Long live the lioness
“We are not now that strength which in old days
moved earth and heaven, that which we are, we
are;
one equal temper of heroic hearts,
made weak by time and fate, but strong in will
to strive, to seek, to find, and not to yield.”
Ulysses,
Alfred Tennyson
“Che differenza c’è tra un eunuco e
un Tyrell?” aggiunse, con la solita malizia e ironia.
L’ennesima battuta sulle tanto odiate rose. Ne sarebbero mai venuti fuori?
Questa volta non provò nemmeno a indovinare
a cosa alludesse. Di certo era un modo azzeccato per iniziare il discorso e
rompere il ghiaccio…ma stava diventando esagerato. O forse no? Forse era lei
l’unica a esserne stanca?
Trystane lasciò passare la solita
manciata di secondi aspettando una risposta. Lo sguardo della regina era divertito.
Tirò a indovinare.
“L’odore? A no, quella è un
analogia…”
Il giovane dorniano scosse la
testa, comunque compiaciuto dalla risposta.
Quanto a Jaime, era in disparte,
in un angolo, a versarsi del vino. Dal suo sorriso si poteva intuire che
apprezzava quelle provocazioni.
Il tempo scadde e lui riprese
nuovamente a parlare.
“L’eunuco almeno si atteggia per
quello che è”
Questa era davvero forte. Ma
proprio per questo era una delle più divertenti.
Cersei non si trattenne.
Dal fondo della stanza, il
fratello tornò stringendo il vino nella mano. In quella sana.
“Questa si adatta perfetta a Ser
Loras…” disse ridacchiando il cavaliere in bianco.
Solo a sentirlo nominare, la
sorella si incupì. Le promesse di Twin
Lannister erano difficili da rompere. Ma da morto, non poteva di certo
impedirle di temporeggiare.
Trystane riprese a parlare.
“Moltissimi anni fa un Tyrell
propose un trattato di pace al principe…”
Sorrise mentre rievocava quel
ricordo.
“Offriva la mano della sua quarta,
quinta figlia…oppure era una nipote? Comunque, una donna di poco peso reale.”
Si portò alle labbra la coppa,
bevendo un piccolo sorso.
“La proponeva allo zio del
principe, noto anche, per la sua armatura da battaglia, come la serpe nera.
Chiedeva la fine delle ostilità e…aiuto nello strappare il potere al Tyrell
legittimo.”
Fece una pausa, come per studiare
le migliori parole.
“La risposta gli fu presentata
durante un banchetto di corte. Il principe gli aveva mandato un baule
bellissimo, tanto che, credendo che fosse un dono per confermare la promessa,
lo volle aprire di fronte a tutti.”
Sorrise ancora.
“Dentro al baule c’era un
gigantesco serpente nero. Si scatenò il caos e molti rimasero a terra. Avevano chiesto la serpe nera…ed era
stato accontentato…” concluse ridacchiando.
“Non conoscevo questa storia…”
disse Jaime, divertito.
Trystane sospirò.
“Le rose non ne vanno
particolarmente orgogliose…il complotto fu represso nel sangue e tutta la
faccenda secretata. Per i Tyrell, quel
matrimonio e quell’alleanza non fu nemmeno mai proposta”
Seguì un silenzio disteso. Il
primo, da quando quella conversazione era cominciato.
Ma la voce di lui lo ruppe ancora.
“Un'altra alleanza è invece
forte…quella tra Martell e Lannister.”
“Ecco” pensò lei. Ci siamo. Il giro che Trystane aveva fatto per giungere a quell’argomento era stato
molto lungo, ma era sensato.
“Quando venne accordata, la pace
venne preservata a Dorne e presto riportata in tutti i sette regni”
Appoggiò la coppa sul tavolo.
“La pace è bellissima e sembra
solida, imperturbabile. Ma in realtà, è debole e precaria. Basta poco per
rovesciarla.”
Dicendo questo, urtò la coppa con
la mano. Questa si rovesciò sul tavolo e un rigagnolo di vino rosso colò sulla
superfice.
“Qualcosa di grande, di
importante, di terribile è all’orizzonte.”
Se si parlava di politica, si
trasformava. Tutta la sua ironia, allegria, malignità scomparivano, per
lasciare posto a un solenne e deciso uomo. “Due
volti della stessa medaglia” pensò Myrcella. Una medaglia che amava in ogni
caso.
La faccia di Cersei, dai sorrisi e
risate di prima, era ora diventata una maschera di marmo.
