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Autore: Just a Shapeshifter    12/08/2015    2 recensioni
É così patetico amare qualcuno del proprio sesso?
Perché andiamo, deve esserlo senza dubbio alcuno, sentirsi patetici, odiarsi, farsi ribrezzo da soli al solo pensiero che beh, l'universo ti ha insegnato fin da subito ad amare la figa e poi ti ritrovi nel lato oscuro, insieme a quei reietti odiati dalla società.
Ed hai paura, perché fidati, hai una paura da fartela sotto, una paura che nemmeno la visione di qualche bestia satanica può eguagliarla...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Scott
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Sgrano gli occhi e torno a rannicchiarmi contro le pareti del box, con un po' di fortuna non dovrebbe vedermi.
Gulliver sferza la coda lungo i fianchi per cacciare una mosca fastidiosa e torna a mangiare ciò che gli è rimasto della cena, mentre io prego che sia il cavallo, sia Oliver non odano il mio cuore martellare.
Dicono che quando ci si trova in pericolo o si deve affrontare una determinata situazione il cuore pompi più sangue, i vasi sanguigni si dilatano così da permettere all'adrenalina di circolare liberamente nel corpo, rendendoci capaci di cose folli.
Ecco, diciamo che a me non è successo proprio questo anzi, il contrario.

Totalmente il contrario

Mi ritrovo immobile come una preda in trappola, per la prima volta sono il topo e non l'uomo con la mazza che li rincorre. Il respiro mozzato mentre quei passi martellano uno ad uno lungo il fienile, li posso udire chiaramente.
Spero solo che non noti la porta del box semi aperta ma, ancora una volta la fortuna pare non essere dalla mia parte, tanto per cambiare.
“Ora ti nascondi pure in mezzo alla merda?” Chiede, facendo capolino dall'altra parte della parete con la testa: oramai mi ha scoperto, tanto valeva mettermi in gioco e tentare di salvarmi il culo.
“Sai com'è, la differenza tra sedersi accanto a uno stronzo o baciarlo oramai è sottile.” Sibilo guardandolo di sbieco con l'occhio sano, quello martoriato ancora coperto dalla mia maglia, sinceramente non mi importa di esser a petto nudo con in bella mostra ogni mia cicatrice, visto che sono occupato a fare ciò che so fare meglio: sputare veleno sugli altri ferendoli ogni volta che mi sento in trappola e, questa è una di quelle volte.
Noto chiaramente il suo sguardo vacillare in un qualcosa a metà tra il confuso e l'amareggiato e credetemi, mi nutro volentieri di queste sensazioni, tirando di lato il labbro, in un sogghigno compiaciuto e vittorioso.
“Allora hai veramente gusti strani, se baci ciò che reputi merda.” Anche Oliver emula la mia smorfia, senza distogliere i suoi occhi dai miei.

Verde foresta.

Sono fottuto.

Eccome se sono fottuto, totalmente.

Scuoto mentalmente la testa e cerco di riordinare i pensieri. Priorità, Scott, pensa alle priorità:
Farlo stare male.
Molto male.
Ferirlo.
Vincere questa battaglia e andartene via da vincitore, non vinto.
Mi alzo cercando di non barcollare e mi tengo girato di tra quarti, in modo che l'occhio sano possa scrutare ogni benché minimo movimento, inviando preziose informazioni al mio fantastico cervello, in modo da studiare un piano per ogni evenienza.
Supero Gulliver e con la mano libera penso di dargli una lieve pacca sulla spalla, poi riconosco che non è per niente lo Scott che tutti conoscono e quindi lascio stare, posandola invece sulla porta e facendo forza, aprendola ed uscendo, senza mai perdere di vista l'altro.
“Credi che sia venuto qui a pestarti?”
“Il sospetto è tanto, visto ciò che mi hai fatto poco fa.”
“Senti, piove che Dio la manda, se dovessi scegliere tra pestare un decerebrato come te o starmene al caldo in casa di sicuro non sprecherei così tante energie e me ne starei comodamente sulla poltrona davanti al fuoco, con abiti asciutti.”
Merda, il suo ragionamento non fa una piega e, il mio?
Niente, il nulla totale, quel pugno più che sull'occhio me lo sento dentro la testa, dentro lo stomaco... dentro il petto. Ma mai, non lo ammetterò mai. Non sarebbe da me.
“Magari sei qui perché ti sei pentito, e io che ne so.” Lo vedo sbuffare e alzare gli occhi al cielo, io faccio finta di non vederlo mentre chiudo il box e vado a cercarmi un comodo cumulo di fieno su cui sdraiarmi. Ah, il bello di esser cresciuto in mezzo ai campi, nessun disgusto e tanta comodità in mezzo a cose semplici.
“Magari sono qui perché voglio sapere il motivo di quel gesto. Mica sei etero, tu?”
Quella domanda mi spiazza completamente. Alzo le spalle mentre mi sdraio, esaminando comunque tutta la situazione, il cervello ed i sensi mai a riposo, mentre lo scrosciare dell'acqua sul tetto si intensifica e poco lontano un rombo di tuono giunge a noi, facendo muggire le vacche in fondo al fienile.
“Perché, non si vede già abbastanza? Tsk, è stato un errore okay? Ho confuso le informazioni, lapsus, cervello spento, breve demenza, chiamala come vuoi, ora puoi anche andartene, torna pure al caldo davanti al caminetto che tanto ami e lasciami in pace.” Lo guardo. “Ci sarà un motivo se mi chiamano sociopatico, asociale o solitario.” Alzo le spalle per poi fingere di concentrare il mio sguardo sul tetto del fienile, quando in realtà ogni altro senso, vista compresa, almeno quella mentale, sono concentrati a captare ogni movenza di Oliver.
Ma, lui pare starsene tranquillo a pochi passi dalla porta d'ingresso chiusa, sembra che si stia godendo la burrasca o almeno così sembra, visto gli occhi chiusi, il lieve sorriso dipinto in volto e il viso rivolto all'insù. Lascio perdere e torno a concentrarmi sul pulsare del mio occhio. Si, sarà dannatamente violaceo e bluastro per i prossimi quattro giorni, come minimo.

