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Autore: Pendragon    09/08/2015    2 recensioni
| Caleo | Mortal!AU | Long distance relationship | 1829 parole |
Leo, durante una vacanza con i suoi genitori, conosce Calipso, una bellissima ragazza dalla quale rimane ammaliato.
All'inizio alla ragazza Leo faceva solo provare una profonda irritazione ma si sa: alla fine Leo Valdez riesce a conquistare tutti.
♠ ♠ ♠
Era iniziato tutto così, con una risata. Una risata e Calipso aveva iniziato a considerare quella specie di elfo ispanico qualcosa di diverso da stupido e irritante; aveva iniziato a considerarlo interessante e simpatico tanto da iniziare a passare del tempo con lui mentre il ragazzo era in vacanza nell’Hotel della sua famiglia.
Avevano legato
troppo e in fretta e, quando il soggiorno di due settimane della famiglia Valdez era finito, la separazione era stata piuttosto triste e Calipso aveva fatto qualcosa che aveva sorpreso Leo e se stessa.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Leo Valdez, Leo/Calipso
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pendragon's Notes

Heeey! What’s up you guys? Pendragon is here ♥
Lasciate che vi presenti il frutto del mio lavoro concepito alle due e mezza di notte quando il sonno tardava ad arrivare!
Sì, be’, quando Morfeo si dimentica di venirmi a trovare devo trovare un modo per impiegare il tempo e sfortunatamente per voi  la scrittura (insieme alla lettura) mi rilassa tantissimo e quindi…
Questa idea mi è saltata in mente mentre la bellissima riproduzione casuale mi ha deliziata con “If these sheets were the states” degli All Time Low (canzone e gruppo in generale che vi consiglio assolutamente di ascoltare!) e mi sono venute in mente le long distance relationship e poi mi son detta “Certo che la Caleo sembra proprio una relazione a distanza” e da qui è partita l’idea per questa AU :’3 il titolo è proprio la frase che mi ha ispirata di più u.u
Spero che non sia un epic fail colossale e che vi piaccia :3
Fatemelo sapere in una recensione, se vi va ♥
E niente, ora sparisco e vi lascio alla lettura u.u
Baci,


