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Autore: WibblyVale    19/08/2015    4 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Il palazzo del Kazekage era rimasto come se lo ricordava. La sola luce accarezzando le pareti rendeva quello spazio così meraviglioso e pieno di colori, nonostante il suo interno fosse, ad un primo sguardo, piuttosto spoglio e piatto.
Shiori percorreva quei corridoi travestita da ninja delle Forze Speciali di Suna. Doveva incontrare il capo-villaggio e convincerlo che l’attacco a Konoha non gli avrebbe portato nessun giovamento. Orochimaru sapeva irretire le persone con le parole, sfruttando questa sua abilità per portarle dalla sua parte. Inoltre, molti dei suoi argomenti erano convincenti, non sembravano le divagazioni di un pazzo con manie di grandezza, quali in realtà erano.
Due guardie erano appostate alla porta dello studio. Lei si avvicinò con ostentata sicurezza e chiese di poter essere ammessa. La guardia più anziana si rivolse a lei, domandando se il capo sapesse del suo arrivo, con uno sguardo diffidente. La kunoichi fece fluire da sé una leggera sensazione di familiarità e amicizia. Stava cercando di fare in modo che le due guardie si fidassero di lei. Accompagnò ciò spiegando che doveva riferire una cosa molto importante al Kazekage.
La combinazione delle sensazioni inviate e del suo tono risoluto convinse i due shinobi a farsi da parte e lasciarla entrare. Sentendo la porta girare sui suoi cardini Rasa, che stava guardando il suo villaggio dalla vetrata dietro di lui, voltò la sedia per osservare chi fosse il suo ospite. Dalle sensazioni di sorpresa che la Ninja solitaria percepì, era chiaro che si aspettava ben altra visita al momento.
“Che succede?” domandò e si passò una mano sulla fronte, aspettandosi che qualcosa stesse andando decisamente storto.
“Kazekage-sama, io sono qui per farle una richiesta.” Cominciò Shiori.
Si era studiata il discorso lungo tutto il viaggio, ma non aveva trovato le parole giuste da dire a quell’uomo. Era quasi sicura che non fosse veramente un nemico. Quando era stata a Suna, le era parso immediatamente chiaro che, come il Terzo, anche lui volesse la pace e un futuro più sereno. Voleva contrastare le bugie di Orochimaru, ma stava rischiando la sua vita e la sua copertura. L’unica cosa di cui era certa era che l’unico modo di combattere i sibili menzogneri del serpente, era dicendo la verità. O, comunque, parte di essa.
“Sono una ninja della Foglia. No, aspetti non chiami le guardie!” aggiunse in fretta perché l’uomo si era alzato in piedi, pronto a gridare. “Sono qui per dirle che so cosa lei e Orochimaru state per fare. Non ho ancora avvertito il mio villaggio perché speravo che lei mi desse una mano a fermare questo disastro prima che abbia inizio. Non so cosa Lui le abbia rivelato per convincerla, ma a Konoha non c’è nessuno interessato a farle del male.” Poi ripensò ad alcuni degli elementi che risiedevano del consiglio. “Se ci fossero l’Hokage e moltissimi dei suoi ninja impedirebbero loro di distruggere l’alleanza creata.”
L’uomo davanti a lei stringeva i pugni, ma non urlò per richiamare le guardie, né tentò di attaccarla lui stesso.
“Tu non sai niente.”
“È vero, ma qualcosa so. So che ama i suoi figli così tanto da allontanarli da sé perché crede che sia meglio per loro. So farebbe di tutto per proteggere il suo villaggio. So che Gaara è il Jinchuriki del monocoda e che è instabile. Lo so ma non l’ho mai detto a nessuno. Suppongo che l’attacco a Konoha abbia a che fare con l’intenzione di proteggere anche lui, ma le assicuro che il Terzo non ha alcuna intenzione di sfruttare il suo potere o di usare suo figlio per i suoi scopi. Non conosco quali possano essere le sue motivazioni, ma la prego… Non abbiamo bisogno di un’altra guerra.”
