Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Layla_93    30/08/2015    5 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
[...] Si rigirò nel letto, infastidito.
Chi diavolo si metteva a bussare alla porta alle… Alle…
Allungò un braccio verso il comodino, recuperando la sveglia.
“Cristo Santo, sono solo le 6:30 del mattino!”
“John, ti sei svegliato finalmente.”
“Finalmente?” Chiese, spalancando la porta e ritrovandosi davanti al suo coinquilino.
“Ti rendi conto di quanto presto sia?!”
“Abbiamo un caso.” Fu la risposta che ricevette in cambio.
“Quando mai non ne abbiamo uno.” Mugugnò, tornando a buttarsi sul letto.
“Sembra piuttosto interessante. Vuoi venire?”
“Dammi cinque minuti...” [...]
Genere: Angst, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"La prossima a sinistra e siamo arrivati." Disse, buttando l'ennesima occhiata alla mappa sul suo cellulare.
Lestrade fece una veloce manovra, imboccando la direzione appena fornitagli.
Si ritrovarono in uno spiazzo a pochi metri dalla riva occidentale del Tamigi, in una zona adibita per i capannoni di scarico.
"Spero per lui che sia qui. Non ho intenzione di inseguirlo per metà Londra." Sbuffò l'ispettore, scendendo con stizza dall'auto.
Si guardarono un po' intorno, cercando il capannone che Sherlock aveva indicato come la vera scena del crimine.
"Greg."
Con una pacca sulla spalla si premurò di ricevere la piena attenzione di Lestrade, conducendolo verso la struttura su cui campeggiava il numero 9 di un rosso scolorito.
Si affacciarono incerti oltre il portellone accostato e agganciarono subito i loro occhi alla figura del detective intento ad osservare con la sua lente tascabile la porzione di terreno sotto un cavo che pendeva dal soffitto.
"Sherlock!" Esclamò subito John, raggiungendolo con poche, rapide falcate.
"Finalmente siete arrivati. Stavo quasi per andarmene."
L'espressione che attraversò il viso del dottore fece arricciare le labbra dell'ispettore, ben conscio del battibecco che si prospettava all'orizzonte.
"Stavi per andartene." Ripeté, atono.
"È quello che ho detto."
"Stavi per andartene... Davvero, Sherlock? Credi che possiamo permetterci di inseguirti per tutta la dannata città mentre c'è un pazzo omicida in cerca di altre vittime?"
Il tono sempre più alto ed acuto del dottore riverberò dolorosamente tra le pareti di lamiera del capannone.
Per qualche istante il silenzio regnò sovrano, finché un sospiro esasperato di Lestrade sembrò sbloccare la situazione.
"Vi siete mossi con lentezza." Cercò di ribattere acidamente il detective.
"Oh, forse perché qualcuno di mia conoscenza non si è degnato a dirci dove diavolo fosse scomparso così d'improvviso dopo aver blaterato ordini."
Gli occhi del dottore sostennero caparbiamente lo sguardo contrariato di Sherlock.
"Potreste rimandare a dopo le vostre liti coniugali? Vorrei capire se siamo su una dannatissima scena del crimine."
Il sospiro scocciato del dottore fu parzialmente coperto dalla voce del detective.
"È ovviamente la nostra scena del crimine. Qui è dove è stato legato Coltry. I segni per terra sono chiari, ha lottato fino all'ultimo per riuscire a rimanere in piedi."
Si spostò un po' sulla sinistra, osservando la parete che lo fronteggiava.
"Il timer deve esser stato posizionato su quel lato. Il killer deve averlo rimosso quando è venuto a recuperare il corpo."
La domanda si dissolse in un silenzio pesante.
"C'è qualcosa che non torna..." Mormorò improvvisamente John, catturando l'attenzione degli altri due.
"Quanto era alto Coltry?" Chiese, rivolgendosi a Sherlock.
"1,69." Rispose subito.
Fece un altro giro intorno al cavo, osservandolo attentamente.
"Questo cavo è troppo in alto." Disse infine.
"Come fai a dirlo?" Chiese Lestrade, chiudendo la telefonata che lo aveva tenuto impegnato per alcuni minuti.
"Coltry era alto quanto me ed io non riuscirei mai ad infilare la testa nel cappio."
Sottolineò il concetto posizionandosi sotto al cavo e mettendosi in punta di piedi.
I capelli sfioravano a malapena il metallo.
"Quando il killer ha recuperato il corpo avrà fatto in modo di abbassare ulteriormente tutto per poter sfilare la testa..."
Aggiunse Sherlock posizionandosi davanti a lui.
"È della tua altezza." Osservò, alzando gli occhi verso il volto dell'altro.
"Quindi? Dovremo prenderla come una minaccia?" Chiese Lestrade, leggermente a disagio per la vicinanza degli altri due.
"Potrebbe." Concesse, mentre gli occhi saettavano veloci per tutto lo spazio circostante.
Dopo qualche istante d'immobilità scattò verso la parete sinistra, recuperando con velocità febbrile il cavo dall'argano.