Sono uno che generalmente ama i silenzi, specialmente se sono lunghi e non c'è nessuno intorno a te nel raggio di miglia... si, sopporto anche i silenzi a breve distanza, tipo quelli tra me e mio padre.
Tipo quelli che c'erano a cena fino a pochi giorni fa, tra me, mio padre, Oliver.
Ebbene, ancora una volta mi ritrovo ad assaporare questo oblio quando la sua voce interrompe ogni cosa, sovrastando lo scrosciare costante dell'acqua.
“Ti piace la pioggia, Scott?”
“E questo che cazzo centra ora?”
“Nulla, tento di fare conversazione, magari così ti apri.”
“Fare conversazione con un tipo senza un occhio e mezzo nudo?”
“Perchè no.”
Dice lui.
“Perchè no.” Ripeto io, deviando la vista verso di lui, trovandolo a guardarmi. E per una volta mi sembra di essere realmente in un film, nessuno squallido reality show che va in mondovisione, oh no.
E' un film per pochi eletti, un film solo per noi due. Mi siedo e la mente è divisa tra il disgusto verso se stessi per i pensieri che sto formulando e la curiosità di sapere che cosa realmente è Oliver. Sbuffo frustrato e mi poso le dita ai lati delle tempie, la maglia che abbraccia il fieno e l'occhio libero a prendere aria, anche se ora sono entrambi chiusi.
“Mi dispiace.” Lo sento mormorare ed avvicinarsi a me, male. Molto male. Scatto all'indietro come una volpe in trappola, istintivamente alzo pure un lato del labbro, lasciando liberi i denti di mostrarsi. Lui ride.
“Idiota non ti faccio niente, non fare il cane ferito.”
“Al momento sono come un cane ferito.”
Ribatto, tornando dov'ero e guardandolo. “Che cosa vuoi da me?” Lui non risponde e si limita ad accucciarsi davanti a me, la vedo benissimo quella mano avvicinarsi al mio volto, i muscoli già pronti a scattare, i sensi all'erta. Ma, decido di stare fermo per il momento, limitandomi a studiare la situazione.

Ha la pelle fresca, dannatamente fresca e morbida, lo sento sfiorare il mio zigomo mentre quella foresta è intenta a scrutare la mia pelle violacea, simile a quelle costellazioni che le ragazzine amano tanto vedere, sembra il colmo, visto che le lentiggini intensificano ancora di più quest'ipotetico effetto.
“Davvero mi dispiace, ma mi... mi hai preso alla sprovvista, ecco.”
“Senti smettiamola con queste cagate, è stata un'avventura e nulla di più, nessuno dei due è frocio, continuiamo come abb-”
“Io sono gay Scott.”
Sgrano gli occhi, anche se sarebbe più corretto dire l'occhio e lo guardo.
“Non dire stronzate.”

Che cos'è questa sensazione che sento lungo la schiena e intorno al basso ventre?

“Si, lo sono e non ho problemi ad ammetterlo, ma...”
“Ma?”
La curiosità è fin troppa, mi sporgo per guardarlo meglio, analizzando ogni sua espressione... ma?


M's little nook.
Sì, sono di nuovo qui *risata malefica con tanto di tuoni e lampi di sottofondo*
Duncan:*accende la luce* io non ci sto più a questa pagliacciata.
Scott:*smette di scuotere la lamiera e la getta a terra* dai, molliamola qui e andiamo a farci una birra.
Duncan: *alza le spalle* come vuole
*Sbuffo* Si si, andate a braccetto e lasciatemi in pace che qui c'è qualcuno che sta tentando di scrivere qualcosa di decente *li butto fuori dalla stanza e sospiro sollevata* Okay, okay, l'ho scampata anche questa sera, meno male...
Come dicevo, adoro lasciare un capitolo con la suspance. Chiamatemi pazza ma si, adoro tutto ciò.
Mi dileguo, alla prossima, campeggiatori :3

~M

  
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