Una piccola nuvola dorata si mosse dalle mani del Kazekage verso di lei, vorticandole intorno pronta a soffocarla.
“Credi di poter venire in casa mia e darmi ordini?” sussurrò con una rabbia che fece tremare ogni cosa.
“Orochimaru ha fatto lo stesso. Almeno io ho buone intenzioni.”
“Egoistiche! Vuoi proteggere il tuo villaggio. Non puoi nemmeno al cento per cento assicurarmi che nessuno vorrà attaccare Suna tra i consiglieri, vero? L’Hokage che forza può avere?”
Si era promessa di non mentire, e a quella domanda non avrebbe potuto rispondere sinceramente senza peggiorare la sua situazione. Sapeva che il Professore agiva solo per il bene del villaggio, ma si era ritrovata a pensare che non l’avesse fatto nel modo giusto. Era stato difficile ammettere questa cosa con sé stessa. Lei ammirava quell’uomo, ma dopo aver scoperto ciò che aveva lasciato fare ad Itachi… Non aveva combattuto per lui o per il clan, o comunque non abbastanza. Forse era sbagliato che, proprio lei, recriminasse le scelte di qualcun altro, ma era più forte di lei.
“Kazekage-sama…” tossì, sentendo la fine polvere dorata entrarle nei polmoni. “È chiaro che io voglia salvare il mio villaggio, ma lo faccio perché lo amo, come lei ama il suo. Orochimaru, beh lui non credo che ami nulla. Non più almeno. Ha tradito Konoha per i suoi scopi, cosa gli impedirà di tradire lei?”
L’uomo dai capelli ramati non dava segno di cedere alle sue suppliche, continuando ad avvolgerla, costringendola a tossire per liberare i polmoni ostruiti. Non avrebbe contrattaccato, non ancora. Ad essere onesti non sapeva nemmeno quante possibilità avrebbe potuto avere con uno shinobi di tale levatura.
“Incontrai sua figlia tempo fa.” Decise a rivelare. “Lei era così spaventata e triste. Però ha un animo combattivo, sono sicura che non l’ha perso. All’epoca, nonostante fosse nella più cupa disperazione, credeva ancora che le cose si sarebbero aggiustate. Vuole davvero deluderla?”
L’attacco dell’uomo non cessava, ma Shiori poteva sentire la sua determinazione vacillare. Decise di contare fino a dieci, se non avesse smesso di attaccarla allora avrebbe tentato di difendersi.
Uno… due… tre… quattro… cinque… sei… sette… otto… no…
La sabbia cominciò a tornare nei ranghi, liberando la povera kunoichi. Con un colpo di tosse più forte degli altri si liberò dai rimasugli di quell’attacco, tornando a respirare liberamente.
“Ritirerò il mio contingente e avvertirò l’Hokage dell’attacco.” Shiori sospirò. “Gaara però resta un pericolo. È totalmente incontrollabile.”
“Lo lasci partecipare. Mi occuperò io di suo figlio.”
“E come?”
“Ho i miei trucchi.” Ammiccò sotto la maschera, non ricordandosi che l’uomo di fronte a lei non poteva vederla. Si voltò e si diresse verso la porta. “Ci rivediamo tra dieci giorni a Konoha, Kazekage-sama.” Lo salutò uscendo, lasciandolo da solo con i suoi pensieri.

Poco dopo che la kunoichi aveva lasciato il suo ufficio, Rasa aveva cominciato a scrivere una lettera in cui spiegava le intenzioni di Orochimaru all’Hokage. Se anche lui avesse ritirato le sue truppe, infatti, il ninja leggendario non si sarebbe di certo arreso. Avrebbe comunque tentato il tutto e per tutto.
