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Autore: Bolide Everdeen    26/08/2015    2 recensioni
[Storia ispirata alla fan fiction interattiva "500".
Distretto 5, Julian Winnoth.]
Ci sono dettagli della vita che non dipendono dalle proprie decisioni.
Julian lo sapeva. Altrimenti, in quel momento su di lui non sarebbe gravato il soffitto di uno squallido bar del distretto 5, nella periferia, uno di quelli frequentati dalle persone per ignorare il prossimo e concedergli di intessere tutte le azione malvagie effettuabili, un fiume di cattiverie senza prospettive di conclusione.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie '500 - Behind the scenes'
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Something in our lives

Ci sono dettagli della vita che non dipendono dalle proprie decisioni.

Julian lo sapeva. Altrimenti, in quel momento su di lui non sarebbe gravato il soffitto di uno squallido bar del distretto 5, nella periferia, uno di quelli frequentati dalle persone per ignorare il prossimo e concedergli di intessere tutte le azione malvagie effettuabili, un fiume di cattiverie senza prospettive di conclusione. E tutto, per dedicarsi a ciò che in quel momento conquistava maggiore importanza, la fonte dell'apatia di parole: una bevuta alcolica. A volte, quei signori assiderati dal loro bere erano la causa per cui Julian ringraziava la sua esistenza di essere miseramente percorribile. Non voleva divenire come loro. E perciò, doveva sondarsi su un altro personaggio, o su altri personaggi, o sul suo lavoro. Lavoro che in quell'istante aveva deciso di dirigerlo in quel luogo, e di porlo su una sedia ad attendere per interminabili minuti.

Era una delle rare giornate in cui il suo compito era da svolgere senza attrezzi, senza strumenti da mostrare al cliente, senza quei gioiellini che lui commerciava nell'organizzazione soprannominata “il Giro”: armi. Lui non aveva optato volontariamente per questo lavoro, ma quando si viene condannati a un licenziamento da un'attività lecita, l'unica alternativa disponibile era quella di dirigersi in un luogo dove tutti fossero stati peccatori come lui, così da non poterlo rimproverare per la sua natura. Almeno, questa era l'idea di Julian. Lui era un peccatore accidentale. Lui e sua madre si erano impiegati nel settore dell'energia, il solo concesso a Capitol City per non recare macchie sui propri vestiti, dove le radici del ragazzo si erano dimenate fino a imporre ferite profonde sui corpi di entrambi: Julian era lo sconosciuto figlio del sindaco, Gideon Foster, il quale si era unito a Eugenie Winnoth, madre di Julian, per qualche tempo, quello necessario per provare piacere, ed era evacuato in tempo per devastare l'intera vita di quella che sarebbe potuta essere la sua famiglia. A rendere Eugenie per lo sguardo degli altri una raccomandata, una doppiogiochista, anche una prostituta, per qualcuno. La pressione li aveva obbligati a licenziarsi. Altri dettagli che non scegliamo, e che comunque non vorrebbero essere scelti.

In quel momento, i pensieri di Julian furono catalizzati dall'entrata del cliente atteso, dallo spiraglio di luce sul fondo del bar, e il trafficante si adeguò per accennare con un braccio al tentennante ragazzo che arrancava verso la sua posizione. Anche lui, evidentemente, era vittima del potente uragano della sopravvivenza. Non si poteva considerare qualcuno che per desiderio s'impiega per far scaturire da Julian il personaggio nascosto sotto la sua epidermide, pronto per evadere da un momento all'altro, il quale già si stava annidando nelle sue labbra in un ghigno. L'avventore era un ragazzo sui sedici, diciassette anni, dalla figura gracile, lentiggini che costellavano un volto pallido e smunto, una figura gracile, in complessivo, immersa in una viscosità di imbarazzo. Un messaggero per le pene degli altri. Julian gridò all'interno della sua mente, ed allora si dedicò alla veste intessuta per questi casi. Il nome che gli aveva affidato era Kane, forse per una nota di asprezza in esso. E Kane, in effetti, era la personalità più aspra generata dal suo mestiere. Quella che detestava. Ed anche in quel momento impregnava la sua recitazione di un impegno esasperante.

