Long live the lioness
"Nobody said it was easy,
oh it's such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
No-one ever said it would be so hard."
The Scientist,
Coldplay
Approdo
del Re, tre settimane dopo
Era dall’alba che le campane di tutta la città
suonavano a festa. Da ogni tempio, torre, collina si levava l’eco di quella
chiassosa e gioiosa melodia. Campane che
suonavano per loro.
Nonostante l’altezza delle Fortezza Rossa e le
finestre quasi del tutto chiuse, il frastuono penetrava anche nella sua stanza.
Quel suono la accompagnava fin dal risveglio ed era
oramai familiare, non ci prestava quasi più attenzione. Ogni tanto però tornava
a udirlo tutto d’un colpo. Ed era sempre una gradita e rassicurante conferma
che non stava sognando, che era tutto
vero.
Si guardò ancora allo specchio. Aveva oramai finito
di prepararsi. Sorrise a sé stessa. Quel
giorno era finalmente arrivato. Ancora qualche ora e…
Qualche colpo alla porta la distolse dai suoi
pensieri. Con il flusso interminabile di servette, cameriere e quant’altro di
quella mattina aveva evitato di chiuderla.
Si limitò quindi a dire un avanti distratto. Il modo in cui le avevano sistemato i
capelli…non la convinceva appieno. Era un lavoro ben fatto eppure…c’era
qualcosa che…
Non aveva prestato troppa attenzione a chi era
entrato, era troppo concentrata su sé stessa. Ma quando vide l’immagine riflessa nello specchio…
Stava per parlare, ma sua madre la precedette.
“Per i sette inferi” disse, con gli occhi sbarrati.
“Myrcella, sei stupenda…”
Lei non poté fare a meno di sorridere, mentre
arrossiva leggermente.
Vide però comparire sul volto di lei una sottile
smorfia. La voce della regina tornò nuovamente a coprire le campane.
“Chi ti ha sistemato così i capelli?” Il tono era
decisamente diverso. Lasciava a intendere il resto della frase “se non sei
soddisfatta, dimmi il nome e gli farò mozzare le mani”. Cersei Lannister non
smetteva mai di essere la regina, mai.
“Lo so…” provò a dire, a metà tra l’essere
dispiaciuta e divertita, ma non ebbe modo di continuare.
Sentiva le mani della madre tra i suoi lunghi
capelli biondi, a sistemare ciò che non la convinceva. Rimase senza parole. Lo stava veramente facendo? Non era
possibile…
“Per me, lo
sta facendo per me” pensò. Ed era
vero. Provò a dire qualcosa, ma non le veniva in mente niente. In testa aveva solo quello che sarebbe
successo di lì a poche ore. Nemmeno lei stessa sapeva come riuscisse a stare
ferma e tranquilla.
Un pensiero le balenò improvvisamente in testa.
“Tutto bene con Tommen?” chiese.
Cersei sorrise. “Si…tuo fratello è entusiasta
all’idea di accompagnarti all’altare.”
In qualità di
re, quel compito spettava a lui dal momento che non c’era… No, non sarebbe
dovuta andare così. Lui sarebbe stato lì, nel tempio, a guardarla. Lui avrebbe
dovuto accompagnarla. Ma il segreto andava preservato. Non riusciva a
immaginare quanto questo potesse fare male a suo padre.
Tenne questi pensieri per sé. Di sicuro sua madre ci
aveva già pensato e…non era decisamente il caso di rigirare il coltello nella
piaga. Al suo posto ci sarebbe stato
Tommen del resto. Non poteva certo lamentarsi.
Non se era resa conto, assorta com’era nei suoi
pensieri, ma la regina aveva finito con i suoi capelli. Si guardò allo
specchio.
Ecco, così era
perfetto. Sembrava che le avesse letto nel pensiero.
Rivolse a sua madre un sorriso per ringraziarla,
mentre lei le si sedeva affianco. Gli occhi di Cersei erano lucidi, il suo sorriso
dolce. Prese le mani della figlia tra le sue.
