Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Hendy    05/08/2015    6 recensioni
Il Titanic era chiamato la "nave dei sogni". Lo era, lo era davvero! [Elsanna (no-incest), Au!Titanic]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ci furono molte cose a rendere quella notte, quell’ultima notte, la più magica di tutte. Era una serata come un’altra sotto molti versi. Il cielo era limpido, nessuna nuvola copriva le stelle incastonate nel suo manto. Il mare buio e piatto se ne stava lì a cullare la nave così dolcemente che alle onde venne privata l’opportunità di intonare il suo suono. Non un filo di vento sorvolava l’aria in quella notte silenziosa.
 
Per altri versi invece, quella notte fu ricca di eventi.
 
Elsa e Anna si trovavano sul ponte, sole, sedute su una delle panchine messe a disposizione per i passeggeri. La biondo fragola aveva iniziato a spiegare le regole del poker ad una Elsa attualmente molto confusa, sorridendo davanti il suo viso concentrato e al contempo spaesato.
 
“Quindi se io ho cinque carte tutte in sequenza, faccio poker?” Tentò.
“No, scala.” Corresse Anna.
“Oh, giusto. Quindi poker è quando ho…tre…”
“Quattro. Quattro carte dello stesso valore .”
 
Stavano lì a chiacchierare nell’aria notturna come se niente fosse, immaginando di avere un mazzo di carte davanti ma con il pensiero diretto a poco prima.
 
Erano scese dalla macchina in silenzio, trattenendo i sorrisi e allontanandosi da un Sebastian che molto probabilmente era ancora sulle loro tracce. Alle due parse di aver raggiunto un nuovo livello di comprensione reciproca e di intimità. Quell’avventura, quella loro prima volta, era stata l’esperienza più bella della loro vita e sembrò averle unite definitivamente con un filo incantato, come se da allora in poi qualsiasi cosa fosse successa, avrebbe segnato entrambe le ragazze indistintamente.
 
“Che gioco complicato.” Sbuffò Elsa.
“Ci devi solo prendere la mano.” Disse Anna divertita, andando a spostare una ciocca di capelli ribelli dal viso di Elsa.
 
A quel tocco la guancia di Elsa si poggiò sulla sua mano. Anna si concentrò su quanto fosse morbida la sua pelle e con il pollice gliela accarezzò, beandosi di quel contatto innocente. L’espressione di Elsa però divenne improvvisamente seria. La biondo fragola la guardò, chiedendosi se avesse fatto qualcosa di male, cercando di capire cosa stesse pensando l’altra ragazza, i cui occhi risplenderono improvvisamente di una strana risolutezza. Vide Elsa prendere un profondo respiro e parlare con decisione, rispondendo alla sua domanda tacita.
 
 “Quando la nave attraccherà, io scenderò con te.”
 
Anna non registrò subito ciò che aveva appena sentito. Per un attimo rimase solo una frase campata in aria ma quando il significato di quelle otto parole si fece chiaro, non seppe come reagire. Provò una serie di emozioni diverse.
 
Era sorpresa, perché sapeva quanto un gesto simile potesse cambiare le cose.
 
Era emozionata, perché significava che tutte le fantasie delle ultime ore, l’andare al luna park, viaggiare per il mondo, erano più reali che mai.
 
Era felice. Perché avrebbe potuto conoscere Elsa di più e passare più tempo insieme. Ogni nuova scoperta sarebbe stata sinonimo di nuovi lati della ragazza da amare. E desiderava così ardentemente amare ogni parte di lei.
 
Aprì la bocca un paio di volte, ancora incredula, ripetendo nella mente le sue parole mentre la mano appoggiata alla guancia di Elsa scivolò giù. “Quando la nave attraccherà, io scenderò con te.” Scenderà con lei. Appena possibile. Al prossimo porto. Una vita insieme. La loro possibilità.
 
“Elsa. Questo è-”
 
Ma Elsa le pose un dito sulle labbra per fermarla.
 
“Non dire niente.” Aveva capito Anna, non le servivano spiegazioni per sapere quanto significassero per la ragazza  quelle parole. “Credo in noi, Fiocco di Neve.”
 
Beh. Quello era buffo.
 
“Fiocco di Neve?” ripeté la biondo fragola, curiosa e al contempo emozionata, tanto da lasciar uscire una risatina dolce e imbarazzata.
 
