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Autore: blackmiranda    30/08/2015    4 recensioni
*INCOMPIUTA* Sette anni dopo la battaglia contro Deep Blue, una nuova minaccia si profila all'orizzonte. C'è solo un problema: le Mew Mew hanno definitivamente perso la loro mutazione e non possono più trasformarsi. Di conseguenza, Ryou è costretto a creare una nuova squadra di combattenti.
Riusciranno le nuove ragazze a sopportare il peso della loro missione e ad uscire a testa alta dal confronto con Ichigo, Minto, Retasu, Purin e Zakuro? E chi c'è dietro a questi nuovi attacchi alla Terra?
I nostri eroi saranno costretti ad affrontare un passato dimenticato e un futuro incerto, riscoprendo, passo dopo passo, l'amicizia e l'affetto che li legavano un tempo.
(Anche se dall'introduzione può non sembrare, in questa storia sono presenti tutti i personaggi dell'anime, più qualche "new entry". Mi impegno a dare a tutti loro il giusto spazio, magari sotto una luce diversa).
Era incredibile come nessuno di loro tre fosse riuscito ad essere immune al fascino di quelle umane ibridate. Cosa avevano mai di così speciale, da farli cadere ai loro piedi in quel modo vergognoso? Che diamine di sortilegio avevano gettato su di loro?(Cap.28)
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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24. Think of me



 

Quella mattina, giunte al Café, le ragazze dovettero fare molta attenzione a non trascinare all'interno cumuli di neve fresca, che si era depositata a terra durante le prime ore dell'alba.

Si erano appena cambiate, indossando le divise variopinte, quando Ryou fece il suo ingresso, corrucciato come il suo solito, e chiese loro di prestargli attenzione. “Riguardo a quanto è successo a Shinjuku...” esordì, e subito le ragazze si rabbuiarono. Sumomo cercò istintivamente la mano di Ichijiku, che, anche se un po' stranita, gliela strinse.

“...per nessun motivo dovete sentirvi in colpa.” continuò lo scienziato, parlando lentamente come per rendere il messaggio più chiaro. “Avete fatto tutte del vostro meglio, e se non foste intervenute il danno sarebbe stato incommensurabilmente più grande.” Incrociò le braccia al petto. “Non pensate alle vittime dell'attacco, pensate a tutti coloro che avete salvato.”

Suika scosse la testa. “Io non ho salvato proprio nessuno.” commentò, sconsolata.

“Eravate ferite ed esauste a causa dello scontro precedente.” ribatté il ragazzo. “Ogni volta che combattete, ogni volta che vi trasformate, ricordate che lo state facendo per la salvezza della Terra. Questo non è per nulla un compito facile, e voi lo state facendo al meglio.” La sua voce parve addolcirsi un po'. “Kei ed io siamo fieri di voi. Non fatevi abbattere.” Detto questo, si allontanò, diretto al laboratorio.

Mentre le altre soppesavano in silenzio le parole del ragazzo, Suika prese coraggio e gli andò incontro. “Shirogane-san...” lo chiamò, titubante.

Lui si girò. “Hm?”

La ragazza abbozzò un sorriso. “Mi chiedevo se fosse possibile per me lasciare il Café in anticipo, oggi. Mia sorella torna dall'America per le vacanze di Natale e...”

Il ragazzo la fissò, lo sguardo penetrante. “Ma certo. Riprenderemo gli allenamenti tra qualche giorno.”

Suika avvertì una stretta al cuore al pensiero che non avrebbe visto Kisshu per giorni, ma allo stesso tempo si sentì estremamente sollevata. “Grazie mille!” esclamò, accennando un inchino.

“Non c'è problema.” fece lui, prendendola improvvisamente da parte. “Ah, Suika...” disse, abbassando il tono di voce.

Lei gli lanciò un'occhiata sorpresa. “Sì?”

L'espressione di Ryou si fece grave. “Sarò breve. Non so in che genere di rapporti siate tu e Kisshu, ma penso che dovresti stargli il più lontana possibile.”

