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Autore: _Minerva_    04/02/2009    0 recensioni
E' una storia a più capitoli, capitoli brevi ambientati in un altro mondo, in una città chiamata Alabastra. La protagonista è una ragazza che armata di magia e pistole...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un raggio di luce trafisse coraggioso come la spada di un cavaliere le tende blu della mia stanza per finire poi conficatto sul pavimento in legno poco più in là del mio letto.
Se pur sembrasse un raggio sottile di luce bastava a illuminare la mia camera e strapparmi dal mio incubo.
Aprì gli occhi e rimasi immobile sotto le coperte, affascinata dalla danza angelica dei granelli di polvere nella luce.
Dopo qualche minuto Astro, il mio gatto, salì sul letto e comiciò con fusa e miagolii, che divennero sempre più forti ed insistenti, a richiamare la mia attenzione e a farmi decidere di alzarmi.
Mi alzai, nel camino erano rimaste solo qualche brace che ogni tanto erano attraversate da un venatura arancione. Faceva freddo infatti, così presi dell'altra legna per scaldare anche l'acqua della mia abitazione. Mille nastri rossi cominciarono a danzare nel camino intorno ai ceppi di legna secchi e profumati di pino, poi li avvolsero, li abbracciarono entrarono in ogni venatura del legno e cominciarono ad arderlo.
Mentre attendevo che l'ambiente si facesse caldo, andai in cucina: diedi da mangiare ad Astro e mi preparai una tazza di caffè.
Quando il caffè fu pronto afferrai una coperta e mi ci avvolsi dentro per poter sorseggiare al caldo la mia colazione.
Intanto guardavo Astro che era salito su un piccolo tavolo appena sotto la finestra.
La storia di come conobbi Astro è molto triste e cominciò qualche anno fa.
Quando stavo per completare il mio corso di studio e addestramento alle armi sacre conobbi un ex professore molto vecchio, che in quanto ex professore appunto non insegnava più ma collaborava con il governo per mantanere la sicurezza all'interno della nostra città.
Fu un mio professore, il professor Iubert, a presentarmelo per via del mio talento nell'uso di armi e incantesimi da guerra, pensava che lui avrebbe potuto insegnarmi qualcosa che al corso non mi avrebbero mai fatto apprendere.
Così mi recavo dal lui , 2 giorni a settimana, si chiamava Durkheim e da lui imparai molto.
Diventammo amici e comincai ad andare  atrovarlo anche solo per bere un thè in compagnia o intrattenere una piacevole conversazione.
Il suo ufficio odorava di vecchio e di alchimia, c'erano libri e strani strumenti luccicanti ovunque, e c'era anche Astro che usava le alte pile di libri come torrette per potersi guardare attorno o per schiacciare pisolini infiniti. Era un gatto strano, dagli occhi verdi e il pelo color cenere semilungo, sembrava molto vecchio ma anche molto sveglio e intelligente, so che è difficile poter pensare una cosa simile per un animale però mi dava questa impressione.
Durkheim ed io entrammo molto in confidenza, riponeva una fiducia in me straordinaria e anche se non ebbi mai l'occasione e forse il coraggio di dirgli quanto lo stimavo e quanto fossi grata che si fidasse così ciecamente di me in fondo sò che ne era consapevole.
Parlava con me raccontandomi cose che per legge non avrebbe dovuto dirmi: segreti governativi,  corruzione all'interno delle cariche più alte del governo, frodi...
Quando trattava queste cose i suoi occhi gialli brillavano e si accendevano di un vigore in genere celato simile a quello che hanno i cavalieri nelle favole quando devono sconfiggere il male e salvare la principessa.
Il suo male in questo caso era il governo e la sua principessa era la sua città, la nostra città, Alabastra, chiamata così per via dei suoi grandiosi edifici bianchi. Inutile dire che spettacolo al tramonto quando la città si infiamma di arancio pallido e di rosa.
Qualche anno più tardi l'ex professor Durkheim morì, lo ritrovarono nel suo ufficio con una pistola in mano e un foro alla tempia, si parlò di suicidio in quanto non vi erano altre prove che potessero decretare il contrario.
Ma conoscevo il professore abbastanza bene da poter affermare con molta sicurezza che non si era suicidato, piuttosto era scomodo a qualche membro del governo in quanto Durkheim aveva il vizio della verità e dell'onestà.
Dopo i suoi funerali la feccenda fu presto insabbiata, nessuno si interessò più all'accaduto e molti lo dimenticarano.
Il suo ufficio rimase chiuso per alcuni giorni e appena fu riaperto ci fu una schifosissima corsa ai libri e strumenti del professore da parte di alcuni suoi colleghi e del governo.
Quando vi entrai io mi sembrò come se la memoria del professore fosse stata dissacrata e calpestata: sul pavimento libri aperti con le pagine strappate, candele spezzate scaffali che prima traboccavano di conoscenza , ora tristemente vuoti. Era rimasta solo qualche foto del professore sparasa qua e là e...Astro.
Avevo sentito dire che il gatto del professore non aveva voluto lasciare lo studio, ma nessuno gli aveva comunque portato da mangiare e da bere.
Mi avvicinai ad Astro che alla mia vista non scappò ma anzi si fece accarezzare, era magro e faticava anche a miagolare.
La cosa più strana però è che i suoi occhi non erano più verdi ma gialli.
" Ti vado a prendere qualcosa da mangiare o morirai di fame...vado e torno! " dissi rivolta ad Astro, e mentre uscivo dallo studio mi fermai qualche minuto a guardare una foto del professor Durkheim, era una foto recente, il professore indossava la sua tunica più bella, verde smeraldo con dei ricami in oro, i suoi occhi gialli brillavano come due pagliuzze dorate tra le sopraciglia bianche e la barba dello stesso colore.
Decisi di prenderla e tenerla come ricordo del mio professore e maestro di vita.
Quando fui a metà corridoio mi accorsi che Astro mi seguiva. La cosa mi lasciò inizialemente perplessa ma poi sorridendoci sopra continuai a dirigermi verso casa mia con Astro al mio fianco.
Aperta la porta di casa Astro esitò prima di entrare, si sedette prima sulla soglia fissandomi. Lo guardai incuriosita per quel suo strano atteggiamento, rimasi in silenzio due minuti e poi gli dissi con tono scherzoso ma gentile : " Prego Astro! si accomodi pure! " . Incredibile a dirsi ma Astro si alzò e varcò la soglia di casa.
Gli diedi da mangiare e mi presi cura di lui fino ad oggi e continuerò a farlo finchè ci sarà.
Astro è così diventato il mio copagno di stanza, un gatto molto speciale che sa tenermi compagnia come farebbe un buon amico, intuendo anche se sorrido che dentro ho un dolore o un dispiacere o qualcosa che mi dà pensiero. In questi momenti Astro si sede o si acciambella vicino a me e inizia a farmi le fusa, il suo modo per dirmi che lui è vicno a me e al mio stato d'animo.
  
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