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Autore: Ariel88    16/08/2015    0 recensioni
Finita la seconda guerra magica, Hermione Granger e Draco Malfoy sembrano provare le stesse emozioni: paura, smarrimento, stanchezza, insicurezza.
Il loro futuro si fa ancora più incerto quando una nuova, inspiegabile avventura sembra unire i destini di questi due ragazzi tanto diversi all'apparenza, quanto simili nel profondo.
Una Dramione che unisce passato e futuro, storia antica e magia occulta, con finale a sorpresa.
Genere: Avventura, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo uno: Paure

‘Tutte le azioni umane sono motivate nel loro livello più profondo da due sentimenti: la paura e l’amore.

In effetti, esistono soltanto questi due sentimenti, solo queste due parole nel linguaggio dell’anima.

Questi due sentimenti sono la ragione per cui l’umanità ama, poi distrugge, poi ama di nuovo: c’è sempre l’oscillazione da un sentimento all’altro.
E così, nel momento in cui v'innamorate davvero e impegnate il vostro più elevato amore, nello stesso momento date il benvenuto alla vostra più grande paura.’

***

Parole strane, quelle che leggeva. Mettevano un leggero senso di angoscia e d'inquietudine, a dire il vero. A detta di quello strano poeta, non c’era un vero appagamento o felicità nell’amore, ma si alternava alla paura, anzi, al terrore più puro.
Hermione Granger chiuse di botto l’enorme volume (quasi duemila pagine) con un colpo secco e lo infilò nella piccola borsa di perline che atterrò sul pavimento con un tonfo sordo, un po’ troppo forte, date le dimensioni , ma, d’altra parte, non aveva avuto tempo, né modo, di svuotarla, né di spezzare l’incantesimo di estensione.
Non era stata una buona idea appartarsi, calmarsi con un buon libro e cercare di dormire un po’.

Quel silenzio che sentiva, era … innaturale dopo l’enorme trambusto della guerra appena conclusa.

Quel silenzio le faceva ancora più paura.
Oblio, vuoto, silenzio: non c’era spazio per nessun altra emozione dentro di sé, in quel momento. Era come se catene invisibili le attanagliassero il cuore e lei avesse cessato di lottare per mostrare quello che sentiva, quasi come se fosse inutile.
Secondo il testo che aveva appena letto, dopo una grande paura, sarebbe arrivato il momento dell’amore … perché allora si sentiva così inutile?

Perché non riusciva a far altro che starsene lì seduta in quella stanza vuota, senza nemmeno sentire il bisogno di dormire?

Dov’era, l’amore? Dov’era finito quel sentimento che l’aveva spinta fin lì, quel senso di giustizia, di protezione verso gli altri?Dov’era finito il suo amore per gli ideali?

Si sentiva vuota, come se in realtà un’altra ragazza avesse combattuto quell’atroce guerra al posto suo.

Non riusciva a godersi il fatto che era finita, che una nuova alba avrebbe dato l’inizio ad un nuovo mondo, un mondo dove sarebbe cambiato tutto, dove avrebbe trionfato il bene. Un mondo che anche lei aveva contribuito a costruire e dove lei era un’eroina.
Ma la realtà era un’altra: era proprio come tentava sempre di spiegare Harry, non era tutto come sembravano quel genere di cose: sembravano grandi gesta, a raccontarle, ma lei non si sentiva affatto un’eroina, anche perché era stato il caso a salvarla la maggior parte delle volte. Si sentiva più che altro una ragazza catapultata in una situazione più grande di lei per via di una forte amicizia e che, per una serie di circostanze fortuite, era sopravvissuta.
Già, era sopravissuta … non come Fred, Lupin, Tonks.

Mentre ricordava quei nomi, un nodo le strinse la gola e fece di tutto per non abbandonarsi ai ricordi, mentre le lacrime lottavano per uscire.

C’era voluto solo un attimo per strappare la vita a quelle persone meravigliose, solo un attimo di distrazione.

Apparve di nuovo ai suoi occhi il volto di Fred, ancora illuminato dal suo ultimo sorriso, i capelli rossi e scompigliati, i denti bianchi scoperti, gli occhi scuri sbarrati, immobili, mentre il velo della morte calava su di loro.
Bastò un attimo e quell’immagine si confuse: gli occhi scuri di Fred diventarono azzurri, i lineamenti si marcarono leggermente, i capelli divennero più folti, ma sempre dello stesso rosso fuoco … fu così che gli apparve la visione che l’aveva tormentata per tutti quei mesi passati nella tenda: Ron morto.