“Si, ecco. Ci pensavo da un po’. Non so se lo sai, ma il fiocco di neve è il simbolo della purezza. Dicono che abbia la capacità di coprire le impurità della vita e di farci scoprire chi siamo, ricordarci che possiamo rinascere sotto il loro manto. In alcune culture poi è simbolo di forza. So che ti piace sapere il significato delle cose e beh, tu sei stata come un fiocco di neve. Mi hai ricordato che posso essere ancora io, nonostante i miei difetti e il mio passato, e sei stata la mia forza. Sei la mia forza. Perciò… pensavo che potesse essere un soprannome azzeccato…se a te piace…”
 
Anna si ritrovò di nuovo senza parole e la guardava con occhi sgranati e lucidi.
 
Era commossa.
 
“N-nessuno…” Provò.
 
La sua voce suonava roca. Se la schiarì.
 
“Nessuno mi ha mai detto una cosa simile.”
 
Non riuscendo a formare altre parole, prese il volto di Elsa tra le mani e se lo portò vicino al suo, baciandola dolcemente e con decisione. Le loro labbra si toccarono, dando vita ad una serie di brividi che percorse l’intera spina dorsale di entrambe, mentre le loro lingue andarono ad esplorare la bocca dell’altra.
 
Se le sue parole erano suonate incerte, lo stesso non si poteva dire di quel gesto carico di emozione.
 
Non si sa ancora come le cose fossero potute precipitare così in basso, come un momento così perfetto potesse essersi trasformato in uno dei ricordi più dolorosi che Elsa avesse mai sperimentato. L’unica cosa che sapevano per certo era che tutto iniziò con una scossa simile ad un terremoto che obbligò le ragazze a staccarsi di scatto, guardandosi intorno incerte.
 
La magia si spense.
 
Tutto ciò che avevano esternato, ritornò al massimo volume e improvvisamente non erano più le uniche a trovarsi fuori sul ponte. Potevano sentire le urla dei marinai intorno a loro che avevano iniziato a correre alla disperata. Nessuna delle due capiva perché, almeno finché un enorme montagna spuntò come dal nulla accanto a loro, spezzandosi contro la nave e riempendo il ponte di pietra bianca.
 
Le ragazze barcollarono a causa di quella seconda scossa, allontanandosi quanto bastò per essere fuori tiro. Ma ciò che avevano banalmente identificato come una montagna, si fece più chiara quando osservarono meglio uno dei pezzi rocciosi che le aveva mancate per poco.
 
Non era pietra.
 
Era ghiaccio.
 
E quello era l’iceberg più grande che le due avessero mai visto.
 
“Stai bene?” chiese Anna incrociando lo sguardo della biondo platino.
 
Quest’ultima annuì per poi si avvicinarsi al parapetto, con un Anna guardinga che non le toglieva gli occhi di dosso, osservando il lato della nave e l’imponente iceberg che si stavano lasciando al loro fianco.
 
Si resero conto che non erano più le sole a trovarsi in quel punto preciso e che un altro paio di passeggeri si affacciarono con loro.
 
La scossa era stata causata dallo scontro con la montagna ghiacciata. La fiancata ne portava indiscutibilmente i segni.
 
Uno dei passeggeri dichiarò quello che tutti avrebbero voluto poter ignorare.
 
“Questa nave sta imbarcando acqua!” Affermò, urlando dalla paura per l’incredulità della sua stessa sentenza.
 
Quella non era assolutamente una cosa positiva.
 
Anna prese Elsa per mano, in modo da esser sicura di non rischiare di separarsi e, guardandosi intorno, scorse dei marinai. Si avvicinò loro ma all’ultimo momento Elsa la fermò. La trascinò di lato, facendola nascondere dietro un angolo e tappandole la bocca quando cercò di grugnire infastidita. Pochi secondi dopo, sentirono  le voci dei marinari in avvicinamento discutere.
 
“Sono state chiuse le porte stagne?”
“Come è potuto succedere?”
“Hanno virato tutto a babordo, ma dei scompartimenti stanno già imbarcando acqua.”
 
Sussurravano tra loro così, spiattellando notizie che le due ascoltavano con terrore crescente.
 
A quanto emerse il capitano aveva dato l’ordine di chiudere i motori, il che spiegava l’innaturale silenzio che nessuno, nel caos attuale, si era accorto esserci.  La collisione aveva recato più danni di quanto si potesse pensare. Locali allagati, danni nella stiva, scompartimenti inaccessibili.
 
L’estrema gravità della situazione bastava a mettere i brividi.
 
Un altro dei passeggeri scorse i marinai e si avvicinò, chiedendo la stessa cosa che la biondo fragola aveva intenzione di chiedere.
 
