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Autore: Asgard458    08/08/2015    0 recensioni
Con una ragazza nel proprio letto, chi non sarebbe eccitato? Certo, c'è sempre un po' di ansia, soprattutto se è la prima volta; si pensa che sarà disastroso e non piacevole, ma finirà sempre bene, sotto le coperte, addormentati nelle braccia dell'altro.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L’ansia pervadeva il mio corpo. Non riuscivo a muovere un singolo muscolo. La mia mano era ferma sul pomello della porta, tutto il corpo era immobile. Non riuscivo ancora a crederci. Finalmente, avevo una ragazza. La mia prima ragazza! E adesso era nel mio letto. Sono così vicino al perdere la mia verginità, eppure non ho il coraggio di farlo. Ho 27 anni. Vergine. E non è il mio segno zodiacale. Ho provato con un sacco di donne, ma finivo sempre buttato nell’immondizia. Ho anche aspettato, su consiglio di molti, ma mi sentivo molto più solo e sempre più depresso. Ho provato anche a rinunciarci e rimanere single, ma non sono cosi forte da riuscirci. E adesso che c’ero così vicino, il mio corpo non si muoveva. Mi faceva veramente incazzare una cosa del genere. Perché non riesco ad entr-
“Sono pronta, puoi entrare”
Il corpo, finalmente, si mosse, ma solo per irrigidirsi ulteriormente. E l’unica parte che doveva essere rigida era tutto tranne che quella. Che vergogna. Non riesco ad avere un’erezione neanche con la mia ragazza. Le pornostar svolgono egregiamente questo lavoro, però non riesco ad eccitarmi con la persona che amo? Sono proprio un buono a nulla. Ecco, adesso entro, lei lo vedrà in questo stato e mi mollerà su due piedi. Bene, visto che non c’è altro da fare, meglio entrare e farmi buttare nel secchio come fanno tutte. Presi coraggio e girai il pomello. Spinsi la porta pian piano, con gli occhi chiusi. Ero ansioso di aprirli per vedere il magnifico spettacolo che era la mia ragazza, però li tenevo chiusi perché non volevo vedere la risata che avrebbe fatto alla vista del mio arnese malfunzionante. Chiusi la porta dietro di me e feci qualche passo avanti. Lei, con voce dolce, mi disse:
“Dai, apri gli occhi”
Non c’era una goccia di malizia nella sua voce. Forse avevo trovato quella giusta. Ah no, aspetta, stavo indossando ancora i boxer. Forse l’erezione non si notava con l’intimo addosso.
“Ma non hai ancora un’erezione?”
E invece no, si notava eccome. Mi irrigidii ulteriormente, però aprii gli occhi, e la vidi, lì, sdraiata sul letto, con le coperte fino all’ombelico, lasciando cadere quel suo meraviglioso seno sui lati dell’addome. Inoltre, vidi la sua faccia, con degli occhi vogliosi. Sembrava quasi che stesse per alzarsi e mi stesse per strappare l’intimo di dosso. Però si alzò sul serio, rivelando delle gambe molto corpose, ma sempre perfette. I suoi capelli, intanto, ricadevano sul seno, coprendolo quasi del tutto. Come avevo fatto a rimorchiare una ragazza del genere? E soprattutto, dopo questa visione celestiale, come facevo a non avere ancora un’erezione? Lei mi prese la mano, e mi portò vicino al letto, facendomi poi sedere. Mi si mise prima davanti, accucciandosi davanti a me. Mi guardò negli occhi, con estrema dolcezza, disse:
“Stai tranquillo. Voglio che sia bello per entrambi. Se per te non deve essere così, possiamo anche rimandare…”
“No!, no, non è quello. È che sono solo un po’ agitato…” essendo vergine, ma tralasciai l’ultima parte.
“Capisco, allora ti guiderò io. Lasciati andare”. Pian piano mi tolse il pene dai boxer, per iniziare a leccarlo. La lingua passava su ogni parte dell’arnese. Continuava a stuzzicarmi la punta. Era un calore che durava poco, però non avevo mai provato una sensazione simile. Pian piano, l’erezione prendeva forma.