Era vero, pensò in quel momento la ragazza, al posto di Fred avrebbe potuto esserci Ron.

Non fece nemmeno in tempo a rendersi conto di ciò che pensava, quando nuovamente, l’immagine del viso di Ron che la fissava, con gli occhi inespressivi e senza vita, si fissò di nuovo con insistenza nella sua mente.

Questa volta non riuscì a trattenere le lacrime e pianse a dirotto, senza ritegno: cercò di versare insieme a quelle lacrime tutto ciò che l’aveva fatta stare male in quei mesi e tutte le emozioni negative che non riusciva a togliersi ancora di dosso, come quel senso di vuoto e d’instabilità.
Sentì, all’improvviso, dei passi provenienti dal corridoio di fronte la stanza dove si trovava: sembravano quelli di una persona che stava correndo e che si era arrestata di colpo sentendo il suo pianto.

Hermione cercò di calmarsi e di ricomporsi, e finì il suo pianto solitario con un ultimo sonoro singhiozzo, ma tutto questo non bastò ad allontanare la misteriosa figura: non risuonarono altri passi nel silenzio che incombeva, a dimostrazione del fatto che ancora doveva essere lì.

Fu proprio mentre tentava di riassettarsi dopo essersi asciugata le lacrime, che sentì la porta aprirsi, facendo apparire una figura snella, con i lunghi capelli biondi e gli occhi comprensivi, per nulla sorpresi di trovarla lì, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.
Hermione, sapevo di trovarti qui, da qualche parte”annunciò sicura e con voce tranquilla.
Hermione finì di asciugarsi le lacrime con una manica, mentre sconvolta e sorpresa riuscì solo a lanciare uno sguardo interrogativo alla nuova arrivata.

Perché si era dimenticata di chiudere la porta della stanza con un incantesimo?
“ Ero sicura fossi tu per il modo in cui piangevi. Ricordi? L’ho sentito l’anno scorso in quel bagno, quando ti avevo confuso per Mirtilla Malcontenta” spiegò la ragazza bionda, avendo capito che l’amica si chiedeva come aveva fatto a capire che si trattasse proprio di lei senza vederla poi così chiaramente in quella stanza illuminata solo dalla luce delle stelle.

Luna Lovegood sospirò teatralmente e guardò di nuovo Hermione con i suoi grandi occhi azzurri sporgenti: sembrava le stessero leggendo dentro.

“E’ normale che ti senti avvilita e inutile, Hermione”disse, distrattamente, come se fosse una cosa di poca importanza.
Hermione la guardò di nuovo sorpresa: possibile che quella ragazza capisse come si sentiva senza nemmeno conoscerla così bene?
Luna, per tutta risposta si sedette accanto a lei e con un sorriso incoraggiante affermò: “Ti senti inutile perché ora che tutto è finito hai paura di quello che potrà succederti nel futuro, quando sarai solo tu a scegliere la tua strada, e non il corso degli eventi. E’ normale, hai paura di sbagliare tutto, di scegliere la strada sbagliata. Ah, e ti senti inutile anche perché credi che il tuo ragazzo non abbia bisogno di te in questo momento”. Il tono di Luna era sempre lo stesso, distratto e stralunato, ma quelle parole toccarono profondamente la ragazza con cui stava parlando. L’ultima affermazione, in particolare, lasciò Hermione impietrita, e, se possibile, ancora più sorpresa.
La voce le tremò leggermente quando disse: “Come fai a saperlo?”. Il suo respiro si fece più affannato, mentre tirava su col naso e asciugava una nuova lacrima che era scesa sulla guancia, senza volerlo.
Luna alzò le spalle, continuando a sorridere. Guardò fisso davanti a sé così intensamente da far pensare che ci fosse qualcuno o qualcosa davanti a lei. “ E’ come mi sono sentita io, quando è morta mia mamma” spiegò con voce dolce e ferma “Non riuscivo a stare vicino a mio padre, avevo paura che mi rifiutasse, che volesse stare da solo, quando in realtà aveva un disperato bisogno di me”. Spostò lo sguardo verso Hermione e sbatté le palpebre. “ Anche lui ha bisogno di te”aggiunse, con un sorriso.
Allo sguardo interrogativo di Hermione, Luna sospirò pazientemente : “ Ron è nella Sala Grande con i suoi familiari, si stringeva a Harry e a Ginny ,ma … poco si guardava intorno con aria afflitta, come se stesse cercando qualcuno … sono sicura che stava cercando te”. E qui esibì un sorriso incoraggiante, mentre attendeva una risposta dalla ragazza.
Hermione, da parte sua non riusciva a fare altro che sgranare gli occhi, cercando una risposta razionale e logica su come Luna a sapesse tutte quelle cose, senza che lei si fosse confidata mai con nessuno.