“Non ci credo ancora…” la voce della regina era
carica di emozione. Strinse ancora più forte le mani.
“La mia
bambina oggi si sposa…” Quasi rideva mentre pronunciava queste parole, quella
risata un po’ folle di quando si è in preda alla felicità.
“Come ti senti?” le chiese.
Myrcella sorrise. Soppesò le parole.
“Non mi sembra
vero. Ho questa sensazione sulla pelle, come se…come se stessi sognando, come
se camminassi un metro sopra terra.”
Sospirò.
“Ma
evidentemente è tutto vero. Dire che sono felice è…”
Trattenne a stento una risata.
“È riduttivo…non
so come potrò aspettare altre tre ore…”
Cersei continuava a sorriderle, ma sul suo viso era
comparsa una sfumatura nuova…una sfumatura di…malizia? Davvero?
“Sei impaziente anche per…questa notte?”
Myrcella si morse il labbro, abbassando lo sguardo.
La regina ne fu sorpresa, ma continuò a parlare.
“It will be your first…” disse, quasi
sussurrandole.
La figlia scosse la testa, interrompendola.
“No”
Sospirò.
“It won’t...” il suo tono era deciso, sicuro. Ma
nonostante questo, non riusciva che a sussurrare. Rialzò nuovamente il capo.
“It won’t be…the
first”
Abbozzò un timido ma sincero sorriso.
La reazione di Cersei fu…indescrivibile. La sorpresa
divenne incredulità, l’incredulità divenne sconcerto, lo sconcerto…
Era davvero senza parole questa volta.
Myrcella temeva tanto, troppo, di trovare
rimprovero, addirittura rabbia negli occhi di sua madre. Ma non ce n’era la
benché minima traccia.
Alla fine, dopo istanti interminabili, la regina riuscì
a parlare.
“You did it
because…” sussurrò, con gli occhi persi in quelli della figlia. Lei chinò
un istante il capo, mordendosi lievemente il labbro. Con voce sicura, decisa e
limpidamente sincera completò la frase lasciata incompleta. Non doveva che dire la verità.
“Because i
love him…” un nuovo sorriso le si dipinse sul volto. “Because i love him…” sussurrò nuovamente, quasi più per sé stessa.
Non c’era altra
ragione, altra verità.
Aveva fatto per un'unico
motivo quel passo.
Perché lo amava, lo amava
più di ogni altra cosa.
- - - - - -
L’atrio del tempio era piuttosto freddo, abbastanza
da farle venire la pelle d’oca sulle braccia e sulle spalle scoperte. Ma ben
presto il mantello avrebbe coperto quelle e anche la schiena quasi per metà
nuda, tenendola un po’ più al caldo. Era sicura che quell’abito avrebbe
suscitato mille discorsi e piccoli scandali, ma non le importava. Non le pareva anche solo concepibile l’idea di
sposarsi con un abito che non rispecchiasse…casa.
Sentiva dentro di sé di appartenere a Dorne e…e ne sarebbe stata la principessa
in poche decine di minuti. Che i Tyrell e tutti gli altri facessero pure tutti
i loro pettegolezzi.
Nonostante questi pensieri tutt’altri che allegri,
non riusciva a smettere di sorridere. Ancora
poco e…
Il rumore di passi concitati e veloci la distolse
dai suoi pensieri. Si voltò verso la porta.
Il re degli Andali e dei Primi Uomini era lì, di
fronte a lei. Con gli occhi spalancati e sul viso un’espressione di stupore e....
“È mio
fratello, ma è pur sempre un uomo…” pensò. Questo innescò una breve risata.
Tommen annaspò un paio di secondi, alla ricerca
disperata di qualcosa da dire.
“Myrcella sei…davvero…magnifica…” Non riusciva a staccarle
gli occhi di dosso.
Lei gli si avvicinò, posandogli un leggero bacio
sulla guancia. Rimase ferma, sussurrandogli all’orecchio.
