CAPITOLO
CINQUANTUNO
Severus
Piton sentì dei colpi alla porta, colpi
secchi e precisi. Il suo sguardo perforò l’uscio
della sua piccola casa in
Spinner’s End prima di alzarsi e con passo lento e
strascicato dirigersi ad
aprirla.
Spalancò l’entrata e si trovò davanti
la chioma scura di Alecto Carrow.
Assottigliò gli occhi, sorpreso di trovarsi la donna
davanti; nessuno dei
Mangiamorte veniva mai a trovarlo a casa. Sperava solo che non si
trattasse di
qualche emergenza per il Signore Oscuro. Il suo compito come spia era
molto
delicato e ogni azione necessitava di essere ben ponderata.
Quello
che lo sorprese ancora di più fu però la
presenza, insieme alla Mangiamorte, di un bambino che la teneva stretta
per la
mano come se senza quell’appiglio sarebbe potuto cadere a
terra.
“Ciao, Severus”.
“Alecto”.
“Mi fai entrare?”
Il
professore di Pozioni si guardò attorno
circospetto prima di far entrare dentro la donna; non voleva certo che
occhi
indiscreti li vedessero. E il quartiere in cui abitava non era il
migliore nel
farsi gli affari propri.
Alecto entrò trascinandosi dietro il bambino che quasi
inciampò nei propri
piedi.
“Lui
è Charlus”, disse lei indicando con
un’occhiata
il bambino. “Ed è tuo figlio”.
Severus
strabuzzò gli occhi. “Non sono in vena di
scherzi”.
“Non
sto scherzando. E’ tuo figlio. Anzi, nostro”.
L’uomo
riportò lo sguardo su quello scricciolo che,
più che un bambino, sembrava un cucciolo di animale smarrito
e ferito. Teneva
stretto al petto un orsacchiotto di
peluche a cui mancava un occhio e che era stato rammendato alla base
del collo,
segno che qualcuno gli aveva staccato la testa, per sbagli o di
proposito.
Sembrava la cosa più preziosa che possedesse.
“Quanti…
quanti anni ha?” chiese Piton.
“Nove.
Si chiama Charlus”.
“Come
tuo padre?”
“Sì”.
Charlus…
non gli avrebbe mai dato nove anni, al
massimo sei, per quanto piccolo e magrolino era, sicuramente denutrito.
Come
diavolo lo aveva trattato quella donna?
“Senti,
Severus, facciamola breve. Io non posso più
tenerlo. Sono troppo vicina al Signore Oscuro e… non
è l’ambiente migliore per
lui”.
“Davvero?”
Ora il Serpeverde era perplesso. Alecto
Carrow era sempre stata una fiera Mangiamorte, così come
tutta la sua famiglia,
in particolare suo fratello. Non avrebbe mai immaginato che si sarebbe
fatta
degli scrupoli per suo figlio. “Il figlio di Greyback e dei
Lestrange non fanno
che tormentarlo. Non può più stare
là”.
“E
che vuoi farne?”
“Lasciarlo
con te, ovvio!”
“Che
cosa?! Vuoi che me ne occupi io?”
“Certo!
E’ tuo figlio dopotutto!”
“E
perché non hai potuto dirmelo in tutti questi
anni”.
“Eri
troppo vicino a Silente…”.
“Che
cosa c’entra questo?”
“So
bene qual è il tuo ruolo tra i Mangiamorte e so
bene che tipo di uomo sei. Penso che con te crescerà meglio.
Gli darai tutto
ciò che gli serve, in fondo vivi in una casa
grande”.
“Il
Signore Oscuro sa di lui?”
“Lo
sa. Ma è ancora troppo piccolo. Quando verrà il
momento…”.
“Certo”.
Non voleva sentire la conclusione della
frase. Ma Alecto si sbagliava, non sapeva affatto che tipo di uomo lui
fosse e
non sospettava nemmeno del suo reale ruolo tra i Mangiamorte. Se lo
avesse
lasciato con lui non avrebbe di certo seguito la strada prescelta dalla
donna.
“Non
posso trattenermi a lungo. Ti prego, Severus”.
“E
lo lasci qui come fosse una valigia?”
“Non
ho alternative”. Alecto lanciò
un’occhiata
all’orologio da taschino che teneva sotto il mantello e
lasciò andare la mano
del figlio. “Devo andare ora. Qui ci sono tutte le sue
cose”. Gli mollò per
terra un sacco che non era pieno nemmeno per metà e strinse
la bacchetta. Poi
con un sonoro pop si
smaterializzò.
Il bambino restò a guardare il punto in cui la madre era
scomparsa con gli
occhi resi enormi per le lacrime trattenute.
Piton
osservò il bambino per qualche minuto. Non dubitava
delle parole della Mangiamorte, non del tutto almeno. Nove anni prima
avevano
passato diversi momenti piuttosto… intimi finché
lei non si era completamente
raggelata nei suoi confronti. Adesso capiva il motivo. Si domandava
però perché
glielo avesse confessato soltanto ora. Il bambino inoltre sembrava
essere la
sua immagine sputata quando era piccolo, con i capelli neri, gli occhi
scuri
come due pozzi, il viso mortalmente pallido. Persino i vestiti che gli
stavano
larghi…
Diamine!