Quella donna conosceva perfettamente ogni suo più piccolo dubbio e aveva rischiato la vita, fidandosi del buonsenso di un uomo che nemmeno conosceva.
Aveva fatto cose di cui si pentiva in vita sua. Rinchiudere un demone nel corpo del suo figlio minore, era una di queste. Renderlo con i suoi stessi atteggiamenti un’incontrollata macchina assassina, senza un minimo di pietà, era un’altra. Sguinzagliarlo contro degli alleati per la paura che questi gli si rivoltassero contro, non avrebbe fatto altro che rendere ancora meno umano il suo ragazzo. Forse quando tutta questa storia sarebbe finita, avrebbe potuto tentare di rimediare ai suoi errori.
Un tonfo sordo all’esterno della sua porta lo mise in allerta. Scattò in piedi e girò attorno alla scrivania, pronto ad affrontare gli intrusi. Chiunque si aspettava, tranne la persona che si ritrovò di fronte. Orochimaru si stagliava sulla soglia, incutendo un certo timore reverenziale. Accanto a lui stava un giovane ninja dai capelli bianchi e il volto quasi più pallido del suo capo, anche se in quel caso era evidente che fosse per un qualche disagio fisico.
Il ninja leggendario piegò la testa di lato e guardò Rasa con un’espressione compassionevole, che assomigliava in maniera fastidiosa a quella che gli adulti rivolgono ai bambini quando gli spiegano che certe cose sono ancora troppo piccoli per capirle.
“Ho notato un certo fermento di sotto. Sembra che abbia ordinato di ritirare gli shinobi ai confini. Credo però di aver capito male.” Constatò con una calma che un ninja normale non avrebbe avuto. Dopotutto, era il Kazekage quello in vantaggio numerico, non lui.
“Si, l’ho fatto.” Sentenziò con un tono più flebile di quanto avrebbe voluto.
“Perché?”
“È stato un errore.”
“Per curiosità, cosa ha portato a questo improvviso pentimento?”
“Non credo siano affari tuoi.”
“Lo sono se questo comporta il disfacimento dei miei piani.”
“Ho avuto una chiacchierata interessante.”
“Ah davvero?” un sorriso sadico apparve sul volto del ninja pallido. “Non c’è modo che io possa farle cambiare idea?”
“No, credo che la nostra collaborazione sia conclusa.” Affermò risoluto.
“Capisco. E pensa di fare atto di pentimento a Konoha immagino…” Non lo stava chiedendo, stava solo formulando un pensiero. “Kimimaro, io ora avrei un impegno.” Spiegò al suo sottoposto, senza più rivolgere la minima attenzione al Kazekage, neanche fosse stato una mosca fastidiosa. “Credi di poterci pensare tu?”
Il ragazzo annuì in risposta e lui si voltò per raggiungere un'altra destinazione.
“Mi dispiace, Kazekage-sama. Sarebbe stata una collaborazione fruttuosa per entrambi la nostra.”
Queste furono le ultime parole che Rasa sentì pronunciare, prima che il ragazzo malaticcio lo attaccasse. Lo contrastò con tutte le sue forze, ma non poté nulla. Il suo ultimo pensiero andò ai suoi bambini, che ormai bambini non erano più, a tutti gli sbagli che aveva fatto con loro e ai quali non avrebbe più potuto rimediare.
Sperava solo che la kunoichi misteriosa mantenesse la sua parola. Poi, presto anche quegli ultimi pensieri svanirono e l’unica cosa di cui il Quarto Kazekage era conscio, era che finalmente avrebbe rivisto la sua amata moglie.

Shiori aveva lasciato Suna da circa un’ora per dirigersi verso il suo nascondiglio. Lì avrebbe chiesto aiuto ai suoi compagni della Kumori per tenere sotto controllo Konoha. Nel frattempo era sicura che il Kazekage stesse facendo il possibile per avvertire la Foglia.
