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Autore: NonLoSo_18    11/08/2015    3 recensioni
Perchè l'amor fraterno è una fiamma che non si spegne mai...
Portuguese D. Ace è ancora un bambino quando mangiò il frutto Mera-Mera.
Anche se Ace bambino è lievemente diverso dall'originale(pour non discostando molto), il suo affetto per Rufy è rimasto intatto.
Anzi se possibile è ancora pù forte.
ELLY D CHAN
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'My brother, My sister'
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Sei speciale, ti voglio bene

Ace era tranquillo quel mattino. Stava all'ombra di un albero ad intagliare un bastone con un coltellino svizzero, con l'intento di crearci un arma adatta. Perchè, francamente, sotto il solleone di Luglio e quaranta gradi, non gli andava di scendere in paese a sentire quello che dicevano su Gold Roger, suo padre, anche perchè finiva sempre in insulti e risse, cosa che preferiva evitare visto il caldo fuori, dato che già adesso, alle nove e mezza del mattino (che lì era il momento più fresco della giornata) e all'ombra di un albero, stava morendo di caldo.

Essere fatti di fuoco non è sempre una cosa positiva. Cioè, era mitico poter manipolare e trasformarsi in fuoco, senza contare che poteva stare in canottiera in inverno, ma adesso in estate, Il calore del frutto Mera-Mera che ha ingerito qualche mese fa gli faceva sembrare di stare in un forno.

Per questo motivo il ragazzo se ne stava buono sotto l'albero al fresco, con la speranza che quello potesse essere un giorno normale.

-Aceee! Presto, dobbiamo giocare!!-

Ace sospirò esasperato.

No, con Rufy non poteva essere un giorno normale, ne era certo.

Rufy era il suo fratellino, più piccolo di lui di tre anni. Bhè, non proprio suo, anche di Sabo, che pure se non c'era più continuava a vivere nei loro cuori(anche se non lo avrebbe mai ammesso) come persona e come fratello.

Comunque, Rufy raggiunse il povero ragazzo accaldato, lo prese per una spalla e iniziò a scuoterlo violentemente, ripetendo che dovevano ASSOLUTAMENTE giocare insieme.

Ace ultimamente gliele dava tutte vinte ma stavolta, un po' per il caldo, un po' perchè non ne aveva voglia, un po' perchè doveva far valere la sua autorità di fratello maggiore, decise che non si sarebbe mosso di lì.

-Và a giocare da solo- rispose, spingendolo con la mano un po' più in là.

-Ma Ace...- rispose lui facendo gli occhioni tristi. No, non un altra volta.

Ace dovette far appello a tutta la sua forza di volontà per dirgli di no. Fortunatamente riuscì a non farsi smuovere e a mettersi la maschera da duro.

-No, Rufy. Ora non ho voglia di giocare, chiedilo a qualcun altro-

-Ma io voglio giocare con te!-rispose lui, ora sul punto di piangere:-Con il mio fratellone-

La carta vincente...che però servì solo ad addolcire appena la sua espressione.

-Mi dispiace Rufy. Vai al Grey Terminal e vedi se qualche Barbone vuole giocare con te. Ti diranno di si, petulante come sei- Rispose, trasformando la sua espressione da dolce a un leggero ghigno di scherno. Si era rimesso la maschera da duro.

Rufy capì che non c'era più niente da fare, ma se ci rimase male, non lo diede a vedere. Infatti recuperò subito la sua espressione allegra di sempre:-Va bene Ace. Se però cambi idea avvisami- e dettò ciò si allontanò saltellando fino al paese.

Quando fu ben lontano, si concesse un sorriso, tornando ad intagliare il suo bastone"non cambierai mai, Rufy" si disse.
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Erano passate ormai tre ore ma Rufy ancora non era tornato. Strano, di solito si sarebbe fatto vivo dopo mezzora per assillarlo nuovamente di giocare con lui. Ma probabilmente avrà trovato un nuovo amichetto e si sarà trattenuto a lungo per giocare. Quel pensiero, pur provocandogli una fitta di gelosia, lo tranquillizzò un poco, facendolo ritornare al proprio lavoro.

Passò un altra mezzora e Ace cominciò seriamente a preoccuparsi. Ormai era quasi l'una, Rufy sarebbe dovuto tornare affamato dai giochi e dal caldo, invece ancora niente, non si vedeva. Si impose però di aspettare ancora un pochino prima di agitarsi, tentando di ritornare alla costruzione del bastone. Ma non riusciva a concentrarsi, le mani gli tremavano e la vista gli si appannava mostrandogli le immagini delle cose più brutte che sarebbero potute succedere a Rufy.