"Sherlock, maledizione, smettila di inquinare le prove!" Ingiunse da dietro Lestrade.
"John, vieni qui." Lo chiamò, incurante dell'ammonimento.
Si avvicinò velocemente al detective, portando lo sguardo su un punto preciso del cavo che aveva catturato la sua attenzione.
"C'è del sangue qui."
"Della vittima?" Chiese l'ispettore.
"Coltry non aveva tagli sul corpo." Rispose subito John, battendo sul tempo Sherlock.
"Abbiamo il sangue dell'assassino?" Chiese con un impeto di sorpresa Lestrade.
Lo sguardo che gli lanciò Sherlock fu più eloquente di qualsiasi parola.
"E allora cos'è?" Chiese esasperato l'ispettore.
"Un indizio." Commentò semplicemente il detective.
"Dobbiamo analizzarlo e ricercarne il proprietario per dei chiarimenti." Aggiunse con una punta di eccitazione mal celata nel suo tono.
"Bene, fuori da qui."
"Cosa?"
"Mi hai sentito. Hai già girato abbastanza qua intorno. Farò prelevare dei campioni dal mio team."
Lo sguardo che saettò tra il detective all'ispettore fu chiaramente di sfida.
"Farò in modo che tu possa accedere ai campioni. È tutto quello che posso fare." Sospirò sconfitto Lestrade dopo qualche minuto di lotta silenziosa.
"Bene. Aspetterò al Barts."
Detto ciò, si girò velocemente verso l'entrata e si incamminò in silenzio.
Il saluto che il dottore rivolse a Greg fu frettoloso, troppo interessato nel raggiungere Sherlock prima che lo lasciasse nuovamente indietro.
"Stai migliorando." Osservò il detective non appena lo raggiunse sull'ennesimo taxi della giornata.
Alzò le sopracciglia in un chiaro segno di sorpresa.
"Grazie...?" Rispose incerto, quasi imbarazzato.
"Ci porti al Barts." Aggiunse subito, riportando l'attenzione sull'autista che ancora aspettava loro direttive.
Il viaggio fu avvolto nel più completo silenzio, interrotto solamente dal continuo trillare del cellulare di Sherlock, intento a messaggiare chissà cosa con chissà chi.
Arrivati all'ospedale, il detective scese velocemente dal taxi.
"Ti aspetto in laboratorio." Disse, mentre già era a metà strada dall'entrata.
"Questa giornata non finirà mai..." Esalò esasperato, pagando con gli ultimi soldi rimastigli nel borsello.
Quando raggiunse il laboratorio, Sherlock aveva già abbandonato il cappotto sull'attaccapanni ed era evidentemente concentrato su qualcosa.
Lo raggiunse alla sua postazione, sedendosi sullo sgabello di fronte a lui, e lanciò un'occhiata a quel che stava facendo.
Il detective era chino sul tavolo, con una matita precariamente in equilibrio tra due dita e lo sguardo concentrato su di un foglio mezzo scritto.
Piegò leggermente la testa, leggendo attentamente la scrittura spigolosa del detective.
"Come hai scoperto che Coltry ha abbandonato tutti i lavori che era riuscito a trovare?" Chiese stupito, senza interrompere la sua lettura capovolta.
"Sms. Ho qualche contatto che mi deve dei favori."
"Perché questa cosa non mi stupisce?" Commentò serafico.
Spostò per un attimo gli occhi sull'orologio a parete posto sopra la porta, seguendo per un po' il lento muoversi della lancetta.
"Credi davvero che quello sul cavo non possa essere il sangue del killer?" Chiese improvvisamente, rompendo la bolla di silenzio che li aveva avvolti.
Il detective non rispose, non spostò nemmeno gli occhi dai suoi appunti.
"I criminali fanno spesso degli errori." Pressò, attirando finalmente il suo sguardo.
"Normalmente, si."
"Ma...?" Soggiunse, avvertendo il senso d'incompiutezza della frase.
Il detective sospirò, abbandonando la matita sul tavolo.
"Ma credo che il nostro uomo sia molto più scaltro di qualsiasi altro criminale comune." Sospirò, riportando lo sguardo sul foglio davanti a lui.
"Perfetto..." Borbottò, disturbato dall'idea.
Per qualche minuto si concentrò sulla lettura degli appunti di Sherlock e, quando alzò lo sguardo, trovò gli occhi del detective intenti ad osservarlo.
"Riesci a leggere con semplicità al contrario." Constatò con tono pacato.
"Ho imparato un paio di trucchi durante l'addestramento militare." Rispose prontamente.
Si leccò le labbra leggermente secche, prima di parlare nuovamente.
"Dici che ci sia un collegamento tra Coltry e le prossime probabili vittime?" Chiese, indicando sommariamente una parte del foglio piena di collegamenti e frecce che finivano tutte con dei punti interrogativi.
"Ci saranno sicuramente altre vittime." Rispose semplicemente, per poi alzarsi di scatto e scomparire oltre le porte del laboratorio.
"Lunatico." Mormorò a mezza voce il dottore, scuotendo divertito la
testa.
