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Autore: Serpentina    25/08/2015    3 recensioni
Dopo quattro anni Faith Irving e Franz Weil hanno preso strade diverse, professionalmente. Il loro amore, al contrario, è più solido che mai, tanto che, sulla scia degli amici che hanno già messo su famiglia, o ci stanno provando, decidono di compiere un grande passo: sperimentare la convivenza. I due piccioncini sono convinti che l'esperienza rafforzerà ulteriormente il rapporto, che, invece, verrà messo a dura prova da un "terremoto" che rischierà di farlo naufragare definitivamente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'United Kingdom of Faith'
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Ricapitoliamo:
F&F, dopo una burrascosa separazione, sono tornati insieme e, tra litigi e pressioni matrimoniali da parte delle rispettive madri, attendono con ansia crescente la nascita del pupo (o pupa, chi lo sa); la (non tanto) dolce Irving ha perfino scelto una tata per il nascituro: Lauren, ex interna di Franz, cacciata via per aver messo a soqquadro il suo laboratorio. Nicky e Adamino sono riusciti a litigare durante il loro primo vero appuntamento perché è venuto fuori che lei, mentre lui era fidanzato con Momo, era uscita con altri allo scopo di dimenticarlo. Chris vive un momento di crisi con la sua Erin, Robert, invece, vive sul filo del rasoio, intrattenendosi con la ex Harper e la collega Vanessa mentre esce con Elise, di cui si sta innamorando (incredibile, ma vero!).
Pronti a rituffarvi nel mondo di Faith&co? Buona lettura, allora!

 
Wuthering depths

Il cambiamento è il processo col quale il futuro invade le nostre vite.
Alvin Toffler

Aveva varcato la soglia di casa col cuore pesante. Neppure l’abbraccio dei figli, la sua gioia, era riuscita a scalfire la spessa coltre di malumore che lo avvolgeva come un sacco a pelo. Neppure le chiacchiere disimpegnate nel corso della cena erano riuscite ad alleviare le sue pene. Neppure la visione di un film, con sua moglie accoccolata tra le sue braccia, era riuscita ad alleggerire il masso che gli opprimeva il cuore.
Già. Sua moglie. Una creatura meravigliosa, che gli aveva procurato soltanto gioia dal primo momento che l’aveva vista. Adesso, invece, a stento riusciva a guardarla in faccia.
Si infilò sotto le coperte e, seguendo un copione ormai collaudato, si spinse al limitare della sua metà, il più possibile lontano da lei. Tanto gli pesava il senso di colpa: si sentiva costantemente sporco, e mai e poi mai l’avrebbe contaminata, l’amava troppo. I buoni propositi, però, non erano condivisi dalla sua consorte, la quale, rivivendo ogni notte la medesima scena, allungava una mano ad accarezzargli il viso, dopodiché la abbandonava sul suo braccio, o sul torace, quasi avvertisse il bisogno di sentirlo, di accertarsi fosse ancora accanto a lei. A volte, quando il tarlo della coscienza mordeva più forte, la attirava a sé e, piano, attenti a non essere uditi dai bambini, facevano l’amore, ma l’orgasmo non era mai abbastanza lungo e intenso da stordirlo quanto avrebbe voluto.
Harry James era un uomo distrutto.

