Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: Xion92    24/08/2015    6 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno a tutti i lettori! Domani salpo per nuovi orizzonti (leggasi: Londra *_*), indi per cui risponderò alle recensioni lasciate domani quando tornerò domenica prossima (quindi il prossimo capitolo arriverà puntuale come al solito). Giusto un piccolo promemoria tanto per star sicuri: qualunque cosa succederà a qualunque personaggio buono, poi più avanti ci sarà di nuovo, quindi per favore, non droppate la fan fiction appena arrivati alla fine del capitolo xD
E finalmente ecco qua Flan con i suoi kunai, mentre guarda schifatissimo non si sa cosa (forse proprio te! xD). Non sono convintissima, poteva venirmi meglio, ma almeno rende l'idea...
Come sempre aspetto le vostre recensioni e opinioni. Buona lettura!

 

Capitolo 15 - Sacrificio

 

Le prime luci dell’alba incominciarono a filtrare dal foro d’aerazione della tenda. Ichigo mosse appena le palpebre ancora chiuse: presto sarebbe stata ora di svegliarsi. Si sentiva sfinita, perché la bambina quella notte si era svegliata almeno dieci volte, perforando i timpani di tutti con quella sua vocetta stridula. Sua madre l’aveva avvisata che una cosa simile sarebbe potuta accadere, ma Ichigo non immaginava che le conseguenze sarebbero state così stancanti. Lei ora si stava sentendo miracolata per essere riuscita a dormire per un’ora di fila senza essere svegliata all’improvviso.
Aprì appena gli occhi impestati di sonno per controllare se stesse bene. Sì, dormiva ancora, premuta contro il suo petto. Proprio un angioletto, si meritava il nome che portava. Ma Ichigo non fece in tempo a pensare a queste cose, perché si sentì una vocetta metallica nelle orecchie.
“Ichigo, alieni! Alieni!”
Sollevò di scatto la testa, impallidita e scossa da un brivido.
“Masha, che hai detto?”
“Flan è qui! Flan è qui!” esclamò agitatissimo il robottino.
Ichigo si scostò la bambina di dosso e a carponi uscì dalla tenda, per dare un’occhiata fuori.
Quello che vide le fece gelare il sangue nelle vene: a non molti chilometri di distanza, in cielo, si stagliava la figura di Flan, dritta e rigida. Era tornato. Dopo tanti mesi in cui non si era fatto più vivo, era ricomparso. Evidentemente il suo occhio era guarito.
Ichigo fece appena in tempo a rendersi conto di quello che aveva appena visto, che Flan, brandendo i suoi kunai, lanciò una scarica elettrica su una parte di città abbastanza vicina al punto in cui si trovavano loro, provocando una grande esplosione.
A quel rumore anche i genitori di Ichigo si svegliarono e misero la testa fuori dalla tenda.
“Figliola, che sta succedendo?” chiese Sakura, spaventatissima.
“Mamma, papà, Flan è riapparso! È vicinissimo. Dobbiamo smontare tutto e fuggire, il più presto possibile, o ci ucciderà!”
Subito rientrò dentro e prese in braccio Angel, che nel frattempo per il rumore si era svegliata e aveva incominciato a piangere.
“Su, su, stai calma. Vedrai che in un modo o nell’altro ce la caveremo. Te lo prometto” le disse con voce dolce, ma la bambina sembrava agitatissima e non accennava a voler smettere.
Nel frattempo Shintaro smontò la tenda più velocemente che poté, mentre Sakura ammucchiava tutte le cose che possedevano sulla moto, come avevano fatto tante altre volte.
Ichigo era piena di inquietudine: ci stavano mettendo troppo tempo. Sentiva che le esplosioni si stavano avvicinando, e loro ancora dovevano partire.
Quando tutto fu pronto, Shintaro cominciò a spingere la moto per il manubrio, mentre Sakura lo aiutava a portare delle cose in eccesso che sul mezzo di trasporto non avevano trovato posto, e Ichigo  portava in braccio Angel. Ma questa volta non fu facile, né veloce: non c’erano più le forti braccia di Masaya ad aiutare Shintaro a spingere la moto, e la cosa stava andando molto a rilento. Cercarono di fare un po’ di strada, ma le esplosioni sembravano andare avanti più velocemente di loro. Presto sarebbero stati raggiunti.
Ichigo capì che non potevano proseguire così: se fossero andati avanti in quel modo, sarebbero morti tutti e quattro. Respirò profondamente una, due, tre volte, poi prese una decisione estrema. Toccò sua madre sulla spalla per attirarne l’attenzione, e le disse:
“Mamma, se continuiamo in questo modo, non ce la faremo. Ti prego, prendi Angel e andate avanti, io tornerò indietro e cercherò di combatterlo per guadagnare un po’ di tempo.”
Shintaro a quelle parole diventò pallido. “Ichigo, ti ha dato di volta il cervello? Sai benissimo che quell’alieno è troppo forte per te! Verrai uccisa di sicuro. Neppure Aoyama c’è riuscito.”
“E inoltre”, aggiunse Sakura, agitata, cercando di dissuaderla “hai partorito solo da poche ore, e stanotte hai anche dormito poco. Sei ancora troppo debole per riuscire ad affrontare un combattimento così difficile.”
La giovane abbassò la testa, e si strinse Angel al petto. “Non c’è bisogno che me lo ricordiate. Lo so bene. Ma io non sto andando là per vincere. So perfettamente di non esserne in grado. Ci vado per fargli perdere un po’ di tempo, per permettere a voi due di fuggire con lei.” Abbassò lo sguardo verso la bambina, che la guardava con due occhioni terrorizzati ed aveva l’aria di non stare capendo nulla di quello che stesse succedendo. “Lo so che combattere sapendo già in partenza di perdere è un comportamento da stupidi. Ma a volte bisogna combattere anche sapendo di non poter vincere, perché ci sono cose più importanti della vittoria. Angel è più importante. Io non posso lasciare che lei muoia. Ho giurato che avrei sacrificato la mia vita per lei, se fosse stato necessario. Vi prego, fate come vi sto dicendo!”
E senza aggiungere altro, allungò la bambina verso sua madre, che non poté fare altro che prenderla in braccio.
“Ichigo!” esclamò suo padre, con un misto di rabbia e terrore “tu non andrai. Obbedisci a quello che ti dice tuo padre. Lo so che lei è importante, ma lo sei anche tu. Nessuno di noi morirà. Tu resterai con noi.”
La ragazza lo guardò con rassegnazione scuotendo la testa, poi senza aggiungere altro si trasformò in Mew Ichigo. Guardò la bambina che sua madre teneva in braccio, la quale ricambiò il suo sguardo, squadrandola con i suoi occhioni stupefatti.
“Angel… ciao, piccina mia. Comportati bene con i nonni, eh?” la salutò, cercando di dare alla sua voce un tono allegro e rassicurante, poi si voltò e cominciò a correre verso le esplosioni.
“ICHIGO, ICHIGO, RITORNA!” sentì due voci alterate dalla disperazione dietro di sé ma, nonostante delle lacrime stessero cominciando a scorrerle copiose dagli occhi, non si fermò, anzi cominciò a correre più forte senza voltarsi.

