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Autore: Lachiaretta    28/08/2015    12 recensioni
Ecco le avventure dello Studio Legale Belli.
Christine torna a Venezia per star vicino a suo padre e, lasciato il lavoro come modella, viene assunta come praticante in un noto studio legale di Venezia.
L'inserimento non sarà dei più facili a causa del cattivo carattere di Paolo Belli, titolare e socio maggioritario dello studio, e della manifesta ostilità degli avvocati più giovani Matteo, Melita e Filippo.
Le uniche a dimostrarsi gentili con la nuova arrivata sono Camilla, giovane praticante alle prime armi apprezzata da tutti solo perchè la preferita di Paolo Belli, e Michela Sarpi moglie di Antonio Belli, fratello di Paolo, e avvocatessa anziana dello Studio.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO II


 
POV di Christine
 
Appena metto piede nella mia vecchia stanza vorrei mettermi ad urlare. È così frustante essere tornata esattamente al punto di partenza, come se questi sette anni non fossero mai passati. La stessa minuscola camera con il piccolo letto singolo accostato al muro, la minuscola finestrella a soffitto da cui a mala pena entra abbastanza luce per vedere dove metto i piedi, il sottotetto a travi a vista troppo basso per la mia altezza, il piccolo armadio incapace di contenere nemmeno la minima parte di vestiti che ho portato con me nel viaggio di ritorno. Niente a che vedere con il lussuoso appartamento che condividevo con Andrea a pochi passi da Piazza di Spagna, già il bagno padronale era più grande di questa misera stanza.
Il viaggio di ritorno non è stato per niente facile, il mio umore non era certo dei migliori a causa delle rivelazioni di mia madre: hanno trovato una massa piuttosto grande all’interno del polmone destro, deve iniziare le terapie subito, torna a casa prima che sia troppo tardi. Ed è quello che ho fatto, ho infilato di corsa gran parte delle mie cose nelle valige e sono salita sul primo Freccia Rossa per Venezia.
Andrea non ne è stato contento. Già quando l’ho raggiunto sotto quel dannato tavolo da cucina, sul quale Estelle aveva già cominciato a lasciare intravedere uno dei suoi prosperosi seni, abbiamo discusso per qualche minuto prima che si convincesse ad accompagnarmi a casa, e lì è stato anche peggio. Non riusciva proprio a capire la mia preoccupazione e come sempre veniva prima il lavoro.
“Ti sta per scadere il contratto.” Mi ha ricordato con tono di voce irritato appena rientrati nel nostro appartamento. “Se te ne vai adesso non potranno rinnovartelo, ti considereranno poco affidabile e io non potrò più fare niente per te.”
Ho provato a spiegargli che per me mio padre era molto più importante di tutto questo e che nel caso in cui non mi avessero più voluta avrei potuto trovare un altro lavoro. Ho pur sempre una laurea in giurisprudenza.
“Dopo tutto quello che ho fatto per te getti al vento questa opportunità. Non condivido la tua scelta e non aspettarti il mio appoggio.”
Con le lacrime agli occhi per la rabbia e la delusione ho sbattuto alle mie spalle la porta di casa e sono letteralmente fuggita da lui. Il suo appoggio? Mio padre potrebbe morire e l’uomo che amo si è comportato come un maledetto idiota.
 
Ecco perché mi stupisco nel vedere comparire il suo nome sullo schermo del mio telefono.
 
- Pronto?- Sussurro quasi in tono interrogatorio.
- Ciao. Sei arrivata?- La tensione nella sua voce è fin troppo evidente.
- Sì. Mezz’ora fa. Sono a casa ma tra poco esco per andare in ospedale.- Rispondo secca. Devo ancora perdonarlo per la sua totale assenza di tatto.
- Chris mi dispiace. Ero ubriaco ieri sera e non pensavo veramente quello che ti ho detto.
- Sul serio? – Domando scettica sollevando il sopracciglio destro nonostante lui non possa vedermi.
- Sì, cioè penso sul serio che se non sarai qui per il rinnovo del contratto verrai rimpiazzata con un’altra ma ti appoggerò comunque. Mi manchi già. – Il suo tono di voce sommesso mi strappa un sorriso. Sarà anche un idiota, a volte un grandissimo idiota, ma è il mio idiota.
- Anche tu mi manchi. – Sussurro nonostante nessuno oltre lui possa sentirmi. – Potresti venirmi a trovare. Magari il prossimo fine settimana. –
- Ma certo piccola. Prenoto già il treno, sabato mattina sarò da te.-
 
Decisamente sollevata metto giù la conversazione e dopo aver indossato qualcosa di più comodo esco di casa per raggiungere l’ospedale.
 