 
***

Come ogni mattina, Lauren si svegliò, fece una doccia veloce e una colazione altrettanto veloce, si vestì in fretta e furia e si precipitò a lezione. A differenza delle altre mattine, però, lo fece col sorriso sulle labbra. A differenza delle altre mattine, la bionda chioma non era costretta in una treccia o uno chignon, ricadeva morbida e luminosa sulle spalle, e non era vestita di nero dalla testa ai piedi - in segno di lutto per la propria vita - ma con colori vivaci, abbinati con gusto. A differenza delle altre mattine, non entrò in aula a testa bassa, sedendosi in ultima fila, anzi, fece un ingresso da star, a testa alta, si sedette in prima fila, vicino a Sebastian - che salutò cordialmente - e si rese impermeabile a risatine e bisbigli.
Si sentiva rinata. Aveva ritrovato la vecchia se stessa e non l’avrebbe persa mai più.
“Sii felice. Essere felice è la tua vendetta.”
Faith, saggia donna, le aveva dispensato l’ennesimo ottimo consiglio: doveva essere lei il centro del suo universo, vivere bene per il suo stesso bene, perché lo meritava (e, bonus non da poco, per non dare a chi la feriva la soddisfazione di sapere quanto potere aveva su di lei), e l’avrebbe fatto.
Basta nascondersi, basta mortificarsi, basta subire.
Sebastian - lieto di averla vicina per poterla schernire più comodamente - si sporse verso di lei e sussurrò, perfido –Ieri sera mi scocciavo di studiare, così ho ridato un’occhiata al video… avevo dimenticato che quando vieni grugnisci. Sei proprio una maialina!
–L’avevo fatto per te, Fraser: i porci non comprendono il linguaggio umano!
Troppo scioccato dall’improvviso mutamento nella ragazza per ribattere, Sebastian rimase di stucco, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua. Un loro compagno di corso, Walden, coinquilino di Sebastian, li raggiunse e, giocherellando con una ciocca di capelli della bionda, la derise come al solito.
–Ti sei svegliata con le orecchie che fischiavano, bellezza? Se sì, è colpa mia: sei il mio filmino della buonanotte, grazie a te faccio sempre bei sogni.
–Non farmi troppa pubblicità, Wally, non davanti a lui: potrebbe ingelosirsi!
–Apri la bocca solo per fare pompini, troia!- sputò sprezzante Sebastian, a voce sufficientemente alta da rendere gli astanti partecipi dell'opera di derisione.
La Lauren “pre-terapia d’urto metodo Irving” sarebbe arrossita e avrebbe tentato di nascondersi come uno struzzo, calando la testa sotto il banco, la “nuova vecchia” Lauren no.
A voce altrettanto alta, in modo che tutti potessero sentire, rispose –Credo che tu mi abbia scambiata per tua madre, Fraser.
Un silenzio di tomba pervase l’aula; nessuno, nemmeno le mosche, osava fiatare, erano tutti in trepidante attesa della reazione di Sebastian, che, a giudicare dalle chiazze rosse sul volto e l’espressione omicida, sembrava seriamente pronto a uccidere. Non ebbe tempo di ribattere o, peggio, attuare una ritorsione però: per fortuna di Lauren, in quel preciso istante arrivò Franz.
–Che silenzio!- esclamò, abituato com’era a combattere per placare il vociare di sottofondo. –Il caffè non ha fatto effetto?

 
***

–Ti voglio bene, Adam, per questo non mi stancherò di ripeterti che ti stai comportando da imbecille.
–Grazie, Brian, sempre generoso con i complimenti- ribatté sarcastico il cugino mentre osservava AJ giocare all’esploratore della galassia. –Preparati fin da ora: quello lì in orbita ci finirà sul serio, te lo dico io!
–Lascia perdere mio figlio, qui si tratta di te e Monica! Da quando sei tornato dal luna park non l’hai più richiamata e hai questa vomitevole aria da cane bastonato abbandonato sotto la pioggia. Si può sapere che è successo?
Adam gli raccontò ogni cosa nei minimi particolari, accettò senza battere ciglio i rimproveri di Brian, infine sospirò –Capisci adesso perché non posso chiamarla?
–Sei così coglione da perderla per orgoglio? Che poi… quale orgoglio? Tu stavi con Momo, aveva tutto il diritto di portarsi a letto chi le pareva! Ti credevo meglio di così, invece sei solo uno stupido, viziato maschilista che non merita l’amore di una persona speciale come Monica!
–Secondo te perché la evito, allora?- ruggì Adam, battendo il pugno sul tavolo. –Il mio non è orgoglio, è vergogna! Con che faccia potrei presentarmi da lei e chiederle perdono? Ma, soprattutto, perché mai dovrebbe concedermelo? Ho avuto una reazione spropositata, ho dato di matto accecato dalla gelosia, trattandola come la peggiore delle…
–Sì, sì, risparmiami il mattone melodrammatico- sbuffò Brian, zittendolo con un teatrale movimento della mano. –Una parte di me vorrebbe spedirti fino a casa Hawthorne a calci nel sedere, ma costerebbe troppa fatica, perciò mi limito a ripeterti, per la centesima volta: ti stai comportando da imbecille. Eppure ricordo che avevi… gli attributi! Dove sono finiti?
–Hai ragione.
–Lo so, grazie tante! Non mi interessa avere ragione, mi interessa che tu agisca, porca… mi devo contenere perché c’è il bambino, ma hai capito l’antifona: fatti bello, corri dalla tua donna e sopporta pazientemente i suoi sfoghi verbali e - conoscendola - fisici. In altre parole: comportati da uomo, non da ameba come hai fatto finora.
Nel pomeriggio, Aidan andò a giocare con sua cugina Kaori, alla quale riferì la conversazione parola per parola.
La diabolica biondina - la quale, causa la passione della madre, in quasi sette anni di vita aveva visto più commedie romantiche che cartoni animati - assunse un’espressione pensosa e mormorò –Zio Brian ha ragione, però lo zio Adam è troppo “vergognino” per farcela da solo. Dobbiamo aiutarlo!
–Chi?
–Ho detto dobbiamo, AJ- celiò la piccola, scoccandogli un’occhiata di sufficienza. –Io e te.
Aidan comprese che era seria e rabbrividì, tuttavia non si tirò indietro: per la felicità dello zio Adam, questo ed altro!