Ace adesso aveva paura, era passato un altro quarto d'ora e di Rufy nessuna traccia. Si rizzò in piedi, aspettare ancora non avrebbe fatto altro che preoccuparlo di più, quindi decise di mettersi a cercarlo.

Si costrinse nonostante tutto a ragionare con calma e lucidamente:-Calmo Ace, forse non è così terribile come pensi, magari è da Dadan, ci sono due strade per arrivarci d'altronde, forse Lui ha preso l'altra- ragionò ad alta voce, pur non credendo a ciò che diceva, perchè sapeva che Rufy non avrebbe mai preso l'altra strada da solo, dato che lui era lì, il fratellino sarebbe passato sicuramente ad avvertirlo (urlando) di avere fame.

Corse verso la casa della donna, bussando con foga una volta lì.

Gli aprì una donna dai folti capelli arancioni, un'eterna sigaretta in bocca e una vistosa collana di perle rosse.

-Dadan,DADAN! Rufy è sparito, è qui da te?- Chiese senza troppe cerimonie il ragazzino, gesticolando vistosamente.

-Cosa vuoi che ne sappia, io? Credevo fosse con te- Ribattè quella sbattendo la porta e mormorando:-I mocciosi...-

Ormai il povero Ace aveva il cuore in gola. Corse senza meta, deciso a girarsi tutta Foosha e magari anche il regno di Goa per scovare quel moretto combinaguai che era il suo fratellino.

"è colpa mia" si disse "se io avessi voluto giocare con lui non sarebbe successo niente. Perdonami Rufy" Pensò con un groppo in gola, mentre le lacrime gli rigavano le guance lentigginose. "sono un fratello maggiore fallito, niente al confronto di Sabo, lui si che ci sapeva fare, io ho solo saputo perderlo" e mentre correva e pensava queste cose gli riapparvero davanti agli occhi quelle scene terribili. Rufy poteva essersi perso, o peggio, poteva essere stato attaccato, magari da qualche animale feroce. A quest'ultima, poi, non voleva nemmeno pensarci, perdere Rufy...no! Non se lo sarebbe mai perdonato, Sabo non gliel'avrebbe mai perdonato"Se solo ci fosse Sabo, saprei dove cercare" ma lui non c'era, ed Ace stavolta doveva cavarsela da solo.

Gli tornarono in mente le parole di poco prima:
-vai al Grey Terminal, magari qualche barbone vorrà giocare con te-

Ma certo! Come aveva fatto a non pensarci prima? Il Grey Terminal! Rufy doveva essere sicuramente lì. Ringraziò mentalmente qualsiasi cosa, terrena o ultraterrena che glielo avesse ricordato, asciugandosi rapidamente le lacrime. Preoccupato si, ma che qualcuno lo vedesse piangere era tutta un'altra cosa.

Aveva una dignità da difendere.

Era ormai vicino alla zona, quando una voce gli fece rizzare le orecchie...La voce di Rufy. E non sembravano risate cristalline...piuttosto urla di dolore:-ARGH!LASCIATEMI, LASCIATEMI!-
"Oh no Rufy" pensò Ace "è nei guai"

Corse a rotta di collo verso il Grey Terminal e la scena che gli si presentò era terribile.

 

Tre ragazzini.

Tre ragazzini che tenevano il suo fratellino afferrato per gli avambracci, i polsi inspiegabilmente uniti dalle manette di agalmatolite, e Rufy che piangeva a dirotto, con il moccio al naso, e il corpo pieno di tagli e lividi. Il cappello di paglia, segno caratteristco di Rufy, che giaceva a terra nella polvere.

Di fronte a lui un ragazzino rideva come per schernirlo:
-Ma sentitelo, il futuro RE DEI PIRATI (e calcò particolarmente la parola"Re dei Pirati") che piange e si dispera come un bambino. Ragazzino, tu sei come quel buono a nulla di Roger, stupido e inutile per l'umanità, voi pirati siete solo spazzatura, e tu e Roger siete I RE DELLA SPAZZATURA!!!- Concluse, scoppiando fragorosamente a ridere, seguito dalla sua banda di coetanei.

Okay, passi gli insuti a Roger, suo padre e ai pirati, ma NESSUNO può far del male al suo amato fratellino. Strinse i pugni, incapace di controllarsi e partì all'attacco.

