Nome sul
forum/efp: Lestneko_chan (entrambi)
Prompt: 18
Titolo: Il
tempo per vivere è breve, il tempo per sognare infinito
Genere e
rating: fantasy, introspettivo, angst(?), rating verde
Lunghezza
storia: 500 parole (secondo word)
Eventuali
note: niente di particolare da dire, ho solo ripreso una vecchia idea mai
conclusa e stravolto completamente i personaggi.
Il tempo per vivere è breve, il tempo per sognare infinito
Invochi la
distruzione e questa si realizza sotto forma di una tempesta.
“Quanti
sogni hai infranto oggi?”
“Tanti”.
Ma non ti
importa: è il tuo dovere distruggere i villaggi, le città, gli umani che hanno
arrecato danni al Popolo del Mare.
Osservi la
figura ferma davanti a te sulla spiaggia.
Lei, Yumi,
la tua controparte, ti fissa con quei suoi occhi carichi di sogni.
Non cerca
vendetta, lei.
Lei cerca di
riparare ai tuoi errori, alle tue distruzioni distribuendo sogni.
Ma in
battaglia i sogni servono a poco, gliel’hai già detto, ma lei sembra sorda alle
tue parole.
Siete così
simili – stessi capelli neri, stessi occhi viola – eppure così diversi. E non
solo nell’aspetto: tu, un abitante del mare; lei, un’abitante del cielo.
Creature
senza tempo, destinate a rincorrersi nell’eternità.
“Dovresti
lasciarti andare e affidarti ai sogni, Umiju”.
“Perché? I
sogni corrompono l’anima degli uomini, li ingannano. E si sa: gli uomini sono
creature deboli, incapaci di vivere senza sogni”.
“Ma tu li cancelli.
E adesso che ci siamo incontrati, dimmelo. Perché distruggi i sogni con le tue
tempeste?”
“Io non
distruggo sogni: distruggo villaggi e città che minano la sicurezza del popolo
del mare”.
“I sogni
fanno parte degli uomini. Distruggendo le loro vite, cancelli i loro sogni. Non
esiste un uomo senza sogni: sono parte l’uno degli altri”.
“Non mi
interessano i sogni: distolgono dalla realtà”.
“Eppure
anche il popolo del mare ha dei sogni”.
Assottigli
gli occhi.
Piccola sfacciata.
“E cosa ne
sai tu?”
Yumi osserva
la distesa d’acqua, incrociando le mani dietro la schiena. Le onde che si
infrangono sulla riva le bagnano le caviglie. Sembra quasi che brilli di luce
propria. No, non sembra: Yumi brilla nell’oscurità. Ne sei sempre stato
consapevole ma solo adesso te ne rendi conto.
“Umiju”.
È la sua
voce a rompere il silenzio.
La guardi: i
suoi occhi viola, così simili ai tuoi, sono diventati due fessure; l’aria
intorno a lei brilla sempre di più.
Socchiudi a
tua volta gli occhi, lasciando che il mare intorno a te si agita appena.
Dietro di
te, la distesa marina, scura e piena di vita.
Dietro di
lei, la terra, nera e carica di morte.
Vi osservate
a lungo: nessuno fa un gesto, soltanto gli elementi si agitano intorno a voi.
“Umiju”.
Di nuovo ha
chiamato il tuo nome.
Quella voce
chiara, limpida e cristallina squarcia l’aria, ti trafigge il corpo e l’animo
più di una spada. Ma non puoi farci niente.
Yumi è così:
lontana quanto vicina, fugace quanto persistente.
È un sogno
lei stessa.
Lei che
distribuisce sogni al mondo – ai mondi – è diventata un sogno per te.
E come tale
la temi, la eviti. Ma non puoi fare a meno di lei: è sfuggente, ma tu la segui sempre,
in una corsa contro quel tempo che vi manca.
“Tu non temi
i sogni. Temi il giorno in cui essi finiranno perché non avrai più niente da
rincorrere. È così?”