La ragazza avvampò, portandosi le braccia al petto. Il modo diretto con cui Shirogane aveva deciso di affrontare l'argomento l'aveva spiazzata. “Cosa...perché...” balbettò, a disagio. Con la coda dell'occhio si accorse che le altre la stavano osservando, al di là delle colonne rosa.

“Ti chiedo scusa. Non avrei voluto essere così esplicito, ma l'anomalia nella tua mutazione mi ci ha costretto. Qualunque cosa sia quella che credi di provare, ricorda che è solo un effetto dovuto al tuo DNA modificato.” disse Ryou, posandole delicatamente le mani sulle spalle. “Forse non te ne sarai accorta, data l'alleanza che intercorre tra noi e loro, ma Kisshu e i suoi fratelli hanno dimostrato più volte di saper essere spietati e molto, molto pericolosi. Non voglio che una di voi si faccia l'idea sbagliata...”

Per qualche strana ragione, gli occhi le si inumidirono. “Magari...sono cambiati.” tentò con voce soffocata.

“Non ci conterei.” ribatté lui amaramente, cercando il suo sguardo. “Lo so che è difficile, ma devi combattere questa...cosa. Lui non va bene per te.”

Improvvisamente, la ragazza sentì una gran rabbia nascerle in petto. Come si permetteva, lui, di fare supposizioni su cosa andasse o non andasse bene per lei? Non la conosceva neanche!

Tremò, e Ryou tolse le mani dalle sue spalle. Senza dire niente, Suika si allontanò, afferrò uno straccio pulito e si mise a strofinare energicamente un tavolo, le lacrime che le appannavano la vista.

Era furente. Shirogane pretendeva di darle ordini anche su quel frangente della sua vita? Già le aveva sconvolto l'esistenza...ed era colpa sua se ora sentiva quella inspiegabile attrazione per Kisshu, e dopo tutto questo le chiedeva pure di fare finta di niente?

Fece un movimento brusco col braccio e il dolore per la ferita le strappò un gemito.

“Suika-oneechan, tutto bene?” le chiese Ninjin, andandole vicino. Le altre la imitarono, preoccupate. Nasubi le prese delicatamente lo straccio dalle mani. “Non sforzarti, la ferita non è ancora rimarginata...”

Suika scosse la testa con veemenza, asciugandosi gli occhi. Era stanca di piangere. “Sto bene. Forza, è ora di aprire il locale.” disse, indurendo i lineamenti del volto.

 

***

 

La berlina nera si fermò di fronte all'edificio dai muri rosati, che ricoperto di neve com'era sembrava un grosso dolce glassato. L'uomo e la donna che scesero dall'auto si scambiarono un'occhiata perplessa. “Il posto è questo.” esordì la donna, i capelli neri strettamente legati in una coda bassa e appena un accenno di trucco sul volto dalle sopracciglia scure, perennemente corrucciate.

“Già.” rispose l'uomo, le spalle larghe leggermente incurvate in avanti. “Sembra più piccolo, in foto...”

“Entriamo, sto morendo di freddo.” tagliò corto lei, cercando di mantenere una camminata sicura sui tacchi nonostante il terreno scivoloso.

L'interno del locale era riscaldato a puntino e pieno zeppo di persone, specialmente ragazzine. Giovani cameriere dalle divise tutte merletti si muovevano tra i tavoli, raccogliendo le ordinazioni.

“Cerchiamo di non dare troppo nell'occhio...” bisbigliò la donna al suo compagno, proprio mentre una ragazzina bionda e con gli occhi azzurri che si intonavano alla sua uniforme si parava loro davanti. “Buongiorno, benvenuti al Café Mew Mew!” li salutò con un largo sorriso di circostanza. “Prego, da questa parte!” fece poi indicando un tavolino libero. I due si sedettero senza dire una parola mentre la ragazza lasciava loro i menu.

“Rilassati, Amane, sembri un manico di scopa.” le bisbigliò l'uomo aprendo il menu.

