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Autore: WibblyVale    23/08/2015    3 recensioni
Una neonata nell'ospedale di Konoha viene sottoposta ad un esperimento genetico e strappata alla sua innocenza. Crescendo diventerà un abile ninja solitaria, finchè un giorno non verrà inserita in un nuovo team. Il capitano della squadra è Kakashi Atake, un ninja con un passato triste alle spalle che fatica ad affezionarsi agli altri esseri umani. La giovane ninja sarà in grado di affrontare questa nuova sfida?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Arrivarono a Konoha nell’esatto momento in cui Genma diede il via alla prima sfida. Shiori mandò Aya, Kenta, Hisoka e Takeo a perlustrare il perimetro, mentre lei e Tenzo si diressero all’interno dell’arena. I sei shinobi indossarono le maschere Anbu del villaggio così da non farsi notare.
Tenzo e Shiori osservarono dall’alto degli spalti la situazione generale. Da quel che avevano capito Sasuke non si era ancora presentato. Il suo incontro con Gaara, però, era il più atteso, quindi si era deciso di aspettare la fine degli esami per annullare la sfida. Il primo incontro era quello tra Naruto e Neji.
Per quanto il primo fosse inferiore al secondo, sembrava tenergli testa. La kunoichi sorrise, quel ragazzino aveva tutte le carte in regola per vincere solo con la forza della sua testardaggine.
Dal luogo in cui si trovavano, lei e il suo amico vedevano perfettamente la postazione dei Kage. I due sedevano fianco a fianco, scambiandosi qualche parola ogni tanto. Niente lasciava ad intendere che il Kazekage avesse rivelato la verità al suo vicino. Mai come in quel momento Shiori avrebbe voluto avere i suoi poteri.
Non aveva ancora avuto tempo per rimuginare sull’effetto che questa privazione aveva avuto su di lei. Non sapeva quali erano i suoi sentimenti al riguardo e, per ora, doveva accantonare la loro analisi. Ciò che sarebbe potuto accadere al suo villaggio era ben più importante e lei rimaneva comunque una kunoichi abile, con o senza i suoi poteri speciali.
“Credi che abbiano un piano?” le domandò Tenzo.
“Non sono più sicura di nulla.” Sospirò sconsolata. “So solo che il Kazekage era sincero con me.”
“Stai bene?” insistette per l’ennesima volta il castano.
“Non è il momento.”
“Se c’è un attacco in corso, lo è eccome! Non puoi andare in battaglia…”
“Ora basta! Ormai siamo qui.” Ringhiò esasperata. “Io controllerò la situazione da qui. Tu, invece, cerca di mettere in allerta più persone che puoi. Vedi se tra le forze speciali qualcuno sa qualcosa che noi non sappiamo.”
Il ragazzo annuì e sparì in una nuvola di fumo. In quel momento, sembrava che Neji avesse la vittoria in pugno, ma Naruto saltò fuori da un buco nel terreno, assestando un pugno sotto il mento del proprio avversario. Lo Hyuga fu sconfitto.
L’Uzumaki gli ricordò che il destino delle persone non era già predefinito, ma che se uno combatteva e si impegnava si sarebbe potuto costruire da sé il proprio destino. Shiori sperò che il biondo avesse dato un po’ di speranza a quel ragazzino che molto aveva sofferto nella sua giovane vita.
Data la mancanza di Sasuke, il turno successivo vi sarebbe dovuta essere la sfida tra Shino Aburame e Kankuro, uno dei figli del Kazekage. Quest’ultimo però si ritirò.
“Gli Aburame spaventano i loro avversari. Deve essere per quelle facce serie che si ritrovano.”
La kunoichi trattenne il fiato. C’era una possibile guerra in corso e Tenzo aveva pensato ad avvertire suo fratello prima di chiunque altro.
“Secondo me ha qualcosa da nascondere.” Rispose lei indifferente.
“Ma non ne sei sicura perché hai perso i tuoi poteri.”