“Vedo che ti piace”
“Si.. mi piace… un casino….”. La mia voce tremava, insieme al resto del corpo. Il capo si rivolse all’indietro tanto era il piacere. Sentivo che da un momento all’altro stavo per essere sopraffatto dal piacere. Lei si fermò. Si avvicinò al mio viso. I capelli si mossero, regalandomi un festival di odori. Un odore di sigaretta e profumo che mi fece andare fuori di testa. Lei avvicinò la sua bocca alla mia, per regalarmi un bacio. Io, a mia volta, gliene regalai un altro. Finché, insieme, portammo le nostre bocche a contatto, per poi sguinzagliare la lingua. Sentivo un calore provenire dalla sua bocca umida. La sua lingua si attorcigliava alla mia, per poi finire a toccare il palato. La mia mano si spostò dal materasso per posarla sul suo viso. L’altra mano la portai dietro la sua schiena per abbracciarla e portarla più vicina a me. Tremavamo entrambi. La mano si spostò nuovamente, dal viso a seno. Lo sfiorai, per paura di una reazione negativa. Poi realizzai la situazione in cui ero, e lo presi dolcemente. Sentii una consistenza mai sentita prima. Prendeva la forma della mia mano quando le dita ci sprofondavano dentro. Lei staccò la bocca dalla mia, portando la testa all’indietro, per poi tornare a guardarmi. Avevo entrambe le mani sui suoi seni. Iniziai a stuzzicare il capezzolo che diventava sempre più duro, mentre lei, con una mano nella bocca, tratteneva i gemiti. La mia erezione si faceva ancora più dura.
“Se ti piacciono… cosi ta-ah-nto le mie tette… posso.. ah…”
Non finì la frase, era presa dal piacere. Sicuramente stava fingendo, non ero cosi bravo. Stavo solo facendo le prime cose che mi capitavano a tiro. Le lasciai i seni mentre si alzò. Lei si accasciò di nuovo davanti a me per iniziare a leccarmelo nuovamente. Stavolta i movimenti erano diversi. La lingua partiva dalla base e proseguiva lentamente fino alla punta. Una volta arrivata alla fine, aprì la bocca e prese la punta. Il calore e l’umidità dei baci. Riuscivo a sentirle sul mio pene. Andò più a fondo, per poi tornare di nuovo su. Un movimento perpetuo. Il calore si espandeva. Iniziai ad ansimare, e lei iniziò ad andare più veloce, per poi fermarsi. Uscì un attimo, per poi riprendere subito. Continuava ad andare più veloce. Sempre più veloce. Era sempre più calda. Non riuscivo a trattenermi.
“Se continui così… verrò…”
Rallentò. Fece attorcigliare la lingua intorno al mio pene e poi uscì.
“Se devi venire, ti faccio venire così”
Prese i suoi seni, li allargò e mise ci l’arnese in mezzo, per poi stringere bene. La morbidezza abbracciava il mio pene. Le mosse lentamente. Quella sensazione che rinchiudeva tutto il pene mi faceva godere.
“È caldo.. sta pulsando…” diceva lei. Non la stavo ascoltando. Ero concentrato sul trattenermi, non volevo sembrare un debole. Trattenni con tutte le mie forze.
“Se vuoi venire, fa pure… Voglio tutto… Voglio tutto il tuo succo…”
Non vidi più nulla e mi feci travolgere dal piacere. La mia mente si annebbiò, presa dall’orgasmo. Un denso succo bianco le sporcò la faccia e le sue tette. Entrambi lanciammo un urlo di piacere, seguito da una serie di respiri. Il mio sguardo era rivolto al soffitto, ma si mosse su di lei al suono di alcune parole:
“È buono… Ne voglio ancora…”.
