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Autore: Maty66    24/08/2015    3 recensioni
Cosa si nasconde nel passato del più giovane e brillante capitano della Flotta Stellare? Quali oscuri ricordi tornano all’improvviso a tormentare l’animo di James Tiberius Kirk, proprio quando ha trovato una famiglia nel suo equipaggio ed una casa sull’Enterprise? Potranno i suoi amici aiutarlo a superare l’incubo che credeva ormai sepolto nella sua mente?
Ambientato dopo Into Darkness, durante il primo anno della missione quinquennale.
Attenzione è una storia NO SLASH.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Dottore, James T. Kirk, Montgomery Scott, Nyota Uhura, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10
Conseguenze


ENTERPRISE
Data Stellare 2261.5.22
 
“Ammiraglio Archer, lei si rende conto che la situazione sta assumendo connotati… allarmanti”
La voce di Spock era come al solito calma e tranquilla, ma McCoy vi poteva leggere una nota incrinata.
“Me ne rendo conto Comandante. Ma posso autorizzarla a scendere sul pianeta solo con due tecnici onde verificare il funzionamento del sistema di teletrasporto. Non di più. Anche se fa parte della Federazione Cerberus è un pianeta autonomo ed il Trattato…” fece Archer con voce monocorde.
“Al diavolo il Trattato… Jim è sparito e voi vi comportate come se stessimo parlando di una transazione commerciale” sbottò McCoy alzandosi in piedi ed avvicinandosi allo schermo  sulla parete della sala tattica, come se volesse trapassarlo per andare a prendere Archer a pugni sulla Terra.
Spock gli lanciò un’occhiata di fuoco, ma rimase per il resto come al solito impassibile.
“Ammiraglio, perdoni l’emotività del nostro CMO. Ma effettivamente le misure che lei suggerisce di adottare appaiono inadeguate a…risolvere  il problema. Il Capitano non è sulla superficie di Cerberus e senza l’accesso ai loro registri di partenza oppure alle registrazioni dello spazioporto, non siamo in grado di stabilire come abbia lasciato il pianeta”
“Comandante Spock allo stato non abbiamo alcun indizio che Kirk abbia lasciato il pianeta non di sua volontà. E questo lo capisce anche lei potrebbe costituire un problema per il Comando della Flotta. Verifichi il funzionamento dei sistemi e poi mi aggiorni. Archer chiude”
McCoy si ritrovò a fissare lo schermo nero.
“Ora cosa facciamo?” chiese girandosi verso Spock.
“Scendiamo su Cerberus e verifichiamo il funzionamento del loro sistema di teletrasporto e se Kirk è davvero arrivato su Cerberus” rispose con calma il vulcaniano.
McCoy divenne rosso dalla rabbia e stava per iniziare la sua solita sparata, quando Spock si mise in comunicazione con il ponte.
“Signor Chekov… si prepari a scendere con me, il dottor McCoy ed il tenente Uhura sul pianeta” disse con calma.
McCoy sorrise soddisfatto.
Chekov era il migliore hacker della Federazione.
 
Pochi minuti dopo i quattro erano riuniti in sala teletrasporto.
“Mi ci vorrà qualche minuto, Zignore, per entrare nei registri degli arrivi e partenze del loro spazioporto e scaricare i dati delle videocamere” fece tutto eccitato Chekov. Quando era agitato il suo accento russo si sentiva ancor di più.
“E come facciamo a distrarli mentre Chekov armeggia?” chiese McCoy.
“Beh a questo ci posso pensare io…” sorrise Uhura, salendo sulla piattaforma del teletrasporto.
“Sempre che non ci sia di sorveglianza qualcuno di sesso femminile o insensibile al tuo fascino” rispose un po’ acido  McCoy.
“In questo caso potrebbe pensarci lei dottore. Dopo tanti anni che frequenta il Capitano dovrebbe aver imparato qualcosa in materia di seduzione” intervenne impassibile Spock.
Quando anche involontariamente Spock  diventava ironico, anche se sembrava impossibile, McCoy lo detestava ancor di più.
 
L’agente di polizia che avevano messo a sorvegliarli era di sesso maschile, e molto, molto sensibile al fascino di Uhura.
“Fammi vedere la tua arma… è davvero bellissima. Di ultima generazione…”
Uhura accarezzava con malizia il braccio del giovane agente il quale quasi sbavava dagli angoli della bocca ed aveva completamente perso di vista Chekov che armeggiava a suo piacimento con la consolle che aveva davanti.
McCoy si ritrovò a pensare ancora una volta alla fisiologia umana e all’ incidenza sulla stessa dei fattori ormonali.
“Spock, ma non ti dà neppure un po’ di fastidio?” sorrise il medico indicando verso Uhura ed il giovane agente.
“Non vedo perché dovrei provare fastidio, dottore, sono abbastanza certo che il tenente Uhura non è sentimentalmente coinvolta con quel poliziotto”
McCoy non si prese la briga di rispondere. Era inutile.
“Ma quanto ci metti?” bisbigliò a Chekov avvicinandosi.
“Ho quasi finito…ecco. Ho dirottato tutti i dati sulla mia consolle sulla plancia”
Uhura colse subito il segnale.
“Ok… davvero bella la tua arma, usala bene”
Uhura lanciò un gran sorriso all’agente, ma si allontanò per avvicinarsi al gruppo e salire con loro sulla piattaforma del teletrasporto.
“Abbiamo finito agente. Torniamo sulla nave” annunciò Spock.
“Ehi… ma non posso rivederti?” chiese a Uhura l’agente rosso in volto.
“Sì come no… chiamami” rispose la ragazza, mentre i raggi del teletrasporto già la dissolvevano.
“Ma non so neppure il tuo nome…”
 