L'agente Amane lo fulminò con lo sguardo. “Non ti sembra strano che si chiami 'Café Mew Mew'?” mormorò, guardandosi intorno sospettosamente.

“Ordina qualcosa, invece di fare domande.” la rimbrottò il compagno, toccandole la mano. “Tesoro.” aggiunse, sorridendo languidamente, mentre una cameriera con la divisa verde passava di fianco al loro tavolo, reggendo un vassoio con entrambe le mani.

La donna stiracchiò le labbra in un sorriso falso. “Dico solo che è strano.”

“Potrebbero essere dei fan. Inoltre, a quanto mi risulta, il locale ha aperto nel 2002...”

“Già, e poco dopo sono spuntate queste fantomatiche Mew Mew!”

L'uomo sembrava sentirla appena, concentrato sui nomi delle pietanze scritti in una grafia elegante.

La ragazzina bionda tornò, un vassoio vuoto stretto al petto. “Siete pronti per ordinare?” chiese, lanciando un'occhiata alle loro mani intrecciate sul tavolo.

“Io sì, e tu?” rispose l'uomo, sorridendo amabilmente. Amane aprì di scatto il menu. “Uhm, solo un secondo...” borbottò.

“Il locale è sempre così pieno?” chiese intanto lui, posando una guancia sul palmo della mano aperta.

La ragazza annuì. “Oh, certo! Specialmente in questo periodo!” rispose. “Ah, ho scordato di dirvi che oggi abbiamo lo special due per uno sulle torte al cioccolato.”

“Molto romantico.” sogghignò l'agente. “Che ne dici, Amane-san?”

La donna chiuse il menu. “Per me va bene.”

La ragazza sorrise. “È appunto pensato per le coppie.” spiegò, prendendo le ordinazioni. “Torno subito!” aggiunse poi, dileguandosi tra i tavoli.

“Cerca di non approfittarne troppo, Watanabe.” ringhiò l'agente Amane, ritraendo la mano da sotto quella di lui.

Watanabe ridacchiò. “Stavo solo cercando di rendere la copertura credibile. Devi ammettere che passare il Natale senza un appuntamento è molto triste...”

“Ecco, guarda quello lì!” sibilò Amane, che aveva già smesso di ascoltarlo. Entrambi gli agenti si sporsero ad osservare un giovane uomo dai capelli biondi, che stava conversando con quello che sembrava a tutti gli effetti il pasticcere del locale.

“Scommetto che quello è il capo.” Gli occhi neri della donna saettarono dal biondo alle cameriere, mentre un sorriso compiaciuto le si dipingeva sulle labbra. “E ci sono cinque di loro. Il numero corrisponde!”

Watanabe sollevò un sopracciglio. “Ma nessuna di loro corrisponde a quella avvistata a Shinjuku.” replicò, recuperando il tablet dalla valigetta in cuoio che giaceva appoggiata ad una gamba della sedia. Le foto che erano state inviate al Dipartimento erano sfocate, ma si distinguevano chiaramente i lunghi capelli rosa acceso e le orecchie nere da gatto. “Non ne vedo nessuna con capelli così lunghi, e comunque queste ragazze sono troppo piccole.” Scorse velocemente le foto con l'indice. “Lei avrà come minimo vent'anni.”

Amane incrociò le braccia e lui spense il tablet proprio mentre una diversa cameriera, con la divisa viola scuro e un paio di occhiali neri, li serviva. “Ecco a voi, buon appetito.” disse sorridendo appena.

Mangiarono in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Watanabe era dubbioso: quel posto aveva effettivamente qualcosa di sospetto, ma da lì a credere che fosse la base segreta di quelle strane ragazze Mew Mew ce ne voleva, di fantasia. Inoltre, la torta era deliziosa, segno che quello era un locale di tutto rispetto...oppure una copertura particolarmente curata.

“Voglio comunque sorvegliare questo posto e la gente che lo frequenta.” dichiarò l'agente Amane una volta ripulito il piatto.