“Se continui a guardarmi così, qui scoppia una
guerra con Dorne…” gli disse, con tono divertito e malizioso. Il fratello
scoppiò a ridere, scuotendo la testa.
“Vorrei
vederlo sempre così. Sorridente, felice. Senza arpie intorno, senza che la
malattia lo perseguiti...” sognò per un istante. Ma sapeva che non poteva
andare così. L’effetto del dolcesonno
era a dir poco miracoloso. Peccato che lui non lo potesse prendere che un paio
volte l’anno. E se…
Scacciò via quei pensieri così dolorosi.
Intanto il re non aveva perso tempo. Brandiva tra le
mani il colossale mantello nuziale.
Lei chinò il capo, per agevolarlo. Con delicatezza
lui le affibbiò il laccio. Le accarezzò per un istante il collo e il volto.
Si voltò. Tommen la prese sottobraccio e sospirò.
“Andiamo a consegnarti a questo dorniano…” disse,
con tono quanto mai ironico.
Myrcella gli restituì una gomitata più scherzosa che
veramente stizzita.
E poi, insieme, cominciarono a camminare.
Attraversarono il breve corridoio e si ritrovarono
nella sala centrale del Grande Tempio di Baleor. C’era molta più gente di
quanto si aspettasse.
In modo tutt’altro che casuale i Tyrell erano stati
sistemati sui due lati del tempio esattamente opposti a dove si trovavano i
dorniani giunti per l’occasione.
Mentre scendevano la lunga scalinata provò a
riconoscere gli ospiti.
La maggior parte erano alfieri che conosceva solo di
nome e di vista.
Riconobbe tra le persone di Stelle al Tramonto tre
dei Dayne, seduti abbastanza in basso.
Poi, nella delegazione più importante, c’era Lord Anders
Yronwood, accompagnato dalle figlie, Ynys e Gwyneth.
Infine c’era quasi tutta la corte di Lancia del
Sole. Conosceva praticamente tutti.
Spiccavano su tutti, poste a due passi dall’altare
Elia Sand, la quinta figlia del principe Oberyn, e, soprattutto, la Principessa
di Dorne, Arianne Martell. Vedendola la salutò con un cenno del capo. Myrcella
ricambiò il gesto con un sorriso.
Tornò ad alzare lo sguardo verso l’altare. Lei e
Tommen avevano oramai percorso tutta la scalinata ed erano a metà della grande
sala ettagonale.
Non degnò i Tyrell nemmeno di uno sguardo. Ma del
resto, anche se Aegon il Conquistatore fosse entrato in quel momento cavalcando
Balerion il Terrore Nero, non avrebbe mai e poi spostato gli occhi.
Il suo principe stava lì, ai piedi dell’altare. E
l’espressione che aveva sul viso beh…rispecchiava tutto quello anche lei stava
provando. A parte ovviamente lo sguardo.
Trystane pareva ancora più…compiaciuto di Tommen nel vederla.
Percorse gli ultimi passi mentre una sensazione
nuova, forte e bellissima la pervadeva, insieme a quella costante impressione
di leggerezza.
Pose fine al dubbio di stare solamente sognando quel
momento stringendo la mano di Trystane. Era
tutto fantasticamente reale.
Stringendosi forte le mani andarono a porsi davanti
all’alto septon.
Quello fece un cenno e musica cominciò a levarsi.
La cerimonia ebbe inizio.
Non ascoltò una sola parola di quello che il
sacerdote disse. Non riusciva a staccare
gli occhi da lui. Se con lo sguardo
si può parlare, quella fu una delle discussioni più lunghe che avessero mai fatto. Ricordi, progetti, idee,
propositi, opinioni, piani, promesse… Mentre centinaia di persone
invocavano e pregavano, a loro sembrava di essere soli. Soli come prima, soli come a Dorne.
Il tempo le parve volare. Pensava che fossero trascorsi
solo pochi istanti, invece erano passati quaranta minuti. Lui le suggerì con
un’occhiata di tornare a prestare attenzione a quanto stesse dicendo il
sacerdote.
