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Autore: Bored94    26/08/2015    0 recensioni
A Sirius Black non è mai piaciuta la sua famiglia, non è un segreto per nessuno. E tutti sanno che a 16 anni è andato a vivere dai Potter. Come è avvenuto questo passaggio? Cosa è successo quel giorno? Quali furono le reazioni di James e dei Potter?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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LA FUGA

 

- Al diavolo!

Il ragazzo uscì di casa sbattendosi la porta alle spalle. Che se ne andassero tutti al diavolo! Non li sopportava più. Qualsiasi cosa facesse sollevava solo critiche e sdegno da parte della sua famiglia, non sarebbe rimasto in quel buco di Serpeverde purosangue un minuto di più.

- Sirius Black! Dove credi di andare?! - la voce di sua madre lo fece quasi sussultare. - Fai un altro passo e puoi smettere di considerarti parte di questa famiglia! Non riceverai più un soldo da noi! Sarai come morto!

Sirius si bloccò sotto la pioggia. Strinse i pugni, scrollò le spalle e salì sulla sua moto.

 

- Arrivo! Arrivo, che diamine! - James aprì la porta di scatto, pronto a mollare un pugno a chiunque stesse cercando di sfondarla bussando. Rimase sbalordito trovandosi davanti l'amico. - Sirius? Cosa ci fai qui?

Il ragazzo ficcò la mani nelle tasche dei jeans e si strinse nelle spalle, l'espressione accattivante. - Posso?

- Cos... sì, certo - l'amico si fece da parte, confuso. Sirius era bagnato fradicio, come se si fosse precipitato lì in fretta e furia, eppure non gli aveva risposto. Che fosse successo qualcosa? - Hai intenzione di gocciolare sul mio pavimento tutta sera senza darmi spiegazioni?
- Avevo voglia di farmi un giro - rispose con nonchalance e aria strafottente. - Ma se vuoi me ne vado - aggiunse con espressione fintamente offesa.

James sospirò esasperato e alzò le braccia in segno di resa. Mentre lui andava ad avvertire i genitori che avrebbero avuto un ospite per cena, Sirius sgattaiolò al piano di sopra per farsi una doccia bollente e rubare qualche vestito asciutto di James. Ormai non aveva bisogno che qualcuno gli mostrasse dove fossero le cose, passava le vacanze lì da quando aveva undici anni.

I Potter non fecero alcuna domanda, si limitarono a dargli il benvenuto e ad aggiungere un posto a tavola.

La serata passò piacevolmente, ma Sirius non si illudeva, sapeva bene che James lo stava aspettando al varco: non gli dava fastidio che Sirius passasse la notte da lui o si presentasse all'improvviso, c'era abituato, ma gli leggeva in faccia che questa volta voleva delle spiegazioni.

Inaspettatamente, dopo essersi chiusi in camera, James non aprì bocca e si mise a giocherellare con il boccino.

Sirius si buttò come un sacco di patate sul letto preparato per lui e sbuffò. Per un po' fece vagare lo sguardo per la stanza, studiò tutto come se lo vedesse per la prima volta: i poster, la sciarpa di Grifondoro, la scopa da Quidditch... James continuava a restare in silenzio, sapeva che Sirius si aspettava delle domande, ma conosceva abbastanza l'amico da sapere che non gli avrebbe mai detto tutto se non di sua spontanea volontà, si sarebbe limitato a rispondere a quella specifica domanda e avrebbero dovuto continuare quello stupido giochetto per tutta la notte.

Tanto valeva aspettare che fosse lui a parlare. James sorrise, conoscendo la vena drammatica dell'amico se ne sarebbe uscito con una frase ad effetto come...

- Mi hanno buttato fuori - esordì Sirius all'improvviso.
Come volevasi dimostrare, una frase a effetto che... no, un attimo. - Come hai detto, scusa?
- Ho detto che mi hanno buttato fuori. - la posa era rilassata, sdraiato sul letto, le gambe divaricate, un braccio dietro la testa e l'altro sull'addome. Rise in modo nervoso. - Sono ufficialmente un barbone.

- Come è successo?
- Il solito. Hanno iniziato con le loro idiozie da Purosangue. Per poi passare a qualsiasi cosa non fosse di loro gradimento. Da quello ad iniziare a parlare di me il passo è stato breve.
James sollevò un sopracciglio. - In questo non c'è nulla di nuovo. Se fosse solo quello non ti avrebbero buttato fuori di casa.
Sirius sbuffò e alzò le spalle. - Cosa vuoi che ti dica, mia madre sta diventando sempre più svitata.