Abbassai lo sguardo e la vidi mentre leccava i suoi seni, in cerca di sperma. Partì subito una nuova erezione. Vedere lei con i suoi seni nelle braccia, mentre la lingua cercava una goccia di liquido proveniente da me, era troppo eccitante. La lingua passò sulla parte alta del seno, fino a raggiungere il capezzolo, per poi racchiuderlo in bocca e succhiarlo con tutte le forze.
“Voglio mangiarti io” dissi. Lei mi fece stendere sul letto, per poi posizionarsi sopra di me. Prendemmo la posizione del 69. Notai che aveva ancora le mutandine indosso. Le spostai e vidi le sue labbra. Non le avevo mai viste dal vivo. Le aprii pian piano, e sentii lei, con il mio pene in bocca, gemere leggermente. Le aprii completamente, fino a vedere la bocca dell’utero. Mossi il mio dito e lo infilai dentro, con cautela. I gemiti diventarono più forti. Iniziai ad imitare la sua tecnica. Andai a fondo, poi uscii lentamente, per poi tornare di nuovo in fondo. Aumentai il passo. Sempre più veloce, sempre più veloce. Poi mi fermai e presi un secondo dito. Ricominciai a spingere le dita in fondo. Più in fondo che potevo. Poi le tirai fuori lentamente, e le rimisi in fondo, aumentando il passo. Lei si alzò, con la testa rivolta in aria. Mi fermai di scatto, pensavo di averle fatto male.
“Scusa! Non sono ancora bravo… Sono un vero disastro…”. Si girò verso di me, con una faccia rossa, la bocca aperta e, ansimante, mi rispose:
“Ma che… stai… ah.. dicendo…. Stavo per venire….”
Dopodiché si buttò su di me, con la schiena sul petto. Ansimava ancora. Le sue braccia si avvolsero dietro la testa mentre le mie erano incrociate sulla sua pancia. Prese dolcemente il mio arnese, e lo puntò verso le labbra. Si girò verso di me e mi baciò, mentre spinse la punta dentro la sua passerina. Pian piano, lo spinse più a fondo, finché non entrò tutto. Lei mi avvolgeva interamente, come se mi abbracciasse il pene. Iniziai a muovere le anche. Diedi la prima botta. Sentii che sbattevo contro qualcosa. Avevo raggiunto la bocca dell’utero. Spinsi ancora di più. Poi mi feci indietro. Quasi per levarlo tutto. Rimase dentro solo la punta. Lo infilai nuovamente dentro, lentamente. Lei tremava, proprio come me. Avevo la mente completamente bianca, non riuscivo a pensare a nulla. Riuscivo a concentrarmi solo sul piacere del momento. Andai avanti lentamente finché lei non si alzò. Si girò verso di me, ed iniziò a muovere le anche. A differenza mia, i suoi movimenti erano forti, profondi e veloci. Nel muoversi, le sue tette balzavano qua e là, con movimenti altrettanto bruschi. Presi il sedere con le mani ed iniziai a muovere le mie anche, per mandare il pene ancora più a fondo. Mi alzai lentamente anche io, per finire con le sue tette nella faccia. Presi il capezzolo con la bocca e succhiai con tutte le forze, mentre la lingua, all’interno, lo stuzzicava. Il ritmo aumentava, i gemiti si facevano più forti, il fiato più pesante.
“Vieni! Vieni! Vienimi dentro! Riempimi col tuo succo! Voglio l’utero pieno di sperma!”
Stavo per raggiungere l’orgasmo, perciò presi le mie ultime forze e diedi una grande spinta fino in fondo, per poi spruzzare un fiume bianco nel suo utero. Lei si contorceva all’indietro, mentre io mi piegavo verso di lei. Cademmo sul materasso, ansimanti e stanchi. Ci guardammo negli occhi, ci scambiammo un ultimo bacio, per poi finire abbracciati sotto le coperte, dove il piacere prese il sopravvento e Morfeo ci cullò fino ad addormentarci, l’uno nelle braccia dell’altro.
   
 
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