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Autore: blackmiranda    21/08/2015    4 recensioni
*INCOMPIUTA* Sette anni dopo la battaglia contro Deep Blue, una nuova minaccia si profila all'orizzonte. C'è solo un problema: le Mew Mew hanno definitivamente perso la loro mutazione e non possono più trasformarsi. Di conseguenza, Ryou è costretto a creare una nuova squadra di combattenti.
Riusciranno le nuove ragazze a sopportare il peso della loro missione e ad uscire a testa alta dal confronto con Ichigo, Minto, Retasu, Purin e Zakuro? E chi c'è dietro a questi nuovi attacchi alla Terra?
I nostri eroi saranno costretti ad affrontare un passato dimenticato e un futuro incerto, riscoprendo, passo dopo passo, l'amicizia e l'affetto che li legavano un tempo.
(Anche se dall'introduzione può non sembrare, in questa storia sono presenti tutti i personaggi dell'anime, più qualche "new entry". Mi impegno a dare a tutti loro il giusto spazio, magari sotto una luce diversa).
Era incredibile come nessuno di loro tre fosse riuscito ad essere immune al fascino di quelle umane ibridate. Cosa avevano mai di così speciale, da farli cadere ai loro piedi in quel modo vergognoso? Che diamine di sortilegio avevano gettato su di loro?(Cap.28)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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23. People die, feelings don't
 




 


Ichigo, Minto, Purin e Zakuro erano sedute ad uno dei tavolini del Café, in attesa che giù di sotto terminassero di medicare le Mew Mew, reduci dall'ultima battaglia.

Purin incrociò le braccia al petto, soddisfatta. “Oggi siete state brave. Con Retasu dobbiamo ancora lavorare sui calci. Dovrebbe prendere esempio da te, Minto...sarebbe bello se riuscissimo a procurarci dei manichini per l'allenamento.” Sorrise furbescamente. “Dopo chiedo a Ryou, sono sicura che non avrà problemi a sganciare un po' di denaro.”

“Se è per questo non c'è problema: offro io.” fece Minto, sistemando una ciocca ribelle con l'ausilio di una forcina.

“Da quando sei diventata così generosa?” si lasciò sfuggire Ichigo, non riuscendo a trattenere una risatina.

Minto la guardò male. “Io sono sempre generosa, con chi se lo merita...”

Purin fece un commento sarcastico, ma Ichigo non la ascoltò: Kisshu era appena uscito dal seminterrato, e sul suo petto nudo erano nettamente distinguibili due cicatrici di cui lei conosceva bene l'origine: una gliel'aveva procurata Ao no Kishi e l'altra Deep Blue. A quelle due vecchie ferite, una terza si era aggiunta da poco, simile all'impronta di un'artigliata alla base del collo.

L'alieno cercò istintivamente il suo sguardo, e sembrò sorpreso quando si accorse che lei lo stava già fissando. Le si strinse lo stomaco e avvertì un nodo alla gola quando si rese conto che la ferita stava sanguinando. Il sangue di Kisshu era rosso, esattamente come quello di un qualunque essere umano, rifletté, e non era la prima volta che lo notava.

Kisshu la fissò intensamente per qualche secondo, fermandosi nel bel mezzo del locale, mentre le altre assistevano in silenzio alla scena.

L'alieno incurvò le labbra pallide in un sorriso sghembo. “Che succede, ko-neko-chan?” le chiese con voce suadente.

Ichigo distolse lo sguardo, infastidita dal nomignolo che si ostinava ad affibbiarle. “Sei ferito.” rispose seccamente. “Non ti hanno curato, di sotto?”

Kisshu ridacchiò. “Questo?” le fece indicandosi il collo. “Non è niente, solo un graffio.” disse senza staccare gli occhi da lei. “Sei dolce a preoccupartene.” aggiunse dopo una breve pausa, muovendosi per andarle più vicino.

“Dovresti comunque curartela, la ferita.” intervenne Zakuro, in un tono apparentemente neutro che però nascondeva una durezza di fondo.