“Siediti”,
gli ordinò in tono duro.
Il
bambino non si mosse.
“Sei
sordo per caso? Ti ho detto di sederti”.
Charlus,
allora, senza avere il coraggio di
guardarlo negli occhi, si sedette sul bordo del divano stringendo
l’orsacchiotto ancora di più-
“Charlus,
eh…”.
“Charlie”,
pigolò quello con voce inudibile.
“Come?”
“Charlie.
Preferisco Charlie”.
Piton
sorrise appena, un sorriso che pareva una
smorfia. Charlie… che diavolo ne avrebbe fatto di quel
marmocchio?
John
aspetto che la cuginetta si arrampicasse sugli
scalini dello scivolo e dopo vi si arrampicò lui, veloce
come una gazzella.
Quando fu sceso dall’altra parte, scorse Jolie seduta
nell’erba vicino alla
casetta di legno.
La raggiunse.
“Ciao,
Lie”.
“Ciao”.
“Che
fai?”
“Gioco”.
La
piccola era intenta ad aprire e chiudere i petali
di una margherita col movimento delle mani. Una di quelle piccole e
innocue
magie che i bambini imparano a fare da soli, prima di poter maneggiare
una
bacchetta.
John
si sedette accanto a lei senza invito. Stette a
guardarla per un po’ chiedendosi che cosa ci fosse di
divertente in quel gioco.
“Perché
te ne stai qui tutta sola?”
“Così”.
Jolie scrollò le spalle.
Il
biondino prese un ramoscello e iniziò a tracciare
dei ghirigori sulla ghiaia. Poco dopo vennero raggiunti da JamesRemus.
“Ehi”.
“Ehi”.
“E’
una giornata un po’ noiosa”.
“Forse”.
“Se
ci fossero Ariel e Joel sarebbe più divertente”.
Jolie
non rispose perché era troppo impegnata col
suo fiore e John nemmeno perché non era del tutto
d’accordo. Lanciò un’occhiata
a Tonks che se ne stava su una panchina a leggere un libro. Quel giorno
aveva
deciso di portare lei i bambini al parco perché potessero
prendere una boccata
d’aria e starsene fuori dagli affari dell’Ordine.
Di solito lo faceva Martha ma era dovuta rimanere a casa con Ariel che
si era
ammalata. Lo stesso aveva deciso di fare Joel per non lasciare la
gemella da
sola ad annoiarsi. Del qual fatto il piccolo Paciock era piuttosto
contento.
Joel non gli dispiaceva, anche se era sempre molto cupo e silenzioso,
ma a volte
faceva davvero fatica a sopportare la piccola di casa Black; era
capricciosa
come pochi. Il che gli dispiaceva, visto che era la sorella di uno dei
suoi
migliori amici.
In
quel momento arrivò anche Ted che si accomodò per
terra insieme agli altri. Non aveva una bella cera, la luna piena si
avvicinava
e sarebbe stato meglio per lui rimanere a casa. Ma non aveva voluto
rinunciare
all’uscita con gli amici.
“John,
mi spingi sull’altalena?” chiese Emmie in
tono supplichevole, guardando il cugino con due occhi enormi e dolci.
John le
sorrise e si alzò con un colpo di reni; non avrebbe mai
potuto dire di no a
quel dolce biscottino.
Severus
rimase a osservare il bambino steso sul suo
divano che si era profondamente addormentato, ancora abbracciato al suo
orsacchiotto.
Poi scosse la pozione bluastra che teneva in una fiala e
l’annusò. Infine, si
avvicinò al piccolo Charlie e gli staccò un
capello, cercando di essere il più
delicato possibile per non farlo svegliare.
Certo,
si fidava abbastanza delle parole di Alecto,
ma doveva verificare comunque, essere sicuro al cento per cento che
quello
fosse suo figlio.
Perché ora le cose sarebbero diventate decisamente
più difficili e la sua
missione poteva essere compromessa. Avrebbe dovuto parlarne con
Silente…
Ma
perché, perché quella dannata donna non aveva
parlato prima? Che cosa aveva in mente?
Piton
esalò un sospiro
quando abbassò gli occhi sulla pozione che ora era diventata
di un brutto
verdognolo. Poi li riportò sul bambino.
Bene, ora era veramente fregato.
MILLY’S SPACE
Buonasera,
signore e signori…
Eccomi
con un nuovo aggiornamento, questa volta un po’
più breve ma spero sia di vostro gradimento. Finalmente
iniziamo a scoprire
qualcosa di più sui nuovi malandrini, questa volta nella
loro tenera età.
Ditemi
cosa ne pensate del capitolo, le recensioni sono
sempre ben gradite. E
ricordatevi di
fare una capatina alla mia pagina fb
https://www.facebook.com/MillysSpace?ref=bookmarks
MAIAROSS:
ciao, carissima. Sono contentissima che la mia storia ti piaccia e che
tu l’abbia
letta d’un fiato. Sì, diciamo che adoro far
soffrire i miei personaggi e far
prendere colpi ai miei lettori, ma amo troppo l’happy ending
^^ Spero di
risentirti. Un bacione, M.