I due ragazzini che stavano afferrando Rufy, videro inspiegabilmente l'orlo dei pantaloni prendere fuoco, e quindi lasciarono andare la presa per spegnerlo, nello stesso istante una nube di fuoco si frapponeva tra Rufy e i teppisti, che storsero la faccia in un espressione di sorpresa, mentre il fuoco assumeva l'aspetto di un ragazzo con i capelli neri come gli occhi e le lentiggini.

Ora che Ace era davanti al ragazzino poteva osservarlo meglio. Aveva i capelli neri a spazzola, e gli occhi castano scuro sfumati verso il nero. La pelle era olivastra e nel complesso era tarchiato e più basso di Ace. Portava una maglietta bordeaux e dei jeans scuri, oltre che un cappello della marina su cui era appuntata una spilla a forma di rosa rosso sangue. Quel ragazzo Ace lo conosceva eccome. Tutti ne parlavano come il "ragazzo modello" Sakazuki Francisco, il figlio di un importante ammiraglio della marina il cui nome gli sfuggiva, se non  sbagliava si chiamava Ama..Ara...Aka...Akainu!

Sakazuki Akainu. Ora che ci pensava il moccioso era la sua copia in miniatura, da quanto ne aveva visto sui giornali.

Ma che ci faceva al Grey Terminal. Ah, già. Suo padre era ammiraglio e si diceva fosse venuto per parlare di affari con i nobili del regno di Goa e il suo figlioletto girava per il Grey Terminal a provocare i suoi abitanti.

Rufy si mise in ginocchio, con i polsi legati si asciugava le lacrime:-A-ace, sei qui.Sigh, quando ho chiesto se potevo giocare mi hanno detto che ero un plebeo e non mi volevano tra i piedi. Io ho detto che al re dei pirati non si poteva rifiutare niente, ma stavo scherzando...Però loro mi hanno picchiato. Ace hanno preso in giro Roger e i pirati, p-però non so perchè-

Ace ormai non lo ascoltava più. Ormai aveva solo in mente di ammazzarlo e non gli importava che fosse il figlio di chissà chi. Strinse i pugni e gli urlò:-Chiedigli subito scusa!-

-Altrimenti?- Chiese lui con un ghigno

-Ti faccio saltare tutti i denti!-

Quello si stupì. Nessuno osava tanto di solito. Ma fu questione di un attimo. Riprese il suo abituale ghigno:-Provaci, e lo dico a mio padre-

Ace cercò di dominarsi dallo strangolarlo. Un altra cosa, solo un altra, e quello era morto, poco ma sicuro:-Bravo, così poi ti ricuce tutto dopo che ti ho smembrato.-

-Taci, brutto orfano e sta zitto, prima che papà ti riduca come a quello lì- Disse indicando Rufy e spingendo contemporaneamente Ace. Alle sue spalle altri due ragazzini ghignarono.

Fu troppo, per la misera pazienza di Ace quello aveva toccato il fondo. Intorno tutto gli si fece offuscato, tranne la figura del ragazzino e tutti i rumori intorno parvero farsi ovattati.

Sentì l'adrenalina mista a rabbia salirgli dentro e le mani arroventarsi, negli animali questo significa pronto all'attacco, ed Ace (come gli umani in generale) non faceva eccezione.

Seguì un rapido momento di silenzio, dopo un urlo squarciò l'aria del Grey Terminal:
-ORA SEI MORTOOO!!- Urlò il moro e si fiondò addosso a Francisco.

Ogni termine che proverò ad usare per descrivere lo stato d'animo di Ace sarebbe troppo poco. Basti dire che se gli altri li riduceva in fin di vita, a Francisco (e ai suoi compagni) sarebbe servito un miracolo anche solo per rimettere insieme i pezzi e per levar loro le ustioni.

Prese il ragazzino tra poco esanime per il collo della maglietta e gli urlò in faccia di dirgli la chave delle manette di Rufy, l'unica risposta che ottenne fu però un misero:-Ora sei finito, non appena mio padre lo saprà...-
-Le chiavi, dove stanno? Dimmelo o ti faccio arrosto-Minacciò serio Ace, scuotendolo con energia.

Non ottenne lo stesso alcuna risposta, ma dalla tasca dei pantaloni scivolò via qualcosa: La chiave delle manette!

