Quella
lunga notte
“La
vita non si misura dal numero dei respiri che facciamo,
ma
dai momenti che ci tolgono il respiro.”
(Moorehead
Dr.Bob)
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C'era di mezzo Tofu, ne era sicura, ma
prima di sua sorella Kasumi, doveva andare con ordine e trovare suo
padre. La paghetta settimanale aveva una scadenza da rispettare e di
conseguenza, la precedenza sui problemi legati alle grane da
parentela.
Indagare era una sua prerogativa, di solito si
arrogava il diritto di fare interrogatori e sfinire i testimoni fino
a scovare il colpevole.
Sorprendentemente, il suo testimone chiave si era rivelato più restio del previsto! Difficile
scucirgli due parole di bocca.
- Mi ascolti ora, dové mio padre?
“CHE STRANO ERA QUI, FINO AD UN ATTIMO FA!” lesse per la centesima
volta
dallo stesso cartello innalzato dal bestione.
- Se non me lo dice
subito la farò mettere a dieta! - minacciò
puntandogli
l'indice contro.
- BoBoBoBo! - borbottò il panda e
facendosi la croce sul cuore strizzò gli occhi
impressionato.
Che poteva aspettarsi dal suo migliore amico?
Roteò il collo teso dopo quel lungo approccio andato a
vuoto,
almeno così era stato nell'ultimo quarto d'ora.
- Ho capito non me lo vuol dire, vero signor Genma? E perché non dovrei sapere dové mio padre? Ma... aspetti! Non
avrà mica a che vedere con lo strano comportamento di Kasumi?
Sua
sorella infatti, appena tornata dalla clinica del dottore, si era messa a cucinare e fin qui nulla di strano.
Poi però la
cena si era svolta con un leggero ritardo, lei si era presentata con
i segni del pianto sotto gli occhi stanchi, ed aveva appena toccato
la sua deliziosa ciotola di ramen.
Era da molto che non
la vedevano così, malgrado cercasse di sorridere con la
solita
naturalezza.
Quando Akane gli aveva chiesto se avesse pianto,
aveva dato la colpa alle cipolle, e il signor Genma aveva esitato a masticare il suo gamberetto.
Ora il muso del panda mutò di fisionomia, mentre schiudeva le labbra in una “O”quasi perfetta.
Bingo!
Ghignò Nabiki, dando un leggero buffetto al suo
musone.
- E' andato da Tofu è così? Perché?
Se non la finisce immediatamente con questa marcia del silenzio,
diventerò la sua ombra! Starò sempre dietro a mio
padre quando giocate a shoji, le impedirò ogni mossa sleale!
Vide il manto del bestione drizzarsi sulla schiena. Annuì
mansueto.
Bene, stava cedendo.
Finalmente scrisse qualcosa su di un nuovo
cartello.
“PER DARGLI UNA LEZIONE, OVVIO!”
A quella spiegazione, Nabiki rabbrividì, dimenticandosi della sua
paghetta.
Radunò Akane e Ranma nel salotto,
strappandoli dalle loro attività serali.
Akane era impegnata a ricostruire un puzzle in camera, Ranma venne trascinato via dalla
palestra in cui si allenava.
- Insomma Nabiki, che cosa vuoi? -
protestò quest'ultimo visibilmente irritato per
l'intrusione.
- Papà è uscito, sono l'unica che se
n'è
accorta?
Sua sorella si strinse nelle spalle – E dové
adesso?
“E' STATO RAPITO DAGLI ALIENI!” recitava la scritta
sul cartello del panda, che Ranma tranciò di
netto con la mano tesa.
- Dal dottor Tofu...- gli occhi d'ambra di Nabiki
saettarono ora su Akane, ora sul giovane Saotome.
- Ma il dottore
a quest'ora non presta servizio...- replicò la
minore – Che c'è andato a fare?
Non sapeva bene come spiegar
loro la portata della catastrofe.
- Forza Nabiki, non tenerci
sulle spine! - cercò di riscuoterla il coinquilino.
-
Ranma, quanto è opprimente mio padre, su una scala da uno a
dieci, quando ti minaccia? - lo doveva sapere, voleva sentirlo uscire dalla sua bocca.
- Potrebbe spaventare un oni!* - assicurò annuendo.
Le mani della sorellina l'afferrarono per le spalle – E'
andato ad attaccar briga col dottore?
Annuì, senza staccare gli occhi dai suoi.
- Ma il dottore è un uomo con la testa
sulle spalle, non è un tipo da rissa, dové il
problema?
- chiese quel tontolone col codino.