Colse giusto qualche parola, ma fu sufficiente.
Un paggio si fece avanti, porgendo un mantello
piegato al principe. Anche Tommen venne avanti nuovamente, pronto a toglierle
il colossale mantello dei Baratheon.
Tutto d’un tratto l’enorme drappo con il cervo
incoronato che portava sulle spalle le parve incredibilmente pesante,
opprimente, soffocante. Non vedeva l’ora
di liberarsene.
Sentì le mani del fratello attorno al suo collo
allentare il nodo fatto poco prima.
E poi il lungo e pesantissimo mantello fu sollevato.
Una carezza fresca le toccò improvvisamente le
spalle e la schiena, ora scoperte.
Avvertì un brivido percorrerla dalla testa ai piedi.
Ma non era il freddo. Una sensazione
tanto forte da mozzarle il fiato e fermarle il cuore la percorse.
“Sta per
accadere” pensò. Era felice e incredula, eccitata e calma, tutto allo
stesso tempo.
Trystane le posò il suo mantello sulle spalle.
Il sorriso che aveva sul volto mentre lo faceva…era
felicità pura, incontaminata, sincera.
Il drappo dei Martell le parve cento e cento volte
più leggero. Era decisamente più corto e soprattutto era di una seta leggera,
liscissima. Un gigantesco sole dorato occupava gran parte della sua schiena,
attraversato da una lancia composta da centinaia di piccoli rubini.
Tornò a guardarlo. Sussurrò ciò che le era appena
venuto in mente.
“Ho il sole
sulle spalle, eppure non sento affatto caldo…basta, sono diventata davvero una
di voi…”
Trystane udì appena quelle parole, ma riuscì a
carpirle. E dovette sforzarsi molto per non mettersi a ridere.
Myrcella abbassò un ultima volta il capo, mordendosi
il labbro.
Si era promessa
che non sarebbe rimasta senza voce per l’emozione in quel momento, eppure successe.
Dovette cercare ogni briciolo di forza per poter pronunciare quelle parole.
Tutto quello che stava provando le attanagliava con
forza la gola.
“Con questo bacio io ti prometto amore eterno, e ti
prendo come mio principe e marito”
Gli occhi le brillavano mentre recitava la formula.
La voce di lui non era affatto strozzata. Era serena,
limpida e rimbombò con forza per tutto il tempio.
“Con questo bacio giuro di proteggerti, e prometto,
ora e sempre, di amarti, e ti prendo come mia principessa e moglie”
Si avvicinarono l’uno all’altra come decine, anzi,
centinaia di volte avevano fatto.
Tutte le persone presenti cessarono di esistere,
almeno per un istante.
Trystane le portò una mano dietro la testa,
lasciando che si perdesse tra i suoi lunghi capelli dorati. Si avvicinò ancora.
Le loro labbra si sfiorarono.
E il tempo parve realmente fermarsi.
Per un unico, magico e interminabile istanti furono
soli, come lo erano stati tanto tempo prima. Soli e liberi. Liberi di amarsi, liberi di essere ciò che
realmente erano, liberi da responsabilità, pesi, preoccupazioni.
Fu magnifico, fu solo un istante, ma fu incredibile.
Lui si staccò lentamente, sorridendo ancora.
Il septon sollevò il cristallo sacro sopra le loro
teste, diffondendo su di loro i sette colori dell’arcobaleno. Poi a riprese a
parlare.
“Qui, alla vista degli dei e degli uomini, io
solennemente dichiaro Trystane della Casa Martell e Myrcella delle Case
Baratheon e Lannister marito e moglie, un corpo, un cuore, un’anima, ora e
sempre, e maledetto sia chiunque verrà a frapporsi fra loro”
Questa volta lei l’aveva ascoltato.
Ora e sempre.
Ora e sempre. Ora e sempre. Queste parole le risuonavano senza fine in testa.
