CAPITOLO XVI: SPRING NICHT
La presa del ragazzo si fece più
forte attorno alla vita della ragazza: non voleva lasciarla andare, voleva
tenerla per se.
- Claireee!!! Allora? Stiamo aspettando solo voi! Guarda ti ho portato la
cioccolata calda come piace a te, non puoi capire che faticaccia convincerli a
lasciarmi la tazza, neanche fosse d’oro! Ma io ti conosco e lo so che adori..-
Un suono di ceramica andata in
frantumi. La cioccolata bollente sparsa per terra.
Un rumore di passi veloci. Poi
più niente.
Tutti questi suoni giunsero
ovattati all’orecchio di Claire, che dovette raccogliere tutto il suo
autocontrollo per distaccarsi dalla presa di Bill e capire che stesse
succedendo.
- Emily cos..? Oh no
EMILY!..- smarrita la ragazza osservò la tazza in frantumi sul
pavimento e la cioccolata che si spargeva a macchia d’olio. - Scusami Bill io devo..-
- Si io.. Non ti preoccupare, vai pure.. Me la caverò da solo..-
A malincuore la ragazza si
sciolse dalla stretta del frontman e con poche “falcate” raggiunse velocemente
la pedana per togliersi i pattini.
Le mani le tremavano mentre
scioglieva in tutta fretta i legaci.
- Cazzo e levati! Non ti ci mettere anche tu!-
Un laccio non ne voleva proprio
sapere di slegarsi: lei doveva stare lì.
Con forza la ragazza tirò, la
mano scattò veloce. Un rumore di lame affilate risuonò lievemente nel
palaghiaccio vuoto: la mano nella foga aveva violentemente strofinato contro la
lama dello stivaletto posato lì accanto a lei, il sangue prese a sgorgare
furioso.
- Oh vai al diavolo! Emily aspettami.. ti prego..- Un sussurro
accompagnò una lacrima, che scivolò dalla guancia della ragazza.
Non poteva abbandonarla anche
lei..
No.
EMILY NO!
- EMILY NO! ASPETTA
TI PREGO!-
Claire prese a correre dietro
l’amica a piedi scalzi lungo il corridoio. Doveva raggiungerla a qualsiasi
costo, doveva spiegarle..
Che
cosa? Che non è come sembra?!
Oh
andiamo Claire! Lo sai benissimo che non ti crederà!
Ti
ha visto!
La verità incominciò a corroderla
da dentro, sfaldando le sue difese dall’interno. Impossibile fermarla.
E
tu lo sapevi quanto lei ci tenesse!
Un altro colpo basso.
Era vero.
Lei lo sapeva quanto l’amica ci
teneva a quel ragazzo conosciuto attraverso poster e riviste di ogni genere,
che pochi secondi prima l’abbracciava come se fosse la cosa che aveva di più
cara al mondo.
Lo sapeva.
Il rumore dei suoi passi si fece
martellante, inquietante.
Le luci al neon incominciavano a
fremere o era una sua impressione?
Stava pian piano scivolando in un
incubo. Il peggiore di quelli che aveva mai fatto da quando aveva incominciato
a lavorare a “Casa Tokio Hotel”.
Doveva aspettarselo che qualcosa
sarebbe successo no? Un chitarrista e un bassista che fanno strage anche se si
soffiano il naso (e non certo per il raffreddore da cavallo!), un batterista
che con i propri sorrisi era capace di far intenerire anche il temibile
“Babau”, e poi lui, Bill Kaulitz: un concentrato di energia allo stato puro, con un pizzico di
ingenuità e insieme di maturità che era impossibile non affezionarcisi.
Era entrata in casa del lupo. Si
era messa in trappola con le sue mani, ed il peggio era che lo aveva fatto
consciamente.
Il respiro accelerò velocemente.
Emily non c’era da nessuna parte.
Un brivido freddo la fece
sussultare…
Il palaghiaccio era dotato di un
terrazzo spazioso. Vietato al pubblico, ma non per loro due.
La prima cosa che avevano
imparato sin dalla prima volta in cui si erano recate lì era stata come eludere
la sorveglianza e sgattaiolare ai piani superiori: la vista era mozzafiato e si
poteva bere in santa pace la cioccolata, accoccolate sul cornicione, come
piaceva fare a loro.
Prese a sudare freddo, le gambe incominciarono
a tremarle, mentre l’eco di parole lontane le risuonarono nelle orecchie,
facendo da sottofondo al rumore dei suoi passi affrettati.
***
“Ma dai non ti sembra di esagerare?! E’
pur sempre un ragazzo di 19 anni vuoi che un giorno non trovi una ragazza
adatta a lui?”
“…”
“Cosa farai quando arriverà quel
giorno?”
“Io.. non so come reagirei allo shock..”
***
Le lacrime presero a rigarle il
volto.
Non aveva potuto immaginare
quanto fosse diventato importante per lei quel ragazzo.
Era stata una stupida.
Chi meglio di lei conosceva
Emily?
Chi meglio di lei doveva capire
cosa c’era di sbagliato in tutto questo casino?
CHI?