Le mancava ancora mezza giornata di cammino per raggiungere la sua meta. Nascosta tra le dune, dietro un promontorio roccioso, si trovava il nascondiglio che aveva fatto erigere a Tenzo per le emergenze.
Ad un tratto, però, sentì dietro di se un chakra opprimente. L’uomo che la inseguiva stava facendo sentire la sua presenza con tutta la forza di cui era capace. Shiori prese a correre più forte, conosceva fin troppo bene quel chakra. Il suo corpo era scosso da sussulti di terrore. Doveva cercare di allontanarsi, non c’era persona al mondo che le facesse paura come il suo inseguitore.
Sentì che stava cavalcando un serpente, ecco spiegata la sua grande velocità. Decise che non aveva senso scappare, l’avrebbe raggiunta comunque. Così si fermò e nel giro di pochi minuti vide la sabbia all’orizzonte alzarsi, formando un ammasso di polvere. Il gigantesco rettile le fu vicino in pochi secondi, sovrastandola e facendola sentire minuscola.
Orochimaru saltò giù con un elegante balzo, atterrando in piedi. Un sorriso soddisfatto si apriva sul suo volto. Shiori aveva affrontato molte cose: cose che temeva, cose che non capiva, cose persino che non riusciva a controllare, e ce l’aveva sempre fatta. L’uomo davanti a lei però… Lui non era una cosa che era in grado di affrontare.
Una volta, prima che le iniettasse il siero a Suna, credeva che fosse un nemico come gli altri. Aveva scoperto sulla sua pelle che non era così. Quella freddezza e quella determinazione non erano umane. Ciò che avrebbe fatto per raggiungere i suoi scopi, non aveva limiti.
Si stava avvicinando a passi lenti. La kunoichi indietreggiò di qualche passo, sperando di trovare un riparo, ma non ce n’erano lì intorno. “
Sono felice che tu non sia morta. È stata una bella sorpresa.” La salutò. “Peccato per il colore di capelli. Mi piaceva il ciuffo rosso.” Commentò con un leggero ghigno ammiccante.
“Cosa vuoi da me?” fu l’unica cosa che fu in grado di chiedere. Non sapere cosa l’aspettasse la metteva maggiormente in agitazione.
“Per prima cosa, chiederti se saprò mai quello che hai scoperto alle Miniere di Ghiaccio?”
“Non ti dirò mai nulla!” urlò.
“Con il tempo, forse… Ma per ora non ne ho bisogno.” Le concesse, come se lei non avesse voce in capitolo sulla questione.
Ora era abbastanza vicino da poterla toccare. Lei prese la palla al balzo e attivo la tecnica delle unghie infuocate, tentando di colpirlo. Lo shinobi fece un salto all’indietro, ma venne sfiorato da quel colpo. Il sangue sgorgò dalla piccola ferita. Un moto di impazienza provenne dal moro. 
“C’è un altro motivo per cui sono qui.” Continuò come se nulla fosse successo. “Voglio che tu capisca l’importanza dei tuoi poteri.”
Shiori, nonostante ascoltasse ciò che le veniva detto, stava facendo avvicinare lentamente la sua ombra a quella del suo avversario per catturarla. Orochimaru però fu più svelto e allungò il collo fino a raggiungere con i denti la spalla della ragazza. Affondò i denti nell’incavo del suo collo, facendola paralizzare dal terrore.
Il resto del corpo del serpente raggiunse lentamente la ragazza. Non appena fu stretta nel morso di colui che le aveva cambiato la vita, delle immagini la passarono davanti agli occhi. Delle persone subivano il suo stesso trattamento, per poi patire i dolori più indicibili.
L’ultimo di questi flash riguardava Sasuke Uchiha, il ragazzo pieno di dubbi e paure sentiva il potere del Segno Maledetto e voleva lasciarsi andare ad esso. Quando il ninja leggendario si stacco da lei, la kunoichi si afflosciò tra le sue braccia.