L'amico cercava di ostentare sicurezza e un modo di fare disinvolto, ma James riusciva chiaramente a vedere la rabbia e la delusione nella sua espressione, dal modo in cui contraeva la mascella o evitava accuratamente di guardarlo.

- Sirius... - iniziò, deciso a convincerlo a spiegarsi per davvero una volta per tutte.

Il diretto interessato scattò a sedere e lo guardò dritto negli occhi, l'irritazione e la rabbia che ne indurivano i lineamenti. - Cosa vuoi che ti dica? - sbottò. - Ti ho già risposto, sono sempre le solite cose. Non sono affari tuoi. Perché non torni a struggerti per la Evans e mi lasci in pace? - il suo tono di voce si era alzato sempre più nella foga. James aveva voglia di mollargli un pugno ma non gli avrebbe dato la soddisfazione di iniziare una rissa.

- Hai finito di fare il melodrammatico? Perfetto. Cosa voglio che tu mi dica? Voglio che tu mi spieghi cosa è successo, evitando di rifilarmi della balle, tanto per cominciare. In secondo luogo, non posso lasciarti in pace o farmi gli affari miei perché, nel caso non lo avessi notato, questa è casa mia. Credo di meritare una spiegazione dopo che mi sei comparso sulla soglia bagnato fradicio senza preavviso, non ti pare?

Sirius emise un suono a metà tra un ringhio e uno sbuffo e distolse lo sguardo.

- Allora?
Il ragazzo si passò una mano fra i capelli e sospirò. - Hanno iniziato a parlare di alcuni affari del ministero e del fatto che i Natibabbani e i Mezzosangue non dovrebbero avere il diritto di frequentare Hogwarts o di possedere una bacchetta perché non sono degni. - storse il naso. - Poi hanno iniziato a fare allusioni sul fatto che presto questo problema non esisterà più e sembravano particolarmente soddisfatti. A quel punto si sono rivolti a me dicendo qualcosa sul fatto che avrei fatto meglio a smettere di frequentare certi mezzosangue finché ero in tempo, prima di disonorare la nostra casata in modo permanente, sai. - fece un sorriso forzato. - Che il fatto che fossi un Grifondoro era già più che sufficiente per creare loro dei grattacapi senza che mi impegnassi anche in amicizie... discutibili. Avrebbero trovato il modo reintegrarmi nella famiglia, così hanno detto. Lo avrebbero fatto se io mi fossi ravveduto, avessi iniziato a comportarmi in modo adeguato alla mia casata e avessi smesso di essere una fonte di imbarazzo per la famiglia.
James sospirò. - E tu cosa hai risposto?
- Che la loro dignità, i loro soldi e la loro stupida posizione potevano infilarseli dove ben sapevano e che non avevo nessun interesse negli affari di Serpeverde purosangue che credevano di essere il meglio del meglio. Al che mio padre ha brontolato qualcosa sull'essere un ingrato e un peso per la famiglia. Mi sono alzato e me ne sono andato. Mia madre mi ha inseguito e ha detto che se fossi uscito da lì potevo anche smettere di considerarmi parte della famiglia.

Ci fu un attimo di silenzio tra i due. James sapeva che i Black non erano... persone facili con cui avere a che fare, ma non credeva che sarebbero giunti a questo. Magari si trattava di una esagerazione dovuta alla foga della discussione o... ma in fondo non ci credeva nemmeno lui.

- Hanno detto che mi considereranno come morto - aggiunse Sirius, lo sguardo rivolto verso il basso, le braccia appoggiate sulle ginocchia. - Ed è arrivata quella prima che scendessi per cena - aggiunse indicando una busta con un cenno del capo.

James se la rigirò tra le mani, era da parte dei Black. Diceva a chiare lettere che Sirius era stato diseredato. Non faceva più parte della famiglia.

- Mi dispiace - si limitò a dire il ragazzo a mezza voce.

- Non importa. Li odiavo.

- Era la tua famiglia.
Sirius scrollò le spalle. - Era.
- Sirius... era la tua famiglia - ripeté James, sapeva di star rigirando il coltello nella piaga, ma doveva stuzzicarlo, voleva provocare una reazione. Qualsiasi reazione.

Vide l'amico passarsi nervosamente una mano tra i capelli e ridacchiare. - Era. Lo so. Ma li odiavo. E mi risulta che la cosa fosse reciproca, no? Dopotutto sono stato una delusione fin da subito, non esattamente la loro idea di figlio perfetto, eh? Per quello c'è Regulus. Non dovranno più preoccuparsi di me d'ora in poi, non sarò più un peso morto - la risata gli morì in gola.

