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Autore: FiftyShades97    14/08/2015    5 recensioni
Il giorno prima del suo diciassettesimo compleanno, Anastasia scoprii Christian tradirla con una donna più grande: Elena, la quale, tenterà in tutti i modi di sedurre Christian e di allontanarlo da Anastasia.
Vincerà l'amore o la rabbia?
La rabbia è un'ottima arma che spingerà Ana a respingere Christian, e ad "odiarlo". Ma riuscirà ad essere un'arma tanto potente da spezzare l'amore tra i due?
Riuscirà Ana a perdonare Christian, per il suo IMMENSO tradimento?
E cosa farà lui, per cercare di chiarire, di farsi perdonare, e per cercare di riavere l'unica ragazza del suo cuore, nella sua vita?
Non vi resta che scoprirlo!
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                          FUNERALE

Una volta lessi in un libro che avrei capito l'importanza di una persona solo dopo averla persa.
Ma non era così.
Non in quel caso, almeno. 

"Vai via?" Fu stupidamente l'unica cosa che le chiesi. 

"Si... andrò molto lontano." Sorrise.

Con "andrò molto lontano" mia madre intendeva che sarebbe andata davvero molto lontano.
Lei aveva semplicemente deciso di lasciare il pianeta Terra.

Esattamente cinque giorni dopo la sua visita, ci fu qualcun altro che mi venne a trovare, ed era la polizia. 
All'inizio non capii il perché del loro arrivo, ma bastò solo che mi dicessero: "Mi dispiace signorina, sua madre..." perché io capissi cosa fosse successo.

Mia madre, la donna con cui avevo vissuto la maggior parte della mia vita, aveva deciso di porre fine alla sua.
Si era arresa.
Si era semplicemente arresa.

"Deve essersi suicidata durante la notte. 
È stata trovata impiccata in quella casa disabitata dietro la via principale che porta al parco. Mi dispiace signorina..." Mi aveva informato uno degli agenti. 

Non ero sicura che gli dispiacesse sul serio, ma cosa avrebbe dovuto dire in quel caso? 

Mi interrogarono per giorni interi, cercando di capire se io potessi essere in qualche modo a conoscenza di qualche particolare. 
Ma come potevo dire qualcosa se erano anni che non vedevo quella donna?

Non appena seppe tutto, papà tornò a casa di corsa. E non appena gli raccontai dell'accaduto, Christian mi stette ancora più vicino. 
Anche Kate veniva di giorno in giorno a farmi visita, chiedendomi come andava. 

Ero confusa dal loro comportamento, però. 
Perché me lo chiedevano? 
Io stavo bene. Stavo più che bene. 
In fondo quella donna mi odiava, ed io odiavo lei, quindi perché mi sarei dovuta dispiacere per la sua morte?

-Ana?- Christian mi risvegliò dai miei pensieri.

-Cosa?- Chiesi confusa.
Mi ero totalmente persa nel mio mondo, e non mi ero accorta che lui mi stesse parlando. 

-Stai bene?- Gli apparve un'espressione preoccupata in faccia. 

-Si, certo.- Risposi. -Stavo solo... pensando.- 

-A cosa?- 

"A mia madre!"

-Nulla di importante.- Dissi una mezza verità. 
In fondo era così: quella donna non era importante per me. 

-Ana, se hai bisogno di parlare... io sono qui, lo sai-mormorò lui. 

-Certo, lo so!- Risposi sorridendogli. -Ma sto bene, te l'ho già detto.- 

Che fossi innamorata di Christian era ormai ovvio.
Amavo tutto di lui, anche il modo folle in cui si preoccupava e tentava di proteggermi da tutto e da tutti.
Ma quando continuava a chiedermi minuto dopo minuto se stavo bene... mi rendeva nervosa. 

Io stavo più che bene!
Perché si ostinava a chiederlo? 

-Io... ho avuto altre notizie su tua madre.- Disse incerto. 

-Altre notizie?- Scattai. 

-Si, beh... è stato confermato che tua madre si è suicidata.- Mormorò. -Non c'erano segni di lesione sul sul corpo, quindi aveva le idee ben chiare.- 

-È ovvio che si sia suicidata.- Borbottai. -Ma perché lo sai tu e non io?- 

-Me lo ha detto mia madre dopo che hanno finito di fare l'autopsia al corpo...- 

-Oh...- dissi. -D'accordo.- 
Non sapevo proprio cosa dire. 

-Comunque sia, domani c'è il funerale... e tu forse..-

-No.- Lo bloccai. -Non andrò ad uno stupido funerale per una persona che mi ha sempre odiata.- 

-Va bene. Volevo solo fartelo sapere.- Rispose. 