“Più aspetti più c'è il rischio di infezione.” continuò Minto, seria e rigida sulla sedia.

Il sorriso di Kisshu si aprì a nascondere una smorfia di disappunto. “Siete troppo gentili, signore. A cosa devo tanta premura?” domandò, sarcastico, accennando un inchino.

Ichigo tornò a guardarlo negli occhi, incerta su cosa dirgli. Come schiacciato dal peso del suo sguardo, Kisshu tornò serio e uscì dal locale senza aggiungere altro, lanciandole un'ultima occhiata prima di chiudersi la porta alle spalle.

Non appena se ne fu andato, Minto sbottò: “Ma che diamine ti è preso, si può sapere?!”

Ichigo sobbalzò sulla sedia, presa in contropiede dalla furia dell'amica.

“È ovvio che non ti lascerà mai in pace se lo illudi in questo modo!” continuò la ballerina in duro tono di rimprovero.

La rossa si sentì di nuovo stringere lo stomaco. “Io...mi sono solo preoccupata per lui!” si giustificò debolmente.

“Perché?” le chiese Zakuro, lo sguardo penetrante.

Ichigo sbatté più volte le palpebre prima di rispondere. “Credo...di sentirmi in colpa.” confessò, mogia.

“Non ne hai motivo.” disse la modella. “Che colpe ti senti di avere nei suoi confronti?”

Ichigo si dimenò sulla sedia. “Non lo so...di averlo fatto soffrire.”

Minto sbuffò. “Non avresti potuto fare altro, Ichigo. Eravate nemici. E poi...” disse, e improvvisamente assunse un'aria triste, “così facendo lo farai soffrire ancora di più.”

 

***

 

Kue e Mu comparvero nei pressi della Shinjuku Park Tower, il vento che frustava i loro volti. Mu rabbrividì, raggomitolandosi su sé stessa. “Ho davvero bisogno di vestiti adesso.”

Kue annuì, noncurante. “Va bene, ma fai in fretta. Tra poco questa zona sarà il pandemonio.”, disse evocando un parassita.

Mu non se lo fece ripetere due volte: scese in picchiata tra la folla pomeridiana e si infilò nel primo negozio di vestiti che vide, mentre la gente tutt'attorno la osservava a bocca aperta e le mamme portavano via i bambini, scandalizzate.

Aveva appena fatto in tempo ad afferrare una gonnellina rosa, un top nero e un paio di ballerine argentate, quando il commesso del negozio le si parò di fronte: “Signorina, le chiedo di posare quei vestiti, o chiamo la polizia...”

Mu gli lanciò un'occhiata infastidita, e con uno spintone ben assestato lo fece capitombolare in un espositore di cappotti. “Ne ho bisogno, fuori fa freddo.” si giustificò allegramente, calzando le ballerine e indossando gonna e top. Le stavano a pennello, constatò ammirandosi fugacemente allo specchio. Si guardò intorno: i clienti se l'erano data a gambe e due giovani commesse la fissavano terrorizzate, rannicchiate dietro la cassa. “Uhm, anche questo...” mormorò tra sé e sé, afferrando un giubbotto imbottito dalla fantasia leopardata. “Ehi, voi.” apostrofò poi le commesse, che si strinsero l'una con l'altra, “Dove le trovo calze come le vostre?” chiese indicando i collant variopinti che indossavano sotto la gonna.

“Non muoverti! Mani in alto!” gridò all'improvviso un poliziotto, la pistola puntata su di lei. In quel momento, una fragorosa esplosione poco lontano fece tremare tutto il negozio. Mu approfittò della distrazione del poliziotto per sgattaiolare via.

 

***

 

Quando l'allarme suonò di nuovo, Ryou si sentì sprofondare. Le ragazze erano stanche e ferite, ma anche il nemico doveva esserlo: com'era possibile che decidesse di attaccare due volte nello stesso giorno?

