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Autore: innominetuo    25/08/2015    12 recensioni
Joe Yabuki ritorna sui suoi passi, dopo un anno di dolore e di rimpianto. La morte di Tooru Rikishi lo ha segnato profondamente. Ma il ring lo sta aspettando ormai da tempo.
E non solo il ring.
…Se le cose fossero andate in un modo un po’ diverso, rispetto alla versione ufficiale?
Storia di pugilato, di amore, di onore: può essere letta e compresa anche se non si conosce il fandom e quindi considerata alla stregua di un'originale.
°°°°§*§°°°°
Questi personaggi non mi appartengono: dichiaro di aver redatto la seguente long fic nel rispetto dei diritti di autore e della proprietà intellettuale, senza scopo di lucro alcuno, in onore ad Asao Takamori ed a Tetsuya Chiba.
Si dichiara che tutte le immagini quivi presenti sono mero frutto di ricerca su Google e che quindi non debba intendersi il compimento di nessuna violazione del copyright.
Si dichiara, altresì, che qualsivoglia riferimento a nomi/cognomi, fatti e luoghi, laddove corrispondenti a realtà, sono puro frutto del Caso.
LCS innominetuo
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bianche Ceneri'
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Yoko sospirò, finendo di riordinare alcuni documenti nel suo capiente bauletto di LV.

Alla fine era ritornata a Tokyo da sola, dato che Carlos aveva avuto delle improvvise questioni personali da risolvere in Venezuela, mentre Harry aveva preferito cominciare da subito una paziente opera di contrattazione con il Marquez Boxing Club, dato che puntava, per il suo Carlos, ad organizzargli un incontro nientemeno che con José Mendoza, il campione mondiale dei pesi medi. Ad ogni modo, il soggiorno dei due uomini in Giappone era stato solo rimandato di qualche settimana: il segretario di Yoko aveva già provveduto a prenotare per loro le due suites più lussuose e confortevoli del miglior ryokan di Tokyo.

Di lì a poco meno di due ore si sarebbe disputato il match di Joe contro Ryu Harajima, il secondo in classifica dei pesi medi giapponesi: dopo l’esito negativo dell’incontro con Tiger Ozaki, il Tange Boxing Club non aveva perso tempo a stipularne un altro, vista l’impazienza di Joe.

Joe.

Più volte Sakamoto le aveva riferito delle numerose telefonate del giovane: solo che lei non se l’era ancora sentita di parlare con lui, per cui gli si era negata. Sapeva di essere stata un po’ codarda, ma l’essersi dichiarata a Joe per poi sentirsi dire “no, grazie” da questi, l’aveva ferita profondamente, al cuore ed all’amor proprio. Tuttavia, Yoko non intendeva affatto abbandonarlo: non dopo che il ragazzo stava cercando faticosamente di risalire la china per la morte di Tooru. Yoko sapeva benissimo quanto Joe avesse sofferto e quanto si sentisse in colpa: se aveva deciso di tornare sul ring, era stato soprattutto per rendere onore all’amico scomparso. Negargli il suo appoggio morale, proprio ora che aveva subito una cocente sconfitta e che era nel mirino degli altri presidenti di club pugilistici, sarebbe stato un errore imperdonabile da parte sua, sparendo dalla sua vita.

Chiudendo gli occhi, Yoko ripensava a quei fugaci momenti di assoluta felicità vissuti tra le braccia del ragazzo, che l’aveva baciata con tenerezza e passione. Lacrime brucianti le affiorarono lungo le ciglia: imprecando tra sé e sé per quel momento di debolezza, la giovane si asciugò le palpebre, facendo attenzione a non rovinarsi il leggero trucco con cui amava valorizzare il taglio futae* che le rendeva gli occhi tanto belli ed ammirati, essendo particolarmente grandi ed espressivi. Indossato il cappotto, dato che ormai era novembre inoltrato, Yoko lasciò il suo ufficio, alla volta del palazzetto dello sport.