Orochimaru la tenne stretta inginocchiandosi a terra e lasciando che la testa di lei si appoggiasse sulle 
sue gambe.
“Mi… hai reso come loro?” chiese lei tra le lacrime.
Perché non riusciva a combattere nel pieno delle sue forze quando si trovava di fonte a lui? Perché tutta quella paura la infettava non facendola agire propriamente? Perché lui ogni dannata volta vinceva?
“No, non sei come loro. Questo marchio ha un’altra funzione. La scoprirai presto.”
“Mi porterai con te?” chiese terrorizzata. Sapeva che in quel momento non avrebbe potuto fare niente per impedirglielo.
“Oh no. Non ancora, Shiori. Aspetterò un po’ qui con te però.”
Gli occhi le si chiudevano, ma tra le nebbie di quel dolore, percepì una certa dolcezza nelle parole del serpente.
“Perché?” sussurrò.
“Perché questo esperimento è importante per me. Potrebbe cambiare molte cose.”
“Ti odio.” Disse lei, come se quelle uniche due parole potessero ferirlo, come avrebbe voluto fare con i suoi attacchi.
“Lo so. Ma un giorno capirai… Tu eri il soggetto perfetto.” Alzò la testa e si guardò intorno. “Ora devo andare. Sta arrivando qualcuno che ti potrà aiutare. Spero proprio che tu riesca a trovare quel potere. Un giorno reclamerò entrambi.” Detto ciò coricò con delicatezza Shiori sulla sabbia e corse via.
Passarono pochi secondi, nei quali lei si ritrovò a osservare le nuvole. 
Sapeva che non sarebbe morta, Orochimaru non l’avrebbe permesso, ma si sentiva come se stesse per andarsene. O meglio, come se qualcosa di lei se ne fosse andato.
Un urlo disperato arrivò attutito alle sue orecchie. Un’ombra fu immediatamente sopra di lei e delle braccia forti l’avvolsero, alzandola da terra. La kunoichi tentò di aprire gli occhi e, tra le nebbie causate dalle sue lacrime e dal trattamento subito, riconobbe uno sguardo amichevole.
“Ci sono qui io. Va tutto bene.” La rassicurò la voce amica di Tenzo, la quale sembrava provenire da un luogo remoto. “Oh dei!” esclamò poi, notando il marchio impresso sulla sua pelle.
“Non è… come gli altri.” Riuscì a dire, prima di svenire.

Non aveva fatto in tempo ad aprire gli occhi che una lunga chioma di capelli verdi le fu addosso.
“Kasumi-sensei!” Esclamò Aya con voce preoccupata.
Quando finalmente riuscì a metterla a fuoco bene, notò i suoi occhi cerchiati di viola per le ore di sonno perse. Le mani della ragazza avevano già cominciato a percorrere il corpo con il chakra visitandola.
“Shiori. Itachi non vi ha spiegato?” disse con voce flebile.
“Si, scusa. È l’abitudine. Ma non credo che tu debba parlare di lui ora.”
C’era qualcosa che non andava. Nell’intorpidimento generale, ancora non riusciva a capire cosa fosse, ma sapeva che c’era. Era come se… se mancasse qualcosa.
“Perché?” domandò cercando di scacciare via la preoccupazione.
“Quello che ti ha salvato… È qui, ma non siamo sicuri di poterci fidare.”
“Ten… Tenzo è qui?” cercò di percepire la presenza dell’amico, ma era come se i suoi poteri non funzionassero.
Non era mai successo. Di solito era difficile bloccarli, non attivarli. Si sforzò, ma sentì un fluido gelido partire dall’incavo del suo collo e pervaderle il corpo. Con una mano tastò il marchio che gli era stato lasciato da Orochimaru. Cosa le stava succedendo?
“Kas… Shiori-sensei!” La voce di Aya suonava preoccupata, ma lei non sentiva la sua preoccupazione.
