CAPITOLO OTTAVO: UNA VENDETTA PERSONALE.
Con un balzo Cristal il Cigno
si lanciò verso l’alta scogliera, a pugno teso contro il Capitano dell’Ombra,
ma questi, forse aspettandosi il suo attacco, fu svelto a sollevare il braccio
sinistro al cielo, evocando immensi marosi oscuri che spinsero il Cavaliere di
Atena verso l’alto, al punto da scavalcare l’uomo e Flare, ancora stretta per
il collo dal suo braccio destro. Cristal si liberò dall’agitata tempesta,
balzando al suolo, proprio dove Bard e gli altri arcieri erano stati travolti
poco prima. Il ragazzo si guardò un attimo attorno, senza capire chi fossero
tutti quei giovani corpi sanguinanti, prima di concentrarsi nuovamente sul suo
avversario.
“Senti questi scricchiolii,
Cigno?” –Domandò il Capitano dell’Ombra. –“È la foga del Leviatano, che non può
essere trattenuta! Presto la potenza della Creazione sarà nuovamente libera di
esplodere, nuovamente pronta per portare il caos! E tu, uomo, conta i minuti
che ti restano, gli attimi che ancora ti separano dal momento in cui dovrai
affrontarla ancora!”
Ha ragione! Mormorò Cristal, sentendo scricchiolare il ghiaccio con
cui aveva ricoperto il Leviatano e parte del Mare Artico attorno alla costa di
Asgard. Quella bara di ghiaccio non resisterà a lungo! E a quel punto dovrò
nuovamente occuparmi di due nemici allo stesso tempo! Infidi e pericolosi!
E serrò i pugni, arrabbiato.
Livyatan sorrideva soddisfatto,
avvolto nel suo nebuloso cosmo grigiasto, simile agli sbuffi di fumo della
creatura primordiale, solleticando il volto di Flare con un dito, senza mai
togliere lo sguardo dal Cavaliere del Cigno, sul cui volto si dipinse
un’ardente collera. Ma gli insegnamenti di Acquarius, e lo spirito di saggezza,
lo spinsero a essere cauto e a non lanciarsi a testa bassa contro il nemico.
Sospirando, Cristal lasciò scivolare il suo freddo cosmo sulla ripa scoscesa,
abbracciando il Capitano dell’Ombra e il terreno attorno, che subito iniziò a
congelarsi in un’indistinta lastra di ghiaccio azzurro, prima che il ragazzo
scattasse avanti.
“Folle! Ti stai gettando allo
sbaraglio!” –Sogghignò Livyatan, tenendo Flare stretta a sé e portando l’altro
pugno avanti, per colpire il Cigno. Ma questi lo sorprese, gettandosi a terra e
scivolando sul suolo fino a portarsi al di sotto del Capitano dell’Ombra, il
quale, stordito per la repentinità dell’attacco e sbilanciato per la carica,
non riuscì ad impedirgli di afferrargli entrambe le gambe. Subito il servitore
di Flegias sentì un gelo pungente scavalcare le difese della sua nera corazza,
penetrandogli nelle ossa, mentre Cristal stringeva con forza i polpacci del suo
avversario, ricoprendoli di ghiaccio, per impedirgli di muoversi. –“Bastardo,
la uccido!!!” –Gridò il Capitano, torcendo la testa di Flare all’indietro e
strappandole un nuovo grido di paura.
Ma Cristal lo batté sul tempo,
muovendo di scatto il braccio destro verso l’alto e generando un fendente di
energia ghiacciata che tagliò a metà i bracciali protettivi dell’armatura del
Capitano dell’Ombra, facendogli perdere la presa sulla ragazza e sanguinare le
vene, quasi fossero state recise da una lama affilata. Cristal balzò indietro,
spalancando le ali dell’Armatura del Cigno e recuperando Flare in volo, prima
che toccasse terra, stringendola a sé, per un momentaneo abbraccio d’affetto.
“Stai bene?” –Le mormorò,
osservando il suo volto straziato dal dolore e dalla paura. –“Cerca di essere
forte! Questi ragazzi hanno bisogno di cure!” –E le indicò i corpi dei giovani
ammassati attorno, pregandola di aiutarli e di rimanere indietro.
“Cigno!!!” –Gridò il Capitano
dell’Ombra, espandendo il suo cosmo oscuro, che generò un gorgo di energia
attorno al suo corpo, che distrusse il ghiaccio attorno ai polpacci, scivolando
poi verso il cielo in una sinuosa spirale nera. –“Subisci i miei frangenti
distruttivi!” –Aggiunse, sollevando nuovi marosi oscuri e spingendo Cristal
verso l’alto, travolto da quel violento flusso, così simile ai movimenti
bestiali del Leviatano.