 
***

All’uscita dell’ospedale, Harry si fiondò da Franz, col quale non scambiava due chiacchiere. Sperava potesse aiutarlo a risolvere il problema che lo tormentava: erano amici da anni, sapeva che l’avrebbe ascoltato senza giudicarlo e l’avrebbe consigliato con obiettività. Peccato che Franz andasse di fretta.
–Ehi, Harry!
–Husky! Come va?
–Bene, grazie. Non offenderti se non mi trattengo, devo scappare o farò tardi.
–Faith ti aspetta a casa, eh?
–Veramente no: si sta dando alla pazza gioia in compagnia di Demon e Abigail. Tra pochi giorni Bridget compirà trent’anni, stanno cercando un regalo memorabile.
–Allora… dov’è che devi precipitarti di corsa?
–In… un posto. Uno qualsiasi.
La vaghezza della frase e la punta di colpevolezza nella voce dell’amico lo misero in allarme. Forte della tenacia che utilizzava sul lavoro per scovare il benché minimo segno di patologia negli esami strumentali dei pazienti, lo pressò finché non crollò e sputò il rospo. Un rospone che gli fece promettere di non rivelare.
–Ti lascio, allora. Sarà per un’altra volta. E’ che ho questo grosso problema e…
–Riguarda i bambini?
–No, no, loro grazie al cielo stanno bene… è il mio matrimonio- rispose mestamente Harry, fissandosi i piedi.
–Oh, cazzo!- si lasciò sfuggire Franz, per poi aggiungere, in tono di scuse –C-Cioè… mi dispiace. Non so cosa tu abbia combinato, né voglio saperlo - ciascuno ha diritto ai suoi segreti: tu copri me, io te, è così tra amici - posso soltanto dirti cosa penso: se il problema coinvolge Freddie, parlagliene; non sarà piacevole, ma è la cosa giusta da fare. La sincerità paga.
–Ci proverò. A domani, Husky, e tranquillo: il tuo segreto è al sicuro con me.