“Ti ha detto proprio tutto.” Ora era accanto a lei. Cercando di rimanere nascosto da sguardi indiscreti, raggiunse la mano della sorella e la strinse forte nella sua.
“Shikaku…” sussurrò lei.
“Ciao peste.”
“Possiamo passare alla prossima sfida. Shikamaru Nara contro Temari.” Risuonò la voce cristallina di Genma.
Il cuore della ragazza le balzò in gola, la mano di suo fratello strinse ancora di più la sua. Suo nipote era entrato in campo con fare annoiato. Di fronte a lui, stava la giovane genin della Sabbia. Il suo sguardo era deciso, non si sarebbe fatta battere da quell’esserino pelle e ossa.
“È così grande.”
“Sembra che cresca ogni giorno di più.”
La sfida ebbe inizio. Temari iniziò ad attaccare con sferzanti raffiche di vento, mentre suo nipote saltellava per l’arena cercando di evitarle. Tentò anche lui di usare la tecnica di famiglia, ma non arrivava mai abbastanza vicino.
“Allora siamo davvero sotto attacco?”
“Probabile. Orochimaru sembrava determinato a fare qualsiasi cosa avesse in mente.”
“Ti ha fatto male?”
“Non più dell’altra vol…” Shikamaru fu scaraventato a terra, lei fu costretta a trattenere il fiato. “… Volta. Ma non ho tempo ora per pensarci. Sto cercando di studiare tutti quelli presenti nell’arena senza l’aiuto dei miei poteri, e non è facile.”
Il giovane Nara, dopo un ennesimo attacco fallito, si nascose dietro un albero e si inginocchiò a terra, giungendo le punte delle dita delle due mani.
“Sta pensando.” La informò il fratello. “Probabilmente vincerà.”
Shiori sorrise. “Tu cosa faresti al suo posto?”
“Mi ritirerei.” Ammise. “Oh cavolo!”
Poco dopo, Shikamaru, nonostante fosse riuscito con un abile trucco ad intrappolare Temari nella sua ombra, alzò la mano ritirandosi. Gli rimaneva poco chakra e sarebbe stata una vera seccatura sprecarlo. Shiori rise di gusto.
“Credo che si sia fatto notare dai piani alti!”
All’improvviso, dall’auricolare che portava all’orecchio, risuonò una voce.
“C’è uno strano uomo che sta entrando furtivamente. È insieme ad un ragazzino.” Spiegò Takeo.
La donna scosse la testa esasperata.
“L’uomo è alto, con capelli d’argento e piuttosto attraente?” chiese.
“Si, sensei. Ma come fai a saperlo?” La raggiunse la voce di Aya.
“Perché l’idiota è sempre dannatamente in ritardo!” ringhiò, anche se gran parte della sua preoccupazione stava svanendo. “Non vi preoccupate, potete lasciarlo entrare.”
“Credo che sia meglio che vada. Se sta accadendo qualcosa…” tentennò Shikaku.
“Si.” Rispose lei atona. Non voleva che suo fratello se ne andasse.
Shikaku si guardò intorno e, dato che nessuno li guardava, l’abbracciò.
“So che non riuscirò più a vederti dopo l’attacco. Sta attenta.”
“Si, anche tu.”
Dopo che suo fratello se ne fu andato Kakashi e Sasuke apparvero al centro dell’arena. Accanto al Terzo il Kazekage fece un impercettibile movimento sulla sedia. Si stava innervosendo.
“Ten… Io mi avvicino ai Kage. Raccogli la tua squadra.” Poi, si rivolse ai suoi compagni della Kumori. “Ragazzi, se volete andarvene non c’è problema. Questa non è la vostra battaglia.”
“Noi restiamo.” Risposero in coro.
“Stai attenta.” Le intimò il suo amico.
La comunicazione radio cessò, nel momento in cui lo scontro tra Gaara e Sasuke aveva preso un piega inquietante. Il genin di Suna, dopo essersi riparto all’interno di una fortezza di sabbia, aveva cominciato a dar di matto. Al momento dell’attacco, fuggì inseguito dall’Uchiha.