Nabiki si
divincolò pacatamente d'Akane, rivolgendosi nuovamente al futuro cognato:
- Invece è successo il pandemonio, scommettiamo?! Se Tofu si mette a fare il giro della città con Betty in spalla, quando Kasumi va semplicemente a trovarlo, allora... Cosa pensi che farà scoprendo che l'ha fatta piangere? - gustò per un alcuni istanti l'espressione sconvolta del ragazzo, per poi proseguire:
- E' un tipo dalle reazioni esagerate, uno emotivamente instabile, ecco cos'è!
- Non parlare così del dottor Tofu! - Da
quanto tempo Kasumi era nella stanza, con loro?
- Lui è un uomo buono, di cuore! Non è un pazzo! E ti sbagli, non è affatto innamorato di me!
Akane restò spiazzata: - Dici sul
serio?
La primogenita dei Tendo annuì stancamente.
- Abbiamo avuto un piccolo diverbio... il dottore si è
accollato una colpa che non ha, solo per non farmi pesare la situazione...
Non
c'è riuscito... Parve di capire
a Nabiki.
- Avete
litigato? - la confusione della sorellina intanto aumentava di
scoperta,
in scoperta.
Gli zigomi di Kasumi si colorirono di una sfumatura
rosea.
- L'ho baciato – ammise – Ma lui mi ha respinto, o
chissà... magari è stato davvero sul punto di
cadere!
Nabiki restò guardinga mentre la sirena spiegata di un
ambulanza si fece vicina, per poi scemare verso la zona ovest di
Nerima.
Non aveva tempo d'indagare oltre.
Fu così che decise per tutti gli altri, lanciando per primo, un'occhiata di fuoco in direzione del panda.
- Dobbiamo correre da lui, presto!
Usciamo!... Mi dispiace Kasumi, tu no! - e spingendola indietro la chiuse nel salotto.
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Una miniatura
chilometrica del quartiere in cui era cresciuto si allungava fino a valle. Le
catene montuose violacee mettevano in evidenza la fascia fuxia e dilatata, del tramonto che avanzava.
Uno spettacolo naturale.
Gruppi di persone, i
suoi vicini, qualche curioso e il signor Tendo, se lo stavano perdendo, tenendo gli occhi incollati su di lui.
L'ambulanza aveva parcheggiato in sosta vietata, la polizia sarebbe arrivata a
momenti.
Sua madre, ancora ospite da una
cugina fuori città non avrebbe retto.
Le aveva lasciato un lettera dentro al cassetto della sua stanza, sperando di darle un po' di consolazione.
Si era sbagliato. Non sentiva la nausea, o la paura.
Solo
il respiro nelle orecchie. E la consistenza ricurva delle tegole sotto i piedi.
E la fiammata di dolore nelle
articolazioni inferiori, specialmente sulle ginocchia calcate dalla posa rigida da mantenere.
Ingoiò la pasticca di vicodin rimasta dalla scatoletta di suo padre e ci bevve dietro un sorso d'acqua, poi stritolò il bicchiere di carta lasciandolo rotolare di sotto. Quando sarebbe giunta la sua
ora, non avrebbe sofferto. Sorrise appena, appena. Grazie papa'!
Un lungo salto e sarebbe finita.
Doveva togliersi quel peso, esternarlo al mondo intero.
- Dottore non faccia mosse azzardate! Rifletta! Quello che le ho
detto... io non volevo che arrivasse a danneggiarla! - lo
chiamò improvvisamente a gran voce il signor Tendo.
- Lei mi ha aperto gli occhi, voglio soltanto fare giustizia!- urlò per confortarlo, mettendo le mani a coppale attorno alla bocca.
- Che cosa...?! Non lo faccia! Ha ancora
tutta la vita davanti! - riprese a temporeggiare l'uomo, la faccia ridotta ad una smorfia contratta dalla tensione.
No.
Sapeva di dover espiare le sue
colpe.
Kasumi non era tipo da rabbuiarsi per delle banalità, era
forte, ne aveva sopportate tante, benché non lo si sarebbe
detto a prima vista.
Aveva deturpato il suo viso, facendole piangere lacrime amare. Meritava la morte e una morte
pubblica, come lo era stato il suo amore per lei.
- Giustizia! - ripeté alzando gli occhi al cielo.
- Giustizia per cosa? - urlò una voce che ricondusse a Nabiki Tendo.
Avanzò di due passi, cautamente.
Il panda e suo figlio, la signorina Akane e una troupe televisiva locale erano sopraggiunti con lei. Probabilmente li aveva chiamati Nabiki stessa per movimentare la serata...
Sperava strenuamente di vedere anche Kasumi, un ultima volta!
Le
ho strappato un bacio, il primo bacio... - Ho offeso il mio amore! - urlò con voce tremante e la piccola folla mormorò un unico “Oh!” chiarissimo. - Non merito clemenza!
