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Autore: xshesagleek    09/08/2015    4 recensioni
|Newtmas|AU|OOC|
Newt è uno studente di legge a Chicago, appena trasferitosi da Plymouth.
Un giorno, tornato da una giornata stressante di lavoro nello studio legale, incontra un barista totalmente diverso da lui, con un segreto che nessuno sa, che però lo attira tremendamente.
Che cosa succederà tra i due?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Newt, Thomas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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first chapter.

I pick my poison and it's you,
nothing could kill me like you do. 
You're going straight to my head,
and I'm heading straight for the edge.

L'unica cosa che sentiva in quel momento era il dolore persistente alla schiena. Ancora non era riuscito a farsi recapitare il nuovo materasso che aveva ordinato ed era per questo che la prima notte nel suo nuovo appartamento l'aveva passata sul pavimento. Aveva preso il sacco a pelo che, chissà per quale strano motivo, la madre gli aveva fatto portare e si era adagiato sul pavimento di legno della casa. 
Aveva dormito circa quattro ore, non esattamente l'ideale in vista del primo giorno di lavoro, e soprattutto aveva sentito il gelo entrargli fin nelle ossa. Quando poi la luce del sole era penetrata dalla sottile tendina bianca che aveva appeso il giorno prima e la sveglia aveva cominciato a trillare insistentemente, ricordandogli con quell'assurdo rumore che doveva alzarsi e cominciare il lavoro, aveva deciso che per lui le ore di sonno erano ufficialmente finite, e che doveva alzarsi. Con disperazione Newt guardava, ora, il colore un po' pallido del caffellatte che aveva riempito la sua tazza preferita, quella con il muso di un cane, che possedeva da quando aveva circa otto anni. Prese un biscotto dalla forma rotonda, pescandolo nella grossa busta che aveva comprato al supermercato, e lo intinse nel miscuglio, lasciandolo lì per un po', finché, assonnato com'era, non si accorse che si era rotto ed ora galleggiava sulla superficie della tazza, chiedendo silenziosamente aiuto.
Un po' come stava facendo lui ora.
Poteva immaginarsi: seduto al bancone della cucina, la testa poggiata al pugno chiuso, gli occhi semi aperti, che fissavano quei biscotti come se potessero essere la sua salvezza. E l'orologio ticchettava.
Cazzo. L'orologio ticchettava. 
Subito alzò il viso, leggendo l'ora. Le 7.30, avrebbe dovuto inziare il lavoro in mezz'ora. E doveva ancora vestirsi, e prendere la metro. Perfetto.
Si alzò velocemente dallo sgabello su cui era seduto e corse in camera da letto, a scegliere i vestiti. Si lavò il viso, i denti, in fretta si mise le lenti a contatto ed uscì di casa, cominciando a correre freneticamente verso la fermata della metropolitana più vicina a casa sua. Scese di fretta le scale del sottopassaggio, e si ritrovò davanti le porte aperte del suo treno. In meno di due decimi di secondo era già dentro, ringraziando una qualche divinità che quel giorno aveva deciso di assisterlo.
Si guardò in giro, scovando un posto poco più in là, anche se avrebbe dovuto fare poche fermate, non si reggeva in piedi. Quel pavimento era davvero il posto più scomodo sul quale aveva dormito in 22 anni di vita, e quando era al liceo aveva sicuramente dormito in molti posti strani.
Le fermate scorrevano una per una, la gente saliva, scendeva, e Newt osservava tutti con gli occhi assonnati, incapace di capire come potessero avere tali energie. E poi si rispose: probabilmente loro dormivano sul materasso.
Sospirò, stringendosi al petto la cartella che si era portato dove, si supponeva, avrebbe dovuto riporre scartoffie varie, magari di qualche caso che si sarebbe portato a casa. I suoi occhi marrone scuro scorrevano veloci quasi quanto le fermate della metro, quando si accorse che la sua era la prossima, e si alzò in piedi. Era strano come ogni volta semplicemente sedendosi su un sedile, i pensieri gli affioravano in testa. Era come se la metro lo conciliasse a pensare, eppure lui non l'aveva mai usata così spesso, a Plymouth si muoveva sempre con la macchina, o al massimo con qualche autobus urbano. Aveva tutto vicino casa, una villetta sperduta nel verde di quella cittadina inglese, ma Chicago era un centro urbano americano. Totalmente un'altra cosa.
