1.capitolo
Quando aveva deciso di fiondarsi a casa
sua,nel cuore della notte, a Rebecca non era poi sembrata una così cattiva
idea. Le aveva sempre detto che per qualsiasi cosa quella casa sarebbe
stata la
sua casa. Che per qualsiasi emergenza si sarebbe potuta rifugiare li,
in quel
posto che le trasmetteva sicurezza,in quel posto dove la sua sicurezza
veniva
dall'uomo di cui era perdutamente innamorata fin da quando ne aveva
memoria.
Aveva sempre pensato che nonostante tutto
l'avrebbe sempre protetta e magari con il tempo avrebbe trasformato il
suo
affetto in qualcosa di più.
Aveva solo bisogno di tempo anche se in
quel momento,mentre la guardava con freddezza e con una sorta di
fastidio, pensò che quell'affetto poteva
trasformarsi benissimo in odio.
" Che diavolo ci fai qui? E per di più
a quest'ora della notte?"
Rebecca si portò le gambe al petto
facendo si che il vestito verde smeraldo le si alzasse troppo mettendo
in
risalto la nudità
delle sue gambe. Richard si tolse la
giacca e con poco garbo la coprì
chiedendosi per quanto
tempo ancora doveva subirsi quella ragazzina.
"Qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta
succedendo?" Rebecca si voltò verso la donna di colore che l'aveva appena
guardata sprezzante
facendo quella domanda. Sbuffò ripensando ai giornali in cui decantavano la
loro relazione nata tra
le riprese di Hannibal. Rutina e Richard erano usciti allo scoperto da
poche settimane
e in giro non si faceva altro che vedere le loro foto dove erano
teneramente abbracciati
o dove si scambiavano un tenero bacio.
'Alla faccia della riservatezza di cui era
tanto
geloso.' si ritrovò a pensare non riuscendo più a
sostenere quella situazione. Si aggrappò
maggiormente alla giacca
di Richard e notò
quanto fosse buono il suo odore.
"Rutina, ti dispiace se per questa
notte torni a casa ? Devo parlare con Rebecca e devo parlarci da solo."
intensificò la parola solo dando un
occhiataccia alla ragazza che non osava alzare lo sguardo su di lui.
Prese Rutina
per le spalle che ancora indecisa su quella strana situazione si fece
trascinare verso la porta e riluttante decise di accontentare l'uomo.
"Posso davvero lasciarti con
lei?"
Rebecca si mise in ascolto mentre i due
erano distanti vicino la porta.
"Di cosa parli? È la figlia di miei
due cari amici,è come una sorella minore per me. Non ti
sentirai minacciata da una
ragazzina?"
Rebecca trattenne a stento le lacrime sentendo
le parole di Richard, lo sapeva che ai suo occhi sarebbe passata sempre
per la
piccola e indifesa Rebb. Per lui era rimasta la bambina di 6 anni che
aveva
conosciuto tanto tempo fa, in un periodo in cui la sua famiglia lo
aveva
cacciato e loro lo avevano accolto.
" Dopo mi chiami?" cinguettò
lei facendo rivoltare lo
stomaco a Rebecca. Si chiedeva da quando a Richard piacessero le donne
smielose
e frivole.
"Certo che ti chiamo. Sistemo la faccenda
e non avrò
occhi che per te." partì un rumore che a Rebecca sembrò
subito quello di due lingue che si stavano divorando
più che baciando.
"Questo è troppo!!!" disse alzandosi con furia in
piedi facendo ricadere la giacca per terra.
"È stata una pessima idea." aggiunse
mentre sentì
la
porta chiudersi e i passi dell' uomo farsi sempre più
vicini. Prese al volo le
sue cose e si decise ad andarsene il più in fretta possibile da quella casa e
soprattutto
da lui.
" E ora cosa credi di fare?"
"Me ne vado, ecco cosa faccio."
ma Richard per tutta risposta la prese per il braccio e la trascinò
verso il divano facendola
poi ricadere con poca gentilezza.
Era furioso. Non solo l' aveva trovata li,
con le sue gambe nude ad aspettarlo e a rovinargli quello che si era
prefissato
di fare con Rutina....ora era anche arrabbiata e gli urlava che voleva
andarsene.
No,non glielo avrebbe permesso.
Se voleva andarsene l'avrebbe fatto solo
con il suo permesso.
Cacciandola.