-Davvero? Tutto qui? Non cerchi di convincermi ad andarci?- Chiesi sorpresa.

-No, Ana. Te l'ho detto: io volevo solo informarti. Capisco benissimo se non vuoi andarci, e ti appoggio.- Affermò. 

-Grazie- sussurrai abbracciandolo. 

-Non dirlo neanche.- Esclamò, stringendomi più forte. 


Mi ero ormai convinta che non sarei andata al funerale, e intanto il giorno dopo mi ritrovai in un cimitero con la bara di mia madre davanti. 

"Annie...so che non hai passato uno dei periodi più belli con lei, ma è pur sempre tua madre!" Mi aveva detto Ray. 

"Lo so.." gli avevo risposto. "Ma comunque non voglio andarci." 

"Sono sicuro invece che a lei avrebbe fatto piacere averti al suo funerale.." aveva commentato. 

"Non essere ridicolo, papà. Lei mi odiava!" 

"Annie... lei era solo ferita. Sono sicuro che in fondo ti voleva bene..." aveva risposto. "Pensaci. Il solo fatto che ti abbia chiamata, che ti abbia poi raggiunta... e il fatto che si sia scusata con te! Non ti sembra già qualcosa?" 

"E tu pensi che solo per questo dovrei perdonarla?" Avevo chiesto.
Forse papà era impazzito. 

"Non ti ho mai detto che devi perdonarla, tesoro. Ma adesso... potresti finalmente metterci una pietra sopra. Non per lei, ma per te. Ti sentiresti meglio anche tu, non credi?" 

Se mi trovavo in quel cimitero era solo ed esclusivamente per mettere una pietra sopra a tutta quella storia. 
Solo per questo. 
E perché mio padre mi aveva supplicata...

-Preghiamo per la nostra sorella Carla, affinché il Signore possa perdonarla e accoglierla nel suo regno..- disse il prete, alzando le mani al cielo. 

"Dovrebbe andare all'inferno piuttosto!" Gridava la mia vocina interiore.

Christian mi strinse la mano, e mi accorsi solo in quel momento che gliela stavo quasi stritolando. 
Allentai la presa, e lui mormorò un "Ahi!" scherzoso. 

Gli concessi un sorriso tirato. Probabilmente molto nervoso. 

-C'è qualcuno che vorrebbe dire qualcosa, prima di procedere?- Chiese il prete, guardandomi. 

Nessuno rispose, ed io distolsi lo sguardo.
Col cavolo che sarei andata lì a parlare. Era già tanto che fossi al funerale. 

Quando la cerimonia fu conclusa, ci furono un sacco di persone di cui non sapevo neanche il nome, che mi vennero a fare le condoglianze. 

Christian aveva deciso di lasciarmi sola qualche minuto con mio padre. 

-Allora? Come ti senti, tesoro?- Mi chiese papà.

-Vuota...- Ammisi. 

Non sentivo nulla in realtà. 
Non ero connessa con il mondo.
Mi sentivo così sola... e non ne capivo neanche il perché. 

-Anastasia?- Mi interruppe il prete.

-Ehm... si?- Risposi incerta. 

-Questa è per te.- Disse estraendo una lettera dalla sua tunica. 

Alla mia espressione confusa, però, aggiunse: -da parte di tua madre. Gli agenti l'hanno trovata dentro la sua giacca, ed è indirizzata a te.- 

-Grazie- mormorai. -Ma non la vogl..- 

-Prendila.- Bisbigliò Ray. 

Lo guardai per un istante. 
Sembrava così calmo e rilassato lui..

-Grazie.- Ripetei verso il prete, questa volta afferrando la lettera. 

-Hai fatto la cosa giusta.- Sorrise papà.

-Non ho intenzione di leggerla.- Esclamai, mettendola dentro la borsa. -L'ho presa solo perché lo volevi tu.- 

-Certo.- Disse. -Fanne ciò che vuoi.- 

-Ana, vuoi fare una passeggiata?- Mi chiese Christian, speranzoso. 

-Si, certo.- Risposi guardando papà, il quale annuì sorridente. 

-Stai bene?- Mi chiese.

-Quante volte ancora hai intenzione di chiedermelo?- Sbottai. 

Lui rimase in silenzio e continuò a camminare. 

-Mi dispiace...- mormorai. -Solo solo un po' nervosa.- 

-Non devi scusarti, Ana. Puoi dirmi tutto quello che vuoi. Puoi sfogarti sempre con me.- Esclamò, prendendomi per mano. 