Ace lasciò cadere(o meglio gettò) Francisco per terra e raccolse la chiave, che usò per aprire le manette di Rufy. Il piccolo si massaggiò i polsi e le ferite, nel frattempo si asciugava le lacrime. Ace prese le manette e le usò per bloccare  polsi di Francisco e di uno della sua gang:-Questo è per aver fatto del male a Rufy- Disse. Prese il fratellino sulle spalle e se ne andò dal Grey Terminal pensando"Se quello là e così, mi chiedo che tipo sarà quell'Akainu.Spero di non doverlo mai e poi mai incontrare".
Rufy nel frattempo piangeva e singhiozzava un:-A-Ace, g-grazie, s-se non fosse per t-te...- Ace lo fulminò con lo sguardo sibilando un:-Taci, bamboccio, e piantala di piagnucolare come un poppante. Non hai quattro anni!-

La verità? Ad Ace piaceva che il fratellino fosse orgoglioso di lui. Gli aiutava a reggere il confronto con Sabo, anche se li separava un abisso insormontabile: Sabo era dolce e sempre disponibile per Rufy, mentre lui era un duro che non sopportava le smancerie e a causa sua Rufy era finito nei guai.

Nel frattempo erano arrivati a casa di Dadan e Ace aveva malamente scaricato Rufy sul letto chiedendo con voce brusca:-Dov'è che ti fa male?-

Rufy non rispose e tirando su col naso si sfilò la maglietta. La cosa terrificante era che sotto la maglietta era pieno di ferite e lividi che provocarono ad Ace un moto di rabbia: voleva tornare al Grey terminal apposta per finirli come si deve a coloro che avevano ferito Rufy.
Tornò giù e prese una pomata, tornando su da Rufy.

-Se prometti di non piagnucolare ti curo-

Ill bambino aveva gli occhi lucidi ma promise che non avrebbe pianto. E mantenne la promessa.

Mentre Ace lo medicava, per quanto la pomata bruciasse, non versò una lacrima e non emise un gemito. Non pianse  neppure quando suo fratello diede fuoco alle dita e usò i suoi poteri per rimarginare le ferite che ancora sanguinavano. Per finire Ace lo fasciò e, con grande sorpresa di Rufy, addolcì la sua espressione e disse:-Poichè non hai versato una lacrima, andiamo a giocare, voglio farti vedere una cosa.-

Alla sola parola "giocare", lo stato d'animo di Rufy cambiò in un attimo da triste a felice e si rizzò in piedi, mettendosi in un colpo, la maglietta e chiese:-Davvero?-

-Certo Rufy, non farmi cambiare idea!- Rispose Ace
.
Afferrò Rufy per un braccio e lo trascinò giù per le scale agguantando ua fetta di carne ciascuno e gridando:-Dadan, andiamo a giocare-
-Dove credete di andare?!- Abbaiò quella, ma ormai Ace e Rufy erano lontani.

Andarono sul loro posto preferito: la scogliera. Quella dove l'anno prima si erano scambiati una promessa. Ace decise che prima dovevano mangiare, solo in seguito avrebbero giocato.

Finito di mangiare (come sempre, in un lampo) Ace gli fece vedere la cosa più bella mai creata: Il bastone che stava intagliando ne era l'albero maestro.

Era infatti un windsurf stupendo. La cosa strana è che alla barca di legno aveva collegato uno scatolone di pietra porosa e leggera a sufficienza da non far ribaltare la navetta, i cui pori, però, erano stati chiusi.

-è STUPENDOOO!- Ululò Rufy, pur non sapendo bene cosa fosse,nè a cosa servisse lo scatolone ma bastava che l'avesse fatta suo fratello per renderla speciale.

-Grazie- rispose Ace con orgoglio:-Ci lavoro su da un mese.L'ho chiamata Striker e presto la devo perfezionare per renderla più forte e robusta. Vuoi fare un giro?-

Rufy credette di stare sognando. Suo fratello, lo scontroso Ace, che lo invitava a giocare? Fu contentissimo di non aver pianto.
Gettarono l'imbarcazione dalla scogliera e ci saltarono sopra.

-Ora guarda, però stai attento o ti scotti - disse Ace e fece una cosa che a Rufy parve fenomenale: diede fuoco ai suoi piedi e usò l'energia termica prodotta da essi per alimentare la barca, che solcava le onde.

-Tieniti forte, ora si balla!- gridò a Rufy, e aumentò l'energia prodotta, facendoli andare a 150 km/h(senza alcuna misura di sicurezza, confidando nel fatto che il piccolo si tenesse alla vela). Terminato il giro tornarono al prato sotto l'albero e Ace disse:-Guarda qui- tra i palmi roteanti delle mani creò una palla di fuoco che scagliò in aria creando mille fuochi d'artificio tra i tanti "WOW!" di Rufy. Dopo giocarono a fare la lotta, che terminò con l'ennesima schiacciante vittoria di Ace: sapere il fratellino ferito gli fece solo diminuire la forza, adeguandola a questa condizione, Rufy invece rimediò una scottatura non grave al polso sinistro. Ma d'altronde Ace era un Rogia, Rufy non avrebbe mai potuto batterlo. O almeno non così facilmente.