Scese alla sua fermata ed uscì, lasciandosi alle spalle l'aria viziata di quei tunnell sotterranei ed uscendo, finalmente, all'aria aperta. Secondo i suoi calcoli, l'Ankin Law Office, era a circa cinque minuti di camminata dalla fermata della metro.
Si mordicchiò un labbro, leggendo i nomi di tutte quelle strade che si era studiato qualche settimana prima del trasferimento, facendo in modo di arrivare lì già preparato grazie all'ausilio della sua buona memoria, e cominciò a muovere incerto i primi passi verso la Grande Avenue. Con lo sguardo passava tutti i negozi lì vicino, finché una targa dorata non gli saltò agli occhi.
Ankin Law Office LLC
Personal Injury Attorney 

Esultò mentalmente, esibendo un gigantesco sorriso a 32 denti, fiero di sé stesso.
Entrò quindi nel grande edificio che quasi toccava il cielo e si affrettò a dirigersi verso quello che sembrava una sorta di punto informazioni: un bancone con una donna sulla quarantina, vestita elegante, che parlava al telefono, mentre scribacchiava qualcosa su un blocchetto.
Quando vide il biondino si affrettò a chiudere la chiamata, e si rivolse immediatamente a lui.
« Buongiorno, signore. Come posso esserle d'aiuto? »
« Salve, uhm ... sono Newton Richardson, sono qui grazie alla borsa di studio, l'Università di Plymouth ... » Disse lasciando la frase in sospeso, sperando che la donna carpisse quella specie di informazioni che il biondino le aveva fornito.
Si alzò immediatamente dalla sedia, voltandosi e cercando qualche scartoffia, evidentemente, mentre ripeteva Newton Richardson come fosse un mantra. Il ragazzo era intento a mordersi l'interno della guancia, sperando che tutto andasse per il verso giusto.
Finalmente, poi, la donna esibì una cartella gialla, voltandosi verso di lui con un sorriso stampato in volto.
« Eccoti qui Newton! E' il tuo primo giorno, giusto? Sì, è un piacere, io sono Angelica e lavoro all'Ankin Law Office da circa cinque anni, ora chiamo subito il tuo supervisore. »
Il ragazzo non fece nemmeno in tempo a chiedere supervisore? che subito Angelica si mise al telefono, di nuovo. Aveva i capelli neri raccolti in un elegante chignon, ed un tallieur grigio faceva capolino da sotto la scrivania. Osservandola meglio Newt potè notare che aveva dei tratti come ... ispanici. Quando rimise giù la cornetta anche lei si voltò verso di lui.
« Il signor Huang sta arrivando per lei, passi un buon primo giorno di lavoro! »
E si rimise al telefono. 
Newt annuì mestamente, voltandosi alla ricerca di un signore, molto probabilmente cinese, che veniva verso di lui. Invece, dopo pochi minuti, spuntò fuori un ragazzo quasi della sua stessa età, sempre dai tratti orientali. Un sorriso imbarazzato nacque sulle labbra sottili di Newt, che si apprestò a stringere la mano all'altro ragazzo, che si era appena avvicinato.
« Newton, è un piacere. Il mio nome è Minho e lavoro qui da un paio di anni. Dato che anche io, come te, ho avuto un posto qui grazie ad una borsa di studio, il signor Ankin mi ha detto che per oggi sarò la tua guida in questo labirinto. » 
Newt studiò Minho per un attimo, mentre annuiva e lui continuava a parlare dei convenevoli. Era alto, slanciato e vestito di tutto punto. I capelli mori erano sparati in alto in una sorta di cresta e la sua parlantina aveva già riempito metà del cervello di Newt.