Correva, saltava da un tetto all’altro, da un cumulo di macerie all’altro, e si sentiva la morte nel cuore. Sapeva bene a cosa stava andando incontro. Sapeva che non avrebbe mai rivisto il viso di sua figlia, che non avrebbe mai saputo di che colore sarebbero stati i suoi capelli e i suoi occhi. Non l’avrebbe mai vista crescere e diventare una donna, non avrebbe mai potuto aiutarla e starle vicino come si era ripromessa. Intanto stava già iniziando a perdere le forze, e ancora non era nemmeno arrivata a destinazione. Le gambe le facevano male, la testa le doleva, sentiva delle fitte terribili al ventre, il petto le pesava per il latte che sua figlia ancora non aveva succhiato, e solo la sua incredibile forza di volontà impedì al suo istinto materno di avere la meglio e di farla tornare indietro da Angel. Avrebbe desiderato più di ogni altra cosa averla lì con lei,  poterla stringere tra le braccia,  poterla nutrire come aveva fatto quella notte, sentire il suo corpicino caldo contro il proprio. Perché Ichigo era giovane, ma era comunque una madre; e in quanto tale si sentiva legata alla figlia da un legame fortissimo. Ma lei, in fondo, sapeva che anche se le aveva detto addio, anche se sapeva che non l’avrebbe vista mai più, stava compiendo per lei l’atto d’amore più grande che una persona avrebbe potuto fare: il dare volontariamente la vita per un’altra. Come aveva fatto Masaya, che si era sacrificato per lei e per il mondo intero nella battaglia contro Profondo Blu. E come aveva fatto contro Flan, per salvare Angel, anche se in modo involontario. A tutto questo pensava Ichigo, mentre sentiva delle lacrime di dolore e di nostalgia scorrerle lungo le guance. Ma dopo poco, le ricacciò indietro: quello non era il momento di piangere. Quello era il momento di combattere, di lottare per sua figlia, per tutto quello che in quel mondo distrutto le era rimasto.
‘Angel, nessuno oserà farti del male, finché ci sarò io’ giurò mentalmente la ragazza.
Mentre correva, cercando di ignorare il dolore fisico e psicologico, sentì come un battito leggero d’ali di fianco a sé. Si voltò.
“Masha! Che ci fai qui? Perché mi hai seguita? Torna dai miei.”
“Vengo con te, Ichigo! Non ti lascio sola!” rispose la vocetta metallica del robottino.
Lei sorrise al pensiero di tanta lealtà, da parte di quello che alla fine era qualcosa di più di un computerino, e lo lasciò fare.