Pendragon 

 
 I settle for long distance calls
 
 
«Allora ho detto “Papà, il filo verde va attaccato a quello giallo!” e lui “quello verde va attaccato a quello blu” e alla fine… indovina!» Leo gesticolava mentre parlava, un grande sorriso in volto come se stesse raccontando le barzelletta migliore del mondo. Calipso, dall’altra parte dello schermo del computer, incrociò le braccia al petto, mentre una ciocca dei suoi capelli color zucchero fuso  le cadeva davanti agli occhi. Nonostante in viso avesse un’espressione poco interessata i suoi occhi, che mai sfuggivano allo sguardo di Leo, lasciavano trapelare un certo interesse.
«Quello verde andava con quello rosso?» avanzò la ragazza.
Leo spalancò la bocca con fare indignato. «No ma, voglio dire, ti senti? Quello rosso con quello verde?» il ragazzo schioccò le dita. «Raggio di sole, questa è la vita vera, non un film di fantascienza! Il rosso andava con il blu
«Ah, certo,» disse sarcasticamente Calipso. «ora cambia tutto.»
Leo spalancò le braccia. «Esatto! Un giorno, dolcezza, la tua vita dipenderà da ciò.»
Calipso rise e Leo si rese conto di quanto amasse la risata della ragazza.
Se ne era innamorato la prima volta che era riuscito a farla ridere, sei giorni dopo il loro primo incontro, e da allora cercava sempre, in tutti i modi, di farle emettere quel suono raro e dolce, un suono che dava assuefazione.
Si erano conosciuti in estate. Leo, insieme ad Esperanza ed Efesto, i suoi genitori, era andato a godersi una  vacanza su un’isola dal nome impronunciabile dove si trovava l’Ogigia Hotel, un posto che sembrava il paradiso. Apparteneva ai coniugi Atlante e Pleione Nymph. Il primo era un uomo sempre stressato, stanco ed indaffarato – neanche dovesse reggere il cielo con le sue spalle! – e Leo era lieto di averlo visto solo due volte durante la sua vacanza; la seconda era una donna più tranquilla e rilassata, molto gentile e, a dirla tutta, anche un po’ noiosa. Aveva parlato per un’ora intera a sua madre delle lumache, raccontando aneddoti che, secondo lei, erano divertentissimi. Erano due individui particolari, certo, ma avevano una figlia meravigliosa che, dopo una serie di insistenze da parte di Leo, si era presentata come Calipso Nymph, la figlia dei padroni del Hotel
All’inizio Calipso non sopportava Leo – o almeno così diceva.  Ogni qual volta che lo vedeva non faceva altro che alzare gli occhi al cielo e a cercare di allontanarsi ma, si sapeva bene, Leo non si faceva fermare da queste cose. Aveva insistito così tanto che, sei giorni dopo, Calipso aveva riso divertita per una battuta che il ragazzo aveva fatto e questo, con un sorriso compiaciuto, aveva continuato a cercare di estorcere una risata alla ragazza poiché ne era assuefatto.
Era iniziato tutto così, con una risata. Una risata e Calipso aveva iniziato a considerare quella specie di elfo ispanico qualcosa di diverso da stupido e irritante; aveva iniziato a considerarlo interessante e simpatico tanto da iniziare a passare del tempo con lui mentre il ragazzo era in vacanza nell’Hotel della sua famiglia.
Avevano legato troppo e in fretta e, quando il soggiorno di due settimane della famiglia Valdez era finito, la separazione era stata piuttosto triste e Calipso aveva fatto qualcosa che aveva sorpreso Leo e se stessa.
Poco prima che Leo lasciasse definitivamente l’Ogigia Hotel Calipso lo chiamò, correndogli dietro. Quando furono abbastanza vicini lei, senza pensarci due volte, lo baciò. Non era da lei fare così e, nonostante le fosse piaciuto, si chiedeva costantemente perché.
E non lo aveva solo baciato, no. Gli aveva anche dato il suo numero! Subito dopo il bacio aveva lasciato scivolare la sua mano in quella di Leo, lasciando un bigliettino con una serie di numeri scritti.
Leo, chiaramente, non aveva perso tempo a contattare la ragazza e avevano continuato il loro rapporto. Leo iniziava a realizzare sempre di più che provava qualcosa di grande per Calipso e ogni volta che si video chiamavano e vedeva gli occhi color nocciola della ragazza il suo cuore saltava un battito e gli angoli della sua bocca si incurvavano, lasciando dipingere sul suo viso un sorriso sincero, dolce, felice. Calipso faceva provare qualcosa al ragazzo, qualcosa di grande, forte e antico quanto la terra stessa, quel sentimento che si prova almeno una volta nella vita.
Così, poiché con il passare del tempo il sentimento cresceva, Leo aveva deciso di parlarle riguardo ai suoi sentimenti – sentendosi andare a fuoco durante l’intero colloquio – e dopo che, insieme, ne avevano parlato, avevano deciso di iniziare una relazione a distanza, che andava avanti ormai da quattro mesi.
Non si erano più visti da quel giorno all’Ogigia Hotel dal vivo perché Calipso era impossibilitata a lasciare il luogo, poiché lavorava anche lei con i suoi e suo padre non voleva rinunciare al personale, e Leo non era mai riuscito ad andarla a trovare. Leo non era certo un fan di questa situazione, dato che desiderava sempre stringere forte Calipso fra le sue braccia e inspirare quel buonissimo odore di cannella e cocco – probabilmente dovuto alla crema solare – che la ragazza aveva sempre, ma aveva deciso che non sarebbe durata  ancora molto, parola di Leo Valdez!
«Dopo domani è il tuo compleanno.» ricordò il ragazzo, giocando con del fil di ferro che precedentemente si trovava sulla sua scrivania.
La ragazza annuì, facendosi vento con un ventaglio per cercare di sottrarsi al caldo di Luglio.
«Che farai?» chiese Leo interessato.
«Nulla.» rispose lei stringendosi nelle spalle. «I miei mi hanno dato il giorno libero per il mio compleanno. Starò sola tutto il giorno ma non importa, mi farà bene prendermi un po’ di tempo per me stessa.»
«Tua sorella?» il ragazzo non era particolarmente interessato alla sorella della fidanzata ma voleva solo portare avanti quella conversazione perché non avrebbe mai voluto dire “buona notte, Cal, a presto”, come ogni notte del resto.
«Zoe è in viaggio con Artemide, la sua ragazza, e altre ragazze a me sconosciute.» spiegò.
«Capito.» disse Leo. «Meglio soli che male accompagnati.» le sorrise.
«Sì, sì hai ragione.» rispose Calipso. Leo gonfiò il petto con fare orgoglioso a quelle parole e poi, con aria di superiorità, disse: «Sono Leo Valdez, Raggio di Sole. Leo. Valdez. Ho sempre ragione!»
«Io avrei da ridire.» Calipso aveva un mezzo sorriso divertito stampato sul viso.
«Infedele! La mia ira si abbatterà su di te!» esclamò Leo puntando il dito contro lo schermo del suo computer.
«Sì, certo. Non vedo l’ora.» replicò sarcasticamente la ragazza. «Be’, si è fatto tardi, devo andare. Buona notte, Leo.»
Leo sospirò, dando uno sguardo al pezzo di carta che aveva sulla scrivania. «Buona notte, Raggio di Sole.» disse. «Aspetta!» aggiunse poi con urgenza. Calipso inarcò un sopracciglio.
«Come fai a dare la buona notte ad un raggio di sole? Se ci pensi ti ho dato una buona notte super insensata per tutto questo tempo!» disse il ragazzo.
Calipso ridacchiò. «Tutto ciò che dici non ha senso, sai che cambia.»
Leo assunse un’espressione oltraggiata e, con un bacio soffiato via dalla punta delle dita, Calipso si disconnesse. Leo guardò lo schermo dove il viso di Calipso non c’era più e si decise a spegnere il computer e andare a letto, perfettamente conscio che quella dell’indomani sarebbe stata una lunga giornata di attesa.
Infatti, il giorno precedente al compleanno di Calipso, Leo era più iperattivo del solito e davvero poco concentrato. Efesto lo riprendeva per questo suo essere distratto ma, mentre lo rimproverava, non poteva fare a meno di accennare un sorrisetto, sapendo benissimo  perché suo figlio fosse così sbadato, quel giorno.
Esperanza donava sguardi complici e divertiti a Leo ogni qual volta che il figlio guardava l’orologio, impaziente di vedere la fine di quella giornata.
Jason gli aveva detto “Se non ci pensi la giornata passa più in fretta” ma come poteva non pensare a che cosa avrebbe fatto il giorno seguente? Era impossibile.
Aveva ricontrollato sette volte la valigia con sua madre che, dopo la terza volta, aveva iniziato a guardarlo con fare preoccupato.
Finalmente, poi, era giunta la sera e, dopo aver chiamato Calipso – era stata dura cercare di sembrare naturale – e averle cantato tanti auguri a te sostituendo “dolce vecchietta di diciotto anni” a “Calipso”, come se lui non gli avesse compiuti poi, a mezza notte in punto, Leo andò a dormire, mettendo tre sveglie per assicurarsi di svegliarsi e non perdere l’aereo. Leo già vedeva cartelloni in ogni città, se fosse successo: “Mamma ho perso l’aereo e non sono riuscito ad andare a trovare la mia ragazza nel giorno del suo compleanno nonostante avessi preparato tutto mesi fa!”. Sarebbe stata un’ottima trama per un film, secondo lui.
Inutile dire che quelle sveglie non servirono! Leo era già in piedi da un quarto d’ora quando la prima sveglia suonò e correva per casa, cercando di capire se aveva dimenticato qualcosa e dandosi pizzicotti perché voleva essere sicuro che non stesse sognando. Efesto lo costrinse a salire in macchina e a calmarsi, mentre Esperanza usciva di casa con la valigia del figlio.
“Siamo arrivati?” era tutto ciò che Leo chiese durante il tragitto fino all’aeroporto, testando la pazienza dei suoi genitori che, probabilmente, stavano pensando di fermarsi in mezzo al nulla e abbandonarlo.
Quando intravide l’aeroporto iniziò a sorridere felice. Salutò i suoi genitori stringendoli in un abbraccio e sua madre, dopo avergli baciato la guancia, disse: «Buon viaggio.»