“Immagino che scriverai tu il rapporto...” sospirò Watanabe.

Amane si alzò in piedi, imitata dal compagno. Pagarono – alla cassa c'era un'altra cameriera, vestita di rosso, con cui Watanabe si complimentò per l'ottima torta – e uscirono, incrociando un gruppetto di studentesse che chiacchieravano animatamente e una coppia di giovani donne lungo il vialetto. “Con questo freddo, una tazza del tè di Akasaka-san è quello che ci vuole.”, non poté fare a meno di udire Watanabe, incrociando lo sguardo di quella che gli sembrò la donna più bella che avesse mai visto in vita sua. Si fermò per qualche istante a contemplarla, imbambolato: i capelli neri dai riflessi blu lasciati sciolti sulle spalle, la pelle bianca come porcellana, la statura e la corporatura minute che le conferivano una grazia pari a quella di una qualche fantastica creatura eterea...

“Watanabe, muoviti o ti lascio qui!” abbaiò Amane, facendolo riscuotere, mentre l'oggetto della sua improvvisa ammirazione gli lanciava un'occhiataccia ed entrava nel locale.

L'agente di polizia riprese a camminare, mettendo le mani in tasca. Passare il Natale senza un appuntamento era senza dubbio molto triste, rifletté alzando gli occhi al cielo.

 

***

 

“Come sarebbe 'oggi niente allenamento'?” chiese Kisshu in tono seccato. Taruto lanciò un'occhiata dubbiosa a Shirogane, il quale sembrava altrettanto infastidito.

“Sarebbe esattamente quello che ho detto.” rispose l'umano. “Le ragazze devono riprendersi dalla battaglia di ieri e domani è Natale. Riprenderemo il ventisei o il ventisette.” Detto questo, Shirogane tornò a concentrarsi sul monitor del computer.

I due alieni si scambiarono un'occhiata piccata. “E noi cosa facciamo nel mentre?” chiese Taruto, anche se un'idea gli stava già venendo in mente.

Lo scienziato corrugò la fronte. “E io che ne so? Basta che non vi facciate vedere da nessuno e che non facciate danni.” rispose. “A questo proposito, il locale è aperto, quindi fate attenzione.”

Kisshu si posò le mani sui fianchi. “Senti, biondino, non siamo mica i tuoi servi. Vedi di moderare i toni.” ringhiò in tono poco amichevole.

Shirogane lo guardò in cagnesco. Taruto si intromise prima che potessero scambiarsi altre parole. “Dai Kisshu, andiamo.” disse posandogli una mano sull'avambraccio.

Pai comparve proprio in quell'istante, il braccio rotto appeso al collo. “Se non avete niente da fare, potreste darmi una mano con le mie ricerche.”

Entrambi fecero una smorfia di disappunto. “Ehm...io sono occupato.” disse Taruto frettolosamente, facendo un passo indietro.

Pai non commentò, spostando lo sguardo su Kisshu, che sospirò pesantemente. “E va bene, che seccatura che sei. Che cosa vuoi? Sei fortunato che su questo pianeta non c'è niente di divertente da fare.” fece in tono insofferente, mettendosi a fluttuare a venti centimetri da terra, la braccia dietro la testa.

Taruto sparì con un mezzo sorriso stampato in faccia.

 

***

 

Dopo una lunghissima giornata di lavoro, Nasubi, Ninjin, Ichijiku e Sumomo uscirono dal Café, esauste. Suika se n'era andata dopo pranzo, e la sua assenza si era fatta sentire parecchio, dato che la clientela non era diminuita nel pomeriggio.

Nasubi prese per mano Ninjin. “Allora noi andiamo. Ci si vede domani!” si congedò mentre la bambina le salutava con la mano libera.

“Stesso posto, stessa ora!” fece Sumomo, salutandole a sua volta.

Ichijiku guardò l'orologio a forma di pipistrello che portava al polso. “È tardi...” mormorò tra sé e sé.

Sumomo le si avvicinò. “Devi andare da qualche parte?”