La Nara arrivò accanto all’Hokage proprio nel momento in cui il Kazekage rivelò la sua vera identità. Orochimaru sorrideva crudele al suo maestro, mentre Sarutobi guardava il suo ex-allievo con timore.
Shiori si frappose tra i due, colpendo il serpente con una palla infuocata. Orochimaru cadde all’indietro, rimanendo disteso a terra. Una risata agghiacciante provenne dalla sua gola.
“Sapevo che saresti venuta.” Con un salto si rialzò in piedi.
“Signore, lo lasci a me!” esclamò lei diretta all’Hokage.
L’uomo più anziano la fissava basito. Aveva capito di chi si trattava e non riusciva a credere ai suoi occhi.
“Mi dispiace ho cercato di avvertirla, ma…” Un’idea la fulminò all’improvviso. “Che ne hai fatto del Kazekage?” domandò furiosa.
“Non mi serviva più.”
No, non poteva essere. Quell’uomo, che era pronto a rimediare alle sue colpe, che aveva deciso di fare la cosa giusta, ora era morto. Un’altra vita sulla sua coscienza.
“Mi dispiace non poter dedicarti tempo, mia cara.” Cominciò a fare dei segni con le mani. “Al momento, ho una discussione in corso con il mio sensei.”
Toccò il pavimento e davanti a lui apparve una schiera di uomini dall’aspetto identico. Erano alti, i capelli chiari tagliati corti, i loro volti erano butterati, le loro espressioni sofferenti.
“Ti lascio a questi cloni. Sensei se non le dispiace, io mi sposterei sul tetto.” Propose con una calma che stonava con la situazione.
Gli uomini si lanciarono su di lei, che tentò di schivarli come meglio poteva.
“Me la caverò!” gridò all’Hokage, che annuì e seguì Orochimaru.

Il calcio di Gai colpì dritto in testa l’avversario che Kakashi stava affrontando. Le cose non stavano andando affatto bene. Aveva mandato un gruppo di genin a inseguire il Jinchuriki della Sabbia, lui e il suo amico erano circondati da nemici e non riusciva a vedere cosa stava accadendo all’Hokage. Scansò uno shuriken e in un batter d’occhio fu accanto al nemico, che lanciò giù dal parapetto.
Genma e Raido raggiunsero i due jonin sugli spalti.
“Dov’è il tuo avversario?” gridò Kakashi, riferendosi a Baki, il sensei del gruppo di Suna.
“L’ho lasciato andare. Dice che se quello accanto all’Hokage è Orochimaru, lui deve scoprire cosa è successo al suo capo.”
Il Copia-ninja scosse la testa sempre più confuso.
“Laggiù accadono cose strane!” aggiunse Raido. “Uno dei nostri Anbu è circondato da delle strane creature.”
“Perché non siete lì?”
“Tenzo ha detto di dire a te di occupartene!” Il ninja con il senbon si liberò la strada al compagno perché potesse vedere cosa stava accadendo.
Kakashi, coperto da Gai e gli altri due, si affacciò al parapetto per studiare la situazione. L’Hokage era intrappolato sul tetto da una barriera. Orochimaru stava evocando qualcosa, delle bare di legno stavano apparendo dal nulla. Appena più sotto, una schiera di uomini, si stava accanendo su una povera Anbu, che… Fece un paio di capriole all’indietro e ricadde in piedi. Con una graziosa giravolta colpì con un calcio un paio di nemici. Un avversario la colpì sotto il mento e lei usò il pugno infuocato per eliminarlo.
“Oh merda!” esclamò, abbassandosi e evitando un attacco nemico. “Si, è meglio che vada!”
“Vengo con te!” Gai abbatté un avversario roteando su se stesso e assestandogli un calcio.
“Non è neces…”
“Genma e Raido qui se la possono cavare da soli. Quelli sono tanti e… strani, io…”
“D’accordo! Basta che ci sbrighiamo!”