“Cos’è appena successo?”
 
Ma i marinai mentirono. Anna, subito incredula, realizzò poi che nessuno di loro avrebbe detto la verità per non creare il panico. Elsa però lo aveva predetto e grazie a questo avevano tutte le informazioni – o almeno, la maggior parte – dell’accaduto. Si guardarono, studiandosi a vicenda.
 
Cosa potevano fare?
 
Si trovavano in mezzo all’oceano, a miglia e miglia di distanza dalla terra ferma. La loro nave imbarcava acqua e i motori erano spenti.
 
Nessuna delle due perse la testa. Avrebbero dovuto quanto meno avvisare i loro cari della situazione.
 
“Dobbiamo avvertire mia madre e Cal.” Disse Elsa, sebbene “cari” non era la definizione che avrebbe usato per descriverli. Erano comunque l’unica famiglia che aveva.
“Mellow dev’essere con loro!” concluse.
“Dobbiamo trovare anche Olaf, Rapunzel e Eugene. Dovrebbero essere più vicini, andiamo prima da loro.” Continuò Anna.
 
Elsa accettò.
 
La biondo fragola non sapeva da dove iniziare a cercarli. Considerando l’ora tarda pensò di dirigersi verso la terza classe, giusto per avere un punto di partenza. Si avviarono verso la porta d’entrata ai corridoi interni ma appena varcarono la soglia, vennero rispinte fuori da un gruppo di persone agitate.
 
Tra la massa, con loro grande sollievo, c’erano proprio Rapunzel e Eugene che nel trambusto del momento non le avevano notate.
 
Anna spinse Elsa di lato e prese a sventolare la mano per farsi vedere, chiamando a gran voce i suoi amici.
 
“Eugene! Rapunzel! Ehi!”
 
Quest’ultima si girò di scatto verso di lei e i loro sguardi si incontrarono. Subito negli viso di Rapunzel apparve una nota di riconoscimento.
 
 “Anna, grazie al cielo sei qui!” Le corse incontro, andando ad abbracciarla forte.
 
“Cos’è successo? Come mai siete qui con tutte queste persone?”
 
Ma ora che anche Eugene si era avvicinato notò una cosa. Guardandoli, sia Rapunzel che Eugene erano vestiti in modo strano, come se si fossero vestiti di fretta da capo a piedi.
 
Rapunzel aveva solo la camicia da notte e la giacca del marito sulle spalle.
 
Eugene invece aveva infilato i pantaloni a rovescio e la camicia era ancora mezza sbottonata.
 
E senza aspettare una risposta alle domande di prima, si concentrò su di loro.
 
“Come mai siete conciati in quel modo? Cosa stavate facendo? Non avete l’aria di chi stava dormendo.” Chiese dubbiosa.
 
Rapunzel arrossì mentre Eugene fece un ghigno. Si fece avanti con fare molto orgoglioso.
 
“A differenza di te, Rossa, io ci do dentro con la donna che amo.”
 
Anna ci mise un po’ a cogliere quanto appena detto. Quando capì cosa effettivamente i due erano intenti a fare, Elsa era già arrossita e stava guardando  il pavimento con più interesse del necessario.
 
Arrossì anche lei.
 
Anna girò la testa  di lato verso Elsa, sbuffando.
 
“Forse non avrei dovuto chiedere.”
 
E sussurrò appena qualcosa che suonava molto come: “E poi non sei certo l’unico  qui che ci ha dato dentro.”
 
A quanto pare venne sentito solo da Elsa, nonostante Rapunzel avesse uno sguardo incredulo che però venne colto di sfuggita solo dalla biondo platino.
 
Fu lei a prendere la parola, schiarendosi la gola per attirare l’attenzione.
 
“Q-quindi, che è successo?”
 
Tornando seri, Rapunzel e Eugene iniziarono a raccontare. A quanto pare, dopo la forte scossa, i due si erano alzati dal letto per capire cosa fosse successo e nell’appoggiare i piedi per terra avevano notato che l’acqua era iniziata a penetrare nella nave e già stava bagnando il ponte di terza classe, il più basso.
 
Una grossa folla si era radunata e aveva deciso di uscire sul ponte prima che le cose peggiorassero ma a quanto pare si erano divisi perché solo una ventina di persone erano arrivate e sapevano che molti di più dovevano trovarsi ancora intorno sulla nave.
 
Ma se l’acqua era già al loro livello, le cose erano ancora più gravi del previsto.
 
