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Autore: youseewhatyouwant    03/08/2015    2 recensioni
Spoiler dell'episodio 8x24,non leggete se non l'avete visto!
In logica matematica un algoritmo indica un processo attraverso il quale per mezzo di un numero finito di passi elementari è possibile la risoluzione di un determinato problema. Riusciranno Sheldon ed Amy a trovare il giusto procedimento per risolvere il loro?
Dal prologo:
La stretta attorno all'involucro che custodiva gelosamente quella promessa che non aveva trovato ancora voce si fece più ferrea.
Nulla di tutto questo sarebbe più accaduto. Perlomeno,non quel giorno stesso,né quello seguente,né la settimana successiva. In realtà c'era anche da prendere in considerazione la possibilità che sarebbe stato costretto ad attendere per un arco di tempo ben superiore che aveva come istante finale l'eternità. Era semplice matematica e lo scienziato ne era consapevole.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Farrah Fowler, Sheldon Cooper, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Section 1: Late Night Work


 

Sheldon osservò con disprezzo il trancio di pizza che manteneva avvolto in un tovagliolo di carta oramai imbevuto d'olio. Erano rimasti tutti d'accordo che in quel Giovedì del Tutto Può Accadere avrebbero cenato con pietanze asiatiche e ora il suo stomaco si sarebbe dovuto accontentare di pasta di farina sormontata da sugo di pomodoro, origano e mozzarella.
Stando a Leonard, il loro fidato ristorante cinese da cui solevano servirsi era rimasto chiuso in occasione del compleanno della figlia del proprietario.
Come se questa fosse stata una scusa ragionevole per discolparlo del subbuglio che avrebbe affrontato il delicato apparato digerente del fisico teorico.
Avrebbe compiuto gli anni anche l'anno seguente, per quale assurdo motivo doveva festeggiare proprio in quel giorno?
La serata non si prospettava piacevole sotto nessun punto di vista e di certo la colpa non era solo della cibaria italiana di cui era stato costretto dal suo amico a cibarsi per non frastornare eccessivamente il suo organismo. Era quasi del tutto sicuro che la sua principale fonte di malessere in quel momento fosse la stretta vicinanza con Amy. Avvertiva una scossa ogni qual volta il suo braccio sfiorava involontariamente quello della ragazza seduta esattamente al suo fianco e presto si accorse che quel gesto all'apparenza così innocuo gli mozzava sistematicamente il fiato.
Sheldon cercò di cacciare via quel pensiero assurdo. Magari aveva sviluppato un'intolleranza al grano o al lattosio come Leonard.
-Avete visto il nuovo costume che Ben Affleck sfoggerà come Batman?- domandò Rajesh inaugurando quello che si supponeva essere il primo tema della serata.
Tutti i ragazzi annuirono entusiasti, tutti tranne quello che indossava fieramente una maglietta nera ritraente il cubo di Rubik disciogliersi il quale ribatté a quei giudizi a favore con una risata di scherno che si interruppe quando percepì lo sguardo di Amy puntato su di lui.
Riecco quella tremenda sensazione che non gli permetteva di riempire i polmoni di ossigeno. Dannata allergia.
-Bruce Wayne trasse ispirazione dai chirotteri che infestano la caverna posta al di sotto delle fondamenta della Manor nell'ideare la bat-tuta al fine di incutere timore nei criminali, scelta indotta senza alcun dubbio dalla sua nota chiroptofobia- esclamò il fisico che, per evitare di voltarsi e lasciarsi scrutare dalle iridi di Amy, si rivolse d'un tratto a Penny, posta comodamente a gambe accavallate sulla poltrona al lato sinistro del divano, ignara della materia del corrente sproloquio, -Chiroptofobia è un termine dall'etimologia greca, composto dalle parole chéir e pterón, vale a dire mano e ala, con evidente riferimento agli arti superiori dei pipistrelli, e phóbos, panico, che indica un'avversione nonché una paura irrazionale verso i mammiferi placentati divenuti erroneamente noti per la loro dieta a base di sangue, in realtà comune solo alla famiglia degli ematofagi- 
In risposta ottene uno sguardo confuso -particolarmente prevedibile- che constatò appartenere anche al resto della comitiva.
Quei visi così persi, pulcini che assistono al volo della loro maestosa madre senza capire come faccia a librarsi nell'aria con tanta facilità.

