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Autore: piccolo_uragano_    25/08/2015    2 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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“Una spia?” Martha si guardò attorno come se non potesse crederci. “Professor Silente, ma lei ne è sicuro?”
Silente annuì. “Temo che sia tutto vero.”
Martha rivolse a Sirius uno sguardo più che spaventato. “Una spia.” Ripeté.
Sirius afferrò la mano di sua moglie. “E quindi? Che dobbiamo fare?” chiese, rivolto al Preside.
“Dobbiamo guardarci le spalle.” Rispose James, coprendosi il viso con le mani.
“Anche tra di noi?” domandò Fabian allibito.
“Vigilanza costante!” intervenne Malocchio, mentre i ragazzi si scambiavano sguardi spaventati.
“Non possiamo più nemmeno fidarci dei nostri amici.” Sussurrò Rose. “Come faccio a chiedervi di coprirmi le spalle o di aiutarmi in qualcosa se so che tra di noi c’è una spia?” Rose batté il pugno di tavolo e poi vi appoggiò sopra la testa.
“Non ci si deve mai fidare troppo delle persone.” Provò a consolarla Ted Tonks.
“Oh, davvero? Mi prendi in giro?” si passò le mani nei capelli e indicò Martha, seduta alla sua sinistra. “Martha è mia sorella, e Sirius è suo marito. Non dovrei fidarmi di loro? La stessa cosa per James e Lily. Come faccio a non fidarmi della mia famiglia?”
“Rose …” provò a fermarla Gideon Prewett.
“No, aspetta. Poi ci sono Remus, Peter, Frank e Alice, che sono i miei amici. Come faccio a non fidarmi dei miei amici? E poi ci siete tutti voi, Gideon, e stiamo combattendo mettendo in gioco tutto, ma ti dimentichi che siamo umani, dannazione, e l’essere umano ha bisogno di un contatto con i suoi simili, di confidarsi e di sentire di potersi fidare perché sennò impazzisce. E ci state dicendo di guardarci le spalle anche dai nostri stessi amici?!”
“Rose ha ragione.”  Aggiunse Lily. “Siamo soli come cani in questa guerra. Siamo una manciata di persone che stanno saltando in aria come petardi per essersi opposti a una dittatura ingiusta. Possiamo fidarci solo di noi stessi e delle persone che abbiamo accanto, come potete dirci che tra di noi c’è qualcuno che fa il doppio gioco?”
“Lily, tesoro, non stiamo dicendo che …”
“Si, Marie, stiamo dicendo che tra di noi c’è qualcuno che quando esce di qui va a leccare il culo di Voldemort!” sbraitò Lily.
Nessuno si stupì del fatto che Lily fosse esplosa. Era lei la prima a dire che si dovevano aiutare tra di loro, che solo così ce l’avrebbero fatta.
“Come facci a mettere al mondo un bambino se non posso nemmeno più fidarmi dei miei amici?” chiese Alice in un sussurro.
“Non può essere vero.” Aggiunse James. “Non può essere uno dei nostri, è sicuramente una sfortunata coincidenza.”
La McGranitt scosse la testa. “Come facevano i Mangiamorte a sapere dove trovare i tuoi genitori, James? Come facevano a sapere che Caradoc sarebbe andato a cercare sua madre in Francia?”
Dearborn Caradoc, simpatico mago di mezza età sparito nel nulla insieme a sua madre una settimana prima. Martha avvertì una fitta allo stomaco. Nessuno poteva sapere cosa fosse toccato a madre e figlio prima di morire. E forse quello era anche peggio di morire: non riuscire a dare ai tuoi cari la possibilità di piangere sulla tua tomba. Da settimane, ormai, si svegliava nel cuore della notte dopo aver sognato che tutti, tranne lei, erano scomparsi nel nulla.
