andò a piantarsi sui resti del bancone. Era la carta
dell’Eremita. La proprietaria avanzò nel locale con fare solenne e si diresse
verso Semiramis. Nel frattempo, Tifa ne approfittò per inseguire le due rane e
prenderle a calci, almeno finché quelle non svanirono grazie alla solita
illusione.
-E io che volevo offrire un
aperitivo francese ai miei clienti...- sibilò, con un ghigno malefico sul
volto.
-Su quale bancone, amore?- osò
farle notare innocentemente Cloud, ricevendo immediatamente una scarica di
pugni dalla fidanzata.
-Buongiorno, avrei bisogno di
una camera. Glielo chiedo come favore, non ho denaro con me, solo questo.-
sussurrò con voce cristallina quella che Yuffie identificò come Marie, porgendo
a Tifa un rubino grosso come una palla da ping pong. Tifa mise fine al massacro
e tornò professionale.
-Le devo dare il resto, secondo
te?- domandò la barista a Cloud, sottovoce.
-Nono, incassa, incassa...-
ribatté lui, rapidamente.
Le due s’incamminarono su per
le scale, accompagnate dalla padrona di casa.
-Rose?- domandò spiegazioni
Shelke, confusa.
-Sono a posto, garantisco per
loro!- esclamò Rose, con un largo sorriso.
Di nuovo Vincent era stato
ferito per colpa sua. Anche se non ne rimaneva più alcuna traccia e lui
sembrava dormire serenamente, il senso di colpa sembrava volerla soffocare.
Osservò la pioggia fuori dalla
finestra. Rendeva il paesaggio surreale, cancellando i contorni e sfuocando
tutto. Edge era quasi bella, così. Ran approvò con un leggero movimento.
Appannò il vetro soffiandoci
sopra e disegnò un omino stilizzato, con tre peli dritti in testa.
Doveva allontanarsi, ma sentiva
di non potercela fare. Non poteva stargli lontano, anche se non capiva perché,
anche se era per il suo stesso bene.
Si sentiva bruciare gli occhi.
Non era triste, era infuriata. Principalmente con sé stessa, per la propria
incapacità di allontanarlo. Eppure era sempre stato semplice. La sua volontà
lottava per vincere sul senso di colpa e il disgusto per la propria persona.
Avrebbe volentieri pianto, ma era troppo orgogliosa per farlo.
-Vincent, sei sveglio?-
sussurrò.
-Sì.- lo sentì rispondere.
Sembrava molto vicino. Dietro di lei, per la precisione. Le si era avvicinato
senza rumore, come sempre, ma, in qualche modo, si era accorta della sua
presenza.
-Stai bene?- chiese,
preoccupato.
-Tu, piuttosto?-
-Mai stato meglio...- sussurrò
lui, appoggiando un braccio sull’intelaiatura della finestra.
Avrebbe voluto voltarsi ed
abbracciarlo. Ma non era abituata agli abbracci spontanei. Ricordava ancora
come, a 14 anni, fosse andata in giro per Mideel con un cartello “Abraci
Gratis” (sì, proprio Abraci. Dopotutto, non sapeva né leggere né scrivere ed il
cartello se lo era fatto scrivere da un bambino che passeggiava). Le era
costato molto. Era stato imbarazzante. Il fatto che fosse riuscita ad iniziare
in quel modo la propria collezione di portafogli e carte di credito ne era il
motivo principale, in realtà, ma tendeva a rimuovere quel ricordo.
Insomma, abbracciare le era
estremamente difficile e, quando lo faceva, era così innaturale da essere
sospettabile. Non era solo una sua paranoia. Le persone controllavano sempre
nelle proprie tasche, dopo un suo abbraccio.
-Che paesaggio
melodrammatico... A volte mi chiedo se non siamo noi ad influenzare la natura,
in momenti come questi...-
-E chi è melodrammatico, qui?-
-Io sicuramente. E tu sei...
Piovosa.-
-Che vuol dire? E poi, non è
tutta Edge ad essere triste, solo io.-
-Vedi? Ti sei risposta da
sola... Perché sei triste?-
Perché era triste, di preciso?
Perché lui era stato ferito un’altra volta e lei era troppo incinta per
aiutarlo. Perché lui era triste e non capiva come aiutarlo. Perché sapeva che
Ran sarebbe stata presto qualcosa di più che una cosa lontana ed indistinta. E
i veri problemi sarebbero cominciati allora e sarebbero stati più complessi di
quelli provocati da una setta di fanatici.
Era tutto questo ed altro. Ed
era altro in particolare che la preoccupava. Qualcosa di
incomprensibile. Un vuoto inquietante che non sapeva come riempire.