 
***

Nel traffico pedonale che affollava Grosvenor Street, una coppia spiccava su tutte. Erano un uomo e una donna e, vuoi per l’abbigliamento colorato, palesemente “da turisti”, vuoi per l’immensa felicità che traspariva dai loro volti e dai piccoli gesti (lui le cingeva la vita e, di tanto in tanto, si chinava a baciarle dolcemente una tempia, lei, di temperamento più vivace, saltellava gaia lungo la strada, più che camminare, e ogni pochi passi lo rimproverava per essersi caricato di tutte le buste), si stagliavano nel grigio viavai di un giorno lavorativo a Londra come l’aurora boreale nell’oscurità della notte artica.
Faith - stanca, ma soddisfatta per essere riuscita a trovare il regalo perfetto per Bridget - li trovava adorabili e li stava fissando spudoratamente, incapace di trattenersi dal fantasticare sugli sconosciuti come da abitudine: lei era rotondetta, all’incirca della sua taglia, massimo una in meno, mentre lui… oh, lui… basti dire che, se non fosse stata innamorata pazza del suo Franz (e se non avesse notato la fede all’anulare di entrambi), ci avrebbe fatto più di un pensierino, tutti vietati ai minori. Al di là del fisico, tonico e muscoloso al punto giusto, aveva scorto un paio di magnetici occhi color caramello, gli stessi che in quel momento erano posati sulla brunetta - la quale ciarlava senza sosta - in uno sguardo trasudante dolcezza al punto che la Irving si stupì nel non vedere il caramello sciogliersi.
“Classica coppietta melensa in luna di miele, ci metterei la mano sul fuoco!”
Ne ebbe conferma ( e una divertente sensazione di deja-vu) quando, avvicinandosi furtivamente, li sentì battibeccare.
–Ti ripeto per la milionesima volta, Calliope: non sono stanco! Proprio tu dovresti sapere che ho un’ottima resistenza… e un’altrettanto ottima capacità di ripresa.
La donna, Calliope, gli diede una gomitata nelle costole (“Così si fa!”, pensò Faith,   che aveva istintivamente provato simpatia nei suoi confronti. “Stupidi uomini e le loro stupide battutine autoincensanti! Come diceva nonna Beatrice: a chi si vanta qualcosa manca!”) e rispose –Finora me ne hai dato prova soltanto in albergo. Per il resto sei il solito musone!
–Il musone che ti ha fatta innamorare… Mrs. White- fu la replica dell’uomo (“Avevo indovinato! Sono in luna di miele!”, esultò Faith, lieta che la gravidanza non avesse inciso sulle sue doti deduttive), condita dallo scherzoso –E non puoi biasimarmi: ti sei portata appresso quel dannato libro e lo usi come guida turistica!
–Non ci trovo niente di male, caro il mio Mr. Caramello- ribatté battagliera Calliope. –Si chiama tour letterario, ne fanno in tutto il mondo: a Dublino, per esempio, seguono le orme dell’Ulisse di Joyce, a Parigi quelle de ‘I Miserabili’ e ‘Notre Dame de Paris’ e a Edimburgo quelle di Cassie Bloom!
–Chi?- chiese esterrefatto l’uomo, senza opporsi al nomignolo affibbiatogli dalla consorte; doveva essere abituato alle (e innamorato delle) sue eccentricità.
–Cassie Bloom! La giornalista-detective, nata dalla penna di Connie Bishop!- sbuffò lei. –Sylvia mi ha convinta a ordinare i suoi romanzi e... devo ammettere che ha fatto centro! Vanno a ruba! Persino io, che non sono una fan dei gialli, li ho divorati!
–Non in senso letterale, spero- le sussurrò all’orecchio il marito. –Sarebbe un’offesa irreparabile alle mie doti culinarie.
–Scemo!
–E tu, che hai sposato lo scemo, come ti definiresti?
–Una pazza masochista? Ora, però, basta ciance: voglio godermi l’atmosfera! Ti rendi conto di dove siamo?
–Se la toponomastica non mi inganna… a Grosvenor Street- esalò annoiato colui che Faith, su esempio di Calliope, aveva battezzato “Mr. Caramello”. –E allora?
–E allora? Jared! Grosvenor Street! Uff! Sei un ignorante! – sbottò Calliope, ignorando l’occhiataccia raggelante di Jared. –Scommetto che se domandassi al primo che capita l’importanza di questa strada, mi darebbe la risposta corretta!
Faith, a pochi passi distanza, ridacchiò, salvo poi avvampare e irrigidirsi quando Calliope si girò, le puntò contro l’indice e trillò –Ehi, tu!
“Oh, cielo! Fa’ che non si siano accorti che origliavo, ti prego!”