« Ora, se non ti dispiace Newton, ti porto a fare un giro dell'ufficio, che ne pensi? Oh, ti dispiace se ci dessimo del tu? Da come posso notare anche tu sei un po' più giovane della popolazione di quest'ufficio. »
A parte il fatto che non aveva seguito metà delle cose che gli aveva detto, sì, era d'accordo. Per entrambe le cose.
« Va benissimo. Sia per quanto riguarda il tour sia per il tu, comunque puoi chiamarmi Newt. »
Nessuno era solito usare il suo nome completo, a Plymouth. Newton era un nome troppo sofisticato, per quanto lo riguardava; l'abbreviazione Newt, che gli era stata data dalla madre, lo rappresentava di più.
« Allora okay, Newt. Seguimi pure. »
In circa dieci minuti Minho gli aveva fatto fare un giro completo di tutte le persone che lavoravano in quello studio legale. La maggior parte di loro erano tutti uomini e donne sulla quarantina o cinquantina, in più c'erano alcuni ragazzi della sua età, che si apprestavano a correre da un ufficio all'altro.
Per un momento Newt si chiese se anche lui avrebbe dovuto correre da un ufficio all'altro come un pazzo, in quei primi giorni, ma l'irrequieta parlantina di Minho lo distraeva troppo, mentre seguiva con gli occhi tutti i movimenti delle sue mani, che si agitavano in aria.
« E quindi, questo è lo studio in poche parole. »
Poche parole? Sul serio?
« Ora vieni che ti mostro la tua postazione. »
Newt seguì nuovamente Minho in quel labirinto di corridoi e porte a vetri. Il biondino non era mai stato un tipo molto propenso a parlare, tentava sempre di rimanere nella media, di confondersi con l'altra gente, non amava mettersi in mostra o risaltare in qualcosa.
Ecco anche perché spesso si ritrovava senza nessuno. I pochi amici che aveva conosciuto al liceo o al college erano sempre ragazzi con cui doveva fare dei progetti, che riuscivano a strappargli qualche parola in più dalla bocca, ma non aveva mai avuto quel tipo di giretto d'amici che spesso si aveva a quelle età, né tantomeno una storia d'amore.
Newt era sempre stato consapevole che lui non amava come un ragazzo normale. Non guardava i sederi alle ragazze, o sbavava dietro a quella più figa del liceo. A lui piacevano i ragazzi. Lo sapeva da sempre, anche i suoi amici lo sapevano e non avevano mai detto nulla a proposito, solo perché di solito si prendeva cotte per ragazzi irrangiungibili, o etero.
Si fermò davanti ad un'altra porta a vetri, insieme a Minho. Buttò un occhio al suo interno per scorgervi una scrivania vuota, i muri bianchi, immacolati, e una grande finestra proprio dietro la sedia.
« Benvenuto nel tuo regno, pive. »
I denti bianchi dell'altro ragazzo lo colpirono, mentre si rendeva conto, piano piano, che Minho gli stava praticamente dicendo che quello era il suo ufficio. Un sorriso spontaneo nacque sul volto del ragazzo mentre entrava nella stanzetta riservata alla sua persona.
« Io direi che puoi cominciare subito. La vedi quella pila di fogli? Sono tutti casi risolti. Mettili in ordine cronologico, dal più lontano al più vicino, e poi in quella scatola. Oh, e quando trovi due minuti di tempo la macchinetta del caffè è vicino all'entrata, saresti così gentile da portarmi un macchiato freddo? Grazie mille, biondino! »

La giornata dentro quello studio legale era davvero sfiancante. Newt aveva corso per tutta la sua permanenza in quello studio, quel giorno, da un ufficio all'altro, portando caffè (soprattutto a Minho), scartoffie, fotocopie e fax, passando telefonate.
E ancora non aveva nemmeno avuto l'opportunità di vedere un caso dal vivo.
Quando il sorriso bianco del ragazzo orientale spuntò dal muro del suo ufficio Newt cominciò a temere il peggio. Ma poi le parole "la tua prima giornata è ufficialmente finita, pive!" spuntarono fuori dalle labbra di Minho, e Newt potè sentire il sangue fluirgli di nuovo al cervello e le sue sinapsi connettere di nuovo.
