Fumetti/Cartoni americani > I Pinguini di Madagascar
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Autore: I_love_Beerus    29/08/2015    6 recensioni
In questa storia verrà descritta l'infanzia di Sam, la pinguina ospite nello zoo di Central Park nella mia storia "Cambiamenti inaspettati".
Spero vi abbia incuriosito, un bacio!
Ps: Sappiate che non ho idea se questa storia possa essere pubblicata in questa fandom, dato che i pinguini non ci sono, ma c'è un personaggio che vi fa parte. Se per voi è sbagliato, se non vi piace la storia, non esitate a dirmelo, che io la cancello subito.
GRAZIE
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sam’s life
Rivelazioni
 
Passarono quattro mesi dalla nascita di Samantha Joy jr.
La pulcina era cresciuta e già incominciava a mostrare il suo vero io: una vera peste.
Almeno questo era quello che pensava suo padre Joy.
La piccola era intrattabile, non stava ferma un secondo e, in ogni momento della giornata, si ficcava nei guai.
Un giorno la sorprese mentre cercava d’arrampicarsi su un iceberg molto molto alto.
Per fortuna riuscì a fermarla in tempo, ma la sfuriata che le fece una volta a casa non accennò a frenarla.
La pulcina lo diceva sempre al padre che amava fare cose pericolose e provare il brivido dell’adrenalina.
Gli diceva che non sarebbe mai riuscita a stare tranquilla come tutte le sue coetanee, intente solo a stare attaccate alla mamma nel timore che si faccessero male o si sporcassero la pelliccia bianca immacolata.
-Tua madre era molto più tranquilla, Samantha!- la rimproverò un giorno il padre, al colmo dell’esasperazione, alla fine di un’altra missione “Recupero- Samantha-dai-guai”.
-Papà, ti ho detto che devi chiamarmi Sam!- gli disse arrabbiata la piccola –Samantha è più da femminucce- lo informò, ancora con il broncio infastidito.
-Io ti chiamo Samantha, perché è così che ti chiami. Ora basta, vai subito a dormire!-  le ordinò, cercando di non perdere definitivamente la pazienza con una figlia che aveva appena quattro mesi.
-Io non vado a dormire con le galline!-
-E’ tardi, Samantha. Non m’interessa che cosa pensi, ti ho detto che devi andare a dormire!- le ordinò ancora, questa volta alzando leggermente il tono della voce.
-D’accordo- disse sbuffando scocciata.
Joy scosse la testa: Poteva riprenderla in tutti i modi possibili, non sarebbe servito a niente; era peggio di un terremoto.
Più passava il tempo e più si accorgeva che sua figlia diventava sempre più testarda e orgogliosa, nonostante fosse poco più di una neonata.
I consigli del padre e le sue raccomandazioni sembravano parole buttate al vento; quelle che fanno tutti i genitori ai propri figli, tipo: non fare niente di pericoloso; stai attenta ai tipi strani; non ti tuffare nel mare senza di me, perché sei troppo piccola; non accettare richieste alquanto inadeguate per una della tua età…
Infatti, la sua adorata Samantha, faceva l’esatto contrario, e si è reso conto che più gliele diceva, più lei gli disubbidiva.
Certo, fino a quel momento non era successo niente di grave, ma la piccola aveva rischiato molte volte.
Un mese prima, Joy si spaventò a morte quando vide la figlia coinvolta in una rissa fra ragazzini.
Senza pensarci due volte, si buttò nella folla e tolse dai guai Samantha, sentendo ancora gli incoraggiamenti da parte di altri pinguini.
Stava picchiando un tipo che si credeva il capo, fu quello che disse la pinguina, quando dovette dare spiegazioni al padre, che la mise in punizione per una settimana, anche se non risolvò nulla, perché alla piccola con importò e non cambiò di una virgola il suo modo di comportarsi.