–Scusa se ti ho spaventata - non ti dispiace se ti do del tu, vero? A occhio e croce abbiamo la stessa età e il “lei”, secondo me, invecchia terribilmente, e nessuna donna vuole sentirsi vecchia, giusto? - ma qui hanno tutti delle facce concentrate, o tristi, o arrabbiate, o un po’ di tutte e tre, mentre tu… sembri gentile.
Faith sgranò gli occhi, Jared impallidì e alzò i suoi al cielo, esasperato, aspettandosi che la sconosciuta, in avanzato stato di gravidanza, mandasse a quel paese Calliope (“Se lo meriterebbe! Importunare persone a caso è troppo persino per lei!”). Ebbe una grossa sorpresa: non solo la futura mamma sorrise, ma cinguettò, esibendo la proverbiale cortesia inglese –Se posso essere utile...
–Sai chi abita a Grosvenor Street?
–Un sacco di gente- rispose, curvando le labbra in una smorfia nel constatare la delusione di Callie, che evidentemente sperava in ben altra risposta; difatti, si affrettò ad aggiungere –Specie personaggi inventati. In ‘Orgoglio e Pregiudizio’, se non vado errata, è l’indirizzo della dimora londinese dei Bingley, in cui Caroline e Louisa ricevono malvolentieri Jane Bennet e la disilludono sulla loro natura ipocrita.
Aveva previsto la felicità di Calliope, non il modo in cui l’avrebbe esternata: nonostante si conoscessero da circa mezzo minuto, la abbracciò con lo slancio di chi rivede dopo anni una vecchia amica, inondandola di ringraziamenti alternati a pungenti “Beccati questa, caro mio!” rivolti a un allibito Jared.
–Siete americani, ho indovinato?- chiese Faith, una volta libera dalla morsa affettuosa della donna.
–L’hai capito dalle maniere ai limiti della cafonaggine di mia moglie?- sghignazzò l’uomo dagli occhi caramellosi.
–Ho vissuto sei mesi a New York, riconoscerei un newyorkese ovunque- fu la secca risposta, scevra di qualunque espressione, della Irving, prima di regalare a Callie un sorriso radioso.
–E’ meraviglioso! Ha vissuto a New York e conosce le opere della Jane per antonomasia! Sei vera, oppure frutto della mia immaginazione?
–Hai solamente avuto fortuna, Callie- obiettò lui. –Innanzitutto perché hai trovato una persona veramente gentile - al suo posto, ti avrei spedita a… lasciamo perdere, non voglio scadere nel volgare - poi perché anche lei affetta da “austenite”.
–Noi fan della mitica Jane ci riconosciamo dall’odore. Il tuo è buono tranquilla- asserì Callie. –Oddio! Non ho commesso una gaffe, vero?- Jared rispose di sì e rimase sconvolto quando lei aggiunse –Sei una fan della Austen, vero?
–Fan… atica no, ma la adoro!- trillò la Irving, suscitando la gioia della fresca sposina. –Anche se devo confessare che, sebbene di pochissimo, il mio preferito è ‘Emma’.
–Emma?- ululò Calliope, facendo voltare diversi passanti. –Cosa? Come? Perché? Io e te abbiamo molto di cui discutere!
In barba alla sempreverde raccomandazione materna di non dare confidenza agli sconosciuti, Faith scrollò le spalle e acconsentì.
–Con piacere. Oh, quasi dimenticavo le buone maniere: sono Faith. Faith Irving.
–Callie. Piacere mio.
–Calliope Thompson-White- precisò seccato Jared.
–Calliope Thompson-White- ripeté lei in una perfetta caricatura del marito. –Moglie di questo musone, all’anagrafe Jared White.
Le conseguenze di quell’incontro fortuito si ripercossero su Franz; rincasato alle nove, stanco morto, non desiderava altro che mettersi il pigiama e dedicarsi ad attività rilassanti, invece fu costretto a cambiare i suoi piani: Faith lo accolse seduta sul letto, coperta solo dall’accappatoio. Il suo “Non sei troppo stanco, vero?” pregno di sensualità riuscì a risvegliare i piani inferiori: si fiondò tra le sue gambe e, tra un bacio e l’altro alla pelle candida e morbida della sua donna, rispose che no, non era affatto stanco.
–Splendido!- trillò lei, scrollandoselo di dosso con grazia elefantiaca. –Allora muoviti, hai venti minuti per prepararti; non ho intenzione di tardare!
–Tardare dove?
–Stasera usciamo, tessorino bello- sibilò divertita lei, ridendo del suo sgomento. –Ceniamo con i White.
–Con chi?
Faith eruppe in una grassa risata, passò in rassegna le alternative papabili per la serata, infine, dato che Franz era rimasto impalato a fissarla, sbottò –Vedrai, ti piaceranno: lei è uno spasso e lui ha un morbido cuore caramelloso racchiuso da una scorza dura, esattamente come te!