“È nella zona di Shinjuku!” esclamò Kei, preoccupato quanto lui.

Taruto era l'unico alieno ad essere rimasto in laboratorio, e anche l'unico dei tre a non aver riportato ferite: Ryou incrociò il suo sguardo e non ci fu bisogno di parole.

“Ragazze, non è ancora finita, a quanto pare.” fece lo scienziato, e le Mew Mew gli lanciarono delle occhiate incredule. “Ma siamo esauste!” si lamentò Nasubi. “Io non riesco nemmeno a camminare bene!”

“Lo so, ma dovete fare ancora uno sforzo.” insistette Ryou, sentendosi un verme. D'altronde, cos'altro avrebbe potuto fare? Non c'era nessun'altra alternativa.

“Io posso ancora combattere.” disse Ichijiku, alzandosi dalla sedia.

“Anche io!” esclamò Sumomo, imitandola. “Possiamo andare noi due...”

Ninjin, Nasubi e Suika si guardarono in silenzio, indecise sul da farsi. Taruto prese in mano la situazione: “Andremo noi tre. Anche loro sono feriti, dubito che opporranno una gran resistenza.” Detto questo, dato che nessuno obiettava, si smaterializzò insieme a Sumomo e Ichijiku.

Le altre tre Mew Mew abbassarono il capo contemporaneamente. Era chiaro che si sentivano in colpa, specialmente Ninjin, che si tormentava le mani in grembo.

Retasu le si avvicinò, inginocchiandosi in modo da guardarla negli occhi grigi. “Non dovete preoccuparvi...in queste condizioni, sarebbe stato pericoloso per voi. Se la caveranno senz'altro.” disse, cercando di confortarle.

“Non dovremmo attaccare il nemico se poi non abbiamo più le forze per difenderci.” fece all'improvviso Suika, come se stesse ripetendo un proverbio.

Tutti la guardarono, colpiti. Retasu annuì lentamente. “Hai ragione, Suika-chan...”

Ryou corrugò la fronte, inquieto.

 

***

 

Arrivati sul luogo, Taruto, MewSumomo e MewIchijiku si lasciarono sfuggire un'esclamazione angosciata: il Chimero-ragno che si trovavano di fronte, di un putrido verde palude e con strani ghirigori rossi sul dorso, aveva delle zampe estremamente massicce, terminanti a punta, che usava per distruggere tutto ciò che gli capitava sotto tiro. La città era nel caos, gli edifici erano distrutti, la gente scappava in preda al panico e un paio di treni erano deragliati.

“Maledetti..!” imprecò Ichijiku, evocando la propria arma. Sumomo la imitò, colpendo il Chimero per prima, nel tentativo di catturare la sua attenzione. La creatura non parve neanche accorgersene, in preda ad una furia cieca. Nemmeno l'asfalto delle strade era in grado di resistere ai suoi colpi.

“Aspettate!” ordinò Taruto, facendo segno a Ichijiku di non attaccare. Detto questo, evocò due paia di parassiti per mano e li indirizzò verso una voragine nel terreno che lo stesso Chimero aveva creato. In pochi secondi, da sottoterra spuntarono una serie di enormi piante rampicanti, che si attorcigliarono sulle zampe del mostro, facendolo cadere su un fianco.

“Ora!” gridò Taruto, e le due Mew Mew agirono nello stesso istante.

“Ribbon Water Shield!”

“Ribbon...Air Blast!”

Il Chimero, colpito in pieno, si contorse e svanì in un lampo di luce bianca.

Sumomo atterrò vicino ad Ichijiku, Taruto un paio di metri indietro. Tutti e tre rimasero in silenzio a contemplare la devastazione del quartiere, che si era compiuta in appena una manciata di minuti. Quando il polverone causato dal Chimero si diradò, le ragazze poterono chiaramente vedere gli alberi sradicati, le vetrine dei negozi in mille pezzi, e i tanti, troppi corpi delle persone esanimi a terra.