Cercò di scacciare la
voce nella sua testa, che gli ricordava la negazione di Kasumi sull'evento.
Si accusava di essere stata lei
a cercare quel bacio.
Perché lei era troppo buona, così dolce che avrebbe mentito pur di non farlo imbarazzare!
Non gli era chiaro come si
fossero svolti i fatti, la sua pessima vista non lo aiutava a ricordare!
Lo voleva? Posso aver equivocato l'intera situazione?
Kasumi voleva davvero baciami? E io...
Ma allora, perché mai Soun mi avrebbe intimato di
non trattarla male, se non fosse che lei mi disprezza e
prova ribrezzo per quel bacio?
Perché altrimenti avrebbe
pianto?
Non aveva fatto
esplicitamente il suo nome, ma molti dei presenti ammucchiati sotto
casa, lo presero in considerazione.
- E'stato un incidente, di cui porterò il ricordo nella tomba, lo giuro!
Anche se solo i Kami sanno quanto
sia stato bello stringerla! Il momento più importante nella
mia vita da... fallito sì, sono un fallimento totale!
Nabiki Tendo schioccò le dita
commentando con un tono troppo basso perché potesse udirlo, sembrava
seccata e iniziò a rodersi le unghie.
- Lei non ha davvero colpa! Era solo un bacio! Sono convinta che Kasumi non le vuole male per questo! Non ne faccia un dramma dottore!- rimbeccò disperata Akane Tendo.
- E' stata tutta colpa mia, solo mia! - urlò al vento e preparandosi al salto, oscillò le braccia, inclinando il busto di 30°...
Gli sarebbe piaciuto rinascere come
coccinella.
Sarebbe andato in cerca della compagna che portava il loro bacio sulle zampe e gli avrebbe raccontato di quando era stato umano, del suo grande amore...
Molleggiò sulle ginocchia che risposero senza lamentarsi al comando. Bene, il vicodin
stava facendo il suo dovere.
“ASPETTI!”
Tofu si fermò proprio come
diceva il cartello del grosso panda.
“HA FATTO
TESTAMENTO?” e poi ancora: “PS: SI RICORDI DEL SUO
SEGRETARIO!”
Si aspettava di vedere Ranma colpire il
padre, ma non successe, perché era dietro di lui, sullo stesso tetto.
A circa sei braccia di distanza, Ranma se
ne stava in solido equilibrio sulla linea di colmo.
- Se fai un altro passo, mi butto! - tuonò l'ortopedico squadrandolo minaccioso.
Quel bravo ragazzo s'impietrì, ma non demorse.
- Faccia come le pare! Nabiki mi ha preparato a questa evenienza! - e così dicendo lanciò uno zaino rasente al tegolato. L'oggetto si depositò solo quando raggiunse definitivamente i suoi piedi.
- E' un paracadute –
spiegò il ragazzo col codino, incrociando le braccia al petto.
- Io non mi muovo – ribadì poi – Almeno
finché non se lo è messo!
Tofu strinse le mani sullo scollo del kimono.
- Allora resterai a farmi compagnia – disse amareggiato –
Perché qui le regole
le decido io!
- Che cosa vuole? - sentì
dabbasso il signor Tendo.
- Siamo disposti
a tutto! Qualsiasi cosa pur di non perderla!
Si
era fatto buio ormai. Espresse al cielo il suo ultimo desiderio.
- Voglio vedere Kasumi!
Si
creò uno spaesamento generale, Soun e Nabiki Tendo si misero a discutere sul da farsi.
Nabiki scosse ripetutamente il caschetto, picchiettando un piede sull'asfalto nell'attesa.
Ranma ancora al suo posto di
guardia lo fissava assorto, sfidandolo quasi a gettarsi nel vuoto.
Guardò giù, prese un
altro ampio respiro.
Posso farcela!
Ma, alla fine, chissà come Kasumi sopraggiunse nel piazzale correndo verso la folla di vicini e familiari che si aprì e si richiuse a cerchio attorno a lei.
Dio, quanto era bella!
Quando si fermò
cercò di riprendere fiato, ed alzò lentamente la
testa al suo indirizzo.
Fu elettrizzato dai suoi occhi
nocciola e senza uscire dal suo sguardo arrancò carponi
vicino all'antenna televisiva, temendo d'impazzire, prima di riuscire ad afferrarla.
Tutti i loro momenti trascorsi, le visite all'ambulatorio erano ora, irripetibili illusioni.
La salutò con un cenno del
braccio – Ka-Kasumi! Bentornata!
Deglutì infastidito;
gli era uscito un timbro ilare, incrinato dal nervosismo
latente che l'aveva percorso!
