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Autore: formerly_known_as_A    26/01/2009    3 recensioni
Tutto inizia quando Yuffie inizia a stare male, cosa rara per la ninja. Poi avviene tutto in fretta: la rivelazione che le cambierà la vita, riportando a galla un passato che avrebbe desiderato tenere nascosto e poi, loro, i membri della Dusk Society o Società del Crepuscolo... Chi sono? Che cosa vogliono di preciso da lei? Chi potrebbe avercela con un innocente ladra di Materia? ma, soprattutto, riuscirà l'autrice a scrivere un riassunto decente e finire la fanfiction entro il 2025? Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Vado via, Yuffie

How can you just walk away from me, when all I can do is watch you leave?

Because we’ve shared the laughter and the pain and even shared the tears… You’re the only one who really knew me at all.

So take a look at me now, there’s just an empty space and there’s nothing left here to remind me, just the memory of your face. Take a look at me now, well, there’s just an empty space and you coming back to me is against all odds. And what I’ve got to face.

 

Come puoi andartene da me, quando tutto ciò che posso fare è guardarti mentre te ne vai?

Perché noi abbiamo condiviso le risa e il dolore e persino le lacrime... Sei l’unica persona ad avermi conosciuto realmente.

Così, guardami un attimo, c’è solo uno spazio vuoto e non c’è nulla qui che può farmi ricordare, solo il ricordo del tuo viso. Guardami un attimo, bè, c’è solo uno spazio vuoto e che torni da me è contro ogni probabilità. Ed è questo che devo affrontare.

 

Against all Odds - Phil Collins

 

 

Gli intrusi erano due. La prima era la bionda che li aveva attaccati per la prima volta. L’assassina di Godo. Vedendola, Yuffie si sentì pervadere dall’urgenza di uccidere, di usare le tecniche che il padre le aveva insegnato per compiere la propria vendetta.

 

Una mano si posò sulla propria spalla. Trasalì, accorgendosi di essersi inconsciamente avvicinata ai due nemici.

 

-Non fare follie.- sussurrò Tifa, trattenendola. Aveva lo sguardo deciso e determinato che assumeva prima di una battaglia importante. Uno sguardo che era specchio del proprio.

 

Si voltò nuovamente verso gli avversari. La bionda non indossava il solito mantello e, al di sotto di quello, sembrava non aver mai indossato granché. Un bikini rosa ed una minigonna nera non penso possano essere considerati “vestiti”. Aveva le avambraccia ricoperte di bracciali rigidi, d’argento. Per compensare, forse?

 

Al fianco portava tre katana. Capiva due, ma tre come faceva ad utilizzarle? Inoltre, il semplice fatto che lei utilizzasse armi tipiche di Wutai, la mandava su tutte le furie.

 

L’uomo che aveva parlato aveva i capelli argentati, mossi, tagliati corti, eccezion fatta per un lunghissimo ciuffo sul davanti, che gli copriva uno degli occhi color ghiaccio. Era alto, vestito di pelle nera. La sua arma era una spada massiccia. Il suo sguardo era carico d’ira. Determinato a raggiungere il proprio scopo. Fisso sulla ninja.

 

In un attimo, si avventò su Yuffie, che scansò l’affondo all’ultimo momento. Il secondo colpo fu intercettato da uno spadino. L’uomo alzò la testa per guardare l’avversario e la ninja fu sorpresa nel vedere Shelke impugnare quell’insolita arma, due spadini collegati da una catena. Fu ancor più sorpresa nel constatare che i capelli dell’uomo non si erano affatto mossi nell’azione. Quell’essere sfidava ogni legge fisica. E vinceva.

 

Shelke sorrise: -I tuoi trucchetti mentali non funzionano con me, Cavaliere Jedi. –sibilò, compiaciuta dalla sorpresa dell’avversario. Lo spinse ad allontanarsi dalla ninja con una serie di attacchi rapidi.

 

–Yuffie, questi squilibrati mentali sono quelli che ti stanno dando così tanti problemi?- chiese Tifa, spuntando da oltre la spalla destra di Cloud, ben intenzionato a non far partecipare la fidanzata alla battaglia.