I due shinobi corsero nella direzione dell’Anbu circondata per poterla aiutare. Il Copia-ninja, nonostante quello fosse il momento meno opportuno per sentirsi così, era felice. Insomma, pensare che lei avesse fatto tutta quella strada per tornare a casa, forse significava… No, doveva rimanere concentrato.
Raggiunsero Shiori in men che non si dica. La ragazza era a terra. Gai con un Konoha Senpu allontanò gran parte dei nemici da lei, permettendo a loro due mettersi al suo fianco. Kakashi tese la mano alla Nara e l’aiutò a mettersi in piedi. I nemici si guardavano attorno confusi, come se non capissero cosa stava succedendo, ma fin troppo presto sarebbero tornati all’attacco.
“Cosa sono?” domandò l’Hatake.
“Creature di Orochimaru. Sono stupidi, ma anche molto forti. Ne vorrei uno per studiarlo se possibile. Degli altri fatene ciò che volete.”
I due ninja annuirono e i tre cominciarono a combattere fianco a fianco. La kunoichi trovò semplice, riadattarsi allo stile di combattimento di quei compagni, con i quali tante volte aveva combattuto. Gai era più veloce di qualunque altro ninja, i nemici non riuscivano nemmeno a prevedere le sue mosse, i suoi colpi erano micidiali. Kakashi era silenzioso, preciso e letale. Era chiaro il motivo per cui il suo nome bastasse a far tremare di paura molti nemici.
Lo stile di Shiori, normalmente più studiato e attento, sembrava tentennante, titubante. Sapeva di non aver perso la sua forza, ma tutto le sembrava diverso. Non percepiva più il mondo attorno a lei. Era come se fosse cieca. Bloccò con il controllo dell’ombra un gruppo di nemici e li usò per combattere gli altri.
“Un Nara!” esclamò Gai, mentre schivava un colpo.
Nel giro di pochi minuti, grazie all’aiuto dei suoi soccorritori, Shiori fece fuori i suoi avversari. I tre ninja rimasero uno accanto all’altro a riprendere fiato e a controllare le proprie ferite. La Ninja Solitaria si avvicinò a Gai e si occupò di lui.
“Sei stata grande!” sorrise lui a trentadue denti.
“Non quanto te.”
Finito con il ninja Verde, si accostò a Kakashi. Lo shinobi si ritirò leggermente.
“Fammi curare quelle ferite!” ordinò, così lui mesto la lasciò fare.
“Cosa ti succede?” le sussurrò all’orecchio. La ragazza si concentrò su un taglio sanguinate sull’addome di lui.
“Mi ha infettato con un Segno Maledetto che inibisce i miei poteri.” Rispose infine, sentendo la pressione di quegli occhi su di lei.
Il Copia-ninja tremò leggermente. “Per sempre?”
“Credo di no. Lui vuole usarli.”
Una mano si posò sotto il su mento e le fece alzare la testa, riportandola faccia a faccia con il suo interlocutore. Shiori era felice di indossare ancora la maschera, perché probabilmente in quel momento, Kakashi sarebbe stato più in grado di lei di leggere la paura che provava.
“Ti ha fatto del male?” La sua voce era minacciosa.
“Non più del solito.” Cercò di scostare lo sguardo, ma lui tenne il suo mento ben stretto con due dita. “Non è il momento di parlarne.”
“E quando allora? Tu te ne andrai!”
“Kakashi…”
“Ragazzi! Guardate in alto!” Urlò Gai riavvicinandosi a loro. Il suo sguardo vagò per un attimo sui compagni, studiando confuso quella strana situazione, poi però la sua attenzione fu riportata allo scontro tra Orochimaru e l’Hokage.
Quest’ultimo aveva evocato il Sigillo del Diavolo e i due ninja stavano combattendo all’ultimo sangue per avere la meglio.