"Dovresti far vedere questo Richard ai
giornali invece che quello timido e discreto."e si massaggiò il
braccio che ora
bruciava per la sua stretta. Stava per rialzarsi quando gli occhi
azzurro ghiaccio
la inchiodarono al divano. Perché non poteva essere buono e gentile con lei come
faceva con gli
altri?
Perchè la trattava come se fosse la fonte di tutti i
suoi
guai e ingiustizie?
Perchè
non la baciava come aveva fatto con
Rutina?
Perchè la odiava cosi tanto mentre lei lo amava fino
allo stremo delle sue forze?
“Tu te ne vai quando lo dico
io.” Richard
si portò una mano sul mento osservando la ragazza. Era
l’unica che riusciva a
fargli perdere la pazienza. Era l’unica donna che provacava
in lui una sorta di
rabbia e fastidio. Aveva amato Rebecca come si ama una sorella
più piccola e l’aveva
sempre protetta da quando i genitori della ragazza lo avevano accolto a
casa
loro. Aveva sei anni la prima volta che l’aveva vista. Era
una bambina sdentata
con le lunghe trecce castane e gli occhi grandi e profondi di un color
caffè. Gli
si era arrampicata alle sue lunghe gambe quando le venne presentato e
lei
sorridente aveva annunciato alla madre che lo avrebbe sposato.
Ricordava quel momento sempre con una
grande tenerezza. Era sorridente e decisa ma mai pensava che nella
vita,quella
ragazzina,gli avrebbe reso la vita un inferno.
Mai avrebbe pensato che si sarebbe
dicharata e che da quel momento in poi le cose tra loro si sarebbero
fatte così
complicate.
“Certo,devi prima sistemare la
faccenda. A chi
vuoi spedire il pacco?” Rebecca strinse i lembi del vestito
aspettandosi già
che cosa avrebbe detto.
“Da tuo padre sarebbe la cosa
migliore.
Dio, davvero non posso credere che sei venuta fino a qui. Ma che cosa
ti dice
la testa.” Richard smise di parlare quando vide le guance
della ragazza farsi
umide per le lacrime che stavano uscendo dai suoi occhi.
Cercò di tornare calmo
e si avvicinò a lei stupendosi di quanto la sua pelle fosse
liscia al semplice
contatto tra le loro braccia.
“Reb, scusami se ho alzato la
voce.” Le disse
mettendole poi un braccio intorno alle spalle esili e notando come quel
contatto fece tremare la ragazza. “Come sei arrivata fino a
qui,hai litigato
con Steven?” Richard stava di nuovo perdendo la pazienza
quando vide l’ostinato
mutismo della ragazza. Stava per alzarsi quando lei lo trattenne
premendo la
mano sul suo braccio e guardandolo con paura e profonda tristezza.
Lì Richard
iniziò a capire che era successo qualcosa di grave,sapeva
che Rebecca non si
sarebbe più presentata a casa sua se non perchè
fosse successo qualcosa.
“Non hai ricevuto la chiamata di
Donnie? Mi
ha detto che ti ha chiamato più di una volta e ti ha
lasciato vari messaggi in
segreteria ai quali non hai mai risposto..” Rebecca strinse
ancora di più il
suo braccio sperando di trovare in lui conforto. Ma la faccia che gli
stava
mostrando era tutto tranne che comprensione e affetto. Prima che
potesse parlare,lo
vide rialzarsi e ingoiare il boccone amaro che gli stava per comunicare.
Lo aveva capito.
“Steven è
morto?” disse in un sussurro per
poi vedere gli occhi di Rebecca farsi tristi e spegnersi sul pavimento
come
risposta.
“Quando e cosa gli è
successo. Oddio, Rebb…e
i funerali, quando ci saranno?” tornò da lei e si
inginocchiò per poterle
rialzare la testa. Sapeva che dopo la morte della madre, tra Rebb e il
padre
non c’era stato più nessun tipo di rapporto. Lui
era troppo preso dai suoi affair
legati alla società vinicola che aveva creato e che gli
aveva fatto fruttare
milioni di dollari. Ma quella ricchezza lo aveva allontanato da lei,
che
desiderava solo amore e consolazione per la perdita della madre.
L’aveva
ignorata e messa in un colleggio dove avrebbe passato tutta la sua
adolcescenza
senza l’amore di una famiglia.