James sospirò e gli si avvicinò con cautela. - Non dire idiozie. Non sei un peso morto, se loro non sono in grado di concepire nulla di diverso dal loro modo di pensare, non è colpa tua.
- La differenza con i tuoi genitori è abissale - continuò senza dar segno di aver sentito. - Paradossalmente mi sono sentito più a casa qui le volte in cui sono venuto che dai Black. Non ti preoccupare comunque, non ho intenzione di fare il parassita, domani mattina inizierò a cercare altro.

James gli tirò una cuscinata. - Ma piantala. Puoi restare quanto ti pare.
- Non si attaccano le persone all'improvviso, Potter!
E così nacqua la battaglia di cuscini più grande mai narrata in tutto il mondo magico.

 

James controllò l'orologio, le sette del mattino, e si mosse con cautela. Precauzione inutile dal momento che Sirius stava dormendo come un sasso. Doveva parlare con i suoi genitori e non poteva assolutamente con Sirius sveglio e presente nella stessa stanza.

 

Sirius scese le scale con ancora gli occhi mezzi chiusi, chiedendosi dove si fose andato a cacciare James. Normalmente a quell'ora stava ancora russando.

Arrivò in sala da pranzo e trovò ancora tutto apparecchiato per la colazione, dei mormorii provenivano dalla cucina.

Prima che si potesse affacciare per vedere cosa stesse succedendo, i Potter gli comparvero davanti, seguiti da James.

La colazione fu stranamente silenziosa fino a quando il signor Potter non si schiarì la gola e non si decise a parlare, cercando di dare alla sua voce il tono più casuale possibile. - Allora, Sirius... dove vorresti che fosse la tua stanza?

Il ragazzo per poco non si strozzò con un pezzo di pancetta. - Cosa?

- Beh, suppongo tu voglia essere in una stanza vicino a quella di James ma in tal caso dovrai metterti al lavoro anche tu perché dovremmo spostare i mobili della camera degli ospiti allo studio e viceversa.

Sirius continuava a guardarlo come se gli avesse appena detto che a Diagon Alley stavano regalando l'ultimo modello di scope per il Quidditch. - Non... credo di capire.

- Vedi, caro - si intromise la signora Potter alzandosi da tavola per liberare il tavolo dai resti della colazione. - James ci ha accennato il problema che è emerso con... con la tua famiglia. E io e mio marito abbiamo concordato che non possiamo lasciare che un mago appena sedicenne vada a vivere in mezzo a una strada. Tu e James siete amici da anni ormai e sei stato qui molto spesso, ti conosciamo abbastanza da sapere che possiamo fidarci quindi ci farebbe piacere se accettassi di venire a stare da noi.
Il ragazzo li osservò basito, facendo correre lo sguardo dal padre alla madre di James che lo osservavano in attesa di una qualsiasi reazione, James dal canto suo sembrava aver sviluppato un improvviso interesse per il contenuto del suo bicchiere.

- Mi... state chiedendo se io...
- Se vuoi restare con noi - rispose James tagliando corto e con un sorriso divertito, la faccia di Sirius sarebbe stata da immortalare.

- Io... - Sirius non sapeva davvero come rispondere, deglutì un paio di volte e iniziò a parlare a raffica. - Giuro che mi sdebiterò in qualche modo. Troverò un lavoro e poi...
Il signor Potter alzò un mano per interromperlo. - Quello che devi fare ora è andare a vedere se lo studio è abbastanza grande per essere trasformato in una camera da letto. Non è necessario sdebitarsi di niente, come ha detto mia moglie non possiamo di certo lasciar finire un sedicenne in mezzo a una strada. Specialmente se il sedicenne è il miglior amico di nostro figlio, no? E poi ormai sei stato qui così spesso, anche durante le vacanze, che sei praticamente uno di famiglia, sarà solo come avere un figlio iperattivo in più - rise.

Sirius si ritrovò incapace di parlare, era come se un grosso nodo gli fosse rimasto bloccato in gola e non volesse saperne di sparire. Sentì gli occhi bruciare e si accorse di star piangendo.

Sentì la signora Potter sospirare, avvicinarsi ed abbracciarlo. A quel punto non si trattenne più e si lasciò andare tra le braccia della mamma di James. Profuma di buono, pensò tra i singhiozzi, e profumava di casa.

  
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