 
***

–Otto verticale: “la fine del mondo”. DO! E questo lo chiamano cruciverba difficile? Tsk!- soffiò Adam, impegnato ad allenarsi per una gara. Avrebbe preferito uscire, ma Keith e Connie si erano da poco riscoperti piccioncini, Nicky era, ovviamente, fuori discussione, e i colleghi d’università non gli andavano particolarmente a genio. –Dio, che pace!- esclamò, abbandonandosi tra i cuscini, felice di una tregua dalla rumorosa presenza dei nipotini. Stravedeva per loro, ma convivere con un bambino non è facile; se i bambini in questione, poi, erano Aidan e Kaori, diventava un’impresa! Lui, preso da solo, era piuttosto tranquillo, ma in coppia con la cugina si trasformava in un vulcano, così, dato che lei era vulcanica di suo, si trovava a dover gestire due vulcani in eruzione.
Il campanello lo riscosse da quei pensieri. Si diresse verso la porta a passi strascicati, aprì e…. venne travolto da un altro vulcano in eruzione, di nome Monica Hawthorne.
Senza neppure salutarlo, la rossa prese a girare per la casa latrando –Cosa è successo? E’ grave? Dov’è? Perché non c’è? L’hai portato in ospedale?
–Cos… chi è in ospedale?- urlò Adam, preoccupato.
–AJ! Mi ha telefonato Kaori, spaventatissima, ha det… sono una deficiente. AJ sta benissimo, vero?
–Perspicace!- sibilò Adam, annotando mentalmente di fare un bel discorsetto a Kaori sull’intromettersi negli affari altrui. –E’ da Ben, insisteva nel voler dormire dalla cugina. Ti hanno fatto uno scherzo.
–No. Sanno quel che fanno, i demonietti: mi volevano qui, con te, da soli- esalò Monica, accasciandosi su una poltrona. –Mi lusinga che le piccole pesti facciano il tifo per me, ma è loro zio ad avere l’ultima parola.
–I-In c-che senso?
–Nel senso che… posso andarmene e fingere che tutto ciò non sia mai accaduto, oppure possiamo comportarci da adulti e affrontare di petto il problema. A te la scelta, Adamino.

 
***

Bocca secca. Stretta al petto. Palpitazioni. Sudore freddo.
No, non stava avendo un infarto, si stava preparando a quel che lo attendeva: il peggio. Una preparazione inutile: sarebbe stato doloroso comunque. Dopo un intervento chirurgico, in genere, si sta meglio, ma questo non lo rende meno doloroso (altrimenti gli anestesisti non avrebbero lavoro).
Ringraziò mentalmente che i bambini fossero dai suoi suoceri e si apprestò ad aprire bocca, ma Freddie lo precedette.
–Che hai, Harry? Sei pallido e taciturno.
–Dobbiamo parlare. Siediti.
–Sedermi? Perché?- esalò lei, scrutandolo torva. –Mi stai facendo preoccupare. Dimmi cosa non va, deciderò dopo aver ascoltato se sedermi o meno.
–Io… non so come dirtelo. Ti amo, non ho mai pensato per un secondo che i sentimenti che provo per te siano svaniti, o affievoliti…
–Però? A questo punto c’è un “però”, giusto?
–Io ti amo, Freddie, tantissimo. Però… sono attratto da un’altra donna. Mi dispiace.
Freddie sbiancò, barcollò, ma non si sedette. Avanzò verso Harry e gli carezzò una guancia… prima di colpirlo con un ceffone da record.
 
Nota dell’autrice
Inizio scusandomi per la lunghissima attesa. In mia difesa posso solo dire che l’ispirazione viene e va, e che tirocinio e ultimi esami da preparare non aiutano in questo senso. Spero che il capitolo sia valso la pena! ;-)
By the way, spesso mi vengono fatti notare errori (veniali, spero) di battitura, e io prometto sempre di rimediare… qualcuno ha la formula per eliminare la pigrizia e darmi la forza di mettermi pazientemente a cercare e correggere tutti questi orrorini ortografici?
As always, una miriade di grazie a chi pazientemente aspetta i capitoli e li legge, a Bijouttina, DarkViolet92, elev e topoleone, che hanno recensito, e ad AceHearts, memylove e moncler92, che seguono la storia. :-*
Un ringraziamento speciale a Calliope S, che non soltanto ha recensito, mi ha anche “prestato” i suoi fantastici personaggi, protagonisti di "Quando meno te l'aspetti", che vi invito caldamente a leggere. Thanks a lot, Cal! :-*
Spero di aggiornare presto, ma preferisco non fare promesse che non posso mantenere!
Serpentina
   
 
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