“Non sappiamo esattamente quanto
sia distante. Ma quando arriverà, dovremo essere pronti. I piani stesi, la
fiducie verificate, le alleanze rafforzate.”
Si fermò un istante.
“E le promesse mantenute”
A questo punto, si alzò in piedi.
“Dovevamo essere il sigillo di questa alleanza. E invece…”
Venne a porsi dietro di lei.
“Sei anni di rinvii, temporeggiamenti, imprevisti. È ora di porre la parola
fine. È ora di porre il sigillo a questa alleanza.”
Cersei aspettò un paio di secondi,
come per accertarsi che avesse finito, e poi prese la parola.
“Il sigillo? Sposarvi?” chiese. Si
fermò un istante
“Perché tutta questa fretta? Per
cosa dobbiamo essere pronti?” il suo tono era confuso, sorpreso.
Forse Trystane era stato troppo impetuoso. Ma per affrontare sua madre ci
voleva una forza del genere. Trovò lei ora la forza di parlare.
“La pace è durata, fino ad ora. Ma le amicizie cominciano a
scricchiolare. E mio fratello…”
Non avrebbe mai e poi mai voluto
dover finire a parlare di quello, ma era inevitabile.
“Questa malattia lo sta…lo sta sfinendo, corrodendo, sbriciolando.
Oramai fa fatica anche a parlarmi.”
Ripensare a questo le fece male, molto male. Soprattutto ripensare a come
fosse peggiorato nelle ultime settimane. Ma si sforzò di andare avanti.
“Quanto prima che la Tyrell mandi
Tommen alla Cittadella e si impossessi del trono?” Il tono della sua voce era
oramai quasi disperato.
“Forte. Sì forte” si ripeté mentalmente.
“E non oso immaginare che ordini
daranno ai maestri…lo faranno impazzire, lo faranno peggiorare ancora,
qualsiasi cosa pur di dire che non è più in grado di essere il re. E a quel
punto?”
Raccolse ogni briciolo di energia
che aveva dentro per imporsi di non lasciar cadere nemmeno una lacrima, non lì, non ancora.
Voleva dire qualcos’altro, ma le
parole le morirono in gola.
La voce di sua madre ruppe il
silenzio lanciato dalla sua domanda. Ma il
tono non era decisamente quello che si sarebbe aspettata.
“Myrcella, parlare così di tuo
fratello…” parole ostili, inviperite.
Cosa? Questo era davvero troppo… No, non poteva averla fraintesa. Come
poteva aver capito che a lei non importava niente di lui? Era assurdo.
Una parte di lei voleva urlare, urlare, urlare. Urlare la verità, ciò che
aveva represso, quel dolore smisurato per quanto Tommen stesse subendo. Avrebbe
voluto urlare ciò che loro due erano, ciò che li legava e che lei mai e poi mai
lo avrebbe abbandonato.
Avrebbe voluto urlare contro sua madre, per quello che aveva detto, per
quello di cui l’aveva incolpata.
Ma senza sapere come riuscì a
reprimere questa voglia, questa rabbia furiosa.
E mentre ricacciava tutto
indietro, si morse il labbro per trattenere quelle parole rabbiose.
La forza che prima la stava
spingendo a urlare guidò ora le sue parole.
“Quello che mi lega a Tommen…non lo posso descrivere. E vederlo così…”
Una mano invisibile le stringeva
la gola, rendendole difficile parlare.
“Mi ha fatto tanto, tantissimo male. Essere qui, impotenti, mentre lui
soffre…”
Sentiva gli occhi lucidi, colmi di
lacrime pronte a cadere. Ma non lo
avrebbe permesso.
“Ciò che mi lega a lui però…non mi
impedisce di guardare la realtà per quella che è. Questa realtà…mi spaventa
terribilmente.”
Passò la lingua sulle labbra,
portando via il sangue che continuava a uscire dal taglio che si era fatta.
“Ma come sono la prima a guardare in faccia la realtà, sarò l’ultima a
smettere di sperare…”
Abbassò la testa. Il sapore del
sangue in bocca aveva un che di dolce, di confortante.
Il silenzio che seguì le sue
parole faceva male alle orecchie.
“Myrcella…” sua madre provò a parlare, molto più cauta e affranta di
prima.
Ma fu subito stroncata da una voce
forte e decisa.