-Non lo so.-
La fece voltare verso di sé e
la guardò dritta negli occhi. –Yuffie, non ti farò promesse che non so se potrò
mantenere, ma sappi che, se un giorno vorrai abbandonare questo atteggiamento
orgoglioso da donna di Wutai, io sarò qui e ti ascolterò, qualcunque cosa avrai
da dire.- disse, convinto. Poi la sua convinzione sembrò vacillare. –Almeno
credo. Spero.- sussurrò, alzando lo sguardo verso il vuoto.
Sospirò e tornò a guardarla
negli occhi. Le pose due dita sotto il mento e le sollevò il volto.
La mente della donna si svuotò
da qualsiasi pensiero non fosse “Oh Leviathan”. Una vocina le ripeteva qualcosa
sul senso di colpa, ma gli “oh Leviathan” sovrastavano ogni cosa.
Lui fece un mezzo sorriso
tirato e nervoso, più per farsi coraggio che per altro, e si chinò per
baciarla. A metà strada sembrò cambiare idea e la baciò sulla fronte. In un
tempo rapidissimo, di 13 secondi circa, Vincent lasciò la stanza. La ninja
rimase inebetita, ferma ed irrigidita accanto alla finestra.
Gli si avvicinò di soppiatto. Anche lui non era andato lontano... Forse era andato da qualche parte ed era già tornato. Ma, in ogni caso, era lì e fissava il cielo. Le stelle iniziavano a scomparire. Solo la Meteora, rossa e minacciosa, rimaneva, stagliandosi sul nero del cielo.
Lei non aveva pensato neppure
mezzo secondo a tornare a Wutai. Se la missione fosse fallita, avrebbe
ritrovato tutte le persone a cui teneva di lì a poco, nel Lifestream. In caso
contrario, li avrebbe rivisti dopo la battaglia. E, poi, la Wutai che voleva
rivedere non era in nessun luogo. Era nei suoi ricordi. E ai ricordi si può
avere accesso in qualsiasi luogo.
Forse era quello che stava
facendo lui, in quel momento. Ricordava.
Diede involontariamente un
calcio a qualcosa, per cui abbassò lo sguardo.
Purché non fosse un fortunato
ricordino di Molboro...
-Se è questo, giuro che vado a
pulirmi le scarpe sui capelli di Sephiroth-
Non lo era. Aveva dato un
calcio ad un cumulo di pigne secche. Sorrise e ne raccolse due.
-Ehy, Chaos! Colazione
insieme?-
Fuori, sotto l’acquazzone,
Galian sfogava qualsiasi cosa stesse provando in quel momento correndo come un
pazzo tra le case. L’osservò per qualche minuto, con i pugni stretti.
Le che cosa faceva? Ricordava
Astharoth. Perchè nei momenti peggiori le tornavano in mente, prepotenti e
dolorosi, i ricordi più felici? Un motivo doveva pur esserci. Non si sentiva
così masochista da farlo volontariamente.
Chiuse gli occhi e si lasciò
pervadere dal ricordo, trovandolo molto meno doloroso di quanto ricordasse.
C’era sempre una punta di agrodolce nel ricordarsi felice, ma molto meno di
alcuni mesi prima.
Osservò la bestia scrollare il
pelo bagnato e tornare a correre. Era rabbia, la sua? Frustrazione? Ricordava
ancora distintamente il suono dei suoi desideri, semplice e cristallino.
Avrebbe voluto avere il potere di leggere nel pensiero, in quel momento, per
capire cosa lei stessa stava distruggendo e quali desideri avrebbe potuto
aiutarlo a realizzare.
La bestia imboccò la strada
principale e corse verso la periferia. Per qualche strano motivo, Yuffie capì
che, l’unico modo per capire ciò che lui desiderava era seguirlo. E così fece.
Scese le scale con un’agilità e
una rapidità sorprendenti per una persona che non si vede i piedi, afferrò il
primo cappotto che le capitava a tiro ed uscì di corsa dal bar,
abbottonandoselo.
La pioggia era ghiacciata e
faceva un rumore assordante, ma non si fermò. Le case erano avvolte da una
strana nebbia e, improvvisamente, Yuffie fu certa di essersi persa.
Ma non rallentò e raggiunse la
porta della città. Di Galian nessuna traccia, probabilmente era uscito o era
dalla parte opposta di Edge. Si fermò, indecisa sul da farsi e riprese fiato.
Non correva in quel modo da mesi, pensando che non ci sarebbe mai riuscita.
Invece non era messa male come aveva pensato. Stava sputando i polmoni, ma
almeno non era inciampata.
Fece qualche passo nel deserto
e fu sollevata nell’individuare il bestione viola.
Si era riparato sotto il patio
di una casetta bianca che sembrava disabitata. Lo raggiunse di corsa e scoppiò
a ridere. Fradicio com’era, aveva tentato di scrollarsi di dosso la pioggia,
ottenendo un pelo dritto e gonfio.