 

-Non volevo foste coinvolti...- sussurrò la ninja, mordendosi nervosamente il labbro inferiore e cercando intorno a sé una qualsiasi arma.

 

-E perché dovrebbe divertirsi solo Vincent, scusa? Ehi, Cloud, non è giusto! Voglio picchiarli anche io!- protestò la donna. Cloud stava tentando di comprendere la tecnica di Kaminà, mentre quella sembrava impegnata in un numero mortale di giocoleria. Utilizzava tre spade alla volta, lanciandone una ed attaccando normalmente con le altre due, recuperando poi la prima con le altre lame. Il biondo sembrava confuso da quel “gioco”.

 

Nello stesso momento, Vincent attraversò il bar con un balzo all’indietro. Guardando dalla direzione da cui era partito, si scoprì che anche Semiramis si era ripresa. E sembrava veramente di ottimo umore. Come se due pazzi furiosi già non bastassero.

 

-Eccoti finalmente sveglia, inutile donna... Credo che inizierò da te.- sibilò l’intruso, lanciandosi sulla compagna di squadra sorpresa. Dopo il primo attimo di smarrimento, però, si difese egregiamente, mettendo immediatamente l’uomo in difficoltà.

 

La mente di Yuffie fu attraversata dal pensiero che quella non fosse l’arma prediletta dell’uomo. Lui era l’illusionista. Quel pensiero la spaventava più della battaglia che si stava svolgendo sotto i propri occhi.

 

Fece un passo in avanti per avvertire Shelke, che le era più vicina e combatteva contro Kaminà, quando la terza spada della bionda passò vicinissima ai suoi occhi, per cui ci rinunciò e fece l’unica cosa possibile: usò il Sakanagi, che fu bloccato da qualcosa di invisibile.

 

L’emo che combatteva contro Semiramis era Dirae, il fratello delle due gemelle e, in qualche modo, era più potente di lei. Il che, riflettendoci, era impossibile. Non faceva altro che mandare al mittente gli stessi poteri con cui egli attaccava. Ed essi dovevano per forza essere della stessa intensità con cui partivano.

 

Una spada colpì Semiramis alla spalla, di striscio, per poi bloccarsi a mezz’aria, come se il tempo si fosse fermato. Nessuno di loro controllava il tempo. Almeno, a quanto ne sapeva. Ma era lei la ragazza dai poteri impossibili.

 

-Yuffie, prendi!- esclamò Tifa. La ragazza si voltò giusto in tempo per afferrare due materia. Gli occhi le si illuminarono. All e Toad. Il sorriso le si spense immediatamente. Che schifo!

 

-Che razza di materie sono?!- protestò, equipaggiandole comunque.

 

-Sono quelle di Denzel!-

 

La spada “vagante” volò dritta verso Shelke, ma tra di esse si frappose Rose, che eseguì un movimento che a Yuffie sembrò di aver già visto, che congelò la spada e le gambe di Kaminà. Per tutta risposta, la bionda la imitò. Il ghiaccio non toccò la minore, che aveva usato una tecnica diversa, di elemento fuoco, annullando l’attacco del nemico.

 

-Rose Alexandrova, l’unica ed originale, diffidate delle imitazioni!- esclamò la ragazza dai capelli rosa, con un ghigno di soddisfazione sul volto.

 

-Imitano i movimenti delle summon!- esclamarono contemporaneamente Tifa e Yuffie, illuminate dalla sacra luce di Ramuh. Si guardarono, basite. –Che razza di potere!-

 

Shelke disarmò completamente l’avversaria e le puntò lo spadino alla gola. Lo stesso fece Cloud con Dirae.

 

-Tutto qui?- li canzonò Rose, melliflua.

 

I due sorrisero all’unisono. No, apparentemente non sembrava loro abbastanza.

 

-Voi, miserabili umani, non sarete mai al nostro livello.- sibilò la bionda.

 

Dirae fece qualche passo indietro ed osservò con soddisfazione la sua compagna di squadra cambiare forma, fino ad assumerne una nuova, che a pochi, in quella stanza, non era familiare. Galian Beast.