Flan nel frattempo, in cima ai tetti di Tokyo ancora rimasti in piedi, lanciava scariche elettriche a destra e a manca, provocando un’esplosione dopo l’altra. Non gli pareva il vero, dopo mesi e mesi di riposo forzato, di poter di nuovo portare distruzione sulla Terra, riprendendo a compiere la volontà del suo dio. Erano stati mesi d’inferno: c’era voluto un sacco di tempo per fermare il sangue all’occhio, visto che la ferita era lunga e profonda e continuava ad aprirsi; poi si era infettata e gli aveva fatto venire la febbre altissima; infine si era cicatrizzata, lasciandogli un segno orribile sul viso, ma Flan, ormai cieco dell’occhio destro, non era abituato a vivere vedendo solo dal lato sinistro, e quindi gli ci era voluto molto tempo per abituarsi. In tutto questo, non era potuto mancare il fastidio senza fine che gli aveva procurato suo figlio ancora piccolissimo: aveva sentito la mancanza di Zefir in tutto quel periodo. Quando c’era lei, se il figlio si metteva a piangere se la vedeva la donna. Ora invece, visto che la sua compagna era morta, era lui a doversene occupare. Ma ormai il piccoletto aveva un anno, e poteva benissimo starsene a casa qualche ora mentre suo padre continuava il suo lavoro.
Ora era guarito, più in forma che mai, ed era pronto a continuare l’opera di Profondo Blu, nonostante la sua menomazione.

