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Autore: eugeal    15/08/2015    0 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Adeline si chinò a prendere in braccio Seth e il bambino, stanco per il viaggio, si accoccolò sul suo grembo, piagnucolando.
- Voglio la mia mamma. - Si lamentò, e Adeline lanciò un'occhiata a Guy, capendo immediatamente dal suo sguardo triste che Seth la mamma non l'avrebbe più rivista.
Lo cullò tra le braccia, accarezzandogli i capelli incrostati di fango secco e nel frattempo osservò Robin e Guy, non meno sporchi, stanchi e affranti del piccolo.
- Cosa avete combinato per ridurvi così, eh? - Chiese dolcemente. Ci sarebbe stato tempo per farsi spiegare la situazione una volta messo a letto il bambino, ma per il momento voleva distogliere tutti e tre dai pensieri più tristi e prendersi cura di loro.
Seth ridacchiò a quella domanda e si voltò a guardare Robin e Guy con aria soddisfatta.
- Ho vinto io. - Disse orgogliosamente, poi tornò ad appoggiarsi al petto di Adeline e sbadigliò.
La donna guardò i due uomini, con un leggero sorriso.
- Vi siete messi a giocare col fango per farlo divertire? - Chiese, ma aveva l'impressione che Seth non fosse stato l'unico a trovare una distrazione in quel gioco infantile.
Si avvicinò a loro, distribuendo una carezza sulla guancia a entrambi. La pelle che sentiva sotto le dita era ruvida di barba non rasata, ma nel suo cuore Guy e Robin erano ancora i bambini che aveva cresciuto tanto tempo prima e sentiva che anche loro avevano bisogno di conforto, al pari di Seth.
- Scommetto che avete fame. Lavatevi almeno le mani e poi venite in casa. - Disse, accennando al pozzo. - Mentre aspettiamo che Cedric e Thomas finiscano di preparare l'acqua per il bagno, vi preparerò qualcosa. Hai voglia di mangiare, Seth?
Improvvisamente interessato, il bambino alzò il viso e cercò Guy con lo sguardo.
- Frittelle? - Chiese, sospettoso.
Guy gli sorrise e annuì.
- Le più buone del mondo. - Disse, chiedendo conferma con lo sguardo alla donna. - Puoi fargliene un po', Adeline? Gliele avevo promesse ieri, ma non ho avuto modo di accontentarlo.
La donna lo guardò, divertita.
- E scommetto che questa richiesta non è minimamente interessata, eh, Guy? Su, andate a darvi una ripulita e raggiungeteci in cucina, io farò vedere a Seth come si prepara l'impasto e poi avrete le vostre frittelle. Ci sarà tempo per parlare più tardi.

Robin prese una manciata di petali di rosa per aggiungerli all'acqua calda della vasca e si rilassò, appoggiandosi al bordo con la schiena. Prese un po' d'acqua con un contenitore di legno e se la versò in testa, lavando via altre tracce di fango dai capelli.
Guardò Gisborne nella vasca accanto alla sua e vide che Guy sembrava essersi addormentato perché aveva gli occhi chiusi e non si muoveva.
Capì di essersi sbagliato quando Guy gli parlò, senza aprire gli occhi.
- Qui starà bene, vero?
- Adeline sa come prendersi cura di un bambino: a Seth non mancherà nulla e sarà amato e protetto. Hai avuto una buona idea a portarlo qui, non avresti potuto scegliere un posto migliore. - Lo rassicurò Robin.
- Credi che sia colpa mia?
- Cosa?
- La morte di Annie.
Robin lo fissò, stupito per quelle parole.
- Perché dovrebbe? È morta di malattia, cosa c'entri tu?
Guy si raddrizzò con la schiena e aprì gli occhi, abbassandoli a guardare un petalo che galleggiava sull'acqua della vasca.
- Forse se fosse rimasta a Nottingham, se non fosse stata costretta a fuggire per colpa mia, non sarebbe stata contagiata...