Ah, beata ignoranza

-Qual è il punto, Sheldon?- lo spronò la rappresentante farmaceutica mordendosi la punta della lingua per non inveire contro l'amico.  
Si era affezionata a lui, per certi versi si sentiva responsabile nei suoi confronti. Col passare degli anni aveva persino iniziato a ritenerlo un fratellino a cui mostrare il mondo e le ombre che lo avvolgono.
Ma certe volte rompeva proprio le palle.
-Già, Sheldon, qual è il punto?- si accodò Leonard posando la propria cena su di un piatto, proprio accanto al calice di vino già vuoto della compagna.
Il diretto interessato sbuffò afflitto.
Era sempre indispensabile un'ulteriore nonché superflua delucidazione per dare chiarezza ai suoi pensieri e illuminare le menti inferiori.
-Le orecchie dei pipistrelli tendono ad essere generalmente di grandi proporzioni se considerate in rapporto alla restante massa corporea, ergo, quelle della nuova bat-tuta non rispecchiano la logica adoperata da Bruce Wayne nella realizzazione del suo costume- spiegò con ovvietà.
-Molti artisti hanno disegnato Batman allo stesso modo- intervenne Howard, in parte per schierarsi con l'opinione della maggioranza, in parte per cogliere l'occasione di stuzzicare il fisico.
-Beh, molti artisti sbagliano- tagliò corto riservando al ragazzo un'occhiata di insofferenza.
-Sheldon-
Bastò quel richiamo pronunciato a bassa voce per soffocare ogni possibile tentativo di intavolare una sfida fumettistica il cui vincitore era praticamente già annunciato ancor prima che la gara avesse inizio.
Era la prima volta che apriva bocca da quando aveva fatto il suo ingresso nell'appartamento.
E lo aveva fatto per pronunciare il suo nome.
La sua parte irrazionale lo spinse a compiere un gesto di cui si pentì amaramente.
Si voltò a guardarla.
Le ciocche brune, per quanto avessero subito la fatica di un intero pomeriggio di lavoro trascorso in laboratorio, ricadevano con un'inspiegabile grazia sulle sue spalle, celando un lato del viso rivolto al pasto retto dalle ginocchia.
Questo, aggiunto alla montatura dei suoi occhiali, non gli permetteva di incontrare i suoi occhi. 
Gli mancavano così tanto.
Lei gli mancava così tanto.
Si obbligò a provare un improvviso interesse per la nuova tematica di conversazione che, a quanto sembrava, riguardava Rajesh.
Doveva smetterla immediatamente di comportarsi in quel modo. Non poteva lasciare che una sola parola lo influenzasse al punto di restare pietrificato come un idiota.
-Le hai detto "ti amo"?!-
Penny per poco non sputò il boccone di pizza che stava masticando prima di sentire la notizia.
Tutti ebbero una reazione approssimativamente simile alla sua. Eccetto per il fisico teorico che rimase semplicemente confuso.
-Perché lo hai fatto?- squittì Bernadette contrariata.
-Perché non potevo dirle che ero nervoso all'idea di farlo in un cimitero- sbottò l'indiano gesticolando con le mani in quella che appariva una risposta a lui ovvia. Notando l'indignazione pubblicamente dimostrata da tutti i presenti -in particolare dalle donne-, si affrettò a concludere la propria frase -E perché la amo davvero-
La amo davvero
Non si conoscevano nemmeno da due  anni e già si era dichiarato.
A lui c'era voluto almeno lo stesso lasso di tempo per concepire la possibilità che quella strana e sorprendentemente piacevole sensazione di vertigine, che avvertiva nelle vicinanze di Amy e nelle giornate in cui la sua immagine si stagliava senza sosta nella sua mente, fosse amore.
-Quindi...è una cosa seria quella fra voi due?- chiese Leonard aggrottando le sopracciglia.
-È l'unica ragazza che sia rimasta al mio fianco per tutto questo tempo, perciò...credo di sì- concluse l'altro.
-E lei cosa ha fatto dopo che le hai rivelato i tuoi sentimenti?-
Stavolta ad intervenire fu di nuovo la microbiologa.
Ed Amy...rimase taciturna.