Evidentemente,concluse dopo un po’, Luna aveva il dono di leggere dentro le persone, senza dover usare la Legilimanzia.
“ Ho sempre saputo che eri una ragazza fragile e sensibile, anche se cercavi di nascondere la tua insicurezza mostrandoti saccente e avendo sempre la risposta pronta. Ma non bisogna vergognarsi delle proprie emozioni, nemmeno quando non le accettiamo e vorremo che le cose andassero diversamente” continuò la bionda, intelligentemente, anche se le parole erano appena sussurrate, come se stesse borbottando frasi buttate lì, senza un senso preciso.
“ Ma che senso ha, Luna? Che senso ha avere paura adesso,ora che è tutto finito? Non capisco … dovrei essere felice!Non c’è nessuna spiegazione logica!”sbottò Hermione, a voce alta, anche se era rivolta più a se stessa che a Luna.
Ma Luna aveva già la risposta pronta: “Nelle emozioni non c’è mai una spiegazione logica, Hermione, devi accettarle per quelle che sono, la paura, come l’amore. Devi abbandonarti a loro, non serve resistere, è completamente inutile!” le assicurò.

Stava per regalarle l’ennesimo sorriso d’incoraggiamento, quando entrambe sussultarono nel vedere che la porta si apriva nuovamente.
Le due ragazze strizzarono gli occhi per riuscire a distinguerne meglio la figura nella penombra della stanza, illuminata solo dal fioco bagliore delle stelle che arrivava dalla finestra alle spalle.
I capelli di un biondo quasi bianco sembravano emanare una luce argentea al chiarore della notte e anche gli occhi, di un verde chiarissimo, brillavano come stelle.

La sua espressione, prima triste e malinconica, s’irrigidì alla vista della ragazza a destra, con i capelli cespugliosi raccolti in quella che un tempo avrebbe dovuto essere una treccia. Il ragazzo non si era quasi nemmeno accorto della seconda sagoma che era rannicchiata nell’angolo più buio, tanto che quasi si meravigliò nel sentirla parlare, alzarsi e avvicinarsi a lui, diretta alla porta : “ Oh, mi stavo proprio chiedendo se i Malfoy fossero ancora al castello, sai? Fareste meglio a scappare … non è un buon momento per voi!”. Nonostante la gravità e la serietà delle cose appena dette, il tono di Luna era leggero e ironico, come se avesse appena raccontato una barzelletta particolarmente divertente. Ignorò anche l’espressione tirata del ragazzo, tipica di una persona pronta a lanciare una battuta velenosa, e con un balzo sparì dalla stanza, dopo aver lanciato un ultimo sorriso a Hermione, ancora seduta accanto alla finestra.

Nella stanza piombò di nuovo il silenzio. L’aria era tesa mentre i due ragazzi rimasero a guardarsi: Hermione non aveva nemmeno la forza di cacciarlo via, le sembrava così inutile … del resto la sua presenza non le faceva né caldo, né freddo, non le dava nessuna emozione concreta, presa com’era dai suoi problemi.

Non voleva deriderlo o rinfacciargli, con parole cariche di odio, il fatto che avevano vinto, come avrebbe di sicuro fatto in un’altra circostanza: non solo non aveva forze, ma gli occhi lucidi di lui le facevano capire che era consapevole, forse più di lei, di quello che era successo, e le facevano capire come la paura di quello che gli sarebbe accaduto, di lì a poco, si era già impadronita della sua mente.