Lesse e rilesse gli appunti nella mezz'ora che passò prima dell'arrivo di Lestrade.
"Pensavo che avresti mandato qualcuno della tua squadra." Commentò alla vista dell'ispettore.
"Pensavo che qualcuno della mia squadra avrebbe eseguito una semplice consegna." Rispose sarcasticamente.
"Dov'è Sherlock?" Aggiunse subito, guardandosi intorno.
Come risposta si limitò a scuotere le spalle.
"Non. Commentare." Disse poi, notando lo sguardo stranamente malizioso.
"Oh, qualcuno è suscettibile." Ironizzò Lestrade.
Non commentò le parole dell'altro, si limitò semplicemente a recuperare il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans e scrivere velocemente un messaggio a Sherlock.
Ci vollero un paio di minuti prima che la figura slanciata del detective comparisse sulla soglia del laboratorio.
Non proferì parola nel sottrarre il campione dalle mani dell'ispettore, avviandosi, poi, con trepidazione verso il banco da lavoro.
Si mise all'opera, la concentrazione totalmente rivolta nel dosare accuratamente i vari agenti chimici.
"John, prendi un campione e comparalo con il database dell'ospedale e della polizia." Disse improvvisamente.
Il dottore guardò contrariato il detective, per poi rivolgere uno sguardo incerto verso Lestrade.
"Puoi darmi la password per il database di Scotland Yard?"
"Certo che può dartela." Ingiunse Sherlock dal microscopio su cui era chinato.
"Lo controllerò io. È il massimo che posso concedervi."
"Grazie, Greg." Si affettò a rispondere, prima che il detective potesse aggiungere altro.
Si misero al lavoro in silenzio, controllando ciascuno il database di loro competenza.
"Credi che il proprietario del sangue sia schedato o abbia una cartella clinica?" Chiese dopo una ventina di minuti di lavoro il dottore.
"Probabile. Il killer sta calcolando le nostre mosse. Ci ha lasciato quel pacco, poi il sangue sul cavo... Sta giocando con noi e questa è solo una mossa."
"Magnifico, era da tempo che sognavo di avere uno psicopatico del genere tra le mani." Sbuffò l'ispettore, rimettendosi al lavoro.
I minuti passarono veloci, trasformandosi presto in più di un'ora.
Gli occhi iniziavano a bruciargli per la prolungata attenzione che stava prestando allo schermo del computer, ma, proprio quando stava per alzarsi e sgranchire un po' le gambe, il computer trovò la combinazione esatta.
"Sherlock, ce l'ho!" Esclamò, facendo zigzagare lo sguardo sulle informazioni appena trovate.
"Si tratta di un'altro uomo. Daniel Bradbury. Ricoverato più volte per indigestione e attacchi di diabete."
"L'indirizzo?" Chiese Sherlock mentre già indossava cappotto e sciarpa.
"Il 27 di Mallory Street."
“Prendiamo la mia auto.” Disse Lestrade, facendosi seguire dagli altri due verso il posto i cui aveva parcheggiato.
“Se il nostro uomo fosse davvero legato a i sette peccati capitali, quale ci troveremo davanti?” Chiese l’ispettore mentre si immetteva nel traffico.
“Non c’è nessun ‘se’.” Fu tutto ciò che disse il detective, nuovamente concentrato sul suo cellulare.
Il dottore si lasciò sfuggire un sospiro esasperato.
“Dovrebbe essere la Gola, Greg.” Provvide a rispondere, nel tentativo di evitare un battibecco tra i due.
Quando finalmente arrivarono all stabile di Bradbury, si ritrovarono a suonare a vuoto al campanello.
“Brutto segno…” Mugugnò Lestrade, provando ad aprire la porta.
“Sherlock? Sherlock, che vuoi fare?” Chiese John, notando il lampo che aveva attraversato le iridi chiare.
In pochi secondi il detective aveva sfilato la pistola di Lestrade dalla fondina e, prima che uno dei due presenti riuscisse a reagire, sparò alla serratura della porta.
“Cosa diavolo credi di fare?” Inveì il dottore, seguendo l’avanzata del detective all’interno dell’appartamento.
Lestrade li seguì, preparandosi a redarguire Holmes e ad intimargli di restituire la pisola che ancora teneva in mano, ma ciò che vide lo immobilizzò.
In mezzo alla cucina, sul pavimento chiazzato di macchie rosse, giaceva il corpo esanime di un uomo totalmente ricoperto da topi.
“Ma cosa…?” Provò l’ispettore, interrompendosi per reprimere un conato dovuto all’odore della stanza.
“Questa, signori miei.” Disse solennemente Sherlock. «Questa è la Gola.”

 
Ed eccomi finalmente qui con il nuovo capitolo.
So di averci messo fin troppo, ma gli impegni mi hanno fatto perdere la cognizione del tempo =(

Spero che questo capitolo sia abbastanza buono da farvi dimenticare l'attesa...?
Alla prossima, sperando in tempi più brevi xD
xoxo
   
 
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