 

-Vi presento il potere della mia cara compagna Kaminà. Ella imita qualsiasi tecnica veda eseguita.-

 

La bestia urlò e con un colpo di zampa distrusse il bancone. Tifa urlò e tentò invano di andarla a prendere a calci, trattenuta fermamente da Cloud. Questo non l’impedì di proferire alcuni epiteti particolari, davanti ai quali anche Cid sarebbe impallidito. Vincent osservò la bestia con sguardo indecifrabile. Probabilmente rifletteva su quanto fosse ridicolo il gonnellino rosa e nero del demone.

 

Poi iniziò il fischio. Era più forte delle altre volte. E più fastidioso. Questo, assieme alla non gradita presenza di una copia, bastò a risvegliare il vero Galian Beast, che si avventò su di essa.

 

Yuffie fece qualcosa che le si addiceva molto. Corse e si frappose tra le due bestie. Poi pronunciò la formula. Toad era un incantesimo che non funzionava MAI. Nessuno era così idiota da farsi trasformare in rana. Strinse gli occhi, accorgendosi di essere tornata in character solo per commettere l’idiozia che l’avrebbe uccisa. Sentì chiaramente quello che poté facilmente identificare con un grugnito di disapprovazione provenire la Galian.

 

-CRA?-

 

Aprì un occhio. Poi l’altro. Vide davanti a sé, mettendosi in punta di piedi per superare Galian, due ranocchi arrabbiati, che saltavano e tentavano di ucciderla. Scoppiò a ridere e ringraziò Denzel e le sue materie inutili.

 

Il fischio terminò nell’esatto momento in cui una carta andò a piantarsi sui resti del bancone. Era la carta dell’Eremita. La proprietaria avanzò nel locale con fare solenne e si diresse verso Semiramis. Nel frattempo, Tifa ne approfittò per inseguire le due rane e prenderle a calci, almeno finché quelle non svanirono grazie alla solita illusione.

 

-E io che volevo offrire un aperitivo francese ai miei clienti...- sibilò, con un ghigno malefico sul volto.

 

-Su quale bancone, amore?- osò farle notare innocentemente Cloud, ricevendo immediatamente una scarica di pugni dalla fidanzata.

 

-Buongiorno, avrei bisogno di una camera. Glielo chiedo come favore, non ho denaro con me, solo questo.- sussurrò con voce cristallina quella che Yuffie identificò come Marie, porgendo a Tifa un rubino grosso come una palla da ping pong. Tifa mise fine al massacro e tornò professionale.

 

-Le devo dare il resto, secondo te?- domandò la barista a Cloud, sottovoce.

-Nono, incassa, incassa...- ribatté lui, rapidamente.

 

Le due s’incamminarono su per le scale, accompagnate dalla padrona di casa.

 

-Rose?- domandò spiegazioni Shelke, confusa.

 

-Sono a posto, garantisco per loro!- esclamò Rose, con un largo sorriso.

 

 

 

Di nuovo Vincent era stato ferito per colpa sua. Anche se non ne rimaneva più alcuna traccia e lui sembrava dormire serenamente, il senso di colpa sembrava volerla soffocare.

 

Osservò la pioggia fuori dalla finestra. Rendeva il paesaggio surreale, cancellando i contorni e sfuocando tutto. Edge era quasi bella, così. Ran approvò con un leggero movimento.

 

Appannò il vetro soffiandoci sopra e disegnò un omino stilizzato, con tre peli dritti in testa.

 

Doveva allontanarsi, ma sentiva di non potercela fare. Non poteva stargli lontano, anche se non capiva perché, anche se era per il suo stesso bene.

 

Si sentiva bruciare gli occhi. Non era triste, era infuriata. Principalmente con sé stessa, per la propria incapacità di allontanarlo. Eppure era sempre stato semplice. La sua volontà lottava per vincere sul senso di colpa e il disgusto per la propria persona. Avrebbe volentieri pianto, ma era troppo orgogliosa per farlo.

 

-Vincent, sei sveglio?- sussurrò.