Penny se ne era già accorta da un po', tuttavia pensava fosse solo stanca. In verità lo sperava.
Okay, poteva non aver avuto nulla da condividere su Ben Affleck, ma di certo aveva anche lei la curiosità di sapere cosa fosse accaduto ad un suo amico, specialmente se si trattava di un avvenimento così importante e raro.
Non le piaceva vederla in quello stato di alienazione. Era lì con loro solo fisicamente.
Cosa le stava succedendo?
-Mi ha detto “Rajesh, non ho mai provato per nessun uomo sulla faccia della Terra un sentimento così forte e sensuale come quello che provo adesso per te”-
-E dopo che hai pensato questo, lei che ha detto?- lo smascherò Howard ghignando sotto i baffi che non aveva mai avuto.
Raj lo fulminò con lo sguardo prima di arrendersi e sbuffare.
-Ha ricambiato e ci siamo baciati sotto il cielo stellato, adagiati su una tovaglia da picnic stesa su di un prato verde. Cosa può esserci di più romantico?-
-Qualunque luogo che non sia un cimitero?-
Il commento beffeggiatore di Leonard fece ridere di cuore la sua amata. Quel suono lo faceva sempre sorridere.
Fino a una settimana prima anche la risata di Amy era stata spesso l'origine dei sorrisi di Sheldon. Non quelli derisori nati dopo aver dimostrato la sua supremazia intellettuale, o quelli trionfanti sorti da uno dei suoi scherzi andati a buon fine. No, nulla valeva quanto la soddisfazione di aver reso felice l'unica persona al mondo alla quale avesse mai confessato il suo amore.
-Siete solo invidiosi- si difese l'indiano schernendo la coppietta che si era presa gioco di lui.
-Di te? Il ti amo mio e di Penny è stato molto romantico-
Il fisico sperimentale cercò invano la conferma della sua compagna che non sembrava essere del suo stesso parere.
-Tesoro, lo avevamo appena fatto, avevo da poco citato Yoda e dopo avermi detto che mi amavi ti ho ringraziato- dissentì la bionda lasciando aderire il palmo della mano sul dorso della sua, come per rincuorarlo.
-Però quando tu ti sei dichiarata lo è stato- balbettò allora il giovane fremente di cancellare il sorrisetto soddisfatto di Rajesh. -Eravamo sul pianerottolo. Stavamo per litigare e senza che tu realizzassi cosa stesse succedendo hai confessato di amarmi- proseguì fissando con sincera intensità la donna alla sua sinistra.
-Il tutto grazie al Cupido di New Delhi- si indicò l'astronomo sentendo negato il suo merito in quella storia.
-Come preferisci essere rimandato in India?- lo minacciò la ragazza incurvando le labbra all'insù, raggiungendo l'obiettivo di zittirlo.
Era definitivamente successo qualcosa alla sua amica. A differenza di tutti gli altri non vi era l'ombra di un riso sulla sua bocca. Be', di tutti fuorché Sheldon.
E finalmente capì che qualsiasi fosse stato il problema che affliggeva Amy, riguardava anche il suo ragazzo. Anzi, era probabile che la colpa fosse proprio di quest'ultimo.
Ora che ci pensava, ricordava che in effetti qualcosa era accaduto fra i due il giorno del loro quinto anniversario. Sheldon aveva stupidamente chiesto il suo parere su una di quelle serie tv che la cerchia di nerd seguiva, quella del tizio in tuta rossa e gialla il cui logo a forma di fulmine compariva in molte magliette dell'amico, Flash, nel bel mezzo di una pomiciata sul divano che il fisico aveva paragonato a quelle intrattenute da due adolescenti nel cortile della scuola.
Amy, naturalmente, si infuriò e non chiamò Sheldon per tutto il giorno, alimentando la preoccupazione del giovane che si confidò con il coinquilino e la loro vicina.
Nessuno però seppe se si fossero riappacificati o meno.
Certo, il dubbio che ancora non avessero risolto quella piccola divergenza aveva sfiorato la mente di Penny, soprattutto considerato l'isolamento autoimposto della ragazza. Tuttavia, fino a quel momento non aveva compreso la gravità della situazione.