Doveva darsi un contegno, cercare di essere più
distaccato.
– Non avrei voluto che finisse
così... Per favore non mi dimentichi!
Da quell'angolazione, Tofu si accorse di non potere rimirarla.
Per
favore...
- Dimenticarla?! Se lei si butta,
io che faccio? Più niente! - asserì lei lontana.
Seguito
a ruota da Ranma si affacciò ancora una volta sul bordo del
tetto.
- Non dica così! - si commosse.
- Lei è forte, è il mio mondo fantastico,
è la mia vita!
- Dottore, ho paura! - calò
un alito di silenzio inquietante, poi la sentì ancora forte e chiaro:
- Se davvero tiene a me, rientri in casa,
la prego!
La supplico! Posso far valere io la sua vita, se lei non la vuole più! Io le starò vicino, l'aiuterò a
superare questo momento, come lei ha sempre fatto con me! Mi lasci... solo provare non le chiedo ah... ! - la frase si incrinò e lei si coprì il volto con delle mani nivee, pallidissime.
Poi tutti quanti si voltarono, sentendo finalmente arrivare la volante della polizia.
- Ah, ah! Se me lo chiede
così...
Niente pazzie! Ora scendo!- s'impegnò l'ortopedico guardando
Ranma con un mezzo sorriso amichevole.
- Ma
solo se rimane a bere un tè! - la invitò sperando
che non si sentisse obbligata dalla situazione.
Da
quell'altezza avrebbe potuto strapparle qualunque promessa, qualunque
capriccio.
La dolce ragazza annuì, trattenendo i singhiozzi e forse, nuove crudeli lacrime.
Ono saltò a piedi pari ed atterrando infastidì il sonno di una tartaruga mimetizzata tra le sue
tegole.
La tartaruga sospinta dal suo gesto
d'esultanza scivolò per prima, trascinandolo di schiena sul
pendio. Così da un momento all'altro, venne colto alla
sprovvista dal terrore.
Persino Ranma scattando in avanti, non riuscì ad acchiapparlo,
imprigionando
solo manciate d'aria umida nei pugni.
Tofu
non vide neppure una piccola immagine della sua vita, sfilargli
davanti.
Nessuna esperienza saliente, che
fosse degna di nota, felice o brutta, o pure insignificante gli apparve a consolarlo.
Niente. Non stava
vedendo un accidente!
Si turbò
profondamente del vuoto impassibile che lo stava avvolgendo.
Precipitò per oltre due piani ad
occhi
sbarrati, prima di affondare in una soffocante coltre pelosa, che si
rivelò appartenere a quell'animale del suo assistente.
Lì, stremato perse i sensi.
Il
panda, così gli avevano confermato i presenti sul luogo
dell'incidente era scappato.
Temeva di finire
travolto, come poi era effettivamente successo durante la sua comica fuga a quattro zampe, dall'aspirante suicida.
Il suo lardo in eccesso aveva salvato Tofu dallo schianto mortale sul terreno.
Anche la tartaruga aveva avuto un atterraggio
morbido, finendo nel fagottino serale di Happosay.
Una
tragedia mancata divenne così una delle tante barzellette,
della loro ridente cittadina.
L' incontro con sua madre
post-avventura sul tetto che scotta, fu deleterio per le sue orecchie
e la donna seppure raggiunta la mezza età, gli
sferrò
uno schiaffo da primato.
Una settimana più
tardi, sua madre e il signor Tendo presero accordi per scegliere la
data del matrimonio, stabilendo tempi e cerimoniale.
Li
informarono solo successivamente della loro decisione, mentre i
Saotome, i Tendo e i Tofu consumavo la cena in un ristorante di
lusso, riuniti a sorpresa.
Lui e Kasumi
furono entrambi imbarazzati dall'idea, ma non riuscirono a non
esserne anche estremamente felici, promuovendola a pieni voti.
Il dottore le strinse una spalla e Kasumi
afferrò
la mano che la lambiva, baciandola.
Conclusa
la cena, accompagnata da Ono, anche Betty finalmente vide il panorama
dall'ultimo piano della torre di Tokyo.
§-The
End-§
L'oni*: è un demone
giapponese.
Ringrazio di cuore tutti i lettori e i
commentatori. Un sorriso mega, dedicato in particolare a:
Tiger
eyes, Lavs684,
Kuno84 , Riccardo,
gabrychan, maryku,
apple92,
Ilarietta_chan,
Akane25, RanmaSaotome.
e mikamey
(dovreste
essere stati elencati tutti ^^) Grazie
infinite!
Se avete domande o semplici
curiosità sulla ff, risponderò sul forum N di
Nibunnoichi ^___-baci,
Laila