 
♣ 

Era stato un buon viaggio, in effetti. Forse un po’ più lungo di quanto Leo ricordasse ma era stato un buon viaggio. Stava aspettando un taxi mentre si scambiava dei messaggi con Calipso e, quando questo arrivò, chiese senza troppi preamboli di essere portato all’Ogigia Hotel. L’uomo seduto davanti a lui fece partire la vettura velocemente, conducendo Leo fra le braccia del suo amore. Notando l’impazienza di Leo, chiaramente, iniziò a porgli un’infinità di domande, finendo poi per parlare della sua ex moglie. Il ragazzo, utilizzando i vari metodi che aveva imparato a scuola, si fingeva interessato a quella storia.
Quando il taxi giunse a destinazione Leo ci si catapultò fuori, pagando e ringraziando il conducente. Sorridendo allegro andò dietro all’Hotel, trovandoci il sentiero che conduceva a casa di Calipso e prese a percorrerlo.
Ed eccola la.
La casa di Calipso aveva un grande e bellissimo cortile, davanti, delimitato da una recinzione in ferro nero. Suonò il campanello e, pochi secondi dopo, il cancello si aprì con un rumore freddo e metallico ma che a lui sembrò il suono del paradiso. Stringendo forte la valigia camminò velocemente verso la porta d’ingresso di legno di ciliegio. Aspettò pazientemente e, ad un tratto, la porta si aprì velocemente, rivelando una Calipso abbastanza scioccata. Aveva la bocca aperta, coperta da una mano, e gli occhi che si stavano pericolosamente appannando.
Leo fece un enorme sorriso. «È qui la festa? » chiese allegro.
Calipso gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò forte, per poi baciarlo con trasporto. Leo aveva bramato quel bacio per così tanto tempo… quando le loro labbra si separarono, Calipso alzò la testa per guardare Leo negli occhi. «Sei in ritardo.»

 
  
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