Dovevano affrettarsi ad avvisare tutti.
 
Elsa e Anna si guardarono e si fecero un cenno, come se si leggessero nel pensiero.
 
Raccontarono brevemente della conversazione sentita dai marinai, sussurrando in modo da non farsi sentire dal gruppo intorno a loro.
 
“Se vedete Olaf, avvisatelo. Noi andiamo in prima classe ad avvisare la famiglia di Elsa!”
“Ma Olaf-!”
 
Anna non la lasciò finire e si precipitò di corsa nel corridoio. Se ne andarono, cercando di fare il più in fretta possibile.
 
Corsero al limite delle loro forze, superando passeggeri confusi, marinari preoccupati, porte chiuse e passaggi infiniti. Rallentarono solo quando entrarono nell’ultimo corridoio che le separava dalla Royal Suite. Camminarono decise, riprendendo fiato, ed Elsa prese per mano Anna. Non tanto perché dubitava di aver scelto lei. Anzi, non era mai stata più convinta a stare con lei e non aveva intenzione di giocare a nascondino per sempre. Era più che altro un modo per accumulare le forze per fare ciò che andava fatto e sentire Anna accanto a lei era la miglior fonte di energia che potesse avere.
 
Tuttavia aveva un brutto presentimento ma non voleva sembrare troppo pessimista. Forse era semplicemente dovuto al fatto che avrebbe dovuto rivederli dopo tutto quello che era successo nelle ultime ore.
 
Fuori dalla porta della suite trovarono niente meno che Sebastian Marsh. Anna strinse la presa.
 
“Vi stavamo cercando.” Disse con voce melliflua.
“Come se non lo sapessimo.” Borbottò la biondo fragola sottovoce, ma per il resto non ribatterono, ignorando il maggiordomo e non degnandolo nemmeno di un cenno.
 
Entrarono nell’ampia stanza con Sebastian alla calcagna che chiuse la porta alle sue spalle.
 
Hans era lì in piedi affianco a una Idun molto irrequieta che marciava a gran passo lungo la stanza. Una squadra di ufficiali in divisa erano appoggiati alla parete di lato mentre dietro di loro nell’angolo, a chiudere il quadro, c’era una Mellow molto spaventata.
 
Si sentirono in trappola, come se la loro libertà fosse stata bruscamente lasciata fuori dalla porta nel momento in cui venne chiusa ed era una sensazione spaventosa.
 
Il primo istinto di Elsa fu quello di avvicinarsi a Mellow che alla sua vista iniziò a tremare ancora di più, ma appena fece un passo verso di lei, Hans le gettò un’occhiata che la paralizzò sul posto.
 
L’aria era tesa e Anna si fece più vicino alla biondo platino, mantenendo le loro mani congiunte.
 
In ogni caso erano lì per un motivo per cui Elsa si fece coraggio e parlò.
 
“E’ successa una cosa tremenda.” Disse guardando i presenti. “La nave sta per affondare.”
 
Ma quella notizia non parve destare nessuno di loro. Rimasero impassibili: non chiesero spiegazioni, non parvero preoccupati, non batterono nemmeno un ciglio, quasi fossero indifferenti a tutto questo.
 
Elsa si sentì spiazzata. Guardò Anna interrogativa e con un moto di impazienza fu lei a rivolgersi al gruppo.
 
“Avete capito quello che ha detto? La nave sta affondando, sta già imbarcando acqua!”
 
Tutto si sarebbero aspettate. Urla, panico, incredulità… la lista era lunga. Tutto. Eccetto il sentire qualcuno ridere.
 
La risata di Hans fece eco nella stanza, fredda e agghiacciante.
 
“Tremenda, eh? Per quanto la vostra notizia possa sembrare catastrofica, qualcosa di assai peggiore e irreparabile è successo qui stanotte. Qualcosa che per me vale molto di più del sapere che la celebre nave inaffondabile sta imbarcando qualche goccetto d’acqua.“
 
Si avvicinò alle ragazze, entrambe basite. Una vena nella tempia del ramato stava pulsando, segno di quanto fosse veramente arrabbiato. Ma la sua voce rimase pacata e, secondo Anna, molto teatrale.
 
“Questa sera sono sparite due cose a me molto care. E ora che una di queste è tornata, so per certo dove trovare l’altra.”
 
Anna lo guardava senza capire. La situazione era tragica. Stavano affondando. Erano giunte lì per avvisare tutti del pericolo imminente, sebbene avessero potuto tranquillamente tenerselo per sé. Avevano deciso di essere oneste e dar loro una mano avvisandoli ma erano state ignorate alla grande. Come se non bastasse, sembrava fossero appena entrate nella gabbia di un serpente molto arrabbiato e avido di vendetta.
 