Ichijiku si strinse nelle spalle. “Stavo pensando di iscrivermi in piscina.”

“Ah!” esclamò la bionda, “Mio fratello ci va spesso, se vuoi ti ci accompagno. Hanno una piscina olimpionica e un'ottima attrezzatura.”

Ichijiku le lanciò uno sguardo dubbioso. “Quanto è lontana da qui?”

“Non molto, circa venti minuti a piedi.” rispose Sumomo. “Il cielo non è ancora così scuro...poi se vuoi chiedo a mio papà di darti un passaggio a casa.”

La mora parve rifletterci su un momento. “D'accordo, andiamo...”

Sumomo la prese allegramente sottobraccio, iniziando a camminare. “Andiamo, Ichi-chan!”

“Chiamami di nuovo così e me ne vado a casa.”

Sumomo alzò gli occhi al cielo. “Suvvia, è carino!”

“No.”

La ragazza sbuffò. “Sei davvero noiosa.”

“E tu sei una pagliaccia.”

Sumomo le fece la linguaccia. “Dirò a Seiji di affogarti quando ti vedrà in piscina.”

Ichijiku sorrise malignamente. “Può provarci, se crede, ma posso tranquillamente respirare sott'acqua, quindi...”

“Ooh, è impossibile averla vinta con te!”

Ichijiku ridacchiò. Camminarono in silenzio per un po', i loro respiri che formavano delle nuvolette bianche di fronte a loro.

All'improvviso, Sumomo abbassò lo sguardo a terra. “Tutte quelle persone...” mormorò, abbandonandosi per un momento alla tristezza.

“Lo so.” rispose semplicemente Ichijiku, lo sguardo fisso di fronte a sé. Le strinse impercettibilmente il braccio. “Lo so.”

 

***

 

Suika e sua madre andarono a prendere Sakura all'aeroporto e, tornate tutte e tre a casa, cenarono fino a scoppiare.

La presenza della sorella di Suika illuminava il loro piccolo appartamento ed era il regalo più bello che la ragazza potesse desiderare. Voleva davvero bene alla sorella maggiore, ma l'aveva scoperto veramente solo quando quest'ultima era andata a studiare all'estero. Tornava raramente a casa, e ogni volta che lo faceva le due sorelle si davano da fare per impiegare al massimo il tempo che avevano a disposizione.

“Non posso credere che domani mattina tu debba andare a lavorare! Speravo che potessimo uscire a fare shopping!” esclamò Sakura mentre sparecchiavano la tavola. I capelli, castani come i suoi, le erano cresciuti tantissimo dall'ultima volta che l'aveva vista, notò Suika con un moto d'affetto.

“Lo so, non è pazzesco? Io continuo a insistere nel dire che secondo me non dovrebbe lavorarci, lì.” intervenne sua madre mentre ripiegava la tovaglia rossa con le renne ricamate sopra.

“Mamma!” protestò Suika.

“Dico sul serio! Il tuo lavoro è studiare e andare bene a scuola.”

Suika fece una smorfia. Non è così semplice, purtroppo, pensò con amarezza. Sospirò. “Mi piace lavorare al Café. Ho conosciuto delle ragazze molto simpatiche e la paga è buona.”

“Ma sono ore che porti via allo studio!” la rimbrottò la donna. “Sakura, diglielo anche tu...”

Le due sorelle si guardarono in silenzio. “Sai cosa, mamma? Domani la accompagno al locale, così vedo come la trattano.” disse Sakura, facendole l'occhiolino.

Suika la fulminò con lo sguardo, ma non disse nulla.

“Hmm.” borbottò la madre, per niente soddisfatta.

Sakura si sfregò le mani. “Ok, Suika-chan, è ora.” disse ghignando. La sorella annuì, entusiasta. Se n'era ricordata!

“Ora di cosa?” chiese sua madre mentre Sakura frugava nella valigia che aveva abbandonato in corridoio. Estrasse un dvd, tornando in cucina saltellando. “Come on, che fai lì impalata?” la esortò sventolandole il dvd de Il Fantasma dell'Opera sotto il naso.