Il Capitano dell’Ombra sorrise,
quasi convinto di avere la vittoria in tasca, prima di assistere stupefatto al
rallentamento dei suoi flutti di energia nera, che lentamente parvero
solidificarsi, a causa del potere congelante di Cristal. Non vi riuscì del
tutto, ma li fermò quanto gli bastò per lanciarsi in mezzo a loro e piombare,
come una cometa di ghiaccio, sul servitore di Flegias, che poté difendersi
soltanto incrociando le braccia di fronte a sé, contenendo in parte l’attacco
del Cigno Bianco. Ruzzolò sul terreno ghiacciato per qualche metro, sbattendo
le labbra e assaporando il gusto del suo stesso sangue. Un rivolo rosso macchiò
il suo pallido viso nordico, conferendogli un aspetto ancora più spettrale.
Cristal lo fissò, mentre l’uomo
si toglieva l’elmo della corazza, per pulirsi il labbro insanguinato, e
qualcosa lo frenò, impedendogli di attaccarlo. Qualcosa di lui gli sembrava
familiare. I suoi tratti, marcatamente russi.
“Cosa guardi?” –Domandò pungente
il Capitano dell’Ombra. –“Non siamo poi così diversi, no?”
“Poco prima che il nostro
scontro iniziasse, Livyatan, mi hai detto che avevi un fratello da vendicare!
Chi è costui? E perché nutri così tanto odio per Asgard e Atene?”
“Di Asgard non m’importa niente!
Io sono qua solo per eseguire l’ordine impartitomi dal Maestro di Ombre, ma la
tua presenza aggiunge un sapore nuovo alla mia missione! Il sapore della
vendetta di un uomo che ha sofferto la perdita di un fratello, massacrato
proprio da uno di voi Cavalieri di Atena! Da un uomo che vi ha offeso e che poi
avete comunque accettato tra le vostre fila, poco importa se a causa sua tanto
sangue era stato versato e milioni di innocenti erano morti!”
“Un uomo?! Che stai dicendo?!”
–Domandò Cristal, senza capire le parole del Capitano. Poi ebbe un guizzo. –“Ci
ha offeso e lo abbiamo accettato?! Intendi dire… Kanon?!”
“Dragone del Mare! Questo è il
nome di quell’impostore! Il nome della corazza di scaglie che spettava a mio
fratello Dimitri!” –Confessò l’uomo. –“Da sempre banditi dall’accesso ai ranghi
di Generali degli Abissi, a causa del tradimento di uno della nostra stirpe, di
un nostro antenato, all’epoca della prima Guerra Sacra tra Atena e Nettuno, noi
russi siamo sempre stati malvisti dal Dio dei Mari, e confinati in un gelido
isolamento! Le fredde acque del Mar Glaciale Artico, che lambiscono i confini
settentrionali della nostra terra, ci sono sempre state ostili, quasi pervase
dalla volontà di Nettuno di cancellare il disonore recatogli dalla nostra
stirpe! Ma mio fratello, con cui mi allenai per molti anni nei fitti boschi
della taiga, credeva fermamente che il Dio ci avrebbe un giorno perdonati,
riconoscendo il nostro valore guerriero! Per questo motivo si era allenato per
tutta la vita, da solo, risvegliando il cosmo del Generale sopito dentro di
lui! E quando il cosmo di Nettuno, anni or sono, iniziò a radunare i suoi
seguaci sparsi in tutto il mondo, anch’egli obbedì all’ordine, scendendo nei
profondi abissi del Tempio Sottomarino. Ma non fece mai più ritorno!” –Mormorò
il Capitano dell’Ombra, reprimendo un sospiro, prima di stringere il pugno e
volgerlo contro Cristal.
“Lui lo uccise! E prese il suo
posto, il posto che a mio fratello spettava, per aver continuato a credere nel
Dio dei Mari anche dopo che questi ci aveva dimenticato! Quando lo seppi,
informato da una pattuglia di soldati che ogni tanto osava spingersi lungo le
coste settentrionali dell’Asia, probabilmente per controllare Asgard, su cui il
nuovo Dragone del Mare aveva allungato lo sguardo, decisi con tutto me stesso
che mi sarei vendicato! Che avrei ucciso io l’uomo che aveva distrutto i sogni
di mio fratello! Così intensificai il mio allenamento, potenziando il mio
cosmo, ma quando ritenni di essere pronto scoprii che Kanon, questo il nome di
quel maledetto, non soltanto era passato dalla parte di Atena, ma era persino
morto in suo nome!”
“Capisco la tua sofferenza,
Capitano dell’Ombra, e la sento mia, poiché anch’io, proprio come te, ho perso
una persona a me cara, a causa degli intrighi di Kanon!” –Sospirò Cristal,
ripensando all’amico Abadir, Generale del Kraken. –“Ma anch’egli, come tutti
gli uomini, si è lasciato tentare dal male!”