La fatica cominciava a farsi
sentire, i piedi fasciati solo dai calzini incominciavano a scivolare sui
gradini di marmo freddo, le mani sudate afferravano debolmente il corrimano in
legno, affaticate come gli altri arti dallo sforzo a cui erano sottoposte.
In quel momento una fugace
sequenza di immagini le si parò davanti, immagini ben conosciute: un Bill dalla
folta chioma corvina con un lungo cappotto in pelle nera che si affretta per le
scale. Un’aria disperata e sconfortata sul volto, quell’aria di chi si prepara
al peggio ma spera nel meglio.
L’aria di Claire.
*
Über den Dächern,
ist es so kalt,
und so still.
Ich schweig Deinen Namen,
weil Du ihn jetzt,
nicht hören willst.
Der Abgrund der Stadt,
verschlingt jede Träne die fällt.
Da unten ist nichts mehr,
was Dich hier oben noch hällt.
Una brezza fredda le
sferzò il viso violentemente.
Si strofinò
lievemente le mani per riattivare la circolazione e stimolare calore, ma la
cosa era più difficile del previsto.
I rumori delle
macchine e le luci della grande metropoli rendevano Roma più viva che mai, in
forte contrasto al silenzio che la pervadeva e al vuoto che le si spalancava
davanti.
Le lacrime
scivolarono sulle gote arrossate per il freddo, andandosi a posare dolcemente
attorno alle labbra appena socchiuse.
- Claire.. Come hai potuto..-
Un sussurro che fece
più male di quanto si aspettasse.
La cruda verità aveva
annientato le sue difese.
Ich schrei in die
Nacht für Dich,
lass
Spring nicht.
Die lichter fangen Dich nicht,
sie betrügen Dich.
Spring nicht.
Erinner Dich,
an Dich und
Die Welt da unten zählt nicht,
Bitte spring nicht.
Le luci accecanti
della città si mischiano alle lacrime, appannandole la vista. Il piede oscilla
leggermente sul bordo del cornicione provato dalle intemperie. Briciole di
cemento e sassolini si staccano, precipitando giù. Sempre più giù.
La voce di Bill che
le risuona non le concede tregua: brandelli di ricordi le scivolano davanti
agli occhi.
Un film che le era
impossibile bloccare, anche se cercava di raccogliere tutte le forze che le
erano rimaste.
Lei che consola una bimba dai capelli neri arruffati e un ginocchio
sbucciato.
Lei e la stessa bimba che si tengono per mano ansiose di varcare i
cancelli delle “Medie”.
Lei che racconta a quella dannata bambina come è stato il suo primo
bacio.
Lei che velocemente si strozza la colazione per non arrivare in ritardo
alla lezione.
E la bambina è sempre lì con lei.
[…]
Lei c’è sempre stata.
Il battito accelera,
si ferma per un momento.
In Deinen Augen,
scheint alles sinnlos und leer.
Der Schnee fällt einsam,
Du spürst ihn schon lange nicht mehr.
Irgendwo da draussen,
bist Du verloren gegangen.
Du träumst von dem Ende,
um nochmal von vorn anzufangen.
Riaprì gli occhi, espirando lentamente.
Non era cambiato
niente.
Il dolore c’era, più
vivido che mai. Il cuore pulsava ribelle nonostante fosse incrinato, spezzato.
Il mondo si era
fermato, ma la testa continuava a vorticare in un turbine di immagini, mezze
frasi dette senza volere, insensate.
Vuote.
“Non è vero.. non è così, so che non è così”
Il debole pensiero
affiorò, nella mente già sovraffollata di Emily.
Non ne aveva potuto
fare a meno.
Non poteva fare a
meno di sperarci, di pensarci, di crederci.
La debole ancora di
salvezza che sosteneva i suoi pensieri minacciava di scomparire, di ritornare
dal nulla, da dove era venuta.
Lasciare la nave in
balia delle onde e abbandonare il proprio porto sicuro voleva dire andare alla
deriva, senza una metà.
Senza sapere se ci
sarà una meta.
*
Un rumore di passi affrettati
e quasi disperati risuonò in lontananza.
Ma era davvero lontano?
O era lei che era lontana..?
Tutto ciò non catturò la sua attenzione.
Ora c’era solo lei e
il suo dolore.
Pensava di potercisi
crogiolare un po’.
Ne aveva il diritto.
Improvvisamente una
porta si spalancò e sbatte violentemente contro il muro, che si scrostò
lievemente.
- Ich schrei
in die Nacht für Dich,
lass
Spring nicht.
Die lichter fangen Dich nicht,
sie betrügen Dich.
Spring nicht.
Erinner Dich,
an Dich und
Die Welt da unten zählt nicht,
Bitte spring nicht!-
Come se il suo
processo mentale non si fosse mai interrotto, Claire aveva continuato la
canzone.
Quella canzone che
inizialmente non l’aveva conquistata più di “Rette mich”, ma che via via col
tempo si era rivelata per quello che era veramente.
L’aveva fatta pensare, riflettere.
