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Autore: Zoe Nightshade    06/08/2015    4 recensioni
"Gli occhi color smeraldo si alzarono e puntarono verso quelli ghiaccio, familiari e contornati dalle folte ciglia castane. Rimasero per un attimo in quella posizione: Louis in piedi e Harry seduto, con le lacrime che gli bagnavano ancora il viso. I loro occhi erano incastrati gli uni negli altri, il celeste si mischiava con il verde in una danza di colori che cancellava qualsiasi altra sfumatura."
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Solo un modo diverso di starti accanto.”
 

 
 
 
 
 
"Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro,
non intendo dare rappresentazione veritiera dei caratteri di queste persone,
né offenderle in alcun modo."
 
 
 
 
 
 
 
Harry si girò nel sonno, mugugnando e poggiando i suoi addominali sul materasso. Allungò il braccio, in cerca del solito corpo che sprofondava nel letto insieme a lui, ma non lo trovò, quindi, afferrò solo un mucchio di lenzuola. Schiuse gli occhi verdi, anche se ancora abbottonati per il sonno, in cerca della figura piccola e minuta del ragazzo che di solito gli dormiva accanto.
“Lou?” Lo chiamò, ma la voce gli uscì roca e impastata dal sonno, così ci riprovò dopo aver tossito un poco ed essersela schiarita.
Louis era lì a guardarlo con i suoi occhi color ghiaccio da sotto l’arcata della porta, mentre un sorriso sincero gli adornava il viso.
“Qualcuno ha, per caso, appena pronunciato il mio soprannome?” Esordì, la voce squillante come sempre.
Harry scosse la testa e si riavviò i capelli all'indietro, alzandosi e studiandolo:“Diciamo che ci ho provato.”
Gli sorrise malizioso e provò ad abbracciarlo, come faceva sempre da appena sveglio, ma le mani gli scivolarono sul maglione di Louis, così come i suoi sci avevano slittato sulla neve due anni prima durante quel weekend passato insieme.
“Oh, Harry.” Mormorò il ragazzo dagli occhi chiari, guardandolo con compassione. “Tu non...” Iniziò, cominciando a balbettare. “Tu non ricordi quello che è successo due giorni fa?” Spostò il suo sguardo sul pavimento.
Il riccio lo guardò confuso, aggrottando le sopracciglia, cercando di ricordare. Solo dopo pochi minuti le immagini di due sere prima gli entrarono nella mente, posizionandosi davanti ai suoi occhi: la loro Fiat, ridotta alla grandezza di una cuccia per cani, il camion che l'aveva investita fermo tra le due corsie, il corpo di Louis balzato fuori dal finestrino e sbattuto sullo spartitraffico.
Il ragazzo si fece bianco in volto per poi cadere di peso a terra.
“No, è tutto okay, sono qui. Non ti lascio, sono qui.” Il ragazzo più basso si fiondò verso di lui per afferrarlo, ma il corpo di Harry gli scivolò attraverso le dita, come se quelle fossero state d'aria, e si rannicchiò sul pavimento. “È tutto okay, sono qui, ma ora alzati. Sono qui, ci sarò per sempre, ma alzati, ti prego.” Gli sussurrò Louis.
Sarebbe stato in procinto di piangere, se solo non fosse stato un fantasma, un maledetto fantasma.
Harry si stropicciò gli occhi, confuso, e si rialzò sulle gambe ancora molli. Farfugliò qualcosa - Louis non riuscì a capire cosa - per poi dirigersi in bagno; chiuse la porta, ma l'altro l'attraversò senza problemi.
Il più giovane si appoggiò al lavabo con le mani, i muscoli contratti e in tensione, fece scattare la testa e si guardò nello specchio, dove il Louis che lui vedeva dietro di sé non era riflesso. Batté le palpebre, le mani che gli prudevano per la voglia di stringere a sé il suo ragazzo e non lasciarlo andare, e si voltò verso quel paio di occhi color ghiaccio che lo avevano sempre fatto sentire a casa.
“Mi manchi già.” Esordì, sbuffando alla fine e abbozzando un sorriso. “Sei...” Fece una pausa, inspirando, e poi continuò, non volendo usare eufemismi. “Sei morto da due giorni e già mi manchi.” Sentì le lacrime incastrarsi tra le ciglia, ma combatté il desiderio di piangere fino a quando Louis non gli si avvicinò, alzando una mano per accarezzarlo per poi farla ricadere lungo i fianchi.
“Non puoi toccarmi, vero?” Harry cominciò a balbettare, le lacrime ormai gli baciavano le guance rosee e lasciavano orme bagnate al loro passaggio.
“Non posso, Haz”- La voce di Louis uscì spezzata dal dolore, ma lui cercò di sorridergli ugualmente. “Ma ora devi... Ora tu devi andare al mio funerale, okay? Dovrai solo assistere, nessuno vuole nient'altro da te. Dovrai assistere ed io sarò con te, come ho sempre fatto e come farò sempre.” Volendo mandar via le lacrime del ragazzo più alto di lui dal suo meraviglioso viso, si mise in punta di piedi e fece per asciugargliele, ma le mani scivolarono di nuovo sulla pelle dell'altro, ed entrambi si guardarono con occhi pieni di disperazione. Harry annuì impercettibilmente e poi iniziò a prepararsi, mentre Louis lo fissava e si beava della possibilità di guardare ancora una volta il proprio ragazzo svolgere le sue attività quotidiane. Gli consigliò quale vestiti indossare, incrociando di tanto in tanto quegli occhi verdi in cui si perdeva, come fa un marinaio con la sua nave senza l'ausilio di una bussola. Era stato quello il motivo del suo tatuaggio, e, quando lo aveva detto a Harry, quest’ultimo aveva deciso di tatuarsi un vascello, per far sì che la bussola dell'altro fosse legata a lui. Il ricordo gli fece aleggiare un piccolo sorriso sulle labbra.