 

-Sì.- lo sentì rispondere. Sembrava molto vicino. Dietro di lei, per la precisione. Le si era avvicinato senza rumore, come sempre, ma, in qualche modo, si era accorta della sua presenza.

 

-Stai bene?- chiese, preoccupato.

 

-Tu, piuttosto?-

 

-Mai stato meglio...- sussurrò lui, appoggiando un braccio sull’intelaiatura della finestra.

 

Avrebbe voluto voltarsi ed abbracciarlo. Ma non era abituata agli abbracci spontanei. Ricordava ancora come, a 14 anni, fosse andata in giro per Mideel con un cartello “Abraci Gratis” (sì, proprio Abraci. Dopotutto, non sapeva né leggere né scrivere ed il cartello se lo era fatto scrivere da un bambino che passeggiava). Le era costato molto. Era stato imbarazzante. Il fatto che fosse riuscita ad iniziare in quel modo la propria collezione di portafogli e carte di credito ne era il motivo principale, in realtà, ma tendeva a rimuovere quel ricordo.

 

Insomma, abbracciare le era estremamente difficile e, quando lo faceva, era così innaturale da essere sospettabile. Non era solo una sua paranoia. Le persone controllavano sempre nelle proprie tasche, dopo un suo abbraccio.

 

-Che paesaggio melodrammatico... A volte mi chiedo se non siamo noi ad influenzare la natura, in momenti come questi...-

 

-E chi è melodrammatico, qui?-

 

-Io sicuramente. E tu sei... Piovosa.-

 

-Che vuol dire? E poi, non è tutta Edge ad essere triste, solo io.-

 

-Vedi? Ti sei risposta da sola... Perché sei triste?-

 

Perché era triste, di preciso? Perché lui era stato ferito un’altra volta e lei era troppo incinta per aiutarlo. Perché lui era triste e non capiva come aiutarlo. Perché sapeva che Ran sarebbe stata presto qualcosa di più che una cosa lontana ed indistinta. E i veri problemi sarebbero cominciati allora e sarebbero stati più complessi di quelli provocati da una setta di fanatici.

Era tutto questo ed altro. Ed era altro in particolare che la preoccupava. Qualcosa di incomprensibile. Un vuoto inquietante che non sapeva come riempire.

 

-Non lo so.-

 

La fece voltare verso di sé e la guardò dritta negli occhi. –Yuffie, non ti farò promesse che non so se potrò mantenere, ma sappi che, se un giorno vorrai abbandonare questo atteggiamento orgoglioso da donna di Wutai, io sarò qui e ti ascolterò, qualcunque cosa avrai da dire.- disse, convinto. Poi la sua convinzione sembrò vacillare. –Almeno credo. Spero.- sussurrò, alzando lo sguardo verso il vuoto.

 

Sospirò e tornò a guardarla negli occhi. Le pose due dita sotto il mento e le sollevò il volto.

 

La mente della donna si svuotò da qualsiasi pensiero non fosse “Oh Leviathan”. Una vocina le ripeteva qualcosa sul senso di colpa, ma gli “oh Leviathan” sovrastavano ogni cosa.

 

Lui fece un mezzo sorriso tirato e nervoso, più per farsi coraggio che per altro, e si chinò per baciarla. A metà strada sembrò cambiare idea e la baciò sulla fronte. In un tempo rapidissimo, di 13 secondi circa, Vincent lasciò la stanza. La ninja rimase inebetita, ferma ed irrigidita accanto alla finestra.

 

Gli si avvicinò di soppiatto. Anche lui non era andato lontano... Forse era andato da qualche parte ed era già tornato. Ma, in ogni caso, era lì e fissava il cielo. Le stelle iniziavano a scomparire. Solo la Meteora, rossa e minacciosa, rimaneva, stagliandosi sul nero del cielo.

 

Lei non aveva pensato neppure mezzo secondo a tornare a Wutai. Se la missione fosse fallita, avrebbe ritrovato tutte le persone a cui teneva di lì a poco, nel Lifestream. In caso contrario, li avrebbe rivisti dopo la battaglia. E, poi, la Wutai che voleva rivedere non era in nessun luogo. Era nei suoi ricordi. E ai ricordi si può avere accesso in qualsiasi luogo.