Il suo unico pensiero era che, se la prossima a morire sarebbe dovuta essere lei, avrebbe voluto poter morire con dignità, far trovare il suo cadavere ancora caldo e sorridente e poter dare a Robert la possibilità di crescere e di portarle fiori una volta al mese, mentre Sirius prima lo teneva per mano, e poi lo guardava camminare da solo, mentre lui, con tutta l’eleganza di Felpato, invecchiava. Era tormentata dal pensiero di non riuscire a dargli nemmeno quella possibilità.
“Okay, abbiamo perso molte persone per molte sfortunate coincidenze.” Concesse James. “Questo implica per forza che ci sia qualcuno che ha sul braccio il Marchio Nero?”
“Non serve avere il Marchio Nero per servire Voldemort.” Replicò Moody. “Basta essere tremendamente impauriti.”

Martha si stava lavando la faccia nel piccolo bagno che lei e Sirius avevano in camera.
Non può essere vero.
Si passò nuovamente l’acqua gelata sul viso.
Com’è possibile che uno di noi vada a fare il doppio gioco con Voldemort?
Robert era seduto sul lettone e si guardava i piedini. Martha sorrise guardandolo nello specchio.
Erano morte talmente tante persone negli ultimi mesi, che sarebbe piaciuto anche a lei dare la colpa a qualcuno.
Non a uno di noi.
All’inizio i morti si contavano sulle dita di una mano. Robert, Dorea, Charlus, Benjy. Ma poi era come se fosse scattato un domino. Egdar Bones, Dorcas Meadowes, e questi solo la settimana prima. Le persone morte più di un mese fa, Martha faceva addirittura fatica a ricordare chi fossero, e questo faceva dannatamente paura. Persone che avevano ancora tutta una vita davanti a loro, eppure le loro esistenze erano state brutalmente cancellate da una luce verde, e lei a malapena se le sarebbe ricordate.
Sentì James ridere al piano di sotto. Lily era entrata nell’ultimo trimestre di gravidanza. Era giugno, il sole tentava inutilmente di scaldare l’Inghilterra, Voldemort tentava di appropriarsi dell’intero mondo magico e l’Ordine delle Fenice tentava debolmente di fermarlo.
Martha si guardò allo specchio.
Moriremo tutti.
Guardò Robert dietro di sé, e sentì il desiderio di portarlo via da quel mondo in cui si ritrovava. Lui era innocente, lui non aveva mai fatto del male a nessuno. Lui non sapeva nemmeno cosa fosse, il male. Non conosceva la differenza tra il bene ed il male, per lui, ogni persona che gli si avvicinava era suo amico.
Lo prese in braccio e scese al piano di sotto, trovando Lily seduta sulla poltrona e James e Sirius sul divano a discutere dell’ultima lezione di Difesa al corso Auror. Posò Robert a terra e Appellò una Burrobirra. Si lasciò cadere a terra, sedendosi a gambe incrociate, e scosse la testa.
“Tutto bene, Martha?” chiese Lily, accarezzandosi la pancia.
Lei continuò a scuotere la testa. “Se davvero c’è una spia, moriremo tutti.”
Sirius le accarezzò i capelli. “Io mi fido dei miei amici.”
Lei lo guardò. Io non mi fido più nemmeno di me stessa.
Lui capì ciò che lei voleva dire, e le baciò la fronte.
Robert rise mentre giocava con il modellino di giocatore di Quidditch che James gli aveva regalato. Tenendolo stretto nella manina, lo faceva volare per il piccolo salotto.
“Quel bambino sarà un grandissimo Cacciatore.” Annunciò James.
“Perché Cacciatore?” domandò Sirius.
“Per come lo fa volare.”
“Se lo colpisce un Bolide ti vengo a cercare, Potter.” Lo minacciò Martha.
“Tanto il mio piccolo sarà il Cercatore.”
“Magari odierà il Quidditch.” Ipotizzò Lily. “Magari sarà una schiappa a volare, come sua madre.”
“Magari-“ ma James fu interrotto dal suono del campanello.
Nessuno suona mai il campanello.
“Robert, pulce, vai in braccio a papà.” Sussurrò Martha, scattando in piedi e impugnando la bacchetta.