Ma, nonostante quella consapevolezza, Hermione non provava pena per Draco Malfoy: aveva scelto il male, aveva perso, si era distrutto con le sue stesse mani. Quel ragazzo non aveva alzato un dito mentre veniva torturata, davanti ai suoi occhi, da sua zia Bellatrix Lestrange solo poco tempo prima.

La ragazza non abbassò lo sguardo quando incontrò gli occhi del ragazzo, anzi, cercò di farlo apparire più fiero e pungente, nonostante le lacrime le rigassero ancora il volto.

Notò che i suoi capelli, di solito impeccabili, erano scompigliati e arruffati, con dei ciuffi che gli ricadevano sulla pelle bianchissima: il volto era, a tratti, annerito e pieno di fuliggine, sicuramente per via dell’Ardemonio, osservò la ragazza, il fuoco maledetto che aveva appiccato il suo defunto braccio destro nella Stanza delle Necessità, che era la spiegazione anche per le bruciature di cui erano piene i suoi vestiti.

Draco, da parte sua, avrebbe tanto voluto torturare con battutine e umiliazioni la ragazza che aveva di fronte, come aveva sempre fatto, ma … non era nelle condizioni di poterlo fare: le doveva la vita per ben due volte quella sera, e lo sapeva, anche se detestava ammetterlo.

Era questa forse la sua condanna più grande, anche più grande di quella che sarebbe arrivata per i Malfoy di lì a pochi giorni con il processo, che avevano accettato di pagare, per evitare di passare una vita intera in latitanza.

Chi l’avrebbe mai detto? Doveva la vita alla Mezzosangue, a San Potter e Lenticchia … quei tre che aveva sempre ritenuto degli idioti, dei poveri illusi!Eppure, doveva ammetterlo, anche se era disgustato fino ad arrivare ad un senso di nausea, quelli che erano passati per idioti erano proprio loro, quelli della sua fazione, e loro erano i poveri illusi, quelli convinti che alla fine avrebbero trionfato.

Con un’occhiata sprezzante incrociò gli occhi scuri della ragazza, tanto da notare che reggevano ancora il suo sguardo, nonostante la stanchezza per i combattimenti di quella notte, di cui portava ancora dei segni sul viso e sugli abiti logori.

Non potendo dire o fare niente, indietreggiò e se ne andò silenzioso così come era arrivato.

Hermione, di nuovo completamente sola, prese e strinse la sua borsetta di perline, si alzò e si avviò verso la porta, dando un’ultima occhiata alla finestra: il cielo stellato quella notte era limpido,chiaro, sereno. Sembrava non essersi accorto di quello che era avvenuto sotto di lui. Il blu notte stava lasciando il posto ad un blu più chiaro, preparandosi all’alba imminente.

La ragazza spostò una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso, e la sistemò dietro l’orecchio: aveva bisogno di una doccia e di uno shampoo, doveva essere in condizioni terribili. La sua felpa era ormai consunta, piena di strappi e macchie di sangue,  così come i suoi jeans, e un dolore forte alle labbra la facevano intuire che lì aveva una grossa ferita.
Ma fu proprio quando alzò nuovamente lo sguardo verso il cielo che vide una cosa che la lasciò ancora più smarrita di quanto già potesse essere: le stelle si erano riunite formando una strana forma nel cielo, una specie di rettangolo verticale.

La cosa più assurda era che le stelle non si erano riunite a formare la figura del rettangolo come accadeva con le costellazioni , ma avevano cominciato a brillare più intensamente ,e da queste, partivano delle linee che si riunivano alle stelle più vicine, simili ad un gioco babbano che consisteva nel riunire i puntini con delle linee per capire la figura che si nascondeva dietro quegli stessi puntini.

Aveva guardato spesso il cielo, soprattutto negli ultimi mesi, ma non aveva mai notato niente del genere: sbatté le palpebre per vedere meglio … ma, a quel punto, era sparito tutto.

Possibile che avesse sognato tutto? Del resto era così stanca...
Più confusa che mai, lasciò la stanza a grandi passi, appena in tempo per incontrare di nuovo Draco Malfoy nel corridoio e rendersi conto che anche il ragazzo stava guardando il cielo con espressione confusa attraverso una grande finestra che dava su quello che rimaneva del giardino di Hogwarts.

  
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