“Storie!!!” –Gridò Livyatan.
–“Quel bastardo ha ucciso mio fratello! E io lo vendicherò, sterminando tutti
voi Cavalieri di Atena che lo avete accettato tra le vostre fila! Nessun
piacere potrebbe essere più sublime del vedere le vostre teste penzolare dal
patibolo del giudizio!” –Aggiunse, prima di espandere il proprio cosmo. –“Mai
avrei creduto che Flegias potesse offrirmi opportunità più propizia per
soddisfare la mia vendetta!”
“Flegias ti sta usando, Livyatan,
come ha usato Crono e persino suo padre Ares prima di te! Sta sfruttando i tuoi
sentimenti di rivalsa per creare una macchina da guerra!!!”
“Taciii!!!” –Gridò Livyatan,
scagliando contro Cristal un nugolo di scaglie del Leviatano, che piovvero
fitte, esplodendo a contatto con il suo suolo o con la corazza del Cavaliere,
obbligandolo a spostarsi di lato per evitarle. –“La guerra, sì! Nient’altro
voglio! Tirar fuori l’animalità sopita negli uomini e trasformarli in bestie!
Innalzatevi, Marosi Oscuri!!!” –Ed espanse il suo cosmo, sollevando
immense onde di energia, simili a scroscianti frangenti di acqua nera, che
spaccarono il suolo, schizzando Cristal verso il cielo e travolgendolo
continuamente, impedendogli di riprendere stabilità. –“È inutile, Cigno! Non
riuscirai a congelarli tutti! Sono troppi! Sono tanti! Sono immensiii!!!”
–Gridò, aumentando la loro intensità e osservandoli con perfidia sballottare il
Cavaliere di Atena, premendo con vigore sulla sua corazza.
Cristal, dal canto suo, non
accennava a lasciarsi andare, stringendo i denti per il dolore e lo stordimento
provocato da quell’ondeggiare continuo. A tratti gli pareva di perdere i sensi,
o di soffocare in quelle torbide acque. Cercò allora di reagire, espandendo il
proprio cosmo, che parve avvolgere l’intera costa con il suo gelo eterno, ma
per quanto deciso l’attacco di Cristal non riusciva ad essere incisivo, a
frenare quell’agitare continuo di oscurità.
Devo cambiare strategia! Si disse, ritenendo che la Polvere di Diamanti,
avendo un raggio d’azione troppo vasto, non sarebbe stata in grado di aprirgli
una via in quelle torbide acque, né di congelarle interamente. Sirio! Amico
mio! Sei per me un compagno e una fonte di insegnamento! Come già
all’Undicesima Casa mi suggeristi la via per il cosmo ultimo, così adesso
aprimi la strada verso la vittoria! Mormorò, concentrando il cosmo nel
braccio destro e sollevandolo verso il cielo. Quindi lo abbassò di scatto,
generando un fendente di energia congelante che squarciò in diagonale i marosi
del Capitano dell’Ombra, abbattendosi sul suo braccio destro e distruggendo
definitivamente l’armatura che lo proteggeva. Stupito per la precisione e per
l’astuzia del ragazzo, Livyatan cercò di recuperare il controllo sui marosi, il
cui flusso era stato in parte congelato e disperso dall’attacco del ragazzo,
accorgendosi che Cristal stava per caricare di nuovo. Con le ali del Cigno
spalancate, il Cavaliere piombò sul Capitano dell’Ombra, scaricando tutto il
suo potere congelante.
“Polvere di Diamanti!!!”
–Gridò Cristal, poco prima che Livyatan rispondesse con un gorgo di energia
oscura, lasciando i due poteri liberi di scontrarsi e di esplodere all’istante,
scagliando i due indietro di parecchi metri e crepando il suolo sottostante.
Un pezzo della scogliera franò
verso il mare, distruggendo la banchisa sottostante, e Livyatan precipitò con
esso, senza trovare appigli sulla liscia superficie della parete ghiacciata. Il
crollo contribuì ad incrinare ulteriormente l’enorme sarcofago di ghiaccio in
cui Cristal aveva rinchiuso il mostro mitologico, preoccupando il Cavaliere di
Atena, che, rimessosi in piedi, si avvicinò al precipizio proprio in tempo per
vedere il Capitano dell’Ombra uscire dall’acqua gelida e a aggrapparsi ad un
lastrone di ghiaccio, parecchi metri più in basso. Senza dire niente, Cristal
espanse il proprio cosmo, dirigendolo verso il mare sottostante, cercando di
recuperarne almeno in parte il controllo. Vi riuscì a malapena, ottenendo
soltanto di fermare le gambe del nemico nell’acqua, mentre questi cercava di
salire sul lastrone ghiacciato, solidificandole in una rozza statua, prima di
lanciarsi verso il basso e cadere proprio sulla precaria piattaforma.