Mentre arrostivano la carne Ace scolpì un blocco di ghiaccio a forma di teschio con le ossa incrociate, dono per il fratellino. Cappello Di Paglia abbracciò Ace di slancio gridando:-Ace, tu sei il miglior fratello maggiore che io abbia mai avuto-

Ace rimase spiazzato da quel complimento ma si ricompose subito:- Bada che lascio che tu mi abbracci solo perchè oggi stai male-

Terminato di mangiare,ormai si era fatta sera, e se di giorno si moriva di caldo, la notte era più fredda, così il moro aveva preso da Dadan una coperta in cui avvolgere il suo fratellino(Tanto lui non partiva il freddo) I due si sdraiarono all'ombra dell'albero dove si trovava Ace quella mattina. Rufy era seduto di fianco al fratello:-Sai, Ace...-incominciò, mentre Il lentigginoso si fingeva disattento, mentre in realtà non perdeva una sola parola:-Dimmi-

Il ragazzino tormentò il cappello di paglia tra le dita e disse:-Ace, s-se tu fossi nei guai e non sapessi tirarti fuori da solo...-Ace lo interruppe con uno sprezzante:-Nei tuoi sogni, fratellino!-Rufy non badò al commento e continuò il suo discorso:-Se non riuscissi a salvarti da solo...darei la vita per tirarti fuori dai guai-

Ciò spiazzò profondamente Ace, che sentì gli occhi farsi umidi, e prontamente girò la faccia per non far vedere che era commosso:-E...e cioè rinunceresti al tuo sogno...per me?-

-Certo- rispose quello con un sorriso a trentadue denti.

Rufy desiderava tanto diventare il re dei pirati, forse più di quanto amasse la carne. Il solo pensiero di qualcosa di più importante del suo sogno gli fece sentire uno strano calore al cuore, forse più del suo fuoco: la felicità, il pensiero che qualcuno tenesse a lui. Ma subito un altro pensiero scacciò via: lui era un mostro, uno che non doveva nascere, il suo fratellino gli voleva bene solo a parole, ma in realtà non ne era tanto sicuro. Comunque, per quella notte, permise a Rufy di poggiare la sua testa sulle sue gambe...

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Dalla cima del patibolo, nella piazza di Marineford, Ace guardava un ragazzino con un cappello di paglia correre verso di lui urlando il suo nome.Ripensava che era la stessa scena che era successa anni fa, solo che stavolta era lui quello debole, quello che voleva piangere, quello che doveva essere aiutato.
E questa cosa non gli piaceva.
 La figura del suo fratellino era distorta dalle lacrime che appannavano la vista di Portuguese D. Ace detto Pugno di Fuoco. Rufy, come gli altri, era una vittima della sua stupidità. Se solo avesse dato retta a quelle parole, se solo avesse capito quanto il suo fratellino gli voleva bene (almeno quanto gliene voleva lui, o forse anche di più), forse non sarebbe finito lì tra i marines nemici, compreso si, Akainu, il padre di quel bulletto che aveva pestato Rufy. Sentì le lacrime premere per uscire, e le ricacciò indietro. Ma sapeva che non sarebbe riuscito a trattenerle per sempre...

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-Ace...- Lo chiamò Rufy con la voce bassa e impastata di sonno.
-Si, che c'è- rispose Ace appoggiato all'albero, anche lui nell'atto di addormentarsi. Sapeva che Dadan non si sarebbe preoccupata, non era mica la prima notte che trascorrevano fuori.
-Grazie per tutto quello che fai per me, sei speciale, ti voglio bene-
Ace stava per ribattere, ma vide che Rufy si era addormentato così si limitò solo ad accarezzargli i capelli.
-Te ne voglio anch'io, Rufy-


 

FINE

Notina d'autrice a fine capitolo
Hola, Amigos. Viva le notti in cui non si riesce a dormire, dato che si partoriscono questi capolavori Coscienza:-Se chiami capolavoro questo orrore siamo apposto...-
Io:-Taci, è la migliore storia che io abbia mai scritto!-
Coscienza:-Se questa è la migliore...-
Comunque sia: questo racconto è il primo di una serie che narra di rapporti d'amor fraterno, e presto si uniranno le altre.
Apro una petizione per menare Akainu e Francisco, chi è con me?
Ultima cosa: Ditemi da quale filmserie animata ho preso alcune scene e vi saluto.
Baci,Baci
ELLY D CHAN

 

   
 
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