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Autore: Teen Idle    19/08/2015    2 recensioni
La presidentessa Cora stava nel suo studio privato. In silenzio. Non una parola, un suono, oltre alle sue dita che tamburellavano sulla scrivania. Tic tac, tic tac. Spari. Sembravano degli spari nel silenzio.
Morte.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mulan
Quello sarebbe stato l'ultimo giorno, nel bene o nel male. Quella mattina il suo risveglio era stato ornato da un sorriso inaspettato sul suo volto, determinato dalla consapevolezza di aver raggiunto il fatidico giorno.
Aveva mangiato, bevuto, effettuato le normali azioni che contrassegnavano ogni mattina, ma capitanate dall'idea della vittoria. Era stranamente sicura di sé e del suo avversario; ovvero, della debolezza del suo avversario. Non aveva concorrenti, in pratica. L'arena era sua.
 L'intera Capitol City era radunata attorno a qualunque elemento trasmettesse i loro conflitti, trepidando per quel pomeriggio. Anche lei, dopotutto, palpitava per lo stesso evento. Ma il sangue circolava in una vena di pura malvagità.
Il pomeriggio calò, assieme al sole. Le sue armi erano affilate, come la sua mente; il suo sangue non sarebbe sfuggito a quella occasione.
Mulan si mise l'armatura che aveva preso al festino, la chiuse con cura. Si sentiva una divinità, non era più umana. La timida ragazza che non voleva uccidere era morta, non sarebbe mai più tornata. Ora aveva solo un occhio, ma non si sarebbe fermata. Ammirò quasi incantata il suo corpo fatto di metallo, era una dea. Mulan era la dea della morte, nessuna pietà, solo distruzione. Strinse il letale guanto di velluto rosso, ne aveva sentito parlare: toglieva i cuori. 
Guardò le telecamere, poi, gettò l'elmo per terra. Non aveva bisogno di un elmo. Contro Tremotino avrebbe vinto pure ad occhi chiusi. 
«Alla Cornucopia!» urlò, rivolta al pubblico ed a Tremotino.  
Tremotino
Il ragazzo del distretto otto contro ogni previsione era vivo. Pure lui stesso era sorpreso. Aveva paura, paura di morire, paura di deludere tutti, aveva semplicemente paura. Sapeva che doveva lottare, sarebbe stato uno scontro epico: l'astuzia contro la forza. Nei libri l'eroe subisce delle perdite prima della sua più totale vittoria, pensò il ragazzo. Ma tu, da lettore, sai che, nonostante tutte le perdite e sconfitte, alla fine tutto andrà bene, perché in effetti è l'eroe e quindi vincerà. Nei libri però non c'è scritto che prezzo bisogna pagare per esserlo, non descrivono quanto faccia male le perdite. 
Il prezzo era stato pesante, Belle. 
Forse il suo stilista Gaston aveva ragione, pensò il ragazzo, non sono fatto per questi giochi. "Uccidere una persona è orrendo, ti porta via una parte di te che nessuno potrà mai restituirti. È come se l'elemento che ci distinguesse dagli animali venisse estirpato, lasciandoci come bestie selvagge." Tremotino si ricordò delle parole di Belle, ma lui aveva già ucciso.
Il ragazzo si accarezzò il microchip impiantato nella gamba malata, ora agile come tutti gli altri. Si mise il guanto ferrato che avevano dato a Regina. Aveva già sentito parlare di quei guanti: erano in grado di strappare cuori umani. 
Un brivido di terrore lo invase. Strinse l'elsa del suo pugnale, prese dei respiri profondi.
Degli strambi uccelli iniziarono a parlare, ripetevano la stessa cosa. Con la voce di Mulan. "Alla Cornucopia" continuavano a ripeterlo. Sembrava una condanna. Tremotino raccolse le sue cose e si incamminò. Giunse in una caverna. No, non sarebbe morto, decise. Voleva vivere ancora un giorno, così si appisolò. 

Cora
La donna strinse il corpetto color crema, con rabbia. Aveva organizzato dei giochi stupendi e stava andando tutto bene, ma quello stupido ragazzino aveva rovinato tutto. Tremotino aveva deciso che non voleva scontrarsi e si era appisolato. Ovviamente gli ascolti erano diminuiti, di conseguenza Cora era imbestialita, avrebbe ucciso Tremotino. Si diresse dagli strateghi
«Datemi la console per gestire gli ibridi. Darò quel brio che serve» gli strateghi la guardarono spaventati. «allora devo usare le manieri forti» con una lieve sfumatura di rabbia nella voce e noncuranza gettò la propria mano nel petto dello stratega. Guardò soddisfatta il cuore che stringeva, poi strinse sempre più forte. Lo stratega cadde al suolo, morto e Cora si pulì i guanti di velluto rosso. Prese la console e dopo aver saluto il capo Stratega si diresse in piazza. Una folla di capitolini annoiati la accolse. Subito la sua assistente Ruby, nonché nipote della capo stratega la affiancò. Dopo aver calmato la folla, Ruby accese lo schermo gigante della piazza principale. 
Cora si sedette sulla sua poltrona riservata, si lisciò la gonna e sfiorò la preziosa console. Tutti la stavano guardando. Creò in silenzio gli ibridi, mentre in televisione si alternavano un Tremotino dormiente e una Mulan alquanto scocciata che si esercitava con l'ascia. La presidentessa sentì la mano di Ruby sul braccio che guardava terrorizzata gli ibridi
«Ne è sicura?» Cora aumentò la dose di veleno sorridendo malignamente. Sullo schermo Mulan lanciò l'ascia con una tale potenza da farla piantare nei rubini della Cornucopia, i Capitolini risero entusiasti. 
«Attenzione, amici miei» disse la presidentessa attirando l'attenzione di tutti «ora inizia il divertimento»