-Scusami, Galian, ma sei
ridicolo.- precisò la donna, cercando di soffocare la risata.
-E tu sei fradicia. Cosa ti è
saltato in mente?!- esclamò Vincent, tornando umano, asciutto e con una
stupenda cotonatura ai capelli.
Spinse la ninja dentro la casa,
fingendo d’ignorare la sua risata sguaiata. All’interno, l’abitazione sembrava
lo chalet di un film porno, con tanto di finta pelliccia stesa a terra, stereo
con giradischi, divani di pelle, letto tondo con coperta di velluto rosso
ricoperto di cuscini e, ciliegina sulla torta, caminetto. Quest’ultimo si
accese automaticamente nonappena Yuffie vi si avvicinò.
Stette a fissare il fuoco,
inebetita. Chi era il piromane, tra i due?
-Ran...- sussurrò, sorridendo.
La bambina fece un leggero movimento di approvazione.
Si tolse il cappotto e lo gettò
accanto al camino, in modo che si asciugasse. Cercò un bagno e vi trovò un
asciugamano, con il quale si asciugò i capelli. Sembrava tutto molto ben
tenuto. Forse i proprietari tornavano ogni tanto per fare le pulizie.
Tornò nella stanza principale e
cercò un posto per sedersi. Optò per il letto e vi sprofondò.
-Ma è ad acqua! - esclamò,
stupita. –Ah, che bello, ho sempre desiderato un materasso ad acqua, ma non me
lo potevo permettere a causa dei gatti! Che invidia, voglio anche io un posto
come questo per portarci... i miei numerosi fidanzati morti!-
Si voltò versò Vincent, che
tentava invano di non sembrare un Glam in giacca e cravatta. –Fondiamo un
gruppo su Facebook? Quelli che amano persone morte! Dai Vincy, sarà fantastico!
Potremmo fare dei raduni nei cimiteri! Oppure andare per tema! Quelli morti di
overdose, quelli morti per salvare il mondo, quelli morti non si capisce bene
come e sono diventati virus del computer... Sono un genio, vero?-
-No, Yuffie, stai cercando solo
di non piangere.- le rispose brevemente, avvicinandolesi con cautela. Era
evidentente che non aveva la più pallida idea di come comportarsi.
-Ma no, che cavolo dici,
Vinnie? Sono così felice! Devo assolutamente chiedere a Shelke di scrivermi il
testo introduttivo... E poi, dobbiamo anche trovare delle regole! Chessò, prima
regola: il tuo/la tua fidanzato/a dev’essere morto/a; seconda regola: non solo,
deve essere anche morto/a in modo orribile, tipo sfracellata contro una parete,
con il cervello che si disintegra per la legge di Eulero-Venn, per grave
malattia che rende liquido il solido e solido il liquido...- continuò la ninja,
estremamente entusiasta. –Com’è morto suo marito? Ictus. Ma no, signora, che
morte banale, noi se non hanno creato un nuovo monumento nel cielo non li
vogliamo, questi morti! Se le rotule non...-
Vincent le impedì di finire la
frase, sollevandola dal letto e baciandola brevemente. –Smettila.- sussurrò,
deciso. Lei iniziò a piangere in silenzio e lei si accontentò di abbracciarla,
facendola sedere su uno dei cuscini di cui il pavimento era disseminato.
Non parlarono per mezz’ora,
mezz’ora durante la quale Yuffie cercò inutilmente di calmarsi, finché l’ex
Turk non si decise a spezzare il silenzio.
-Io ero... Invidioso del vostro
rapporto.- iniziò l’uomo, dopo un profondo sospiro. –Lo sono tutt’ora. Non mi
capacito di come una donna perfettamente sana di mente possa essersi innamorata
di un essere che di umano ha veramente poco. Era un demone infernale, creato
per portare la fine del mondo, Yuffie...-
-Oh, cazzo, davvero?!- esclamò
lei, fingendosi sotto shock. Si asciugò le lacrime e sorrise. –Astharoth era
carino, Vinnie. Era un gran figo, ad essere sinceri. E m’incuriosiva, perché
era diverso da tutte le persone che avessi mai incontrato. Con il tempo ho
imparato ad apprezzarlo e penso che tu sappia perfettamente il motivo del suo
fascino. Lo conoscevi molto meglio di me.-
Vincent non poté fare a meno di
annuire controvoglia. Si alzò e si sedette sul letto, con le mani incrociate e
lo sguardo perso nei propri pensieri.
-A proposito, signor Valentine,
perché mi ha baciata, prima?- chiese la donna, incuriosita, con un sorriso.