“Tu sia maledetto, Cavaliere di
Atena! Tu e quell’ipocrita della tua Dea! Si fa chiamare Dea della Giustizia,
ma cosa vi è di giusto nei suoi ideali? Porta la guerra ovunque si rechi,
distrugge tutto quello che tocca… e accetta senza problemi assassini
macchiatisi di innumerevoli reati, pur di aumentare il numero dei suoi
guerrieri!!!” –Ringhiò il Capitano dell’Ombra, il cui viso bianco e leggiadro
era ormai rigato dall’ira.
“Non sai di cosa parli,
servitore di Flegias!” –Esclamò Cristal, scuotendo la testa con
disapprovazione.
“Ne so fin troppo! E non voglio
sapere altro!” –Aggiunse, lasciando esplodere il suo cosmo, che turbinò attorno
a sé, liberandolo da quell’effimera prigionia e sollevando immense colonne di
acqua, tinte dal nero dell’ombra. –“Marosi oscuri!!!”
“E sia! Che il Sacro Acquarius
decida la mia sorte!” –Mormorò Cristal, sollevando le braccia al cielo, unite
nel colpo segreto del maestro del suo maestro. –“In nomine tuo, Acquarius!!!”
–Gridò, liberando la potente energia dello zero assoluto, che si riversò come
un fiume di luce sui marosi del Capitano dell’Ombra, estirpando la tenebra di
cui erano intrisi e paralizzandoli in rozze statue di ghiaccio che presto
esplosero. Anche Livyatan venne raggiunto dal Sacro Acquarius e ricoperto di
ghiaccio, fermato in una posa innaturale, con il volto deformato dall’odio.
Cristal lo osservò per una manciata di secondi, quel poco che gli bastò per
osservare il grigio cosmo del Capitano dell’Ombra accendersi nuovamente. E per
prendere la sua decisione.
Evocò la spada che Orion gli
aveva donato mesi addietro, la stessa con cui il Principe dei Cavalieri di
Asgard aveva ucciso il drago Fafnir, la stessa che Cristal aveva piantato nella
gola di Ladone. Gramr! E si lanciò avanti, piombando dall’alto sul suo
nemico e trinciando la statua di ghiaccio all’altezza della testa. Con gli
occhi pieni di lacrime per l’ennesimo omicidio che era stato costretto a
compiere. Per impedirne altri. Spesso, con Andromeda, aveva parlato di
quanto male fossero obbligati a commettere, ma il pensiero che quel male
servisse per fare molto più bene li aveva sempre confortati. Pur tuttavia
restava comunque difficile, per tutti loro, anche per Phoenix, per quanto poco
amasse farlo notare, uccidere qualcuno.
I suoi pensieri furono
interrotti da un macabro evento, che richiamò la sua attenzione sul corpo
martoriato del Capitano dell’Ombra. Non aveva ancora asciugato la lama, da
quello che sembrava il sangue del suo nemico, che guizzi neri, quasi fossero
getti di inchiostro, sgorgarono dal collo reciso di Livyatan e dalla testa
rotolata distante. Guizzi simili ad ombre. Serpenti di pura energia nera, che
si avventarono su Cristal, circondandolo, stritolandolo, quasi volessero
cibarsi della luce del suo cosmo. E oscurarla.
“Cristal!!!” –La voce di Ilda
distrasse per un momento il Cavaliere del Cigno, che riuscì a torcere il collo per
vedere la Celebrante di Odino arrivare in suo soccorso, avvolta nella luminosa
energia del suo cosmo. Alla vista di tale accecante bagliore, i guizzi di ombre
abbandonarono Cristal, avventandosi su Ilda, la quale, aspettandosi
quell’assalto, chiuse il cosmo su se stessa, fino a creare una sfera protettiva
di energia, all’interno della quale le ombre non riuscirono ad entrare.
Stupefatta, dovette però osservare come quelle strisce di tenebra sembrassero
cibarsi della sua stessa energia, avvolgendosi attorno alla sfera e
fagocitandone l’essenza vitale. –“State indietro, mostri!” –Gridò Ilda,
lasciando esplodere il suo cosmo e disintegrandone a fatica alcune. Ma
osservando sconcertata il loro immediato riprodursi.
“Insieme, Ilda!” –Esclamò
Cristal, sollevando nuovamente le braccia giunte verso il cielo, mentre il
freddo cosmo del Cigno scintillava attorno a lui. –“Aurora del Nord!!!”
