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Autore: Vanoystein    23/08/2015    0 recensioni
Quando la donna si fermò sulla soglia della porta della stanza di pittura, vide solamente una bambina. Voltata verso una tela, intenta a colorare con le tempere mentre quelle parole lasciavano le sue labbra. I lunghi capelli mori ricadevano sulle spalle, legati da un grazioso fiocco rosso. Lo stesso ed unico colore che occupava la sua tela.
(...)
– Come ti chiami, Cara? –
– Lena. -
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Mancava ormai mezz’ora alla fine dell’ultima lezioni e Lena ormai, non voleva altro che uscire da quella dannata classe e capire cosa stesse accadendo a lei e cosa c’entrasse con Ben e quegli altri due ragazzi.
La sua mente continuava a elaborare ipotesi su ipotesi, idee su idee, ma alla fine si rivelavano una più assurda dell’altra.
Forse era solo pazza. Era l’idea più plausibile.
La campanella suonò.
Con una velocità assurda Lena ficcò i suoi libri della borsa, che chiuse velocemente.
Tirò su la zip della sua felpa viola e corse fuori dalla classe senza degnare di uno sguardo nessuno.
I suoi piedi si muovevano veloci e l’ansia cominciava a salire, quasi quanto la curiosità.
Raggiunse il cancello circa cinque minuti dopo, l’unico già lì ad aspettare era Morgan, ancora con una sigaretta stretta tra i denti.
Squadrò Lena appena la vide arrivare, non disse nulla.
Inizialmente nemmeno lei lo fece, tenne lo sguardo basso, sui propri anfibi ma poi la voce del ragazzo la fece sussultare; era la prima volta che la sentiva.
- Quando hai iniziato? Con l’emicrania? – Le chiese, assottigliando gli occhi chiari e buttando fuori dalle labbra del fumo.
Lena avrebbe voluto chiedergli come facesse a sapere delle sue emicranee, ma lo evitò. – Poco tempo fa. – Rispose con un po’ d’esitazione nella voce.
Alzò lo sguardo da terra, finalmente incrociando il suo. Metteva dannatamente soggezione. Sembrava freddo e tagliente, come la sua voce.

Lena ringraziò che pochi istanti dopo Ben e Roxanne arrivassero, salvandola dal silenzio profondo e imbarazzante che si era creato.
- Possiamo andare adesso? – Cantilenò subito la ragazza varcando la soglia dell’uscita dell’edificio. – Chi guida? –
Alla fine, il gruppo finì sull’auto di Ben con il ragazzo alla guida, Roxanne nei posti posteriori insieme a Lena e Morgan davanti, vicino a Ben.
Praticamente nessuno aprì bocca per tutto il viaggio, che forse durò una quindicina di minuti.
Il silenzio era rotto qua e là solamente da alcune basse e piccole chiacchere tra Benjamin e Morgan, mentre Roxanne si limitava a squadrare Lena ogni singolo minuto il che metteva l’altra ancora più a disagio.

L’auto si fermò davanti ad una cattedrale, quella dove tutto il paese si riuniva alla Domenica mattina, quella che tutti i cittadini sceglievano per sposarsi o per battezzare i propri figli.
Lena ci era stata molte volte lì, aveva passato anche lei le domeniche mattine lì con la madre e mentre poi correva nello spiazzo esterno a giocare con i bambini.
Ancora una volta non fece domande, scese dalla macchina insieme agli altri e li seguì dirigersi verso l’entrata.
Ben aprì la porta d’entrata facendosi strada all’interno di quell’enorme edificio.
Era proprio come Lena lo ricordava.
Le panche di legno con qualche decorazione poste su tutta la lunghezza, l’altare gigantesco in pietra bianca con dei fiori e delle decorazioni tutte attorno.
Candele che illuminavano tutta la stanza e le vetrate colorate da qui filtrava la poca luce del sole; il soffitto alto e chiaro.
Ricordava che da piccola associava spesso quel soffitto che le sembrava infinito e bello al cielo.
Fortunatamente in quel momento la cattedrale era vuota, e nessuno avrebbe potuto vedere quello che sarebbe successo dopo.
- Questa cattedrale è la nostra via d’accesso, e sarà anche la tua. – Finalmente Ben parlò, rivolgendosi a Lena.
La sua voce era di nuovo calda, quel solito suo tono rassicurante che le diceva di potersi fidare…ma ancora lei non capiva a cosa si riferisse.
Via d’accesso per cosa?
Osservò poi Morgan estrarre dall’interno della propria giacca un piccolo ago. Inizialmente Lena faticò persino a vederlo, ma la punta e il riflesso argenteo gli saltarono subito agli occhi.
Morgan chiuse il palmo della propria mano, stringendo.
Passarono solo un paio di secondi e il ragazzo riaprì la mano.
Solo allora l'ago scomparve, e al suo posto comparve un pugnale.
Poi si inginocchiò sul pavimento freddo, pizzicandosi solo con la punta della lama l’indice e il medio della mano sinistra.
In pochi secondi il sangue iniziò a impiastrargli le due dita che lui posò a terra, iniziando a disegnare una stella. Lena osservò la scena con gli occhi spalancati.
Alzò lo sguardo verso Roxanne e poi Ben. - Cosa fa? – Si lasciò sfuggire, nervosa ma curiosa allo stesso tempo.
- Ora vedrai. – Mugulò subito Roxanne in risposta, incrociando le braccia al petto.
Così ancora una volta si creò il silenzio che fu spezzato solo dal sussurro di Morgan, Lena non fu certa di quello che disse, ma riconobbe la lingua che usò. Latino.
Il ragazzo poi si alzò in piedi prima che il pavimento intero ebbe una leggera scossa, tremando per forse due secondi.
La stella disegnata da Morgan scomparve subito dopo e davanti a loro si aprì un passaggio, rivelando delle scale che scendevano in profondità.
Nel buio, sottoterra.
Lena si accigliò, mentre gli altri tre si stavano avviando verso quelle scale. Era ovvio che volesserio che lei gli andasse dietro, ma non lo fece. Restò ferma, sbottando. - No. Io non vado da nessuna parte.
Che cosa è? Che storia è questa? – Fece, alzando un po’ la voce.
I tre ragazzi si fermarono, Roxanne sbuffò roteando gli occhi al cielo. – Non puoi fidarti e basta? –
- No. E’ assurdo. –
- Tutto quello che ti è successo fin’ora lo è, sai a cosa mi riferisco. Non solo i mal di testa, gli incubi e azioni del quale non hai il controllo che non ti spieghi. – Disse poi Morgan. – Ci siamo passati tutti noi. Io, lei. – Continuò indicando con il mento Roxanne. – E Ben. Inoltre, se non ti aiutiamo a controllare tutte queste cose…andrà sempre peggio. –
L’espressione sul suo viso era seria o forse era meglio dire impassibile, come sempre. – E’ stato difficile per tutti fidarsi all’inizio. Ma non siamo pazzi assassini, se è questo che ti preoccupa. – Borbottò.
A quell’ultima frase sia Ben che Roxanne si lasciarono scappare una piccola risatina. – Come sempre i tuoi discorsi meritano un oscar. – Sussurrò Ben un po’ divertito.
Morgan fece spallucce, riportando lo sguardo su Lena. – Allora, vieni o no? –
  
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