“Oh, no...” gemette Sumomo, schizzando in avanti. Si inginocchiò di fianco alla persona più vicina, un uomo di circa quarant'anni in giacca e cravatta, che giaceva a pancia in giù, una mano sotto la testa, come se stesse dormendo.

“Signore! Signore, mi sente?!” la sentirono esclamare, tremante. “Signore..?” ripeté, la voce stridula, mentre in lontananza si udivano le urla perentorie degli agenti di polizia.

Taruto le volò a fianco, passando due dita sul collo dell'uomo. “Dobbiamo rientrare.” disse dopo alcuni secondi, ritraendo la mano pallida.

Sumomo stava piangendo. “Vuoi...vuoi dire che è..?” singhiozzò, le piccole ali bianche che si aprivano e si chiudevano lentamente.

Ichijiku rimase dov'era, perfettamente immobile, le lacrime che le scivolavano lentamente giù per le guance.

 

***

 

Purin stava guardando il telegiornale in tv, le gambe strette al petto e le braccia attorno alle ginocchia.

Le prime stime parlavano di una trentina di vittime e centinaia di feriti. Era incredibile: Shinjuku pareva essere stato sventrato. Una delle arterie più importanti di Tokyo, ed erano bastati pochi minuti per far finire tutto nel caos più totale.

Era furente. Si sentiva così impotente, così inutile. Se solo avesse avuto ancora i suoi poteri...

Taruto le si sedette di fianco, appollaiandosi sullo schienale del divano. “Posso? La finestra era aperta.”

Purin annuì, senza staccare lo sguardo dalla tv. L'alieno la imitò, e rimasero in silenzio per un po' a contemplare le immagini del quartiere sullo schermo.

Quando il notiziario finì, Purin premette un tasto sul telecomando e la pubblicità venne silenziata.

“Tieni.” le fece Taruto, un po' impacciato, porgendole una borraccia panciuta, di un materiale che sembrava alluminio, finemente decorata con ghirigori rossi e viola. “Ho pensato che dovevi provarla.”

La ragazza la prese, rigirandosela tra le mani. “Cos'è?”

Lui le sorrise. “Acqua.” rispose. “Dal nostro pianeta.” Purin notò come gli occhi gli si fossero illuminati.

Gli sorrise di rimando. Era davvero felice che avesse deciso di passare a trovarla. Senza i suoi fratelli, in quella casa piena di ricordi d'infanzia, si sentiva sola. Svitò il tappo della borraccia e bevve un sorso, sgranando gli occhi: era l'acqua più buona che avesse mai assaggiato, inclusa quella delle fonti di montagna. Si sentì quasi rinascere mentre deglutiva, meravigliata. “È...straordinaria!” esclamò, guardandolo negli occhi.

Taruto sembrava deliziato dalla sua reazione. “Sapevo ti sarebbe piaciuta. L'acqua di qui è-” Si zittì di colpo quando Purin lo baciò. Non fu un bacio lungo né particolarmente intenso, ma alla ragazza parve di stare per sciogliersi. Era da tanto che voleva farlo, realizzò indietreggiando, un sorriso serafico sulle labbra.

Taruto era più rigido di un manico di scopa. “Come...perché...” balbettò, e le venne da ridere a vedere l'espressione di puro shock dipinta sul suo viso.

“Per ringraziarti.” rispose lei semplicemente, mentre il suo cuore sfarfallava.

L'alieno non disse niente, imbarazzatissimo.

Purin continuò a fissarlo, sorridente, cercando di imprimersi per bene nella mente ogni singolo lineamento del suo volto. “Ti va di restare a cena?” gli chiese. Improvvisamente le era venuta una gran fame.

“Ehm...ok...” rispose lui, incerto.

Lei inclinò la testa a sinistra. “C'è qualche problema?”

Taruto distolse lo sguardo. “È che di solito non mangio, alla sera.” confessò. “Sai, vecchia abitudine di razionare il cibo...”