La parola successiva di Hans fece fremere le due ragazze.
 
“Perquisitela.” Disse indicando Anna.
 
Lei sgranò gli occhi. Doveva aver capito male. Cosa speravano di trovare quando non aveva nemmeno un soldo in tasca! Uno dei tre ufficiali presenti le si avvicinò prendendola per il braccio ma si allontanò brutalmente da lui.
 
“Posso sapere almeno cosa sta succedendo?!”
 
L’ufficiale che aveva appena strattonato le si riavvicinò, questa volta con un altro in suo aiuto.
 
“Si tolga la giacca. Coraggio.”
 
Non avendo niente da nascondere e molto infastidita, Anna si tolse la giacca lanciandola all’ufficiale mentre l’altro compagno le frugava nei vestiti. Si sentiva umiliata e quando le mani di lui andarono a palpare palesemente il suo sedere, Anna gli lanciò un’occhiata che lo fece rialzare ed allontanare.
 
Fifone.” Pensò, orgogliosa di se stessa.
 
Elsa dal canto suo era infastidita quanto Anna. Lo trovava disgustoso e di certo non le era passato inosservato il gesto indecente di quell’ufficiale. Forse fu quello a farla inveire contro Hans ed era sempre più stanca di quel suo comportamento beffardo.
 
“Hans. Cosa stai facendo! Siamo nel bel mezzo di un’emergenza, non c’è tempo per i tuoi giochet-”
 
Ma la frase le morì in gola. L’ufficiale stava togliendo dalla tasca della giacca di Anna il diamante che aveva indossato quella sera per fare il ritratto.
 
“E’ questo?” disse l’ufficiale.
“Sì. Il Cuore dell’Oceano. Non ci sono dubbi.” Rispose Hans nel cui volto, nel guardare gli occhi inorriditi di Anna, comparve un ghigno.
 
Anna rimase come scioccata. L’ufficiale passò la collanina a Hans che se la mise in tasca e fu in quel momento che Anna esplose.
 
“Sono tutte fesserie!” Urlò. Ma la rabbia si placò subito, non appena vide il viso sbalordito di Elsa.
 
Elsa doveva crederle! Se non le avesse creduto lei, se non si fosse fidata… Non le aveva mai mentito, era stata sincera dal primo istante e quando finalmente l’aveva conquistata… Ma lei non aveva fatto nulla, era innocente.
 
“Non credergli, Elsa.” La disperazione nella sua voce era palpabile.
 
La guardò in volto, sperando di farle capire e di non vedere quella fiducia che aveva per lei crollare.
 
Non poteva perderla.
 
Elsa era lì che la guardava, altrettanto confusa, altrettanto perplessa. Riuscì a sussurrare un “Non potevi farlo…” ma parlava più con se stessa che con i presenti, cercando in ogni centimetro del viso di Anna quale fosse la verità.
 
Hans la sentì.
 
“E’ un gioco da ragazzi per una professionista come lei. Pure questa giacca, non sembra di una donna, no? Probabilmente avrà rubato ogni cosa che indossa.”
 
Molte cose successero in quell’istante.
 
A quelle parole la rabbia di Anna tornò a pompare più forte che mai nelle vene. Fece un enorme passo in avanti e, alzando il braccio, andò a colpire Hans sul volto, mandandolo a terra. Idun urlò. Gli ufficiali si affrettarono a tenere ferma Anna che si dimenava cercando di fare il più male che poteva ad Hans ma la forza dei tre ufficiali erano superiore alla sua e la spinsero contro il muro. Presto delle manette vennero poste nei suoi polsi, più strette che mai e al suono dei suoi gemiti di dolore, Elsa si avvicinò a loro, non degnando Hans di uno sguardo e cercando di aiutare Anna.
 
“Non fatele del male! Sono sempre stata insieme a lei, non può averlo fatto! Non è stata lei!”
 
Venne prontamente allontanata.
 
“Tu, lurida feccia ignobile!” Urlò Hans rialzandosi in piedi, massaggiandosi la guancia in cui Anna lo aveva colpito con tanta forza.
 
“Hans devi fermare questa pazzia. E’ assurdo!”
 
Ma Hans aveva appena iniziato a dare sfogo ai suoi pensieri e non aveva nessuna intenzione di smetterla. Guardò sua madre in cerca di supporto ma Idun se ne stava in disparte, guardando tutto senza nessun dispiacere. Sembrava godesse ad osservare quella scena.
 