«Salve» borbottò il ragazzo, intimidito dall'espressione acida sul volto di Julian, ormai divenuto Kane. Avrebbe replicato con la medesima parola, se solo fosse rientrato nelle concessioni e nella reputazione della figura che fronteggiava. Era un debitore, qualcuno il quale non cedeva i soldi dovuti da un mese, dopo aver acquistato una delle più potenti armi in circolazione. Per chi, non lo sapeva, e non rientrava nei suoi interessi. Il compito per il guadagno era semplicemente quello di illustrare fucili, pistole, ed altri strumenti simili, incutere al cliente il desiderio di acquistarli, e riscuotere il denaro. Soprattutto, quest'ultima fase concedeva lui di nutrire lui e sua madre. “Niente di personale”, accennò, mentalmente, mentre replicava bruscamente:«Be', siediti.»

Il ragazzo eseguì. Prima che lui s'inerpicasse su una qualunque scusa, una qualunque attenuante per scaturire la sua compassione, spesso tramutata automaticamente in stizza da simili preghiere, Julian esordì:«Li hai portati i soldi?»

Una lancia negli occhi del biondo, così da ingessarli, aumentare la pressione su quel corpo instabile. E poi, l'unica replica che Julian non voleva avvertire risuonare nelle sue orecchie:«Be', no, però...»

No, non lo poteva ammettere. Così, disarcionò quel “però”, e intervenne nel discorso:«Però, ragazzo, come ti chiami, insomma...» Non conosceva il suo nome, perciò lasciò un certo sconforto, un certo vuoto a quella parte, che il biondo si apprestò a colmare con una rapida risposta:«Jarnel.» Ottimo, dal nome del cliente si riesce a ricavare un'atmosfera più intima, circoscritta, e più inquietante nel suo caso. Kane riusciva persino a rivoluzionare il significato del nome di una persona, a renderlo dispregiativo, solo desiderandolo. E perciò, proseguì su questa onda.«Sì, dicevo, Jarnel. “Be', no” non è una risposta. Il “però” sì. Può servire a dire che però tu hai comprato un'arma da diecimila dollari, e a noi non è tornato neanche uno indietro. Sai, Jarnel, non è carino da parte tua. Questo, insomma... potrebbe provocare qualcosa di meno carino da parte nostra. Non so se capisci.»

Non si era mai immerso in una situazione simile di rappresaglia. I collaboratori del Giro non erano persone che instauravano vendette private, anzi; le armi vendute dovevano essere destinate alla legittima difesa per un istinto incompreso da parte di Julian, però necessitava di un incentivo per i suoi soldi. Non sospettava quale fosse la punizione per i non paganti, ma Julian temeva che potesse gravare sulla sua incolumità. E proprio per salvare essa, e quella di sua madre, lui si era dedicato a quel mestiere. Non aveva mai voluto ricreare una simile situazione e, soprattutto, non aveva mai voluto generare contraddizioni da eventuali scontri. Doveva solo ottenere ed impugnare i soldi.

«Io... io... sì, lo capisco, comunque... ho portato un anticipo. Sono...» Prima di emanare l'odore dei dollari con una cifra, Jarnel controllò l'area circostante con un'attenzione determinante. Julian si predispose all'ascolto, ed improvvisamente qualcosa in lui accennò ad una speranza. Altrimenti, quali pieghe avrebbe potuto assumere il suo comportamento? A cosa sarebbe potuto servire, tutto quanto, l'utilizzo di Kane, un ghigno che iniziava a risultare fastidioso nonostante lui avesse optato per tingerlo sul suo volto? A quella frase, Julian si accorse di un altro dettaglio: talvolta, la vita ci concede di decidere, ma spesso non assumiamo la via migliore, ma la disertiamo non accorgendoci delle proprie possibilità. Forse era quello che era avvenuto al ragazzo che si apprestava a sussurrare i suoi possedimenti, i contenuti in una sacca di tela ruvida marrone pendente dalla sua mano sinistra, almeno secondo la stima del trafficante:«Sono duemila dollari. Tutto quello che iamo riusciti a racimolare. Ci impegneremo per trovare tutti i soldi necessari, e presto... È una situazione difficile. Per favore, dateci ancora del tempo.»