“Perché apri tu?” chiese Sirius, accogliendo Robert tra le braccia. Lui, Lily e James tenevano le bacchette puntate, mentre Martha cercava di vedere attraverso l’occhiello.
“Chi è?” chiese, con tono sicuro.
“Regulus Black.”
Martha rabbrividì, mentre Sirius scattò. Diede Robert a Martha e si mise davanti alla porta.
“Regulus, come si chiamava il tuo peluche preferito?”
“Mr. Puzzone. Perché si chiamava così?”
Sirius sorrise e scosse la testa. “Perché avevi paura della doccia quando te lo regalai.” Aprì la porta, trovandosi davanti Regulus, pallido, troppo magro e visibilmente spaventato.
“Perdona l’intrusione, Sirius.” Disse, quando se lo trovò davanti.
Lui aprì di più la porta per fargli segno d’entrare.
“No, non scomodarti.” Rispose il fratello.
“Ti prego, Regulus, ho bisogno di parlarti.”
Lui continuò a scuotere la testa. “Ho una comunicazione per l’Ordine della Fenice.”
Martha guardò suo cognato con pietà, per la prima volta. “Regulus, ti prego, entra. Possiamo aiutarti.”
Normalmente non gli avrebbe offerto nulla. Era il ragazzo che le aveva fatto conoscere l’abisso prima di lasciare le mura del castello e conoscere la guerra. Ma Regulus, quel giorno, assomigliava tremendamente ad un incidente stradale vivente, ed era troppo simile a Sirius e Robert per non toccarla nel profondo.
Regulus si era perso a guardare Robert. “Quello è tuo figlio?” chiese rivolto a suo fratello.
Sirius annuì. “Robert Sirius Black in persona.”
Regulus ne sembrò incantato. “È … È identico a noi, Sirius.”
Lui annuì. Mentre Regulus muoveva pochi, incerti passi verso suo nipote.
“Pulce, lui è lo zio Regulus.” Annunci Martha.
Robert sorrise.
“Regulus, fatti aiutare.” Lo implorò Sirius.
“Ascoltami, fratello.” Disse Regulus, posando una mano sulla spalla di Sirius. “Il Signore Oscuro ha dei punti deboli. Sono difficili da trovare, ma io ce la sto facendo. Non so come, e soprattutto credo che lui se ne sia accorto. Mi ucciderà, se capisce ciò che sto facendo. E se riesco nel mio intento, morirò comunque.”
Martha scosse la testa. “Regulus, non …”
Non adesso che Sirius si è reso conto di volerti bene.
Lui le fece segno che non importava. “Lasciate passare un po’ di tempo, ma poi chiedete all’elfo, lui sa tutto.”
“Kreacher?” chiese Sirius con disgusto. “Ti fai aiutare da lui e non da noi?”
Regulus accennò un sorriso. “Lui è più potente di me e di te messi insieme, in certi casi.”
Sirius scosse la testa.
“Regulus, per favore.” Chiese Martha. “Spiegaci meglio. Insieme possiamo riuscirci. Convochiamo l’Ordine, e ….”
Lui la fermò con un gesto della mano. “Martha, l’Ordine corre già un grandissimo rischio ogni volta che si riunisce.”
“Tu sai chi è la spia?” chiese James.
“No, Lui … Lui non si fida troppo dei suoi seguaci. E fa bene.”  Poi tornò a guardare Sirius. “Non ti permetto di aiutarmi perché tuo figlio ha bisogno di te. E lei” e indicò Martha “merita di averti accanto fino alla fine. Avete già perso troppo tempo a causa mia. Vi chiedo perdono per il male che vi ho fatto.”
“Ecco! Sei in debito con noi.” Esclamò Sirius. “Fermati qui, fatti aiutare. Permettimi di venire con te.”
Martha guardò Sirius con stupore. Questo non glielo avrebbe lasciato fare mai.
“Nemmeno per sogno, Sirius.” Replicò il fratello.
“Fermati qui una notte o due.” Propose Sirius, di rimando. “Possiamo davvero aiutarti.”