Aya e Hisoka non avevano mai assistito ad uno scontro tanto impressionante. I due Jinchuriki ora giacevano uno di fronte all’altro, stremati dalla battaglia e, probabilmente, con gran parte delle parte delle loro ossa rotte. Naruto non mollava comunque il colpo, continuando a tentare di convincere Gaara che esisteva un’altra via, un altro modo. Il ninja di Suna sembrava toccato da quelle parole, ma non rispondeva all’avversario.
Accanto ai due ex-membri della Kumori atterrarono i fratelli della Forza Portante del Monocoda. Hisoka bloccò loro il passaggio. Kankuro tratteneva il respiro, mentre Temari scalpitava.
“Devo andare da mio fratello.”
Il rosso si voltò verso la compagna e le fece un leggero cenno del capo. Lei annuì e si portò una mano all’orecchio.
“Sensei, qui ci sono i figli del Kazekage, vogliono prendere il fratello.”
“Scortateli al nostro rifugio, ci occuperemo di loro. Ho promesso a quell’uomo che li avrei aiutati.” La donna sembrava a stento trattenere le lacrime.
“Tutto bene?”
“Orochimaru è fuggito e… e l’Hokage… lui è… è morto.” Tirò leggermente su con il naso. “Prendete i ragazzi e andate. Vi raggiungerò il prima possibile!” La comunicazione si chiuse.
“Potete andare. Siamo qui per darvi una mano.” Affermò Hisoka con un sorriso.
I due giovani genin si lanciarono verso il fratello. Nonostante tutto quello che lui aveva fatto, era la loro famiglia. Non l’avrebbero abbandonato.

I tre jonin della Foglia stavano inginocchiati accanto al loro Hokage. L’uomo stava tirando i suoi ultimi respiri. Kakashi non poteva credere che quell’uomo, che aveva fatto così tanto per il Villaggio, stesse per andarsene. Shiori, accanto a lui, gli stringeva la mano, sussurrandogli che sarebbe andato tutto bene, provando a portargli conforto.
Ad un tratto, l’uomo anziano sbarrò gli occhi e rivolse il suo sguardo alla ragazza. “Mi… dispiace per…”
“Non è necessario che si scusi.”
“Invece si… Mi puoi perdonare?”
La ragazza strinse di più la presa sulla mano dell’uomo.
“Non sono io quella che deve perdonarla, signore.” Rispose sincera.
L’uomo chiuse gli occhi e sospirò. “Lo so. Allora, fagli sapere.. che avrei voluto…” Con un ultimo sospiro il Terzo Hokage lasciò questo mondo.
Gai sbatté un pugno contro il terreno e cominciò a piangere, Shiori chinò la testa, lasciando che le lacrime le rigassero il volto. Kakashi fu l’unico a mandare giù il dolore e a guardarsi intorno.
I nemici si stavano ritirando, la battaglia era vinta. Era incredibile che ce l’avessero fatta. Si chiedeva come stavano i suoi allievi, quei ragazzi… Shiori scattò in piedi rispondendo all’auricolare. Parlò concitata per qualche secondo poi si voltò verso di loro.
“Devo andare. Uno dei miei verrà a riterare uno dei corpi.”
“Vengo con te!” esclamò il Copia-ninja. “Orochimaru…”
“È debole non verrà a cercarmi.”
“Vengo con te.” Insistette di nuovo.
La ragazza lo abbracciò.
“L’Hokage è morto, tu devi restare qui. Questo è il tuo posto. Questo Villaggio ha bisogno di te.”
Il ragazzo ricambiò l’abbraccio. “Ho mandato Naruto…”
“Sta bene e anche Sasuke e Sakura.”
“E Shikamaru?”
“Lui non è con loro.”
“Ho mandato anche lui a seguire Sasuke.”
Shiori cominciò a preoccuparsi. Si scostò dall’Hatake e incrociò le braccia al petto.
“Tre genin per una missione così pericolosa! È proprio da te un ordine così idiota.”
“Vedrai che starà bene. Poi, da quello che ho sentito sulla sfida di Shika, probabilmente ho mandato due genin e un chunin. Poi, c’era Pak con loro.”