–Gridò, dirigendo il getto di energia congelante contro Ilda, la quale, ancora
avvolta nella sua sfera protettiva, lasciò esplodere il cosmo, disintegrando
numerose ombre e gettando a terra le altre, subito inghiottite dai ghiacci
eterni di Siberia. –“Che creature terribili!” –Mormorò infine il Cavaliere di
Atena, lasciandosi cadere sulle ginocchia, stanco per il combattimento. Ma non
ebbe neppure il tempo di fiatare che assistette sconcertato alla distruzione
del ghiaccio da lui creato, da cui le serpi di energia nera uscirono di nuovo,
sollevandosi minacciose verso di lui e verso Ilda. –“Dei dell’Olimpo!!! È
incredibile! Ma cosa sono?!”
“Ombre!” –Esclamò una voce
decisa, risuonando lungo l’intera costa. –“Nient’altro che ombre! Risvegliate
dalle tenebre del mondo per oscurare la luce degli uomini!” –E in quella un
fulmine azzurro si schiantò sulla banchisa, incenerendo all’istante un gruppo
di guizzi neri, disintegrandoli come se mai fossero esistiti. Subito dopo un
altro raggiunse le ombre ancora rimaste, e un altro ancora, facendone piazza
pulita.
Cristal e Ilda sollevarono lo
sguardo verso la scogliera distrutta, su cui si stagliava la figura di un uomo,
avvolto in una luce azzurra. Alto e robusto, con un viso maschile e un sottile
strato di barba incolta, indossava una bellissima armatura di colore azzurro,
con pregiate decorazioni d’argento, che gli conferivano un aspetto angelico,
quasi etereo. Lungo la schiena un mantello bianco e grigio svolazzava nel vento
del mattino. Cristal lo osservò, realizzando di averlo già incontrato una
volta. Pochi mesi prima, nel suo villaggio natale in Siberia. Era l’uomo che lo
aveva salvato da Enio.
“Il Principe… Alexer!” –Mormorò
la Celebrante di Odino, accasciandosi indebolita ai piedi del ragazzo. E a
Cristal, per quanto Ilda avesse parlato piano, quasi un suono impercettibile,
parve di vedere l’uomo sorridere, con un gesto sincero, come il cosmo che aveva
invaso la banchisa. Un cosmo ricco di storia e di mito, un cosmo che traboccava
delle leggende degli angeli e delle gesta degli eroi del mondo antico.
Improvvisamente la terra si
scosse e il mare parve sollevarsi minaccioso, mentre un violento sbuffo di
fiamme e fumo distruggeva quel che restava dell’effimera prigione di ghiaccio
in cui il Leviatano era stato rinchiuso per quell’ora scarsa. Cristal afferrò
Ilda, prendendola in braccio e iniziando a correre verso la costa, mentre la banchisa
si schiantava in più punti. Il Cavaliere azzurro sfiorò il terreno ai suoi
piedi, in cima alla scogliera, e il suo cosmo profondo generò una scala di
ghiaccio, che scivolò verso il basso, un gradino dopo l’altro, fino a portarsi
al livello della banchina. Cristal, senza esitare, vi salì sopra, correndo
verso la cima, mentre la scala di ghiaccio scompariva al suo rapido passaggio.
“Bentrovato, Cristal!” –Esclamò
l’uomo, cordialmente. –“Mi fa piacere vederti sano e salvo!”
“Gra… grazie…” –Balbettò Cristal,
depositando Ilda a terra, proprio mentre Flare lo raggiungeva correndo, seguita
da Bard e da un paio di ragazzetti. –“Ma tu… chi sei?”
“Cristaaal!!!” –Gridò Flare,
gettandosi in lacrime su di lui, abbracciandolo e baciandolo più volte. Quindi
si chinò su sua sorella, preoccupata e affranta per l’ennesima fatica che aveva
dovuto affrontare. –“Sorella mia! Come ti senti? Ti porterò subito a palazzo
per le cure necessarie!” –E Bard incalzò, per spronare la Regina.
“Condurremo noi la Celebrante di
Odino al Palazzo di Asgard! I nostri cavalli sono legati poco distante!”
“Non solo io ho bisogno di cure,
Flare!” –Sorrise Ilda, osservando le guance gonfie della sorella e il vestito
sporco e stracciato. –“Ma non lascerò il campo di battaglia! Non ora che la mia
terra e tutto il mio popolo sono in pericolo! No, io combatterò!”
“Nobili parole le vostre, Regina
di Midgard! Mai Odino avrebbe potuto trovare una Celebrante più degna di tale
compito!” –Esclamò il Cavaliere azzurro, avvicinandosi.
“Oooh, ma voi siete… Principe
Alexer!!!” –Mormorò Flare, quasi estasiata da quella visione. E anche Bard e i
due ragazzi fecero un passo indietro, chinando il capo in segno di rispetto.