Tempo. Ciò che Julian in quel momento non possedeva, quello che reclutava per poter donare un valore al suo lavoro. Però, come comportarsi? Innanzitutto, accettare i suoi soldi. Se la somma avesse varcato almeno i duemilacinquecento dollari, si sarebbe trattato di un quarto del prezzo totale, e quindi i clienti si sarebbero potuti definire meritevoli di una certa fiducia, ma duemila dollari a malapena raggiungevano un quinto del prezzo totale. E il ragazzo che lo fronteggiava non era niente di differente dal risultato della vigliaccheria di una persona, la quale concedeva alle persone di sfoderare il lato più debole degli altri. E non il proprio. Quel Jarnel non c'entrava nulla. E Julian doveva trovare un metodo per sviare le punizioni dal candido rappresentato di un gruppo di persone immonde. Legittima difesa. Ma chi obbligava le persone ad affidarsi alle regole?

Ci sono dettagli della vita che non dipendono dalle proprie decisioni. Questo non significa che le strade sterrate da questa convinzione debbano necessariamente assumere trame oscure. Ed allora, come mai lui non avrebbe potuto incedere nel variare la situazione di Jarnel, nel salvarlo? Il mese scorso era stato premiato di un aumento. Sua madre e lui necessitavano di soldi, ma prevalentemente per il sostentamento, e non per lo sfarzo. Allora, quel denaro in sovrabbondanza sarebbe potuto essere destinato a qualche azione con uno sfondo benefico, qualche opera di ignoto recupero. In questo sospetto, sempre adottando la voce di Kane per non rivelarsi troppo alla gracilità, Jarnel chiese:«A cosa servivano le armi a quei tizi, per farli pagare diecimila dollari?»

Il ragazzo sospirò un momento, come per rievocare la condizione che lo aveva posto in quel bar, a quell'ora, con quella naturale dispersione del proprio terrore, e replicò:«Ecco... facciamo parte di una fabbrica, ed i datori di lavoro spesso si comportavano... male, con noi. Ci punivano per i nostri minimo errori, ed anche non per gli errori. Diciamo... per piacere. E, più spesso, infastidivano le donne. Ma in modo differente rispetto agli uomini.» E dagli occhi della figura gracile e inquietata di fronte a lui, in quel momento parve scaturire un bagliore, una promessa di tristezza, una richiesta di perdono tramite pietà. In quel momento, Julian comprese. Comprese che non era l'unico in quel mondo a necessitare di soldi, nonostante quello fosse un bisogno ingente e talvolta fondamentale; però poteva ancora smussare gli angoli di una qualche vita.

«Senti, io ho qualche soldo dietro. Te li posso prestare, per un po'. Giusto mille dollari, per far quadrare l'acconto. Se poi non riuscite a restituirmi la cifra intera... be', a volta capita. Non è necessario, ho abbastanza. E voi no, invece.»

Ecco. Julian non avvertiva nessun sentimento, se non una consapevolezza: quella di aver compiuto la scelta giusta per qualcuno, giusta per trarre qualcuno dal marasma in cui stava annegando. Più persone, in verità. Jarnel lo squadrò, per un attimo, ed allora dalla sua bocca scaturì la domanda che in quel momento anche Julian si stava ponendo:«Perché lo fai?»

Non seppe l'esatta motivazione della sua risposta, ma il trafficante non poté che trovarla spontanea. Tutto quanto, in quell'istante. Spontanea, e in spontaneo scorrimento verso una condanna.«Ci sono cose nella vita che non dipendono dalle proprie decisioni.»

 

Spazio autrice

Ehilà.

Devo ammettere che per il tributo maschile del distretto 5, Julian Winnoth, non avevo così tante idee, fino a questa mattina, quando ho rievocato i nomi dei personaggi i quali ancora necessitavano di one shot per la serie “500 – Behind the scenes”, basata sulla fan fiction interattiva “500”. Ed è venuto questo, e so che si contiene con difficoltà nei limiti della decenza. La trovo un poco superficiale, e veramente inefficace. Però, cedo a voi il giudizio.

Come ho specificato prima, questa one shot è la undicesima della serie sopracitata, ispirata ai personaggi dell'interattiva (ovvero, storia in cui i personaggi sono inventati dai lettori, ed anche il relativo background) “500”. Solo Jarnel qui è stato creato con me, ma è una storia come un'altra.

Ringrazio chi mi segue, chi continua a seguirmi, e chi si è affacciato. Alla prossima,

Bolide

  
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