Suika ubbidì e si dileguarono in salotto. “Di nuovo quel film? Ma lo guardate tutti gli anni!” gridò la signora Nakano dalla cucina.

“È questo il bello!” rispose Sakura mentre inseriva il dvd nel lettore. Suika aveva già preso posto sul divano, un cuscino stretto al petto e Ichiro accoccolato di fianco.

“E non è un film, tecnicamente è il musical fatto a teatro!” puntualizzò la ragazza mentre la sorella maggiore le si sedeva di fianco e schiacciava play sul telecomando.

Mentre la musica pervadeva il salotto, Suika avvertì il suo cuore accelerare i battiti. Era una tradizione tutta loro, quella di vedere insieme Il Fantasma ogni anno alla Vigilia di Natale. Non che quel musical avesse qualcosa a che fare con il Natale, di per sé; ma ormai per Suika le due cose erano collegate.

Furono delle ore stupende, in cui la ragazza dimenticò tutte le sue preoccupazioni e si immerse completamente nella vicenda del Fantasma e di Christine, cullata da quelle musiche che le sembravano troppo belle per essere vere.

Avrebbe voluto avere una voce come quella della giovane soprano, per poter cantare a squarciagola Angel of Music e tutte le altre canzoni del musical. Si limitò a mimare sottovoce le parole, con il suo inglese stentato, mentre Ichiro ronfava beatamente a pancia in su, indisturbato dal baccano della televisione.

Quando Meg prese in mano la maschera bianca del Fantasma e il sipario calò, era ormai passata la mezzanotte. “Merry Christmas, Suika-chan.” le fece Sakura scompigliandole i capelli.

Suika rise. “Buon Natale, onee-chan.”

Si abbracciarono. “E comunque Raoul è meglio.” le bisbigliò Sakura all'orecchio dopo qualche momento.

Suika la spinse via. “Ma smettila! Non è vero! Il Fantasma è mille volte meglio.” esclamò facendole la linguaccia.

“Il Fantasma è uno psicopatico che vive in un seminterrato!” la prese in giro la sorella maggiore.

“Raoul è un principino buono a nulla e noioso da morire!” replicò Suika, tirandole addosso il cuscino del divano. Ichiro si svegliò di soprassalto, le orecchie dritte e gli occhi verdi spalancati, ma dopo qualche secondo si riappallottolò, serafico.

“Raoul è un visconte, prego.”

“E il Fantasma è un genio, un compositore, un architetto...”

“...e un maniaco omicida, non dimenticarlo!”

“Smettila! Giuro che ti riempio di cuscinate!” strillò Suika brandendo un altro cuscino.

Dal braccio le partì una fitta improvvisa che le tolse il fiato, costringendola a fermarsi di colpo.

Sakura sgranò gli occhi grigi. “Che succede?!” esclamò, una nota ansiosa nella voce.

Suika si piegò in due. “Ah, un mal di pancia improvviso...scusa, torno subito!” disse frettolosamente, correndo a chiudersi in bagno.

La sorella le bussò alla porta. “Vuoi che ti faccia qualcosa...una camomilla calda, magari?”

Suika si sedette sul bordo della vasca. “Ok, grazie! Esco subito, promesso!” fece, accorgendosi che la voce le tremava.

Fissò una fessura tra le mattonelle del pavimento. Durante la visione del musical era riuscita a dimenticare tutta la faccenda Mew Mew, tanto da scordarsi addirittura la ferita al braccio, ma ci aveva pensato proprio quest'ultima a riportarla coi piedi per terra.

Tutte le cose successe in quei giorni le ricaddero addosso come pioggia scrosciante. Si concesse di abbandonarsi per una manciata di minuti al ricordo di come Kisshu le aveva fasciato il braccio, lacerando la maglietta che indossava. L'aveva presa in braccio e lei si era appoggiata al suo petto nudo, così fresco contro il bollore delle sue guance. Le sembrò di poter respirare ancora il suo profumo, una fragranza che non aveva mai sentito da nessun'altra parte, e il suo cuore parve accartocciarsi su sé stesso.