–“Cristal, quest’uomo è un fedele servitore di Odino! Vive in un castello ai
margini orientali delle nostre terre, in una valle che, per il particolare
gioco di luci del sole al mattino, viene chiamata Valle di Cristallo!”
“È un piacere incontrarti di
persona, Cavaliere del Cigno!” –Esclamò Alexer, allungando una mano, con un
sorriso sincero sul volto. Cristal la afferrò, stringendola cordialmente e
perdendosi nello sguardo senza età del Principe. Gli occhi più azzurri che mai
avesse visto. Occhi del colore del ghiaccio. –“Temo però che dovremo rimandare
la nostra conversazione… a momenti di migliore calma!”
In quel momento il Leviatano si
sollevò dal mare, gettando via quel rozzo cumulo di ghiaccio con cui Cristal
aveva tentato di fermarlo, e ricominciò a sbattere il suo immenso corpo contro
la costa, provocando smottamenti nel terreno. Alexer aiutò Ilda a rimettersi in
piedi e Cristal afferrò Flare, prima di correre via verso l’interno, mentre una
faglia si apriva poco distante da loro. La grande terrazza a monte del
promontorio ghiacciato, dove l’anno precedente Flare aveva supplicato Lady
Isabel di intervenire in aiuto della sorella, prigioniera dell’anello del
Nibelungo, scomparve, precipitando in un mare di ghiaccio e di fango. Bard e
gli altri due ragazzi seguirono la comitiva, raggiungendo il luogo dove avevano
legato i cavalli, ma questi, probabilmente spaventati dal frastuono, avevano
strappato i lacci ed erano fuggiti, lasciandoli a piedi.
“Non sarà questa difficoltà a
fermarci!” –Esclamò Bard, rincuorando gli amici. –“Anche senza cavallo, il
grande Orion avrebbe comunque affrontato Fafnir!”
“Orion?!” –Mormorò Cristal a
Flare, continuando a correre lungo il sentiero.
“Sì! Bard e i suoi amici sono un
gruppo di orfanelli che vivono nelle foreste! Cresciuti tra i lupi e tra gli
orsi, hanno imparato ad adattarsi alla vita rude del freddo Nord, allenandosi
nella caccia e nel tiro con l’arco e soprattutto rifiutando di entrare a
Palazzo finché non sapranno di essere degni di indossare l’uniforme dei
Cavalieri di Asgard! Sono stati allenati da Orion in persona, che aveva per
loro, soprattutto per il giovane Bard, una grande ammirazione e fiducia!”
–Spiegò Flare, prima di fermarsi, assieme agli altri compagni, ed osservare
l’immensa figura del Leviatano che si muoveva lungo la costa, dirigendosi verso
Nord.
“Sta andando verso Midgard! Il palazzo
e tutta la città sono in pericolo!” –Esclamò Alexer.
“Dobbiamo fermarlo
immediatamente!” –Si agitò Cristal.
“Non possiamo affrontarlo qua!
Non abbiamo spazi di manovra! Davanti a noi c’è solo il mare e in esso egli è
padrone! Dietro quelle montagne però c’è un’insenatura, dieci chilometri prima
di raggiungere le mura inferiori della cittadella! Se riuscissimo ad
attirarvelo sarebbe un terreno propizio per lo scontro e potremmo circondarlo
su tre lati, persino quattro se riuscissimo a congelare l’entrata e a
rinchiudervelo!” –Propose Alexer, lanciando un’occhiata verso Cristal, il quale
annuì poco dopo.
“Dimmi dove devo andare e io lo
affronterò!” –Esclamò il Cavaliere di Atena.
“Venite di qua! Vi guiderò io!
Passando per la foresta faremo prima!” –Li incitò Bard, iniziando a correre
lungo il pendio, lasciando il sentiero e inoltrandosi tra gli alberi. Alexer e
Cristal si scambiarono un’occhiata di intesa, prima di seguirlo, pregando gli
altri giovani di scortare la Regina e la Principessa a palazzo.
“Siate prudenti!!!” –Gridò
Flare, con gli occhi gonfi di lacrime. Ma Cristal era già scomparso tra gli
alberi. Ilda la pregò di essere forte, incamminandosi lungo il sentiero diretta
verso la cittadella di Midgard.
Cristal e Alexer seguirono Bard
nella foresta, sfrecciando in un intrico di alberi in cui si sarebbero persi
senza una guida. E Bard pareva conoscere la foresta palmo a palmo, dopo anni
trascorsi ad addentrarvisi. Era veloce, per essere ancora un apprendista, ed
era anche molto agile, perfettamente a suo agio nonostante le avversità del
terreno impervio.