 
***
 
 
I giorni successivi trascorrono monotoni e sempre uguali. Ogni mattina alle sette in punto mi sveglio, ancora sotto le coperte controllo se qualcuna delle mie fan fiction preferite è stata aggiornata ed eventualmente leggo il nuovo capitolo e lascio la mia piccola recensione, quindi mi alzo e mi sforzo di mangiare qualcosa per colazione, solitamente solo una tazza di caffè accompagnata da un biscotto oppure uno jogurt, mi vesto e raggiungo con mia madre l’ospedale. Resto nella stanza di mio padre l’intero giorno sopportando le sue continue allusioni ben poco velate sul come io stia gettando il mio futuro al vento, accompagno a pranzo mia madre durante la chemio  e alle sei di sera torniamo a casa e andiamo a letto senza cena.
L’unica ragione che mi spinge ad affrontare l’intera settimana quasi serenamente è la consapevolezza che sabato potrò rivedere Andrea anche se mi mette non poca ansia presentare il mio fidanzato alla mia famiglia, in cinque anni non ho mai avuto occasione di presentarli. Da quando lo conosco non ho mai passato tanto tempo lontano da lui e ogni singola fibra del mio corpo sente la sua mancanza, e quando finalmente è venerdì non sto più nella pelle mentre preparo per lui la stanza degli ospiti. Con il cuore in gola corro in camera mia sentendo il telefono suonare senza tuttavia riuscire a raggiungerlo in tempo, ma so che è lui e che mi sta avvisando di essere già in strada. Spero che abbia sentito la mia mancanza esattamente quanto io ho sentito la sua.
Sistemo i lunghi capelli neri e tolgo gli scomodi occhiali da vista decidendo di richiamarlo con Face Time e farmi vedere al meglio da lui, almeno la mia immagine lo accompagnerà nelle lunghe ore in treno. Esattamente pochi secondi dopo però il mio telefono s’illumina nuovamente mentre nella piccola stanza risuona l’avviso di un messaggio di testo.
 
Tesoro scusami ma non riesco a partire. Domani c’è un servizio fotografico e richiedono la mia presenza.
 
Senza nemmeno rispondere lancio il telefono sul letto e urlo per la frustrazione. Non ci vediamo da oltre una settimana, mi aveva promesso che sarebbe venuto a trovarmi e si ferma a Roma per un servizio. Da quando è necessaria la presenza di un agente ad un servizio fotografico? In tanti anni che lavoro con lui non è mai successo, sono sicura che è stata una sua decisione e magari non aveva nemmeno comprato veramente il biglietto.
 
“Christine cara, che succede?” La voce di mia madre mi spinge a sollevare la testa dal cuscino sperando che non si accorga delle lacrime che rigano le mie guance.
 
“Niente mamma, non preoccuparti.” Le rispondo frettolosamente sforzandomi di rivolgerle un debole sorriso.
 
“Il tuo amico non viene più?” Insiste impicciona come sempre, stringo i pugni per controllare la rabbia che mi ribolle nelle vene.
 
“Fidanzato mamma, FIDANZATO!” Alzo la voce sollevandomi a sedere sul letto per fronteggiarla. “Stiamo insieme da cinque anni e vivevamo insieme nonostante voi non abbiate mai voluto conoscerlo.”
 
Lei in tutta risposta scrolla le spalle e io mi devo ripetere mentalmente più e più volte di mantenere la calma perché vedere suo marito star male è già abbastanza doloroso. “Oggi io e tuo padre ci siamo chiesti cosa hai intenzione di fare ora che sei qui.” Cambia prontamente argomento.
 
Spalanco un paio di volte la bocca incerta sulla risposta da dare. “In che senso scusa?”
 