A un tratto sentì come dei salti veloci sui tetti intorno a lui. Aguzzò la vista, per riuscire a vedere una ragazza con un costume rosa e delle orecchie e coda di gatto nere salire sopra il tetto del grattacielo più alto. Flan a quella vista sbarrò l’unico occhio che gli era rimasto. No… un’altra. Quell’altra che non aveva mai capito se fosse viva o morta. Com’era possibile ritrovarsela davanti?
“E così sei ancora viva? Avresti fatto meglio a restartene nascosta. Non hai fatto una cosa molto furba, a venirmi incontro.”
Le puntò i kunai contro, e Mew Ichigo, con Masha di fianco a sé, evocò la sua StrawBell Bell, pronta a cominciare quello scontro che sapeva essere anche il suo ultimo.
Flan, deciso a non perdere tempo, si slanciò contro di lei, con entrambe le braccia tese e le nocche strette attorno ai coltelli, per darle un forte colpo frontale. Mew Ichigo, pronta, fece un salto all’indietro e, invece di contrattaccare, visto che l’ambiente attorno le era favorevole, cominciò a correre e muoversi attraverso le rovine dei palazzi e dei grattacieli, usandoli come rampe per i suoi salti. Ancora aveva abbastanza forze: sapeva benissimo di non essere in grado di sconfiggerlo, ma non era quello il suo scopo. Il suo obiettivo era quello fargli perdere più tempo possibile, in modo da far guadagnare un grosso pezzo di strada ai suoi genitori.
“Fermati… fastidiosa… terrestre!” gridava Flan furioso, lanciando le sue scariche elettriche contro la ragazza. Erano tutti colpi vani, perché in un modo o nell’altro Mew Ichigo riusciva ad evitarli sempre, e ogni suo attacco andava a colpire un pezzo di palazzo o grattacielo.
Dopo un po’, Mew Ichigo, sentendo che le sue forze stavano cominciando a calare paurosamente, si fermò e provò a lanciare un Ribbon Strawberry Surprise contro il suo avversario, ma l’alieno non si fece cogliere di sorpresa, e caricando i kunai di elettricità si scagliò contro il fascio di luce rosa. Incredibilmente riuscì, con le braccia tese davanti a se e i coltelli caricati al massimo, a fendere la luce e a passarci in mezzo illeso, avvicinandosi sempre più alla ragazza. La guerriera se lo ritrovò praticamente davanti al naso senza esserselo minimamente aspettato e si bloccò per un attimo, presa alla sprovvista.
Flan, con una luce sadica che brillava nel suo unico occhio giallo, ne approfittò e le diede un fendente sul fianco. Mew Ichigo cercò di evitarlo, ma riuscì comunque a farsi colpire di striscio e il colpo violento la fece volare contro la parete di un grattacielo lì vicino. La ragazza ci finì contro ad una velocità elevatissima, sbattendo la schiena. Sentì un dolore lancinante partirle dalla colonna vertebrale, come di ossa che si spezzano, e un senso di paralisi propagarsi per il corpo.
Cadde inerte poco più sotto, sul tetto di un palazzo più in basso. Flan la raggiunse e, in piedi vicino a lei, la squadrò attentamente: il modo innaturale in cui era sdraiata faceva sembrare che non fosse più in grado di alzarsi.
Masha, che aveva seguito il combattimento, a quel punto, svolazzando, cercò di avvicinarsi a Flan, dandogli dei piccoli colpi col suo corpicino morbido.
“Lascia Ichigo! Lascia Ichigo!”
Flan inizialmente non ci fece neanche caso, ma dopo poco, infastidito da quella petulante palla di pelo, si voltò verso il robottino e gli lanciò una scarica elettrica. L’elettricità mandò in corto circuito i delicati meccanismi del computerino, facendolo esplodere.
Mew Ichigo, che era distesa a terra sul fianco, appena vide tutto questo gridò “NO!” con quanto fiato aveva in gola. Masha… quella pallina pelosa che l’aveva accompagnata quasi per due anni, che l’aveva aiutata, che era sua amica… come aveva potuto quell’alieno essere così vile da distruggerlo?
Sentì lacrime di rabbia e di impotenza incominciare a scorrerle dagli occhi. Doveva alzarsi. Doveva assolutamente. Ma i suoi muscoli non rispondevano più. Sentiva solo un dolore atroce per tutto il corpo. Per quanto si sforzasse, non riusciva a muoversi. Però ancora ci sentiva benissimo, perché udì la voce calma ed insensibile di Flan ragionare ad alta voce, e quello che sentì le fece ghiacciare il sangue:
“dunque, ormai questa qui non è più un problema… però è strano che sia venuta volontariamente da me dopo tanto tempo in cui non si era più fatta viva. Certamente ha da nascondere qualcosa… è arrivata qui venendo da quella direzione, forse è meglio che vada a controllare.”
Ma, appena l’alieno si voltò e fece per alzarsi in volo, sentì un forte dolore alla schiena, come se qualcuno l’avesse colpito. Si girò e vide esterrefatto quello che non avrebbe mai pensato di poter vedere: quella Mew Mew era in piedi, in posizione da battaglia di fronte a lui, con un’espressione minacciosa sul viso. Sembrava completamente illesa, come se non avesse mai ricevuto quel colpo micidiale. Gli aveva appena lanciato la sua arma, che poi le era tornata indietro come un boomerang.
‘Maledetto’, pensò la ragazza ‘dovrai passare sul mio corpo, prima di poter anche solo pensare di avvicinarti a mia figlia’.
Flan la guardò, impressionato e furioso. Com’era possibile che fosse riuscita ad alzarsi ed addirittura ad attaccarlo? Era certo di averle spezzato la schiena. Evidentemente si sbagliava.
Allora, deciso a mettere fine a quello scontro, partì verso di lei puntandole i kunai contro. Mew Ichigo, con le ultime forze rimaste, cercò di evitare i colpi che Flan le stava dando a ripetizione nel tentativo di centrarla, ma non fu facile: le forze le si erano quasi azzerate, il dolore che sentiva in tutto il corpo era terribile, i suoi muscoli si rifiutavano di obbedirle. Alla fine, senza quasi rendersene conto, si ritrovò i coltelli di Flan conficcati poco sotto il collo. Flan, soddisfatto, ritirò di scatto la mano, facendola cadere a terra.
Lo scontro era terminato. L’alieno aveva vinto. Flan, con le dita, ripulì le lame dei suoi coltelli da quel sangue terrestre impuro, quindi, soddisfatto del risultato ma anche un po’ stanco, si dissolse, tornando nella sua dimensione.
Mew Ichigo rimase così, da sola in quel luogo distrutto e solitario, in cui l’unico rumore che si sentiva era il gracchiare dei corvi che volavano in lontananza. Distesa sul dorso, alzò gli occhi verso il cielo plumbeo. Non si sentiva delusa o lesa nell’orgoglio per quello che era successo: non si era aspettata niente di diverso. Era andata lì con uno scopo preciso, e l’aveva pienamente raggiunto. Era passato parecchio tempo da quando il combattimento era iniziato. I suoi genitori ormai dovevano essere lontani, al sicuro con sua figlia, Flan sembrava essersi dimenticato della sua intenzione di indagare su quello che lei nascondeva, e se ne era andato.
‘Ho fallito come protettrice della Terra, ma non ho fallito come madre’, pensò con un sorriso amaro, sentendo il dolore percorrerle tutto il corpo, mentre delle pesanti gocce di pioggia stavano incominciando a cadere su quella città distrutta.
La ragazza non aveva idea se gli occhi le si stessero annebbiando a causa della pioggia, delle lacrime, o delle forze che la stavano abbandonando, ma prima che la vista le si sfocasse troppo e gli occhi le si chiudessero, si impresse bene nella mente gli occhi bluastri di sua figlia, il suo viso rotondo, il suo corpicino paffuto e le sue manine che, nonostante fossero piccolissime, erano riuscite a stringersi intorno a un suo dito con tanta energia. E il suo ultimo pensiero andò al suo ragazzo, il suo Masaya, che era morto per salvare sia lei che la bambina.
‘Masaya… tu mi avevi promesso che saremmo stati sempre insieme, e che nulla ci avrebbe potuti dividere. Purtroppo nella vita non è andata così, ma adesso c’è nostra figlia ad unirci. Noi due non saremo mai separati: continueremo a vivere, insieme, per sempre, dentro di lei.’