-In ogni caso, credo che nulla batterà mai il primo ti amo di Sheldon ed Amy- proruppe d'improvviso Bernadette per smorzare il silenzio creato dall'intimidazione della rappresentante farmaceutica, facendo irrigidire entrambi i citati in questione.
-Perché, Amy lo ha detto per entrambi?- scherzò su l'ingegnere a conoscenza che, sì, dopo poco meno cinque anni avevano deciso di rivelare i loro veri sentimenti, ma non su come tutto ciò fosse avvenuto.
Non sapeva proprio un bel niente, non immaginava nemmeno quanto coraggio fosse costato ad entrambi proclamare il loro amorecompiere una volta per tutte quel fatidico passo e amare apertamente il proprio compagno; superare il timore di non sentirsi ricambiare quelle due parole capaci di riempire il cuore di una gioia incontenibile, specialmente se dette per la prima volta nella loro vita; accettare di essere umani e abbracciare non solo la capacità di formulare pensieri razionali ma anche quelli irrazionali che spingono a cambiare se stessi per il bene dell'altro, senza alcuna spiegazione logica.
-Il tuo senso dell'umorismo rimarrà sempre privo di un qualsiasi elemento di ilarità per me, Wollowitz- affermò Sheldon con un'acidità inusuale e sconosciuta persino a se stesso, allontanandosi a capo chino dal soggiorno, sotto gli occhi allarmati di Amy che, non avvertendolo più al suo fianco, aveva sollevato il mento per osservare la schiena del ragazzo sparire dietro il corridoio.
-Sheldon- esclamò la neurobiologa seguendo a passo svelto il fisico.
La presa ferrea al polso che Penny esercitò quando oltrepassò la poltrona su cui era seduta però la fermò impedendole di avanzare.
-Che sta succedendo?- le domandò con il viso a poca distanza dal suo per non essere sentita dagli altri.
Amy morse il tratto di pelle appena sotto la bocca. Non era capace di mentire, proprio come il suo ragazzo, ma doveva evitare di essere scoperta.
-Nulla. È solo uno dei suoi momenti strani, lo conosci. Chi può dire cosa gli passa per la testa?- tentò di rassicurarla Amy mentre un sorriso che non aveva nulla di convincente si dipingeva sulla sua bocca.
Nonostante la sua bugia non avesse fatto altro che accrescere il brutto presentimento che stava lentamente facendo breccia nella mente e nel cuore della bionda, quest'ultima scelse di non insistere. Non allora, perlomeno. Non davanti a tutti e non con uno Sheldon che aveva bisogno del suo aiuto.
Lasciò scivolare le dita dalla sua mano, liberandola e permettendole di percorrere la strada battuta dal fisico.
Raggiunto l'angolo che li separava, Amy inspirò una generosa quantità di ossigeno e si preparò psicologicamente a qualsiasi scena le si fosse presentata.
Svoltò a destra e, dopo un po', le si parò innanzi la porta chiusa della stanza di Sheldon.
Poteva farcela.
Sapeva che prima o poi avrebbero dovuto affrontare quell'argomento, spiegare perché avesse preso quella decisione. Bisognava strappare il cerotto. Avrebbe fatto male all'inizio, ma presto il dolore sarebbe svanito.
Sollevò un pugno, pronta a batterlo sulla superficie lignea che si spalancò inaspettatamente.
La figura di Sheldon era lì, in piedi. Non era stesa raggomitolata sul letto come credeva.
Non vi era alcuna ruga di rabbia, tristezza o sdegno sul suo viso.
-Perché sei qui?-
-Sheldon, non posso smettere di frequentare i ragazzi. Sono miei amici, non sarebbe corretto da parte mia- iniziò interrompendo tuttavia il suo discorso sul nascere per colpa della mano che le intimò di tacere.
-Intendo dire, perché sei qui di fronte alla mia camera? Non ti ho già ragguagliato con una frequenza che sfiora il ridicolo della regola che vieta l'ingresso alle ragazze?- specificò Sheldon lasciando di spiazzo la neurobiologa, la quale, esitando a rispondere, lo costrinse ad inarcare un sopracciglio con un'aria interrogativa.