Era vero. Era davvero appena successo. Erano
finalmente…
Si avvicinò nuovamente al viso di Trystane.
“Husband”
sussurrò con un filo di voce.
Lui sorrise. Si portò la mano al petto. Fino a quel
momento lei non l’aveva notato, ma sul suo farsetto era appuntato un giglio
bianco. Lo prese e, delicatamente, glielo pose tra i capelli. Scostò poi con la
mano la ciocca che le copriva in parte il viso. Sussurrò anche lui.
“Wife”
La baciò di nuovo. Tutto era cambiato rispetto a pochi istanti prima. Non erano più
promessi, erano marito e moglie. Eppure quel bacio aveva lo stesso dolce e
inebriante sapore di prima. Da quel momento tutto cambiava, e al tempo stesso,
tutto rimaneva come prima.
- - - - -
Guardò per un istante la coppa. Aveva già bevuto parecchio al banchetto. E, soprattutto, non aveva
praticamente toccato cibo. Alzò le spalle. Una in più non avrebbe di certo
fatto la differenza.
Se la portò alla bocca. La mandò già tutta d’un
fiato. Il vino l’aveva aiutata a contenere durante i festeggiamenti
l’impazienza per…per quello che stava per
succedere.
Si voltò, dopo aver appoggiato la coppa sul tavolo.
Trystane era a pochi metri da lei. Si era già tolto il farsetto, rimanendo a
petto scoperto. Le venne vicino.
Myrcella si strinse a lui. A suo marito. Il suo odore la faceva impazzire, un misto di olio
termale, sudore e profumi esotici tipici dei dorniani.
Appoggiata a lui con il volto, sentì le sue mani accarezzarle
la schiena, passarle tra i capelli, infilarsi sotto il tessuto dall’apertura
dell’abito.
Alzò la testa dalla sua spalla, la inclinò
leggermente a destra, per guardarlo negli occhi.
“Grazie…” gli sussurrò.
L’espressione di lui era leggermente confusa. Per quale ragione lo stava ringraziando?
Ma prima che potesse chiederglielo, le labbra di lei
vennero a sfiorare le sue.
La strinse ancora di più a sé, per sentirla vicina, per sentirla unita. “Un solo corpo, un solo cuore,
un solo spirito.” Mai avrebbe dimenticato quelle parole.
Myrcella era meno timida del solito. Sentiva la
lingua di lei accarezzargli il palato. Di
solito non si spingeva a tanto. Pensò che fosse l’effetto di tutto quel vino
oppure...di certo non solo lui era tremendamente elettrizzato ed eccitato per
quello che stava per accadere.
Quando si staccarono, stava per porre la domanda. Ma
lei lo precedette.
“Grazie per avermi risparmiato la…” Si fermò. Faceva
fatica persino a dirlo “la messa a letto”
Trystane le sorrise teneramente. Le prese con
delicatezza il mento nel palmo della mano.
“A Dorne la consideriamo un’usanza barbara…ma
soprattutto…”
Sospirò
“Non permetterei
mai a nessuno di alzare anche un solo dito su di te…figuriamoci a delle rose”
L’aveva anche urlato davanti a tutti quando uno dei
cavalieri dell’Altopiano aveva lanciato l’idea di metterli a letto. Nella sala
c’era stato un attimo di grande tensione. Ma era bastato porre una mano
sull’elsa della spada mentre uscivano, soli,
dalla Sala del Trono, mentre qualcuno continuava a berciare alle loro spalle.
“E poi non mi
potevano togliere il privilegio di spogliare mia moglie…” aggiunse con
malizia. E con altrettanta lei gli sorrise.
Tornarono a baciarsi. Le mani di lui andarono a indugiare
sulle le spalline dell’abito.
Con delicatezza innata ne fece scivolare via prima
una, poi l’altra.
Il vestito scivolò a terra. Mentre continuava a
sfiorarle le labbra e a giocare con le dita tra i suoi capelli, le accarezzò
con il palmo della mano il seno.