Durante il funerale cercò di tenere la mano di Harry, ma non ottenne risultati, così si mise a curiosare per la chiesa ed a fare facce buffe accanto al prete e nei confronti del suo ragazzo, così da poter vedere di nuovo il suo viso in smorfie di gioia senza alcuna tristezza. Il suo cuore avrebbe perso un battito, se solo fosse stato ancora all'interno della gabbia toracica, quando Harry gli sorrise e fece comparire quelle magnifiche fossette, in cui lui amava tanto poggiare le dita, e quindi curvò anche lui le sue labbra all'insù, in modo spontaneo, mentre gli altri uscivano dalla chiesa. Dopo la fine della funzione si recarono tutti al cimitero, dove Louis vide la sua bara interrata e la prova della sua lapide fatta di plastica.
Se avesse ancora avuto uno stomaco, avrebbe sicuramente vomitato. Eppure era con Harry.
Era con Harry, che aveva il viso cereo e versava lacrime silenziose.
Era con Harry, che aveva aspettato che tutti se ne andassero per rimanere solo con la tomba.
Era con Harry, che si era fatto prestare uno sgabello dal custode e si era seduto davanti alla lapide, nonostante potesse vedere Louis davanti a sé, sotto forma di quella proiezione di fantasma che forse aveva creato lui stesso per non sentirsi solo.
Era con Harry, che gli stava parlando da ormai due ore, dicendogli quanto gli sarebbe mancato e quanto la vita sarebbe diventata più difficile senza la sua presenza costante.
Gli occhi color smeraldo si alzarono e puntarono verso quelli ghiaccio, familiari e contornati dalle folte ciglia castane. Rimasero per un attimo in quella posizione: Louis in piedi e Harry seduto, con le lacrime che gli bagnavano ancora il viso. I loro occhi erano incastrati gli uni negli altri, il celeste si mischiava con il verde in una danza di colori che cancellava qualsiasi altra sfumatura.
“Devo...” Esordì il più basso, incespicando un poco nelle parole e incapace di distogliere lo sguardo. “Devo andare, Harry. Il cimitero sta per chiudere, tu stai per tornare a casa, e io non posso uscire più da qui, devo rientrare nel mio corpo.” Spiegò tutto lentamente, mentre la voce gli usciva rotta. “Ma ti amo, Harry. Ti amo. E se avessi altre infinite vite corte come questa non farei nient'altro che non abbia fatto in questi pochi anni. Non ho rimpianti né rimorsi, ogni cosa fatta con te è stata perfetta e non avrei potuto farla meglio in nessun modo. Ti amo, Harry. Non ti lascio, sono qui, ci sarò sempre. Te lo giuro, te lo prometto, non ti lascerò mai. Sarà solo un modo diverso di starti accanto, okay? Ti amo, Harry, e mi dispiace, ma ti amo.” Sicuramente, se fosse stato ancora vivo, si sarebbe ritrovato in lacrime. Ma era un fantasma, un maledetto fantasma, ed era il momento di andare via. Cercò di accarezzare un'ultima volta il viso di Harry, ma non ci riuscì.
Lo guardò un'ennesima volta, tentando di imprimersi ogni dettaglio di quel ragazzo nella mente, poi chiuse gli occhi e si voltò, mentre attraversava la lapide. Sentì un "Ti amo anch'io, Lou" echeggiargli nella testa, non riuscì a capire se fosse solo fantasia o realtà, e poi si coricò sul suo stesso corpo.
"Solo un modo diverso di starti accanto."
                                   
 
 
 
 
A/N:
CIAOBELLAGENTE!
È la mia prima pubblicazione, siate clementi, ahaha
Il momento per noi Larry è tragico, anzi, tragicissimo, ma quale miglior modo per non pensarci se non leggere una bella one shot triste come Mirtilla Malcontenta?
Faccio i miei piccoli ringraziamenti (come se stessi vincendo un oscar, Ludovi'):
Un grazie speciale va a mia sorella, Thaleia thea, che sarà la mia beta ufficiale e che scrive meglio di me, ma non me lo fa pesare.
Un altro a quel pezzo di mucca di Debby, che mi supporta sempre, anche nelle idee più brutte, e ha avuto i lacrimoni leggendo questo piccolo lavoro.
E l'ultimo, ma non meno importante, alla mia parabatai Francesca, che shippa Larry da prima di me e che si sente tutti i miei progetti e le trame per le nuove fan fiction.
Niente, avete sprecato il vostro tempo fino qui, quindi potreste sprecarne altro lasciandomi una recensione so che sprecate il vostro tempo, io vi osservo.
Spero che tutto ciò vi sia piaciuto, o comunque lasciato qualcosa, anche se sono solo poco più di mille parole.
Baci a tutti,
Zoe (Ludovica).
  
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