-Non so se sto bene.- sospirai. -In realtà non sento nulla.-

-Non senti nulla?- 

-Credo di aver sempre odiato mia madre, fin da piccola.- Spiegai. -E il fatto che non mi abbia mai sostenuta e abbia addirittura sperato che io mi uccidessi, ha solo peggiorato la situazione.- 

-Eppure...- continuai. -Forse non volevo ammetterlo... ma quando lei è venuta qui, quando si è scusata e mi ha raccontato di Bob... ho sentito che magari in un modo o nell'altro avremmo potuto chiarirci. E invece lei si è uccisa, evitando ancora una volta un confronto tra di noi.- Sospirai. 

-Credo che tu volessi bene a tua madre, alla fine...- mormorò Christian. 

-Io non penso..- risposi. -In questo momento è vero, mi sento così vuota e sola... e intanto le lacrime non vogliono scendere. Non c'è proprio nulla.- 

-Io non credo sia così, Ana. Non credo che sia una questione di lacrime o meno...- sussurrò stringendomi. 

-E tu?- Chiesi. -Tu volevi bene a tua madre?- Chiarì il suo sguardo confuso.

-No.- Affermò. 

-Eppure la situazione è la stessa.- Gli feci notare.

-Lo so, ma...- si bloccò. 

-Ma..?- Lo spronai.

-Mi piaceva giocare con i suoi capelli.- Ammise. -Glieli toccavo sempre, erano così morbidi..- 

Sorrisi all'immagine di un Christian piccolino che giocava con i capelli della sua mamma. 

-Tua madre ti voleva bene. Almeno ti permetteva di farlo. La mia non mi permetteva mai di avvicinarmi a lei.- Dissi. 

Era così strano cercare di convincere l'uno per l'altra che le nostre madri in fondo ci volevano bene. 

-Era indifferente. Il suo non era voler bene.- Disse con disprezzo. -Quando il suo magnaccia mi picchiava, lei non faceva mai nulla per fermarlo.- 

-Ma magari senza di lui, sarebbe stata una brava mamma..- 

-Può darsi.- Disse pensosamente. 

-Su'!- Disse poi, riprendendomi per mano. -Adesso torniamo a casa. Ray si starà chiedendo dove siamo.- 

Quando tornammo a casa, Christian mi lasciò davanti la porta.

-Puoi venire a bussare alla mia porta anche nel bel mezzo della notte, d'accordo?- Chiese per la milionesima volta.

-Si, si d'accordo.- Alzai gli occhi al cielo e lui sorrise. 

-Buonanotte, piccola- Disse, dandomi un casto bacio sulle labbra. 

-Buonanotte...- risposi chiudendomi la porta alle spalle. 

-Oh, Annie!- Esclamò papà. -Sei tornata. Vuoi mangiare?-

-No, grazie.- Sorrisi. -Credo proprio che andrò subito a dormire.- 

Gli diedi un bacio e corsi in camera. 
Volevo assolutamente togliermi quei dannati vestiti dai brutti ricordi. 

Dopo essermi fatta una rilassante doccia, e dopo essermi messa il pigiama, mi sedetti sul mio letto e svuotai la borsa, soffermandomi troppo a lungo sulla lettera di mia madre. 

"Non voglio leggerla. Non voglio leggerla." 

Sospirai e la guardai nuovamente. 

"Magari solo una sbirciatina..." Disse la mia vocina interiore.

Con dita tremati aprii la busta dove c'era scritto "per Anastasia Steele". 

Aprì la lettera.
C'erano tante, tante parole. 

"Cara Anastasia,
non sono sicura che tu leggerai questa lettera, anche perché io non me lo merito, ma ho comunque deciso di scrivertela.

Non voglio il tuo perdono, perché so' di non meritarlo, ma vorrei almeno spiegarti il perché del mio comportamento. 

Quando avevo diciassette anni, conobbi un giovane e bellissimo ragazzo: tuo padre. Lui era fantastico, in tutto e per tutto. 
Era sempre dolce nei miei confronti, e spesso molto divertente. 
Mi innamorai di lui come quando ci si addormenta, prima piano piano e poi profondamente. [Cit.] 
Il nostro era un amore unico, uno di quegli amori che non si vedono tutti i giorni. 
Ero "intossicata" da quel ragazzo, e quando all'età di 23 anni mi chiese di sposarlo, io ero al settimo cielo. 

Avevamo progettato l'intera vita insieme. 
Sognavamo di fare un sacco di viaggi, e di procreare due figli: una femmina e un maschio. 
La femmina decidemmo che si sarebbe appunto chiamata Anastasia, mentre il maschio si sarebbe dovuto chiamare Luke, in onore di suo nonno, al quale voleva molto più che bene. 