 

Forse era quello che stava facendo lui, in quel momento. Ricordava.

 

Diede involontariamente un calcio a qualcosa, per cui abbassò lo sguardo.

Purché non fosse un fortunato ricordino di Molboro...

-Se è questo, giuro che vado a pulirmi le scarpe sui capelli di Sephiroth-

Non lo era. Aveva dato un calcio ad un cumulo di pigne secche. Sorrise e ne raccolse due.

 

-Ehy, Chaos! Colazione insieme?-

 

Fuori, sotto l’acquazzone, Galian sfogava qualsiasi cosa stesse provando in quel momento correndo come un pazzo tra le case. L’osservò per qualche minuto, con i pugni stretti.

 

Le che cosa faceva? Ricordava Astharoth. Perchè nei momenti peggiori le tornavano in mente, prepotenti e dolorosi, i ricordi più felici? Un motivo doveva pur esserci. Non si sentiva così masochista da farlo volontariamente.

 

Chiuse gli occhi e si lasciò pervadere dal ricordo, trovandolo molto meno doloroso di quanto ricordasse. C’era sempre una punta di agrodolce nel ricordarsi felice, ma molto meno di alcuni mesi prima.

 

Osservò la bestia scrollare il pelo bagnato e tornare a correre. Era rabbia, la sua? Frustrazione? Ricordava ancora distintamente il suono dei suoi desideri, semplice e cristallino. Avrebbe voluto avere il potere di leggere nel pensiero, in quel momento, per capire cosa lei stessa stava distruggendo e quali desideri avrebbe potuto aiutarlo a realizzare.

 

La bestia imboccò la strada principale e corse verso la periferia. Per qualche strano motivo, Yuffie capì che, l’unico modo per capire ciò che lui desiderava era seguirlo. E così fece.

Scese le scale con un’agilità e una rapidità sorprendenti per una persona che non si vede i piedi, afferrò il primo cappotto che le capitava a tiro ed uscì di corsa dal bar, abbottonandoselo.

 

La pioggia era ghiacciata e faceva un rumore assordante, ma non si fermò. Le case erano avvolte da una strana nebbia e, improvvisamente, Yuffie fu certa di essersi persa.

Ma non rallentò e raggiunse la porta della città. Di Galian nessuna traccia, probabilmente era uscito o era dalla parte opposta di Edge. Si fermò, indecisa sul da farsi e riprese fiato. Non correva in quel modo da mesi, pensando che non ci sarebbe mai riuscita. Invece non era messa male come aveva pensato. Stava sputando i polmoni, ma almeno non era inciampata.

 

Fece qualche passo nel deserto e fu sollevata nell’individuare il bestione viola.

Si era riparato sotto il patio di una casetta bianca che sembrava disabitata. Lo raggiunse di corsa e scoppiò a ridere. Fradicio com’era, aveva tentato di scrollarsi di dosso la pioggia, ottenendo un pelo dritto e gonfio.

 

-Scusami, Galian, ma sei ridicolo.- precisò la donna, cercando di soffocare la risata.

 

-E tu sei fradicia. Cosa ti è saltato in mente?!- esclamò Vincent, tornando umano, asciutto e con una stupenda cotonatura ai capelli.

 

Spinse la ninja dentro la casa, fingendo d’ignorare la sua risata sguaiata. All’interno, l’abitazione sembrava lo chalet di un film porno, con tanto di finta pelliccia stesa a terra, stereo con giradischi, divani di pelle, letto tondo con coperta di velluto rosso ricoperto di cuscini e, ciliegina sulla torta, caminetto. Quest’ultimo si accese automaticamente nonappena Yuffie vi si avvicinò.

Stette a fissare il fuoco, inebetita. Chi era il piromane, tra i due?

 

-Ran...- sussurrò, sorridendo. La bambina fece un leggero movimento di approvazione.

 

Si tolse il cappotto e lo gettò accanto al camino, in modo che si asciugasse. Cercò un bagno e vi trovò un asciugamano, con il quale si asciugò i capelli. Sembrava tutto molto ben tenuto. Forse i proprietari tornavano ogni tanto per fare le pulizie.