°°°°°°°

 Korakuen Hall, ore 20.40, negli spogliatoi degli atleti.

Joe era particolarmente su di giri. Finalmente sarebbe salito su quel dannato ring ed avrebbe fatto vedere a tutti quanti se per davvero lui era “bloccato” nel colpire alla testa. Per giorni e giorni aveva infierito su quel povero sacco colpendolo per ore all’altezza media di una fronte umana. Pure Nishi aveva rischiato di farsi male come suo sparring partner, nonostante il caschetto protettivo rinforzato ed i guantoni da sedici once* usati, invece, da Joe.

Nishi, già…

Joe si voltò a guardare di sottecchi il suo secondo, mentre, chino sulle ginocchia, finiva di allacciarsi gli stivaletti. Dal giorno prima Nishi se ne stava particolarmente silenzioso e come sulle sue. Non che fosse mai stato un gran chiacchierone, solo che non gli aveva mai negato, prima di allora, una parola gentile ed un sorriso di incoraggiamento, specie prima di un match.

“Non ti cincischiare Joe, devi finire di prepararti. Tra non molto ci chiameranno.”

“Sì vecchio, dammi un attimo solo. Nishi,” lo interpellò, avvicinandoglisi “mi permetti due parole?”

Il ragazzone, sospirando, annuì. Indossata la vestaglia da ring per non prendere freddo ai muscoli appena massaggiati da Danpei, Joe uscì dallo spogliatoio, accompagnato dall’amico, per raggiungere una saletta poco distante e più tranquilla.

“Che diavolo ti prende, amico? È da ieri che sei strano.”

“Non ho nulla.”

“Nishi… ti conosco come le mie tasche, per cui non raccontarmi balle. E guardami in faccia, accidenti!” brontolò Joe, picchiettandolo sulla spalla.

“Non farla soffrire.” sputò fuori l’altro, finalmente.

“…Cosa?”

“Hai sentito benissimo, Joe. Non fare il finto tonto con me. Sto parlando di Noriko, che ieri hai baciato sotto i miei occhi! Non farla soffrire, capito? Se ti sei deciso a metterti con lei… vedi di trattarla con i guanti, o dovrai vedertela con me!”

“Nishi… era questo, quindi?” chiese Joe, sinceramente stupito “ma guarda che ti sbagli, tra me e Noriko c’è solo amicizia, nulla di più…”

“Joe! Che cazzo dici? Tu l’hai baciata! Non si baciano le ‘amiche’, come dici tu! Adesso Noriko si starà illudendo su voi due!” urlò Nishi, dando uno spintone a Joe, che ruzzolò a terra. “Non si fanno queste cose, Joe! Non si fanno! Non ci si prende gioco dei sentimenti altrui, sei solo un insensibile, stronzo egoista! Noriko è una brava ragazza, merita rispetto!”

“Ehi ehi calma! Mica le ho messo l’anello al dito, le ho solo dato un bacio! Adesso non esagerare! Non è mica la fine del mondo… un bacetto innocente…”

“Joe…” con tono di voce già più pacato, Nishi porse la mano per aiutare Joe a rialzarsi “forse lo hai fatto così, senza pensare. Ma Noriko, vedi… lei da sempre ha un debole per te… baciandola le avrai fatto credere di corrispondere i suoi sentimenti. Perché lo hai fatto?” gli chiese, con tristezza.

Joe si sedette su un divanetto, grattandosi la testa con fare imbarazzato. “Mi sa che hai ragione tu: ho fatto una cazzata, senza pensare alle conseguenze. Noriko mi piace, davvero, e le voglio bene. Pensavo di cominciare a frequentarla per…” Joe si morse il labbro, prima di parlare troppo, cosa che comunque non sfuggì a Nishi “Solo che… se devo essere sincero…” Joe sospirò “non ne sono innamorato. Ho sbagliato. Mi scuserò con lei, ti do la mia parola, Nishi.” Si alzò quindi in piedi e dette una pacca amichevole all’amico “Poi pensaci tu a starle vicino, ok? Con te è in buone mani. Di certo sono migliori delle mie…” disse, con amarezza.