Purin annuì. “Capisco. Hai mai provato del cibo umano?” gli chiese. “Caramelle a parte?” aggiunse in tono scherzoso.

Taruto le sorrise, finalmente. “Solo una volta. Era una pietanza strana, fredda, dai colori brillanti. Credo si chiamasse...gelato.”

La ragazza sgranò gli occhi. “Il gelato?! Avete mangiato gelato?”

“Sì, era estate e faceva un caldo pazzesco, e Kisshu ha avuto la brillante idea di rubare un carretto di gelati...” ricordò lui, ridacchiando. “Pai all'inizio era contrario, ma poi si è ricreduto.”

“Pazzesco.” commentò Purin, incredula. “Beh, ora è pieno inverno e dubito di riuscire a trovare del gelato, a meno di non andare al supermercato...” Lanciò un'occhiata fugace fuori dalla finestra. “Sai una cosa? Resta qui. Torno subito!” disse, correndo a prendere cappotto e berretto.

“Aspetta...” cercò di fermarla lui, ma l'idea di vedere un alieno mangiare un gelato le piaceva troppo per desistere.

“Vado e torno!” cinguettò Purin, uscendo di casa come una furia.

 

***

 

Quando Suika rientrò a casa, quella sera, le sembrò di essersi di colpo tolta di dosso il peso di una giornata che le era parsa interminabile. Sora e Nao presero a strusciarlesi tra le gambe, mentre Ichiro, il più vecchio, la aspettava, come ogni sera, addormentato ai piedi del suo letto.

Si chinò ad accarezzare i due gatti, incurante del dolore pungente al braccio.

“Suika?” la chiamò sua madre dal salotto.

“Sì!” rispose lei, beandosi della morbidezza di quei corpicini caldi sotto le sue mani.

Sua madre comparve sulla soglia del soggiorno, preoccupata come il suo solito. “Hai sentito cos'è successo a Shinjuku? Io non riesco ancora a crederci! Dicono che ci sono stati almeno trentadue morti...e tua sorella deve arrivare domani con l'aereo...”

La ragazza si concentrò sul manto variopinto della gatta, che faceva le fusa incurante dello stato d'animo della padrona.

“Suika, mi stai ascoltando?!” la riprese sua madre, infastidita.

“Sì, mamma, sì!” sbottò lei, aggressiva. “Non è colpa mia se le persone sono morte!” aggiunse, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Lei aveva fatto tutto il possibile, aveva dato tutta sé stessa in quella battaglia, e quando sembrava che tutto fosse finito ecco che succedeva il casino. Non era giusto.

Si alzò in piedi, nascondendo il viso tra le mani. Sentì sua madre avvicinarsi e stringerla forte tra le braccia. “Oh, tesoro...” le sussurrò, mentre Suika ricambiava l'abbraccio.

“Non è giusto...non è giusto...” singhiozzò la ragazza, i gemiti soffocati dal maglione della madre.

“Lo so, lo so...la vita non è mai giusta.” le fece amaramente la donna, accarezzandole i capelli. “Devi farti forza e andare avanti.”

Sora si sedette ad osservarle, miagolando appena, mentre Nao giocherellava con la sua coda.

 

***

 

Kisshu si appollaiò sul tetto di un grattacielo, come aveva preso l'abitudine di fare durante quelle lunghe notti insonni passate sulla Terra ad escogitare piani per combattere le Mew Mew prima, e per smascherare Deep Blue poi.

Nulla sembrava cambiato, da lassù. Per un attimo si illuse che nulla fosse cambiato, anzi, che il tempo non fosse proprio trascorso, e che quei sette anni terrestri non fossero mai passati.

Chiuse gli occhi, tirando la testa all'indietro. Se si fosse magicamente trovato a rivivere quei momenti di tanto tempo prima, pensò, ne avrebbe approfittato per non commettere gli stessi errori, il primo dei quali era stato proprio innamorarsi di Ichigo.

Ichigo.