 

Tornò nella stanza principale e cercò un posto per sedersi. Optò per il letto e vi sprofondò.

 

-Ma è ad acqua! - esclamò, stupita. –Ah, che bello, ho sempre desiderato un materasso ad acqua, ma non me lo potevo permettere a causa dei gatti! Che invidia, voglio anche io un posto come questo per portarci... i miei numerosi fidanzati morti!-

 

Si voltò versò Vincent, che tentava invano di non sembrare un Glam in giacca e cravatta. –Fondiamo un gruppo su Facebook? Quelli che amano persone morte! Dai Vincy, sarà fantastico! Potremmo fare dei raduni nei cimiteri! Oppure andare per tema! Quelli morti di overdose, quelli morti per salvare il mondo, quelli morti non si capisce bene come e sono diventati virus del computer... Sono un genio, vero?-

 

-No, Yuffie, stai cercando solo di non piangere.- le rispose brevemente, avvicinandolesi con cautela. Era evidentente che non aveva la più pallida idea di come comportarsi.

 

-Ma no, che cavolo dici, Vinnie? Sono così felice! Devo assolutamente chiedere a Shelke di scrivermi il testo introduttivo... E poi, dobbiamo anche trovare delle regole! Chessò, prima regola: il tuo/la tua fidanzato/a dev’essere morto/a; seconda regola: non solo, deve essere anche morto/a in modo orribile, tipo sfracellata contro una parete, con il cervello che si disintegra per la legge di Eulero-Venn, per grave malattia che rende liquido il solido e solido il liquido...- continuò la ninja, estremamente entusiasta. –Com’è morto suo marito? Ictus. Ma no, signora, che morte banale, noi se non hanno creato un nuovo monumento nel cielo non li vogliamo, questi morti! Se le rotule non...-

 

Vincent le impedì di finire la frase, sollevandola dal letto e baciandola brevemente. –Smettila.- sussurrò, deciso. Lei iniziò a piangere in silenzio e lei si accontentò di abbracciarla, facendola sedere su uno dei cuscini di cui il pavimento era disseminato.

 

Non parlarono per mezz’ora, mezz’ora durante la quale Yuffie cercò inutilmente di calmarsi, finché l’ex Turk non si decise a spezzare il silenzio.

 

-Io ero... Invidioso del vostro rapporto.- iniziò l’uomo, dopo un profondo sospiro. –Lo sono tutt’ora. Non mi capacito di come una donna perfettamente sana di mente possa essersi innamorata di un essere che di umano ha veramente poco. Era un demone infernale, creato per portare la fine del mondo, Yuffie...-

 

-Oh, cazzo, davvero?!- esclamò lei, fingendosi sotto shock. Si asciugò le lacrime e sorrise. –Astharoth era carino, Vinnie. Era un gran figo, ad essere sinceri. E m’incuriosiva, perché era diverso da tutte le persone che avessi mai incontrato. Con il tempo ho imparato ad apprezzarlo e penso che tu sappia perfettamente il motivo del suo fascino. Lo conoscevi molto meglio di me.-

 

Vincent non poté fare a meno di annuire controvoglia. Si alzò e si sedette sul letto, con le mani incrociate e lo sguardo perso nei propri pensieri.

 

-A proposito, signor Valentine, perché mi ha baciata, prima?- chiese la donna, incuriosita, con un sorriso. –Non è stato granché...-

 

-Nemmeno per me, ma l’ho dovuto fare per farti stare zitta, quindi prego Shiva non capiti più una simile occasione.- sibilò lui, stranamente piccato.

 

Lei si alzò e gli si avvicinò, preoccupata. –Non volevo offenderti, Vincy. Avrei bisogno di qualcosa di più consistente per giudicare, quindi è ovvio che stavo scherzando!- esclamò lei, con un sorriso di incoraggiamento.

 

-Io non ne ho bisogno per affermare che è stato come baciare una scopa.- ribatté lui, sempre più irritato.