“Taci Cersei. Lei ha ragione…hanno
fottutamente ragione…”
Il cavaliere bianco batté un pugno
sul tavolo
“Tutte le follie e gli smacchi che
hai fatto subire ai Tyrell...credi che li abbiano dimenticati? Ti, anzi ci ripagheranno
cento volte con la stessa moneta…”
L’espressione della regina era
terribilmente sorpresa…e…inviperita, inviperita per essere stata scavalcata
così.
“Come?! Dimmi come quella troietta
si impossesserà del trono?!” urlò piena di rabbia contro il fratello.
Jaime provò a rispondere, ma il
giovane dorniano fu più rapido.
“Con un erede in grembo sarà tutto
dannatamente facile…”
Cersei lo guardò, colta in
contropiede…che davvero non ci avesse mai
pensato?
Trystane riprese a parlare “E
anche se il re non facesse tempo a darglielo…”
Il comandante della guardia reale
completò la frase.
“Si trascinerà a letto ogni uomo
di Approdo del Re…e a quel punto, con Tommen tra le grinfie degli arcimaestri,
chi oserà mai sostenere che quello non è figlio suo?”
A questo punto gli scappò una
risata, una risata disperata. “Ride per
non piangere” pensò Myrcella.
“Sedici anni di reggenza
assicurati per i Tyrell…un concilio ristretto pieno di alfieri dell’Altopiano…e
un principe cresciuto per essere unicamente una rosa”
La prospettiva era a dir poco agghiacciante. E il fatto che loro potessero
fare praticamente nulla per evitarla lo era anche di più. La faccia di Cersei
rispecchiava alla perfezione questa sensazione.
Con la voce spezzata provò a
rispondere.
“E allora cosa dobbiamo fare
Jaime?”
Lui per tutta risposta strinse
forte il braccio della sorella.
“Noi? Non siamo più noi a dover
agire…”
Il suo sguardo cadde sulla figlia
e su Trystane.
“Guarda in faccia i nostri nemici Cersei…Margaery,
Loras, Ramsay…e tutti gli altri”
Prese un lungo respiro.
Tornò a guardare negli occhi la
sorella.
“Questa non è più la nostra guerra. Questa è la loro guerra... Il nostro tempo è finito. È tempo di farci da parte. Noi tramontiamo, loro sorgono”
Sospirò, con un sorriso amaro sul
viso.
“Noi non siamo più ora la forza
che nei giorni lontani muoveva la terra e il cielo: noi siamo ciò che siamo,
un'uguale tempra di eroici cuori, infiacchiti dal tempo e dal fato, ma forti
nella volontà di combattere, cercare, trovare e non cedere mai.”
Nulla avrebbe potuto fermalo. Le parole fluivano come un fiume in piena.
“Combatteremo allo stenuo come
abbiamo sempre fatto, non cederemo, mai. Ma non saremo più noi a decidere. Questo è il loro presente e quello che da scrivere
è il loro futuro.”
Tornò a rivolgersi verso di loro.
“Abbiamo solo un’ultima cosa da
fare. Avete ragione, dobbiamo mantenere una promessa.”
Fece un lungo sospiro.
“Questo matrimonio s’ha da fare.”
- - - - - - - -
Castello Nero
“Howland Reed?” chiese Jon, quasi
più deluso che stupito.
Riportò alla memoria tutto quello
che sapeva su quell’uomo.
“Lord dell’Incollatura…la Torre
delle Acque Grigie”
L’altro annuì, sorridendo
leggermente.
“Mio padre mi disse una volta
che…”
Si portò una mano alla fronte,
cercando di distinguere tra i ricordi.
“Che ti doveva la vita…che l’avevi
salvato da…”
Howland abbassò il capo.
“È molto più complicato di così…fu
un combattimento terribile e bellissimo allo stesso tempo…affrontammo le
migliori spade al mondo. E tanti compagni rimasero a terra.”
Il suo volto, nel riportare alla
memoria quei ricordi, si fece malinconico e sofferente.
“Comunque si, Arthur Dayne lo
stava per uccidere e io glielo impedì... E poi…”
Prese un lungo sospiro.
“Ned andò a riportare Alba a
Stelle al Tramonto, alla sorella di Arthur, Ashara Dayne.”
All’udire quel nome Jon si sentì
gelare. Quelle vecchie voci. Sussurrate
da cameriere, servette, popolino. Che avevano fatto prima infuriare prima
Catelyn e poi…
Il lord dell’Incollatura percepì
il suo disagio. Gli lanciò uno sguardo.
“La notizia della morte del
fratello la sconvolse a tal punto che…si
uccise.”
Senza sapere dove e come, trovò la
forza per continuare a parlare.