Myrcella si staccò, lentamente, e, dopo essersi
stretta ancora un po’ alla sua spalla, andò a sdraiarsi sul letto. Mentre lui
armeggiava con le brache, lei si toglieva quel poco che portava sotto all’abito.
Chiuse gli occhi. E per un momento le sembrò di vedere
il soffitto della sua stanza ai Giardini dell’Acqua dove…dove qualche mese prima avevano consumato la loro prima notte.
Sospirò. Sembravano passati secoli…
Percepì un movimento. Aprì le palpebre. Trystane era
sopra di lei. Con le dita scostò le ciocche di capelli che le erano finite sul
volto.
Le posò un bacio sulla fronte. Andò poi a sfiorarle
le labbra.
Mentre si baciavano, una sensazione cominciò a
pervaderla. Era da parecchio che non la provava.
Quella voglia profonda e inarrestabile di lui, voglia di lui solamente.
Lui la accarezzò con una mano tra le gambe. Un
brivido di eccitazione la percorse. Percepì due dita insinuarsi tra la sua
carni. Si lasciò sfuggire un gemito soffocato. Trystane sentì ciò che lei già
sapeva. Era fradicia. Non c’era
bisogno di nient’altro, era già pronta. La mano destra di lui si parò dietro
alla sua nuca. Le posò un delicato bacio sul seno.
Myrcella chiuse gli occhi un’ultima volta. Solo per un paio di secondi.
Allargò le gambe.
Con entrambe le braccia si strinse alla schiena del
suo uomo. Non desiderava altro che lui…
Il principe scivolò dentro di lei.
E poi…il mondo cessò di esistere. Ogni percezione di
tempo, realtà, spazio smise di essere tale. Qualsiasi cosa oltre a loro due non
aveva più nessuna importanza. Tra tutte le fortissime, inebrianti, contrastanti
e bellissime sensazioni che provavano non c’era spazio per altro. Myrcella
sentiva scosse attraversarla, i baci di lui sul collo, sulla bocca, sul mento,
sui seni. Ridusse con le labbra il collo del suo uomo a una distesa di piccoli
lividi circolari, tanto numerosi da essere degni di una battaglia.
Non avrebbero saputo dire quanto fossero andati
avanti.
A un certo punto, senza sapere bene come, si ritrovò
sdraiata, con la testa appoggiata sul petto di lui. Il suo respiro ritmico la
cullava. Sentiva ancora dentro di sé il lieve tepore del seme del principe. Del suo principe.
Trystane continuava a giocare con i suoi capelli
biondi. La sua mano sinistra era appoggiata sul grembo di lei. Il silenzio era
rotto solo dai loro respiri che si andavano via via a calmarsi. Si aggiunse poi
la voce di lui.
“Allora, è stato magico come la prima volta?” le
chiese con tono ironico.
Lei non poté fare a meno di sorridere. Un sorriso
divertito, diverso da quello sincero, calmo, disteso che da quella mattina non
aveva mai lasciato il suo volto.
“Tanto…speciale…no.
Ma è stato molto più…bello” rispose.
“Sei sicura di ricordare bene?” sussurrò ancora lui.
“Certo…” sospirò “potrei mai dimenticare?”
Sorrise nuovamente per ciò che le era venuto in
mente.
“Ti ricordi invece la prima volta che mi baciasti?” chiese,
nostalgica.
Udì Trystane ridacchiare. Lo prese per un sì. Lui
tornò a sussurrarle all’orecchio.
“Una volta tanto riuscì a batterti a cyvasse…e dissi
che per questo meritavo un premio…”
Myrcella scosse la testa, divertita.
“Un quattordicenne in preda a chissà quali
pensieri…io ne avevo da poco dodici…dèi, non voglio ricordare come mi sentì…”
Lui le accarezzò il fianco con la mano destra.
“Non feci nemmeno tempo a guardarti negli occhi dopo
averti baciata che scappasti via…e non ti facesti vedere per una settimana…” il
suo tono si fece via via più malizioso.