“Se vi dico troppo, lui lo saprà. E siete già tutti e quattro sulla sua lista nera, quindi non sarò io a far saltare la vostra copertura. Stai vicini a quel bambino, Sirius, lui ha bisogno di te quanto tu ne hai di lui. Chiedete all’elfo di me, ma solo dopo che le acque si saranno calmate.” Poi guardò Martha. “Sei in gamba, piccola Redfort. È un piacere che tu sia la madre dell’erede dei Black ed è un onore poterti chiamare cognata.”
“Ti ho tirato un pugno.” Replicò Martha.
“Si, ma il male che ti avevo fatto io era anche peggio.” Sorrise e Sirius  e gli comunicò qualcosa con uno sguardo. Alzò la mano in segno di salutò verso Lily e James, e poi guardò il piccolo Robert. “Promettimi di crescere forte e bello come il tuo papà, Robert Sirius.” Robert afferrò la mano di suo zio e sorrise. Poi Regulus scomparve in un familiare POP.

Sirius fumava un vecchio sigaro in giardino, mentre Remus, accanto a lui, fumava una vecchia Marlboro.
“Pensi che ora sia morto?” chiese Remus.
“Sono passate due settimane. Sono quasi certo che sia morto. Sicuramente non andrò a Grimmauld Place a chiederlo, ecco.”
Remus annuì. “Ho prese in affitto un monolocale.”
“La stanzetta al piano terra ti fa schifo?” domandò Felpato con ironia.
“No, è che non mi va di rompervi. Credo ci rimarrò per un po’, comunque.”
“Oh.” Fu l’unica cosa che Padfoot fu in grado di dire al suo amico. Con Rose era finita di nuovo, ed entrambi stavano di nuovo sotto un treno.
Remus annuì con sconforto. “Magari un giorno finiremo anche noi ad amarci come ogni coppia normale.”
Sirius scosse la testa con aria sicura. “Rose è abituata a contare solo su sé stessa, Remus. Non sa chiedere aiuto, non sa dire che sta male. Non sa lasciarsi andare ad un’altra persona. E tu sei talmente disposto ad annullarti e a farti annullare da lei che per voi non c’è altro modo per stare insieme che amarsi senza riuscire a trovarsi.”
Remus tirò con la sigaretta. “Conosci Rose così bene?”
“Temo di si. È sempre la stessa cosa, comunque. Ogni volta che lei si rende conto di amarti seriamente, poi si spaventa e tu pensi che abbia paura di te e del tuo piccolo problema peloso. E te ne vai. Lei cerca di convincersi che starà meglio da sola, poi si rende conto di nuovo di avere bisogno di te, e ti riprende con sé. Dopo tre mesi, ricomincia la stessa storia.”
Remus buttò fuori il fumo. “Forse sono stanco di questo gioco.”
“Se anche solo per un momento l’hai amata come io amo Martha non ti stancherai mai di lei.” Replicò Sirius. L’amore per Martha (e per il loro bambino) era l’unica certezza nella sua vita piena di imprevisti.
“No, è diverso. Tu e Martha vi appartenete.”
“Tu e Rose no?”
“Per appartenersi è necessario possedere un’anima, io non …”
“Vai al diavolo, Remus! Non ti permetto di dire una simile stronzata. Tu hai un’anima mille volte più limpida della mia. Il fatto che tu sia un Lupo Mannaro non significa che tu non abbia una dannatissima anima!” Buttò il sigaro e Appellò due Burrobirre. “Alle nostre dannatissime anime.” Disse, brindando.
Remus raccolse la sfida e sorrise. “Dannatissime anime.” Ripeté.

Lily raccoglieva i vestitini di Robert. Ormai era questione di giorni. La pancia le pesava, la schiena le faceva male, la notte non riusciva a dormire e aveva degli sbalzi d’umore pazzeschi. I suoi bellissimo occhi verdi erano contornati da delle occhiaie bluastre, e il suo viso risultava più pallido che mai.