Tremotino
Quando il ragazzo si svegliò, sentì una presenza accanto a sé. Quel profumo.... era di Belle. Ma la ragazza era morta. Eppure era lì. Perfettamente pettinata e col suo solito profumo di mughetto e pergama, era lì e gli sorrideva. Indossava un abito blu, come i suoi occhi. Era Belle, ma era diversa. Tremotino lo capì dal sorriso, troppo tirato troppo falso. Prese lo zaino e scappò, ma la voce di quella cosa lo raggiunse «Codardo!» lo ripeteva in continuazione, con voce tagliente «Perché non sei alla Cornucopia? Codardo» il ragazzo cercò di correre più veloce, ma lei era lì. Correva al suo fianco. Il ragazzo si accorse con orrore che con lei c'erano tutti i tributi che aveva ucciso e ripetevano la medesima cosa: "codardo"
Cercò di correre più veloce, invano. Il ragazzo del quattro lo atterrò, mentre gli altri tributi lo accerchiavano. L'unico pensiero che la sua mente riusciva a formulare era: stomorendo.stomorendo. 
Sentiva le risate dei capitolini, si immaginava già le loro conversazioni. No, non li avrebbe soddisfatti. Estrasse il pugnale dalla giacca e uccise i tributi in una danza di sangue. Tranne Belle, non poteva ucciderla. Tremotino non poteva uccidere il suo passato. Già riusciva a sentire le capitoline più sentimentali struggersi, corse più veloce. Belle era lì, avrebbe voluto che fosse così a casa. Avrebbe voluto stare insieme e correre, ma lei era morta e lui era quasi morto. Il veleno lo stava lentamente corrodendo, sentiva tutto quanto intorpidirsi. Persino i suoi sentimenti scambiano piano piano.
Sto diventando un ibrido, un veloce pensiero che lo spaventò terribilmente. Corse più veloce, con Belle alle calcagna. Continuava a sentire quella voce deriderlo, forse aveva ragione. Doveva arrendersi. Sentì un fischio acuto e quando si voltò l'ultimo ibrido rimasto era trafitto da una lancia. E Belle morì una seconda volta, sotto i suoi occhi.
«Buongiorno, signor Gold» lo salutò ironicamente Mulan
«Perché mi hai salvato?» Tremotino strinse il pugnale, non si fidava di quella ragazza.
«Non poteva finire così, non trovi?» il ragazzo si ritrovò contro la parete, coi rubini che gli tagliavano la carne
« Non c'è gusto se vinco abbandonandoti ad un ibrido. Non trovi?»

Mulan 
Fu la guerriera del due la prima ad attaccare, correndo, raccogliendo di nuovo tutta la freddezza necessaria per potersi macchiare di un crimine. Ma l'altro la schivò, portandola a fendere il nulla. Si voltò una seconda volta, ritrovando il ragazzo nella postazione originaria di lei. Gli lasciò il potere di attaccare, raccogliendo qualche colpevole coraggio, e corse verso di lei. L'accolse con un pugno nello stomaco, che lo fece tentennare verso il terreno. Con un calcio lo fece cadere.
Il ragazzo del distretto otto era leggero come una marionetta. Il ché rendeva noioso ucciderlo. La ragazza sentì un pugno sulla mascella, una marionetta aggressiva. Con rabbia ricambiò il pugno, con più violenza. Tremotino si spostò e cercò di accoltellarla. 
«Non vincerai, otto» l'ascia sembrò muoversi al rallentatore prima di mozzare parte dell'orecchio del ragazzo. In meno di un secondo Mulan sfoderò la sua spada. Non provava paura, non sentiva rabbia, riusciva solamente a sentire adrenalina. "Mulan non sarebbe morta, avrebbe vinto"un pensiero comune a tutti. La ragazza rimaneva comunque attenta, studiava il ragazzo del otto. E nella loro danza di spade pioveva sangue, il sangue di entrambi di quel cremisi che li spaventava e caricava allo stesso tempo.
La ragazza del distretto due aveva sempre odiato ballare. Odiava il ballo, il suo corpo era troppo pesante e lento e le ferite si moltiplicarono. Con un fendente tagliò un orecchio al ragazzo, godendo di tutto quel rosso che la inondava. Vide la mano ferrata di Tremotino troppo tardi. Il pugno ferrato la colpì sul volto, devastandolo. L'avrebbero guarita, quando avrebbe vinto. La danza che era andata avanti per tanto tempo era giunta al termine.
Ora era il momento decisivo. Se ne accorse pure Tremotino.
La ragazza si rifiutava di morire le mancava qualcosa.Qualcosa mancava. Qualcosa per consolidare quell'esperienza, qualcosa da sostituire nella sua mente (al pensiero della morte), qualcosa per rendere quella giornata amara con un sorriso. Avrebbe sorriso solo davanti alla vittoria.
Ma avrebbe vinto? Non sapeva. Non sapeva, semplicemente. C'era solo da continuare, per sapere.
Avrebbe voluto piangere. Ne sentiva il bisogno, ma sarebbe stata l'estrema perdita di tempo. Doveva cominciare.
Mulan si lanciò all'attacco con la mano guantata in avanti, mentre Tremotino caricava col pugnale.
Chiusero entrambi gli occhi.
Uno, due, tre

Una figura fra le due cadde, mentre l'altra serrava gli occhi, attendendo la morte o la vita.

Un colpo di cannone scoppiò. Ancora non comprendeva. Ancora non valeva la pena di consolidare la conoscenza della terra con lo sguardo. E si sentì capace di aprire gli occhi solo quando una voce quasi ultraterrena annunciò:«Signore e signori, vi presento Fa Mulan, la vincitrice della prima edizione degli Hunger Games.» 

 
  
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