- Questo è un discorso stupido, Gisborne. Se fosse rimasta a Nottingham forse sarebbe morta prima per qualche altro motivo o forse no, ma non ti è dato di saperlo. Se inizi a sentirti in colpa per questo motivo, allora devi incolpare anche me e gli altri della banda perché siamo stati noi ad averla aiutata a fuggire, noi che l'abbiamo incoraggiata a ricominciare una nuova vita altrove. Posso capire che tu abbia dei rimorsi per come ti sei comportato con lei, ma questo non c'entra con la sua morte. Anzi, forse è il contrario casomai.
Guy lo guardò, gli occhi azzurri offuscati dalla tristezza.
- Cosa intendi?
- Andando da lei, le hai dato la pace. Mentre eri nella sua stanza ho avuto modo di parlare con i servitori di Lady Glasson e tutti mi hanno detto che non sapevano come facesse a resistere così malata. Secondo una delle cameriere, Annie si aggrappava disperatamente alla vita perché sentiva che, una volta morta lei, nessuno avrebbe voluto occuparsi di Seth. Era angosciata al pensiero di morire e lasciare il figlio solo al mondo e tu le hai permesso di morire in pace. Ricordi come sembrava serena?
Guy annuì in fretta e prese un po' d'acqua nelle mani per gettarsela sul viso, in un vano tentativo di nascondere la commozione.

Adeline accarezzò i capelli di Seth, ancora leggermente umidi e il bambino le appoggiò la guancia sulla spalla, assonnato. Ogni tanto piagnucolava chiedendo della madre, ma era troppo stanco per mettersi a gridare e ad agitarsi come aveva fatto il giorno prima e poi l'abbraccio della donna lo rassicurava e confortava. Era sazio e pulito e Adeline si era presa cura di lui come tempo prima usava fare sua madre e lui si sentiva protetto e al sicuro.
Si lasciò mettere a letto senza ribellarsi e Adeline sedette accanto a lui, accarezzandogli i capelli e cantandogli una nenia finché non fu serenamente addormentato.
La donna continuò a cantare per un po' anche dopo aver visto che Seth aveva chiuso gli occhi perché si era accorta di una presenza alle sue spalle. Sapeva, anche senza vederlo, che Guy era in piedi sulla soglia della stanza e che li stava guardando.
Adeline cantò la canzone che Gisborne amava di più quando era piccolo, poi, quando ebbe finito, si voltò a guardarlo.
Guy era appoggiato allo stipite della porta con una spalla e la guardava con un leggero sorriso nello sguardo. Aveva ancora i capelli un po' umidi per il bagno e indossava abiti puliti, un paio di pantaloni e una camicia larga, non di pelle, ma sempre neri.
Adeline gli sorrise.
- Allora sotto tutto quel fango ti nascondevi davvero tu.
La donna si alzò dal letto dopo un'ultima carezza a Seth e gli andò incontro.
Guy guardò il bambino addormentato, poi seguì Adeline fuori dalla stanza senza fare rumore.
- Mi ricordo quella canzone. La cantavi anche per me quando non riuscivo ad addormentarmi.
Adeline lo fissò, divertita.
- Per chi credi che la stessi cantando ora?
Gisborne la guardò, sorpreso, e Adeline lo prese per mano, guidandolo verso due sedie vicine, disposte davanti al camino, sedette di fronte a lui senza lasciargli andare la mano, poi gli accarezzò la guancia con la mano libera.
- Sento la tua tristezza, piccolo mio. Ti va di raccontarmi tutto?

Robin si stese sul letto con un sospiro soddisfatto. Negli ultimi giorni né lui né Gisborne avevano mangiato o riposato abbastanza e quella era la prima volta che riusciva ad andare a letto sazio e senza troppe preoccupazioni.
Come aveva detto a Guy poco prima, era certo che con Adeline Seth sarebbe stato ben accudito e amato. Una volta morta Annie, il bambino non avrebbe potuto sperare di finire in mani migliori.
Ancora una volta rimpianse di essere stato troppo piccolo quando la balia si era presa cura di lui e di non avere ricordi di quel periodo.
Gisborne di sicuro in quel momento era insieme ad Adeline e anche quello era un motivo di sollievo per Robin. La morte di Annie aveva sconvolto Guy molto di più di quanto Robin non avesse immaginato e nel viaggio di ritorno dalla dimora di Lady Glasson, Gisborne gli era sembrato costantemente sul punto di crollare e lui non sapeva come poterlo aiutare.