“Tu avevi paura?” chiese, guardando Martha seduta a gambe incrociate sul letto.
Martha sorrise. “Certo.” Se l’aspettava, quella domanda. Se l’aspettava da mesi, ma Lily era sempre stata bravissima a nascondere le emozioni e a sorprendere tutti per questo.
“Davvero?” Lily sembrò stupita di quella risposta. “E perché non me lo hai mai detto?”
Martha scosse la testa, prendendo una tutina azzurra. “Perché non avresti capito. Avrei fatto la figura di una bambina viziata ed impaurita. Mi ero appena sposata, Sirius mi amava, voi mi volevate bene. Di che avrei dovuto avere paura?”
“Di non essere all’altezza.” Sussurrò Lily.
“Hai paura di questo?”
La rossa annuì.
“Ne avevo anche io.” Ammise Martha.
“E perché non me ne hai mai parlato?”
Martha fissò quella tutina che aveva in mano. Erano tante emozioni, ed erano difficili da spiegare a parole. Ci sono emozioni che non si spiegano, ci sono cose che per essere capite davvero devono prima essere vissute. Ma ora, ora Lily poteva capirla.
“Perché avrei dovuto? Tu eri all’inizio della tua magica relazione con James, e le nausee o le smagliature non appartenevano nemmeno lontanamente al tuo mondo. Non avresti capito se ti avessi detto che la vita che cresceva dentro di me era tanto bello quanto assolutamente spaventosa. Non avresti capito se ti avessi detto che avevo paura di morire, paura che Sirius mi lasciasse, che voi mi odiaste. Non avresti capito, perché a volte non mi capivo nemmeno io. Mi guardavo allo specchio e mi chiedevo come la mia mente potesse essere così contorta, mentre Robert dentro di me mi ricordava quanto fosse bella la vita. No, non lo avresti capito. Se ti avessi detto che per dormire avevo bisogno di sentire che Sirius accanto a me respirava, che lui era vivo, non mi avresti capita. Mi avresti presa per la pazza nevrotica che non sono … non del tutto, almeno. Ma non dirmi che non cerchi James dall’altra parte del letto se ti svegli nel cuore della notte.”
Lily annuì con gli occhi lucidi.
“Dimmi che non hai paura di morire e di lasciare il tuo bambino da solo. Dimmi che non hai paura del mondo che gli stai facendo trovare, nel nostro piccolo facciamo qualcosa, ma devi cercare di pensare che cambiarlo è difficile. Tuo figlio sarà bellissimo, Lily Evans Potter, sarà forte come te e vivace come James.”
Lily si sedette ai piedi del letto, sfogandosi in un pianto liberatorio. Martha, d’istinto, si avvicinò a lei e la abbracciò da dietro.
“Come hai fatto a tenerti tutto dentro, Martha?”
Martha scosse la testa. “Non lo so.”
Lily fece del suo meglio per smettere di piangere. “Ti sono grata per tutto quello che fai per me, per James e per il bambino.”
Harry. Inizia a chiamarlo Harry.”
“Harry James Potter.” Annunciò fieramente Lily.
Martha sciolse l’abbraccio per mettersi davanti alla sua migliore amica. La guardò negli occhi, mostrandole che era preoccupata.
“Lily, io … io e Sirius potremmo non uscirne vivi. Lo so, lo so che non ci devo pensare, lo so. Però potrebbe succedere. Oggi ci siamo, domani non si sa.”
“Martha, non dire così!”
Martha scosse la testa. “Non so quando ancora avrò il coraggio di chiederti questa cosa, quindi ascoltami bene.”
Lily si alzò, per trovare i suoi occhi alla stessa altezza.
“Se per qualche motivo dovessi scegliere chi salvare, non pensare neanche per un momento di salvare me prima di mio marito e di mio figlio.”
“Non dire una cosa del genere!” la rimproverò Lily.
Martha scosse la testa. “Voglio che tu lo prometta.”
Lily guardò Martha con rimprovero e poi disse. “Te lo prometto.”