“Joe…”

“Anche tu ami qualcuno, Joe? Solo che hai una paura fottuta di soffrire: vero, amico mio?”

“Mi sa che Tange se ne starà sui carboni ardenti: tra poco inizia il mio incontro. Sarai il mio secondo, Nishi?” gli chiese, con un sorriso triste.

“Certo Joe. Come sempre.”

°°°°°°

Quando arrivarono al ring, si percepiva un’atmosfera parecchio elettrica e nervosa.

Il pubblico incitava i due pugili: però i fan di Joe, oltre a tifare per lui, pareva quasi che mettessero in dubbio le sue capacità.

“Ehi, Yabuki, stavolta ce lo farai vedere un bel k.o.?”

“Harajima lo sbatti giù, vero?”

“Joe, ho scommesso su di te, ragazzo! Non farmi incazzare!”

“Joe non fare il bluff!”


“Umpf, chi conta fan conta starnuti…” osservò Tange, sbuffando, mentre controllava i guantoni di Joe.

D’altronde, il mondo della boxe era pure questo: un pugile si vedeva presto abbandonato dal suo stesso pubblico, già solo con una sconfitta. La dura legge del ring… una legge che non perdona, che non fa sconti a nessuno. Oltre a saper incassare i pugni, un buon pugile deve pure saper inghiottire molti rospi amari anche fuori da quel benedetto quadrato. Soprattutto fuori, specialmente per la morbosa attenzione di certi giornalisti sportivi.

Joe però non sentiva e non vedeva nulla, a parte due grandi occhi neri che lo fissavano con espressione preoccupata. Finalmente era tornata: ora che la rivedeva dopo giorni e giorni si rendeva conto di quanto gli fosse mancata. Notò che Yoko era ancora più pallida del solito: il candore del suo viso spiccava nella platea, sotto le luci basse, dato che il neon era invece acceso alla massima potenza al di sopra del ring. Joe si ripromise tra sé e sé di andare a trovarla il prima possibile, magari stavolta a casa sua, in modo da poter parlare con lei in tutta calma. Lo desiderava con tutto se stesso.

Yoko, dal canto suo, si rese conto una volta di più che quel ragazzo ormai le era entrato sotto la pelle. Anche se aveva cercato di allontanarsi, di “staccare”, anche solo per poco tempo, per quanto potesse stargli lontana non avrebbe mai potuto smettere di pensare a lui. E le bastava rivederlo per sentire il cuore pompare più in fretta…

Non c’era niente da fare.

“Allora Joe, mi raccomando: non esitare a colpire alla testa. Fallo e basta, senza pensare. Più passano i minuti e più diventerebbe difficoltoso. Ci siamo?”

“Ma certo, vecchio, cosa credi? Non intendo fare il bis di Harajima con Tiger Ozaki.” brontolò Joe “Stai tranquillo: lo colpirò subito su quella sua brutta faccia! Te lo mando a nanna subito!”

“Non ho dubbi che farai del tuo meglio. Però se anche non dovessi riuscirci subito, anche se sarebbe meglio, tu non ti scoraggiare: riprovaci finché non ci riesci. D’accordo?”

“Ok.”

Scoccò il gong del primo round.