“Dovresti cercare un lavoro Christine, sei grande e non puoi trascorrere le tue intere giornate a casa a non far nulla.” Non far nulla? Nel senso che secondo lei non ho mai lavorato negli ultimi anni o che passare le mie giornate al capezzale di mio padre sia solamente una perdita di tempo? Preferisco tacere prima di mandarla al diavolo intimandole di uscire dalla mia stanza. “Comunque oggi, mentre tuo padre faceva la chemio, sono andata dal parrucchiere, da Alfredo vicino a Rialto. C’era una donna, un’avvocatessa, mi pare mi abbia detto di chiamarsi Serpe, e raccontava alla sciampista che avrebbero proprio bisogno di un praticante nuovo che li aiuti con il lavoro. Mi sono permessa di parlarle di te, le ho detto che ti sei laureata a pieni voti alla Sapienza e che sei tornata da poco a Venezia, tralasciando ovviamente la storia della rivista. Ti aspetta lunedì alle diciotto per un colloquio.”
 
“CHE COSA?” Grido esasperata. È la mia vita, deve smetterla di impicciarsi.
 
“Anche secondo tuo padre è un’ottima idea. Potresti almeno provare.” Ribatte lei portando lo sguardo alle unghie perfettamente laccate e cercando di far leva sui miei sensi di colpa.
 
“Mamma io ho già un lavoro.” Rispondo asciutta cercando di recuperare la calma persa pochi istanti prima.
 
“Sicura?” Domanda, gli occhi stretti a fessura pronti a cogliere un qualsiasi tentennamento. “Mi pareva di aver capito che il tuo contratto fosse in scadenza e se anche il tuo ragazzo ti sta lasciando temo che quell’assurda rivista non abbia intenzione di aspettare il tuo ritorno.” Mi chiude la bocca uscendo dalla camera senza darmi nemmeno il tempo di elaborare una risposta. Andrea mi ama e se anche io dovessi perdere il contratto con Teen Model lui non mi lascerebbe mai, o almeno credo.
 
Tormentata dai dubbi afferro il telefono e lo chiamo.
 
- Chris piccola. – Risponde a voce alta per sovrastare la musica di sottofondo, il tono di voce chiaramente distolto dall’alcol.
- Dove sei? Ad una festa? – E io che lo immaginavo a casa a disperarsi per non essere venuto da me.
- No, no. Si tratta solo di un aperitivo. Per festeggiare. –
- Festeggiare cosa? – Continuo il mio interrogatorio sentendo voci femminili di sottofondo.
- Estelle. – Chiarisce lui titubante. – Le è stato appena offerto un contratto, domani parteciperà al servizio di Valentino. –
Alle sue parole tutto mi diventa estremamente chiaro, è proprio vero che le mamme hanno sempre ragione. – Il mio contratto? –
- Mi dispiace Christine, ti avevo avvisata che per loro una vale l’altra. Il fatto che tu non fossi disponibile per i servizi di questi giorni ha fatto ricadere le sue attenzioni su Estelle. –
- Ma non mi dire. E tu non centri niente in tutto questo? – Mi mordo immediatamente l’interno della guancia pentendomi della domanda, non ci tengo veramente a conoscere la sua risposta.
- è il mio lavoro amore, non posso metterti prima delle altre solo perché ti amo. – Le due paroline finali rincuorano ma solo per qualche istante. Nel momento in cui entrambi restiamo in silenzio riesco a cogliere la voce di Estelle che incita Andrea a tornare a ballare con lei. Senza pensarci due volte attacco la telefonata e spengo il telefono.
Sta succedendo veramente.
Andrea mi sta lasciando e la rivista mi ha rimpiazzata in meno di due settimane.
Forse dovrei veramente provare a fare quel colloquio, anche solo per accontentare mio padre.
 
 
 
 
 
POV di Filippo.
 
Lunedì. Ore 18:10.
 
Mi alzo sbuffando dalla sedia sentendo suonare il campanello per la seconda volta. La segretaria ha già terminato il suo orario di lavoro da meno di dieci minuti e la mia stanza è la più vicina alla reception, esclusa la postazione dei dottori ma Giovanni è di nuovo a casa a studiare e Camilla è in posta. Lascio cadere sulla scrivania i documenti che sto studiando e mi allungo sul bancone per premere il tasto di apertura del portone, quindi spalanco la porta e gli volto le spalle incamminandomi nuovamente verso la mia stanza, senza scomodarmi di attendere il misterioso ospite.
 