Per fortuna, quando Joy dovette chiedere scusa alla famiglia del ragazzino, questi ci passarono sopra e perdonarono tutto, dicendo semplicemente che era solo una bambina, ma furono seri nel dirgli che avrebbe dovuto controllarla di più.
E avevano ragione. Anche se davanti alla figlia non lo dava a vedere, Joy aveva PAURA.
La sua Samantha ogni giorno ne combinava una nuova, ed era sicuro che in futuro sarebbe arrivata a fare di peggio; questo ovviamente, se non avrebbe fatto nulla per impedirlo.
La figlia non faceva altro. Da quando era nata che doveva inseguirla dappertutto.
Era arrivata persino a fare a botte! La piccola gli diceva che per lei la miglior arma per mettere a posto i prepotenti era la ferita carnale.
Joy si spaventò non poco: aveva solo quattro mesi, e aveva detto una cosa del genere! Lui non glielo aveva mai insegnato, di questo era certo.
Provava a ragionare con lei, tutte le volte, sperando che il dialogo servisse per placare la sua anima ribelle e testarda, ma invano.
Ogni volta, riceveva sempre le stesse risposte dalla figlia. Cioè, che lei voleva vivere solo per spassarsela alla grande e farsi nuovi amici. Del resto non le importava un bel niente. Nemmeno di tutte quelle ragazzine che, appena la vedevano passare, la additavano sotto i baffi.
Le considerava solo “Deboli femminucce”.
Ma Joy, nonostante si fosse rassegnato al vispo carattere della figlia, aveva comunque paura che quel suo comportamento le si ritorcesse contro e arrivasse a fare qualcosa di VERAMENTE pericoloso.
Aveva già perso Eliza, l’amore della sua vita.
Non avrebbe mai dimenticato il suo dolce sguardo e quei lineamenti che ora si trovavano scolpiti sulla sua figlioletta.
Aveva pianto, quando, appena deposto l’uovo, la sua amata lo aveva lasciato per sempre.
Sapevano entrambi di questo destino: quando avevano scoperto che era incinta, la felicità riempì i loro cuori e loro si unirono ancora di più, promettendo di essere sempre uniti… fino a quando il capo della colonia non diede la devastante notizia: Eliza, appena deporrà l’uovo, morirà per una patologia che le farà rallentare a poco a poco il battito del cuore, fino a quando non si spegnerà del tutto.
Erano tutti sorpresi e angosciati per quello che avevano sentito.
Joy e Eliza piansero insieme molto tempo, fino a quando un giorno, Eliza decise di smetterla e disse al marito che doveva essere forte e che, quando sarebbe arrivato il momento, avrebbe dovuto crescere il figlio senza piangersi addosso, perché quel figlio era puro e innocente, non aveva nessuna colpa, entrambi lo sapevano.
Tutti i giorni erano rimasti uniti.
Il giorno della deposizione dell’uovo, lui era in lacrime e la moglie gli disse che non doveva farlo, che da quel giorno doveva mostrarsi forte per crescere suo figlio.
Disse che sarebbe stata sempre a vegliare su di lui e sul loro pulcino e che non doveva essere triste.
-Eliza, ti prometto che proteggerò il nostro piccolo- le disse serio, continuando a piangere.
Si diedero un ultimo bacio, poi lei chiuse gli occhi e il suo cuore smise di battere.
Glielo aveva promesso. Joy aveva promesso a sua moglie che avrebbe protetto il loro piccolo.
Era terrorizzato all’idea che potesse succedere qualcosa alla sua bambina.
Ora, era intenzionato a mantenere quella promessa e, fosse cascato il mondo, avrebbe protetto da tutto la sua Samantha, persino della sua ombra.
 
ANGOLO AUTRICE: SALVE! ALLORA, VI PREGO DI RECENSIRE, PERCHE’ NON SONO MOLTO CONVINTA DI QUESTO CAPITOLO. FATEMI SAPERE SE CI SONO DEGLI ERRORI E IO CORREGGO SUBITO. ALLA PROSSIMA;)
BACI, NATYSTAR
   
 
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