“A Grande Inverno…c’era chi
mormorava che lei…”
Inghiottì a fatica.
“Che lei
fosse mia madre”
La reazione che vide in Howland
fu…indescrivibile. Sembrava commosso…commosso da cosa però? Dalla sua ingenuità?
Ma era qualcosa di più. Sconcerto, compassione, una punta di
divertimento, comprensione…
Scosse la testa.
“Questo è il motivo per cui sono,
anzi siamo, qui.”
Guardò un istante Aegon. Il
giovane drago annuì.
“È ora che tu sappia la verità.”
Sospirò ancora.
“Cosa ti ha detto Eddard ti tua
madre?”
Quella domanda era forse uno scherzo?
“Niente…assolutamente niente…”
Mentre pronunciava queste parole rivide quella scena. Ned Stark sul cavallo,
pronto a partire per il sud. E quella frase. “Al mio ritorno, parleremo di tua madre.” Ma da Approdo
del Re, il protettore del nord non era più tornato.
Nello sguardo dell’uomo delle
paludi ci fu un lampo.
“E invece ti avrà parlato
sicuramente di lei…in altra chiave però…”
Che cosa? Cosa andava blaterando questo perfetto sconosciuto? Era forse
matto?
L’espressione di Howland però era
tirata, seria e segnata da…da quel qualcosa che si prova quando si è sicuri di
fare la cosa giusta.
“Sai perché eravamo tanto a sud?” gli
chiese.
Non attese però una sua risposta.
“Finita la guerra, Ned prese me e
altri uomini a lui fedeli e andammo a cercare sua sorella”
Una strana sensazione invase il
lord comandante.
Lyanna Stark? La sorella minore rapita…
“Era scomparsa dopo il torneo di Harrenhal.
Rapita, pensarono subito gli Stark e i Baratheon, dal principe Rhaegar. Fuggita, direi io, col senno di poi…”
Lo sguardo di Jon andò un attimo a
Aegon. Il principe sembrava...assorto.
“Il combattimento di cui ti ho
parlato prima avvenne dove Lyanna era stata portata…”
Il sospiro che seguì queste parole
fu… solenne.
“Eddard assistette impotente mentre
la sorella moriva tra le sue braccia. E le promise…”
Oramai il lord comandante pendeva
dalle labbra del crannogmen.
“Le promise che avrebbe nascosto e
cresciuto il figlio che lei aveva avuto come se fosse…un suo bastardo.”
Jon sentì il cuore fermarsi. Il
respiro gli si mozzò. Il tempo stesso parve arrestarsi. Le sue pupille si
dilatarono. Gli arti si immobilizzarono.
E nella sua mente…alla gelida
sorpresa seguì il caos più totale.
Mentre i pensieri si
sovrapponevano, si incrociavano, si combattevano dentro di lui perse ogni
cognizione del tempo.
Potevano essere passati secondi
così come ore quando tornò lucido. Anche se lucido era una parola grossa. Senza
sapere in che modo, era riuscito miracolosamente a rimanere in piedi.
Una morsa invisibile gli
attanagliava la gola.
Con uno sforzo enorme riuscì a
parlare.
“Lyanna Stark…”
Howland gli sorrideva, un sorriso
sincero, comprensivo.
“Si Jon. Era tua madre.”
Il caos di ricordi che l’aveva
attanagliato fino a qualche istante prima riguardava tutti quella donna che non
aveva mai potuto conoscere.
Ora invece un nuovo pensiero lo
fulminò. Da quando era sulla barriera,
aveva conosciuto il freddo più estremo.
Eppure quello, se comparato alla gelida realizzazione che lo attraversò, pareva
tepore di primavera.
Se Lyanna era sua madre…
Non lo ordinò, ma il suo corpo lo
fece per lui.
Lo sguardo andò a cadere su Aegon.
Uno sguardo in cui era racchiusa
una domanda che mai e poi mai aveva pensato di poter mai porre in vita sua.
Il principe carpì ciò che era
racchiuso in quell’occhiata.
E con quell’inconfondibile
malinconico sorriso stampato sul volto, annuì.
Non era possibile. No, stava sognando. Lo stavano prendendo in giro…
Si prese la testa tra le mani,
mentre si arrendeva definitivamente al conflitto interiore che lo dilaniava
dentro.
Lyanna…ma soprattutto Rhaegar. E per tutta la vita aveva creduto che…
Pensieri come questo si
riproponevano in continuazione, insieme a nuove ed agghiaccianti realizzazioni,
constatazioni, deduzioni. Tutte le sicurezze, tutto quello che fino ad allora
era stato per lui un punto fermo, spazzato via.