A svariati chilometri di distanza, nell’istante in cui gli occhi della madre si chiusero, quelli della figlia si aprirono, ed Angel, stretta tra le braccia di Sakura, incominciò un pianto disperato. Aveva solo un giorno di vita, ed aveva pianto altre volte, ma mai in questo modo.
“No, no, piccola, stai calma, ti prego. Smettila di piangere”, cercò di calmarla sua nonna, anche se lei stessa aveva le lacrime agli occhi.
“Ha un modo diverso di piangere questa volta… dev’essere successo qualcosa a Ichigo” esclamò Shintaro e, buttata la moto al bordo della strada, percorse a passo di corsa alcuni metri nella direzione da cui erano venuti.
“Ichigo! Ichigo! Torna da noi! Torna indietro!”, gridò al forte vento di temporale che soffiava nell’aria.
Anche Sakura, capito finalmente quello che era accaduto, piangeva col cuore spezzato, stringendo a sé la bambina urlante. Pure Rau sembrò capire, si sedette e, alzando il muso al cielo, proruppe in un lungo ululato lugubre.
Erano rimasti solo loro tre. Loro tre in una Tokyo distrutta. Nessuno avrebbe più potuto combattere per proteggere la città e il mondo. Erano soli, ora: due giovanissimi nonni e una nipote appena nata.

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E dopo questa ultima bastardata, chiudo finalmente la prima parte di questa storia.
La seconda parte mi servirà per approfondire e sviluppare il personaggio di Angel, la sua crescita fisica e psicologica, e tutte le botte che si prenderà.
Perché non potrò sbatterla in mezzo agli altri personaggi canonici senza prima averla approfondita e averle dato spessore (e comunque sarà la protagonista solo nella seconda parte, non voglio Mary Sue tra i piedi).
Spero che il suo carattere e la sua personalità vi piaceranno e riusciranno a farvi sentire meno la mancanza degli altri personaggi, in attesa che tornino più avanti.
Ne approfitto per ringraziare tutti i lettori che mi hanno accompagnata fin qui, e spero che continuerete a seguirmi anche nella seconda e terza parte!
Ciao!

   
 
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