La sala d’attesa fuori dalla sala parto del San Mungo aveva le pareti bianche, i pavimenti bianchi, le sedie bianche e le finestre bianche. Persino l’aria pareva odorare di bianco. Le infermiere che entravano e che uscivano erano vestite di bianco, e Sirius, Remus, Peter e Rose e erano seduti su ognuna di queste sedie scomode e consumate. James camminava avanti e indietro, passandosi la mano nei capelli talmente tante volte in un solo secondo che Sirius pensò più di una volta di tagliargli sia la mano che i capelli.
“Merlino, James, li perderai i capelli, sai?” ironizzò Rose, con in braccio Robert.
“Perché non mi fa entrare? Perché Martha si e io no? Sono io suo marito, non Martha. Sono io il padre, non Martha. Perché non mi vuole? Perché?”
“Perché metti ansia, Prongs.” Rispose Remus.
“Smettila, Moony. Io sono calmissimo!”
“Ah si?” sorrise Sirius. “Allora siediti e stai fermo per più di quindici secondi, se ce la fai.”
James guardò Sirius con odio. Si sedette sulla sedia accanto alla sua per raccogliere la sfida, muovendo la gamba nervosamente.
“Non sei fermo.”
“Sì, invece.”
“La gamba.” Fece notare Rose.
“Oh.” Con una mano, James fermò la gamba, facendo partire l’altra.
“Ora trema l’altra.” Puntualizzò Peter.
“Oh, Wormtail, ma da che parte stai?!” sbraitò James.
Peter sembrò spaventato da quella domanda, ma nessuno lo notò, perché James si era di nuovo passato la mano nei capelli, si era alzato e stava di nuovo camminando avanti e indietro.
“Spero che prima o poi inciamperai.” Gli disse Rose.
Lui rispose con una serie di parolacce, mentre Rose copriva le orecchie del nipote.
“Oh, smettila Rose, ne conosce anche di peggiori.”
“Sicuramente non per colpa di mia sorella, allora.”
Sirius la guardò visibilmente scocciato. “Illusa.”
“Idiota.” Replicò lei.
“Credevo che ormai mi volessi bene.”
“E poi sarei io l’illusa?”
“Dai, Redfort, ormai siamo imparentati.”
“E con ciò?”
“Hai mio figlio in braccio.”
“Me lo ha affidato tua moglie.”
“Che donna adorabile, mia moglie.”
“Non capisco perché ti abbia sposato.”
“Perché mi ama, forse.”
“E come può amarti?”
“Come puoi tu volermi bene?”
“Io non ti voglio bene.”
“Tu mi adori.” Puntualizzò Felpato, portandosi le mani dietro la nuca, mentre un’infermiera gli faceva gli occhi dolci e lui non se ne accorgeva.
“Illuso.” Replicò Rose, scuotendo la testa con aria contrariata. “Nessuno ti odia più di me.”
“Mettiti in coda, tesoro.”
“Certi nomignoli riservali alla tua donna, Black.”
Mentre Remus sorrideva, Peter scuoteva la testa. “Sembra di essere tornati alle serate in Sala Comune.” Constatò Peter.
“Mi mancavano moltissimo questi loro litigi.” Rispose Remus.
“So fare anche di meglio, Redfort.”  Replicò Sirius, ignorando i commenti di Lunastorta e Codaliscia.
In quel momento, Gideon e Fabian Prewett, seguiti da Molly, Arthur e i loro figli (Ron, che aveva pochi mesi, Fred e George, un anno più di Robert, Percy, quattro anni, Charlie, sei, e Bill, dieci) varcarono la soglia della piccola sala d’aspetto.
“Chi vi ha detto che eravamo qui?” domandò James.
“Nessuno.” Rispose Gideon, guardando lo strano gruppo con stupore. “Alice ha partorito stanotte, noi stavamo …”
Alice ha partorito?” domandò Rose, mentre Robert scendeva dalle sue gambe per salutare Fred e George.