Quando rimasi incinta di te, lui era al settimo cielo. 
Non lo avevo mai visto così felice! 
E lo fu ancora di più quando gli annunciai che aspettavo una bambina, proprio come lui voleva. 
Ti aveva comprato di tutto, sai? 
Ti aveva completamente creato una stanzetta personale. 
Lettuccio, carillon, lucine, bambole, vestitini...non mancava proprio nulla! 

Lui era felice, ed io ero felice con lui. 
Uno dei nostri più grandi sogni si stava per avverare. 
Era tutto perfetto, fin quando una sera, mentre aspettavo che tornasse dal lavoro, mi arrivò una chiamata: "Mi dispiace, signora.." Mi aveva detto qualcuno dall'altro capo del telefono. "C'è stato un incidente e suo marito è morto sul colpo." 

L'uomo della mia vita era morto. 
Se n'era andato, e mi aveva abbandonata con una bambina che portavo in grembo. 

Distrussi tutto. 
Distrussi tutta la tua cameretta, e tutto ciò che ti aveva comprato.
Entrai in depressione, ma i medici mi aiutarono, poiché mancava poco più di qualche settimana alla tua nascita. 

Poi nascesti in tutto il tuo splendore. Tuo padre sarebbe scoppiato di gioia vedendoti. 
Eri...bellissima, ma mi ricordavi così tanto lui...che non potei fare a meno di dirti cose cattive. Cose che una bambina non si dovrebbe mai sentir dire dalla propria mamma. 

Eppure tu, eri sempre li con me. 
Piangevi quando avevi fame e alzavi sempre le braccia per essere presa in braccio, pur sapendo che io non l'avrei fatto. 
Eri fantastica, ma io non potevo accettarlo. 
Tu eri il progetto mio e di tuo padre, e che senso aveva portarlo avanti se mancava un componente? 
Iniziai a bere quando tu compisti tre anni. 
Credevo che mi avrebbe alleviato il dolore, ma non era affatto così.

Quando ci fu l'arrivo di Ray, io mi infuriai ancora di più, perché tu credevi che fosse tuo padre, mentre in realtà era un estraneo da cui prelevavo soldi. 
Beh, il resto del mio comportamento lo sai, perché più crescevi e più capivi.

Diventavi più grande e più bella, e mi ricordavi sempre di più tuo padre.
Ti avrebbe amata lui.
Io ti dicevo sempre il contrario, però. 

Mi piaceva e mi confortava anche, sapere che nonostante tutte le cose brutte che ti dicevo tu eri sempre con me, almeno fino a quando io e Ray ci lasciammo definitivamente, e tu andasti via con lui. 
Ero distrutta.
L'unico vero membro della mia famiglia aveva appena deciso di abbandonarmi. 
Tu però, hai fatto la scelta migliore. Io non meritavo di continuare ad averti con me. 

Entrai di nuovo in depressione, ma ti evito il racconto. 
La storia con Bob te l'ho già raccontata, e se non ha funzionato è perché ho voluto raccontargli di ciò che ti avevo fatto.
Me lo sono meritata, no?

Anastasia, se ti ho raccontato questa storia è solo perché tu sapessi che io ti ho sempre voluta bene, ma mi ricordavi troppo tuo padre, e così non riuscivo a guardarti senza soffrire. Quindi, incolpandoti su tutto mi sentivo meglio. 
Non è una giustificazione, lo so. Spero solo che tu possa capire.

Ti auguro ogni bene.
Spero che tu viva una vita felice. Una vita che io ti ho sempre negato in passato. 
Spero che tu trova l'amore della tua vita e non lo perda mai. 
Vivi la vita, Anastasia...
Ti chiedo solo questo. 

-Con amore, mamma" 


Due gocce bagnarono il foglio che ormai tremava tra le mie mani.
Cominciai a piangere senza riuscire più a fermarmi. 

Prima non sentivo nulla, se non il vuoto totale.
In quel momento invece, anche se piangevo mi sentivo... felice. E sembra stupido, lo so, ma era così. 

-Ti voglio bene anch'io...- singhiozzai. 

Ecco, lo avevo detto, la volevo bene. 
Era pur sempre mia madre. 
Ray aveva proprio ragione...


ANGOLINO AUTRICE:
Ta dan!! Eccovi qui un nuovo capitolo. Spero che vi sia piaciuto! E se è così venite qui sotto ⬇️ in tanti a farmelo sapere. 
Grazie mille a tutti per il sostegno. Vi adoro!
   
 
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