Joe non esitò a marcare stretto sin da subito il suo avversario, con una perfetta sequenza di jab e di diretti, abbastanza potenti da sfondare la difesa avversaria e da colpire alternativamente le spalle e la parte superiore del busto di Harajima. Joe evitava di proposito di colpire l’uomo allo stomaco, proprio per forzarsi a colpirlo al volto, che stava puntando ormai da alcuni secondi. Colpendolo a distanza ravvicinata, però, consentì ad Harajima di restituirgli colpo su colpo. Il pubblico poté assistere quindi ad uno scambio paritetico di pugni, quasi speculare: uno tu, uno io, uno tu, uno io… Joe, seccato, riuscì, alla fine, a sferrare alcuni ganci al viso di Harajima, dopo averlo sospinto fino alle corde: l’avversario, pur stupito, riuscì ad incassarli bene, essendo essi poco incisivi. Cosa che, purtroppo, sfuggì a Joe, avendo questi perso la precisa percezione dei pugni al volto: per lui contava solo il fatto di esser riuscito a sferrarli, ma senza averne inteso l’effettiva caratura.

In quel momento cessarono i tre minuti della prima ripresa. Baldanzoso, Joe se ne ritornò al suo angolo, interpellando i suoi: “Guardate quel poveretto! Dev’essere stata una brutta sorpresa per lui, visto che l’ho colpito in faccia, ehehehehehe!”

“Ridi, Joe? Fossi in te non lo farei. Guarda un po’ laggiù” bofonchiò Tange, aggrottando la fronte.

Joe si volse a guardare l’angolo avversario e quello che vide gli fece salire il sangue al cervello: Harajima confabulava, ridacchiando con Tiger Ozaki, che si era accostato al ring. I due uomini lo fissavano con espressione insolente.

“Che cavolo hanno da ridere, quei due?” sbottò.

“Lasciali perdere… non prendertela Joe” cercò di calmarlo Nishi, dispiaciuto per la scena assai poco edificante. Gli faceva male vedere umiliato il suo migliore amico… avrebbe preferito essere al suo posto, piuttosto. È brutto vedere offesa e colpita nel suo punto più debole una persona cui vuoi molto bene…

“Sai perché ridono, Joe? Vuoi saperlo?” gli diceva Tange, mentre gli controllava i guantoni e gli rinfrescava il viso e le spalle con un po’ d’acqua, per poi posargli uno strato di vaselina sullo zigomo e sul sopracciglio “Ridono perché i tuoi colpi in faccia facevano ridere, ecco perché! Erano dei fuochi d’artificio!”

“Mi paragoni ad un fuoco d’artificio?” urlò Joe, ora furibondo.

“Ehi non prendertela con me, ma con Harajima! Joe! Se non vuoi diventare lo zimbello del mondo del pugilato… reagisci! Colpiscilo al volto, ma con forza!” gli disse Tange, in tono accorato.

Allo scoccare del gong Joe si rialzò, sbuffando.

“Non ti pare di avere esagerato, umiliandolo così?” brontolò Nishi.

“No, Nishi. Io voglio che reagisca! La mia speranza è che ferendolo all’orgoglio possa finalmente superare questo difficile momento…” mormorò Danpei, mentre una grossa lacrima gli percorse la guancia.

Intanto, al centro del ring, a causa di una esitazione di Joe durata una frazione di secondo, successe che Harajima riuscì a colpirlo: prima con un diretto allo stomaco e poi con una sventola al viso**. Joe cadde riverso. Mentre l’arbitro iniziò la conta, Joe era più che altro incredulo. Com’era possibile?

Yoko sudò freddo nel vederlo al tappeto: ogni volta non era facile per lei assistere a certe scene…

“Non sono un fuoco d’artificio! Maledizione!”

Con uno scatto di addominali, Joe si rimise in piedi al quinto. Piombò su Harajima come una furia, cogliendolo di sorpresa: gli sferrò in viso un gancio potentissimo, mandandolo al tappeto. Prontamente, l’arbitro iniziò di nuovo il conteggio, stavolta per Harajima: solo che dovette interrompersi dato che Joe non era ritornato all’angolo opposto. “Yabuki allontanati o non posso proseguire con la conta! Allontanati, per favore… ma cosa ti prende?” osservò, notando il pallore cereo del ragazzo. Joe era come imbambolato. Fermo e rigido come un blocco di marmo, lo sguardo vacuo… alla fine, anche se barcollando, poté voltarsi, facendo qualche passo… per poi cadere in ginocchio. Seppur con i guantoni, Joe cercò di ripararsi la bocca, da cui uscì un potente fiotto di vomito.