La kunoichi si voltò dall’altra parte, pronta ad andarsene. “Gai occupati di lui. Io vado a cercare Shikamaru.” I
l ninja Verde annuì e la donna se ne andò, saltando da un tetto all’altro.
“Chi era?”
“Una ninja stanca di dire addio.” Rispose Kakashi, pensando che in fondo non fosse l’unica.

Shiori percorse il tratto di strada che qualche ora prima avevano percorso i genin guidati da Pak. Evitando con destrezza i vari ninja di ritorno al villaggio, finì per arrivare in una radura. Lì Asuma sedeva accanto al suo allievo, che stava sdraiato a terra a recuperare le forze. 
La kunoichi saltò giù dal ramo e raggiunse i due shinobi. 
"Sono un medico." esordì, inginocchiandosi e posando le mani sul nipote per curarlo.
"Vieni dal villaggio?" chiese Asuma.
Lei annuì, concentrando la sua attenzione sulle ferite di Shikamaru. Era già affaticato per il combattimento con Temari, gli sarebbe servito un po' di tempo per riprendersi.
"Com'è la siutazione?" insistette Asuma.
La Ninja Solitaria si morse il labbro.
"La battaglia è vita, ma..." Come dire ad un figlio che aveva perso l'ultimo genitore che gli era rimasto? Quel dolore, quel senso di perdita, quello sconvolgimento, lei li aveva provati. "...Mi dispiace tanto, Asuma."
Il ragazzo impiegò qualche secondo a realizzare il significato di quelle parole. Quando capì i suoi occhi si riempirono di lacrime. Shiori abbassò lo sguardo per lasciargli la sua privacy. Sarutobi si allontanò qualche metro da loro.
Shikamaru respirava pesantemente. La sua mano andò a stringere il braccio del medico.
"Asuma-sensei ha perso suo padre?"
La kunoichi annuì. 
"Naruto e gli altri?" chiese ancora.
"Stanno bene." disse, cercando di camuffare un tantino la sua voce.
"Bene." sospirò, rilassando il corpo.
Le ferite si erano rimarginate. Shiori si alzò in piedi, non poteva stare lì ancora a lungo.
"Grazie per averci aiutato." Asuma si era riavvicinato al suo allievo. Avrebbe pensato più tardi al dolore, ora quello che importava era che il giovane ninja fosse sano e salvo.

"È stato un piacere!" Non doveva voltarsi, sarebbe solo stato doloroso.
"Dottoressa?" la richiamò Shikamaru. 
Lei si bloccò sul posto.
"Lei non torna con noi?"
"Non ancora. Devo finire un paio di cose prima."
"D'accordo. In giro ci saranno ancora dei nemici..."
"Starò attenta."
Con un salto, balzò su uno dei rami. Portò la mano all'orecchio e attivò l'auricolare.
"Tenzo?"
"Si, sono qui. Sto inseguendo un gruppo di nemici."
"Io vado al rifugio. Ci incontriamo appena le cose si sono stabilizzate. Ti aspetto!"
"Sissignora."
"A presto."
Chiuse la comunicazione e corse per ragiungere la sua squadra. Cercò di non pensare a Konoha, a quello che si stava lasciando indietro per l'ennesima volta. Ora che era tornata, avrebbe fatto di tutto per finire la sua missione il prima possibile. Aveva capito che, nonostante lei fosse cambiata, e nonostante quello che aveva fatto, quello era l'unico posto a cui apparteneva. Quella era casa.
Ora però doveva concentrarsi su ciò che l'aspettava là fuori e sull'affrontare la vita senza i suoi poteri, seppur in maniera provvisoria.
"Kasumi!" la voce di Kenta risuonò nell'auricolare. "Io e Takeo abbiamo recuperato uno dei corpi."
"Bene. Portatelo al rifugio! È ora di provare a capire i piani di quel pazzo!" 
Era determinata a fare ciò che sarebbe stato necessatio per capirlo e fermarlo.
 
  
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