 “Buo - buonasera.” Una titubante voce femminile mi blocca sui miei passi. Sapevo che mio padre aveva diversi colloqui con alcuni giovani laureati ma ero sicuro che avesse già ultimato e soprattutto non ricordavo il nome di alcuna ragazza in agenda. “Mi scusi, sono la dottoressa Defalco, ho appuntamento con l’avvocato Belli.”
 
Mi volto verso la nuova arrivata osservandola dalla testa ai piedi. Indossa una semplice gonna blu scuro lunga quasi fino alle ginocchia e una camicetta azzurra e bagnata. Deve sicuramente essere stata presa alla sprovvista dalla pioggia di alcuni minuti fa con il risultato che i lunghi capelli neri, stretti in una coda alta in cima alla testa, sono arruffati per l’eccesso di umidità e la camicetta, dello stesso azzurro dei suoi grandissimi occhi, aderisce perfettamente al prosperoso seno e lascia intravedere in trasparenza il pizzo scuro dell’intimo. Devo ammettere che questa ragazza non è affatto male.
Rendendomi conto di essermi soffermato eccessivamente sulle sue splendidi tette scendo ad esaminare la vita sottile, le gambe snelle e perfettamente depilate, e uno stupendo paio di Louboutin spuntate color crema. Le osservo a lungo cercando di cogliere un possibile segno di contraffazione ma devo constatare con soddisfazione la loro originalità: ha gusto la ragazza.
 
“Io sono l’avvocato Belli.”  Le rispondo in tono malizioso, consapevole dell’equivoco che sto creando.
 
“Oh, buongiorno.”  La ragazza spalanca i grandi occhi azzurri sbattendo un paio di volte le lunghe ciglia meravigliata, quindi allungando la mano perfettamente smaltata per presentarsi. “Mi scusi non immaginavo fosse lei.”
 
Sorrido sornione avvicinandomi di qualche passo e incurvandomi verso di lei, solo pochi centimetri separavano i nostri volti. “Perché? Mi immaginavi più vecchio o forse meno bello?” Emetto in un sussurro gongolando nel vedere le sue guance imporporarsi piacevolmente.
 
“Filippo! Non starai importunando la dottoressa?” Alzo gli occhi al cielo allontanandomi dalla mora. Doveva arrivare proprio adesso mia zia, mi ha guastato tutto il divertimento.
 
 
 
 
POV di Christine
 
“Filippo! Non starai importunando la dottoressa?” Mi volto di scatto notando una bella ed elegantissima donna di mezza età dai capelli castano ramati poco più lunghi delle spalle. Osserva con aria di rimprovero l’avvocato Belli quindi si volta verso di me sorridendomi amorevolmente. “Michela Sarpi, piacere.” Si presenta e io devo soffocare una risata. Deve trattarsi della donna incontrata da mia mamma dal parrucchiere, come l’aveva chiamata? Serpe!
 
“Mi segua, l’avvocato Belli la sta attendendo.” Per un istante fisso sconcertata la donna e riporto lo sguardo sul bellissimo ragazzo di fronte a me che sembra trattenere una risata.
 
“Lei ha detto di essere l’avvocato Belli?” Domando a lui facendolo scoppiare definitivamente a ridere sonoramente.
 
“Tecnicamente lo sono.” Mi risponde scrollando le spalle e ignorando lo sguardo di rimprovero della donna più grande.
 
“Ti prego perdona mio nipote.” Continua lei in tono gentile scuotendo la testa a destra e sinistra. “A volte ha uno strano senso dell’umorismo.”
 
Spalanco la bocca per lo stupore incapace di comprendere cosa stia realmente succedendo intorno a me ma sono sicura di essere appena stata presa in giro. Osservo il ragazzo davanti a me dal basso verso l’alto nonostante gli alti tacchi cercando di reprimere la rabbia che ultimamente prende sempre più spesso il sopravvento su di me.
 
“Non sei l’avvocato Belli?!” Più un’affermazione che una domanda, gli occhi stretti per l’irritazione.
 
“E invece lo sono. Avvocato Filippo Belli. Purtroppo credo che tu stia cercando mio padre.” Mi spiega mentre sul suo viso si dipinge un fastidioso sorrisetto.
 
“Tu lo sapevi? Ti stavi divertendo alle mie spalle?” Sbotto stringendo i pugni lungo i fianchi e avvicinandomi nuovamente a lui, esattamente come pochi minuti prima.
 