Seth non era l'unico ad aver bisogno di conforto e Robin era lieto che Adeline potesse aiutare anche l'amico.
Sospirò.
In momenti come quelli si sentiva solo.
Certo, era ammirato e amato da tutti e aveva la compagnia dei suoi amici, ma a volte sentiva la mancanza di una famiglia tutta sua.
Guy avrebbe sposato Marian e, anche se ancora non lo conosceva bene, aveva già un figlio, mentre lui non aveva nulla di tutto ciò.
Non rimpiangeva il suo fidanzamento con la ragazza, si rendeva conto che l'amore di un tempo non esisteva più, ma a volte gli mancava la sensazione di appartenere a qualcuno.
Come fuorilegge non poteva sperare di avere una famiglia normale, sarebbe stato egoista da parte sua trascinare una donna in una vita tanto pericolosa. Certo, Will e Djaq erano riusciti a ricominciare una nuova vita insieme, ma loro non erano Robin Hood, se fossero riusciti a non attirare l'attenzione, nessuno sarebbe andato a cercarli per arrestarli.
Ma nel suo caso era diverso: per poter avere una vita normale avrebbe dovuto andare via da Nottingham, abbandonare la gente che contava su di lui e vivere con quel peso sulla coscienza.
Avrebbe dovuto accontentarsi di quello che aveva. Del resto Guy aveva la possibilità di avere una famiglia, ma la maggior parte della gente lo odiava e a parte lui, Marian e Allan non poteva contare su molte altre amicizie. A pensarci bene, Gisborne non era meno solo di lui e lo era stato per molto più tempo.
Robin si alzò dal letto. Si sentiva stanco, ma era evidente che per il momento il sonno non sarebbe arrivato.
Infilò gli stivali e andò a cercare Guy per assicurarsi che stesse bene.
Sorrise tra sé, ironicamente: ancora faticava a credere di potersi preoccupare così tanto per Gisborne.
Guy era stato il primo a tirar fuori l'idea che loro due avrebbero potuto essere fratelli se le cose fossero andate in modo diverso e all'epoca Robin lo aveva preso per matto, ma ora non sembrava più così assurdo.
Anche se non di sangue, ormai loro due erano fratelli.
Robin trovò la stanza in cui dormiva Seth e si fermò sulla soglia a guardare il bambino addormentato.
Lui e Gisborne avevano sofferto molto per la perdita dei loro genitori quando erano ragazzi, se le cose fossero andate diversamente le vite di entrambi sarebbero state molto diverse e probabilmente migliori. Robin decise che quel bambino non avrebbe dovuto risentire della morte della madre e si ripromise di aiutare Guy a dargli una vita serena e il più possibile normale.
Sentì la voce di Guy nella stanza accanto, interrotta solo di tanto in tanto da quella di Adeline e si avvicinò alla porta per guardare all'interno senza farsi vedere.
Guy e la balia erano seduti davanti al camino e Gisborne parlava con aria abbattuta, mentre la donna lo ascoltava, comprensiva, accarezzandogli la guancia di tanto in tanto con un gesto materno.
Robin si ritirò senza interromperli e si diresse verso la sala principale.
Il padre di Adeline riposava davanti al camino con un boccale di vino in mano, sorseggiandone di tanto in tanto il contenuto, mentre Thomas e Cedric erano seduti davanti a una scacchiera e il ragazzo più giovane spiegava all'amico le regole del gioco.
Robin salutò rispettosamente il vecchio e si avvicinò ai due ragazzi, osservando le posizioni dei pezzi: entrambi avevano la possibilità di vincere quella partita.
Si rivolse al ragazzo più grande.
- Posso chiederti un favore, Cedric?
- Certo! - Disse il giovane con entusiasmo.
- Domattina presto cavalca fino a Locksley e avvisa Marian e Allan che io e Gisborne siamo qui.
Lo sguardo del ragazzo si illuminò di comprensione.
- Credo che a Sir Guy farebbe molto piacere una visita di Lady Marian. Partirò presto e cavalcherò velocemente.
Robin gli sorrise, poi si congedò e tornò in camera.
Si stese e chiuse gli occhi, un po' più sereno di poco prima, e finalmente si abbandonò al sonno.
   
 
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