E senza preavviso, il ramato le si avvicinò e parlò piano con voce roca.
 
“Forse l’ha fatto mentre ti stavi rivestendo.”
 
Elsa sgranò gli occhi, così come Anna che si era placata appena sentì la voce di Elsa venuta in suo soccorso.
 
Quella frase bastò per ricollegare tutti i pezzi.
 
Erano stati loro. Uno di loro. Era tutta una montatura, una farsa per liberarsi di lei.
 
“Bella mossa, Hans. Ti sei guadagnato il titolo di cazzone dell’anno. Sono stati loro a infilarmela in tasca, non è vero?”
 
Pure Elsa parve fare quel ragionamento ma la conferma venne da Mellow. La sua cameriera da qualche minuto cercava di attirare l’attenzione di lei ed era appena riuscita nel suo intento. Con le labbra formò le parole “Ti sta ingannando”, scuotendo la testa quasi per dirle di non fidarsi di lui. Sentì il suo cuore più leggero che mai. Non aveva commesso un errore a fidarsi di Anna.
 
Nel frattempo però Anna e Hans avevano preso ad urlarsi contro.
 
“Stai zitta! Hai la minima idea di chi tu abbia davanti?"
 
Anna rise disgustata.
 
"Mi stavo giusto chiedendo la stessa cosa."
“Non voglio perdere tempo con le tue accuse infondate. Abbiamo le prove. E’ finita per te, signorina Dawson.”
 
Sputò il suo nome con tanto disgusto che la ragazza si pentì subito di non averlo picchiato più forte.
 
Hans si girò dall’altra parte mentre Anna riprese a strattonarsi.
 
"Tu non sei all'altezza di Elsa!" Gli urlò dietro.
 
Lui si fermò, voltandosi lentamente per fronteggiarla.
 
"No, Anna. TU non sei all'altezza di Elsa. Io al contrario sarò l'eroe che porterà onore alla sua famiglia. Ho delle cose da fare ora. Con permesso, potete andare.”
 
E avvicinandosi al suo orecchio, pronuncio le sue ultime parole per lei.
 
“Buona... nuotata." Sorrise sprezzante.
 
Con un cenno alla porta e recuperando tutta la sua supremazia, comandò agli ufficiali di portarla via, seguiti a ruota da Sebastian.
 
Anna oppose resistenza invano e riprese ad urlare.
 
“Non dargli ascolto, Elsa! Non sono stata io! Non ascoltarli! Sai che non sono stata io!”
 
Elsa si mosse verso di lei, convinta della sua sincerità e con l’intenzione di far ragionale gli ufficiali mentre questi ultimi varcarono la soglia, trascinando la ragazza che ancora si dimenava con forza. Il suo piano però non andò a buon fine. Hans le bloccò il braccio in una stretta dolorosa e le sussurrò:
 
“Fai un altro passo verso di lei e ti prometto che porrò fine alle sue sofferenze di povera sgualdrinella, magari puntandole una pistola alla tempia. Che te ne pare? Non mi scapperai più, mia Regina di Ghiaccio. Ti ho in pugno.”
 
Elsa non osò muovere un muscolo. Non poteva essere. Non voleva crederci.
 
Erano state sincere, avevano fatto la cosa giusta. Avevano pensato che forse, in questo modo, avrebbero ricevuto almeno un ringraziamento. Invece si erano lanciate a capofitto nella sua trappola. Anna aveva rischiato la sua vita per lei e aveva accettato di avvisare la sua famiglia pur sapendo che tipo di persone erano.
 
In cambio cosa aveva ricevuto? Era stata arrestata.
 
Proprio quando avevano una prospettiva per il futuro, un’idea di cosa fare, un progetto.
 
Ancora una volta le avevano messo il bastone fra le ruote.
 
Forse era vero che dal destino non si poteva fuggire.
 
E il suo destino era quello di essere vittima della tirannia di Hans.
 
Forse per sempre.
 
 

 
N/A: Sono tornata. Chiedo nuovamente scusa per il ritmo molto lento che ha preso questa storia. Vi chiedo di avere pazienza e di godervi nel frattempo questo nuovo capitolo fresco fresco. Sono grata ad ognuno di voi che sta leggendo queste righe per essere ancora con me e non aver abbandonato questa storia. Non potrò mai dimostravi quanto vi sono riconoscente.  
Grazie con tutto il cuore ♥
  
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