“Eccoci!” –Esclamò infine,
conducendo Cristal e Alexer fuori dalla foresta, a pochi metri da un’irta
scogliera che si apriva sulla baia di cui il Principe aveva parlato poco prima.
Chiusa a nord da picchi rocciosi, al di là dei quali sorgeva la Cittadella di
Midgard, o Asgard come ormai la chiamavano comunemente gli uomini, persino i
loro stessi abitanti, dimentichi della vera città divina, persa tra le nuvole e
nel tempo.
“Il luogo ideale dove affrontare
e fermare quel mostro!” –Affermò Cristal, prima che un fremito improvviso
scuotesse il terreno, smuovendo alberi e rocce e anticipando l’arrivo della
rozza sagoma della creatura primordiale, all’imboccatura della baia.
“O dove morire!” –Sorrise
Alexer, espandendo il suo cosmo, che risplendette in mille striature di
azzurro. Quindi, con un gesto così rapido del braccio che Cristal nemmeno lo
vide, puntò l’indice destro avanti a sé, dirigendo un fulmine blu contro il
Leviatano e colpendolo alla base del mostruoso collo, facendogli schizzar via
alcune scaglie, tra sbuffi di fumo e grida disumane. –“Prendi posizione,
Cigno!” –Esclamò, ordinando a Cristal di mettersi a nord, mentre lui sarebbe
rimasto al centro.
“Combatterò anch’io!” –Incalzò
Bard, non disposto a rimanere indietro. Non disposto ad assistere inerme alla
battaglia che avrebbe deciso le sorti di Asgard. Il mondo in cui avrebbe voluto
entrare da vincitore. –“Ho troppi motivi per non andare avanti!”
“E forse ne hai anche troppi per
non tornare indietro!” –Sorrise Alexer, intuendo che il ragazzo, come i suoi
compagni, orfano e senza famiglia, non aveva il pensiero di una casa, né di un
amore, ove fare ritorno. Chi non ha niente da perdere è sempre il primo a
farsi avanti! Sospirò, pregandolo di posizionarsi sulla sponda sud. Ma
noi abbiamo troppo da perdere! Una vita intera! Una terra intera! Un futuro! E
senza aggiungere altro diresse altri fulmini contro l’infuriato corpo del
Leviatano, che, attratto dall’avvenente preda, si agitò nelle fredde acque del
Mare Artico, entrando nella baia e scuotendo la coda. Così facendo abbatté una
parte della scogliera meridionale, obbligando Bard a balzare indietro. Ma nel
farlo il ragazzo incoccò due frecce, le posizionò sull’arco e le scagliò, mirando
allo squarcio aperto da Ilda col tridente ore prima. Lo raggiunse, ma la sua
coriacea pelle impedì al Leviatano di riportare gravi danni. Solo di infuriarsi
ulteriormente.
“Dobbiamo colpirlo!!!” –Gridò
Alexer, sollevando il braccio destro e aprendo il palmo al cielo, ove subito si
schiantò un gruppo di fulmini azzurri, che elettrizzarono l’aria, in un
turbinare di energia fredda, prima che il Principe li dirigesse contro il viso
della creatura. –“Fulmini siderali, squarciate il cielo!!!” –Il
Leviatano venne raggiunto dalle potenti scariche di energia di Alexer, che
stridettero sulla pelle squamata, scheggiando scaglie e bruciandone altre,
mentre continuava ad agitarsi e a sbattere la coda contro le pareti
dell’insenatura.
“Ora!!!” –Esclamò Cristal, puntando
verso la bocca spalancata del Leviatano. –“Aurora del Nord!!!”
–L’attacco congelante raggiunse il bersaglio, estinguendo le fiamme amare della
creatura, che svanirono in un ultimo sbuffo di fumo. Ma neppure questo parve
frenare la sua furia, l’immane potenza con cui dirigeva il suo tozzo corpo
contro le pareti di roccia e ghiaccio, scuotendole in profondità e
sconquassando la terra, persino al di là delle montagne. Anche Ilda e Flare,
sulla via per la Cittadella, e gli abitanti di Midgard, rinchiusi nelle loro
abitazioni, sentirono tremare il suolo e temettero per le loro vite e quelle
dei loro cari.
“Giobbe scrisse che Dio si vantava di aver generato questo mostro, simbolo della potenza del Creatore, e forse aveva ragione!” –Sospirò Alexer, osservando dall’alto della rupe la spaventosa possanza del Leviatano. Stava per ordinare a Cristal di concentrare le forze per un nuovo attacco, quando si avvide con la coda dell’occhio dei movimenti di Bard. Ma era troppo tardi per ordinargli di fermarsi. Il ragazzo era già in acqua, tuffatosi con somma maestria nel Mare Artico, con un pugnale stretto tra i denti, e nuotava con tutte le sue forze sotto la superficie increspata. –“Cosa ha intenzione di fare? Morirà all’istante!!!”