Aveva analizzato quei primi, adrenalinici momenti fino alla nausea, ed era riuscito a capire, infine, che era stata solo colpa sua. Era stato lui ad avvicinarsi, a rompere la barriera che esisteva tra nemici, solo per una malsana curiosità che si era tramutata in ossessione a mano a mano che lei faceva di tutto per stargli lontana.

Non aveva voluto cedere, fino alla fine. Aveva detto che l'avrebbe fatto, si era ripromesso che l'avrebbe fatto, ma tutte le sue risoluzioni erano state inutili.

Anche in quel preciso momento, realizzò, si stava prendendo in giro: non desiderava poter tornare indietro per non innamorarsi, ma per rubarle un altro bacio, per avvolgerle la vita con le braccia, per sentire un'altra volta il suo profumo...

Un tempo avrebbe potuto farlo. Avrebbe potuto fare tutto quello che voleva, perché era il cattivo. Quando voleva qualcosa, se lo prendeva e basta.

Ora non poteva più permettersi di fare certe cose.

Un'altra maledetta barriera era sorta tra di loro: quella del rispetto. Ora erano alleati, e avrebbe dovuto guadagnarsi la sua fiducia, un passo alla volta.

Ripensò allo scambio di sguardi di quel pomeriggio. Non si era illuso, Ichigo si era preoccupata per lui, per la sua salute. Era stato un momento importantissimo, che gli aveva fatto battere il cuore come mai in tutti quegli anni passati sul suo pianeta...ma sentiva di volere di più. Aveva bisogno di ottenere di più da lei: quel suo sguardo preoccupato non gli bastava.

Avrebbe voluto...

...avrebbe voluto che Ichigo lo guardasse come l'aveva guardato Suika, quando l'aveva recuperata tra i container del porto.

Riaprì gli occhi, sorridendo mestamente. Non gli sfuggiva di certo l'ironia della cosa: una leader delle Tokyo Mew Mew si era presa una cotta per lui, ma era la leader sbagliata.

A volte aveva la dannata impressione che l'universo avesse un pessimo senso dell'umorismo.

 

 

 

 

 

 

 

Un salve a tutte le lettrici che sono arrivate fin qui. :)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Il punto di vista salta un po' di qua e là, ma è inevitabile con tutti questi personaggi. Come non amare le seghe mentali di Ichigo e Kisshu, Purin e Taruto insieme e le allegre scorribande di Mu e Kue? XD

Oggi mi preme fare una piccola considerazione, che non c'entra con il capitolo in sé.
Non voglio spammare la mia storia a destra e a manca perché non mi piace come metodo per raggranellare recensioni. Penso che, se una persona è interessata, la storia la trova senza problemi nella pagina di EFP.
Questo però non significa che non ci tenga a ricevere recensioni.

Non mi era mai capitato di non avere recensioni ad un capitolo, prima d'ora. Posso capire che aggiornare nella settimana di Ferragosto non sia vantaggioso dal punto di vista delle recensioni...ma comunque ci sono rimasta abbastanza male.
Vedo il contatore delle visualizzazioni salire giorno dopo giorno, per cui penso che qualcuno che legge ci sia, anche se magari la maggior parte di quei clic sono di gente che non si interessa alla storia ma ha solo aperto per curiosità...insomma, tutto questo per dire che io la storia la continuo, perché mi piace e mi diverto a scriverla, ma se per caso è piaciuta anche a voi...una recensione, anche piccola, può fare tanto (che detta così sembra una pubblicità di Save the Children, ma vabbé xD).

Mi chiedo poi se ho scritto qualcosa nel capitolo 22 che ha fatto arrabbiare qualcuno o che ha dato fastidio...ma anche in questo caso, se non me lo fate sapere posso solo tormentarmi nei dubbi. ^^

Detto questo, vi ringrazio e vi saluto, ricordandovi di passare dalla mia pagina Facebook, dove ho caricato altri disegni, e anche scritto un paio di considerazioni ulteriori (ma quelle potete risparmiarvele).

Alla prossima!  

   
 
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