Ogni certezza, messa in
discussione.
Ma c’era anche posto per Ned. E
nel ripensare a lui, non gli pareva possibile ciò che aveva fatto. Nonostante
quello che provava per la moglie, l’aveva spacciato per il suo bastardo.
Nonostante l’amicizia che lo legava a Robert, aveva nascosto in casa sua il
figlio del nemico. Nonostante la devastante guerra che aveva dovuto combattere,
aveva cresciuto e protetto il frutto dell’unione proibita che aveva scatenato
il conflitto.
Una domanda gli sorse spontanea.
Perché?
Con questa domanda che gli ronzava
nella mente, rialzò il capo.
Guardò Howland, che gli lesse nel
pensiero.
“Per lei. Per sua sorella. Per tua
madre” sussurrò.
Si, tutto aveva un senso. Era qualcosa di terribilmente folle, rischioso e
soprattutto…
Quello che sentiva ora era…nuovo, strano, indescrivibile. Quello che
provava verso Eddard Stark, l’uomo che per vent’anni aveva chiamato padre, era…dire
rispetto, ammirazione, gratitudine era riduttivo.
Ma una voce lo distolse dai suoi
pensieri.
“The dragon must have three heads…”
I suoi occhi viola tornarono a
incrociarsi con quelli di Jon. Quel lampo
di prima si ripeté. Ma ora entrambi riuscirono a coglierlo. Ed era qualcosa che
Jon non aveva mai sentito, mai provato prima. Era qualcosa che solo…
La voce di Aegon risuonò solenne,
potente e incredibilmente amichevole.
“So che questa proposta ti è già
stata e l’hai rifiutata per onore. Per rispetto del giuramento fatto”
I loro sguardi erano stretti in
una indissolubile attrazione magnetica.
“Sono lo scudo che protegge i domini degli uomini…”
Prese fiato.
“Un giuramento fatto da Jon Snow. Che impegna
Jon Snow. Non te… Non più…”
Sospirò.
“Non sono qui per importi nulla. Sono
qui a farti un’offerta. Se vorrai potrai uscire da questa stanza per ciò che
veramente sei.”
Si fermò a prendere fiato per
un’ultima volta.
“Jon delle case Targaryen e Stark,
lord di Grande Inverno, Protettore del Nord e…”
Inghiottì a fatica, mentre i suoi
occhi viola brillavano, al pensiero di
cosa stava per dire.
“E mio fratello”
Note dell’autore:
Questo capitolo…aspettavo da tanto
di scriverlo. Immaginare come Jon venga a sapere la verità…
È oramai scontato che Jon non sia
figlio di Eddard e una donna qualunque…le teorie sono numerose come i debiti
della Grecia.
Quella di Rhaegar e Lyanna è la più
probabile, sensata e con i maggiori sostegni, oltre a essere la più bella. Per
questi motivi e per lo sviluppo che volevo dar alla storia l’ho scelta.
Del resto, ne sapremo presto di
più. È quasi sicuro che in The Winds Of Winter (il prossimo libro) avremo la
rivelazione “ufficiale”, da parte probabilmente di Bran o di Melisandre. Anche
dalla prossima stagione mi aspetto qualcosa, hanno scelto l’attore per interpretare
un flashback di Ned. L’età (13-14 anni) mi lascia supporre che probabilmente
vedremo anche Lyanna a Winterfell.
Piccola nota: per chi avesse un
déjà-vu, la poesia in alto è la stessa che M cita al processo in Skyfall. Ok,
forse ho esagerato nel metterla in bocca a Jaime, ma mi sembrava perfetta per
trasmettere ciò che volevo. Non sono poi per niente un amante di Manzoni, ma
quella frase dei Promessi Sposi calzava troppo bene per chiudere...(anche se
andava modificata ovviamente)
Ho già scritto fin troppo, quindi
chiudo ringraziando tutti quelli che lasciano feedback e spero che questo nono
capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere come sempre cosa pensate a proposito di
come sto sviluppando la trama.
Per chi sente già odore di
confetti e torta nuziale…beh, vi posso dire che manca davvero poco.
Al prossimo capitolo dunque e, ora
come sempre, long live the lioness.
Moved earth and heaven, that which we are, we are;
One equal temper of heroic hearts,
Made weak by time and fate, but strong in
will
To strive, to seek, to find, and not to
yield.