“Forse no, se gli diamo una possibilità!” –Commentò Cristal, espandendo il suo cosmo e concentrandosi sulla distesa d’acqua sotto di lui, iniziando a congelarla. Alexer unì il proprio cosmo al suo e Cristal si accorse di come a tratti pareva somigliargli, freddo e pungente, ma con sfumature angeliche e mitiche che mai aveva percepito in Cavaliere alcuno. Nemmeno negli Dei.
Bard sbucò fuori dall’acqua proprio mentre la coda del Leviatano si abbatteva su di lui, sprofondandolo di nuovo nel Mare Artico. Ma quando la bestia risollevò l’arto, Bard si teneva ben stretto ad esso, aiutandosi con le scaglie spigolose. In quel momento Cristal e Alexer completarono il congelamento dell’acqua della baia, incastrando il mostro in una banchisa di ghiaccio. Con un fulmine, che si schiantò sulla sommità della bocca dell’insenatura, provocando uno smottamento di rocce e massi, Alexer chiuse anche l’uscita, togliendo ogni possibilità di fuga. Bard balzò sulla schiena del mostro, approfittando dell’ondeggiare confuso della sua coda, e si trascinò sul rozzo corpo piantando il coltello tra le squame, per tenersi con maggiore saldezza, fino a raggiungere il punto ove Ilda aveva conficcato il suo tridente. Là, tra il nero sangue coagulato e pezzi di scaglie carbonizzate, l’arma era ancora incastrata e Bard usò il coltello per liberarla, mentre il Leviatano si dimenava furioso, nonostante la cappa di gelo che Alexer e Cristal stavano facendo scendere su di lui.
“A un certo punto tutto si blocca! Uomini, liquidi, materiali! E questo mostro leggendario non fa eccezione!” –Esclamò Alexer. –“Il raffreddamento degli atomi genera la loro progressiva diminuzione di velocità!”
“Conosco bene queste teorie! Il mio maestro me le ha insegnate! E anche il maestro di lui!” –Rispose Cristal, continuando ad espandere il cosmo e a coprire il Leviatano.
“Lo so! Sono stato io ad insegnargliele!” –Commentò Alexer, voltandosi verso Cristal con un sorriso. Ma il Cavaliere, sorpreso dalla rivelazione, non ebbe tempo di chiedere altro che dovette balzare indietro, assieme al Principe, poiché il Leviatano, dimenandosi, era riuscito a squarciare parte della piattaforma di ghiaccio, ruggendo sinistramente. Proprio in quel momento Bard riuscì a liberare il tridente dal sangue rappreso e a sollevarlo verso il cielo, mostrandolo ai compagni.
“Adesso, Principe!!! Diriga i suoi fulmini contro il tridente! Il metallo farà da conduttore e io lo pianterò in questa bestia!” –Gridò, cercando di mantenersi in equilibrio, a causa del continuo smuoversi del Leviatano.
“È una pazzia! Sarai incenerito!” –Gridò Cristal, sgranando gli occhi.
“Degna di un eroe!” –Commentò Alexer, sollevando il braccio destro al cielo e chiamando a sé una dozzina di fulmini. –“Il tuo nome, ragazzo, sarà scolpito nella storia! Perdonami!” –Mormorò, socchiudendo gli occhi ed eseguendo il suo dovere. I fulmini azzurri si schiantarono sul tridente di Ilda, caricandolo di elettricità, che Bard diresse al cuore del Leviatano, piantando l’arma nella ferita aperta. Durò una manciata di secondi, ma in quell’attimo parve a Cristal di vedere l’immensa creatura avvolta da fitte scariche di energia sollevarsi verso il cielo, quasi tentasse di fuggire al castigo del destino. Poi vide Bard crollare a terra, scivolare lungo la lugubre schiena del mostro e crollare sulla banchisa di ghiaccio, mentre il Leviatano ancora esitava. Ancora sbuffava, cercando la forza per dimenarsi ulteriormente.
Così Cristal si lanciò contro di lui, con la spada
donatagli da Orion in mano, e la conficcò tra le squame della bestia, più in
profondità che poté, scaricandogli dentro tutto il gelo che fu in grado di
produrre. Il freddo cosmo di Cristal riempì il Leviatano, impedendogli di
muoversi ancora, prima di farlo esplodere con un boato che scaraventò indietro
il Cavaliere di Atena, che ruzzolò per diversi metri sulla banchisa ghiacciata.
Ripresosi, Cristal osservò Gramr andare in frantumi, tanto grande era il gelo
che aveva prodotto, e Alexer avvicinarsi a Bard, avvolgerlo nel suo mantello e
sollevarlo.