“E’ morto una settimana
fa…”
“Quindi i funerali ci sono
già stati…” si
sentì in colpa quando vide gli occhi neri della ragazza
colpirlo come se
fossero delle lame affilate. L’aveva lasciata sola,era questo
che gli stava
dicendo. Era come tutti gli altri.
Abbandonata da chi credeva fosse
importante.
“Rebb…”
portò la mano sulla guancia ancora
umida della regazza. Rebecca chiuse gli occhi per quel contatto.
Sentiva il
cuore impazzirle nel petto e non gli importò se
l’avrebbe cacciata da un
momento all’altro,ma si sarebbe goduta quel contatto
finchè avrebbe potuto.
“Non so dove
andare,Richard.” gli disse
mentre delusa sentiva quella mano lasciarla andare.
“Papà non mi ha lasciato
nulla per poter
affrontare questa evenienza. Nessuno si aspettava una cosa del genere e
nel testamento
ha lasciato scritto che avrò la mia eredità solo
una volta compiuti 25 anni. Il
college è finito e io non ho un posto dove stare e nessuno
che possa aiutarmi…Richard,per
favore, aiutami fino a quando non avrò trovato un lavoro e
un posto mio. Ti
chiedo solo dei giorni per sistemarmi e riprendermi.”
Rebecca si stupì di quanto era
riuscita a
dirgli. Lo pregava con gli occhi e con la sua disperazione di non
mandarla via
ma lui non le disse niente. La osservava solo come se fosse minacciato
e con la
mente torno ai suoi 15 anni e di quando era corsa da lui dichiarandogli
amore
eterno. Gli si era buttata addosso e l’aveva anche pregato di
fare l’amore con
lei. Sentì una fitta allo stomaco al ricordo del suo rifiuto
e di come le aveva
detto di non presentarsi mai più a casa sua.
Pensava che fosse per il problema
dell’età.
Quei 15 anni pensava che fossero un
problema per lui ma in realtà non erano gli anni
l’ostacolo ma bensì il fatto
che per lei non nutriva nessun tipo di interesse.
Glielo aveva detto senza termini. Che non
avrebbe mai amato una ragazzina come lei,che gli piacevano le donne
mature. Donne
come Rutina.
Si alzò anche lei scacciando quei
pensieri
e capendo che per Richard non c’era nessuna ragione per cui
lei stesse lì.
“Ho capito il messaggio,tolgo il
disturbo.”
Riprese la sua roba e si incamminò verso la porta quando
risentì il tocco
questa volta gentile dell’uomo ,prenderle il braccio per poi
farla girare verso
di lui. Si sentì quasi svenire dalla vicinanza di quel petto
così muscoloso e
delle labbra troppo vicine alle sue.
“Puoi restare qui,è tardi
e non ti lascerei
mai vagare per le strade di New York….” Richard
guardò come gli occhi della
ragazza si illuminarono per quelle parole e vide anche come le sue
guance si
fecero rosse per quella vicinanza.
Alla fine era sempre la sua piccolo Rebb.
Era ancora la Rebb di 15 anni,aggrappata a
lui in cui gli dichiarava amore eterno.
E questo non era un bene.
Per nessuno dei due.
“Ti chiedo solo una cosa.”
E così dicendo
si avvicinò maggiormente a lei notando come le labbra le si
fossero fatte piene
e carnose.
“Co-co-sa?”
balbettò e Richard sorrise
notando che gli faceva ancora quell’effetto.
“Ti prego di non saltarmi addosso
mentre
dormo. Anzi, credo che mi chiuderò a chiave per non avere
una piovra nella mia
stanza.”
Scoppiò a ridere quando lei lo
scansò
adirata e urlandogli che era un idiota.
“Sappi che non ho più 15
anni ed è stato
solo un banale momento di follia.” Disse lei dandosi della
stupida per esserci
di nuovo cascata.
“Ah,davvero? Quindi ora sei grande e
matura
e pensi cose da grandi?” la sfidò con lo sguardo
non mostrando che la vicinanza
delle sue labbra lo aveva turbato più di quanto volesse
ammettere.
“Certo e da persona grande dei miei
23 anni
ti dico una cosa.” Sorrise notando gli occhi incuriositi
dell’uomo mentre
prendeva le sue cose sapendo già quale stanza le era stata
assegnata.
“Devi dire a
Rutina che più che un fratello
maggiore,potresti essere mio padre.” E così
dicendo alzò i tacchi e andò verso
la sua stanza sentendosi un paio di occhi di ghiaccio seguirla tra il
divertito
e l’infastidito.