“Eppure, qualche mese dopo, ti fiondasti tra mie
braccia, a chiederne altri di baci…”
Lei gli tirò un debole pugno al costato.
“Sai benissimo cos’era successo…era cambiato tutto…” Sospirò ancora. “non ero più una bambina…”
Trystane la interruppe.
“Era la prima volta che ti vidi con i capelli come
li porti ora…” la sua voce aveva la tipica nota di quando si va a scavare tra i
ricordi “non che tutti quei ricci mi dispiacessero ma…mi sembrò di vedere
un’altra persona”
Quei ricordi invasero anche a lei la mente, mentre
sorrideva.
La voce del principe era lievemente carica di
rimpianto.
“Quanto non è stato bello amarci così, in segreto,
nascondendoci da tutti, scappando, cercando di fingere di essere normali, due innamorati qualunque…”
Sentì gli occhi inumidirsi. Si, aveva ragione. Era stato bellissimo.
E si lasciarono così sommergere dai ricordi. Qualche
mese, al massimo pochi anni erano passati. Eppure tutto ciò che riportavano
alla memoria pareva accaduto un’eternità prima.
Mancava oramai poco all’alba quando si le loro
rievocazioni si ridussero a silenzio. L’alba di un nuovo giorno, e che ne
chiudeva uno segnato da sorrisi, cambiamenti e felicità pura.
Trystane sospirò.
“Sembra passato così tanto…e invece abbiamo che soltanto
appena cominciato…”
Strinse le mani della sua principessa nelle sue.
“E ci sono tante, tantissime difficoltà sulla nostra
strada…”
Si fermò un istante.
“Te l’ho già detto tante volte e te lo ripeto
ancora: non sarà affatto facile.”
Sospirò.
“Ma sarà molto meno dura se affronteremo tutto uniti, insieme…”
Il vento fresco delle ultime ore della notte entrava
dalle finestra e accarezzava la loro pelle.
“Tanto tempo fa mi chiedesti quante altre ragazze
avessi portato a passeggiare nei giardini…” disse in un sussurro. Non attese
però una conferma.
“Dovendo fare gli onori di casa, molte” aggiunse,
diventando quasi serio.
“Tra tutte,
ne ho baciata qualcuna…” ammise.
Prese un lungo respiro
“Con un paio sono andato oltre….”
Il sospiro che seguì fu…quasi liberatorio. Si alzò
sopra di lei, per guardarla negli occhi.
Soppesò a lungo quelle parole. E con voce serena e
sincera parlò nuovamente.
“Ma ne ho amata
una e una soltanto”
Note dell’autore:
Un solo corpo,
un solo cuore, un solo spirito. Ci
siamo finalmente.
Devo dire che mi è davvero piaciuto scrivere questo
capitolo anche se…beh, la prima stesura, per colpa di quello che
stavo ascoltando, non era diciamo “appropriata” (non è che Martin Garrix ispiri
esattamente romanticismo). Così ho attaccato Coldplay a manetta e ho rifatto il
tutto. Non mi sbilancio mai di solito, anzi, sono sempre abbastanza scettico e cauto,
ma devo dire che mi sento soddisfatto. Per questo ho deciso di aprire con una (anzi
direi “la”) canzone dei Coldplay. Di solito la cit centra con il capitolo, ma
qui ho voluto fare un piccolo tributo.
Qualcuno avrà già notato il personaggio “nuovo” a
cui avevo accennato, nel prossimo capitolo lo, o meglio la, vedrete. Per il
resto, ho evitato di scrivere del banchetto perché sennò sfondavo quota cinquemila
parole… Ma qualcosa saprete nel prossimo capitolo, da un altro POV e…e no, come
al solito non vi voglio anticipare troppo.
Ringrazio tantissimo i (sempre più numerosi)
recensori, il vostro feedback è sempre un riferimento preziosissimo.
Come al solito stay tuned e fatemi sapere cosa ne
pensate di queste nozze.
E, ovviamente, long
live the lioness