 

-Ma che ego smisurato che hai, Vincy... Bè, fuori è notte, quindi, se non ti spiace, io dormirei. Notte signore dall’ego smisurato e che bacia decisamente male.- sussurrò Yuffie, maligna, infilandosi sotto la coperta. –Chissà di chi è questa casa...-

 

-Dei genitori di Reeve. Per il loro anniversario fa sempre dei regali di questo tipo. Non si accorge neppure di quanto siano fuori luogo.- rispose freddamente l’ex Turk.

 

La ninja ridacchiò e si mise a sedere dietro di lui. L’abbracciò e gli scoccò un bacio sulla guancia. –Non essere arrabbiato... Regalerò anche a te una villetta così per il nostro anniversario.-

 

Si sdraiò e spense la luce. Sentì le vertebre urlare di gioia per la comodità del materasso e sospirò.

 

-Non voglio far parte di quel gruppo, Yuffie. Voglio lasciare il passato al suo posto ed innamorarmi di una persona viva, una persona che mi ricambi... Voglio essere felice, per una volta. Credi che sia possibile?- sussurrò Vincent, al buio.

 

-Non lo so, ma lo spero per te, Vinnie.-

 

 

 

L’alba era diventata un messaggero, il segno che il tempo a loro disposizione era quasi finito. In qualche modo cercavano di allungare il tempo che avrebbero trascorso insieme, prendendo più rischi, forse. Ma ne valeva la pena. Valeva la pena di soffrire le pense dell’inferno per vedersi. Valeva la pena non dormire, rischiare di farsi ammazzare in battaglia perché ci si addormentava, farsi sgridare ed ammalarsi.

Erano innamorati e nient’altro aveva senso. Ogni notte era un sogno, ma la realtà prendeva sempre il sopravvento, in qualche modo.

Ogni mattina, quando Tifa la andava a svegliare dalle sue due ore di sonno, Yuffie trovava un biglietto sul proprio comodino.

 

A’maelamin, elen sila lumenn omentilmo; cormamin niuve tenna’ ta elea lle au’. Amin mela lle. A.

Mia amata, possa una stella illuminare il momento in cui ci incontreremo nuovamente; il mio cuore piangerà fino a che non ti vedrò di nuovo. Ti amo. A.

 

 

Si sedette sui gradini della casa e guardò, oltre l’orizzonte, il sole che nasceva. Sorrise.

 

-Namaarie, Astharoth, namaarie.-

 

Addio.

 

 

L’angolo degli amichetti di Chaos

 

Meno male che dovevo finire presto... Non ho più voglia di trascrivere a computer!!! Oltretutto, quando scrivo di Kaminà hò là strànà tèndènzà à scrìvèrè tùttò còn glì àccèntì... Mi sento come Fleur Delacour...

Tre combattimenti in contemporanea mi hanno uccisa... Non ci capivo più niente... E Tifa e Yuffie ferme come pere cotte... Mah... spero vi piaccia... La scena del combattimento è la ragione principale per la quale ho impiegato così tanto tempo a pubblicare... é stata un parto... Mai più fanfiction d’azione, solo fic melense e dolciose.

Quando Rose prende in giro Dirae, mi viene in mente la pecora di Sheep in the Island, quando prende in braccio la rana e, scuotendola, dice: gnaaaignaaaigna! Ma, più che altro, mi ricorda molto il carattere originale di Yuffie. Ultimamente la mia Yuffie è più OOC del solito... E’ un sacco che non gioco con FF7, ora sono passata al 9, che non ho ancora finito... Spero di non confondere i personaggi... Immagino già Vincent vestito da Kuja che fa la sua entrata trionfale dicendo: vi amo tutti!

I materassi ad acqua sono COMODI!!! Li amo, anche se ho avuto l’opportunità di provarli una volta sola... Ah, la mia schiena se lo ricorda ancora... Che dormita!

Bene, per oggi i commenti personali finiscono qui, alla prossima! E se non aggiornassi prima, a Maggio sarò alla fumettopoli, quindi se volete chiarimenti sulla storia, spoiler, autografi e strette di mano, mi troverete lì. Mi riconoscerete dal suggestivo palco di corna in testa e le ali nere... XD

   
 
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