 
“Alle 5,10 è partita la navetta personale del ministro Karidian. Queste zono le registrazioni dell’hangar di partenza”
Tutto il personale del ponte era riunito in sala tattica.
“Il Ministro ha chiesto l’autorizzazione per un trasporto medico di emergenza”
Il cuore di McCoy accelerò appena vide le immagini sullo schermo.
Mostravano Karidian che conduceva per un braccio verso la navetta Claire Claufield, seguito  da Tom Leighton. Dietro di loro due infermieri che reggevano una barella.
Avrebbe riconosciuto la figura  stesa anche lontano un miglio.
“Merda… Jim!” imprecò.
Spock restò apparentemente calmo, anche se McCoy notò un leggero fremito della mano.
“La navetta ha i motori a curvatura? Sappiamo la destinazione?” chiese.
“ Zì, Zignore…  ha la curvatura. Ma la destinazione non la capisco… pare che siano diretti a Tarsus IV”
 
 
TARSUS IV
Data Stellare 2247.12.12
 
JT si risvegliò con un sussulto.
Immediatamente la sensazione di dolore acuto alla schiena tornò strappandogli un gemito forte.
Kodos l’aveva personalmente frustato con una ferocia tale che JT era svenuto al quarto colpo.
Cercò di  mettersi a sedere sulla piccola brandina e capire dove era, ma dovette provare più volte prima di riuscirci.
Non aveva mai visto le camere di sicurezza del palazzo residenziale, ma capì immediatamente che l’avevano portato proprio lì.
L’ambiente era umido e buio e la luce proveniva solo dal corridoio su cui dava la piccola cella dove era stato rinchiuso.
JT rimandò indietro il dolore, la sete, la paura cercando di concentrarsi.
In quel momento si odiava.
Odiava di  non essere riuscito nel suo intento, odiava di dover ricordare di non avere più nulla e nessuno al mondo, e soprattutto odiava il fatto di essere ancora vivo.
“James…”
La voce flebile di Hoshi lo richiamò alla realtà.
“James… stai bene?” Hoshi era con evidenza rinchiusa nella cella a fianco.
“Sì… abbastanza” mentì il ragazzino.
“Cosa è successo?” chiese l’anziana donna.
JT non ebbe il coraggio di rispondere. Non tanto per aver tentato di uccidere Kodos, ma per non esserci riuscito.
Come se non si aspettasse nemmeno la  risposta Hoshi continuò.
“James tu devi assecondarlo. Non ti ribellare. Fai tutto quello che ti dice, troveremo un modo per scappare, per avvertire la Federazione”
“Ha ucciso Alex e Sarah…e i bambini… e più di quattromila persone. Ha i replicatori, poteva sfamare la gente…”
JT stavolta era sull’orlo delle lacrime.
Hoshi rimase in silenzio.
 
JT si era addormentato più per il dolore che per la stanchezza.
Il rumore di qualcosa che sbatteva contro le sbarre lo svegliò  all’improvviso.
Kodos ed una delle guardie, quello che l’aveva tenuto fermo mentre il governatore lo frustava, stavano in piedi nel corridoio e lo guardavano.
Dietro di loro c’era Arthur che lo guardava con un misto fra la pietà e l’ammirazione.
“Bene vedo che  sei sveglio. Spero che la lezione ti sia servita” sibilò Kodos.
JT non fiatò limitandosi a guardare l’uomo con disgusto.
“Sei una vera sorpresa James… in fondo ti ho sottovalutato. Non credevo ne fossi capace” rise Kodos continuando a guardarlo fisso.
“Ho sempre saputo che il coraggio non ti mancava… vista la tua storia personale, ma ti ho decisamente sottovalutato”
Kodos fece un cenno alla guardia che aprì le porte della cella, ma JT non fece un passo né mosse un muscolo.
Ad un altro cenno JT venne brutalmente strattonato e gettato ai piedi di Kodos.
“Robert, lascia stare il bambino.  Non ha fatto nulla. Ti scongiuro…”
Kodos le rivolse appena lo sguardo.
“Non ha fatto nulla? Questo piccolo bastardo ha tentato di uccidermi…”
JT ora poteva vedere la donna e capire chiaramente la sorpresa che le disegnò sul volto.
Il Governatore si chinò sul ragazzino, rimasto immobile a terra e lo sollevò con un braccio solo.
“Nonostante quello che pensi di me io non sono così crudele. Posso perdonare. Supplicami di perdonarti ed io ‘forse’ lo farò” gli sibilò in faccia.
JT sentì il disgusto e la nausea salire prepotenti.
Non disse niente né abbassò lo sguardo.
“Ho detto ‘supplicami’ di avere salva la vita” urlò di nuovo l’uomo, visibilmente alterato.
“Fanculo”
La voce di JT era molto più dura di quanto lui stesso immaginasse.
Kodos lanciò una specie di urlo strozzato prima di colpirlo con un pugno.
JT finì  a terra di  botto.
“Bene vedo che la lezione non ti è bastata. Ma cambierai idea” fece il Governatore con voce calma, mentre si aggiustava i vestiti.
Lasciò il corridoio con passo calmo, mentre la guardia lo trascinava di nuovo nella cella ed iniziava a  prenderlo a calci.
La voce di Hoshi che urlava disperata giungeva appena a JT, mentre veniva colpito e colpito.
Si ritrovò a pregare di morire subito, che quell’uomo gli desse finalmente un colpo alla testa e mettesse fine a tutta l’agonia ed il dolore.
“BASTA!!! E’ solo un bambino, lo stai uccidendo” sentì Arthur urlare, ma l’uomo non si fermava.
E poi all’improvviso… un colpo di phaser.
 
  
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