Perché? Poi, all’improvviso, capì. La consapevolezza la colpì dritta allo stomaco e, senza nemmeno accorgersene, lanciò un urlo che squarciò l’aria.
La porta della piccola stanza dove si trovava, si spalancò. Quattro uomini entrarono dentro, dimenticandosi di essere diffidenti gli uni con gli altri, troppo spaventati da quell’urlo per occuparsi delle loro dispute.
Hisoka e Takeo sembravano cresciuti dall’ultima volta che li aveva visti, mentre i capelli di Kenta si erano ingrigiti un po’ di più. Tutti la guardavano preoccupati. Tenzo davanti a tutti le era corso accanto e ora le stringeva la mano, per confortarla.
Shiori capiva perché i suoi compagni della Kumori erano diffidenti. In quel momento anche lei non riusciva a fidarsi. Era arrivato proprio al momento giusto a salvarla e… Se non fosse stato veramente lui?
“Dimmi qualcosa che solo tu puoi sapere.” Ordinò.
“Ma…” stava per ribaterre.
“Fallo!”
Tenzo sospirò, pensando a qualcosa che potesse essere adatto. Gli venne in mente un’unica cosa.
“Quando ci siamo conosciuti, ti ho chiesto di guardarmi dentro. So che hai visto quell’oscurità. Ti conosco troppo bene per sapere che avresti voluto chiedermi molte cose su quello, ma non l’hai fatto. Te ne fui grato, ma non è questa la parte rilevante. Il fatto è che… Non ho mai fatto amicizia così velocemente con nessuno.”
Shiori si alzò dal letto e si tuffò tra le sue braccia. Respirava a malapena. Si sentiva violata. Orochimaru era riuscito a insinuarsi di nuovo nella sua vita, plasmandola a suo piacimento e lei… Lei non era riuscita a fare nulla di più che rimanere immobile e lasciarglielo fare!
“Non sento più nulla!” piagnucolò, la sua voce attutita dalla spalla dell’amico.
Lui la strinse a sé, cercando di consolarla.
“Cosa?”
“I miei poteri!” rispose lei.
Tenzo la scostò da sé, sul suo volto un’espressione indecifrabile.
“Lui se li è ripresi. Io non sento nulla.” Spiegò lei più chiaramente.
“Ma come è…” cominciò il castano dopo un primo momento di shock.
“Credo sia il marchio. Su di me ha questo effetto.”
“Come stai?”
“Io…” Poi all’improvviso si bloccò, realizzando che c’era qualcosa che non andava. “Perché non sei a Konoha?”
Sul volto dell’amico si stampò un’espressione offesa.
“Scusa se mi sono interessato a come stavi. Ho chiesto congedo, anche se domani iniziano gli esami e…”
“Gli esami sono domani?” Urlò lei sconvolta. “Devi tornare a casa! Non avete ricevuto il messaggio del Kazekage?”
“No, cosa sta succedendo?”
Nemmeno Shiori sapeva dare una risposta all’amico. Era sempre più confusa.
“Dobbiamo andare a casa.” Ordinò decisa.





Angolo dell'autrice.
Ciao a tutti!
Per prima cosa credo di dovermi scusare del ritardo. Il fatto è che stavo partecipando ad un contest e, anche se la scadenza si avvicinava, non riuscivo a trovare un finale per la mia storia. A proposito di questo, se volete passare a dare una letta anche a quella one-shot, mi farebbe molto felice :)
Tornando a noi, Shiori sembra sempre più in difficoltà. Per fortuna, il caro Tenzo è sempre in giro quando c'è bisogno di lui.
Ringrazio tutti voi che leggete e che recensite! Soprattutto grazie per la vostra pazienza.
A presto!

P.S. Credo che pubblicherò il prossimo capitolo tra sabato e domenica :)

 
  
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