Era messa davvero male, realizzò con un sorriso amaro mentre si sfiorava il braccio fasciato, coperto dalla manica del maglione giallo che indossava. Non aveva mai provato un'attrazione simile nei confronti di qualcuno: era dolorosa, in modo quasi fisico. Non aveva idea di come sarebbe riuscita a resisterle. Aveva davvero paura, specialmente dopo quello che le aveva detto Shirogane quella mattina.

Kisshu era un mistero, per lei. Non sapeva come comportarsi con lui, e l'imbarazzo che provava non faceva che complicare le cose.

Non riesci proprio a restare fuori dai guai, eh ragazzina?

Scosse lentamente la testa. A quanto sembra, no.

Si alzò in piedi e scostò le tendine della finestra, osservando il cielo buio oltre il vetro freddo. “Buon Natale, Kisshu-kun.” sussurrò, e le sembrò che quelle parole echeggiassero fin nei luoghi più remoti del proprio cuore.

 

 

 

 

 

 

E rieccoci qui. ;)

Volevo aggiornare prima che agosto finisse, perché con settembre arrivano gli esami, e poi ricominciano i corsi, e la pace di cui ho goduto in questo mesetto finirà...e di conseguenza prevedo che gli aggiornamenti caleranno di numero. :/

Ho però già pronti altri tre capitoli, per cui, almeno per il momento, non dovrete aspettare mesi per il prossimo aggiornamento! (della serie, cerchiamo il lato positivo) ;) Ah, una precisazione che mi sembra necessaria: in Giappone il Natale è visto come una festa simile a San Valentino, da passare con il fidanzato/fidanzata piuttosto che con i parenti; ma nel caso di Suika, dato che Sakura torna a casa durante le vacanze di Natale, ho pensato di farlo festeggiare in modo un po' più tradizionale. :)

 

Un paio di considerazioni finali:

  • Ho capito che il mio pool di recensioni è della serie poche ma buone, con enfasi sulle buone! Mi state lasciando delle recensioni lunghissime e pregnanti di significato e non potrò mai ringraziarvi abbastanza per questo;

  • Sì, ho messo una breve digressione sul Fantasma dell'Opera – uno dei miei musical preferiti - perché credo che Raoul ed Erik siano una perfetta metafora di Aoyama e Kisshu: il primo il classico “principe azzurro”, perdutamente innamorato della protagonista ma anche abbastanza noiosetto, il secondo un personaggio passionale ma anche pericoloso e tragico, con un'idea dell'amore piuttosto...particolare. Mi piaceva l'idea che Suika fosse una fan sfegatata del Fantasma, mentre Sakura, con la sua visione più “saggia”, più “adulta”, diciamo, preferisce Raoul (io stessa sono istintivamente attratta da personaggi quali il Fantasma e Kisshu, ma allo stesso tempo riconosco che Christine non sarebbe mai felice insieme a Erik, né lo sarebbe l'Ichigo dell'anime insieme al Kisshu dell'anime). Le somiglianze sono davvero tante. Basti pensare che entrambi pensano che il modo migliore per stare insieme alla donna che amano è il rapimento. :D

    Entrambi i personaggi hanno i loro meriti e demeriti. Personalmente credo che dal punto di vista dell'intrattenimento personaggi come Kisshu, Erik, o anche Spike (Buffy, anyone?) siano quelli più belli da seguire (infatti li adoro)...ma nella vita reale, ecco, le cose sono molto diverse.

  • A questo proposito, per chi è interessato e discretamente anglofono, sulla mia pagina Facebook ho messo qualche giorno fa un video secondo me fatto molto bene sulla questione Aoyama e Kisshu. :)

  • Non avete mai visto Il Fantasma dell'Opera? Neanche mai letto il libro? Cosa fate ancora qui, correte a vederlo! SUBITO! XP   

   
 
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