–Non è stato granché...-
-Nemmeno per me, ma l’ho dovuto
fare per farti stare zitta, quindi prego Shiva non capiti più una simile
occasione.- sibilò lui, stranamente piccato.
Lei si alzò e gli si avvicinò,
preoccupata. –Non volevo offenderti, Vincy. Avrei bisogno di qualcosa di più
consistente per giudicare, quindi è ovvio che stavo scherzando!- esclamò lei,
con un sorriso di incoraggiamento.
-Io non ne ho bisogno per
affermare che è stato come baciare una scopa.- ribatté lui, sempre più
irritato.
-Ma che ego smisurato che hai,
Vincy... Bè, fuori è notte, quindi, se non ti spiace, io dormirei. Notte
signore dall’ego smisurato e che bacia decisamente male.- sussurrò Yuffie,
maligna, infilandosi sotto la coperta. –Chissà di chi è questa casa...-
-Dei genitori di Reeve. Per il
loro anniversario fa sempre dei regali di questo tipo. Non si accorge neppure
di quanto siano fuori luogo.- rispose freddamente l’ex Turk.
La ninja ridacchiò e si mise a
sedere dietro di lui. L’abbracciò e gli scoccò un bacio sulla guancia. –Non
essere arrabbiato... Regalerò anche a te una villetta così per il nostro
anniversario.-
Si sdraiò e spense la luce.
Sentì le vertebre urlare di gioia per la comodità del materasso e sospirò.
-Non voglio far parte di quel
gruppo, Yuffie. Voglio lasciare il passato al suo posto ed innamorarmi di una
persona viva, una persona che mi ricambi... Voglio essere felice, per una
volta. Credi che sia possibile?- sussurrò Vincent, al buio.
-Non lo so, ma lo spero per te,
Vinnie.-
L’alba era diventata un messaggero, il segno che il tempo a loro disposizione era quasi finito. In qualche modo cercavano di allungare il tempo che avrebbero trascorso insieme, prendendo più rischi, forse. Ma ne valeva la pena. Valeva la pena di soffrire le pense dell’inferno per vedersi. Valeva la pena non dormire, rischiare di farsi ammazzare in battaglia perché ci si addormentava, farsi sgridare ed ammalarsi.
Erano innamorati e nient’altro
aveva senso. Ogni notte era un sogno, ma la realtà prendeva sempre il
sopravvento, in qualche modo.
Ogni mattina, quando Tifa la
andava a svegliare dalle sue due ore di sonno, Yuffie trovava un biglietto sul
proprio comodino.
A’maelamin, elen sila lumenn omentilmo; cormamin niuve tenna’ ta elea lle au’. Amin mela lle. A.
Mia amata, possa una stella illuminare il momento in cui ci incontreremo nuovamente; il mio cuore piangerà fino a che non ti vedrò di nuovo. Ti amo. A.
Si sedette sui gradini della
casa e guardò, oltre l’orizzonte, il sole che nasceva. Sorrise.
-Namaarie, Astharoth,
namaarie.-
Addio.
L’angolo degli amichetti di Chaos
Meno male che dovevo finire presto... Non ho più voglia di trascrivere a computer!!! Oltretutto, quando scrivo di Kaminà hò là strànà tèndènzà à scrìvèrè tùttò còn glì àccèntì... Mi sento come Fleur Delacour...
Tre combattimenti in
contemporanea mi hanno uccisa... Non ci capivo più niente... E Tifa e Yuffie
ferme come pere cotte... Mah... spero vi piaccia... La scena del combattimento
è la ragione principale per la quale ho impiegato così tanto tempo a
pubblicare... é stata un parto... Mai più fanfiction d’azione, solo fic melense
e dolciose.
Quando Rose prende in giro
Dirae, mi viene in mente la pecora di Sheep in the Island, quando prende
in braccio la rana e, scuotendola, dice: gnaaaignaaaigna! Ma, più che altro, mi
ricorda molto il carattere originale di Yuffie. Ultimamente la mia Yuffie è più
OOC del solito... E’ un sacco che non gioco con FF7, ora sono passata al 9, che
non ho ancora finito... Spero di non confondere i personaggi... Immagino già
Vincent vestito da Kuja che fa la sua entrata trionfale dicendo: vi amo tutti!
I materassi ad acqua sono
COMODI!!! Li amo, anche se ho avuto l’opportunità di provarli una volta sola...
Ah, la mia schiena se lo ricorda ancora... Che dormita!
Bene, per oggi i commenti
personali finiscono qui, alla prossima! E se non aggiornassi prima, a Maggio
sarò alla fumettopoli, quindi se volete chiarimenti sulla storia, spoiler,
autografi e strette di mano, mi troverete lì. Mi riconoscerete dal suggestivo
palco di corna in testa e le ali nere... XD