Si alzò in fretta, salutando tutti con un sorriso timido e una mano impegnata a reggere un bicchiere di caffè quasi finito, e corse praticamente via da quell'ufficio. In un batter d'occhio finì il caffè che reggeva in mano ed uscì dall'ufficio, buttò in un cestino poco vicino il bicchiere di cartone e si riavviò la valigetta sulla spalla, cominciando a camminare verso la fermata della metro che lo avrebbe riportato a casa.
Il buio era sceso, oramai, su Chicago, e il biondo si rese conto che non aveva nemmeno visto l'ora, uscendo dallo studio legale.
Guardando l'orologio realizzò che era troppo tardi per mangiare, ma anche troppo presto per tornare a casa. In lui c'era sempre stata quell'indole un po' curiosa che lo spingeva ad esplorare ogni luogo in cui si trovava, ed essendo arrivato da poco in quella città voleva ancora dare un'occhiata in giro, quindi prese a girare un po' le strade, finché un'insegna non catturò la sua attenzione.
The Moonlight Pub
Newt alzò un sopracciglio, fermandosi davanti alla porta d'ingresso, un labbro stretto in mezzo ai denti. Era tardi, lo sapeva, domani gli sarebbe toccata un'altra giornata del suo nuovo lavoro, se così lo poteva definire, eppure la voglia di entrare e prendersi qualcosa era più forte di qualsiasi altro pensiero.
Quando varcò la soglia si osservò per un attimo intorno, notando i tavoli gremiti di gente che rideva, beveva, mangiava, parlava, si divertiva. Tutta vita notturna. A Plymouth non era così, c'era sempre vita, sì, ma fino ad una certa ora, poi solamente gli ubriaconi giravano per la cittadina, non i giovani, non come lì a Chicago. Spostò poi lo sguardo sul bancone, dove c'erano un paio di camerieri intenti a sistemare gli ultimi bicchieri. C'erano un paio di persone che chiacchieravano allegramente anche lì, ma evidentemente i camerieri non avevano da fare, quindi con piccoli passi si diresse lui, al bancone.
La prima cosa che notò fu la schiena di uno dei due camerieri, quello moro. Era larga e anche da dietro quel ragazzo sembrava incredibilmente attraente. Sospirò, richiamando l'attenzione proprio del moretto, che in pochi secondi si voltò, un sorriso stampato in volto.
Newt lo studiò per qualche secondo, studiò il suo naso leggermente all'insù, gli occhi marroni, i capelli mori, sistemati con un po' di gel.
« Cosa posso servirti, biondino? »
Fu allora che Newt lo riconobbe. Era il ragazzo che aveva visto al parco.
E, cavolo, se era bello.


NdA: 
E salve a voi, cari lettori! Ebbene ho deciso, dato che ho già un po' di capitoli pronti, di pubblicare un capitolo ogni 5 giorni circa, anche perché i feels per questa ff stanno aumentando sempre di più. Se poi volete seguire ogni spoiler o cose varie riguardo la fanfiction basta che mi seguite su twiiter (sono @dareflowers_ lol) dove pubblico sempre scleri e/o spam e/o spoiler AHAHAHHA
Anyway, passando a questo primo capitolo ... vediaaaaamo: Newt ha finalmente cominciato a lavorare -- porello, aggiungerei -- allo studio legale, sfruttato al massimo da Minho. Non preoccupatevi, lui è carino, e finalmente poi Newt avrà l'occasione di conoscere il "ragazzo del parco", ma mi sa che vi ho lasciato con un bel chifflanger, vero?
Ringrazio, nel frattempo, la mia collaboratrice Asia, nonché mia editor personale, tvb amika, che mi ricontrolla i capitoli e mi corregge l'itagliano, e ringrazio tanto anche sgranocchiandotacchino aka Ilaria che mi ha recensito il prologo e anche la OS sempre Newtmas che ho scritto, le tue recensioni sono sempre le più belle!
Vi aspetto per il prossimo capitolo! <3
  
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