“Calmati dottoressa Defalco, era solo uno scherzo.” Mi schernisce, quindi mi volta le spalle e ritorna a grandi passi all’interno della sua stanza.
 
“Non badare a lui.” Michela Sarpi poggia la mano sulla mia spalla per tranquillizzarmi mentre io vorrei solo correre dietro a quel Filippo e prendere a sberle quel viso tanto perfetto quanto odioso. Già sono arrivata in ritardo a causa della pioggia e lui si permette anche di farmi perdere tempo inutilmente. “Sul serio, ignoralo. Crede di essere divertente.”
 
“Io sono divertente.” Borbotta Filippo Belli con il volto sepolto dietro ad un mucchio di carte facendole alzare gli occhi al cielo e ridere.
 
“Vieni dai, l’avvocato Belli ci sta attendendo”. Continua indicando con la mano destra il lungo corridoio sulla destra e io la seguo buttando per l’ultima volta l’occhio verso il giovane avvocato trovandomi costretta a riconoscerne la straordinaria bellezza, molto più della maggior parte dei modelli che ho mai incontrato in tutti gli anni vissuti a Roma. Tutto di lui è perfetto: i capelli castani, i grandi occhi marroni, la barba fintamente incolta, il corpo atletico e gli abiti eleganti e alla moda. Scuoto la testa per dimenticarmi di lui e concentrarmi sulla donna al mio fianco, pregando che il padre sia meno impertinente e intrattabile del figlio.
 
 
 
 
POV di Filippo.
 
Con la coda dell’occhio osservo mia zia allontanarsi con quella ragazza. Ha pure un bel culo!
Forse ho esagerato con lei, e se mio padre la assume? Avevo promesso che non avrei fatto il cretino con nessuna ragazza dello studio, non contando Mel ovviamente ma lei sa il fatto suo. Ad onor del vero non è ancora una dipendente quindi non dovrei aver fatto niente di male, e insomma l’ho solo presa un po’ in giro.
Chissà come sta andando il suo colloquio? Potrebbe essere interessante averla qui con noi, vederla gironzolare tutti i giorni per l’ufficio. Cerco di riportare la mia attenzione sui documenti abbandonati sopra la tastiera ma mi ritrovo a rileggere per sei volte di seguito la medesima frase senza comprenderne il reale significato. Nel retro della mia mente si ripropone continuamente l’immagine di quella ragazza seduta alla scrivania di mio padre, la sua camicetta ancora umida per la pioggia che aderisce al seno avvolto nel pizzo nero e sembrava veramente un bel paio di tette, le gambe sottili accavallate in modo da permettere alla lunga gonna scura di risalire mostrando una buona parte della cosce sicuramente toniche. Un’immagine paradisiaca. E quelle scarpe? Mi piacerebbe decisamente vederla con solo quelle addosso.
E quegli occhi? Così grandi, azzurri e profondi… Istintivamente mi passo una mano tra i capelli lasciando scivolare tra le dita grosse ciocche e pettinando indietro il lungo ciuffo. Cosa mi sta succedendo? Perché ora sto pensando ai suoi occhi invece di concentrarmi sulle divine chiappe fasciate dall’aderente gonna.
 
Spero tanto che mio padre non decida di assumerla così potrei recuperare il suo curriculum, contattarla e chiederle di uscire. Come si chiama?
Divertente, ricordo tutto di lei tranne il suo nome!
 
 
 
Angolo autrice:
Ecco il secondo capitolo di Ius & Love.
Siamo ancora all’inizio ovviamente ma spero di essere riuscita a catturare la vostra attenzione.
 
Cosa ne pensate per il momento?
Christine è tornata a Venezia, ha perso il suo contratto a favore di Estelle, e Andrea sembra volersi allontanare da lei.
E Filippo? Non sembrano aver cominciato esattamente con il piede giusto.
 
Christine avrà superato il colloquio?
 
Ringrazio tantissimo chi ha già inserito questa storia tra le preferite/da ricordare/seguite e spero che continui a piacervi.


IL CAST: Ecco i personaggi finora incontrari.

CHRISTINE
FILIPPO
ANDREA
MEL
MICHELA SARPI


Al prossimo capitolo in cui finalmente incontreremo Teo... 
Ricordatevi la mia pagina di Facebook!!! Se lo volete potrei come per la mia vecchia long mettere un piccolo spoiler prima del prossimo capitolo!!!
Lachiaretta.
  
   
 
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