“Joeeeeeeeeeee!!” urlò Danpei, angosciato.

L’incontro venne interrotto, per impedimento fisico di Yabuki. Il medico di gara lo visitò sommariamente, disponendo l’immediato ricovero in ospedale. Yoko era angosciata: quel povero ragazzo era riuscito a forzare se stesso, sì, per superare il blocco psicologico legato alla morte di Tooru… ma a quale prezzo?

“È così che ti prendi cura di mio figlio?”

Questo Tange si sentì sibilare alle spalle, mentre era chino su Joe in barella, con Nishi corso a chiamare un’ambulanza.

Si voltò di scatto, ma non vide nessuno.

______________________________________________

*Gli occhi giapponesi si distinguono in hitoe e futae. La differenza sta tutta nella “pieghetta” della palpebra: senza pieghetta è hitoe, con pieghetta è futae. Quando un orientale è hitoe, nella maggior parte di casi l'occhio diventa sottile ed allungato: nell'antichità l'occhio piccolo e sottile era sinonimo di grande bellezza, ma nell’era moderna il gusto estetico sta nell'occhio grande ed “aperto”, dal taglio più rotondeggiante. Tanto per intenderci, a sinistra avete occhi hitoe, a destra occhi futae:

hitoe-e-futae
************

L’angolo del boxeur   :

*Due parole sui guantoni da boxe. Essi non sono tutti uguali e si distinguono per il loro peso e per il tipo di imbottitura. Innanzitutto, il peso dei guantoni si misura in once (OZ): un’oncia equivale a 28,35 grammi circa. A seconda del loro utilizzo si distinguono in:

Guantoni da sparring partner: sono i più pesanti di tutti, sulle 14-16 OZ. Hanno la chiusura in velcro o con lacci regolabili.

Guantoni da sacco: sono i più leggeri ed il loro peso è commisurato al peso del pugile. Le donne usano di solito guantoni sulle 10 OZ, i maschi sulle 8 OZ.

Guantoni da boxe dilettantistica: il loro peso è di 10-12 OZ (la taglia cambia a seconda della categoria di peso: di solito son da 10 OZ per atleti con peso fino ai 68 kg e da 12 OZ per atleti con peso dai 68 kg in su). Sono caratterizzati dalla presenza di una parte in colore rosso o blu (a seconda dell'angolo assegnato) e della parte anteriore (detta target) bianca dotata di sistema antishock, ovvero una particolare imbottitura interna al guanto che consente di assorbire parte dell'urto del colpo. Il guanto quindi protegge non solo la mano di chi sferra il colpo, ma anche il corpo di chi il colpo lo riceve (con l'adozione del guanto dotato di antishock la percentuale degli incontri dilettantistici conclusi con un ko è scesa intorno all'1-2%). Hanno obbligatoriamente la chiusura in velcro. Portano il bollino dell'AIBA (Amateur International Boxing Association) o della federazione nazionale di riferimento.

Guantoni da combattimento professionale: il loro peso è di 8-10 OZ. Sono caratterizzati dalla tipica allacciatura tradizionale con lacci regolabili, che vengono coperti poi con del nastro adesivo. Dalla categoria di peso dei mini mosca ai welter il peso è di 8 OZ; dai pesi medi (come Joe) ai supermassimi il peso dei guantoni è di 10 OZ. Non hanno né antishock target. Per i titoli i guanti debbono essere identici (il campione e lo sfidante usano lo stesso tipo di guanto) e nuovi, in tutto 4 paia, due paia per il match e due paia di riserva.

** La sventola è un pugno che va a braccio teso dall’esterno all’interno: non è molto semplice da eseguire.
  
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