Dopo pochi giorni
l’aveva imparata a memoria senza la minima difficoltà: sentiva quelle parole
tanto di Bill quanto sue.
Lui aveva dato voce a
qualcosa che lei si era tenuta dentro, che non aveva avuto la forza di
condividere con molti, ma che Bill aveva provato a fare.
Soltanto ora aveva
capito il motivo per cui Bill si fosse messo così a nudo in questa canzone più
che in altre.
Emily si voltò a
quelle parole fin troppo familiari. Gli occhi velati dalle lacrime, i riccioli
castani scompigliati dal vento e trattenuti a viva forza da qualche molletta,
la felpa grigia che le fasciava morbidamente il petto macchiata.
Il cappuccio
leggermente tirato su, come a volerla proteggere da qualcosa.
Qualcuno.
Gli occhi di Claire
si incatenarono a quelli di Emily.
Speranzosi.
Sapeva che doveva
fare.
Aspettò.
L’attesa era
snervante, dolorosa..
- Ich weiss nicht wie lang, -
Un debole sussurro intrappolato
dal nodo alla gola che le si era formato.
- Ich Dich halten kann.
Ich weiss
nicht wie lang.-
Il cuore s’incrinò
ancora.
La spaccatura si fece
più profonda.
Era vero.
Non sapeva fino a che
punto sarebbe potuta arrivare.
Aveva sempre giurato che
per Claire avrebbe fatto di tutto.
Ma ora che si trovava
oppressa da quel velo insostenibile, che il dolore l’avvolgeva completamente,
non ne era più
sicura.
L’ancora sparì…
- Nimm
meine Hand,
wir fangen nochmal an.-
Ogni singola parte
del suo corpo si era concentrata per raccogliere le ultime forze rimaste: gli
occhi chiusi e concentrati, i pugni chiusi, i palmi perforati dalle unghie.
Esitante, Claire fece
un piccolo passo verso l’amica.
Non poteva permettere
che non capisse quanto tutto questo avesse un significato per lei.
- Spring nich!.-
[…]
Che lei non avrebbe
permesso un gesto così sconsiderato e stupido.
Mai.
- Ich schrei in die Nacht
für Dich,
lass
Spring nicht.
Die lichter fangen Dich nicht,
sie betrügen Dich.
Spring nicht.
Erinner Dich,
an Dich und
Die Welt da unten zählt nicht,
Bitte spring nicht. -
Doveva togliere quel
maledetto piede da lì!
Correre accanto a lei, abbracciarla.
Farle capire che era
tutto a posto.
Anche se non sapeva quanto questo potesse
essere vero.
L’aveva ferita, lo
sapeva.
Sapeva anche però,
che era troppo tempo ormai che non era riuscita a trovare in nessuno quello che
aveva trovato in Bill.
Non sapeva se sarebbe
stata disposta a rinunciarci.
Sarebbe morta per
lei, ma questo?
Da quel momento in
poi la loro strada sarebbe stata in salita.
- Spring nicht.
Und hält Dich das auch nicht zurück..-
Il cuore di Emily saltò un battito.
Era giunta alla fine, sapeva che mancava davvero poco.
Solo una frase per esattezza. La più
importante.
Quella che valeva tutta la canzone.
Quella che ne racchiudeva il
significato intero.
Quella che non era più sicura che
Claire sarebbe riuscita a dire…
Si voltò completamente. Decisa a guardare
l’amica negli occhi. Vide le sue iridi verdi rispecchiarsi per un istante in
quelle azzurre di lei.
Poi solo un flebile ma sicuro
sussurro:
- Dann spring ich für Dich…-
Il piede di Emily si mosse
impercettibilmente.
E quello di Claire con lei…
Nota: Eccomi
di nuovo qui, con un capitolo che spero vi abbia fatto riflettere. Ci tenevo
molto che questo capitolo riuscisse, nel vero senso della parola. E’ stato
molto doloroso e importante per me scriverlo, e spero di esserci riuscita bene
sulle note di questa splendida canzone. Se l’ho rovinata, o non sono riuscita a
conferire al capitolo quel tono che tanto desideravo assumesse, posso solo dire
che me ne rammarico moltissimo. Ho provato a dare a Claire quel tratta di
realismo in più, che forse durante tutta la storia era stato un po’ difficile
delineare, l’ho ritenuto molto importante. Perciò è stato necessario riaprire
vecchie ferite, che spero nonostante tutto di aver espresso a fondo.
Ringrazio moltissimo chi continua a seguirmi, chi
ha recensito lo scorso capitolo (Facy – grazie mille per il tuo immancabile
sostegno e la tua “pazienza”^_- / layla
the punkprincess – spero che la tua curiosità sia stata in parte soddisfatta^^/ DarkViolet92 – anche io generalmente non sono quel tipo di
persona così zuccherosa, ma quel pezzo si è scritto proprio da se!: lo volevo
così^^) e chi continua a tenere intrepida la storia tra i preferiti (48! O.O!
Grazie ragazze^^). Un bacione grandissimo a tutte e inutile ricordarvi che i
vostri pareri sono assai graditi in questo punto così difficile della storia,
che spero di non aver banalizzato.