“Sì!” rispose Molly. “Si chiama Neville, come il nonno.”
“Voi … Lily?” domandò Arthur.
“Sì, Lily è in travaglio da più di cinque ore.”
“Oh!” esclamò Molly. “Cara ragazza, per-“
Fu interrotta dalla porta che si stava spalancando di nuovo. Martha apparve, con aria sfinita, e tutti la guardarono con curiosità.
“Tre chili e mezzo di piccolo Potter!” esclamò, con aria fiera. “James, Lily ti cerca.”

Lily, James, ed il piccolo Harry, in quel momento, erano il ritratto della felicità. Il nuovo arrivato mostrava già gli occhi verdi della mamma ed i riccioli scuri del papà, pesava tre chili netti e sembrava aver voglia di scoprire il mondo. Nessuno avrebbe potuto capire la gioia di Lily e James in quell’istante: era qualcosa di indescrivibile. Improvvisamente, sentivano di dovere tutto a quel bambino che stava facendo i conti con i primi istanti di vita in un mondo che va a pezzi.
Se Robert aveva pianto moltissimo, Harry aveva pianto solo mezzo minuto. Il minimo indispensabile per riempirsi i polmoni e vivere con poco. L’infermiera aveva commentato dicendo “questo Harry è un guerriero” e nessuno si era reso conto di quanta verità ci fosse in quelle parole. Mamma Lily piangeva come una bambina, mentre papà James rideva come non aveva mai fatto: notare bene che James Potter aveva passato i primi vent’anni della sua vita a ridersela brutalmente. Di tanto in tanto, lanciavano qualche sorriso a Martha e Sirius, abbracciati ai piedi del letto, con in braccio il piccolo Robert. Avevano lasciato entrare solo loro, ed era giusto che fosse così. Solo loro potevano davvero capire quanto felici quei due potessero essere, in quel momento. Solo loro potevano capire lo straordinario miscuglio di paura e gioia di quel momento che, comunque sarebbe andata, si sarebbero ricordati sempre. Se lo sarebbero ricordati comunque, perché assolutamente niente al mondo valeva più della gioia negli occhi di James in quel momento.


Beneeeeee. Sono riuscita a pubblicare. 
Spero che vi sia piaciuto, comunque. ><
Sono sopravvissuta ai cinque giorni in Trentino, ma non so se sopravvivrò agli esami di matematica che mi attendono: nel caso, vi autorizzo a rubarmi il computer per sapere come va a finire.
Per quanto riguarda i punti cruciali (Spia - Regulus - Harry) ... Boh, per come si svolgerà il prossimo capitolo, ho immaginato che l'idea della spia bazzicasse nella testa della nostra Martha già da un po' di tempo. 
Regulus appare perchè non mi andava di farlo morire "senza fare rumore". Comunque sia, è il fratello del nostro Felpato, e lui ha pensato subito a Regulus quando Robert è nato. Perchè per me sono opposti, i Black, opposti a tal punto. Sirius pensa a Regulus in uno dei momenti più belli della sua vita, e Regulus pensa a Sirius quando sa che sta per morire. Vuole anche rappresentare i due diversi modi di approcciarsi alla Guerra Magica: Sirius si costruisce una vita, con una moglie, un figlio e gli amici di sempre, mentre Regulus segue ciò che gli viene detto di fare, pentendosene. Spero che si sia capito ciò che intendo ><
La nascita di Haaaaarry. (Sento urlare gossip_girl da qui). Si, il secondo pezzo è volontariamente senza parole. Quello è un momento magico, e non mi andava di rovinarlo cercando di esternare le emozioni di James e Lily - perchè non ne sarei stata in grado. Per loro, però, è anche l'inizio della fine. sappiamo tutti cosa accadrà nel giro di un anno(cioè, di un capitolo). 
Mi pare di avere detto tutto. 
Grazie come sempre a tutti quanti... fatto il misfatto!
(Ci vediamo sull'Espresso per Hogwarts settimana prossima, vero?)

 
   
 
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