-I-io...volevo solo assicurarmi che tu stessi bene- mormorò lei incapace di comprendere appieno la scena che le si presentava davanti.
Era tranquillo. E, be', infastidito per il suo tentativo di infrangere quella legge a lui sacra.
Tutto da copione. Le sue lamentale riguardo il cambio imprevisto del programma della cena, il suo monologo e il suo tono derisorio.
Magari quel silenzio dimostrato fino a pochi attimi prima era dovuto al tedio provocato da quello spettegolare come comari sulle relazioni private, tema che aveva ammutolito il suo lato logorroico.
-Dato che nel corso dell'ultima settimana non hai mostrato interesse nell'intrattenere alcuna sorta di conversazione, nemmeno per iscritto, per aggiornarti ad esempio sul mio stato fisico attuale, trovo questo tuo improvviso interesse sconclusionato e inatteso- riferì il ragazzo incrociando le braccia al petto, disarmando mano a mano la neurobiologa che non aveva idea di come replicare al suo velato rimprovero, stordita ancora da quello che gli occhi e le orecchie riferivano al suo cervello.
Scorgendo una scia di disorientamento farsi strada nello sguardo di Amy, Sheldon distese le spalle e schiarì la gola prima di riaprire bocca.
-Per tua informazione, il mio sistema immunitario è impeccabile. L'unica ragione per cui mi sono recato in camera mia è stata la consueta predisposizione al mio riposo notturno-
Quasi per un riflesso involontario, nel sentir menzionare l'ultima parola, la giovane si eresse appena sulla punta dei piedi, badando a non far apparire troppo il cambiamento della sua statura, per scoccare un'occhiata rapida all'interno della stanza da letto.
L'ultima volta che l'aveva vista risaliva alla sera del ballo ed entrambi sapevano come era andata a finire quella notte.
Sì, era stata cacciata via anche allora, ma si era anche sentita dire di essere amata per ben due volte in un intervallo di tempo davvero breve. E lo aveva sentito dire da lui.
Accorgendosi delle intenzioni della ragazza, Sheldon le si parò davanti per impedirle di scoprire il letto ancora ordinato e per nulla disfatto. Persino il pigiama del giovedì era ancora riposto con cura nel cassetto.
-Immagino sia opportuno tornare dagli altri ed interrompere il giro di pettegolezzi che con alta probabilità sta avendo atto in questo istante- borbottò il fisico vagando con gli occhi per il corridoio.
Neanche lui quindi voleva rendere pubblica la loro pausa.
E, all'apparenza, ne era più capace di lei.
Pensava che stesse ancora rimuginando sull'accaduto e che la odiasse. Invece mostrava una calma e una maturità invidiabile.
Perché questo non la rassicurava affatto?
Amy premette il labbro superiore contro quello inferiore, imponendosi di rilassare i muscoli ed eguagliare l'atteggiamento del ragazzo.
Forse la sua era semplice indifferenza.
-Concordo- mormorò infine con un gesto di consenso del capo.
Furono le ultime parole che si rivolsero per il resto della serata.


 



Spazio autrice

Hola!

Mi dispiace, mi dispiace davvero del tremendo ritardo, ma sono proprio incapace di aggiornare in breve tempo.

Spero solo che sia valsa la pena attendere.

Prima di fuggire via, vorrei ringraziare di cuore coloro che hanno inserito la storia fra le preferite/seguite, che hanno commentato e a tutti quelli che continuano a darmi la possibilità di proseguire questo mio piccolo sfogo -che stavolta è stato più derpimente del solito.

Le canzoni che ho ascoltato per scrivere il capitolo non mi hanno facilitato il compito di smorzare di tanto in tanto l'atmosfera, così come non l'ha fatto la trovata di Molaro.

Incrocio le dita e prego che il suo sia solo uno stupido scherzo e che nessuno degli scrittori gli dia retta o non risponderò seriamente delle mie azioni.

Me voy.

Adios

  
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